Cambia idea! Quando la disabilita’ fa fare cose normali!
E’ partita dai social network la nuova campagna di sensibilizzazione ideata da Max Ulivieri,
per vedere la disabilità da un altro punto di vista
Un disabile forse non mangia? O non beve? Ebbene si, anche i disabili fanno cose
normali, come lavorare viaggiare, fare sport, studiare, amare, baciare, sposarsi. Un’idea
semplice ma decisamente forte: anche la disabilità è normalità. Nasce così la nuova
campagna di sensibilizzazione ideata da Max Ulivieri, già project manager di
diversamenteagibile.it e lovability.it.
Ulivieri ha raccolto grazie al gruppo CAMBIAIDEA (ora anche sito web) più di 500
partecipazioni in pochi giorni: tutte persone con disabilità disposte a metterci la faccia per
spiegare all’Italia che “le persone con disabilità non sono solo da aiutare, ma che il Paese
può farsi aiutare da loro”.
"CAMBIA IDEA nasce dal desiderio di una visione nuova verso le persone considerate
"diverse". – spiega Ulivieri - Una visione non più solo assistenziale ma di consapevolezza
che ogni essere umano può far parte del miglioramento del nostro Paese. In questo
gruppo cercheremo IDEE nuove e distanti da ciò che si è percorso in questi decenni. Anni
in cui la persona disabile ha assunto un ruolo solo di compassione, di paziente da curare,
di debole da proteggere. Ma le persone con disabilità non devono avere solo questo ruolo:
devono poter entrare nel meccanismo che fa funzionare al meglio il Paese. Devono potersi
attivare in pugile disabileogni contesto. Da quello imprenditoriale, a quello artistico. Entrare
nei media, in politica… non vogliamo questo per elemosina ma per meritocrazia, quando
esistente. Se poi una persona con disabilità non ha possibilità intellettive per poter coprire
ruoli importanti/attivi nella società, allora sarà compito degli altri poterlo almeno far vivere
con serenità.”
Grazie a questi presupposti da qualche giorno il web è disseminato di immagini di ragazzi
e ragazze con disabilità che testimoniano la normalità della propria vita. C’è Elisa che
cucina anche se si muove in sedia a rotelle, Valentina che in sedia ci fa la spesa, Giovanni
ci si è laureato. Sofia posa come modella, Alessandra scia, Daniele va ai concerti rock,
Franco e Sara si sono sposati e hanno avuto dei figli. Ovviamente c’è anche chi lavora,
mangia, beve, esce con gli amici, si fidanza, viaggia, piange, ride, ama.
Maximiliano Ulivieri, classe 1970, è uno dei più noti opinion leader del settore. E’ affetto da
distrofia muscolare, lavora come project manager, web designer e social media manager.
E’ sposato e ha recentemente iniziato a curare una rubrica per Il Fatto Quotidiano.
Info: www.maximilianoulivieri.it/cambiaidea/
fonte: disabili.com – 9 novembre 2012
Voci dall' ombra: esce il film dei malati invisibili
Tra poche settimane sarà disponibile la versione sottotitolata in Italiano di "Voices from the
Shadows", un film inglese, diretto da Natalie Boulton e Josh Biggs e uscito nel 2011, che
parla di 5 storie di grave M.E. (Encefalomielite Mialgica/Sindrome da Stanchezza
Cronica).
Nel film vengono intervistate persone malate e i loro familiari e vi sono interventi di
professionisti esperti nel campo di questa malattia: il Prof. Malcolm Hooper, il Prof.
Leonard Jason e il Dott. Nigel Speight. Questo film denuncia senza veli o mezze parole la
Regno Unito e nel mondo; denuncia le inadempienze, purtroppo molto frequenti, della
professione medica verso questo tipo di malati e spiega, in modo chiaro, gli errori che
sono stati fatti nella gestione della ricerca, primo fra tutti la creazione, alla fine degli anni
'80, del termine Sindrome da Stanchezza Cronica (CFS).
Questo film sta suscitando reazioni forti anche sulla stampa, soprattutto britannica e sta
aiutando a portare più consapevolezza nei confronti di questa malattia. Sul Chicago
Suntimes, Scott Jordan Harris, giornalista e malato di ME, ha definito questo film "Un grido
di disperazione per coloro che non possono gridare". Il prezzo del film dovrebbe aggirarsi
intorno ai 7.30 €. Chiunque sia interessato all'acquisto, puo' contattare Antonia Frigo alla
email [email protected]
fonte : disabilitabili.net – 12 novembre 2012
" Nicolas Eymerich", il primo videogioco anche per non vedenti
Ispirato al personaggio della saga di romanzi di Valerio Evangelisti permette una perfetta interazione
anche a non vedenti e ipovedenti. In anteprima a Handimatica (Bologna) il 16 novembre
BOLOGNA - Il suo titolo è "Eymerich inquisitore: la peste" ed è il primo videogioco accessibile anche
ai non vedenti. Il gioco costituisce il primo capitolo della saga ispirata all'omonimo personaggio
protagonista dei romanzi del bolognese Valerio Evangelisti, nonché all'inquisitore catalano del XIV
secolo, Nicolau Aymerich, realmente esistito. "Nicolas Eymerich Inquisitore: La peste" è un'avventura
grafica in 3D divisa in 4 capitoli, ed è stato creato dall'azienda bolognese TiconBlu in collaborazione
con Asphi, fondazione onlus che promuove l'integrazione delle persone disabili. "Il gioco - spiega
Ivan Venturi, creatore e sviluppatore di Heymerich per TiconBlu - è nato dalla volontà di allargare il
più possibile la fetta dei fruitori. L'idea, banale, di doppiare per non vedenti l'intero videogioco, ha
permesso di fare del gioco un formidabile strumento di accessibilità".
La vera rivoluzione compiuta dal videogame è, appunto, quella di essere completamente accessibile
a non vedenti e ipovedenti: grazie a 2 possibili comandi, audio e testuale, che possono essere usati
congiuntamente o singolarmente, sarà perfettamente possibile districarsi nella trama delle avventure
di Eymerich anche al pubblico dei non vedenti. Questo può avvenire grazie a una serie di semplici
accorgimenti: innanzitutto il racconto è illustrato dalla voce del protagonista, che descrive le azioni e
gli scenari del gioco e permette dunque all'utente non vedente di orientarsi subito nell'avventura
grafica; sempre attraverso l'audio, al giocatore è permesso di riconoscere gli oggetti e selezionarli
semplicemente usando la tastiera del dispositivo. Un'alternativa all'audiogame è la modalità testuale,
in cui è il giocatore stesso che "scrive" le azioni che vuole che il protagonista compia , caratteristica
che è anche una citazione delle avventure testuali degli anni '80 (quelle che venivano prima di
Monkey Island).
Per agevolare ulteriormente il pubblico non vedente, nel videogame è stata inserito anche
l'escamotage dell'‘aiuto divino' che, una volta selezionato, consente al gioco di procedere in maniera
automatica, permettendo all'ascoltatore di seguire la trama come se fosse un audiolibro. Ma il gioco
di Eymerich possiede anche un'altra caratteristica rivoluzionaria: è, infatti, il primo videogioco
interamente in latino: i dialoghi sono stati estratti e riadattati con estremo rigore filologico dal testo
giuridico del "vero" Eymerich inquisitore: il "Directorium Inquisitorium". "Per la traduzione dei testi
latini - spiega ancora Venturi - ci siamo avvalsi dell'aiuto di Federico Cinti, ricercatore presso la
facoltà di letteratura classica e medioevale di Bologna. È stata la presenza di Cinti, non vedente, a
darci l'idea di fare del gioco uno strumento accessibile anche ai portatori di handicap; così
sostanzialmente l'idea del latino e dell'audiogame sono venute contemporaneamente".
"Nicolas Eymerich inquisitore: la peste" uscirà in Italia il 16 novembre e sarà presentato al convegno
di Handimatica, che si terrà a Bologna dal 22 al 24 novembre, in occasione del quale si avrà la
possibilità di rendersi davvero conto dell'innovazione apportata dal gioco nel campo dell'accessibilità
per i disabili alle nuove tecnologie
fonte: superabile.it – 13 novembre 2012
Approvata la legge sulla vita indipendente, un bel giorno per i disabili e l'Abruzzo
Da oggi l'Abruzzo è una regione più accessibile e civile, grazie all'approvazione della
legge sulla ''Vita Indipendente e sull’assistenza personale'' che oltre a rispondere
pienamente alle aspettative delle persone con disabilità, porterebbe tra l’altro a una
diminuzione dei costi e a un notevole incremento dei posti di lavoro.
La norma si propone poi concentrare al domicilio dei disabili quelle terapie che oggi
vengono normalmente eseguite negli ospedali o nei centri di cura, dimezzando i costi che
ammontano a diverse migliaia di euro al mese per paziente.
Al disabile verrà poi versata una quota mensile e sarà lui a scegliersi la persona da cui
essere assistito, senza che la stessa gli sia imposta da cooperative e società che talvolta
detengono il monopolio dell'assistenza senza necessariamente mettere al primo posto le
esigenze e il diritto all'autodeterminazione della persona assistita.
Punto fermo del movimento della vita indipendente è del resto quello dello ''spezzare il
monopolio dei professionisti che lucrano sulla disabilità,'' tra cui tanti politicanti locali che
controllano le cooperative sociali al fine di fare clientela e carrierismo.
La copertura della legge è per ora di soli 200mila euro, reperiti dal funzionamento del
Consiglio regionale. Poi andrà rifinanziata per il 2013 si spera in modo congruo.
fonte: abruzzo24ore.tv – 14 novembre 2012
Primi laureati in Terapia Occupazionale
Università degli studi di Modena e Reggio Emilia - Il corso di laurea triennale in Terapia
Occupazionale dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia supera – per così dire
– la “fase di collaudo” e porta al traguardo i primi laureati. L’iniziativa didattica, attivata a
partire dall’anno accademico 2009-2010 ed istituita nell’ambito delle cosiddette Professioni
Sanitarie, da due anni ospitata presso la sede d’Ateneo di Reggio Emilia, è l’unica in
Regione Emilia-Romagna ad offrire la possibilità di formarsi in questa professione che ha
un’elevata valenza sociale, oltre che economica. La cerimonia di laurea dei primi studenti
ad aver concluso il ciclo di studi avverrà giovedì 15 novembre 2012, nel corso di una
seduta solenne, in cui alla mattina alle ore 9.30 i laureandi presenteranno le loro tesi
davanti alla Commissione di laurea ed ai colleghi, riuniti nell’Aula Magna “P. Manodori” del
Complesso universitario Zucchi (Viale Allegri 9) a Reggio Emilia.
Davanti alla Commissione compariranno per discutere i loro lavori: Francesca Agosta di
Novellara (RE), Martina Bizzarri di Albinea (RE), Alessandro Lanzoni di Modena, Catia
Mercanti di Scandiano (RE), Sara Monti di Palagano (MO), Elena Rivi di Casalgrande
(RE), Francesco Romagnoli di Borgo Val di Taro (PR), Margherita Schiavi di Carpi (MO)
ed Elisa Tongiani di Forlì. Nel pomeriggio la Commissione di laurea, dopo aver discusso e
valutato le tesi, unitamente ai laureandi, ai loro colleghi di studio e familiari, si trasferirà in
corteo per rappresentare simbolicamente il passaggio dei giovani professionisti
dall’Università che li ha formati alla Comunità, dove metteranno a disposizione il loro
sapere e il loro saper fare, alla “Sala del Tricolore” del Comune di Reggio Emilia per la
proclamazione dei neo dottori, che avrà luogo a partire dalle ore 16.30.
Presenzieranno alla cerimonia di conferimento delle lauree il Prorettore della sede di
Reggio Emiliaprof. Luigi Grasselli, l’Assessore alla Cultura e Università del Comune di
Reggio Emilia, avv. Giovanni Catellani e i rappresentanti delle Aziende Sanitarie. La
giornata di festa vedrà il coronamento del sogno di 9 nuovi dottori in Terapia
Occupazionale e di tutti coloro che hanno creduto nella necessità di formare questa nuova
figura operante nel campo riabilitativo. Il corso di laurea è stato sostenuto fin dall’inizio,
oltre che dall’Ateneo e dalla Regione Emilia-Romagna, dalle Aziende Ausldi Reggio Emilia
e di Modena, dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena e dell’Azienda
Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.
Il terapista occupazionale è l’operatore sanitario che opera nell’ambito della prevenzione,
cura e riabilitazione dei soggetti affetti da malattie e disordini fisici, psichici, sia con
disabilità temporanee che permanenti, utilizzando attività espressive, ludiche, della vita
quotidiana, con l’obiettivo di promuoverne l’autonomia. Si tratta di un professionista
altamente specializzato capace di contribuire in modo incisivo alla salute e al benessere
con particolare attenzione al recupero finalizzato al reinserimento della persona nel suo
ambiente domestico, familiare, sociale e lavorativo. Attualmente il corso conta 29 iscritti.
“Il terapista occupazionale – dichiara la prof.ssa Maria Teresa Mascia, Presidente del
corso di laurea – è una figura relativamente giovane e, anche se son passati ormai 15 anni
dalla definizione del profilo professionale da parte del Ministero della Salute, è ancora
poco conosciuta in Italia. Questa disciplina è nata nel 1917 negli Stati Uniti ed è
ampiamente riconosciuta a livello internazionale. L’interesse nei suoi confronti è in
continua crescita anche se risorse finanziarie sempre più scarse mettono a dura prova le
iniziative che tendono a farla conoscere.
D’altra parte i mutamenti dell’assetto demografico con l’invecchiamento progressivo della
popolazione, una presenza prolungata nel mondo del lavoro, l’incremento di patologie
croniche pongono la società di fronte a nuove sfide e la promozione della salute con la
prevenzione primaria acquistano un significato sempre maggiore.
Oggi questa laurea fornisce competenze molto richieste dal mercato e, dunque, si tratta di
professionalità nuove con notevoli prospettive. La professione di terapista occupazionale è
infatti considerata negli Stati Uniti una delle 10 professioni del futuro”. La Commissione di
laurea, presieduta dalla prof.ssa Maria Teresa Mascia, è composta dal prof. Enrico Clini,
dalla prof.ssa Francesca Carrubi, dal dott. Francesco Lombardi, dalla dott.ssa Silvana
Sartini, dalla dott.ssa Stefania Costi, dalla dott.sa Barbara Volta, dala dott. ssa Franca
Franchi, dalla dott.ssa Maria Pia Padalino, da due rappresentanti nazionali
dell’Associazione Italiana Terapisti Occupazionali e due rappresentanti Ministeriali.
L’esame di laurea in Terapia Occupazionale è abilitante alla professione di Terapista
Occupazionale.
Le tesi di laurea presentate spaziano in diversi ambiti, dall’oncologia alla medicina del
lavoro, dalla riabilitazione della mano al progetto di un corso di danza, a dimostrazione di
come sia ampio il contributo professionale recato dal terapista occupazionale, che si può
inserire in ogni ambito sanitario e sociale. Il corso di laurea in Terapia Occupazionale
afferente al Dipartimento di Medicina Diagnostica, Clinica e di Sanità Pubblica
dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emiliaha sede presso la struttura sanitaria
“Spallanzani” di Reggio Emilia. E’ un corso a numero programmato appartenente alla
classe delle Professioni Sanitarie operanti nel campo della riabilitazione con 15 ammessi
per anno.
In tutta Italia sono complessivamente 648 gli studenti frequentanti (nei 3 anni di studio) e
circa 1200 i praticanti. Il numero dei terapisti occupazionali impegnati in attività lavorativa
ogni 100.000 abitanti è pari a 1.6, la percentuale più bassa in Europa, dove il rapporto
varia fra 12 e 100/100.000. A conferma della crescente richiesta da parte del mercato, gli
occupati sono collocati prevalentemente in strutture private a causa delle limitate risorse
pubbliche.
fonte: controcampus.it – 15 novembre 2012
La chiave in tasca
Tutta la documentazione sanitaria raccolta nella vita di una persona con sindrome di Down, riversata in un
piccolo strumento informatico e resa disponibile al titolare dei dati e ai suoi familiari, per qualunque evenienza:
sta in questo la sostanza dell’interessante progetto dell’AIPD di Roma, denominato appunto “La chiave in
tasca” e che verrà presentato il 24 novembre
Verrà presentato sabato 24 novembre a Roma (Istituto Nazionale per Sordi, Via Nomentana, 56, ore 10), dalla
Sezione capitolina dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), il progetto denominato La chiave in tasca,
durante un incontro presentato e concluso da Giampaolo Celani, presidente dell’Associazione, al quale
interverranno Daniela Michelangeli e Carlo Rampioni, delegati dal Consiglio di Amministrazione per le
Relazioni Istituzionali, mentre sulla “Chiave Bancomed”, che sarà al centro dell’incontro, si soffermerà un
esponente della Società I&T Group-Innovazione e Tecnologie, seguito da alcune esperienze pilota sull’uso
della chiave stessa. Ma di che cosa si tratta esattamente? Cediamo la parola direttamente a Giampaolo
Celani, che per spiegarlo, parte dalla citazione di una nota canzone di Giorgio Gaber.
Nel corso dei primi mesi del 2012, la Sezione di Roma dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) ha
voluto indire, per la prima volta, i suoi Stati Generali, ispirati dalle parole di una nota canzone di Giorgio Gaber
(«Vivere, non riesco a vivere, ma la mente mi autorizza a credere che una storia mia, positiva o no, è qualcosa
che sta dentro la realtà… Liberi, sentirsi liberi, forse per un attimo è possibile, ma che senso ha, se è
cosciente in me la misura della mia inutilità… vanno, anche le cose vanno, vanno, migliorano piano piano…, e
vedo bambini cantare, in fila li portano al mare, non sanno se ridere o piangere, batton le mani… far finta di
essere sani…»). In particolare è emerso che le persone adulte e anziane con sindrome di Down trovano
particolare difficoltà nei controlli di salute individualizzati, previsti dalle linee guida internazionali. I problemi,
infatti, iniziano quando i servizi pediatrici – che tendono a procrastinare l’assistenza ben oltre l’età pediatrica –
devono essere sostituiti da quelli per adulti.
Il numero delle persone che hanno risposto al questionario per la pubblicazione del volume del Comune di
Roma La qualità di vita delle persone con sindrome di Down a Roma, con età inferiore ai 30 anni, è simile al
numero delle persone conosciute in AIPD. Invece, il numero delle persone con età superiore ai 30 è risultato
doppio rispetto a quello delle persone in AIPD. Questo risultato – che quantifica una situazione nota, ma mai
documentata – ha permesso di descrivere condizioni di vita di persone adulte e anziane poco conosciute. Per
focalizzare l’attenzione alle condizioni sanitarie, possiamo dire che se nell’età pediatrica il 100% riceve
controlli di salute, dopo i 30 anni solo il 50% li riceve. La coesistenza di tre o più condizioni patologiche nella
stessa persona – considerata un indice di fragilità – aumenta invece con l’età, come è comune per tutti, ma
con una frequenza molto più elevata e molto più precoce nelle persone con sindrome di Down. Di
conseguenza, dobbiamo considerare l’assistenza sanitaria come una priorità per la difesa dei diritti primari di
queste persone.
Nel corso della vita di chiunque, ma specificamente di una persona con sindrome di Down, tanta
documentazione si raccoglie in merito ai controlli di salute. Si è perciò ritenuto importante e utile che quel
materiale informativo personale raccolto debba essere reso disponibile al titolare dei dati e ai propri familiari,
riversato in uno strumento informatico (chiave USB), in modo che si possano avere tutte le informazioni
ritenute importanti per una presentazione completa, dal punto di vista sanitario.
Anche questo strumento potrà contribuire a mantenere l’autonomia raggiunta dalla persona con sindrome di
Down adulta: grazie ad esso, infatti, potrà rivolgersi alla struttura sanitaria e presentarsi senza avere la
necessità di essere dotato di particolari doti comunicative. Le carte parlano. La famiglia, a sua volta, avrà
modo di non doversi trascinare fascicoli di documenti tenuti insieme a fatica, dal momento che con la piccola
chiavetta – anche non intendendosi di informatica – potrà consegnare allo specialista tutta la documentazione
comprovante la situazione sanitaria del proprio congiunto. Il medico, infine – anche quello che si trova in
un’altra località – potrà avere a disposizione quelle carte che serviranno direttamente a dare gli elementi che
rappresentano la realtà di quello specifico paziente.
Insomma, concludendo ancora con le parole di Gaber, «…ma la mente mi autorizza a credere, che una storia
mia, positiva o no, è qualcosa che sta dentro la realtà…».
fonte: superando.it – 22 novembre 2012
Malattie neuro-metaboliche: nasce il network
È nata una nuova rete che faciliterà lo scambio e la condivisione di informazione
riguardanti le malattie neuro-metaboliche rare, che è già stato definito “Google” delle
malattie rare. Si tratta di un network che coinvolge esperti del settore, medici di famiglia,
pazienti e famiglie con l'obiettivo di dar vita a una rete di informazioni che possa aiutare a
velocizzare il riconoscimento, la diagnosi e il trattamento delle malattie neuro-metaboliche.
Dopo i 25 anni di impegno e di ricerca del dott. Maurizio Scarpa dell'Università di Padova
e della sua équipe, il progetto è stato finanziato dalla comunità europea e denominato
NeuRoMetabolic Diseases Information Network. Partito dall’università di Padova, è stato
promosso dal Dipartimento della salute della donna e del bambino e dalla Fondazione
Brains for Brain.
Sono circa 30 milioni le persone che in Europa sono colpite da malattie neurologiche rare.
Sconfiggerle è l’obiettivo delle 60 università, europee, americane ed australiane, che
stanno collaborando alla creazione del Network Internazionale per le malattie rare.
fonte: disabili.com – 22 novembre 2012
Al bar «Senza nome» caffè e monito si ordinano con il linguaggio Lis
A Bologna il primo locale gestito da ragazzi sordi che punta su cibo, cultura e sull’integrazione di
linguaggi differenti
Chi se la sente di sperimentare la lingua italiana dei segni ottiene un piccolo sconto sull’ordinazione.
Attaccate alla porta d’ingresso, infatti, ci sono le foto di come si dicono birra o mojito in Lis. Per i più
timidi, invece, c’è una bacheca - "L'angolo del cocciuto" - con tanti bigliettini tra cui scegliere da
mangiare e da bere: si staccano, si portano al bancone del bar e le difficoltà di comunicazione sono
risolte. A Bologna ha aperto "Senza nome", il primo locale gestito da due ragazzi sordi che punta
«sull’integrazione tra cibo e cultura e sull’incrocio di linguaggi differenti», dice Alfonso Marrazzo 28
anni, originario di Salerno e laureato in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo. Tra un
panino e un caffè, infatti, il locale ospita mostre, concerti, djset, presentazioni di libri e corsi di yoga o
shiatsu in collaborazione con Nunzia Vannuccini dell’associazione culturale Farm, che ne cura la
programmazione artistica.
REALIZZARE UN SOGNO - «Io e Sara Longhi - l’altra ragazza che gestisce il "Senza nome" lavoravamo già all’organizzazione di eventi teatrali per le persone non udenti all’interno del Gruppo
Camaleonte - spiega Alfonso -, ma abbiamo sempre incontrato parecchie difficoltà, legate soprattutto
alla ricerca di spazi e di fondi». Il bar, invece, sembra aver risolto il problema delle risorse
economiche necessarie a finanziare le attività culturali. «L’idea è quella di dar vita a un luogo che
possa far circolare idee e pensieri in movimento, incrociando due linguaggi diversi come quello
sonoro e quello visivo insieme, e facendo interagire tra loro il mondo dei sordi con quello degli udenti
- continua Alfonso -. All’inizio eravamo molto preoccupati per la reazione della gente. Ora però
vediamo che le persone iniziano a volersi cimentare con la Lis». E poi il bar dispone della
connessione wi-fi gratuita.
SPAZIO A CIBO E IDEE - Tra le curiosità del menù invece - dove panini, friselle, bruschette e
piadine portano il nome degli amici di Alfonso e Sara che li hanno aiutati nella realizzazione di questo
progetto -, ci sono le "cene a cappello", le merende domenicali e un vino tutto speciale. Le prime
sono serate a tema in cui «lo chef di turno propone i propri piatti a mo' di aperitivo e come se fosse
un artista di strada, mentre il vino consigliato dalla casa è un chianti prodotto dalla fattoria La
Muraglia di Monteriggioni, un’azienda agricola sui colli senesi gestita dalla famiglia Convito e da
alcune persone sorde», racconta Alfonso. "Senza nome", un ambiente su due piani suggestivo e
informale con saletta fumatori e tavolini all’aperto d’estate, si trova in pieno centro, in via Belvedere
11/b, è aperto tutti i giorni tranne il lunedì dalle 15 alle 3 (la domenica fino alle 23) e per essere
sempre aggiornati sulla programmazione culturale c’è la pagina Facebook.
fonte: corrieredellasera.it – 23 novembre 2012
Nata viva
Zoe nei primi cinque minuti di vita non ha respirato. Nel suo libro si racconta. Oltre alla sua
disabilità ha dovuto superare tanti dolori e preconcetti. Ora che ha 31 anni ed è laureata,
ha tanti progetti, un sito in cui tratta temi di disabilità e cerca di aiutare chi si trova
difficoltà.
Cinque minuti. Senza respirare. Zoe nei primi istanti della sua vita non ha respirato e quel
breve black out ha poi provocato danni molto gravi al sistema nervoso centrale.
Un’esistenza segnata da mille difficoltà, ricoveri, terapie, tempi più lunghi di
apprendimento... ma grazie a chi ha creduto in lei e alla sua forza di volontà, ora Zoe è
una donna laureata. E’ diventata una scrittrice che scrive divinamente e racconta nel suo
libro “ Nata Viva” la sua intensa vita, fatta di piccole e grandi vittorie.
Zoe, in questa sua pubblicazione, ci fa conoscere le sue gioie, le sue paure, i suoi dolori.
Scopriamo una valente autrice che ha tante cose da insegnarci. Comincia a raccontarsi fin
dalla sua nascita e di come da piccola solo per camminare ha dovuto compiere tanti sforzi,
anni e anni di fisioterapia. Più di un medico sentenziava che la sua vita sarebbe stata in
sedia a rotelle. Così non è stato, grazie a milioni di esercizi e grazie alla caparbietà di sua
madre e della nonna. Ora quando cammina, traballa pericolosamente, sembra sul punto di
cadere da un momento all’altro, ma non cade, e se cade, in un attimo, si rialza
prontamente. I danni riportati da quei famosi e maledetti cinque minuti sono disseminati in
tanti muscoli e quindi tante difficoltà: nel camminare, nel leggere, nello scrivere, nel
parlare. Ora, Zoe, guida, scrive tramite un PC (con la penna per lei è molto più
complicato), gira il mondo, ed è una vera forza della natura. Questo libro è un grande
incoraggiamento a non mollare mai, a vivere pienamente la vita e a non uniformarsi alla
massa. La sua storia “punta il dito” verso una scuola spesso poco attenta alle necessità di
un disabile e di come tanta gente sfugga chi è diverso. Evidenzia anche tante figure che
nella sua vita le hanno regalato amore, coraggio… tra le tante, una su tutte, una nonna
eccezionale che l’ha spronata in tutti i modi e ha sempre creduto in lei.
Una vita complicata la sua, segnata da questa disabilità strisciante, lei stessa si definisce,
nel suo libro, “Una bellissima bambola di pezza”. Infatti, quando era di pochi mesi, non
riusciva nemmeno a stare seduta, a causa di muscoli molto deboli ed era sorretta da tanti
cuscini. Oltre alla sua disabilità ha dovuto superare tanti dolori, la separazione dei suoi, la
morte del suo patrigno cui era molto legata e tanti preconcetti che la gente cosiddetta
normale ha nei confronti di chi ha un handicap. Ora che ha 31 anni, ha tanti progetti, ha un
sito in cui tratta temi di disabilità e cerca di aiutare chi si trova difficoltà
(www.piccologenio.it). Vuole scrivere un nuovo libro. Zoe (a proposito, questo è un nome
di fantasia) ora è una bella donna, colta, con una fervida intelligenza e con un dono per la
scrittura non comune. Il suo libro è da raccomandare a tutte le famiglie che vivono la
disabilità, ma non solo. E’ indicato per conoscere chi vive la disabilità, per capirne le
esigenze. Ed è caldamente raccomandato a ognuno di noi, ci stimola ad andare sempre
avanti, a migliorarci giorno per giorno.
fonte: goleminformazione.it – 26 novembre 2012
Barriere architettoniche condomini: più facile chiederne la rimozione
Sono stati approvati dalla Commissione Giustizia del Senato 31 nuovi articoli inerenti i
regolamenti di condomini. Diversi i punti su cui gli articoli mettono chiarezza, tra cui il via
libera a tenere in casa animali domestici, per i cittadini che vivano in appartamenti.
Per quanto riguarda le barriere architettoniche, la novità è importante. La nuova disciplina
afferma che per la messa a norma in sicurezza e per l’eliminazione delle barriere
architettoniche del palazzo basterà che in assemblea siano presenti i condomini che
rappresentano un terzo dei millesimi complessivi. Ad assemblea così organizzata, per
avere la maggioranza sarà sufficiente avere il 50% più uno dei votanti presenti.
fonte: disabili.com – 28 novembre 2012
Avrà sede a Torino la Fondazione per la comunicazione della disabilità
Nata a Torino, coinvolge 200 atenei di 45 paesi. Ha sede all'università e sarà presentata il
3 dicembre, Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità
Lo scopo della Fondazione Istituto di ricerca per la comunicazione della disabilità è
comunicare la disabilità in un modo nuovo e in grado di coinvolgere tutti, adulti e ragazzi.
Nata a Torino, coinvolge 200 atenei di 45 paesi.
Ha sede all'università di Torino e sarà presentata il 3 dicembre, Giornata internazionale dei
diritti delle persone con disabilità, al Teatro Carignano di Torino. "Il tema della
comunicazione tra mondo della 'normalita'' e quello della 'disabilita' e del disagio è sempre
più rilevante per una efficace e corretta relazione e integrazione tra i due ambiti - spiega
Evelina Chhristillin, presidente del Teatro Stabile di Torino -. Per questo la Fondazione
vuole attivare modelli e canali di comunicazione nei due sensi, dalla 'normalita'' alla
'disabilita'' e dalla 'disabilita'' alla 'normalita'', per un percorso comunicativo che li
comprenda entrambe sullo stesso piano".
fonte: torinotoday.it – 28 novembre 2012
Giornata disabilità, "Mediavisuale" dell'Istituto sordi di Roma
inaugura la nuova sede
La nuova struttura sarà un polo integrato di informazione e documentazione sulla sordità. I
locali si arricchiscono di una biblioteca per ragazzi, un'emeroteca, una sala lettura e spazio
co-working, di un'aula polifunzionale e di laboratori di informatica e video
E' stata scelta la data del 3 dicembre, Giornata internazionale dei diritti delle persone con
disabilità, per inaugurare la nuova sede della biblioteca storica e mediateca visuale, polo
integrato di informazione e documentazione sulla sordità, dell'Istituto statale per sordi di
Roma, in via Nomentana 56. Gli spazi, ampliati e completamente ristrutturati con il
contributo della Regione Lazio e il sostegno del Municipio III - Roma Capitale, rendono
l'Istituto "una struttura unica a livello nazionale, centro di cultura, formazione e
approfondimento sulla sordità, i bisogni e i diritti delle persone sorde". A seguito della
cerimonia inaugurale delle ore 11.00 alla presenza del professor Ivano Spano,
Commissario Straordinario dell'Istituto, e delle autorità convenute (Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca, Regione Lazio, Provincia di Roma, Roma Capitale), verrà
presentato il servizio e il nuovo programma di attività della Mediavisuale.
Durante la giornata il personale del Centro sarà a disposizione di visitatori e utenti per
illustrare le future iniziative proposte presso i nuovi locali che si arricchiscono di una
biblioteca per ragazzi, un'emeroteca, una sala lettura e spazio co-working, di un'aula
polifunzionale e dei laboratori di informatica e di video editing. Per l'occasione gli spazi
ospiteranno l'esposizione del maestro Ludovico Graziani e degli allievi della scuola d'arte
"Leonardo da Vinci" Associazione di artisti sordi e sordociechi. Sarà garantito il servizio di
interpretariato in Lingua dei segni italiana. Info: [email protected].
fonte: superabile.it – 29 novembre 2012