ANIEM Rassegna Stampa del 22/11/2016 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE ANIEM 22/11/2016 Il Centro - Nazionale Caldaie dei palazzi nel mirino Maxi appalto del Comune 7 22/11/2016 La Citta di Salerno - Nazionale Iniziativa del Psi all'hotel Mediterranea 9 22/11/2016 Quotidiano del Molise Acem: cenni di ripresa ma ora bisogna pagare subito le opere per il post sisma 10 ANIEM WEB 21/11/2016 agenparl.com 12:15 Rischio sismico, Psi: convegno con Maraio su opportunità 3 bandi regionali per attivazione rete 12 21/11/2016 primopianomolise.it 18:34 Rapporto Bankitalia, per l'Acem «cenni di ripresa figli dei cantieri post sisma» 13 SCENARIO EDILIZIA 20/11/2016 Corriere della Sera - Milano Wisal e Gul sono rinati Camerieri in Pakistan e ora provetti muratori 15 21/11/2016 Corriere Economia Il grattacielo russo sembra Portofino 16 21/11/2016 Il Sole 24 Ore L'Ape vale dieci anni ma va rinnovato se cambiano i consumi 17 20/11/2016 Il Sole 24 Ore Operazione «federal building»: si parte con 38 progetti per le città 20 20/11/2016 Il Sole 24 Ore Alta velocità, al via 4 nuove tratte per 9 miliardi 22 19/11/2016 Il Sole 24 Ore Soffre l'edilizia, tiene il turismo 23 19/11/2016 Il Sole 24 Ore Partite Iva, chiusura senza sanzioni 24 21/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza I piani di Fincantieri con il delisting di Vard 26 20/11/2016 L'Espresso Corruzione in corso 27 19/11/2016 Il Messaggero - Frosinone Edilizia in ripresa, il ministro Madia: «Felice di vedere tanto fermento» 32 19/11/2016 Milano Finanza L'OPA SPINGE LA RIPRESA 33 19/11/2016 ItaliaOggi Box, sconti ampi 35 19/11/2016 Il Fatto Quotidiano Manovra, 100 modifiche I ministri temono l'addio 36 19/11/2016 Il Mattino - Avellino Gambacorta: «Sostituzione edilizia» Un anno fa l'inchiesta sugli appalti 38 19/11/2016 Il Mattino - Benevento «Cosentino? Che c'importa qui servono lavoro e futuro» 39 21/11/2016 Edilizia e Territorio La Top 100 edilizia vale 18 miliardi 40 21/11/2016 Edilizia e Territorio Rischio incendi, per le scuole nuove norme ancora bloccate 41 SCENARIO ECONOMIA 22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale «Sperperi e ritardi, il disastro del Mose» 45 22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale Le modifiche alla manovra 48 22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale «Più crescita, l'Europa sia decisa e unita» 50 22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale La cricca e il super appalto Inps: in arresto il re dei call center 51 22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale Catania: «Dopo l'industria Ora si pensi a uno Stato 4.0» 52 22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale Credito, si alza lo scontro tra Bruxelles e Washington 54 22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale Ubi prepara l'aumento per le «good bank» 55 22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale Mps, assemblea in bilico Ultima chiamata per i soci 56 22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale Facebook a Londra (dopo Google) E sulle tasse è scontro Schäuble-May 57 22/11/2016 Il Sole 24 Ore Nouy (Bce): fusioni bancarie da promuovere 59 22/11/2016 Il Sole 24 Ore Istat «lima» le stime: +0,9% il Pil 2017 60 22/11/2016 Il Sole 24 Ore Manovra, dai fondi dell'Inail in arrivo 100 milioni alle scuole 61 22/11/2016 Il Sole 24 Ore Wall Street corre ai nuovi record 63 22/11/2016 Il Sole 24 Ore «Brexit significa comunque incertezza per le imprese» 65 22/11/2016 Il Sole 24 Ore Un lavoro stabile per due milioni 66 22/11/2016 Il Sole 24 Ore Generali alza il velo sul piano: focus su target e taglio costi 68 SCENARIO PMI 21/11/2016 Corriere Economia Dinastie Al Veneto la palma delle migliori 70 21/11/2016 Corriere Economia Storie di successo Sfilano le sette regine italiane 72 21/11/2016 Il Sole 24 Ore Le imprese familiari spingono sull'estero e sulle acquisizioni 74 21/11/2016 La Repubblica - Album Incentivare il food packaging per le imprese dell'Africa sub-sahariana 76 21/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza Novari dopo Tre, i piani per l'Italia di Mr Li 77 21/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza L'innovazione spinge le Pmi: crescono ricavi e margini, si accorciano i tempi di pagamento 79 21/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza "L'eccellenza italiana vale la Silicon Valley Aiutiamo le start up di giovani coraggiosi" 80 ANIEM 3 articoli 22/11/2016 Pag. 20.21 diffusione:15733 tiratura:22485 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Caldaie dei palazzi nel mirino Maxi appalto del Comune Piano dell'amministrazione per finanziare le sostituzioni dei vecchi impianti Caldaie dei palazzi nel mirino Maxi appalto del Comune di Pietro Lambertini wPESCARA Un maxi appalto del Comune per le caldaie dei condomini. Con la città finita ancora una volta sotto una cappa di smog, il Comune annuncia una proposta che, entro la prossima settimana, sarà presentata agli amministratori dei condomini, ai rappresentanti degli inquilini, delle imprese e degli artigiani. Un piano che il Centro è già in grado di anticipare: non si sa ancora la data precisa dell'incontro, ma pare certo che entro il 2 dicembre prossimo, il sindaco Pd Marco Alessandrini e l'assessore all'Ambiente Loredana Scotolati convocheranno in Comune gli amministratori, i delegati dell'Unione dei piccoli proprietari immobiliari (Uppi), i rappresentanti delle imprese dell'Ance e dell'Aniem e quelli degli artigiani con la Cna: un incontro per illustrare il progetto di un «finanziamento tramite terzi» per favorire la sostituzione delle caldaie troppo vecchie e che inquinano. Secondo i dati statistici, infatti, gli impianti per il riscaldamento privati incidono per il 50 per cento sul totale dell'inquinamento cittadino. «Le vecchie caldaie a gasolio e anche le stufe a legna rilasciano un particolato pesantissimo nell'atmosfera», dice l'assessore. Ma quello delle caldaie è anche il settore in cui è più difficile intervenire perché l'investimento ricade solo sui privati e, sottolinea l'assessore, «questo è un momento di crisi». Ma i dati sull'inquinamento, con le centraline che rilevano una qualità dell'aria da «scadente» a «pessima», impongono al Comune di fare qualcosa: il 1° febbraio scorso, durante un'altra emergenza smog, il sindaco annunciò in un consiglio comunale straordinario dedicato all'inquinamento «misure strutturali chiare e visibili». Sono passati 10 mesi e solo adesso, con un'altra ondata di inquinamento, si va a caccia dei rimedi anti-smog. «L'intenzione dell'amministrazione», dice Scotolati, da appena un mese alla guida dell'assessorato, «è avviare rapidamente un programma per arrivare alla firma di un protocollo d'intesa per il vivere sostenibile con gli amministratori, l'Uppi, l'Ance, l'Aniem e la Cna. Un'iniziativa che ha l'obiettivo di far partire un programma di efficientamento energetico anche negli edifici privati». Non sarà una svolta che produrrà risultati in un mese ma il primo passo di interventi a lungo termine: «Stiamo studiando la formula del finanziamento tramite terzi che consentirà agli inquilini di avere impianti più efficienti abbattendo subito l'inquinamento e di consumare meno risparmiando così sulle bollette». Il Comune farà da regista e senza sborsare fondi: un intermediario tra una ditta e i condomini. «Con una procedura di evidenza pubblica», spiega Scotolati, «sarà scelta una ditta che farà i lavori nei palazzi anticipando le spese. Gli inquilini rimborseranno questa impresa secondo un piano di ammortamento e otterranno gli sgravi fiscali legati all'efficientamento degli impianti termici. Nelle regioni del Nord, questa pratica sta diventando sempre più una consuetudine. Il Comune, però, può fare solo la parte del coordinatore visto che il campo di competenza dell'amministrazione è limitato agli edifici pubblici». E assicura l'assessore che gli edifici del Comune sono già in regola con la normativa europea che prevede, a partire dal 1° gennaio 2017, contabilizzatori di calore e valvole termostatiche sui radiatori: «Il Comune vuole essere un esempio per i cittadini», dice Scotolati, «anzi, vorremmo che la città diventasse un esempio virtuoso per l'Abruzzo e fare da traino per le altre realtà territoriali». Quindi, in municipio, mai più termosifoni bollenti e finestre aperte: «La politica di riduzione dei costi ed efficientamento energetico degli edifici comunali ha già portato a 1.935 Certificati bianchi, cioè premi economici per le buone prassi ambientali, che entro i prossimi 5 anni garantiranno un introito di 210 mila euro attraverso la società Pescara Energia». Ma in una città come Pescara il traffico resta una spina: «Stiamo lavorando per stilare un piano della mobilità. Il traffico è un problema che non si può eliminare, quindi, è necessario renderlo scorrevole. Sono favorevole alle domeniche ecologiche ma è necessario un cambio di mentalità». Significa che la soluzione non è a portata di mano e che, almeno fino a venerdì quando è prevista pioggia, a Pescara si respirerà aria inquinata. ANIEM - Rassegna Stampa 22/11/2016 7 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 8 ANIEM - Rassegna Stampa 22/11/2016 diffusione:15733 tiratura:22485 22/11/2016 Pag. 20.21 ©RIPRODUZIONE RISERVATA 22/11/2016 Pag. 13 La Citta di Salerno diffusione:9000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Iniziativa del Psi all'hotel Mediterranea il convegno Iniziativa del Psi all'hotel Mediterranea Si terrà domani alle 17.30, all'Hotel Mediterranea, il convegno organizzato dalla federazione provinciale del Psi sul tema "Rischio Sismico" ed in particolare sulle opportunità derivanti dai tre bandi approvati di recente dalla Regione Campania. Il convegno si pone l'obiettivo d'informare le realtà locali sui provvedimenti in atto in Regione Campania e sulla necessità di attivare una rete che coinvolga le istituzioni ed i tecnici, per le loro specifiche competenze. Dopo il saluto di Silvano Del Duca, segretario provinciale del Psi, seguiranno gli interventi di Gaetano Barra, ingegnere e consigliere comunale di Fisciano; Domenico Angelone, geologo; Paolo Cardito, Associazione nazionale imprese edili e manifatturiere, e Claudia Campobasso, dirigente del servizio sismico della Regione Campania. Concluderà l'incontro Enzo Maraio, consigliere regionale della Campania. ANIEM - Rassegna Stampa 22/11/2016 9 22/11/2016 Pag. 10 "I dati del rapporto della Banca d'Italia denotano leggeri cenni di ripresa per il settore edile dovuti per quel che concerne il primo semestre del 2016 maggiormente ai cantieri della ricostruzione post sisma, per i quali secondo il monitoraggio che l'Acem sta facendo a Roma dovrebbero essere erogati in questi giorni dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri altri 13 milioni. Tuttavia, per consolidare la ripresa, occorre innanzitutto che quei lavori siano adesso pagati immediatamente e non come accaduto l'anno scorso e che tutti gli interventi appaltati nel 2016 siano prontamente avviati". E' questo il commento del Presidente dell'ACEM Corrado Di Niro sul rapporto della Banca d'Italia presentato questa mattina ad Isernia. ANIEM - Rassegna Stampa 22/11/2016 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Acem : cenni di ripresa ma ora bisogna pagare subito le opere per il post sisma ANIEM WEB 2 articoli 21/11/2016 12:15 Sito Web agenparl.com pagerank: 5 (AGENPARL) - Napoli, 21 nov 2016 - Per mercoledì (23 novembre), alle ore 17.30, all'Hotel Mediterranea di Salerno la federazione provinciale del PSI ha organizzato un convegno sul "Rischio Sismico" ed in particolare sulle opportunità derivanti dai tre bandi approvati di recente dalla Regione Campania, guidata dal governatore Vincenzo De Luca. Il convegno si pone l'obiettivo d'informare le realtà locali sui provvedimenti in atto in Regione Campania e sulla necessità di attivare una rete che coinvolga le istituzioni ed i tecnici, per le loro specifiche competenze. Ed è per questo che all'incontro di mercoledì pomeriggio si confronterà il mondo delle professionalità, delle imprese e delle istituzioni. Dopo il saluto di Silvano Del Duca, segretario provinciale del PSI, seguiranno gli interventi di Gaetano Barra, ingegnere e consigliere comunale di Fisciano; Domenico Angelone, geologo; Paolo Cardito, Associazione Nazionale Imprese Edili e Manifatturiere, e Claudia Campobasso, dirigente del servizio sismico della Regione Campania. Concluderà l'incontro Enzo Maraio, consigliere regionale della Campania. ANIEM WEB - Rassegna Stampa 22/11/2016 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rischio sismico, Psi: convegno con Maraio su opportunità 3 bandi regionali per attivazione rete 21/11/2016 18:34 Sito Web primopianomolise.it Di Niro: «Ma per consolidare la ripresa occorre che questi lavori siano pagati» in Attualità - di Vincenzo Ciccone - 21 novembre 2016 Rapporto Bankitalia, per l'Acem «cenni di ripresa figli dei cantieri post sisma» «I dati del rapporto della Banca d'Italia denotano leggeri cenni di ripresa per il settore edile dovuti per quel che concerne il primo semestre del 2016 maggiormente ai cantieri della ricostruzione post sisma, per i quali secondo il monitoraggio che l'Acem sta facendo a Roma dovrebbero essere erogati in questi giorni dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri altri 13 milioni. Tuttavia, per consolidare la ripresa, occorre innanzitutto che quei lavori siano adesso pagati immediatamente e non come accaduto l'anno scorso e che tutti gli interventi appaltati nel 2016 siano prontamente avviati». Questo il commento del presidente dell'Acem Corrado Di Niro sul rapporto Bankitalia presentato questa mattina ad Isernia. ANIEM WEB - Rassegna Stampa 22/11/2016 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rapporto Bankitalia, per l'Acem «cenni di ripresa figli dei cantieri post sisma» SCENARIO EDILIZIA 17 articoli 20/11/2016 Pag. 15 Ed. Milano diffusione:254805 tiratura:382356 Wisal e Gul sono rinati Camerieri in Pakistan e ora provetti muratori P.F. No, il muratore non l'avevo mai fatto. In Pakistan ero cameriere. Ero anche bravo e mi piaceva. Poi sono dovuto scappare. Cioè no, ho voluto scappare. Dalla guerra, dal caos, dalla paura di morire ogni giorno. Quando siamo arrivati qua, e abbiamo trovato i corsi di lingua prima e di edilizia poi, ci è sembrato di rinascere». Lui è Wisal Kamal. L'altro pakistano, divenuto suo amico in via Corelli, si chiama Gul Waheed. Al suo arrivo in Italia parlava anche l'afghano, il finlandese, l'indi. Poi è andato a lezione da Angela Marchisio e ora può aggiungere alla lista anche l'italiano. Nel frattempo hanno frequentato entrambi la Scuola di arte muraria e hanno imparato in quattro settimane un po' di tutto, dalle piastrelle all'imbiancatura, a come si tira su un muretto. E questa è la parte semplice: un conto è la scuola e un conto è quando sei fuori di qui trovarlo sul serio, un lavoro». Wisal interviene perché questo gli è stato spiegato molto bene: «La scuola non dà garanzia di trovare un lavoro, ce l'hanno ripetuto molte volte. Ma è la cosa migliore che possiamo fare per trovarne uno». L'altra, in attesa del parere della commissione che dovrà decidere sulla loro richiesta di asilo, è spiegare lo stesso concetto ai connazionali. Per Mahzar Mahmood, 43 anni, in Italia da otto mesi, l'attesa è finita proprio questa settimana: ha ottenuto cinque anni di permesso. «Se ti trovi una casa e ci devi fare qualche lavoro - gli dicono - ricordati di chiamare noi». Gul Waheed e Wisal Kamal, 25 anni, sono arrivati dal Pakistan dove lavoravano come camerieri. In attesa di asilo frequentano il corso di edilizia SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Corso di edilizia 21/11/2016 Pag. 41 N.39 - 21 novembre 2016 Il grattacielo russo sembra Portofino a cura diIsabella Ruschena [email protected] Portofino si trasferisce a Mosca ( nella foto : il Cremlino). E lo fa con il progetto Living Art Portofino, un grattacielo orizzontale con circa 300 metri di facciata, che incorpora 30 edifici per un totale di circa 40 mila metri quadrati. Qui tutto è ispirato al noto borgo ligure affacciato sul mare, anche la struttura degli immobili. Al piano terra lo spazio commerciale, destinato alla bottega o al magazzino di una volta, nei piani superiori, la zona residenziale. Non si tratta di edilizia di lusso, gli appartamenti sono compresi tra i 35 e i 50 metri quadri. Tutto è curato nel minimo dettaglio, al punto che è addirittura una società genovese, Arte sui Muri, a decorarne gli esterni. Ci vivranno migliaia di famiglie della piccola borghesia russa. A progettarlo, con un esborso di circa 60 milioni di euro, l'architetto Andrea Desimone con Alexey Dobashin di Krost, uno dei maggiori gruppi di investimento per l'edilizia della Russia. Una realizzazione che sarà un vero tour nel paesaggio e nello stile italiano, nel gelo però della Russia. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Capitali & Affari 21/11/2016 Pag. 2 L' ESPERTO RISPONDE diffusione:103971 tiratura:161285 L'Ape vale dieci anni ma va rinnovato se cambiano i consumi Dall'anno scorso si è arricchita la «pagella» Dario Aquaro IL QUESITO Sono proprietario di un appartamento che ho concesso in comodato a mia figlia. L'immobile è stato acquistato nel 2013, con regolare contratto e ricevendo anche l'attestato di prestazione energetica. Visto che mia figlia sta per trasferirsi altrove, intendo effettuare in casa alcuni lavori di ristrutturazione, per poter poi affittare. Sarò costretto a far compilare un nuovo attestato energetico o posso aspettare che quello attuale arrivi alla scadenza prevista, cioè dieci anni? L'appartamento è sprovvisto di libretto d'impianto: dovrei fare anche quello? D.T.-CAMPOBASSO Lattestato di prestazione energeticapuò essere definito una sorta di "cartella clinica" dell'immobile. Ne riassume infatti il comportamento energetico, a beneficio sia degli utenti che dei tecnici, indicando la classe di riferimento e offrendo raccomandazioni per migliorare l'efficienza (interventi significativi ed economicamente convenienti). La validità del documento, che viene rilasciato da esperti qualificati e indipendenti, è decennale; e la durata è rimasta tale anche dopo le novità giunte l'anno scorso, inclusa la modifica alle modalità di compilazione. Ma l'attestato va aggiornato, di norma, «a ogni intervento di ristrutturazione o riqualificazione che modifichi la classe energetica dell'edificio o dell'unità immobiliare» (articolo 6 del Dlgs 192/2005). Aggiornamento con limiti L'aggiornamento non va però eseguito sempre e comunque. Innanzitutto, affinché sia necessario un nuovo Ape deve realizzarsi un intervento edilizio tale da cambiare la perfomance dei consumi: ad esempio, la sostituzione dei serramenti o l'installazione di sistemi di energia rinnovabile. E inoltre - come specificato ancora di recente dal ministero dello Sviluppo economico - dev'esserci la necessità di utilizzare l'Ape in uno dei casi previsti dallo stesso articolo 6 del decreto: compravendita, trasferimento di immobili a titolo gratuito, nuova locazione, eccetera. Se dunque si effettuano lavori sull'appartamento, le opere nonprevedono "in assoluto" il bisogno di rifare il documento, perché l'aggiornamento è richiesto soltanto quando viene modificatalaprestazione dell'unità abitativa da concedere in affitto o vendere: il miglioramento può influenzare il valore commerciale dell'immobile, e infatti gli annunci devono riportare gli indici di prestazione e la classe energetica. Il proprietario già in possesso di un attestato deve considerare che, a ottobre dello scorso anno, sono divenute attuative le disposizioni dei decreti interministeriali del 26 giugno 2015, che hanno modificato il quadro normativo per il rilascio del documento - conunmodello identico per tutte le regioni (eccetto che nelle province autonome) - e ridefinito la scala energetica lungo la quale può collocarsi l'immobile. Il codice alfabetico hainfatti acquistato tre classi in più: i livelli prestazionali vengono definiti con lettere che vanno dalla A alla G, ma - rispetto alla"vecchia" scansione-iprimi quattro livelli sono tutti in A, separati in sottoclassi da A4 (massima efficienza) ad Ai. In ogni modo, se non si sono svolti interventi rilevanti, il "vecchio" Ape rimane valido fino al compimento del termine decennale. Per quanto riguarda gli adempimenti, in caso di contratto di affitto della singola unità immobiliare non è richiesto di allegare copia dell'attestato. Ma la "targa energetica" dev'esser presente, e nel contratto di locazione va inserita una clausola con cui il conduttore dichiara di avere ricevuto «le informazioni e la documentazione, comprensiva dell'attestato, in ordine all'attestazione della prestazione energetica degli edifici». Le responsabilità Se manca questa dichiarazione, le parti - in solido e in parti uguali - sono soggette auna sanzione amministrativa pecuniaria da mille a 4mila euro (ridotta alla metà se la durata della locazione non supera i tre anni). Se invece a mancare è proprio l'Ape, il locatore è soggetto a una sanzione da 300 a 1.800 euro. Comunque,nonèpiùprevistalanullità del contratto. A rigore la sanzione amministrativa scatta però anche se si emette un Ape senza allegare il libretto di impianto comprensivo degli allegati. Lo stesso decreto 192/2005 afferma che la validità dell'Ape è subordinata «al rispetto delle prescrizioni per le operazioni di controllo di efficienza energetica dei sistemi tecnici dell'edificio, in particolare per gli impianti termici, SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL TEMA DELLA SETTIMANA Edilizia 21/11/2016 Pag. 2 L' ESPERTO RISPONDE diffusione:103971 tiratura:161285 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato comprese le eventuali necessità di adeguamento». Se non vengono rispettate queste disposizioni, l'Ape decade «il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui è prevista la prima scadenza non rispettata per le predette operazioni di controllo di efficienza energetica». In definitiva, emettere un Ape senza allegare il libretto di impianto coni relativi allegati equivale a violare gli obblighi di legge, anche se va detto che in realtà questa prassi non è sempre seguita. Lo stesso attestato di prestazione energetica, tra l'altro, prevede - lì dove è stato istituito il catasto regionale degli impianti tecnici - il codice del catasto regionale dell'impianto termico, che implica la regolare registrazione e dotazione del libretto di impianto e degli allegati. Nel momento in cui occorre e m e t t e r e u n nuovo Ape - che può essere rilasciato da tecnici qualificati, singoli o associati, dalle Esco o da tutti gli enti e organismi in possesso dei requisiti del Dpr 75/2015 e accreditati a livello nazionale - diventa giocoforza necessario far redigere il libretto di impianto, che va poi allegato all'attestato. UNA «CLASSIFICA» PIÙ AMPIA Acquisite tre classi prestazionali in più, perché la categoria A va ora dalla A4 (massima efficienza) alla Al: seguono B, C, D, E, F e G L'ATTESTATO DI QUALIFICAZIONE Costituisce una sorta di sintesi dell'Ape e se ne differenzia anche perché non attribuisce una classe energetica all'immobile I punti definiti CONSUMI E CLASSE ENERGETICA La scala dei valori L'attestato di prestazione energetica è il documento stilato da un esperto qualificato e indipendente che certifica la performance di un immobile, e ha validità decennale. Misura la quantità annua di energia consumata, 0 quella che si prevede sia necessaria per soddisfare un uso standard dell'immobile (climatizzazione invernale ed estiva, produzione di acqua calda sanitaria) e indica la classe energetica in cui si colloca, offrendo raccomandazioni per migliorarne l'efficienza. La "nuova" scala (entrata in vigore a ottobre 2015) prevede ora classi energetiche da A4 a G, dove quest'ultima rappresenta il gradino più basso ed energivoro. MODELLO E INFORMAZIONI Un documento più semplice e completo L'Ape è, a partire dal 2014, l'erede dell'ex Ace (attestato di certificazione energetica), e l'annoscorso ha visto ancora mutareil quadro normativo. Rispetto a prima, il nuovo attestato - redatto sulla base di un modello identico pertutte le regioni, tranne che per le province autonome - ha una struttura di più semplice comprensione ed è più completo. Èsuddivisoin due parti: una destinata ai cittadini, con un'interfaccia di immediata lettura, anche grazie a una parte grafica, e con leindicazioni dei consumi stimati e dei possibili interventi per risparmiare energia e denaro. La seconda partefornisceinformazioni più dettagliate, a favore dei tecnici. GLI OBBLIGHI DI COMPILAZIONE Servono certificatoli abilitati L'attestato dev'essere redatto da un certificatore abilitato. Nella definizione sono compresi tecnici qualificati, singoli 0 assodati, dalle Esco 0 da tutti gli enti e organismi in possesso dei requisiti del Dpr75/2015 e accreditati a livello nazionale. Il certificato va compilato secondo le linee guida firmate il 26 giugno 2015 dal Mise (ministero dello Sviluppo economico) e concordate fra lo Stato e le Regioni (in vigore dal 1° ottobre 2015). L'Ape è obbligatorio per le nuove costruzioni e peri risanamenti (a cura del costruttore delfabbricato), oppurein caso di compravendita 0 di locazione di un immobile (a cura del proprietario). VALIDITÀ EAGGIORNAMENTO Dieci anni di durata L'attestato vale dieci anni a partire dalla registrazione, ma va aggiornato in occasione di ogni intervento di ristrutturazione 0 riqualificazione che modifichi la classe energetica dell'edificio oppure della unità immobiliare (peresempio, sostituzione dei serramenti 0 installazione di una nuova caldaia 0 di sistemi a energia rinnovabile). L'aggiornamento può anche non essere eseguito immediatamente, ma dovrà avvenire nel momento in cui ci fosse la necessità di utilizzare l'immobile per compravendite 0 locazioni. Infine, il passaggio da sette a 10 classi energetiche non richiede un nuovo Ape: in assenza di interventi rilevanti, il termine decennale di quello già in essere rimane valido. 21/11/2016 Pag. 2 L' ESPERTO RISPONDE diffusione:103971 tiratura:161285 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I COMPITI DELCERTIFICATORE Caratteristiche e dati catastali La certificazione viene compilata, dopo che si è svolto almeno un sopralluogo, tenendo conto delle caratteristiche termo-igrometriche di un edificio, dei consumi, della produzione di acqua calda, del raffrescamento e riscaldamento degli ambienti, del tipo di impianto presente e degli eventuali sistemi installati per la produzione di energia rinnovabile. E deve contenere i dati catastali dell'immobile. Non c'è un costo fisso per la sua redazione, e in genere il prezzo varia in funzione della metratura della unità immobiliare (comunque, a discrezione del tecnico). Ma è meglio non fidarsi di offerte eccessivamente al ribasso. «QUANTUM» E DESTINATARI DELLE SANZIONI I soggetti e le fattispecie II progettista che rilascia un Ape senza il rispetto dei criteri obbligatori è punito con una sanzione amministrativa da 700 a 4.200 euro (più la segnalazione del fatto all'Ordine 0 Collegio di riferimento per provvedimenti disciplinari). Se manca l'Ape pergli edifici di nuova costruzione e per quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti, il costruttore oìl proprietario sono puniti con una sanzione amministrativa che va da 3mila a 18mila euro. Se manca l'Apein un atto di compravendita 0 di locazione, il venditore oìl proprietario pagano rispettivamente fra 3mila e 18mila euro, e fra 300 e 1.800 euro. Non è però prevista la nullità dell'atto. L'ECOBONUS DI NATU RA FISCALE Il 65% sul risparm io energetico L'attestato di prestazione è un documento obbligatorio per ottenere la detrazione fiscale del 65% sul risparmio energetico, per a leu ne ti pologie di opere: riqualificazione energetica globale dell'edificio; coibentazione di pareti verticali, tetti, solai; sostituzione di finestre comprensive di infissi su parti condominiali. In questi casi l'Ape va dunque aggiornato (0 compilato per la prima volta), anche se non dev'essere inviato all'Enea. Nella domanda all'Enea vanno, invece, compilati la scheda descrittiva dell'intervento (allegato E del "decreto edifici") e l'attestato di qualificazione energetica (allegato A): quest'ultimo è una sorta di sintesi dell'Ape, ma non serve ad attribuire la classe energetica. 20/11/2016 Pag. 2 diffusione:103971 tiratura:161285 Operazione «federal building»: si parte con 38 progetti per le città RIQUALIFICAZIONE «Nella legge di bilancio la norma che ci consente di accelerare investimenti per 1,2 miliardi». Nel 2016 vendite a 750 milioni Massimo Frontera I numeri di partenza sono consistenti: 38 grandi operazioni di sviluppo in vari capoluoghi, per 1,3 miliardi di investimenti. La parola chiave è federal building, "cittadelle" degli uffici di varie amministrazioni pubbliche, dall'Agenzia delle Entrate alle caserme dei vigili del Fuoco ai ministeri, dalle prefetture ai tribunali. Edifici nuovi-o riqualificati- sicuri ed efficienti sotto il profilo energetico. Il colpo dello start sarà l'approvazione della legge di bilancio. Poi per l'Agenzia del Demanio comincia una nuova fase. Il terzo cambiamento importante dopo la grande stagione delle alienazioni del patrimonio pubblico (lanciate dall'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti) e dopo quella delle valorizzazioni. La terza fase ai nastri di partenza è quella degli investimenti: progetti, lavori, cantieri. I numeri sono ancora bassi, ma cresceranno. «Ora siamo qui», dice il direttore dell'Agenzia Roberto Reggi puntando il dito sulla cifra di 42 milioni entro la fine del 2016 che si legge nel grafico degli interventi di manutenzione e razionalizzazione, «ma il numero si moltiplicherà per dieci». «Dal 1° gennaio - spiega Reggi- graziea una norma nella legge di bilancio che consente all'Inail di acquistare immobili pubblici vuoti da rifunzionalizzare, per noi si aprono spazi di manovra praticamente illimitati, grazie alle risorse dell'Ente e alla sua potenzialmente capacità di investire 1,2 miliardi l'anno». Ma l'Inailè solo l'ultimo arrivato nella "squadra" che gioca la partita del mattone pubblico. «Invimit, Inail e Cassa depositie prestiti- dice Reggi- formano il "nostro schema a tre punte" con cui possiamo riorganizzare il patrimonio». Nei federal building l'obiettivo di risparmio sulle locazioni passive si salda perfettamente con l'esigenza di stimolare gli investimenti nell'economia reale. Un esempio? «L'ex ospedale Forlanini a Roma dice Reggi citando uno dei più casi in pipe lineha un valore di libro di 70 milioni, ma richiede interventi per almeno 220 milioni. Lavori per imprese e per tecnici». Al momento l'ex ospedale romano è tra quelli che Cdp potrebbe acquistare, nello shopping immobiliare di fine anno cheè diventato uno degli appuntamenti fissi a corredo della manovra economica del governo. Il piano "federal building" conta 38 progetti. «I primi nove sono stati finanziati e sono già in corso». Le operazioni sommano oltre 332 milioni di euro e riguardano la sistemazione di strutture vuote, spesso ex militari, lasciando immobili di privati. I cantieri sono a Roma (Viale Europa, Ministero Economia), Potenza, Firenze (Caserma de Laugier), Cagliari, Milano (Caserma Montello e Santa Barbara), Chieti, Aosta. Una volta completata la "migrazione" dei dipendenti pubblici, lo Stato comincerà a risparmiare 33 milioni l'anno. Poi ci sono altri due maxi-portafogli di federal building allo studio. Il primo è tutto dedicato alla riorganizzazione degli uffici giudizia- ri: conta 16 progetti per 421 milioni di investimento. Ne fanno parte, per esempio, la rifunzionalizzazione dell'ex caserma Stamotoa Bologna (48,5 milioni), l'ex ospedale militare a Catanzaro (10 milioni), il nuovo palazzo di Giustizia a Reggio Calabria (40 milioni), l'ex carcere San Sebastiano a Sassari (12 milioni)e la caserma Manaraa Roma (32 milioni) che ospiterà gli uffici giudiziari della Capitale. L'altro portafoglio di federal building include 13 operazioni in progettazione, per 437 milioni. Ne fanno parte, per esempio la Caserma Mucci di Bologna (32 milioni), che potrebbe andare all'Inail, e la caserma Fantuzzi di Belluno (30 milioni). Un capitolo a parte sono gli interventi per l'efficientamento energetico degli immobili pubblici. «Tra la fine dell'anno e l'inizio dell'anno prossimo partirà il primo bando per mettere in efficienza 156 caserme dei vigili del fuoco, che stiamo preparando con Consip - annuncia Reggi-e poi uscirannoi nostri bandi per l'efficientamento dei Beni dello Stato finanziati con 55 milioni che vengono dal ministero dello Sviluppo economico». Tutto questo lavoro significa opportunità per il mercato, ma an- che nuovi occupati: il Demanio ha assunto 104 tecnici (per la maggior parte interinali) per tutto il lavoro preparatorio. «Noi - dice Reggi abbiamo il compito di raccogliere le richieste degli spazi, definire il layout, approvare il progetto di fattibilità con l'analisi SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FOCUS. PARLA IL DIRETTORE DEL DEMANIO ROBERTO REGGI 20/11/2016 Pag. 2 diffusione:103971 tiratura:161285 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato costi-beneficie predisporre le bonifiche, ma poi mandiamo in gara la progettazione definitiva ed esecutiva». Ai lavori invece ci pensa il soggetto attuatore di turno: Cdpe Inail principalmente, Invimit, oppure - come nel caso dei nove federal building in corso - l'Agenzia del Demanio con propri fondi di bilancio. Se gli investimenti crescono, le vendite diminuiranno, almeno quelle di beni ceduti dal Demanio (che quest'anno si attesteranno a controvalore di 50 milioni). Saranno molti di piùi beni alienati da enti locali ed enti previdenziali. In tutto (considerando anche i 50 milioni del Demanio) si stimano 750 milioni di incassi entro quest'anno, il valore più basso raggiunto a partire dal picco del 2013 con 1,7 miliardi. Il fatto è che oggi molti beni disponibili per la vendita sono ora tornati agli enti locali in nome di quel federalismo demaniale che ha finora trasferito a 1.212 Comuni circa 3.889 asset (di cui 80 immobili tutelati) per un valore di 1,4 miliardi (le richieste al Demanio sono aperte fino al 31 dicembre). Un portafoglio variamente assortito, dalla microporzione di terreno fino all'ex complesso museale. «Per lo Stato sono solo costi, per gli enti locali possono essere opportunità o incassi», sottolinea Reggi. Se il comune vende, incassa il 75% del prezzoe gira il 25% al Demanio. Se il bene viene valorizzato, ancora una volta ci guadagna il Comunee l'economica reale. «A La Spezia- cita ad esempio il capo del Demanio- abbiamo appena concesso le mura fortificate, che la città si impegnaa valorizzare con 500mila euro l'anno per tre sei anni; lo Stato non avrebbe mai messo dei soldi per rilanciare le mura di La Spezia». Esempi così se trovano a decine. Anche il caso dei fariè una best practice "win win" che avrà seguito. Il primo bando ha assegnato9 farie un secondo bandoè in corso. «I nove fari concessi finora ai privati a noi costavano 210mila euro;e avremmo dovuto spenderne 400milaa testa per metterli in sicurezza. Ora non solo non spendiamo più nulla ma incassiamo 340mila euro di canoni l'anno: abbiamo messo in moto 6 milioni di investimenti e creato occupazione». E il lavoro prosegue. «Abbiamo 153 fari e un numero ancora maggiore di edifici costierie torri». Per chi è interessato a investire esiste comunque una vetrina istituzionale. «Si chiama Invest in Italy - spiega sempre Reggi - l'abbiamo presentata al salone immobiliare di Cannes per la prima volta quest'anno e ha un portafoglio di 200 immobili, tra quelli nostri, di Cassa depositi, Ferrovie e altri. Non sono molti, ma sono pronti: regolarizzati sotto il profilo urbanisticoe catastale.E con il nuovo portale Open Demanio chiunque può accedere ai beni disponibili: informazionia disposizione di tutti». Le vendite Patrimonio immobiliare pubblico allargato. Valori in milioni di euro Enti di previdenza Amm. locali Amm. centrali Previsione Def amm. pubbliche 1.800 1.500 1.200 900 600 300 1.148 1.687 1.215 946 750 13* 14 2012 16** 15 (*) 1° anno vendite straordinarie; (**) previsione Fonte: Ag. del Demanio Foto: IMAGOECONOMICA Foto: Demanio. Il direttore Roberto Reggi 20/11/2016 Pag. 2 diffusione:103971 tiratura:161285 Alta velocità, al via 4 nuove tratte per 9 miliardi CHIUSUREE APERTURE L'11 dicembre apre al traffico la Treviglio-Brescia. Al via i cantieri di Brescia-Verona, Verona-Padova, Napoli-Bari e Catania-Palermo Alessandro Arona ROMA Nella seconda metà del 2017 partirannoi lavori di quattro nuove "grandi opere" ferroviarie, per un valore complessivo di 8,9 miliardi di euro: le nuove tratte ad alta capacità Brescia-Verona (costo totale 3.837 milioni, di cui 2.268 disponibili) e Verona-Padova (1° lotto da 2.790 milioni, di cui 1.364 finanziati); poi i due lotti Napoli-Cancello (813 milioni, tutti finanziati)e CancelloFrasso Telesino (730) sulla NapoliBari,e un lotto della Catania-Palermo da 415 milioni (finanziato). In tutto, dunque, le opere valgono 8,9 miliardi di euro, con finanziamenti disponibili per 5,9, ma con gli addendum contrattuali ai general contractor lo Stato si impegna comunque a finanziare la parte mancante. La spinta del governo sul fronte infrastrutture si fa dunque sentire, mettendo in campo nuove grandi opere l'anno successivo alla chiusura dei cantieri della Treviglio-Brescia ad alta capacità (2,1 miliardi), che aprirà all'esercizio l'11 dicembre prossimo, e dell'ultimo tratto della Salerno-Reggio Calabria (macrolotto 3.2 da 680 milioni, apertura il 22 dicembre). Fare Pil con le infrastrutture resta comunque un mestiere complicato. Nei giorni scorsiè scoppiatoa Palermo, nei lavori per il passante ferroviario da 1,1 miliardi, un forte contenzioso tra l'impresa, il Consorzio Sis,e l'ente appaltante Rfi, con la prima a chiedere extra-costi per 100 milioni di euroe il rischio, tuttora non risolto, di chiusura dei cantieri, licenziamenti, rescissione del contratto. Problema non da poco, per il go- verno, anche il rischio di non riuscire a centrare la clausola investimenti 2016 concordata con la Commissione europea, che in cambio di flessibilità di bilancio per lo 0,3% del Pil impegnava l'Italia spendere 4,2 miliardi di euro nel 2016 per investimenti co-finanziati da Bruxelles, e ad aumentare la spesa totale per investimenti rispetto al 2015, arrivando ad almeno 38 miliardi. Sul primo punto tirano bene le opere del Cef (grandi corridoi Ten-T), ma sono un po' in ritardo quelle Fesr (fondi Ue per il Sud) e sono a zero quelle previste per il Piano Juncker (Pedemontana Lombardae Veneta), mentre per la banda ultralarga il governo spera di strappare a Bruxelles come "spesa per investimento" il trasferimento di fondi a Infratel per le aree bianche. Ma torniamo alle nuove opere. Le due tratte ad alta capacità Milano-Veronae Verona-Padova fanno ancora parte del pacchetto di contratti Tav del 1991 a general contractor, tuttora validi. La prima è di Cepav Due (Saipem 52%, Condotte, Maltauroe Pizzarotti al 12% ciascuno). La Verona-Padova di Iricav 2 (Astaldi al 37,49%, Salini Impregilo al 34,09 %, Ansaldo Sts al 17,05%, Condotte all'11,35%, Fintecna e Lamaro Appalti 0,01%). Gli arresti al Cociv (Terzo Valico) sono di poche settimane fa, «ma per queste due tratte, in base al nuovo Codice appalti spiega l'Ad di Rfi (Gruppo Fs), Maurizio Gentile- la direzione lavori sarà nostra, e non del general contractor, così come abbiamo fatto adesso anche per Cociv». Il progetto definitivo della Brescia-Verona (3.837 milioni) andrà al Cipe entro dicembre. Dopo la registrazione della delibera da parte della Corte dei Conti, Rfie il general contractor potranno firmare l'addendum contrattuale. Seguirà progettazione esecutiva, per fasi, e avvio dei lavori nella seconda metà del 2017. Poco più indietro il 1° lotto Verona-Bivio Vicenza, sulla VeronaPadova, che vale 2.790 milioni. Il parere dell'Ambiente è atteso per fine novembre, la delibera Cipe potrebbe essere a gennaio, e l'avvio dei lavori sempre entro il 2017. L'intera tratta Verona-Padova, con il nuovo progetto "leggero" per l'attraversamento di Vicenza, dovrebbe costare un po' meno del previsto, 4,9 miliardi anziché 5,4. Per le prime due tratte della Napoli-Bari, la Napoli-Cancello (813 milioni) e Cancello-Frasso Telesino (730 mln), le gare d'appalto sono partitea luglioe si conta di aggiudicarle entro la primavera. Poi ci sarà da fare il progetto esecutivo, e l'avvio lavori è previsto nel corso del 2017. In avvio l'anno prossimo, infine, anche un tratto della CataniaPalermo raddoppiata e potenziata, la Bicocca-Catenanuova da 415 milioni. Rfi prevede la gara a inizio 2017,e l'avvio lavori entro l'anno. SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Grandi opere. Fondi disponibili per 5,9 miliardi, impegno dello Stato a finanziare la parte mancante con gli addendum contrattuali ai general contractor 19/11/2016 Pag. 11 diffusione:103971 tiratura:161285 Soffre l'edilizia, tiene il turismo R.d.F. pUn buon andamento dell'export, trainato soprattutto dal settore agroalimentare e una crescita del turismo, contemperati però da un andamento negativo dell'edilizia, da carenze infrastrutturali del territorio e da una situazione occupazionale che desta preoccupazione, accentuata dall'imminente chiusura dello storico pastificio Agnesi. Il quadro, in chiaroscuro, dell'economia imperiese emerge dai dati raccolti da Confindustria Imperiae dalla Camera di commercio Riviere di Liguria (che raggrup- pa Imperia, Savonae La Spezia). Il territorio, sottolinea l'associazione degli imprenditori, si caratterizza «per non essere un distretto coerente per interessi economici» e per «una scarsa vocazione a fare sinergia». E se l'export (+1,4% nel primo semestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015)e le performance aziendali sono in linea coni valori nazionali, Imperia si colloca tuttavia «in una pessima posizione per quanto riguarda il dato occupazionale». Insomma, l'area soffre, più di altre, il riflesso del lungo peri- odo di crisi che ha contrassegnato il Ponente Ligure negli ultimi anni. Il comparto che Confindustria individua come il più problematico è quello delle costruzioni. Nel 2016, in particolare, «si è registrata una nuova contrazione dei bandi di gara peri lavori pubblici paria -15%,a causa dell'entrata in vigore del nuovo codice degli appalti». In leggera controtendenza il settore dell'edilizia privata, dove «è stato percepito un esiguo segnale positivo,a seguito di un graduale aumento nella disponibilità degli istituti di creditoa concedere mutui relativi all'acquisto della prima casa». Altra criticità del territorio, rilevano gli industriali, «è rappresentata dalle storiche carenze in campo infrastrutturale. In termini di accessibilità, Imperia, secondo l'ultimo rapporto Isfort, si colloca solo al 232° posto a livello nazionale». Un problema che gli imprenditori giudicano «grave»e che «penalizza fortemente il territorio», anche per quanto riguarda il turismo, che pureè una voce fondamentale del Pil regionale. A dispetto delle carenze appena esposte, infatti, il settore turistico mostra segnali incoraggianti nel quadro economico provinciale. I dati consolidati relativi ai primi nove mesi dell'anno «evidenziano un incremento percentuale, sia in termini di arrivi (+3,64%) che di presenze (+2,7%)». Un trend aiutato, in parte, dal pericolo terrorismo nelle nazioni vicine, Francia compresa. Il comparto, peraltro, ha un problema da risolvere: la stagionalità. Altro settore importante dell'economia imperiese, sottolinea Confindustria, «è quello agroalimentare, dove emerge peraltro la necessità di avviare con forza un processo di valorizzazione e difesa delle nostre produzioni di qualità», quelle delle olive e dell'olio in primis. Viè poi un'economia del mare la cui potenzialità, secondo gli industriali,èa tutt'oggi parzialmente inespressa: «Le imprese classificabili in ambito economia del mare, in provincia di Imperia, sono 1.858, con un valore aggiunto di 480,8 milioni». Infine un dato positivo deriva dall'inclusione (grazie al dm 4 agosto 2016) tra le «aree di crisi industriale non complessa», con le agevolazioni previste dalla legge 181/89, del Comune di Imperiae dei Comuni che si trovano lungo l'asse viario della Statale 28. Zona in cui si sono concentrate molte industrie imperiesi. SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'economia provinciale. Territorio penalizzato da una cronica carenza di infrastrutture che ne pregiudica le possibilità di crescita 19/11/2016 Pag. 14 diffusione:103971 tiratura:161285 Partite Iva, chiusura senza sanzioni Arriva la cancellazione d'ufficio per le posizioni inattive da almeno tre anni Giuseppe Carucci Barbara Zanardi pIl pacchetto semplificazioni prevede una chiusura delle partite Iva inattive da almeno tre anni che sarà d'ufficio e senza irrogazione di alcuna sanzione. In ogni caso la chiusura sarà comunicata preventivamente al titolare della posizione Iva "dormiente" che potrà evitarla fornendo risposta all'amministrazione finanziaria. Lo prevedonoi commi 44e 45 dell'articolo 7-quater introdotto nel Dl 193/2016 durante l'esame alla Camera (ora il testo è al Senato). Le norme prevedono, rispettivamente, la modifica della procedura vigente per la chiusura delle partite Iva inattive, prevista dall'articolo 35, comma 15-quinquies, del Dpr 633 del 1972, e l'eliminazione delle sanzioni previste per la mancata presentazione della dichiarazione di cessazione di attivitàa fini Iva, ad oggi disciplinate dall'articolo 5, comma 6, primo periodo, del Dlgs 471 del 1997. Procedura di chiusura La procedura vigente, contenuta nel citato articolo 35, prevede che l'agenzia delle Entrate, sulla base dei dati e degli elementi in possesso dell'anagrafe tributaria, individuai soggetti titolari di partita Iva che, pur obbligati, non hanno presentato la dichiarazione di cessazione di attivitàe comunica agli stessi che provvederà alla cessazione d'ufficio della posizione Iva. Nei 30 giorni successivi al ricevimento di tale comunicazione il contribuente che rilevi eventuali elementi non considerati o valutati erroneamente ha la possibilità di fornire i chiarimenti necessari all'agenzia delle Entrate. La nuova procedura introdotta dal citato comma 44 del pacchetto semplificazioni, invece, prevede la chiusura d'ufficio delle partite Iva dei soggetti che non risultano aver esercitato, nelle tre annualità precedenti, attività d'impresa ovvero attività artistiche o professionali. Si demanda, inoltre,a un provvedimento dell'agenzia delle Entrate l'individuazione dei criterie delle modalità di applicazione delle nuove norme, mantenendo forme di comunicazione preventiva al contribuente. Infine, sono fatti salvi gli ordinari poteri di controllo e accertamento dell'amministrazione finanziaria. Regime sanzionatorio Il citato comma 45 elimina le sanzioni previste per la mancata presentazione della dichiarazione di cessazione di attività a fini Iva, modificando l'articolo 5, comma 6, primo periodo, del Dlgs 471/1997. Il regime sanzionatorio vigente prevede che il contribuente che abbia omesso la presentazione della dichiarazione di cessazione e che non abbia fornito motivazioni valide all'Agenzia è tenuto a pagare una sanzione che può variare tra 500e 2.000 euro. L'iscrizione a ruolo della sanzione nonè eseguita se il contribuente provvede a pagare la somma dovuta entro 30 giorni dal ricevimento della citata comunicazione. L'ammontare della sanzione è ridotto ad un terzo del minimo (ossia 167 euro). Il pacchetto semplificazioni invece elimina le sanzioni previste per l'omessa dichiarazione di cessazione di attività a fini Iva, espungendo tale fattispecie da quelle sanzionabili ai sensi del citato articolo 5 del Dlgs 471/1997. In definitiva, le partite Iva inattive da almeno tre anni, verranno chiuse e cancellate dalle Entrate senza alcuna sanzione per il titolare. Così il contribuente, non dovrà pagare la sanzione di 500 euro, o la riduzione a 167 euro per i pagamenti pervenuti entro 30 giorni dalla notifica. Il regime attuale e le modifiche in arrivo PROCEDURA DI ELIMINAZIONE VIGENTE L'agenzia delle Entrate, sulla base dei datie degli elementi in suo possesso, individuai titolari di partita Iva che, pur obbligati, non hanno presentato la dichiarazione di cessazione di attivitàe comunica preventivamente agli stessi che provvederà alla cessazione d'ufficio della partita Iva. Il contribuente che rileva elementi non consideratio valutati erroneamente può fornirei chiarimenti necessari all'Agenzia entroi 30 giorni successivi al ricevimento della comunicazione NUOVA PROCEDURA DI ELIMINAZIONE L'agenzia delle Entrate provvede alla chiusura d'ufficio delle partite Iva dei soggetti che non risultano aver esercitato, nelle tre annualità precedenti, attività d'impresa SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Decreto fiscale. Comunicazione preventiva delle Entrate - Al titolare 30 giorni di tempo per segnalare eventuali errori 19/11/2016 Pag. 14 diffusione:103971 tiratura:161285 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ovvero attività artisticheo professionali. Sono fatti salvi gli ordinari poteri di controlloe accertamento dell'amministrazione finanziaria. Si demandaa un provvedimento del direttore dell'agenzia delle Entrate l'individuazione dei criterie delle modalità di applicazione delle nuove norme REGIME SANZIONATORIO ATTUALE L'agenzia delle Entrate, oltre a comunicare preventivamente la cessazione d'ufficio della partita Iva, invita i titolari di quelle inattive al pagamento della sanzione, ridotta ad un terzo (167 euro). Per i contribuenti che non forniscono motivazioni valide l'Agenzia procede d'ufficio alla cessazione della partita Iva e all'iscrizione a ruolo della sanzione prevista per l'omessa presentazione della dichiarazione di cessazione di attività (da 500 a 2.000 euro) ELIMINAZIONE DEL REGIME SANZIONATORIO L'agenzia delle Entrate non irroga alcuna sanzione ai titolari delle partite Iva che verranno cancellate d'ufficio. Vengono eliminate, infatti, le sanzioni previste per la mancata presentazione della dichiarazione di cessazione di attività a fini Iva che non rientra più tra le fattispecie sanzionate previste dall'articolo 5, comma 6, primo periodo, del Dlgs 471/ 1997 21/11/2016 Pag. 17 N.39 - 21 novembre 2016 diffusione:400000 I piani di Fincantieri con il delisting di Vard GLI ANALISTI HANNO VISTO NELL'ACQUISIZIONE DELLE MINORITIES E NELL'OBIETTIVO DI CANCELLARE DAL LISTINO LA CONTROLLATA, UNA MOSSA PER VELOCIZZARE I PIANI INDUSTRIALI Roberta Paolini Fincantieri vuole tutta Vard. Con l'Opa sul 100% della quotata a Singapore lanciata la settimana scorsa, il gruppo cantieristico guidato da Giuseppe Bono imprime un'accelerazione nei piani di conversione industriale della società norvegese specializzata nel comparto offshore. L'operazione, sostenuta con risorse proprie, mira al delisting di Vard ed ha come obiettivo l'integrazione completa del gruppo in Fincantieri. La decisione è stata accolta positivamente dagli analisti che hanno visto nell'acquisizione delle minorities e l'obiettivo di cancellazione dal listino di Vard, una mossa per velocizzare i piani industriali e il riposizionamento della controllata, che è tra i principali costruttori globali di imbarcazioni offshore con circa novemila dipendenti e 9 cantieri in Norvegia, Romania, Brasile e Vietnam. L'Opa, in contanti, sul 44,37% di Vard avverrà a 0,24 dollari di Singapore per azione per un controvalore, in caso di adesione totalitaria, di 82 milioni di euro all'attuale tasso di cambio. Va sottolineato che nel 2013 quando Fincantieri rilevò la maggioranza del gruppo, allora si chiamava STX OSV, pagò 1,22 sgd per azione. Tre anni fa Fincantieri prima acquisì il 50,75%, per 455 milioni di euro, e poi lanciò un'opa sul restante capitale salendo fino al 55,63%. Allora l'esborso e la valorizzazione di quella che poi venne rinominata Vard fu molto più elevato, ma questo anche per il fatto che l'azienda era uno dei leader nei mezzi di supporto nell'estrazione offshore. Business che oggi invece è in crisi. L'acquisizione della minoranza di Vard, con un premio sull'attuale quotazione del 4%, serve infatti a Fincantieri a gestire in maniera più efficace lo sviluppo di sinergie con le attività italiane del business navi da crociera. Fincantieri oggi deve affrontare la crescita tumultuosa del cruise . Per contro invece l' offshore è in crisi. Per questo il Gruppo Vard si sta riconfigurando, mettendo a disposizione i suoi cantieri low cost, in particolare quello rumeno, per la realizzazione di sezioni per le grandi navi da crociera in costruzione negli arsenali italiani. Inoltre ha siglato nel primo semestre un contratto con l'armatore Ponant, che appartiene al gruppo di Pinault, per la realizzazione di 4 navi da crociera di piccole dimensioni e una lettera d'intenti con una compagnia armatrice internazionale per la realizzazione di altre due 2 navi da crociera di piccole dimensioni. Per entrambe le commesse sono previsti il supporto e la fornitura di componenti critici da parte di Fincantieri. Lo sviluppo della crocieristica e l'aumento del portafoglio ordini su questo pezzo di business impone infatti al gruppo di Bono una gestione efficace dei volumi produttivi evitando stress finanziari. Nel primo semestre il portafoglio ordini è andato a 6,3 miliardi, per un backlog totale di 18,9 miliardi che garantisce una visibilità di entrate a 4,5 anni. In virtù della crescita del portafoglio e della componente crocieristica, Fincantieri oltre all'integrazione di Vard ed allo sviluppo delle sinergie, è anche in lizza per l'acquisizione dai sudcoreani dei cantieri navali di Stx France a Saint Nazaire. Le commesse con le grandi compagnie di crociera drenano inizialmente cassa e hanno necessità di una accurata definizione dei tempi di produzione e del pricing, perché è questa la chiave della redditività del gruppo. Così come la capacità di quantificare i rischi a carico, e di prevedere gli imprevisti nella gestione delle commesse. Una caratteristica fondamentale dei contratti per navi da crociera, si legge in un recente Report di JpMorgan, è il rispetto delle date di consegna. E questo perché un potenziale ritardo della consegna della nave crea un rischio finanziario significativo per l'armatore e fa scattare penali nel caso di mancato rispetto dei tempi. S DI MEO Foto: Giuseppe Bono , amministratore delegato di Fincantieri. A sinistra, l'andamento del titolo Fincantieri in Piazza Affari SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Milano 20/11/2016 Pag. 42 N.47 - 20 novembre 2016 diffusione:335431 tiratura:472673 Corruzione in corso Il traffico di mazzette negli appalti italiani è cambiato, così come il modo di versarle Dalle valigette ai politici si è passati a consulenze, prestanomi e affidamento lavori È un nuovo sistema, spesso basato su triangolazioni. E più difficile da smantellare Paolo Biondani e Giovanni Tizian CORRUZIONE, AFFARI miliardari, omertà e ricatti. Che diventano un sistema. Il noir del calcestruzzo è servito. La trama si ripete in decine di cantieri delle grandi opere. Gli appalti più ricchi d'I talia. Quelli che codici e protocolli per la legalità avrebbero dovuto rendere impermeabili alle mazzette e ai favoritismi privati. Invece proprio i lavori dichiarati strategici, dalle nuove autostrade all'alta velocità ferroviaria, finanziati con fiumi di denaro pubblico, sembrano un suk del malaffare. Proprio come negli anni neri di Tangentopoli. Vent'anni fa, le inchieste milanesi di Mani Pulite fecero esplodere, con centinaia di arresti e oltre mille condanne definitive, il vecchio sistema della corruzione diretta: soldi ai politici (o ai manager pubblici nominati dai partiti) in cambio di appal ti d'oro per le aziende privilegiate. Oggi le nuove indagini, da Firenze a Genova, da Roma a Reggio Calabria, mostrano che la grande corruzione continua, con un'evoluzione della tecnica. Il nuovo sistema disegnato dagli atti d'accusa scorre su tre livelli. Ora come allora i colossi italiani delle costruzioni, rappre sentati da manager di altissimo livello, stringono accordi illeciti con i tecnici che gestiscono gli appalti. In cambio, devono pagare consulenze a certi studi professionali o cedere subappalti ad altre imprese private, che giocano di sponda: i titolari sono prestanome o complici che si dividono i soldi con i corrotti. Una Tangentopoli modernizzata, più diffici le da smascherare. Anche perché i pochi che conoscono i segreti del sistema hanno un fortissimo potere di ricatto. L'ITALIA DELLA BANDA BASSOTTI Ettore Pagani è uno dei 35 arrestati, il 27 ottobre scorso, nelle indagini collegate di Roma e Genova sulle grandi opere. Come manager del gruppo Salini-Impregilo, è diventato vicepresidente del Cociv, il consorzio privato (composto da Salini-Impregilo Condotte e Civ) che gestisce gli appalti pubblici della Tav Milano-Genova. Ed è uno dei protagonisti dell'intercettazione più eloquente: l'azienda di «zio Pietro», cioè Salini, vuole soldi dalla società pubblica Italferr, che Pagani chiama «zio Paperone». E a fare da tramite è il tecnico che dovrebbe vigilare sull'appalto, Giampiero De Michelis, (anche lui agli arresti) che assicura di essersi mobilitato, testualmente, «con tutta la banda Bassotti». Con la coppia controllore-controllato è finito in carcere anche Michele Longo, top manager per l'Italia di Salini-Impre gilo e presidente del Cociv. Le cimici piazzate nei loro uffici hanno svelato la spartizione di decine di appalti, compre sa la Salerno-Reggio Calabria. Pagani, lamentandosi dell'avidità dei tecnici, parla di un sistema che dura da anni: «Siamo stati noi ad aver abituato questa gente ad operare in un certo modo», spiega il dirigente della Salini, che aggiunge: «In passato lo abbiamo fatto su Cavet. E poi sulla Salerno-Reggio... E da altre parti ancora». Cavet è il consorzio dell'alta velocità in Emilia e Toscana. Salini-Impregilo è il più grande gruppo italiano di costruzioni, con 6 miliardi di fatturato, e guida anche la cordata Euro link (insieme a Condotte) per il Ponte sullo stretto di Messina, rilanciato dal premier Matteo Renzi a fine settembre, alla festa per i 110 anni di vita dell'azien da romana. Che nel maggio scorso ha designato come presidente di Eurolink proprio Longo, il manager ora sotto ac cusa sia a Roma che a Genova. IL "MOSTRO" E L'AMICO CALABRESE Il primo beneficiario del nuovo sistema corruttivo, secondo l'accusa, è Giampiero De Michelis, ingegnere, che da anni colleziona ruoli di "direzione lavori", cioè controllore pubblico (in teoria) degli appalti. In realtà De Michelis chiude gli occhi sui ritardi, non denuncia l'uso di materiali scadenti e pericolosi (come il «cemento che sembra colla») e certifica furbi «stati di avanzamento lavori» per sbloccare i soldi statali per la nuova Tav (valico dei Giovi) e per l'autostrada Sa lerno-Reggio. In cambio i manager della Salini gli promettono, e in parte versano, milioni «sotto forme di commesse in favore di società a lui riconducibili». Diventato così «una pedina in grado di fare il gioco del consorzio privato», come lo definiscono i pm, l'ingegner De Michelis si sente sempre più forte. E nel 2015 si SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Inchiesta 20/11/2016 Pag. 42 N.47 - 20 novembre 2016 diffusione:335431 tiratura:472673 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato mette in proprio: dirotta i subappalti-tan gente a un suo prestanome conosciuto nei cantieri della SalernoReggio. Un imprenditore calabrese, Domenico Gallo, sospettato di frequentazioni mafiose. Quei subappalti a rischio preoccupano un manager della Salini, che accampa ostacoli legali: «Ho già un elenco di so cietà che hanno partecipato alla gara precedente...». Ma De Michelis tiene duro: «L'incarico può essere anche ad personam». «Sì, lo so, lo so», acconsente il manager, che con gli altri capi-azienda si lamenta dell'ingegnere: «Abbiamo creato un mostro». Alla fine è proprio la voce di "Mimmo" Gallo a descrivere l'impasto che governa le grandi opere: «Tra chi fa il lavoro, la stazione appaltan te e i subappaltatori deve crearsi l'amalgama. Se ognuno tira e l'altro storce non si va più avanti». «Amalgama» è diventato il nome dell'inchiesta: le tangenti tra controllori e controllati sono il cemento della spartizione di soldi pubblici. IL FIGLIO DELL'UOMO DI STATO Quando è finito in cella, De Michelis era ancora uno dei tecnici della Sintel Engeneering, una società privata che ha diretto decine di opere pubbliche. Fa capo a Giandomenico Monorchio, figlio di Andrea, l'ex ragioniere generale dello Stato, poi diventato presidente di Infrastrutture Spa, la società pubblica per il rilancio delle grandi opere, ora assorbita dalla Cassa depositi e prestiti. Intanto Monor chio senior è passato al privato: è presidente del consiglio sindacale della Salini spa. Il figlio Giandomenico invece è agli arresti. Monorchio junior aveva capito la logica del sistema: «La gente deve sa pere stare al mondo... se ormai le cose sono divise, sono divise per tutti», si lascia scappare in un'intercettazione. Che sembra riassumere la regola base di un codice parallelo, non scritto, dei lavori pubblici: l'equa spartizione. La coppia Monorchio-De Michelis puntava pure alla nuova stazione di Firenze per l'alta velocità, affidata al consorzio Nodavia, di cui fa parte la società Condotte. Volevano inserire un amico loro come direttore lavori: «un uomo nostro», che risponde al nome di Giovanni Fiordaliso, tecnico dell'Anas. Per l'azienda statale delle stra de, peraltro, Fiordaliso ha fatto il direttore lavori in un tratto della Salerno-Reggio Calabria finito sotto sequestro per «gravi difetti strutturali». Ma quando è nato il sistema? La Sintel era regina degli appalti già da molti anni. Come confermano i colloqui registrati dai carabinieri di Firenze nel 2014, con l'indagine che ha scalzato due protagoni sti: Stefano Perotti, super consulente pubblico-privato, ed Ettore Incalza, responsabile delle grandi opere e braccio destro dell'allora ministro ciellino Maurizio Lupi, costretto alle dimissioni per i regali ricevuti. Rilette oggi, quelle intercettazioni mostrano che le società di Monorchio junior e di Perotti avevano ottenuto insieme, dal Cociv, la direzione lavori per il Terzo valico. «Senti, ma la novità di 'sto cazzo di contratto?», chiedeva il primo. Dopo l'arresto di Perrotti, la Sintel è rimasta da sola a dirigere la Milano-Genova. Una grande opera che deve molto a Monorchio senior: nel 2005 fu l'ex ragioniere a imprimere il bollo definitivo su quella tratta della Tav, finan ziata dallo Stato (Cipe) con 4,7 miliardi, poi lievitati a più di 6. Un altro esempio di convergenza sono le telefonate tra Ettore Incalza e Giandomenico Monor chio, preoccupato che si perdano i finanziamenti pubblici alla statale 106, arteria strategica per la Calabria. Incalza lo rassicura, in un dialogo che i carabinieri definiscono «molto cordiale», e lo saluta così: «Ciao bello!». LUNARDI E LA LEGGE OBIETTIVO Pietro Lunardi è l'imprenditore ed ex ministro del governo Berlusconi a cui è intitolata la legge del 2002 sulle grandi opere. Una contro-riforma che ha sot tratto le infrastrutture strategiche alle regole europee: niente gare, niente concorrenza. A gestire i soldi pubblici è un consorzio privato, il "general contractor". La norma affida alle stesse aziende perfino la nomina del direttore dei lavori: i magistrati osservano che «in nessun paese del mondo è il controllato a scegliersi il controllore». Oggi tra gli indagati a Roma c'è anche Giuseppe Lunardi, il figlio dell'ex ministro, che guida il gruppo di famiglia, Rocksoil. Per ottenere un incarico dalla Cociv, anche Lunardi junior, secondo l'accusa, avrebbe dovuto promettere consulenze e subappalti alla coppia De Michelis-Gallo. LA MANGIATOIA DI VENEZIA L'odore di sistema diventa ancora più forte analizzando la composizione dei consorzi. In cordata con Salini-Impregilo, per molti degli appalti ora incriminati, compaiono due grandi società romane: Fincosit e Condotte. Entrambe fanno parte anche del club dei privilegiati del Mose: le dighe mobili che dovrebbero salvare Venezia dall'acqua alta. L'opera è già costata allo Stato più di quattro miliardi, dopo vent'anni non è ancora finita e il preventivo 20/11/2016 Pag. 42 N.47 - 20 novembre 2016 diffusione:335431 tiratura:472673 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di spesa finale è salito a 5,6. Nel 2014 i magistrati di Venezia hanno arrestato decine di imprenditori e politici per una corruzione colossale. Il sistema Mose si è rivelato il modello (peggiorativo) delle legge obiettivo. A Venezia, infatti, non si è mai fatta nessuna gara, neppure per sceglie re il general contractor; per cui tutti i soldi pubblici sono finiti direttamente al consorzio privato. Che per oltre un decennio ha avuto un solo problema: corrompere i politici, tra cui spicca l'ex governatore veneto ed ex ministro forzista Giancarlo Galan (condannato). Anche i manager di Mazzi-Fincosit e Condotte sono stati arrestati e condannati a Venezia. Stessi protagonisti, altro sistema. O forse solo un altro pezzo di un super sistema. MILANO TRA EXPO E MOSE L'uomo forte del consorzio per il Mose, prima degli arresti di Venezia, era Piergiorgio Baita, manager e azionista della Mantovani spa. Incarcerato già nel 2013, Baita confessa un decennio di reati veneti, patteggia la sua condanna e rientra nelle grandi opere a Milano, con la piastra dell'Expo: un appalto da 272 milioni, vinto con un ribasso record del 40 per cento, cancellato però dalle prevedibili varianti per finire in tempo i lavori. Questa indagine milanese è stata riaperta. E il segreto sulle intercettazioni ambientali più scottanti è caduto. In una di queste Baita spiega il sistema ad Angelo Paris, l'ex responsabile tecnico di Expo. Lo stesso Paris poi arrestato insieme a tre big della Tangentopoli storica: l'imprenditore vi centino Enrico Maltauro, il compagno Primo Greganti e l'ex parlamentare berlusconiano Gianstefano Frigerio. Tutti condannati per le mazzette su alcuni appalti dell'Esposizione e della Città della Salute (un ospedale da 323 milioni). Il colloquio tra Mr. Mose e Mr. Expo è stato registrato dalla Guardia di Finanza il 24 aprile 2014. Baita esordisce vantando uno stretto rapporto con Antonio Rognoni, il super ingegnere delle grandi opere lom barde nell'era Formigoni, e rassicura Paris, che aspira a prenderne il posto. Rognoni è stato ammanettato pochi giorni prima, per l'inchiesta sulla corruzione dei consulenti legali che preparano le gare d'appalto. Anche Paris sta per essere arrestato, ma non lo sa, e chiede a Baita a cosa puntino i magistrati. «Non credo che si siano accontentati di questo», gli risponde il signore del Mose, che aggiun ge: «C'è un'altra indagine molto importante in corso... Sulla Pedemontana Lombarda, sulla gara del secondo lotto... Che ha vinto Strabag». Paris: «Qual è il problema? Perché ha vinto Strabag?». Baita, a voce bassa: «Perché Impregilo, che aveva vinto il primo lotto, non ha rispettato alcuni impegni... rispetto a delle persone che erano garanti di Podestà e Formigoni». Paris: «Rispetto a delle persone... cosa vuol dire?». Baita: «Che loro si erano impegnati a dare del lavoro e probabilmente altre utilità... a degli intermediari di varia natura». Paris: «Non è stato fatto. E quindi sono stati puniti». Baita: «Esatto». L'AUTOSTRADA DIMEZZATA La Procura di Milano indaga da allora proprio sulla Pedemontana lombarda, sopra Milano. Una grande opera cara alla Lega, che però è ferma a meno di metà tracciato. Per cui quella superstrada da 4,2 miliardi resta semivuota, come la gemella Brebemi. Il primo tratto l'ha vinto Impregilo (con Astaldi, Gavio e Pizzarotti), dopo una gara rocambolesca. Il responsabile dell'appalto, Giuliano Lorenzi, fa finire il tracciato a 800 metri dallo svincolo, in aperta campagna. Per cui il pezzo mancante viene «riassegnato ex post» proprio a Impregilo. Creando così un contenzioso legale da tre miliardi con gli esclusi. Oggi l'ingegner Lorenzi è tra gli arrestati con l'accusa di aver truc cato gli appalti ferroviari in Liguria. Con il secondo lotto, vinto a sorpresa nel 2011 dal colosso austriaco Strabag, la procedura è ancora più bizzarra: al mattino il Tar conferma l'appalto; nel pomeriggio l'allora presidente di Pedemontana, Bruno Soresina, corre a firmare il mega-contratto, che il giorno dopo viene bocciato dal Consiglio di Stato. Però ormai i giudici, in base alla legge obiettivo, non possono più annullarlo, ma solo imporre un risarcimento di 22 milioni alla società pubblica Pedemontana. Oggi questo secondo lotto è ancora fermo. E la Pedemontana rischia il fallimento. Il governatore Roberto Maroni l'ha affidata all'ex pm Antonio Di Pietro, che lancia l'allarme: i soldi sono finiti, la società ha un anno di sopravvivenza. Dalle carte di Firenze, arrivate anche a Milano, risulta che come direttore dei lavori per la Pedemontana è stato scelto un ingegnere dello studio Spm, quello di Perotti. Mentre il progetto «free flow» porta la firma di Corinne Perotti, la figlia dell'architetto arrestato nel 2015. I BIG AGLI ATTI Nelle nuove inchieste di Roma e Genova compaiono anche i proprietari dei colossi delle costruzioni. Duccio Astaldi è indagato per turbativa d'asta: 20/11/2016 Pag. 42 N.47 - 20 novembre 2016 diffusione:335431 tiratura:472673 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato un appalto da 68 milioni che secondo l'accusa fu truccato per favorire la società Condotte, di cui è capo azienda, alleata con la coo perativa emiliana Ccc. Astaldi in luglio progettava di quotare in Borsa il suo gruppo, che con 1,3 miliardi è terzo per fatturato in Italia, due gradini sotto Sali ni-Impregilo. Le due società romane sono alleate in molti appalti e i titolari frequentano lo stesso circolo canottieri Aniene. Anche Pietro Salini è citato nelle intercettazioni. Due anni fa parlava con Incalza di «problemi per l'autostrada in Libia» e di «finanziamenti per il valico dei Giovi dell'alta velocità». Oggi i tecni ci della «banda Bassotti» lo chiamano «zio Pietro». E i carabinieri, intercettando il manager Longo, sentono Pietro Salini che gli chiede, con tono perentorio, di «non far vincere appalti alla Salc», che è «la società di suo cugino». RICATTO AL SISTEMA A indebolire «l'amalgama» è solo l'ambizione di De Michelis di gestire da sé le tangenti. A quel punto Giandomenico Monorchio vorrebbe cacciarlo, ma l'ingegnere contrattacca: minaccia di rivelare a Firenze i segreti del sistema. E per queste «manovre ricattatorie» ora è accusato anche di tentata estorsione. L'inchiesta però documenta che De Michelis ha incontrato davvero, più volte, un maresciallo della Guardia di Finanza. In un passaggio i carabinieri scrivono: «De Michelis afferma che anche un soggetto appellato "il professore" sarebbe coinvolto negli illeciti. Dal prosieguo della conversazione si comprende che intende riferirsi ad Andrea Monorchio, padre di Giandomenico». Secondo De Michelis, "il professore" avrebbe sollecitato lo sblocco dei finanzia menti per il terzo lotto della Salerno-Reggio Calabria, l'autostrada dove ha trovato lavoro la società del figlio. De Michelis, intercettato, assicura anche di aver denunciato i retroscena del mega-appalto per il tunnel del Brennero: un'opera da 8 miliardi, che coinvolgerebbe «anche un sottosegretario». E sulla Tav, minaccia Salini in persona: «Io devo fare arrivare un messaggio a Pietro, per ché le cose stanno diventando molto, molto pericolose». A fine agosto, due mesi prima dell'arresto, il tecnico si sente sicuro che lo scandalo sarà enorme: «Ci stanno gli ordini di servizio, le fotografie, c'è pure che la rendicontazione è sbaglia ta: hanno dovuto far cambiare la legge apposta». Un'altra sua frase, che allude a tre società-chiave (del gruppo Gavio, di Perotti e di Monorchio), è già trascritta nella richiesta d'arresto firmata a Roma dal pm Giuseppe Cascini: «Io c'ho una lettera in cui la Sina, la Spm e la Sintel si spartiscono i lavori...». Parola di Mostro delle grandi opere. 1. Alta velocità Terzo Valico dei Giovi (Genova-Milano) costo 6,2 miliardi imprese Cociv (Salini-Impregilo, Società Condotte d'acqua, Civ) problemi Inchiesta in corso. Indagati i manager del Cociv, tra cui il general manager per l'Italia di Salini-Impregilo, Michele Longo Firenze-Bologna costo Oltre 5 miliardi imprese Cavet (Salini-Impregilo, Cmc); progetto esecutivo gallerie Rocksoil (Lunardi) problemi Inchiesta, 2008, per danni al territorio; nel 2016 la Cassazione annulla le condanne. Tra gli imputati c'era anche Pietro Paolo Marcheselli, indagato a Genova per l'Alta velocità. Cavet spunta anche nell'indagine di Firenze su Incalza e Perotti 2. Tunnel del Brennero Galleria di base costo 8,8 miliardi (2,65 a carico dell'Italia) imprese Astaldi, Ghella, Oberosler, Cogeis (per il lato italiano) problemi La società Oberosler compare nell'indagine di Genova sul Terzo Valico. La direzione lavori era stata affidata alla società di Perotti Tunnel sotto il fiume Isarco costo 300 milioni imprese Salini, Strabag problemi Michele Longo, indagato a Roma e Genova, fino al 7 novembre scorso è stato il presidente del consiglio di amministrazione del consorzio Isarco 3. Ponte di Messina costo 8,5 miliardi circa imprese Consorzio Eurolink, di cui fanno parte Salini-Impregilo e Società Condotte d'Acqua problemi Il presidente del consiglio di amministrazione di Eurolink è Michele Longo, general manager di Salini indagato a Genova e Roma 4. Salerno-Reggio Calabria macrolotto V e VI costo 1,7 miliardi imprese Salini-Impregilo, Società Condotte d'acqua problemi Opera al centro di indagini a Roma e Genova 5. Mose costo 5 miliardi e 496 milioni di euro imprese Mantovani spa, Mazzi-Fincosit, Società Condotte d'acqua, coop Coveco, San Martino, Coedmar progetto Technital problemi Processo chiuso, condanne definitive Porto Marghera imprese Mantovani spa, Socostramo costo 261 milioni di euro (minimo) problemi Dibattimento in corso. Tra gli imputati l'ex ministro Altero Matteoli 20/11/2016 Pag. 42 N.47 - 20 novembre 2016 diffusione:335431 tiratura:472673 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 6. Expo Milano Piastra Expo costo 272 milioni imprese Mantovani spa, Socostramo, Coveco problemi inchiesta in corso Altri appalti Expo imprese Maltauro, cooperativa Cefla costo (minimo) 67 milioni problemi condanne definitive Milano-Sesto, Città della salute imprese Maltauro, Manutencoop, Cefla e altre costo 323 milioni problemi condanne definitive 7. Pedemontana Lombarda costo (minimo) 4 miliardi 220 milioni imprese prima tratta: Impregilo, Astaldi, Argo, Pizzarotti seconda tratta: Strabag, Fincosit, Maltauro progetto Technital problemi inchiesta in corso Foto: La stessa trama si ripete i Un intreccio perverso tra chi d E così i lavori dichiarati " Foto: I pochi che conoscono i segreti del sistema hanno un forte potere di ricatto 19/11/2016 Pag. 39.40 Ed. Frosinone diffusione:129764 tiratura:185029 Denise Compagnone . U n comparto ancora in crisi, quello dell'Edilizia, ma si intravedono dei piccolissimi segnali di ripresa. E, incredibile a dirsi, quei segnali arrivano anche dalla provincia di Frosinone. È quanto emerso dall'analisi effettuata dall'Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) in vista del convegno Ri-generazione, svoltosi ieri mattina in Prefettura, a Frosinone, alla presenza del Ministro per la semplificazione Marianna Madia (nella foto). L'occasione è stata ghiotta per parlare di rigenerazione urbana, di prevenzione sismica, ma anche ovviamente di come sta l'edilizia. In un panorama ancora critico, tra i dati emersi dall'analisi dell'Ance, c'è un comparto che mostra segnali di ripresa: quello delle compravendite residenziali. Nella provincia di Frosinone in particolare si legge sulla relazione - tra il 2015 e il 2016 si nota un miglioramento della tendenza delle compravendita di immobili, rispetto agli anni precedenti. Dal 2011 infatti la compravendita di immobili residenziali ha avuto sempre il segno negativo. Dopo un crollo costante dal 2012, nel 2015 si è registrato un +3,8 rispetto al 2014. Mentre nel primo semestre del 2016 un + 14,6 rispetto allo scorso anno nello stesso periodo (2015). Per quanto riguarda due indicatori cruciali che riguardano l'occupazione il quadro non è così nero come fino a pochi mesi fa. Il primo è il numero degli occupati: Frosinone passa da 4.821 operai edili attivi totali nel 2015, a 4830 nel 2016. Il secondo sono le ore lavorate: vi è stata una diminuzione di oltre 35.000 ore nel Lazio rispetto al periodo aprile-settembre 2016 e 2015. A fronte di un calo significativo riscontrato su Roma, si registra la tendenza positiva di Frosinone (unica nel Lazio in crescita insieme a Latina) con 2.491.000 ore lavorate nel 2016 e 2.396.000 nel 2015. Ben diversa, invece, la situazione delle imprese edili attive: le 1140 aziende registrate nel 2015 sono diventate 1070 nel 2016, ben 70 in meno in un anno. «Assumiamo questi primi, ancora flebili, segnali positivi per dare slancio al presente e al futuro» ha detto il presidente di Ance Giovani Frosinone Gaetano La Rocca che ha aperto il convegno ieri. Continua a pag. 40 segue dalla prima pagina Prosegue La Rocca: «Abbiamo deciso di titolare questo nostro incontro Rigenerazione! nella convinzione, da un lato che ci sia bisogno di nuove idee e di proposte innovative da parte di chi come noi giovani imprenditori è proiettato verso il futuro; e dall'altro che sia essenziale un cambiamento di passo e di prospettiva». In particolare si è parlato di sicurezza: mettere in sicurezza non può essere sinonimo di emergenza, bensì di pianificazione. «Serve un grande piano di rigenerazione, prevenzione sismica, sicurezza idrogeologica dei territori» ha detto Roberta Vitale, presidente del gruppo giovani imprenditori Ance. Parole queste apprezzate dal Ministro Madìa: «Sono contenta di sentir parlare per una volta i giovani della mia generazione con entusiasmo e fiducia nel futuro». La Madìa ha poi parlato del gran lavoro sulla trasparenza «grazie alla quale non c'è più la convinzione di una Pubblica Amministrazione lontana dal privato», e quello sulla semplificazione ovvero la legge 124, la riforma della Pubblica Amministrazione. «Con queste riforme interveniamo sulla certezza delle regole, la certezza di avere una risposta e sui tempi. Tutti aspetti importanti per un rapporto più efficiente tra pubblica amministrazione e privato» ha concluso il ministro. Denise Compagnone SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Edilizia in ripresa, il ministro Madia: «Felice di vedere tanto fermento» 19/11/2016 Pag. 54 N.228 - 19 novembre 2016 diffusione:65417 tiratura:125269 L'OPA SPINGE LA RIPRESA Teresa Campo Continua a soffrire ma migliora il trend del cosiddetto mattone di carta italiano ovvero fondi immobiliari, siiq e società quotate. Un mercato che rappresenta un patrimonio immobiliare di circa 60 miliardi di euro (erano 59 nel 2015) e in cui i fondi riservati restano preponderanti, l'82,1% del totale, stabile. Ma la cosa interessante è che sono proprio le altre voci a dare segnali di risveglio. È quanto emerge dal 29° Rapporto su I fondi immobiliari in Italia e all'estero, appena presentato da Scenari Immobiliari. In linea con quanto accade negli altri Paesi europei, infatti, il settore dei fondi immobiliari conferma la ripresa dei mercati immobiliari e ne rappresenta un motore importante. In particolare nel corso del 2016 il Nav dei fondi immobiliari italiani (sulla base delle stime di chiusura dei bilanci) dovrebbe toccare i 47,8 miliardi di euro, con un incremento del 4,6% sull'anno precedente. E punta ai 50 miliardi per fine anno. Il patrimonio immobiliare detenuto direttamente è già di 53 miliardi di euro e potrà crescere fino a quasi 55 miliardi. «Oltre agli operatori italiani ci si aspetta infatti che anche sgr internazionali ricorrano a questo strumento per operare sul mercato tricolore», spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. «I risultati potrebbero quindi essere anche migliori del previsto». Ma ad aumentare non è solo il patrimonio dei fondi. «Il calo del costo del denaro e le operazioni di ristrutturazione del debito», si spiega nel Rapporto, «stanno riducendo l'indebitamento del sistema che, in cinque anni, è sceso da 30 miliardi di euro a 24 miliardi». Il numero di fondi operativi è leggermente calato per la chiusura di quelli di tipo familiare, ma nel 2017 è atteso un leggero incremento. La performance media si conferma positiva anche se non brillante. Infine, stabile l'asset allocation del sistema, che vede gli uffici fare la parte del leone con oltre il 50% del totale, seguiti dagli immobili commerciali che rappresentano il 10%. Ma come accennato, è soprattutto dai fondi immobiliari retail, cioè accessibili anche ai risparmiatori, che comincia ad arrivare qualche buona notizia. Più volte messi sotto accusa in questi anni, perché soggetti ad allungamenti forzosi delle scadenze, scarsamente remunerativi e del tutto illiquidi, cominciano infatti a migliorare anche in termini di redditività. «Gli ultimi bilanci evidenziano un rendimento medio del 2,4% annuo in termini di Irr, cioè comprensivo dei flussi di cassa, in leggero miglioramento rispetto all'anno precedente», spiega Gottardo Casadei, responsabile dell'omonimo studio di consulenza immobiliare. «Ma a questo si accompagna anche una sostanziale rivalutazione delle quotazioni di borsa, tale da portare il rendimento medio composto dei fondi immobiliari quotati addirittura al 16%». Merito delle varie opa e contro opa che hanno interessato ben cinque dei 24 fondi quotati, e che appunto si sono tradotti in un aumento delle quotazioni, che si sono rapidamente allineate ai prezzi delle varie offerte, riducendo significativamente lo sconto dei corsi rispetto al Net asset value. «Ma c'è stato un effetto positivo anche a livello psicologico, che si è tradotto in un ritorno di fiducia sul comparto», prosegue Casadei. «Se qualcuno li vuole, vuol dire che sconti tra prezzi del fondi e Nav talvolta superiori al 50% non sono giustificati e che il loro è senz'altro superiore sia alla quotazione di borsa sia ai valori di opa». Non a caso l'adesione dei quotisti alle offerte straordinarie non è stata significativa e diverse non sono andate in porto o hanno comunque raccolto molto meno del previsto. Nemmeno il timore che, una volta concluse le offerte, i prezzi sarebbero tornati ai valori precedenti è riuscito a convincerli. «Era un timore del resto infondato», aggiunge Casadei. «Tutti i fondi andranno in scadenza nel giro di un paio d'anni, con rare eccezioni. Il mercato immobiliare italiano è inoltre in ripresa. Risultato: i fondi stanno via via vendendo gli asset ancora in portafoglio, magari con qualche plusvalenza, e questo consente di riassorbire nel tempo lo sconto rispetto al Nav». Ma a dare una mano ai fondi immobiliari quotati ha contribuito anche un recente intervento di Banca d'Italia, che ne ha sottolineato i progressi: «È migliorata la redditività e le svalutazioni sono diminuite», sottolinea l'organo di vigilanza. Allo SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fondi immobiliari Più utili e meno debiti per i titoli del settore grazie alle offerte straordinarie. Ma si avvicinano le scadenze 19/11/2016 Pag. 54 N.228 - 19 novembre 2016 diffusione:65417 tiratura:125269 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato stesso tempo però ha puntato il dito su quello che ancora resta un problema, e cioè il valore degli asset nel tempo. «A questo proposito Bankitalia per la prima volta ha parlato del legame tra fondi ed edilizia e di filiera immobiliare, che appunto va dal mondo delle costruzioni agli strumenti di finanza immobiliare», spiega Casadei. «L'indicazione dell'organo di vigilanza è molto importante perché sottolinea quali devono essere i capisaldi per la gestione di un fondo e la scelta degli immobili sui cui investire». I capisaldi sono la location di ogni immobile perché incide sul prezzo e sulla sua tenuta nel tempo, e la sua capacità di generare flussi di cassa. Proprio la redditività può essere incrementata intervenendo su caratteristiche servizi legati all'immobile, in primo luogo mezzi di trasporto e connessione internet. «In altre parole è ovvio che non tutti possono comprare edifici top in centro, i cosiddetti immobili core che tutti vorrebbero», sottolinea Casadei. «I servizi però, internet in primo luogo, migliorano la percezione di ogni edificio, anche se periferico, riuscendo a conferirgli maggiore centralità. Sarà quindi proprio l'edilizia a fornire i nuovi immobili, i cosiddetti 4.0 oppure a riqualificare quelli esistenti rendendoli interessanti come prodotti di investimento. Solo seguendo questa via i fondi immobiliari non scompariranno. E non saranno sostituiti dalle siiq». (riproduzione riservata) L'IDENTIKIT DEI FONDI IMMOBILIARI QUOTATI 80% 60% 40% 20% 0 10% 8% 6% 4% 2% 0 Sfittanza GRAFICA MF-MILANO FINANZA 76% 7% Quali prodotti pesano all'interno dei Fondi* 50% Uffici 25% Uffici 9% 4% Commerciale Quanto rendono questi prodotti** 7% 10% 34% 8% Commerciale 21% 6% 40% Misto 20% Misto 7% 2005 2015 * In termini di incidenza del patrimonio per comparto sul patrimonio totale ** In termini di redditività media lorda da locazioni Fonte: Studio Casadei I NUMERI DEL SETTORE DEI FONDI DEL MATTONE IN ITALIA N° fondi operativi Nav (2) Indebitamento esercitato Performance (Roe) * Stima ** Previsione (1) Patrimonio immobiliare (4) (3) 2011 312 36.100 46.400 28.500 0,7% Dati in milioni di euro 2012 358 37.000 47.300 29.700 -1,8% 2013 365 39.000 49.600 31.500 -0,5 2014 385 43.500 50.500 30.700 1,2 2015 390 45.700 52.100 26.000 0,5 2016* 2017** 395 47.800 53.000 24.000 0,3 49.300 54.700 23.500 1) Fondi autorizzati dalla Banca d'Italia anche riservati, che hanno concluso il collocamento 2) Valore del patrimonio netto dei fondi al 31 dicembre di ogni anno 3) Finanziamenti effettivamente ricevuti (stima) 4) Roe dei fondi retail e di un campione di fondi riservati Fonte: Scenari Immobiliari 19/11/2016 Pag. 25 diffusione:40471 tiratura:74049 Box, sconti ampi Detrazioni senza bonifi co ad hoc VALERIO STROPPA La detrazione fiscale sull'acquisto di un box auto pertinenziale spetta anche se il pagamento del prezzo avviene senza bonifi co «parlante». In questo caso, però, per non perdere il diritto allo sgravio Irpef il compratore deve farsi rilasciare dall'impresa venditrice un'apposita autocertifi cazione, attestante che i corrispettivi accreditati a proprio favore sono stati inclusi nella contabilità ai fi ni della successiva tassazione. È quanto afferma l'Agenzia delle entrate nella circolare n. 43/E, pubblicata ieri. L'articolo 16-bis del Tuir, infatti, contempla l'ammissibilità della detrazione Irpef del 36% (ora potenziata al 50%) anche per gli interventi relativi alla realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali a immobili residenziali, nonché per il loro acquisto. In questo caso, il benefi cio è riconosciuto limitatamente ai costi di realizzo comprovati da apposita attestazione rilasciata dal costruttore, come chiarito da diversi documenti di prassi. Nel caso oggetto dell'istanza di interpello, però, mancava uno dei requisiti essenziali necessari a fruire del bonus ristrutturazioni, vale a dire la modalità di pagamento «super-tracciabile» del bonifi co parlante (con indicazione dell'apposita causale, del codice fi scale del benefi ciario e della partita Iva del soggetto che esegue i lavori). Oltre a garantire un migliore controllo dei ussi fi nanziari, tale meccanismo consente pure l'applicazione della ritenuta d'acconto dell'8%, che banche e Poste italiane devono operare all'atto del versamento. Motivo per cui la risoluzione n. 55/E del 2012 ha chiarito che la non completa compilazione del bonifi co, che pregiudichi l'obbligo di ritenuta, fa venir meno il diritto alla detrazione (salva l'ipotesi di ripetizione del pagamento, mediante bonifi co corretto). Nel nuovo caso affrontato dall'amministrazione, tuttavia, le Entrate definiscono tale preclusione superata, ogni volta in cui «risulti comunque soddisfatta la fi nalità della norma agevolativa, tesa alla corretta tassazione del reddito derivante dalla esecuzione delle opere di ristrutturazione edilizia e di riqualifi cazione energetica». Si possono quindi individuare due ipotesi, entrambe risolte dall'Agenzia in maniera pro-contribuente, al rispetto di certe condizioni. La prima è quella in cui l'acquirente paga il prezzo del box con assegno e ciò risulta attestato nell'atto notarile: la detrazione è ammissibile qualora il venditore ottenga dall'impresa venditrice, oltre all'apposita certifi cazione circa il costo di realizzo del box, «una dichiarazione sostitutiva di atto notorio che attesti che i corrispettivi accreditati a suo favore sono stati inclusi nella contabilità ai fi ni della loro concorrenza alla corretta determinazione del reddito del percipiente». Situazione analoga quando il bonifi co è stato fatto, ma in maniera tradizionale «non parlante», senza cioè seguire gli adempimenti di legge. Pure in tale fattispecie il bonus fi scale è in salvo, purché l'acquirente ottenga la medesima autocertifi cazione supplementare dal venditore. attestato nell'atto notarile: il bonifico è stato fatto ma in Acquisto box auto pertinenziale: quando spetta la detrazione l' La detrazione Irpef delle spese per l'acquisto • di box auto pertinenziale è ammissibile anche nel caso di pagamento con assegno o con bonifi co bancario/postale «non parlante»; in tale ipotesi, i contribuenti devono farsi rila• sciare dall'impresa venditrice un'autocertifi cazione attestante che i corrispettivi sono stati inclusi nella contabilità dell'impresa; la dichiarazione sostitutiva di atto notorio do• vrà essere presentata al Caf o professionista che predispone la dichiarazione dei redditi, nonché su richiesta degli uffi ci. Foto: La circolare sul sito www.italiaoggi.it/documenti SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Circolare delle Entrate apre all'autocertifi cazione 19/11/2016 Pag. 1 diffusione:40257 tiratura:94823 Manovra, 100 modifiche I ministri temono l'addio MARCO PALOMBI p Non era mai successo che i componenti dell ' e secutivo presentassero tutte queste proposte di modifica al Bilancio da loro stessi inviato alle Camere. Molte idee, ma soprattutto quella di assumere gente A PAG. 2 Una roba del genere non s ' era vista mai: 100 emendamenti alla manovra, tanti ne sono arrivati dai vari membri del governo al ministero dei Rapporti del Parlamento, che li ha diligentemente catalogati. Gli Esteri vogliono 4 modifiche come la Difesa, 7 i Beni culturali e la Salute, 11 l ' Economia, 14 il Lavoro e addirittura 18 il ministero delle Infrastrutture. Due, incredibilmente, arrivano pure da Palazzo Chigi e sulla tanto sbandierata edilizia scolastica. Una cosa mai vista. Per capirci, in genere dai ministeri arrivano una ventina di emendamenti e ne vengono presentati sei o sette. Nei casi più difficili si è saliti alla trentina richiesti e alla dozzina presentati: 100 è un inedito ed è pure difficile capire chi " p remi are " e chi no. In sostanza, i ministeri stanno scrivendo una seconda manovra via emendamenti, smentendo la Legge di Bilancio che il governo - con la procedura opaca che sappiamo - ha depositato in Parlamento. Parecchi dei proponenti intanto - e s ' intende i ministri - telefonano in giro per raccomandarsi e raccontare la loro preoccupazione: " Qui non è detto che il 5 dicembre ci sia ancora un governo " , il refrain . Tra le proposte c ' è di tutto: minuzie, mancette, proroghe (cose che in genere vanno nel decreto di fine anno, ma non si sa mai...), norme interpretative, cose sacrosante, cantieri, ma soprattutto assunzioni. Assumere tutti prima che sia troppo tardi Ora che i ministri temono la morte politica svuotano tutto l ' armadio delle proposte, ma con un occhio di riguardo al personale. È un diluvio che, venisse approvato, potrebbe aiutare le statistiche sul lavoro assai più del Jobs Act. Il record spetta al ministero della Giustizia, che tenta il colpaccio (su richiesta di Procure e Tribunali): l ' assunzione di 2.500 unità di personale amministrativo al costo di circa 85 milioni l ' anno. Fuori da questi, al ministro Orlando piacerebbe avere anche 60 persone in più al Dipartimento giustizia minorile. Numeri meno alti, ma variegati, per il ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Si parte dalle assunzioni dirette per " esigenze varie " : 270 unità al costo di 10 milioni l ' a nno. Poi c ' è la " stabilizzazione e relativa assunzione " degli ispettori di volo Enac, oggi a tempo determinato (costo: 1,1 milioni). E ancora: altre assunzioni di personale " per esigenze del Consiglio superiore dei lavori pubblici " (32 unità, costo: 1,8 milioni a regime). Infine c ' è l ' i n c r e m e nto dell ' organico (300 unità) per le Capitanerie di Porto Guardia Costiera. Costo a regime: 9 milioni l ' anno. Anche il ministero dell ' Istruzione vuole le sue assunzioni: 164 unità di personale non docente per 7,5 milioni e pure misure per inserire nell ' organico di diritto - cioè stabile - posti dell ' or g an ic o di fatto (cioè supplenti). Finita? Macché. L ' Agenzia per l ' Italia digitale dovrebbe passare da 93 a 250 dipendenti in due anni: il costo del lavoro passerebbe da 6,6 a 23,3 milioni l ' anno. Il ministero dello Sviluppo chiede invece di potenziare le attività dell ' Istituto per il commercio estero con 50 assunzioni per un costo di 8,4 milioni nel triennio. Non mancano il ministero dell ' A mbiente (124 unità per 5 milioni di spesa l ' anno) e quello del Lavoro, che chiede 50 milioni per " effettuare assunzioni a tempo indeterminato di Lavoratori socialmente utili (Lsu) che operano da molti anni presso enti pubblici " . Poi ci sono le variazioni sul tema: il ministero della Salute vuole 30 persone per tre anni (1 milione l ' anno) per prendersi le competenze, oggi in carico alle Prefetture, sul rimborso delle spese sanitarie degli stranieri; alla Giustizia vogliono fondi per prorogare i progetti di formazione dei tirocinanti e per pagare gli straordinari del personale amministrativo che abbia " raggiunto gli obiettivi assegnati " ; il Viminale chiede di " incrementare le componenti retributive del personale dei Vigili del fuoco " e, già che c ' è, pure la diminuzione dei tempi di formazione dei prefetti (così entrano in carica subito e a stipendio pieno) e l ' estensione alla categoria del " trattamento economico di missione all ' es tero " . Il ministero dell ' E c o n omia propone un bizzarro emendamento per " proc edure riguardanti i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità della Regione Calabria " e la Funzione Pubblica tra le altre cose - di ricollocare i SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TIMORI Gli elettori spaventano, meglio correre ai ripari 19/11/2016 Pag. 1 diffusione:40257 tiratura:94823 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato professionisti della Croce Rossa in eccedenza al ministero della Salute. Cosette, mancette, pie illusioni e colpacci C ' è il capitolo di quelli che ci provano a futura memoria: Giuliano Poletti propone di mettere 1 miliardo di euro sulla lotta alla povertà e 200 milioni sul Fondo Non Autosufficienze. Poi c ' è il capitolo di quelli che tentano il colpaccio. Gian Luca Galletti con due emendamenti vorrebbe cambiare la gestione d el l ' Ambiente in Italia: la nomina di un commissario unico nazionale per le bonifiche e la liquidazione di Sogesid Spa, chiacchierata società del ministero, a favore dell ' altrettanto chiacchierata Invitalia. Graziano Delrio, invece, spende un paio di f iches su Anas (un fondo da 700 milioni per ridurre il contenzioso e soldi per vari cantieri in giro per lo Stivale) e vuole 45 milioni per incentivare il " lavoro in somministrazione " nei porti. Poi ci sono le cosette: Orlando vuole prorogare il commissario al Palazzo di Giustizia di Palermo; Alfano 25 milioni per una piattaforma informatica; Lorenzin chiede un Centro Nazionale Sangue (2 milioni), Carlo Calenda i Centri di competenza ad alta specializzazione per l ' Industria 4.0 (30 milioni), Franceschini 20 milioni per l ' apertura dei musei. Poi ci sono le mancette, piccoli stanziamenti, magari pure meritevoli. Regnano i Beni culturali: 5 milioni per la scuola del ministero; 500 mila euro a ogni istituto di interesse nazionale per istituire una segreteria tecnica; 30 milioni dal 2017 alle Fondazioni lirico-sinfoniche; 200 mila euro ciascuno a Istituto Luce, Biennale di Venezia e Centro sperimentale di cinematografia: 120 mila euro al Centro di documentazione ebraica. La Difesa vuole soldi per i suoi dipendenti e le associazioni combattentistiche; Delrio 7 milioni per lavori in 28 Comuni e 63 in tre anni per le ciclovie turistiche; la ministra Giannini propone di dare 577 mila euro alla Scuola Europea di Brindisi. Tutto nel ddl Bilancio, dove inserire misure micro-settoriali è vietato per legge. Ma il tempo stringe e non sia mai che il 5 dicembre... Paura Dai ministri quintali di modifiche al Bilancio: soldi e cantieri prima del voto Ansa/ LaPresseIPROTAGONISTI GIAN LUCA GALLETTI Il ministro dell'Ambiente vuol chiudere Sogesid e prendersi le bonifiche DARIO FRANCESCHINI Fondi a pioggia per piccole istituzioni dal titolare dei Beni Culturali GRAZIANO DELRIO Centinaia di assunzioni: al ministero dei Trasporti non possono farne a meno CARLO CALENDA Per il piano Industria 4.0 gli servono centri di alta competenza (e 30 milioni) 1 mld Modifica più onerosa: Poletti lo vuole per il piano povertà Foto: Padoan Ansa 19/11/2016 Pag. 27 Ed. Avellino diffusione:46987 tiratura:77355 Gambacorta: «Sostituzione edilizia» Un anno fa l'inchiesta sugli appalti La Provincia punta alla sostituzione edilizia. C ome è avvenuto già con il completamento ex novo del «F ortunato- Scoca» a contrada Baccanico, con il nuovo «Alb erghiero» a via M orelli e Silvati. Si sta realizzando anche la nuova palazzina del liceo C olletta che a dicemb re sarà pronta. Sono 5 8 le strutture gestite da palazzo C aracciolo. Nelle zone sismiche del cratere sono state realizzate numerose scuole tra gli anni ' 8 0 e il ' 9 0 , ce ne sono alcune di tipo americano che sono cioè totalmente antisismica. Per il resto un po' tutte le scuole della provincia sono in b uona parte continuamente manutenute. Si tratta di complessive 5 8 strutture che hanno b isogno di continui interventi. La struttura tecnica è forte di solo tre tecnici e q uesto magari potreb b e essere un prob lema. C i si aspetta ora che gli inq uirenti vogliano approfondire le indagini sulle sei scuole su cui sono stati effettuati lavori ai solai. V a ricordato che è solo di un anno fa l'inchiesta che portò all'arresto di funzionari del settore edilizia scolastica e d' imprenditori. D all'inchiesta del Nucleo di polizia trib utaria della G uardia di F inanza di Avellino emerse che un pugno di scuole (ad Avellino, Atripalda, Ariano e V allata) tra q uelle che gestisce la Provincia erano sottoposte a interventi di manutenzione con modalità ab b astanza standardizzata. Il dirigente gestiva la contab ilità ed era in grado di modificarla di volta in volta. D a verificare se egli stesso trattenesse somme per se o se la gestione della contab ilità in maniera disinvolta era legata strettamente anche alla natura degli interventi, spesso urgenti su infissi e coperture. Nell'inchiesta forniture relative agli infissi alla Palestra del D e C apraris di Atripalda: 3 2 mila euro; la manutenzione straordinaria alla M aj orana di G rottaminarda: 4 5 mila euro; ma anche piccole forniture da 3 0 0 0 euro e da 1 5 mila euro, erano contab ilizzate e non consegnate. U n tecnico che venne arrestato si sareb b e spinto secondo la Procura anche a costruire un falso documento contab ile nel dicemb re del 2 0 0 9 per i lavori di manutenzione proprio al tetto dell'istituto D e Luca di Avellino. La frode contestata al dirigente era relativa alla contab ilizzazione di maggiori lavori eseguiti o forniture. In alcuni casi passava sotto silenzio che alcuni materiali non venissero affatto sostituiti (la manutenzione era sufficiente a far semb rare nuovi q uelli preesistenti). SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il piano 19/11/2016 Pag. 11 Ed. Benevento diffusione:46987 tiratura:77355 «Cosentino? Che c'importa qui servono lavoro e futuro» Casal di Principe, quasi dopoguerra. Il sindaco: ci sentiamo soli Lo scandalo Gli immobili fuorilegge sono il 35% circa 1500 altissimi i costi per demolire medaglia, che rende drammatico il dopoguerra di Casale: i costi della legalità. Ne è esempio la grande quantità di immobili abusivi, che raggiungono il 35 per cento dell'intero paese abitato. Sono una macchia rossa nei grafici del Comune. La spia di un piano regolatore arrivato solo dieci anni fa, di un'economia edilizia, con imposizioni di forniture di cemento dettate dal clan Schiavone, di assenza di regole favorite da mancanza di controlli. Il calcolo degli uffici tecnici comunali, ringiovaniti e ripuliti con assunzioni rese possibili da pensionamenti e alcune leggi, parla di 1500 immobili abusivi e di 140 abbattimenti richiesti dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Ogni abbattimento costa in media 140mila euro, produce 200 metri cubi di materiali di risulta. Sui primi tre abbattimenti da eseguire, le prime proteste. Il Comune avrebbe voluto acquisire gli immobili, per rivenderli ai proprietari disposti a ricomprarli. «Noi siamo pronti all'acquisto di casa nostra, pur di evitare l'abbattimento che sarebbe una tragedia dopo tanti anni» dice la coppia che esce dall'ufficio del sindaco. Case abbattute significano un tetto da trovare per seimila sfollati, 300mila metri cubi di materiali di risulta da eliminare, 210 milioni di costi per l'esecuzione. Un lusso, per un Comune che esce da tre dissesti di bilancio. Gran parte dei debiti erano per la fornitura d'acqua. Nessuno a Casale ha mai avuto un allaccio regolare per l'allaccio idrico, nessuno ha mai pagato un canone. E le aziende del servizio idrico, tornata la legalità, hanno presentato il conto al Comune. Arretrati saldati e dovrebbe cominciare l'installazione dei contatori. Bisogna escludere le case abusive e per ora il pagamento viene fatto a forfeit. Dice un commerciante sul corso principale: «Il forfeit di fornitura per un esercizio commerciale ammonta a 650 euro. Per uso domestico si arriva a 350». Tutti si rendono conto che è stato pesante adagiarsi sugli occhi chiusi. Ognuno rivendica i suoi crediti passati. Come la Regione, che ha presentato un decreto ingiuntivo di 500mila euro al Comune, per aver anticipato i soldi di alcuni abbattimenti di immobili abusivi. E poi l'Imu, e poi la spazzatura: quasi nessuno ha pagato durante la «guerra». L'amministrazione comunale sta regolando l'elenco di chi è obbligato a pagare. Proprietà e stati di famiglia alla mano. Spiega un piccolo imprenditore edile, che vuole l'anonimato: «Qui eravano noi a portare avanti l'economia del paese. Operai, carpentieri, artigiani partivano per Modena o Reggio Emilia nei fine settimana. Bastavano pochi giorni di lavoro per guadagnare bene. La crisi ha investito tutti, il lavoro è poco, l'edilizia è bloccata». Reggono le produzioni di mangimi per le bufale, ma sono attività saltuarie. Le macerie di Casal di Principe sono dramma socio-economico. Nonostante si respiri vitalità nel parco pubblico don Diana, nello stadio riaperto dove sono iscritti in 1000 per allenarsi a correre, nella piscina dove 100 ragazzi vanno a nuotare gratis. Tutto sembra facile dopo la repressione giudiziaria. Ma le difficoltà arrivano dopo. «È nel dopo che lo Stato deve far sentire la sua presenza - conclude il sindaco Natale - con disponibilità a risolvere gradualmente i problemi di ripristino della legalità. In questa situazione, cosa importa alla gente di Casale della sentenza di Cosentino?» Foto: Ex sottosegretario Nicola Cosentino in un'immagine d'archivio In alto a sinistra Renato Natale sindaco di Casal di Principe SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La città e la sentenza 21/11/2016 Pag. 5 N.45 - 21 novembre 2016 tiratura:25000 La Top 100 edilizia vale 18 miliardi Nel 2015 la classifica delle prime cento imprese di costruzioni non riserva particolari sorprese (e questo non è necessariamente un bene) soprattutto al vertice. Ogni nuovo acquisto di impresa si è fermato se non per quanto riguarda qualche ramo d'azienda. L'unica grande operazione è all'estero: Salini Impregilo (la cui fusione è stata perfezionata nel gennaio 2014) nel novembre 2015 ha acquistato Lane facendo degli Usa il suo nuovo "mercato domestico". E peraltro, da fuori nessun altro si avventura in Italia dopo che l'impresa austriaca Strabag, nel febbraio 2008 acquistò e ridenominò Adanti, e, a scala molto minore, la tedesca Max Streicher, specializzata in gasdotti, aprì una filiale nel gennaio 2010, mentre la spagnola Sacyr ha ceduto nell'aprile 2012 la maggioranza del consorzio stabile Sis. Nella top ten di questa classifica il fenomeno da rilevare è l'impetuosa crescita all'estero di Bonatti , impresa specialistica che dà valore aggiunto impiantistico alla posa di gasdotti e oleodotti. Se le crescite più significative sono trainate dall'esportazione (Salini Impregilo, Astaldi, Condotte, Cmc, Pizzarotti e Cimolai, nelle costruzioni metalliche), altre imprese iniziano ad affacciarsi: Itinera, Mantovani (la novità è un contratto salito a 75 milioni per l'ampliamento del porto di Aqaba), Vianini Lavori,... LE IMPRESE PIÙ DINAMICHE Se della top ten si sa tutto o quasi (perché le imprese sono oggetto di ampia disamina anche qualitativa nello Speciale Classifiche 1) scendendo in classifica l'esame riserva qualche sorpresa. L'impresa Ghella , strettamente familiare e lontana dai riflettori, cresce dell'80% anche per un ritorno sul mercato italiano delle grandi infrastrutture. Rizzani de Eccher cresce grazie a Codest International (la società un tempo compartecipata con Astaldi con cui lavora nell'imprendibile Russia). E Condotte grazie e Inso e a Cossi Costruzioni, con le quali presidia rispettivamente i lavori ferroviari del nodo di Firenze (oltre all'edilizia soprattutto ospedaliera) e quelli di Alptransit in Svizzera. Italiana Costruzioni si segnala tra le più dinamiche imprese che puntano all'edilizia di prestigio e osano in formule di partenariato pubblico privato. Carron si conferma tra le imprese più giovani e dinamiche con una politica di presidi territoriali particolarmente riuscita con Carron Bau in Alto Adige. Intercantieri Vittadello dopo una crescita 2015 non sostenibile sta diversificando dalla tradizionale attività nei lavori pubblici con Progevi, società per il trattamento dei rifiuti. I NUMERI Tenendo conto dell'assenza, quest'anno, dell'impresa Gcf (armamento ferroviario), il cui bilancio, come lo scorso anno, è stato reperibile fuori tempo massimo e che si sarebbe posizionata 17°, nel 2015 le 100 maggiori imprese di costruzioni per bilancio civilistico sommano oltre 18 miliardi di cifra d'affari mostrando una crescita del 3,7%. Il campione mostra una decisa concentrazione al vertice (ma ovviamente meno accentuata che nella classifica dei 50 gruppi) con le top 5 che rappresentano il 43,2% del fatturato dell'intero lotto. A livello reddituale se da una parte crescono ebitda ed ebit (del 17,7% e del 20,2%), dall'altra diminuiscono gli utili (dell'11,7%) ma sono limitate a 16 le società in perdita. L'indebitamento finanziario netto è ridotto del 5,6% (e sono ben 31 le posizioni finanziarie attive) ed è ampiamente coperto da un patrimonio arricchito del 2,9%. SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Numeri tutti positivi (tranne l'utile). Salgono Condotte e Bonatti, nove le new entries 21/11/2016 Pag. 2 N.45 - 21 novembre 2016 PROGETTI E CONCORSI tiratura:25000 Rischio incendi, per le scuole nuove norme ancora bloccate Non si raggiunge l'intesa tra ministero dell'Interno (Vigile del Fuoco), Comuni e Regioni per mandare in pensione le regole prescrittive del 1992 MARIAGRAZIA BARLETTA Èstata messa a punto più di due anni fa, ma resta bloccata, la normativa che potrebbe facilitare la messa in sicurezza delle tante scuole italiane ancora non in regola sul fronte antincendio. Una norma flessibile, basata su un approccio prestazionale e in grado non solo di garantire almeno lo stesso livello di sicurezza che si otterrebbe seguendo la vecchie disposizioni, ma anche un reale risparmio economico. Questo provvedimento, licenziato in via provvisoria dal ministero dell'Interno, da mesi è sui tavoli del Miur per il dovuto accordo. Se ne discute presso l'Osservatorio nazionale per l'edilizia scolastica, nell'ambito del quale è stata riconosciuta come punto critico la mancanza di definizione di una data oltre la quale le nuove norme sulle scuole dovrebbero rimpiazzare quelle attualmente in vigore. Un punto sul quale occorre ora trovare un'intesa. La normativa di prevenzione incendi delle scuole risale al 1992. A partire dalla sua entrata in vigore furono cinque gli anni concessi alle strutture scolastiche per adeguarsi alle nuove prescrizioni, ma a ventiquattro anni dall'emanazione di quel decreto, molte scuole italiane continuano ad essere fuori norma. Nel 58 per cento delle scuole mancano le certificazioni di prevenzioni incendi. È il dato, riferito al 2015, registrato da «Ecosistema Scuola», il rapporto di Legambiente sulla qualità dell'edilizia scolastica, giunto alla sua XVII edizione e presentato lo scorso 3 novembre. Una fotografia basata su un campione di quasi 6mila edifici distribuiti in 86 capoluoghi di provincia. Nel rapporto dell'Invalsi «I processi e il funzionamento delle scuole» dello scorso 25 ottobre si legge, invece, che solo un'istituzione scolastica su quattro dichiara di possedere certificazioni di prevenzione incendi e di agibilità per tutti i suoi edifici. Si tratta di dati aggiornati ad aprile 2015 e riferiti al 98 per cento delle scuole statali di primo e secondo ciclo (8.522 scuole). Una spinta all'adeguamento potrebbe arrivare, dunque, dalla nuova normativa antincendio specifica per le scuole, pronta da tempo per entrare nel nuovo testo di prevenzione incendi diventato realtà con il decreto del ministero dell'Interno del 3 agosto 2015, in vigore dal 18 novembre 2015. La nuova normativa per le scuole andrebbe ad inserirsi, dunque, in un apparato normativo già formato, molto più moderno e flessibile rispetto alle tradizionali norme prescrittive, perché basato su un metodo prestazionale. Ed è di questo innovativo approccio che le nuove disposizioni sulle scuole beneficerebbero. Se queste diventassero realtà, il professionista, sempre muovendosi tra i paletti stabiliti dalla legge, potrebbe, anche nella progettazione antincendio delle scuole, scegliere con maggiore libertà la strada migliore e anche più conveniente per raggiungere un risultato che garantisca il giusto livello di sicurezza. Con la nuova norma, la strategia antincendio sarebbe confezionata dal progettista, tenendo conto delle peculiarità dell'edificio su cui si trova ad operare. Al contrario, la normativa attualmente in vigore per le scuole, risalente al 1992, deriva da una valutazione direttamente effettuata dal legislatore che ha dovuto trarre prescrizioni valide indistintamente per qualsiasi scuola del nostro territorio (oggi ne sono circa 43 mila). Prescrizioni che spesso si sono rivelate difficili da applicare agli edifici realizzati prima del 1992. Tra l'altro, quando la bozza del nuovo testo di prevenzione incendi fu presentata al Viminale il 30 aprile 2014, la normativa specifica per le scuole faceva parte del testo, ma poi fu stralciata dal decreto andato in «Gazzetta ufficiale». Eppure ad aprile 2014, quando il nuovo apparato normativo - che allora aveva l'ambizione di diventare un codice applicabile su vasta scala - fu presentato, si prese come esempio una scuola proprio per dimostrare l'effetto rivoluzionario della nuova normativa prestazionale. Si trattava di una scuola in esercizio dal 1930, di superficie lorda pari a 4.240 metri e con 754 studenti. Il risparmio che si sarebbe ottenuto, adeguando quella scuola attraverso le nuove norme, venne stimato in 120mila euro. Prima ancora, con il Dl 104 del 2013, arrivò la proroga per l'adeguamento antincendio delle scuole, con il termine ultimo fissato al 31 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le regole tecniche prestazionali pronte da due anni ma ferme al Miur - Ennesinma proroga in vista 21/11/2016 Pag. 2 N.45 - 21 novembre 2016 PROGETTI E CONCORSI tiratura:25000 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dicembre 2015, ma poi differito di un ulteriore anno dall'ultimo Milleproroghe. Una scadenza alla quale doveva corrispondere un piano di adeguamento in fasi, diventato poi realtà solo pochi mesi fa con il decreto del ministero dell'Interno del 12 maggio 2016. Tale Dm stabilisce modalità e tempi entro i quali le scuole, ancora non in regola, devono attuare le prescrizioni contenute nella vecchia regola tecnica del 1992. Con il Dm viene messo a punto un piano di adeguamento basandosi ancora una volta, però, su una normativa di vecchio stampo e già dimostratasi di non semplice applicazione, mentre la norma prestazionale, praticamente pronta, resta impantanata, nonostante avrebbe potuto imprimere un'accelerata alla «messa a norma». Ma quel provvedimento non riesce a vedere la luce. Da mesi la norma è sui tavoli del Miur per il raggiungimento della dovuta intesa. In particolare, il testo è sotto la lente dell'Osservatorio nazionale per l'edilizia scolastica, nell'ambito del quale il Miur, i Vigili del fuoco, la Struttura di Missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, le Regioni, l'Anci, l'Upi lavorano per condividere il provvedimento. Più partecipanti all'Osservatorio vorrebbero che il futuro decreto del ministero dell'Interno (emanato dunque di concerto con il Miur), con il quale verranno introdotte le nuove disposizioni sulle scuole, fissasse una data a partire dalla quale le nuove norme prestazionali delle scuole dovranno sostituire quelle del 1992. Il nuovo testo di prevenzione incendi, nel quale la nuova normativa per le scuole andrà a confluire, infatti, prevede la coesistenza a tempo indeterminato tra le disposizioni in esso contenute e quelle precedentemente in vigore. Questo perché, prima di decidere sui tempi, il legislatore ha ritenuto di dover testare il nuovo "Codice", molto differente per contenuto e approccio rispetto alla precedente normativa, riservandosi anche di mettere eventualmente in atto dei correttivi. Da aggiungere che, da quanto rileva una recente indagine del gruppo di lavoro «Sicurezza» del Consiglio nazionale degli ingegneri, i tecnici incontrano difficoltà nell'utilizzare la normativa del "Codice". A mancare è soprattutto una formazione adeguata dei professionisti che dovrebbero utilizzare le nuove norme. Anche perché il grande piano di formazione che avrebbe dovuto coinvolgerli, annunciato ad aprile 2014 in occasione della presentazione della bozza del nuovo "Codice", non c'è mai stato. Alla luce di tutto ciò, si intuisce quanto il nodo sulla definizione di un periodo transitorio risulti difficile da sciogliere. N LE TAPPE PRINCIPALI Settembre 1992. Le norme di prevenzione incendi per le attività scolastiche sono pubblicate in «Gazzetta ufficiale». Cinque gli anni concessi alle scuole esistenti per adeguarvisi. Passano gli anni e le scuole realizzate prima del 1992 faticano ad applicare la normativa iper-prescrittiva. Attualmente il 58 per cento delle scuole risulta fuori regola (dato riferito al 2015, registrato da «Ecosistema Scuola», l'indagine di Legambiente condotta su scuole di 86 capoluoghi di provincia). Novembre 2013. La legge 128 del 2013 affida al ministero dell'Interno il compito di prevedere un piano di adeguamento in fasi per le scuole ancora non in regola con le norme di prevenzione incendi, da emanare entro il 12 maggio 2014 (arriverà due anni più tardi). Il termine per la «messa a norma» viene fissato al 31 dicembre 2015. Aprile 2014. La nuova normativa antincendio per le attività scolastiche, di tipo prestazionale, fa il suo ingresso nella bozza di testo contenente le nuove norme tecniche di prevenzione incendi. Agosto 2015. Vengono pubblicate le nuove norme tecniche di prevenzione incendi (Decreto del ministero dell'Interno del 3 agosto 2015), ma le norme specifiche per le scuole sono stralciate. Dicembre 2015. Il piano di adeguamento del ministero dell'Interno ancora non c'è e la scadenza per l'adeguamento delle scuole viene prorogata al 31 dicembre 2016 dal decreto 210 del 2015, il cosiddetto Milleproroghe. Maggio 2016. Pubblicato in «Gazzetta» il decreto del ministero dell'Interno contenente il piano per l'adeguamento in fasi delle scuole. Il Dm stabilisce le scadenze entro le quali tutte le scuole non in regola devono provvedere a mettere in atto gli adempimenti prescritti dalla normativa del 1992, concludendo la «messa a norma» entro il 31 dicembre 2016. Nel frattempo la normativa prestazionale è bloccata. Novembre 2016. La nuova normativa prestazionale per le scuole, licenziata dal ministero dell'Interno, è sui tavoli del Miur per il raggiungimento della dovuta intesa, ma il ministero dell'Istruzione non dà il via libera al testo. Si cerca un'intesa nell'ambito dell'Osservatorio nazionale per l'edilizia scolastica, all'interno del quale viene rilevata una criticità in particolare. Oggetto della discordia è la mancanza di 21/11/2016 Pag. 2 N.45 - 21 novembre 2016 PROGETTI E CONCORSI tiratura:25000 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato definizione di un periodo transitorio, che preveda un termine oltre il quale la normativa prestazionale andrebbe a sostituire la normativa del 1992. SCENARIO ECONOMIA 16 articoli 22/11/2016 Pag. 1 diffusione:254805 tiratura:382356 Venezia, il commissario dell'opera contro l'acqua alta: anche lo Stato non ci aiuta Gian Antonio Stella «Q uelli ci fanno le pernacchie. Capito? Se so' magnati li soldi e so' lì, impuniti, che ce fanno 'e pernacchie!». «Quelli», per Luigi Magistro, commissario del Consorzio Venezia Nuova dopo la svolta decisa alla fine del 2014 dalla Authority anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, sono i furbi che per decenni hanno scorrazzato sul Mose e i lavori per la Laguna. continua alle pagine 20 e 21 «I responsabili veri non hanno pagato. Non c'è stato un processo vero... E aggiungo che non ci sarà mai, perché si prescrive tutto: lo sanno anche le pietre. Tutto. Mazzacurati, la Minutillo, Baita... Al massimo hanno patteggiato qualcosa e via. Anzi, Baita vorrebbe spiegare a noi dove sbagliamo. Lui! Dopo tutti i miliardi spesi...». Otto, per l'esattezza: «Cinque e mezzo per il Mose più due e mezzo per le opere di salvaguardia». Otto: il triplo dei due miliardi e 933 milioni (euro d'oggi) dell'Autostrada del Sole. È furente, il commissario: «Qui nessuno ha messo mai un centesimo. Imprenditori... Han fatto impresa senza il fastidio dei concorrenti con utili stratosferici. E adesso si lagnano perché abbiamo ripristinato i prezzi del mercato». Ma quanti soldi occorrono ancora, dopo i salassi? «Non siamo in grado di dirlo». Andiamo bene... Certo, alla bocca di porto di Malamocco i lavori vanno avanti, le immense paratoie fatte fare a Spalato sono allineate sulle banchine pronte per essere adagiate sul fondale e agganciate, gli operai vanno su e giù per i 144 gradini che portano alla pancia della struttura, sotto il mare, dove corre il lungo corridoio che unisce Pellestrina al Lido e le cerniere al centro di tante polemiche luccicano nuove nuove. «Andarà tuto ben! 'Na meravegia!», giura il chioggiotto Eugenio Bollo: una meraviglia. E anche se sul cartello nessuno ha più il fegato di scrivere, dopo anni di rinvii, quanti giorni mancano, tira aria d'ottimismo. Metà del 2018... Auguri. Anche i commissari del Consorzio, cioè oltre all'ex ufficiale della Finanza Magistro il magistrato Giuseppe Fiengo e l'ingegnere Francesco Ossola, dicono di essere convinti di farcela. «Se i soldi arrivano, però». Dopo aver buttato per decenni spropositate quantità di «schei» nel pozzo senza fondo del «Venezia Nuova» senza mai fare uno straccio di verifica sui conti, lo Stato ha stretto la cinghia. Un po' per scelta, un po' perché i meccanismi burocratici sono asfissianti: «I primi soldi della delibera Cipe del 2010 sa quando sono arrivati? Nel 2015!», sospira Fiengo, «ma in gran parte dobbiamo ancora vederli. Provveditorato, ministeri, Tesoro, Ragioneria... Un incubo: non puoi pretendere che un'impresa aspetti un anno e 7 mesi senza pagarli. Non ce la fa!». «Ora dovremmo avere quelli che avanziamo e 221 milioni dalla legge di Stabilità», dice Magistro, «ce li hanno garantiti. Ma un uccellino ci fa fatto venire un dubbio...». Teme che non arrivino? «Sì». «Con Graziano Delrio e Raffaele Cantone era spuntata un'idea», racconta Fiengo, «si era detto: "Leviamo da mezzo tutta la legislazione dei lavori pubblici e recepiamo solo le direttive comunitarie che sono fatte molto bene". Ma poi il Parlamento ha tirato fuori 95 criteri di delega: novantacinque. A quel punto...». «Anche se abbiamo ridotto all'osso i costi della struttura, da una settantina a una dozzina di milioni (metà in stipendi per oltre un centinaio di dipendenti) qual è la posizione di tutti nel consorzio? Si arroccano. E continuano a non mettere un centesimo. Anzi, fosse per loro avrebbero mandato via tutti». E accusa: «Forse l'idea iniziale non era male. Perché con il concessionario i lavori si sono pure fatti. C'è stata anche, però, tutta 'sta ruberia... Perché lo Stato doveva controllare e non ha controllato affatto. Prenda il Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta: perché gli passavano 400 mila euro al mese? Non doveva fare niente. Solo farsi i fatti suoi». SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Sperperi e ritardi, il disastro del Mose» 22/11/2016 Pag. 1 diffusione:254805 tiratura:382356 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 46 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Al di là delle persone, il problema è la macchina: «Se un organismo di controllo ha un organico, mettiamo, di cento persone e di colpo parte il Mose, cioè un'opera gigantesca, stratosferica, che mette in moto miliardi, la vuoi o no rafforzare quella struttura di controllo? Le vuoi prendere un po' di persone? Macché: zero! Tu, Stato, investi miliardi su un'opera e poi rinunci ai controlli su quei soldi per il blocco delle assunzioni. Che senso c'è? Ma chi le pensa queste cose?». Tutto questo, «prima»? «Macché "prima"! Ancora oggi: dopo lo sconquasso dell'inchiesta hanno sparato qui un povero cristo di provveditore, Roberto Daniele, che ha dovuto impadronirsi in tutta fretta dei problemi. Ci abbiamo lavorato... Una persona a posto, che ormai conosce 'sta disgrazia divina. Bene, domani viene a salutare perché han deciso di avvicendarlo. Ma perché, domineddio? Dice: il turnover dei dirigenti. Capisco, ma se deve finire tra un anno e mezzo, lascialo un altro anno e mezzo! No: domani mattina arriva uno che, di questi temi, non sa niente. E deve ricominciare da zero. Ma vi pare un Paese normale? Cosa hanno, la segatura in testa? Mo', magari chi viene è la miglior persona del mondo, non lo conosciamo... Ma sappiamo già che avremo enormi difficoltà». «La cosa divertente», ammicca amaro il commissario Fiengo, «è che al Provveditorato c'è un responsabile per tutte le opere pubbliche che riguardano la salvaguardia di Venezia, Fabio Riva, che è arrivato ad accumulare grossomodo cinquecento appalti. Immagini lei un povero funzionario, con tutti i limiti umani che può avere un cristiano, che si fa carico di essere Responsabile unico del Procedimento, quindi prendere tutte le decisioni, per 500 appalti. Da so-lo!». Cecità organizzativa dei dirigenti o scelta maliziosa per intralciare controlli approfonditi? «Se ci sono o ci fanno?», ride Magistro, «Non so. So che "prima" non c'era manco lui». Tra i sassolini nelle scarpe, se ne toglie uno: «Per un progetto enorme come il Mose ti aspetteresti il meglio del meglio del pianeta. Aziende leader planetarie. Trovatemene una dentro 'sta compagine consortile! Una! Se fai il ponte di Messina la vuoi avere dentro un'azienda che abbia fatto già ponti di quel tipo? Per questo, volendo fare le cose per bene, ci stiamo rivolgendo ai leader mondiali... Vogliamo stare tranquilli, non rischiare di finire nelle mani dei peracottari che ci fanno trovare le cose arrugginite...». Ce l'ha con le cerniere del Mose? Quelli che non risparmiavano sulle mazzette hanno risparmiato sui materiali? «Grazie a Dio, quelle funzionano. Cambiarle sarebbe un cataclisma». Ma sarebbero da verificare i «tensionatori» che «hanno dato questi segnali di ossidazione... Se si dovesse sostituire tutti parleremmo di una ventina di milioni. Ma qual è il punto? Che quando chiedo lumi uno dice che ha sbagliato il progettista, il progettista dice che ha sbagliato l'esecutore e dove finiamo? Nel solito buco nero di questo Paese». Cioè? «La giustizia. Possiamo anche fare una causa ma come andrà a finire lo sapranno forse i nostri nipoti. E intanto? Chi lo cambia il tensionatore? Chi lo cambia se non ci sono danari? I fornitori, dopo quello che è successo, vogliono vederti coi soldi in bocca. Se questo è un commissariamento, scusate, dove sono le armi?». E la manutenzione? Quanto costerà la manutenzione? «Onestamente: non lo sappiamo ancora. Stando al capitolato, il Mose dovrebbe durare 100 anni. Erano 50, hanno voluto fare "boom!" e li hanno portati a 100. Il nostro Francesco Ossola, professore d'ingegneria, mi dice non esiste materiale nemmeno su Marte che duri 100 anni...». Giura però, il commissario, d'avere stoppato comunque il giochino di chi aveva previsto, dopo il business del Mose, il business della manutenzione eterna: «Era pensato così, perché andasse avanti per l'eternità. Come la tela di Penelope...». © RIPRODUZIONE RISERVATA Laguna Mare Paratoia 20 m Da 18 a 28 m Immissione di aria compressa Espulsione dell'acqua Aria Il progetto Il Mose è un sistema pensato per difendere Venezia dall'acqua alta. È costituito da 78 paratoie mobili posizionate sui fondali in grado di chiudere le tre bocche di porto Come funziona GLI EDIFICI DI COMANDO 2018 La data in cui si stima che verrà conclusa l'opera. Doveva essere consegnata entro il 2012 5,49 miliardi di euro Il costo complessivo per realizzare il sistema di barriere di salvaguardia Bocca di Lido larga 800 m avrà 2 barriere da 21 e 20 paratoie Bocca di Malamocco larga 400 m: 1 barriera con 19 paratoie Bocca di Chioggia larga 380 m: 1 barriera con 18 paratoie Le paratoie si sollevano quando la 22/11/2016 Pag. 1 diffusione:254805 tiratura:382356 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato marea è superiore ai 110 cm Uno per ogni bocca di porto: da qui si governeranno le paratoie laguna mare Paratoia Paratoia 90º A B C VENEZIA LE BARRIERE Corriere della Sera Chi è Luigi Magistro (foto ) è nato a Napoli 57 anni fa ed è - assieme a Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo - commissario del Consorzio Venezia Nuova, il raggruppa-mento di imprese incaricato di realizzare il Mose Magistro è stato colonnello della Guardia di Finanza e capo degli ispettori del Fisco. Poi è passato al vertice dell'agenzia delle Dogane e dei monopoli (incarico dal quale si è dimesso dopo la nomina a commissario) Il Consorzio Venezia Nuova opera per conto del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e il Magistrato alle acque di Venezia La parola MOSE È la sigla di «Modulo sperimentale elettromeccanico» ed è un progetto di geoingegneria che vuole difendere Venezia e la laguna dall'acqua alta. I lavori sono iniziati nel 2003 contemporaneamente alle tre bocche di porto lagunari. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: I lavori Nella foto a sinistra le nuove paratoie. Sopra l'interno di una di queste paratoie che dovranno fermare l'acqua alta. Di fianco il dettaglio e le grandezze 22/11/2016 Pag. 11 diffusione:254805 tiratura:382356 Assunzioni nel Mezzogiorno, il taglio dei contributi solo sui posti aggiuntivi Niente bollo per le startup Lorenzo Salvia ROMA Lo stop all'imposta di bollo per la costituzione di nuove startup. L'archiviazione della tasse sul sale, pagata dalle imprese. La dote del nuovo fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, nel quale confluiscono risorse per 200 milioni di euro. Il governo ha presentato due pacchetti di emendamenti al disegno di legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria, all'esame della commissione della Camera. Alla manovra sono stati agganciati anche i nuovi sgravi per le assunzioni al Sud, per i quali i fondi erano già disponibili. Il decreto del ministero del Lavoro parla di un taglio sui contributi fino a 8.060 euro per le imprese del Mezzogiorno che nel 2017 assumeranno giovani fino a 24 anni o persone con almeno 25 anni ma disoccupate da almeno sei mesi. Per avere diritto allo sconto, che durerà solo un anno, l'assunzione dovrà portare occupazione aggiuntiva: non avrà diritto al bonus l'assunzione che sostituisce un licenziamento, mentre avranno lo sconto quelle che rimpiazzano pensionati o persone che hanno dato le dimissioni. Tra le altre modifiche presentate dal governo, lo stanziamento di 40 milioni di euro per completare il piano Grandi stazioni, l'utilizzo dei fondi confiscati al gruppo Ilva per la bonifica dei siti della società, e l'aumento del tasso di interesse sul prestito ponte da 300 milioni garantito al gruppo. Dovrebbe essere esteso anche agli incapienti, quelli che hanno un reddito così basso da non pagare tasse, lo sgravio sui lavori di ristrutturazione nei condomini. La modifica non è stata ancora depositata ma governo e maggioranza sono favorevoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Opzione donna estesa anche al 2015 Novità per gli esodati Nuove modifiche in arrivo per il pacchetto pensioni contenuto nella manovra. Gli emendamenti sono ancora in fase di limatura ma il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, ha detto che il governo è disponibile a correggere il tiro su due aspetti: opzione donna, la normativa che consente alle donne di lasciare il lavoro in anticipo ma con un assegno calcolato con il metodo contributivo, e gli esodati, i lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione. Quali sono le modifiche possibili? Per opzione donna dovrebbero avere accesso al beneficio anche le lavoratrici che compiono 57 o 58 anni nell'ultimo trimestre del 2015 mentre la sperimentazione dovrebbe proseguire anche l'anno prossimo. Per gli esodati dovrebbe essere ripristinata la data del 31 dicembre del 2014 per l'ingresso nella mobilità come requisito per avere accesso l'ottava salvaguardia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Istruzione Dall'Inail anticipo di 100 milioni per le nuove scuole Arrivano 100 milioni di euro per la costruzione di nuove scuole. Lo stabilisce un emendamento alla manovra presentato dal governo. I fondi vengono messi a disposizione dall'Inail, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gi infortuni sul lavoro, in particolare dal piano di investimenti immobiliari che l'istituto ha lanciato diversi anni fa e che è servito alla costruzione di diversi uffici pubblici. Il costo dell'operazione sarà a carico dello Stato ma, una volta terminati i lavori, saranno le Regioni a doversi far carico del canone SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le modifiche alla manovra 22/11/2016 Pag. 11 diffusione:254805 tiratura:382356 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di locazione, pagando un affitto allo Stato. Sarà un successivo decreto del ministero dell'Istruzione a individuare le Regioni ammesse al programma, individuando anche i criteri di selezione per la scelta dei progetti. Circa 20 mila edifici scolastici italiani, la metà del totale, sono stati costruiti prima del 1974, quando entrarono in vigore le prime regole antisismiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sicurezza Arrivano 25 milioni per rafforzare la lotta al terrorismo S i occupa anche di lotta al terrorismo la manovra in discussione alla Camera. Un emendamento presentato dal governo stanzia 25 milioni di euro, nei prossimi tre anni, per dare attuazione alla direttiva europea che prevede l'uso del codice di prenotazione dei biglietti aerei (il Pnr) per la prevenzione, l'accertamento e le indagini in materia di terrorismo e altri reati gravi. Sbloccata dopo gli attentati di Parigi del novembre 2015, la direttiva stabilisce che i dati di chi viaggia da e per un Paese membro dell'Unione Europea vadano conservati per cinque anni. Alla banca dati possono accedere polizia e servizi segreti. I soldi necessari vengono prelevati dagli accantonamenti del ministero dell'Interno. Oltre la metà, 16 milioni, servono per realizzare la piattaforma informatica che immagazzinerà i dati. Il resto sarà utilizzato per la gestione del sistema. © RIPRODUZIONE RISERVATA Trasporti Spunta l'introduzione dell'Iva al 5 per cento su gondole e vaporetti A nche le società che gestiscono gondole, traghetti e vaporetti dovranno pagare l'Iva, l'imposta sul valore aggiunto, al 5%. A stabilirlo è un emendamento alla manovra presentato dal relatore e approvato dalla commissione Bilancio della Camera. L'imposta riguarda i servizi di trasporto «marittimo, lacuale, fluviale e lagunare» svolti all'interno delle città e fino a un massimo di 50 chilometri dal territorio comunale. Finora questi servizi non erano assoggettati all'Iva. Una mancanza che aveva portato l'Unione Europea ad aprire una procedura di infrazione nei confronti del governo italiano. Ma cosa cambierà in concreto? Nulla per chi la gondola o il vaporetto lo prende come passeggero perché il biglietto non dovrebbe aumentare. Le aziende che svolgono attività nel trasporto potranno detrarre l'iva, e altre voci, dalle somme dovute al Fisco per poi investire nel rinnovamento delle flotte. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22/11/2016 Pag. 11 diffusione:254805 tiratura:382356 Draghi all'Europarlamento: i governi accelerino le riforme strutturali per affrontare le nuove sfide Le elezioni Usa I mercati hanno mostrato «resistenza» con una reazione «molto significativa» Ivo Caizzi STRASBURGO Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha esortato i governi a intervenire «con un insieme di politiche di bilancio più orientate alla crescita per favorire la ripresa», per esempio con «una composizione delle politiche fiscali più amica della crescita» perché non ci si può affidare solo agli interventi di politica monetaria della sua istituzione. Draghi, durante il dibattito nell'Europarlamento di Strasburgo sull'attività della Bce, ha rassicurato sulla capacità dei mercati finanziari di assorbire gli effetti di risultati elettorali apparentemente traumatici, facendo riferimento all'elezione a presidente degli Stati Uniti di Donald Trump e al precedente del referendum britannico sulla Brexit. «Le politiche di bilancio devono sostenere la ripresa economica, rispettando i vincoli dell'Unione Europea», ha affermato il presidente della Bce, che ha sollecitato i governi a un «uso migliore» del coordinamento comunitario affinché le raccomandazioni «siano prese davvero in considerazione e attuate effettivamente». Ha poi garantito la continuazione degli interventi straordinari della Bce fino al marzo prossimo «e anche oltre, se necessario». L'effetto Trump non lo preoccupa perché i mercati hanno dimostrato «la loro resistenza» con «una reazione all'inizio molto significativa, ma poi più tranquilla». Ha però considerato «difficile da stimare l'impatto a lungo termine». Vari europopolari ed eurosocialisti, che rappresentano la maggioranza nell'Europarlamento, hanno manifestato apprezzamento per le politiche monetarie della Bce, anticipando la probabile approvazione in una risoluzione in votazione oggi. Dure contestazioni sono partite dalle opposizioni (sinistre, verdi, euroscettici) con punte in membri tedeschi. Nel mirino sono finiti i tassi d'interesse troppo bassi, che penalizzano risparmiatori e fondi pensione, mentre privilegiano banche e imprese (e la tendenza a indebitarsi provocando bolle immobiliari). Sono emerse accuse di aggravare i dislivelli sociali e di superare illegalmente i limiti del mandato della Bce. E' stato criticato perfino il precedente ruolo in Bankitalia per presunti mancati controlli su Unicredit/Irlanda. Draghi ha considerato utile ascoltare le «profonde preoccupazioni» espresse dalle opposizioni. Ma ha difeso la sua politica monetaria su tutti i punti, affermando che «quest'anno è il primo anno che il Pil ritorna ai livelli pre crisi, quindi oggi le cose sono migliori rispetto a qualche anno fa». © RIPRODUZIONE RISERVATA Stime Istat Anche l'Istat taglia le stime di crescita: si chiude così il cerchio sulle previsioni per la crescita del Pil del 2016, che passano dal +1,1% al +0,8% Per l'Istituto di statistica l'anno si concluderebbe quindi sullo stesso livello indicato dal governo nel Def, il Documento di economia e finanza Guardando più in là, al 2017, il Prodotto interno lordo viene dato in aumento dello 0,9%, un decimale in meno rispetto a quanto ipotizzato dall'esecutivo La revisione al ribasso era attesa, ma l'Istat oltre alle cifre offre una spiegazione, sottolineando come la limatura per l'anno in corso sia dovuta alla «minore vivacità dei consumi privati e degli investimenti» Per il prossimo anno dalla spesa delle famiglie l'Istat non si aspetta più uno sprint, anche perché i prezzi torneranno a salire «già dai primi mesi» Foto: Eurotower Il presidente della Bce, Mario Draghi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Più crescita, l'Europa sia decisa e unita» 22/11/2016 Pag. 18 diffusione:254805 tiratura:382356 Roma, la Procura: gara vinta grazie al lobbista Pizza. Boggio ai domiciliari per false fatturazioni Le assunzioni Per gli investigatori ci sarebbero state anche assunzioni fittizie per riciclare denaro Ilaria Sacchettoni [email protected] ROMA Un appalto importante utilizzato come grimaldello per fare il salto di qualità entrando in un giro di affari ancora più significativo. E in contemporanea per riciclare, attraverso bonifici emessi a fronte di false fatturazioni, i proventi di altri illeciti. In palio, dietro l'appalto per la gestione del call center dell'Inps (già remunerativo di per sé: 118 milioni di euro) vinto dall'imprenditore Roberto Boggio con la Transcom, c'erano nuovi affari con enti e con la pubblica amministrazione in generale. È l'ipotesi investigativa formulata dal pm Stefano Fava e accolta dalla gip Giuseppina Guglielmi che ieri ha portato agli arresti lo stesso Boggio. L'imprenditore è finito ai domiciliari per un lungo elenco di false fatturazioni in capo a un gruppo di società, la Dacom Service srl, la Piao, la Phoenix 2009 srl, la Cogemi e la Europrogetti srl. Imprese cartiera che avrebbero permesso di accantonare contante con il meccanismo delle sovrafatturazioni. Boggio è risultato legato a Raffaele Pizza, il lobbista arrestato l'estate scorsa nell'operazione dal nome in codice «Labirinto». Secondo il nucleo di polizia Valutaria della guardia di Finanza, guidato dal generale Giuseppe Bottillo, avrebbe ottenuto l'appalto all'Inps in accordo con Pizza che, secondo l'accusa, influenzava e condizionava nomine, scelte politiche e iniziative di diversi enti pubblici. E che all'Inps avrebbe goduto di appoggi nell'ex direttore generale Vittorio Crecco al punto da riuscire a pilotare vittoriosamente l'appalto per il (solito) call center verso il Consorzio Postelink. Raffaele Pizza vantava buone relazioni anche al presente, stando almeno alle rassicurazioni intercettate da una microspia ambientale nel suo ufficio del centro storico: «Boeri ci penso io quand'è il momento, è amico di... ma siamo a livelli altissimi... con Sarmi se gli dico una cosa la fa... capito... non rompesse il c...o, quand'è il momento io sono in grado di intervenire amico amico suo proprio... è anche una persona di grandi qualità». Millanteria o no, Boggi gli avrebbe creduto e per compiacerlo avrebbe anche messo a disposizione di Pizza il call center «onde - scrive la gip - consentirgli di effettuare propaganda elettorale per candidati ad elezioni politiche che godevano del suo sostegno». Secondo gli investigatori si sarebbe anche proceduto ad assunzioni fittizie di personale con un doppio vantaggio: da un lato disporre di persone da impiegare anche per altre attività (ad esempio offrire un service per eventuali campagne elettorali) dall'altro riciclare denaro proveniente da altre attività illecite. © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Roberto Boggio ha 55 anni È direttore generale per l'«Europa Continentale» di Transcom Worldwide Il caso Roberto Boggio, imprenditore considerato il re dei call center, è stato arrestato ieri a Milano dalla guardia di Finanza È accusato di fatture false in relazione a subappalti con società di Raffaele Pizza SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 51 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La cricca e il super appalto Inps: in arresto il re dei call center 22/11/2016 Pag. 27 diffusione:254805 tiratura:382356 Catania: «Dopo l'industria Ora si pensi a uno Stato 4.0» Il tessuto produttivo «Gli imprenditori ora credono nella rivoluzione digitale, e le risorse ci sono» Massimiliano Del Barba «Sa che le dico? Che, per rendere davvero competitivo il nostro Paese, a fianco del piano Industria 4.0 ci vorrebbe uno Stato, una Pubblica amministrazione 4.0». Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, è appena uscito da un incontro a Firenze organizzato dall'Aspen Institute. Di che avete discusso? «Di come approfittare di questo momento positivo». In che senso, scusi? «Stiamo vivendo una fase che non vedevamo da anni. Con Industria 4.0 abbiamo finalmente una politica industriale incentrata sull'innovazione. È un momento senza precedenti: mai sono state messe al centro dell'agenda di governo così tante risorse. Ci sono gli incentivi, c'è la disponibilità del sistema bancario, ora sta agli imprenditori crederci. Non facciamoci scappare quest'occasione. Perché difficilmente tornerà». Veramente, se confrontiamo il livello di produttività dell'industria italiana con i nostri competitor nordeuropei, il ritardo pare già evidente... «Non le posso dar torto. Negli ultimi 15 anni la mancata innovazione dell'economia italiana e della Pa ci ha fatto accumulare un ritardo importante: paghiamo in competitività, in mancata crescita e in occupazione». È possibile monetizzare tale ritardo? «Due punti di Pil, mezzo milione di posti di lavoro, venticinque miliardi di investimenti in meno l'anno». Cosa le fa pensare che il piano Industria 4.0 sia veramente lo strumento per invertire questa tendenza? «Deve essere chiaro che quando si parla di rivoluzione digitale non c'è semplicemente in gioco una nuova tecnologia. Noi, di fronte, abbiamo la prospettiva di riprogettare il Paese, riorientando gli investimenti pubblici e privati verso l'innovazione». Insomma, sarà Internet a salvare l'Italia? «Guardi che non è solo una questione di tecnologia. Dietro l'Internet delle cose, il cloud e i big data c'è un nuovo modello economico. Per questo parliamo di rivoluzione. Ora, però, arriva la fase più complicata: non è più il tempo dei convegni, oggi dobbiamo scaricare a terra questa consapevolezza e tradurla in fatti». È sicuro che Industria 4.0 sia un piano applicabile alle nostre aziende, che sono piccole, polverizzate e poco managerializzate? «Io credo di sì e vedo molto interesse negli imprenditori. Che però ci chiedono come fare a introdurre queste nuove logiche nel loro modello produttivo senza fare tabula rasa del bagaglio di esperienze che si portano dietro. Il nostro roadshow per l'Italia serve proprio a questo. Siamo partiti da Ancona, poi siamo andati a Ivrea, ora andremo nel Veneto e a gennaio intensificheremo le tappe. Entro il 2017 ne faremo 25. Inoltre stiamo realizzando dei digital innovation hub , sedi a dimensione regionale in cui le Pmi potranno trovare i canali di accesso alle informazioni, agli incentivi, alle tecnologie, alle competenze e alle startup per digitalizzare le proprie attività». C'è però la questione delle reti. Inutile collegare il tornio al server, riempire i macchinari di sensori, abilitare operation room per la manutenzione da remoto se poi, fuori dai grandi centri, si viaggia ancora sotto i dieci megabite al secondo. «C'è un piano sulla banda ultralarga, ma il territorio va rimappato a seconda delle esigenze delle imprese. È tuttavia un fatto che, a fronte di uno sforzo infrastrutturale importante da parte degli operatori privati, sia la domanda ancora a languire. È una questione culturale». Una questione culturale che chiama in causa anche la formazione. Industria 4.0 richiede nuove figure professionali. Le abbiamo? SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 52 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 22/11/2016 Pag. 27 diffusione:254805 tiratura:382356 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 53 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Non tutte. Ci mancano data scientist, web analist, robot cooperative manager. Avremmo dovuto formarli sei anni fa. Siamo anche in questo caso in ritardo. Impariamo la lezione: oggi il mondo si trasforma velocemente e l'Italia deve essere capace di anticipare i cambiamenti. A cominciare dalla macchina dello Stato. Che non è in linea con i tempi. Si tratta di un passaggio inevitabile: ecco perché è necessario che anche la Pubblica amministrazione s'impegni per ridisegnare i propri processi di funzionamento. Lo dico al governo: a fianco di un'Industria 4.0 serve una Pa 4.0». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Catanese, 70 anni, Elio Catania dall'aprile del 2014 è il presidente di Confindustria digitale Laureato in Ingegneria elettronica alla Sapienza di Roma, master al Mit di Boston, è stato fra i vari incarichi anche presidente di Ibm, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e di Atm Milano Foto: Un grande magazzino a Manhattan, New York, affollato durante il «Black Friday» dello scorso anno (Getty Images). Si tratta di una tradizione nordamerica-na, cade dopo il giorno del Ringrazia-mento e di convenzione dà inizio al periodo di shopping natalizio Foto: Formazione Servono nuove figure professionali, come data scientist e web analist 22/11/2016 Pag. 31 diffusione:254805 tiratura:382356 La Ue: regole più rigide per gli istituti esteri. Nouy: grandi banche, la liquidazione non è un'opzione Mario Sensini ROMA La vendetta è pronta. La Commissione Europea dovrebbe approvare domani un pacchetto di misure per costringere le grandi banche americane a dotare di una quota più elevata di capitale e di liquidità le loro sussidiarie europee. La decisione, preannunciata dal Financial Times , servirebbe a controbilanciare i maggiori requisiti patrimoniali imposti sulle banche europee che operano negli Usa, già dal 2012, da parte delle autorità americane. E rischia di far deflagrare lo scontro tra Bruxelles e Washington, già a i ferri corti dopo la decisione del Dipartimento di Giustizia americano di punire la filiale locale della Deutsche Bank con una multa miliardaria per la vendita illecita di prodotti finanziari. Il rafforzamento del capitale delle banche estere che operano nella Ue, sottolinea il FT, avrebbe ripercussioni anche sugli istituti di credito con sede legale nel Regno Unito, ed ovviamente sulla City londinese, che diverrebbe assai meno attraente come testa di ponte per le attività in Europa. Nello stesso tempo, il pacchetto di misure della Commissione punterebbe ad alleggerire gli accantonamenti per le banche Ue a fronte dei prestiti alle piccole e medie e imprese e dei finanziamenti alle infrastrutture. Verrebbe inoltre stabilito un coefficiente massimo di leva finanziaria per gli istituti maggiori e sarebbero ridotti gli oneri amministrativi per quelli più piccoli. Ieri a Roma, intanto, il presidente dell'Autorità di vigilanza bancaria della Bce, Daniele Nouy, tenendo una lezione all'Università La Sapienza, ha sottolineato come «sia importante che dal nuovo quadro che uscirà dal Comitato di Basilea a fine anno non derivino incrementi significativi dei requisiti patrimoniali per le banche». Rispondendo a uno studente sulla possibilità di un fallimento della Deutsche Bank, Nouy ha detto che in linea di principio «per una banca sistemica la liquidazione non è un'opzione, c'è solo la risoluzione». Il capo della vigilanza Bce ha poi di nuovo sollecitato la garanzia europea sui depositi, invitato le banche a ripensare il modello di business, ed espresso apprezzamento per le norme italiane che favoriscono le fusioni tra gli istituti più piccoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 54 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Credito, si alza lo scontro tra Bruxelles e Washington 22/11/2016 Pag. 31 diffusione:254805 tiratura:382356 Ubi prepara l'aumento per le «good bank» Sul territorio Le quattro good bank in un anno hanno erogato un miliardo di mutui in più F. Mas. MILANO A un anno esatto dalla messa in risoluzione di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, avvenuto domenica 22 novembre 2015, si avvicina la fase finale della sistemazione delle good banks. Il dossier è atteso per giovedì 24 sul tavolo della Vigilanza unica della Bce presieduta da Danièle Nouy per esaminare la proposta di acquisto di Ubi, relativa a tre good banks (Etruria, Marche, CariChieti), mentre per CariFerrara è ormai incardinato un intervento del Fondo volontario (nato nell'ambito del Fondo interbancario di tutela dei depositi) per evitarne la chiusura, a fianco di un compratore forte come Cariparma-Crédit Agricole o Bper. Giovedì potrebbe arrivare dal supervisory board di Francoforte un via libera informale, non ancora l'ok definitivo, anche perché andranno messi a punto alcuni passaggi come la separazione dei crediti in sofferenza e di quelli deteriorati (circa 3 miliardi lordi per le tre banche) per l'acquisto dei quali è in corso una trattativa tra i vertici degli istituti - a cominciare dal presidente unico, Roberto Nicastro - e il fondo Atlante 2. Poi servirà anche il via libera della Commissione Europea (la direzione generale alla Concorrenza, o DgComp). Ubi dal canto suo dovrebbe ricevere le tre good banks libere di ogni credito deteriorato e procedere, successivamente all'incorporazione, a un aumento di capitale stimato in circa 400 milioni di euro. In più l'istituto guidato da Victor Massiah potrà utilizzare a suo vantaggio anche 600 milioni di «dote fiscale» grazie alle perdite detraibili dalle imposte future del gruppo. Ci sarà comunque anche un ulteriore intervento del Fondo di risoluzione - che già un anno fa aveva contribuito con 3,6 miliardi, di cui 1,8 per capitalizzare le good banks - per coprire le nuove perdite: l'ammontare è ancora oggetto di negoziazione. Nonostante il sostanziale blocco legato al processo di vendita le good banks hanno continuato a lavorare sul territorio: in un anno hanno erogato 1 miliardo in più di mutui e abbassato il costo della raccolta di oltre 40 punti base, e vedranno entro l'anno l'uscita «soft» di circa 150 dipendenti su quasi 5.500 totali. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 55 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il piano in Bce 22/11/2016 Pag. 31 diffusione:254805 tiratura:382356 Per l'assise di dopodomani non ancora raggiunto il quorum del 20% Fabrizio Massaro MILANO A ieri mancava un pugno di titoli, poco meno del 3% del capitale, per il raggiungimento del quorum del 20% per la validità dell'assemblea straordinaria di Mps di dopodomani che dovrà varare l'aumento da 5 miliardi di euro. Ma data la polverizzazione dell'azionariato dopo le montagne russe del titolo in Borsa nelle ultime settimane, non è facile rintracciare materialmente gli azionisti. Se non si raggiungerà l'adesione minima, l'intero piano di salvataggio orchestrato da Jp Morgan e Mediobanca e affidato all'amministratore delegato Marco Morelli verrà messo in discussione. A oggi, non si sa ancora con quali conseguenze. L'assemblea potrebbe slittare a fine dicembre-inizio gennaio, oppure potrebbe partire un Piano B ancora dai contorni non definiti (si parla di una conversione forzosa dei bond subordinati o di una garanzia statale alla ricapitalizzazione). Ma bisognerà anche sentire la Bce, che ha in corso un'ispezione sui crediti. L'incertezza è stata percepita in Borsa, con Mps sceso di un altro 4% a 0,23 euro. Oggi sarà un'ennesima giornata decisiva, l'ultima in cui il proxy advisor Morrow Sodali - incaricato dalla banca senese - è di fatto in condizione di raccogliere le deleghe di voto presso gli investitori internazionali. Tra oggi e domani si lavorerà piuttosto per raccogliere le deleghe in Italia, presso i circa 250 mila piccoli soci che rappresentano il 70% dell'azionariato. Il resto del capitale è sparso tra investitori mordi e fuggi arbitraggisti, hedge funds - e gli investitori stabili presenti all'ultima assemblea ovvero Tesoro (4%), Axa (3,1%), Alessandro Falciai (1,8%), Fintech Advisory (1,5%), Fondazione Mps (1,3%), le coop (circa 1,3% in totale): tuttavia non tutti i soci «core» avrebbero la stessa quota, o perché l'hanno limata o perché avrebbero prestato i titoli per copertura e non sarebbero riusciti a ricomprarli sul mercato in vista del voto. A complicare lo scenario è il fatto che tecnicamente la delega da sola non basta: serve anche la comunicazione della partecipazione che ogni cliente-socio deve fare inviare dalla propria banca a Mps. E non è detto che deleghe e comunicazioni combacino per tutti. Dunque avere raccolto di per sé oltre il 20% delle deleghe non serve ad assicurare il quorum. È possibile che i soci arrivino personalmente a Siena in assemblea. La conta finale si farà lì. «Siamo più fiduciosi di ieri sul quorum, anche se il 20% non è ancora stato raggiunto», ha detto ieri un consigliere all'uscita del board, l'ultimo presieduto da Massimo Tononi. In ogni caso l'assemblea si costituirà in sede ordinaria, per eleggere Falciai al vertice. Intanto la Consob potrebbe chiedere a Mps ulteriori informazioni, da fornire prima o durante l'assemblea, sull'interesse raccolto nella fase di pre-marketing, in particolare sull'anchor investor (ci sono contatti con il fondo sovrano del Qatar, Qia, che potrebbe investire 1 miliardo) e sulla conversione dei bond subordinati, per i quali si registra interesse presso investitori istituzionali . © RIPRODUZIONE RISERVATA Mps in Borsa d'Arco I SOCI DI MPS 4,024% Ministero Economia 3,17% Axa 1,3% Fintech Adv. 1,8% Alessandro Falciai 1,5% Fondazione Mps UN MESE A PIAZZA AFFARI OTTOBRE 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 NOVEMBRE Ieri 0,23 euro -4,65% Foto: Il ceo di Mps, Marco Morelli, in carica da settembre SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 56 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Mps, assemblea in bilico Ultima chiamata per i soci 22/11/2016 Pag. 33 diffusione:254805 tiratura:382356 Il social network: 500 nuovi posti. Altolà di Berlino alla riduzione delle aliquote nella City Il negoziato con la Ue Londra teme che la Ue non le consenta di avere la stessa politica fiscale sul risparmio Fabio Savelli Se tre indizi fanno una prova, qui siamo persino a quattro. Dopo Amazon, Apple e Google, stavolta tocca a Facebook. Cinquecento nuovi posti di lavoro a Londra entro l'anno prossimo. Ingegneri, esperti di marketing e di vendite, analisti di dati, project manager. Un aumento secco della forza lavoro del 50% (attualmente il social network ha mille dipendenti nella capitale britannica, tra cui diversi italiani). «Il Regno Unito resta uno dei posti migliori in cui stare per un'azienda tecnologica», ha motivato la scelta Nicola Mandelsohn, la top manager al timone di Facebook in Gran Bretagna. Contestualmente ha annunciato anche una nuova sede nell'effervescente e creativo quartiere di Fitzrovia. L'annuncio segue di pochi giorni quello di Google. Tremila nuovi posti di lavoro entro due anni, a Londra, per il colosso di Mountain View. Ingegneri, informatici, sviluppatori. A marzo invece era stato il turno di Amazon. Mancavano tre mesi al referendum per la permanenza o meno della Gran Bretagna nell'Unione europea e l'azienda di e-commerce, diretta emanazione di Jeff Bezos, aveva scommesso sul Regno Unito mettendo in cantiere 2.500 nuovi posti. Si disse che la vittoria del «Leave» avrebbe provocato un immediato dietrofront. Al contrario. Ai primi di luglio Amazon ha colto tutti di sorpresa. Altri mille posti tra Manchester, Londra, Cambridge, Edimburgo e Leicestershire. Informatici, ma anche operatori nella logistica. Amazon ora ha 15.500 dipendenti in Inghilterra. A fine settembre Apple ha fatto altrettanto. Nuove assunzioni: 1.400. E il trasferimento in zona 2, nella simbolica centrale elettrica ormai abbandonata di Battersea. Otto miliardi di sterline di investimento per contenere i 6.500 dipendenti dell'azienda di Cupertino, che ha convertito Londra nel suo principale hub europeo. Verrebbe da chiedersi: che fine hanno fatto le Cassandre che, post-Brexit, annunciavano un graduale disimpegno delle multinazionali dalla City ? In filigrana possiamo osservare che molto è da ascrivere alla politica fiscale che ha in programma di attuare la neo-premier britannica Theresa May. Conservatrice, liberale. Proprio ieri ha fatto trapelare che potrebbe fare concorrenza alla soglia del 12,5% per la «corporate tax» fissata dall'Irlanda. L'aliquota applicata agli utili d'impresa, è nel Regno Unito al 20%. L'idea originaria era di abbassarla al 17%. Ora May ipotizza di ritoccarla al 14% (anche se il suo portavoce si è affrettato a smentire), che renderebbe il Regno Unito il più appetibile per le imprese nel consesso del G20. La sortita proveniente da Downing Street ha fatto inalberare i tedeschi. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble ha lanciato un pesante avvertimento a Londra chiamata a rispettare le regole comunitarie: «La Gran Bretagna è ancora un Paese dell'Unione europea», ha precisato. Preoccupato per il dumping (fiscale) che potrebbe provocare la decisione di ritoccare al ribasso la tassazione sulle imprese. «Tutto si gioca sul negoziato tra Ue e Gran Bretagna. O i Paesi membri si muovono compatti oppure il rischio è davvero che il Regno Unito riesca ad attrarre la maggioranza degli investimenti in Europa. Due sono i cardini: fare leva sull'interesse britannico per l'armonizzazione europea sul risparmio per pretendere il rispetto delle regole del mercato unico», dice Stefano Simontacchi, esperto di fiscalità internazionale, managing partner dello studio BonelliErede. Un'analisi condivisa da Marco Gubitosi, responsabile della sede di Londra di Legance, che pone l'accento sul capitale umano: «Londra già rappresenta un'eccezione culturale. Perché è una città globale, con una forza-lavoro capace di competere con New York, Palo Alto e Singapore». Con una fiscalità di vantaggio sarebbe inarrivabile. Al netto delle scelte che faranno le grandi banche. Secondo Eugenio Romita, partner e responsabile del dipartimento Tax dello studio Gattai, Minoli Agostinelli, alcuni istituti potrebbero ripensare la politica sui finanziamenti alle imprese spostando una parte delle attività in Europa: «Per non incorrere in SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 57 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Facebook a Londra (dopo Google) E sulle tasse è scontro Schäuble-May 22/11/2016 Pag. 33 diffusione:254805 tiratura:382356 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 58 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato un fisco più penalizzante gli interessi attivi sui prestiti erogati verranno riscossi dalle filiali nella Ue, che godono di un'aliquota zero e un'imposta sostitutiva dello 0,25% per le tasse indirette» . © RIPRODUZIONE RISERVATA Le tasse degli Over the top TASSE SUGLI UTILI Usa Non Usa Google 2012 2013 40,8% 26,4% 5,3% 8,6% Apple 2012 2013 70,2% 61,0% 1,9% 3,7% Amazon 2012 2013 46,0% 1,6% N/D N/D Facebook 2012 2013 40,1% 37,2% N/D N/D Yahoo 2012 2013 37,0% 19,0% 44,8% 54,2% Tripadvisor 2012 2013 43,7% 49,3% 19,5% 10,0% TASSE SULLE VENDITE 9,2% 5,7% 1,6% 2,2% 23,2% 19,1% 0,7% 1,0% 1,2% 0,0% 0,1% 0,5% 16,5% 32,9% 0,6% 1,5% 54,0% 2,9% 4,6% 4,3% 14,3% 12,9% 8,2% 3,4% Totale 19,4% 15,7% 25,2% 26,2% 78,7% 31,8% 89,3% 45,5% 37,2% 24,2% 31,0% 27,8% 5,2% 3,8% 9,0% 7,7% 0,7% 0,2% 8,7% 15,9% 38,9% 3,3% 11,5% 8,4% Fonte: report della Commissione di esperti sulla tassazione dell'Economia digitale della Commissione europea d'Arco 20 per cento l'aliquota sui redditi delle società attualmente in vigore in Gran Bretagna. L'ipotesi di ritoccarla al 14 Wolfgang Schäuble La Gran Bretagna è ancora un Paese dell'Unione Europea. Deve rispettare il diritto comunitario 22/11/2016 Pag. 1 diffusione:103971 tiratura:161285 Nouy (Bce): fusioni bancarie da promuovere Rossella Bocciarelli u pagina 5 pNei Paesi dove ci sono molte banche bisogna promuovere le fusioni e dai segnali che ci sono in Italia «ci si sta muovendo nella giusta direzione. Le nuove regole adottate sono un buon passo avanti». Danièle Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce, lancia un assist alle autorità monetarie del nostro Paese nel corso del suo intervento alla facoltà di Economia dell'Università La Sapienza di Roma. In un'aula gremita di studenti, ai qualiè venutaa spiegare come funziona la Vigilanza Unica e anche a far balenare la possibilità di fare stage di formazione a Francoforte, Nouy sottolinea che in questa fase difficilee complessa, caratterizzata da un contesto di tassi a breve molto bassi, le banche devono essere molto caute e rivedere i loro modelli di business. Del resto, sostiene, i tassi bassi non sono lì per caso, ma riflettono le condizioni dell'economia, condizioni di ripresa assai diseguale. Tuttavia, se all'inizio la politica monetaria molto accomodante è stata un aiuto per le banche, adesso sostiene Nouy i tassi bassi stanno cominciando a pesare sugli istituti di credito che debbono vedersela con la bassa redditività. Dunque, la sfida per le aziende di credito spiega agli studenti la «professoressa» Nouy è oggi quella di divenire meno dipendente dai tassi d'interesse e anche quella di sfruttare lo spazio, che c'è, per una ridu- zione dei costi operativi. Infatti, afferma, la digitalizzazione dei servizi bancari offre delle opportunità per ottenere una maggiore efficienza, attraverso nuovi canali di distribuzione e nuove fonti di reddito. Certo, aggiunge, in alcuni settori bancari nazionali la capacità in eccesso sta accrescendo la competizione e deprimendo i margini d'interesse. In questo caso, il settore creditizio può trarre benefici dalle fusione anche da quelle transfrontaliere. Dal punto di vista del supervisore bancario europeo, secondo Nouy è importante far sì che la fase di transizione verso nuovi modelli di business non avvenga attraverso un'assunzione di rischi eccessiva. In vista del completamento delle riforme di Basilea tre, afferma inoltre, spiegando nelle sue slides l'elenco dei temi al centro del comitato tecnico del G20 «è importante che non ci siano aumenti significativi di capitale» e che le soluzioni da trovare tengano conto delle differenti giurisdizioni(in pratica, che le banche europee non vengano penalizzate) . Nel dar atto all'esigenza di non arrivarea un nuovo significativo aumento dei requisiti patrimoniali la presidente dell'autorità di vigilanza europea sembra in sintonia con quanto recentemente espresso dagli esponenti della Banca d'Italia (l'ultimo in ordine di tempo è stato il vicedirettore generale Luigi Federico Signorini che ha partecipato la scorsa settimana all'esecutivo dell'Abi). Nel suo recente Rapporto sulla stabilità finanziaria via Nazionale ha fatto chiaramente intendere che essa vuole far sentire la propria voce all'interno del comitato di Basilea per contenere al massimo eventuali effetti pro-ciclici della nuova normativa (ieri, in prima fila ad ascoltare Nouy c'era il vicedirettore generale di Bankitalia, nonché esponente italiano del Supervisory board, Fabio Panetta). Nouy non si è sottratta alle domande degli studenti: «Per una banca sistemica la liquidazione non è un'opzione, c'è solo la risoluzione» ha precisato, rispondendo alla domanda di chi chiedeva che cosa accadrebbe se fallisse Deutsche Bank. La presidente del consiglio di vigilanza europea ha poi ammesso che la burocrazia crea costi e ha spiegato che la frammentazione delle regole sulle banche in Europa deriva da 45 discrezionalità nazionali sulle quali, però, la Vigilanza della Bce «non può farci nulla» perché sono state introdotte da leggi dei singoli stati membri. L'ESEMPIO «Che cosa accadrebbe se fallisse Deutsche Bank? Per una banca sistemica la liquidazione nonè un'opzione, c'è solo la risoluzione» Foto: Banche, Danièle Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 59 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato VIGILANZA 22/11/2016 Pag. 1 diffusione:103971 tiratura:161285 Istat «lima» le stime: +0,9% il Pil 2017 Gli incentivi fiscali rilanciano gli investimenti: +2% nel 2016 Marzio Bartoloni pL'Istat ha ridotto le stime di crescita per il 2016. Il Pil dovrebbe fermarsi allo 0,8% (1,1% la stima a maggio) per poi salire allo 0,9% il prossimo anno. La crescita arriva quasi tutta dalla domanda interna. Aumentano gli investimenti grazie agli incentivi per le imprese: +2% quest'annoe +2,7% l'anno prossimo. Bartoloni u pagina7 pL'economia italiana crescerà quest'anno e il prossimo. Ma meno di quanto previsto: +0,8% nel 2016 e +0,9% nel 2017. Dopo Governo e Commissione europea arriva la revisione al ribasso anche dell'Istat che ieri ha aggiornato le sue previsioni di maggio scorso quando aveva stimato una crescita dell'1,1% per quest'anno (la stima di +1,4% per il 2017 risale invecea novembre 2015). Sulla riduzione di tre decimali di Pil (circa 5 miliardi di euro) della previsione della scorsa primavera pesano la «minore vivacità» dei consumi e degli investimenti e anche il rallentamento della domanda estera. La conferma di un quadro economico ancora incerto arriva dalle «prospettive 2016-2017» dell'Istat che se da un lato mostrano qualche segnale positivo sul calo della disoccupazione e sugli investimenti - trainati quest'anno e soprattutto il prossimo dalle agevolazioni previste dal Gover- no- dall'altro fanno emergere anche vecchi malanni della nostra economia, come la produttività del lavoro che «resterà negativa per l'anno in corso, mentre il costo del lavoro per unità di prodotto è atteso in aumento per tutto il periodo di previsione». L'Istat comunque non chiude le portea un possibile rialzo delle sue stime il prossimo anno, visto che «una ripresa più accentuata del processo di accumulazione del capitale potrebbe rappresentare un ulteriore stimolo alla crescita economica». Ma lancia anche un avvertimento per le «incertezze legate al riaccendersi delle tensioni sui mercati finanziari» che potrebbero invece condizionare «il percorso di crescita delineato». Insomma lo scenario resta ancora contraddittorio anche per i segnali che arrivano dal commercio mondiale che restano «altalenanti»: sia l'evoluzione dell'economia cinese che quella dei paesi emergenti rappresentano «fattori di incertez- za», così come negli Usa l'intensità della crescita dipenderà dall possibile «evoluzione in senso restrittivo della politica monetaria» che potrebbe intraprendere la Federal reserve. Tornando alle previsioni sull'Italia - che tengono conto delle misure contenute nella legge di bilancio - oltre alla «progressiva accelerazione» degli investimenti (+2% quest'anno e +2,7% nel 2017) l'Istat prevede una sostanziale tenuta dei consumi, anche se non ai ritmi di crescita registrati nel 2015. Quest'anno la spesa per i consumi delle famiglie è stimata in aumento dell'1,2% «alimentata dall'incremento del reddito disponibile e dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro». Una crescita dei consumi che si dovrebbe consolidare anche il prossimo anno anche se a un rimo di poco più basso (+1,1%) a causa di una graduale e lenta ripresa dell'inflazione che si farà sentire di più da metà del 2017. «Determinanti risulteranno le condizioni di costo sui mercati internazionali delle materie prime, in particolare per l'approvigionamento energetico» (in particolare si attende un ulteriore rialzo delle quotazioni del greggio). Ma un ruolo lo avrà anche l'euro più debole verso il dollaro che farà lievitare il costo del le altre importazioni. Infine qualche nota positiva per il mercato del lavoro: gli occupati aumentano (+0,9% rispetto al 2015) congiuntamente a una riduzione del tasso di disoccupazione (11,5%, rispetto a 11,9% dell'anno prima) grazie al ciclo economico e «parzialmente» per gli sgravi contributivi sulle assunzioni previste dal Governo che poi sono stati ridotti. Miglioramenti, questi, che dovrebbero proseguire anche nel 2017 - prevede l'Istituto - ma a ritmi più contenuti: con gli occupati in aumento dello 0,6% e la disoccupazione in calo all'11,3 per cento. Le ultime stime sulla crescita a confronto Il Pil dell'Italia. Variazione percentuale annua Istat (novembre 2016) 0,8 0,9 2016 2017 Governo (ottobre 2016) 0,8 1,0 2016 2017 Commissione Ue (novembre 2016) 0,7 0,9 2016 2017 Fmi (ottobre 2016) 0,8 2016 2017 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 60 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La crescita si fermerà a +0,8% quest'anno, +0,9% gli occupati - Pesa l'incertezza sui mercati 22/11/2016 Pag. 1 diffusione:103971 tiratura:161285 Manovra, dai fondi dell'Inail in arrivo 100 milioni alle scuole Marco Mobili e Gianni Trovati u pagina 6 pAddio alla tassa sul salee fondi aggiuntivi per costruire nuove scuole. Il governo scopre le carte sui propri emendamenti alla manovra, che come da previsione sono molti meno rispetto all'elenco delle richieste avanzate nei giorni scorsi dai ministeri. L'esecutivo ha presentato ieri 16 correttivi, che spaziano dall'edilizia scolastica all'Ilva fino all'allineamento Ires-Irap ai principi contabili. Si continua a discutere del pacchetto previdenza, e nuove aperture governative si registrano sulla proroga di opzione donna (per ampliare la possibilità di uscita anticipataa tutte le lavoratrici nate nel 1958) e sull'ampliamento dell'ottava salvaguardia per gli esodati, che deve però risolvere i problemi di copertura. Alla costruzione di nuove scuole vengono indirizzati 100 milioni di fondi Inail; i progetti saranno collocati nelle regioni che ne fa- ranno richiesta entro il 20 gennaio, con la disponibilità a farsi carico dei canoni di locazione. Per non far inciampare la macchina della giustizia, viene prorogato di un anno il sistema delle convenzioni con i Comuni per il loro personale distaccato pressoi tribunali, sistema messo in campo dopo che il governo ha deciso di farsi carico direttamente dei costi. Nel pacchetto dei correttivi, poi, le Province di Trento e Bolzano trovano 70 milioni ciascuna di spazi per gli investimenti grazie alla possibilità di utilizzare gli avanzi di amministrazione. Passano il vaglio di ammissibilità anche gli emendamenti sull'Ilva di Taranto. In particolare, un correttivo gira agli investimenti per le bonifiche le somme recuperate dalle confische per reati ambientali, e un altro intervento alza dal 3% al 4,1% lo spread applicato al tasso d'interesse sui finanziamenti dello Stato al gruppo. Un finanziamento da 21,5 milioni in due anni, più altri 4,5 milioni all'anno dal 2019, servirà per avvia- re la piattaforma antiterrorismo prevista a livello Ue che utilizza i dati dei codici di prenotazione dei viaggi. Vale fino a 50 milioni, invece, il fondo di garanzia che la Cdpè chiamata ad attivare per rafforzare la cooperazione internazionale per lo sviluppo. Sul fronte fiscale, viene cancellata la tassa sul sale, cioè il canone pagato dalle imprese estrattive, mentre solo a fine seduta il viceministro, Enrico Morando, ha ritirato l'emendamento che riallineava Ires e Irap ai nuovi principi contabili. Gli ultimi interventi arrivati con gli emendamenti governativi riguardano il fondo per il diritto al lavoro dei disabili, che viene redistribuito fra le regioni, e la rimodulazione dei 200 milioni del fondo per l'editoria, mentre una precisazione conferma che una quota del fondo sanitario dovrà essere vincolata al finanziamento del rinnovo contrattuale dei dipendenti. Nonostante il nuovo impianto della manovra, sono destinate a tornare una serie di micro-misure, a partire dagli 8,5 milioni per compensare il Comune di Lecce dai tagli di troppo che saranno inseriti in una voce ad hoc del ministero dell'Economia. Le risorse destinate a misure stralciate dal Ddl come la Rider Cup di Golf,i campionati del mondo di sci e il Centro Dati Meteo nell'ex manifattura tabacchi di Bologna sono state riallocate nella tabella del Mef. I correttivi di ieri non sembrano però aver ultimato il lavoro del governoe del relatore (Mauro Guerra, del Pd) sul testo, soprattutto per quel che riguarda la notizia più attesa da regioni e sindaci. L'intervento chiave per loro è ancora in cantiere,e riguarda la divisione dei due fondi (uno da 969,6 milioni sull'indebitamento, l'altro da poco meno di due miliardi ma solo sul saldo netto da finanziare) che secondo l'articolo 63 del Ddl dovrebbero essere distribuiti da Palazo Chigi fra regioni, province, città metropolitane entro il 31 gennaio. Tra i «correttivi» presentati dal Governo SCUOLE Alla costruzione di nuove scuole vengono indirizzati 100 milioni di fondi dell'Inail. I progetti di edilizia scolastica saranno collocati nelle regioni che ne faranno richiesta entro il 20 gennaio, con la disponibilità a farsi carico dei canoni di locazione SICUREZZA Un finanziamento da 21,5 milioni in due anni, più altri 4,5 milioni all'anno a partire dal 2019, serviranno per avviare la piattaforma antiterrorismo prevista a livello Ue che utilizza i dati dei codici di prenotazione dei viaggi UFFICI GIUDIZIARI Un emendamento dell'Esecutivo proroga di un anno il sistema delle convenzioni con i Comuni per il loro personale distaccato presso i tribunali, sistema messo in campo dopo che il SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 61 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato GLI EMENDAMENTI DEL GOVERNO 22/11/2016 Pag. 1 diffusione:103971 tiratura:161285 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 62 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato governo ha deciso di farsi carico direttamente dei costi TASSA SUL SALE Le imprese che estraggono sale dai giacimenti non dovranno più pagare la tassa . Torna in pista anche l'Ilva: vengono girati agli investimenti per le bonifiche le somme recuperate dalle confische per reati ambientali 22/11/2016 Pag. 1,3 diffusione:103971 tiratura:161285 Wall Street corre ai nuovi record Triplo primato storico per S&P, Dow Jones e Nasdaq - Europa positiva, Milano frenata dalle banche Vito Lops PI mercati europei,e soprattutto Piazza Affari, saranno da ora in poi (4 dicembre) costrettia muoversi al buio. Dallo scorso week end non è più possibile diffondere sondaggi sul referendum costituzionale. Il tutto mentre Wall Street ha festeggiato un triplo record. Il tecnologico Nasdaq ha superato il massimo intraday del 22 settembree l'indice S&P 500 siè portato oltre il record di chiusura del 15 agosto; in serata anche il Dow Jones ha segnato un nuovo primato. Maa mettere a segno i guadagni maggiori sono state le aziende più piccole, con gli investitori che scommettono sul fatto che il nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, porterà avanti una politicaa sostegno di infrastrutture e produttività, più snella dal punto di vista della regolamentazionee più leggera da quello fiscale. Tutti fattori che premiano appunto le small cap, le società a bassa capitalizzazione: dopo il voto il Russell 2000, il benchmark per le piccole aziende,è sempre salito mettendoa segno la serie migliore da giugno 2003: guadagna il 10% dalle elezioni, contro l'aumento del 2% dello S&P 500. D'altro lato gli investitori continuanoa manifestare scetticiscmoe preoccupazione sull'esito del voto in Italia. Non deve confondere da questo punto di vista la chiusura in rialzo dello 0,19% di Piazza Affari, sugli stessi livelli di Francoforte e non lontano dal +0,37% medio delle altre Borse europee. Questo perché l'andamento delle banche italiane in questa fase più efficace dei titoli di Stato per misurare le tensioni sull'Italia - è stato ancora negativo (-1,38%). La performance media dell'indice generale è stata salvata dallo scatto di petroliferi e materie prime (+2,56%). Quindi, pur in assenza di novità dai sondaggi, l' «effetto-referendum» continua a pesare. In questa fase lo spread BTpBund - che ieri ha chiuso in leggero caloa 180 punti, restando però sui livelli più alti rispetto alla primavera del 2014- si sta depotenziando come indicatore di rischio per misurare la tensione sull'Italia. Questo perchéi titoli di Stato sono protetti dall'azione della Banca centrale europea (almeno fino a marzo 2017). E anche perché gli investitori stanno vendendo BTp (ieri il rendimento del decennale siè attestato al 2,07%) ma - seppur con intensità minore - anche i Bund, aggiornando i rendimenti dei titoli di Stato alle prospettive rialziste dell'inflazione. Questo effetto placa l'ascesa dello spread (che è un differenziale) depotenziandone l'efficacia come termometro del rischio. Ben più puntuale da questo punto di vista l'indice Ftse Ita Banks, che sintetizza l'andamento delle banche quotatea Piazza Affari. Da inizio anno ha ceduto il 50% e nell'ultima settimana- da quandoi mercati hanno iniziato a concentrarsi sul referendum italianoe sulle possibili ricadute di un voto sgradi- to agli investitori oltre il 10%. Le azioni delle banche italiane non sono protette da una banca centralee quindi sono più vulnerabili - dal punto di vista degli investitori esteri - rispettoa BoTe BTp. Ecco perché ieri hanno perso ancora. Sembra poi che piova acqua sul bagnato dato che ieri Fitch ha lanciato un nuovo campanello d'allarme sul settore, esteso però a tutta l'Europa. L'agenzia di rating prevede che possano esserci delle conseguenze peggiorative sui parametri patrimoniali qualora passassero le ultime proposte su Basilea 4. Le ricadute negative riguarderebbero soprattutto gli istituti focalizzati soprattutto nella concessione di mutui alle famiglie. Se le banche sono state vendute,i petroliferi hanno accelerato in tutta Europa spinti dalle ultime dichiarazioni di ministri di Paesi Opec che danno per imminente un accordo per ridurre la produzionee sostenere le quotazioni. Staremo a vedere se sarò vero dato che sono ormai mesi che si sussegue però il ping pong di queste dichiarazioni con il prezzo del greggio in una sorta di ascensore tra i 40 e i 50 dollari. Quando si avvicina a 40 tornano puntuali le dichiarazioni su un possibile accordo, per poi stemperarsia ridosso dei 50 dollari. Giornata di assestamento anche per il dollaro dopo i forti scatti delle ultime settimane. L'euroè risalito dal minimo da 11 mesi sul dollaroa 1,061 rispetto a 1,058 di venerdì. Nuovo scatto della sterlina che ha recuperato un ulteriore 1% sia nei confronti dell'euro che sul biglietto SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 63 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Mercati globali Listino italiano Piazza Affari stabile (+0,19%), sostenuta dai petroliferi ma appesantita dalle banche Titoli di Stato In lieve calo lo spread BTp/Bund a 180 punti, con il rialzo del rendimento dei titoli tedeschi LA GIORNATA 22/11/2016 Pag. 1,3 diffusione:103971 tiratura:161285 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 64 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato verde. IL CASO L'indice Usa delle piccole aziende, Russell 2000, è sempre salito dal giorno delle elezioni Usa: è la più lunga serie positiva dal 2003 Andamento dell'indice S&P 500 LA CORSA DI WALL STREET 2250 2100 1950 1800 31/12/15 Variazioni % di ieri e da inizio anno LE BORSE Parigi Cac 40 La fotografia 2044 2198 +0,56% +0,19% +0,19% -0,10% -0,54% -23,91% -9,74% -2,32% DA INIZIO ANNO Francoforte Dax DA INIZIO ANNO 8 novembre. Donald Trump vince le elezioni presidenziali negli Usa Milano Ftse Mib DA INIZIO ANNO 2140 O S A L G M A M F 21/11/16 Madrid Ibex 35 DA INIZIO ANNO Foto: .@vitolops 22/11/2016 Pag. 12 diffusione:103971 tiratura:161285 «Brexit significa comunque incertezza per le imprese» L.Mais. LONDRA. Dal nostro corrispondente p«Non cambieremo la nostra struttura industriale in nome della corporate tax». Warren East ceo di Rolls-Royce non cede alla tentazione di una tassa sulle imprese ai minimi storici, non abbastanza almeno da riconsiderare l'assetto del gruppo aerospaziale britannico al centro di una trasformazione radicale dopo cinque profit warning in pochi anni. Rolls Royce, fra i leader globali dell'aerospazio, resta un simbolo della manifattura del Regno Unito capace di concretizzarsi ogni giorno sotto i nostri occhi. Basta alzarli al cielo: un aereo su tre ha un motore made in Derby, sede storica di un colosso che oltre alle nuvole pensa alle onde con l'area maritime. Un gruppo integrato nella logica industriale dell'aerospace europeo e che per questoè stato frai più espliciti nel contestare la Brexit. «Per la nostra impresa significa incertezza - aggiunge il ceo giunto alla testa del gruppo un anno fa - sugli scenari che verranno e questo non fa bene. Nona caso abbiamo fatto campagna per rimanere nell'Unione europea. Abbiamo circa il 20% dei nostri dipendenti in Europa e vorremmo poter muovere sia il personale sia i prodotti, liberamente, fra Gran Bretagna e Ue dove abbiamo, con Airbus, una grande partnership. La corporate tax in calo? Sarebbe utile, certo, ma lo ripeto non potrà mutare le nostre scelte. Certo se scendesse al 10 per cento con la prospettiva di rimanerci a lungo saremmo incoraggiatia trasferire attività come tutti. La verità è che la capacità di adattamento di Rolls Royce richiede tempo». Come dire la politica può muoversi anche veloce- mente con un annuncio, ma l'industria non può permettersi altrettanta flessibilità.E allora come si adatta un'impresa come Rolls Royce alle urgenze del divorzio europeo? «Monitoraggio continuo nella consapevolezza che il governo ha sempre sostenuto la nostra industria. Abbiamo una piccola squadra di persone che segue i negoziati sia sul versante inteno che in Europa». Warren East vuole fugare il dubbio che l'allontanamento di Londra da Bruxelles stia già impattando sui risultati di un gruppo che punta a 200 milioni di tagli per l'anno in corso e dice di voler rivoluzionare sè stesso nel nome della «semplificazione e del ritmo» produttivo. «Non abbiamo rinviato alcun progetto, anzi potrei dire che per ora la Brexit, peraltro non ancora materialmente avvenuta, non ci ha direttamente toccato». Altri si muovono in anticipo, come Nissan che è andata a negoziare direttamente a Downing Street garanzie sul mantenimento dello status quo. Che condizioni future il gigante giapponese abbia spuntato resta un mistero, anche se, alla luce delle parole di Theresa May ieri alla conferenza della Cbi, è legittimo credere che la formula per pareggiare i conti con la Brexit passi per agevolazioni fiscali. «Noi aggiunge Warren East - siamo molto diversi da Nissan. Siamo radicati nel Regno Unito con il 50% del personale che lavora qui, il governo ha una golden share essendo gruppo di interesse nazionale. Non sarebbe credibile la minaccia di trasferire metà del personale». Foto: Aerospazio. Warren East SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 65 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Warren East Ceo di Rolls Royce Holdings INTERVISTA 22/11/2016 Pag. 33 FOCUS IL NUOVO LAVORO diffusione:103971 tiratura:161285 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Trasformazioni e prospettive Occupazione. Il bilancio in occasione del decennale dell'associazione Assolavoro - Soltanto nel 2016 assunte 675mila persone Un lavoro stabile per due milioni A vent'anni dall'avvio dell'impiego in somministrazione: opportunità per 7,5 milioni IL MERCATO Le agenzie per il lavoro occupano 10mila addetti in oltre 2mila filiali distribuite su tutto il territorio nazionale Francesco Prisco A quasi 20 anni dall'introduzione in Italia del lavoro in somministrazione, 7,5 milioni di persone attraverso questo canale hanno avuto accesso a un lavoro dipendente, con pari retribuzione, tutele e diritti rispetto a un tradizionale contratto di lavoro. Con un'accelerazione importante negli ultimi anni che, a fine 2016, dovrebbe traguardare a quota 675mila persone che hanno raggiunto l'occupazione attraverso questo percorso. Sono poi 2 milioni gli occupati che, dopo aver lavorato per un'agenzia per il lavoro, hanno sottoscritto un contratto a tempo indeterminato. Numeri a partire dai quali si ragionerà questo pomeriggio a Roma, presso la Sala Polifunzionale delle Scuderie di Palazzo Altieri, dove Assolavoro, associazione confindustriale delle agenzie del lavoro, in occasione del proprio decennale organizza il convegno «Di Lavoro e di Agenzie. Percorsi, evoluzioni, nuove sfide». Un forum che vede la partecipazione di Tiziano Treu, Roberto Maroni, Cesare Damiano, Maurizio Sacconi, Elsa Fornero ed Enrico Giovannini, personalità che negli ultimi 20 anni si sono succeduti al ministero del Lavoro, fino ad arrivare all'attuale ministro dell'esecutivo in carica Giuliano Poletti cui saranno affidate le conclusioni. Un'occasione per fare il punto sulle politiche di settore, analizzando anche le prospettive che si sono aperte con l'entrata in vigore del Jobs Act, la riforma del mercato fortemente voluta dal governo Renzi per favorire il passaggio dalle tradizionali politiche per il settore "passive" a quelle "attive". Il tutto mentre il comparto continua a essere contrassegnato da una grande vivacità. L'accelerazione del settore Secondo i dati di Assolavoro i cui associati esprimono l'85% del giro d'affari di settore, le agenzie per il lavoro impiegano 10mila addetti in più di 2mila filiali distribuite sull'intero territorio nazionale. Più di 390mila i lavoratori impiegati nelle aziende clienti su base mensile (datia settembre 2016) di cui oltre 38mila assuntia tempo indeterminato. Nel terzo trimestre 2016 il numero di lavoratori somministrati iscritti negli archivi Inail aumenta dell'1,1% rispetto allo stesso periodo del 2015. La variazione maggiore, rispetto al terzo trimestre 2015, si registra nei settori dell'istruzione (+18,5%), dei trasporti che comprende l'attività trasporto merci, facchinaggio e magazzino(+15,6%)e del commercio e riparazione di autoveicoli (+14,6 per cento). Una contrazione, sempre su base annua, nell'utilizzo di lavoratori in somministrazione si registra invece nei settori della pubblica amministrazione (-15%), dell'industria dei mezzi di trasporto (-12,45) e dell'industria del legno (-10,6 per cento). In aumento, in misura sensibilmente superiore al totale, il numero dei lavoratori assicurati all'Inail per la prima volta tramite lavoro somministrato: sono oltre 17mila nel terzo trimestre 2016, con un incremento del 12% su base annua. Le dinamiche settoriali evidenziano una progressiva crescita dei servizi e del terziario avanzato con un assestamento dell'industria che pesava nel 2008 il 56,8 e oggi arriva al 49,3 per cento. Solo nell'ultimo anno concluso, il 2015, i lavoratori tramite agenzia sono stati 640mila di cui 38mila con un contratto a tempo indeterminato. Per il 2016 le stime indicano un numero di lavoratori che avrà tro- vato occupazione con questa tipologia di contratto pari ad almeno 675mila unità, a fronte di un dato medio mensile di 370mila lavoratori impegnati in somministrazione. Quest'ultimo valore attesta nel 2016 una crescita dell'occupazione media mensile su base annua pari all'8 per cento. Dal "Pacchetto Treu" a oggi L'accelerazione del settore propria degli ultimi anni va a consolidare le performance che hanno caratterizzato il mercato dal 1997 - anno in cui il celebre "Pacchetto Treu" introdusse in Italia il ruolo delle agenzie del lavoro per quello che all'epoca si chiamava lavoro interinale - a oggi. Performance di riguardo: 7,5 milioni, per esempio, le persone che hanno avuto accesso a un lavoro dipendente, con parità di retribuzione, di tutele e di diritti rispetto al tipico contratto di lavoro. Le stime per singolo anno sulle stabilizzazioni portano a un totale di circa 2 milioni gli occupati che dopo aver lavorato per un'agenzia per il SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 66 22/11/2016 Pag. 33 FOCUS IL NUOVO LAVORO diffusione:103971 tiratura:161285 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 67 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato lavoro hanno sottoscritto un contratto a tempo indeterminato. Il tutto con un'attenzione particolare a concetti quali formazione e welfare, ambiti presidiati da Forma.Temp, fondo cui le agenzie destinano annualmente un importo pari al 4% delle retribuzioni erogate per attività formative finalizzate al placement, ed Ebitemp, l'ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo che si occupa dell'erogazione di prestazioni aggiuntive di varia natura. Le risorse - tutte private - investite in questi 20 anni dalle agenzie attraverso Forma.Temp hanno consentito a circa 200mila persone l'anno di accedere a una formazione finalizzata e strettamente collegata al lavoro, con precisi obblighi di placement pari al 35 per cento. Le prestazioni di welfare aggiuntivo (dal rimborso delle spese sanitarie all'una tantum per la maternità e l'asilo nido, fino ai prestiti a tasso agevolato) erogate attraverso Ebitemp sono state oltre 90mila con una crescita annua, nell'ultimo periodo, molto sostenuta (+60% nel 2016 rispetto al 2014). L'anno scorso l'ente ha stanziato intorno ai 9,9 milioni per prestazioni di welfare. Se si sommano poi tutte le erogazioni che hanno avuto luogo dal 2003, arriviamo alla cifra di 90 milioni. GLI INCONTRI L'appuntamento S'intitola «Di Lavoro e di Agenzie. Percorsi, evoluzioni, nuove sfide» ed è il tema del dibattito che si svolgerà oggi pomeriggio a Roma, presso la Sala Polifunzionale delle Scuderie di Palazzo Altieri L'incontro vede la partecipazione di Tiziano Treu, Roberto Maroni, Cesare Damiano, Maurizio Sacconi, Elsa Fornero ed Enrico Giovannini, personalità che negli ultimi 20 anni si sono succeduti al ministero del Lavoro Sarà presente anche l'attuale ministro dell'esecutivo in carica Giuliano Poletti cui saranno affidate le conclusioni La mappa L'ANDAMENTO DAL 1998 Occupati in somministrazione 1998-2016. Medie annue su base mensile 400.000 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 7.950 365.629 '98 '00 '02 '04 '06 '08 '10 '12 '14 '16 IL TREND NEL DETTAGLIO Occupati in somministrazione 2008-2016. Medie annue su base mensile Incremento % annuo 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016* (*) Dato provvisorio 2.731 2.842 3.240 5.586 8.609 11.553 14.652 22.410 38.485 - - - - +54,1 +34,2 +26,8 +52,9 +71,7 Fonte: elaborazioni Assolavoro DataLab su dati Forma.Temp I NUMERI 407 mila Nel 2006 Sono i lavoratori impegnati fino a luglio 2016 con un contratto di somministrazione. 38 mila Gli stabili Sono i lavoratori con contratto di somministrazione a tempo indeterminato su base mensile (settembre 2016). 7,5 milioni Il bilancio/1 Sono i lavoratori che hanno avuto almeno un contratto in somministrazione dal 1998 ad oggi. 1,9 milioni Il bilancio/2 Sono i lavoratori somministrati stabilizzati a tempo indeterminato dal 1998 ad oggi. 16% L'incidenza È la quota di lavoro in somministrazione rispetto al totale degli occupati con contratto a termine su base mensile. 9.950.000 Il welfare È la somma erogata nel 2015 da Ebitemp per le prestazioni di welfare previste dal contratta nazionale. Ebitemp è l'ente bilaterale per il lavoro temporaneo, nato con la stipula del primo contratto collettivo del settore, per costruire relazioni sindacali collaborative che accompagnino lo sviluppo del lavoro in somministrazione, assicurando ai lavoratori innovative forme di tutela. Sono associate a Ebitemp le due Associazioni di rappresentanza delle Agenzie per il Lavoro - ApL (Assolavoro e Assosomm), le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori somministrati (FeLSA-Cisl, NIDIL-Cgil e UILTemp) e le tre Confederazioni Sindacali (Cgil, Cisl e Uil). Foto: .@MrPriscus 22/11/2016 Pag. 37 diffusione:103971 tiratura:161285 Generali alza il velo sul piano: focus su target e taglio costi Laura Galvagni Domani a Londra le Generali alzeranno il velo sullo stato di avanzamento del piano industriale presentato un anno e mezzo fa alla comunità finanziaria. Un piano fortemente voluto dall'ex ceo Mario Greco ma poi confermato, soprattutto in termini di obiettivi, dal nuovo amministratore delegato Philippe Donnet e dal direttore generale Alberto Minali. L'attesa del mercato è alta anche perché il contesto generale è particolarmente sfidante per il settore ed il comparto è chiamato a uno sforzo supplementare per mantenere adeguati i livelli di rendimento. È per questo che sono in molti da aspettarsi che la compagnia del Leone di Trieste possa annunciare, se non qualche mossa straordinaria, qualche misura più efficace per tenere alta la redditività del gruppo. In diversi hanno cercato di interpretare il significato delle parole pronunciate da Donnet durante il forum con Il Sole 24 Ore a fine settembre. In quell'occasione il manager aveva sottolineato che le Generali si erano ormai lasciate alle spalle la lunga e difficile fase del turnaround finanziario ed erano pronte a impegnarsi su un più complesso turnaround industriale. La sfida del digitale è fondamentale e per potersi muovere al meglio all'interno di questo nuovo mutato contesto avere una dimensione snella e più flessibile può certamente rivelarsi una carta vicente. Ecco perché si guardaa un possibile piano di riduzione dei costi che passerebbe da un alleggerimento della forza lavoro. A livello globale le Gene- rali impiegano circa 80 mila dipendenti e l'idea che si sarebbe fatto il mercato nelle ultime ore è che il gruppo possa pensare di ridimensionare fino al 10% degli organici. Più o meno 8 mila dipendenti. Cifra di per sé utile a generare sostanziosi risparmi di costo negli anni a venire. D'altra parte, ragionano alcuni operatori, la compagnia non farebbe altro che trasferire su scala globale il processo di ristrutturazione già avviato in Germania. Sono in molti a credere che questo possa essere un percorso quasi obbligato se la compagnia intende mantenere la barra dritta in una fase così delicata per il settore assicurativo che deve combattare con la dinamica dei tassi e un settore Rc Auto in completa trasformazione. Foto: Verso il nuovo piano industriale. Il logo delle Assicurazioni Generali SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016 68 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Polizze. L'ipotesi di una riduzione degli oneri della forza lavoro fino al 10% SCENARIO PMI 7 articoli 21/11/2016 Pag. 4 N.39 - 21 novembre 2016 Dinastie Al Veneto la palma delle migliori Da Brembo a Luxottica, da Campari a Branca. Ma molte eccellenze sono poco conosciute Operano nel manifatturiero (alimentare, meccanica ed elettronica) e abitano a Nord Est MARIA SILVIA SACCHI Le aziende familiari italiane continuano a mostrarsi più resistenti delle altre. Ma ce ne sono alcune, per la precisione 200, che vanno decisamente meglio di tutte le altre e che a partire dall'anno di crisi 2008 hanno come svoltato. Lo si vede bene nel grafico che pubblichiamo in questa pagina: preso come base il 2007, tra l'universo delle imprese familiari e le migliori il divario si ampia di anno in anno. Gli economisti (Guido Corbetta e Fabio Quarato) che curano l'Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit, Bocconi) sulle aziende familiari italiane, le hanno definite «benchmark», ovvero aziende che sono un modello per le altre. I nomi rispondono a quelli della Luxottica di Leonardo Del Vecchio (intervista alle pagine 2 e 3), della Giorgio Armani dell'omonimo stilista, ma anche di Nice, la società quotata fondata da Lauro Buoro o di Umbra Cuscinetti guidata da Antonio Baldaccini. Ancora: della Brembo di Alberto Bombassei, della Betty Blue di Elisabetta Franchi, della Campari presieduta da Luca Garavoglia, della Branca guidata da Niccolò Branca... Il dato forse più interessante è, però, che molte delle aziende modello sono marchi «sconosciuti» al grande pubblico perché operano in settori - come la meccanica e l'elettronica - che stanno «dietro le quinte». Questo ci dice che esiste un capitalismo vitale, che cresce, crea occupazione, ma che spesso ci sfugge. I dati dell'Osservatorio, giunto quest'anno all'ottava edizione, saranno presentati questo pomeriggio a Milano, a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa italiana. Saranno presenti, tra gli altri, il presidente di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, il consigliere delegato dell'Università Bocconi Bruno Pavesi, il responsabile in Unicredit dell'Investment banking per i clienti corporate Giampiero Bergami, la presidente di Aidaf, Elena Zambon, il vice presidente della Camera di Commercio di Milano Alberto Meomartini. Gli indicatori Il rapporto Aub spiega che per arrivare alla lista di 200, «si è partiti da 556 aziende familiari che mostrano performance economico-finanziarie migliori della mediana del proprio settore con riferimento a tre indicatori: il Cagr (tasso di crescita annuo composto) ricavi, il Roa (misura la redditività delle attività aziendali) e il rapporto tra debiti e patrimonio netto (più è basso, più la situazione finanziaria è equilibrata). Per ciascuna delle 4 classi dimensionali di fatturato (20-50 milioni di euro, 50-100 milioni di euro, 100-250 milioni di e over 250 milioni), sono state selezionate le migliori 50 fino ad arrivare a costruire il panel delle 200 aziende familiari Benchmark». Ora il punto è capire cosa hanno di diverso dalle altre. Intanto, va detto che si concentrano nel Nord Italia, e in particolare nel Nord-Est con la supremazia del Veneto. Sono poi in prevalenza aziende manifatturiere: i primi tre settori sono alimentare, meccanica ed elettronica. Sono più internazionalizzate delle altre, grazie a investimenti realizzati all'estero e al presidio di un maggior numero di Paesi. Hanno avuto più frequentemente percorsi di crescita per linee esterne, ovvero hanno fatto acquisizioni. E, infine, hanno consigli di amministrazione anche aperti a componenti non familiari, ma questo si vede soprattutto nelle aziende di seconda generazione. La governance Se «sotto», ovvero per quel che riguarda l'attività di impresa vera e propria, le caratteristiche sono abbastanza chiare, «sopra», ovvero nel governo dell'impresa i modelli delle aziende di successo non sono univoci. Come si vede nel grafico pubblicato a pagina 3, infatti, le aziende familiari di maggior successo (in questo caso l'analisi è stata fatta sul panel iniziale delle migliori 556 imprese) possono avere tre diversi SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 70 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Analisi L'Osservatorio Aub presenta oggi a Milano le 200 società familiari «benchmark» che hanno brillato anche nella crisi 21/11/2016 Pag. 4 N.39 - 21 novembre 2016 SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 71 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato modelli di governance. Il primo è quello che l'Osservatorio definisce del «fondatore bravo»: anche se non più giovane, favorisce - scrivono gli autori del rapporto - il successo dell'azienda con qualsiasi tipologia di governance (aperta o chiusa agli esterni alla famiglia) e in aziende di qualunque dimensione. Il secondo è il modello «familiare chiuso», che va bene e funziona ma solo per aziende piccole, ovvero sotto i 50 milioni di euro. Infine, c'è il modello che gli economisti hanno denominato «per la crescita», che interessa le aziende medio grandi, è caratterizzato da una governance aperta ai non familiari e con leader giovani. Questo pomeriggio in Borsa si confronteranno due di questi modelli: il fondatore di Nice, Lauro Buoro, e la seconda generazione di Umbra Cuscinetti, rappresentata da Antonio Baldaccini. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: Osservatorio Aub LA GOVERNANCE I tre modelli prevalenti tra le imprese familiari L'IDENTIKIT Il confronto tra le migliori e la media SOPRATTUTTO MANIFATTURA I settori in cui operano LA MAPPA Dove abitano le aziende migliori Età del leader Dimensione azienda Fondatore CdA Leadership Non giovane Indifferente Sì Indifferente Familiare Indifferente Piccola Indifferente Chiuso Familiare Giovane Medio/grande No Aperto Indifferente Nord ovest 42,4% Centro, sud e isole 22,8% Nord est 34,8% Nord ovest 40,7% Centro, sud e isole 29,7% Nord est 29,6% Fondatore bravo Chiuso Per la crescita Settore manifatturiero Prima generazione Amministratore unico Leadership collegiale Consiglieri familiari Leadership familiare 56,5 % 47,4 % 41,7 % 36,5 % 18,5 % 27,0 % 46,0 % 37,2 % 68,4 % 76,3 % 18 % 72,5 % 72,9 % Alimentare e bevande 17 % 16 % 14 % 15 % 6% 12 % 18 % Meccanica Elettronica Prodotti in metallo 11 % 8% Manifatturiero (altro) Aziende familiari modello Totale aziende familiari Aziende familiari modello Totale aziende familiari Aziende familiari modello Totale aziende familiari S. A. 60,1 59,0 56,5 55,7 30,3 29,6 Foto: Aidaf Elena Zambon presidente dell'Associazione delle aziende familiari. É anche alla guida dell'omonimo gruppo farmaceutico Foto: Piazza Affari Raffaele Jerusalmi, alla guida della Borsa Italiana dall'aprile 2010. Spera nell'arrivo in Borsa delle aziende familiari Foto: Università Guido Corbetta è professore ordinario in Bocconi; è titolare della cattedra Aidaf - EY di Strategia delle aziende familiari 21/11/2016 Pag. 21 N.39 - 21 novembre 2016 Storie di successo Sfilano le sette regine italiane Innovazione, export e digitale: i driver di crescita dei premiati. Il 24 l'assegnazione del riconoscimento 2016 roberta scagliarini Innovazione,export e trasformazione digitale: sono tre le chiavi che aprono le porte della crescita alle imprese. Ey ha messo sotto la lente d'ingrandimento le strategie di sette aziende che hanno vinto il premio «L'Imprenditore dell'anno». Che cosa hanno in comune Brunello Cucinelli, Eataly, Chiesi Farmaceutici, Brembo, Interpump, Technogym e Illy Caffè? Strategie I conti dicono che tutte e sette hanno registrato nel corso del quinquennio 2011-2015 una crescita del fatturato a doppia cifra, con una dinamica media del 14%. E un incremento dell'incidenza del fatturato estero fino al 75% con punte del 91% per Technogym e dell'88% per Brembo. Per tutte inoltre la marginalità (Ebitda) è cresciuta a un ritmo medio del 16%. «Il processo di crescita che sta caratterizzando le aziende del campione è guidato da tre principali driver di cambiamento come la spinta verso i mercati internazionali, la trasformazione digitale e l'innovazione», commenta Dante Valobra, responsabile italiano del premio «EY L'Imprenditore dell'anno». «Il primo fattore ha rappresentato un elemento strutturale per la crescita dei volumi di affari delle società oggetto di analisi -prosegue Valobra -. Il secondo driver , la trasformazione digitale, ha consentito di evolvere processi aziendali in tutti i settori in cui operano le imprese del campione mentre l'innovazione di prodotto, frutto anche di una ricerca costante e approfondita, ha consentito di introdurre sul mercato prodotti universalmente conosciuti». Queste società hanno sempre continuato a investire in innovazione, in media l'8% dei ricavi, e il 5% in ricerca e sviluppo, e ognuna nel suo campo ha conseguito risultati originali. I laboratori di ricerca e sviluppo sono per Chiesi Farmaceutici un patrimonio, umano e tecnologico, nonché il motore della sua crescita. Technogym ha sempre avuto tra i punti di forza il know-how tecnologico che ha saputo unire allo studio e all'analisi del settore fitness e wellness nei suoi aspetti manageriali, tecnici e formativi. La piattaforma Internet of things Technogym collega prodotti cloud e dispositivi mobile per offrire al consumatore un'esperienza personalizzata accessibile in ogni luogo. Brembo basa il suo ruolo di leader mondiale sull'innovazione tecnologica. Illy ha introdotto sul mercato innovazioni che hanno rivoluzionato il mondo del caffè, come la pressurizzazione per la conservazione all'interno del barattolo e la cialda in carta per preparare l'espresso. Interpump ha creato il centro ricerche e progettazione Interpump Engineering. Ispirazioni L'innovazione di prodotto ha caratterizzato anche la storia di Brunello Cucinelli che nel 1978 ebbe l'intuizione di produrre per la prima volta in Italia il cashmere colorato applicando a un prodotto noto un profilo innovativo. «Le storie di successo di queste aziende - aggiunge Valobra- devono essere uno stimolo per tutte le piccole e medie imprese che costituiscono l'asse portante del nostro sistema produttivo e un modello cui ispirarsi». Il 24 novembre si terrà a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, la premiazione della ventesima edizione del premio, di cui Corriere Economia è media partner, nato in Usa nel 1986 e lanciato in Italia nel 1997 con la partecipazione di Azimut Wealth management, in qualità di main sponsor con il supporto da Aon e Tagetik. In due decadi il concorso ha premiato e celebrato trecento imprenditori e il gruppo di consulenza ha raccolto in un volume le loro storie, una per ogni anno di edizione. La cerimonia di quest'anno celebrerà anche tutti i vincitori delle passate edizioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 72 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Imprenditore dell'anno» L'analisi dei casi vincenti di Brunello Cucinelli, Eataly, Chiesi Farmaceutici, Brembo, Interpump, Technogym e Illy Caffè 21/11/2016 Pag. 21 N.39 - 21 novembre 2016 SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 73 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Eventi Dante Valobra, responsabile del premio «Ey L'imprenditore dell'anno». Sopra il logo del riconoscimento 21/11/2016 Pag. 1 diffusione:103971 tiratura:161285 Le imprese familiari spingono sull'estero e sulle acquisizioni Enrico Netti pPassa per le operazioni d'internazionalizzazione e di acquisizioni il percorso di sviluppo delle imprese familiari italiane con un giro d'affari superiore ai 20 milioni. Una scelta che impatta positivamente sui valori di bilancio rivela l'ottava edizione dell'Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit e Bocconi) che viene presentato oggi. Questo univer- so imprenditoriale, secondo i bilanci 2015, contava quasi 10.400 aziende con ricavi per 804 miliardi, 2,3 milioni di addetti e si proietta sempre più versoi mercati del mondo anche grazie a strutture di governance più aperte ai manager esterni, un cambiamento radicale che accelera il processo innovativo. u pagina 9 pInternazionalizzazione e acquisizioni. Sono le due strade che fanno la differenza nel percorso di sviluppo delle aziende italiane. Quando, poi, si tratta di imprese familiari la differenza, in meglio, diventa ancora più marcata. Tra le realtà familiari che negli ultimi anni sono riuscite a crescere più velocemente ci sono proprio quelle più attive sul fronte degli investimenti esteri, con filiali e impianti produttivi,e dell'M&A. «Riescono a portare a termine un buon numero di acquisizioni e nel caso delle aziende più grandi la loro governance le agevola», spiega Guido Corbetta, titolare della cattedra "Aidaf-Ey di Strategia delle aziende familiari in memoria di Alberto Falck" dell'Università Bocconi che oggi a Milano presenta l'ottava edizione dell'Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit e Bocconi) sulle aziende familiari italiane, realizzato analizzando l'andamento, lo sviluppo e i modelli di crescita delle imprese con un giro d'affari superiore ai 20 milioni. Un universo che nel 2015 contava quasi 10.400 aziende con ricavi per 804 miliardi e 2,3 milioni di addetti. «Negli ultimi tempi si è vista un'accelerazione degli investimenti esteri e lo spostamento del baricentro verso l'Asia, la regione su cui si concentrano le operazioni -aggiunge Corbetta -. Molto spesso le imprese familiari di maggiori dimensioni riesconoa completare un buon numero di acquisizioni». C'è poi il ruolo della governance che dovrebbe essere "su misura". «È necessario trovare un sistema di regole internoa ogni famiglia adatto alla sua specificità - aggiunge Elena Zambon, presidente di Aidaf -. Diventa necessario attrarree fare crescere un team di manager che possa contribuire alla crescita». Nel decennio 2005-2015 le Pmi analizzate nell'Osservatorio Aub hanno realizzato il 43% dei deal siglati in Italiae con il crescere del giro d'affari aumenta la quota di operazioni effettuate. Guardando al periodo 2000-2015, una su otto ha realizzato tre deal, ma c'è un manipolo di aziende, il 5% del campione, che ha portatoa termine tra le seie le dieci acquisizioni, puntando all'estero. «Le aziende familiari sono di fronte a cambiamenti radicali, spinte dalla rivoluzione digitale che modifica i modelli di produzionee relazione- osserva Donato Iacovone, ad di Ey in Italiae Managing partner dell'area mediterranea -. Quelle di maggior successo hanno cavalcato il cambiamento, l'innovazione e l'apertura ai mercati globali. Ora devono guardare a modelli collaborativi e multidi- sciplinari per accelerare il processo innovativo». Dall'internazionalizzazione arriva quello spunto che spinge i fatturati, come evidenzianoi dati dell'Osservatorio: fatto 100 i ricavi del 2007, nel 2015 le imprese familiari medio-grandi sono arrivate a 145,2, mentre le altrea 131,8. «Le più grandi sono tornate ai livelli pre-crisie ora sono più capitalizzate, perché le proprietà hanno ridotto la politica dei dividendi e le banche hanno chiesto di ridurre l'indebitamento» commenta Corbetta. Nel caso del gruppo più numeroso, le aziende con ricavi tra i 20 e i 50 milioni, i valori diventano 145,8 per le familiarie 142,6 per le non familiari. Viene anche intrapreso un modello di crescita sana, considerando che il risultato operativo è sempre in terreno positivo e migliore rispetto agli altri tipi di aziende. Scorrendo, poi, gli altri indicatori economici, si nota che la quota di realtà familiari con un Roi negativo è quasi ritornata ai livelli pre-crisi, mentre la redditività netta pende a favore, per poco più di un paio di punti percentuali, delle aziende familiari. Il nodo della sottocapitalizzazione nella maggiore parte dei casi sembra appartenere al passato, alla luce della costante riduzione del livello di indebitamento. Il rapporto debiti bancari/fatturato ora si aggira intorno al 18,5-19%, meno delle imprese pubblichee di quelle controllate da fondi o private equity. Ed è proprio questa SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 74 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sotto la lente aziende con ricavi per 800 miliardi 21/11/2016 Pag. 1 diffusione:103971 tiratura:161285 SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 75 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato maggiore solidità finanziaria che permette di imprimere un'accelerazione sugli investimenti. Un modello virtuoso 804,1 2.304,2 10.391 Le aziende familiari con oltre 20 milioni di fatturato, nel 2015 LA FOTOGRAFIA Quante sono Ricavi 20-50 mln 6.149 Ricavi 50-250 mln 2.267 IL TREND 152 2009 TOTALE Acquisizioni Joint venture 2005 132 2006 2007 138 2008 152 107 2010 118 2011 151 2012 143 2013 110 2014 119 2015 130 Fonte: Osservatorio Aub Ricavi >250 mln 729 Ricavi 100-250 mln 1.246 22 16 5 Il fatturato - Miliardi di euro Ricavi 20-50 mln 152,8 Ricavi 50-250 mln 107,6 Andamento delle operazioni del campione monitorato 10 6 40 27 28 24 23 13 TOTALE Ricavi >250 mln 435,2 Ricavi 100-250 mln 45,7% 108,5 I SETTORI 83,2% 69,5% 50,1% Dipendenti - In migliaia Ricavi 20-50 mln 445,7 Ricavi 50-250 mln 316,9 Di cui familiari, in % Commercio all'ingrosso Prodotti in metallo Alimentare e bevande Altri servizi Meccanica 63,1% 57,4% 64,8% IL FATTURATO Giro d'affari in miliardi di euro incidenza % aziende familiari Attività finanziarie e immobiliari Commercio all'ingrosso 34,0% Alimentare e bevande Prodotti in metallo 75,2% Commercio al dettaglio TOTALE 92,9% Ricavi >250 mln 1.194,7 Ricavi 100-250 mln 346,9 2.775 1.061 1.233 1.472 1.097 138,7 125,2 60,5 55,7 45,4 LA PAROLA CHIAVE M&A 7 Sono le attività di fusione e acquisizione, in inglese «mergers and acquisitions». Attraverso le operazioni di acquisizione le aziende intraprendono un percorso di crescita per via esterna, rilevando la partecipazione di controllo di un'altra società o il complesso aziendale della stessa. Le acquisizioni possono aver luogo con due modalità diverse: consensualmente o tramite scalata ostile; quest'ultima è possibile solo se la società target è quotata e nessun azionista controlla la maggioranza assoluta delle azioni. Foto: [email protected] 21/11/2016 Pag. 29 OLTRE LA CRS Incentivare il food packaging per le imprese dell'Africa sub-sahariana Promuovere lo sviluppo in un'area dove agricoltura e trasformazione impegnano la forza lavoro all'80 per cento (s.d.p.) Incentivare lo sviluppo del packaging alimentare in aree povere del globo. È l'obiettivo dell'accordo "Improving food packaging for small and medium agro-enterprises in Sub-Saharan Africa" siglato da Ima con la Fao (l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite) che coinvolge la regione sub-sahariana dell'Africa, in particolare le piccole e medie imprese di Camerun, Costa d'Avorio, Ghana, Kenya, Mali, Nigeria, Ruanda, Senegal, Tanzania e Zambia. Nell'area il sistema agro-alimentare assorbe l'80 per cento della forza lavoro e rappresenta una parte fondamentale del Pil nazionale, ma le perdite successive al raccolto arrivano al 15-20 per cento rispetto al totale, anche a causa dell'utilizzo di obsoleti sistemi per la conservazione. Per il progetto, della durata di tre anni, è stato stanziato da Ima un contributo complessivo di 450mila euro, di cui circa 50mila euro di costi accessori. «Si tratta di intervenire con le tecnologie appropriate sullo spreco alimentare», sottolinea Alberto Vacchi, presidente di Ima. «Le stime della Fao confermano che un terzo degli alimenti prodotti per uso umano viene perso, e in questo quadro il packaging può giocare un ruolo strategico anche nella lotta contro la fame e la malnutrizione. La possibilità di partnership con gruppi privati da parte della Fao apre nuove opportunità di cooperazione internazionale per esprimere al meglio il ruolo sociale dell'azienda». Nel dettaglio, il progetto consente di valutare in primo luogo le necessità e le priorità delle piccole e medie imprese di questa regione, oltre alla fattibilità di alcune soluzioni di packaging proposte sulla base di studi preliminari. Nella seconda fase si passa all'attuazione di un programma regionale di sviluppo del settore del food packaging. All'iniziativa partecipa anche l'International Trade Centre (Itc) di Ginevra, centro per il commercio internazionale che, affiliato all'Organizzazione mondiale del commercio e alla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, fornisce assistenza tecnica in campo commerciale. Il progetto si inserisce nella più ampia iniziativa Save Food che, in partnership con Fao, Messe Düsseldorf e Interpack, collabora con sostenitori, organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie, partner privati nel settore dell'industria del packaging e in altri ambiti, con l'obiettivo di sviluppare e realizzare i programmi sulle perdite e lo spreco di cibo. (s.d.p.) Foto: QUARTIER GENERALE La sede dell'Ima a Ozzano dell'Emilia, in provincia di Bologna. La società ha 38 siti produttivi in tutto il mondo SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 76 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Impulso alla crescita e riduzione agli sprechi di cibo 21/11/2016 Pag. 1 N.39 - 21 novembre 2016 diffusione:400000 Novari dopo Tre, i piani per l'Italia di Mr Li Stefano Carli Novari dopo Tre, i piani per l'Italia di Mr Li a pagina 21 Dopo 16 anni Vincenzo Novari non si occuperà più di H3g Italia, ormai avviata alla fusione con Wind. Conosce bene le tlc italiane, Novari, ma conosce bene anche come si lavora con un investitore straniero come il finanziere cinese (ma versante Hong Kong) Li KaShing che nel bene o nel male sull'Italia ha investito molto. «Solo su H3g, all'incirca, possiamo fare una media di 600 milioni l'anno per 15 anni», calcola Novari. Senza contare il tentativo di gestire il terminal container del porto di Taranto, finito in un nulla di fatto dopo anni di contenziosi e polemiche e che ha visto il gruppo cinese portare i suoi investimenti in Grecia, al Pireo. Oggi Novari, che ha fondato una società tutta sua, la Nhc, Novari Holding & Consulting, fa tre lavori: l'advisor di nuovi investimenti per il gruppo di Li KaShing in Europa e in Italia, ovviamente, in particolare; il consulente per un fondo di private equity cinese che vuole investire in pmi italiane e infine anche l'imprenditore in proprio. Ma è il rapporto con Mr Li, come lo chiama lui, al centro di tutto. «Il progetto Tre è stato un'avventura straordinaria - esordisce Novari - per più di un motivo. Siamo partiti da zero. Non eravamo né incumbent come Telecom, non avevamo alle spalle un gigante come la tedesca Mannesmann per Omnitel, né un gruppo pubblico come Enel per Wind. Perché allora, nel 2000, c'erano personaggi anche di spicco, di cui non farò il nome, che non credevano nell'Umts e nella banda larga mobile. Infine c'è da ricordare che noi prendemmo la licenza Umts nel 2000, pagando in asta circa 6.300 miliardi di lire, 3,2 miliardi di euro, ma che i primi telefoni ci vennero consegnati, e in misura limitatissima, solo nel marzo 2003. E dovemmo attendere ancora un anno per avere forniture regolari. E vorrei anche ricordare che Tre fu l'unico operatore a partire con sole frequenze Umts (in asta c'erano solo quelle) e che per la copertura limitata di quelle frequenze tutte le nostre chiamate andavano in roaming sulle reti degli altri, Telecom in particolare. E i prezzi erano quelli "commerciali": alti e senza nessuna agevolazione. Qualcuno obietterà che c'era il premio di terminazione, ma quello valeva per tutti". Eppure ce l'abbiamo fatta: dal 2012 Tre ha margini lordi positivi. E' per questo che nella fusione con Wind è stata valutata tra 2 e 3 miliardi di euro». Prima della fusione siete stati accusati di aver scatenato una guerra feroce sui prezzi. «Noi eravamo il quarto entrante sul mercato. Potevamo utilizzare solo due leve: la tecnologia e i prezzi. E quello abbiamo fatto. Sulla tecnologia puntando sulla rete più avanzata di allora e poi essendo i primi a puntare su quello che oggi è normale strategia di una telco: i servizi a valore aggiunto. Ma noi l'abbiamo fatto dieci anni fa. Il videofonino per le videochiamate, la tv su cellulare con il Dvbh: con l'accordo con Rai e Mediaset trasmettemmo partite del mondiale 2006 e del campionato. Poi il Dvbh non decollò a livello mondiale perché si vendeva solo in Italia, Austria e in Corea. Troppo poco per fare abbassare i prezzi. E poi la risposta a questa domanda di mercato arrivò da Apple con gli Iphone e gil Ipad e via internet e non attraverso una tecnologia tv. Con il senno del poi fu forse un errore ma noi avevamo individuato il mercato giusto. Era la tecnologia che prese un'altra strada». E sui prezzi? «Che poteva fare il quarto operatore? Proporre prezzi scontati. Ma cercammo di puntare su una cosa che per l'Italia era nuova: vendere i telefoni legati all'abbonamento mentre tutte le altre telco erano sulle prepagate. Noi scontavamo le tariffe ma restavamo nella nicchia degli abbonamenti. Era anche un modo per non essere troppo aggressivi verso gli altri. Poi però Vodafone, per rispondere al calo dei margini e agli abbonati che non crescevano più, lanciò un abbonamento flat, si chiamava Relax, che vendeva a 49 euro quello che noi vendevamo a 59. A quel punto fummo costretti ad abbassare a nostra volta. Oggi posso dire che mai avrei creduto che Telecom e Vodafone ci avrebbero seguito sul taglio delle tariffe. E' così che avviene di solito: gli incumbent restano sulla fascia alta e ricca del mercato che presidiano investendo in tecnologia e nuovi servizi e lasciano quella bassa e le nicchie ai nuovi, noi e Wind. E invece è partita una guerra che ha distrutto la cassa di tutte le telco: basta pensare che oggi un giga di SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 77 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA economia italiana 21/11/2016 Pag. 1 N.39 - 21 novembre 2016 diffusione:400000 SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 78 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato traffico dati in Italia costa meno di 2 euro, in Francia e in Germania sta tra i 4 e i 5 euro. Negli Usa si compra a 20 dollari. Ora aspetto di vedere che cosa farà il nuovo quarto operatore mobile italiano, i francesi di Iliad. Questo mercato non è come la Francia». Quindi fu più colpa di Telecom e Vodafone che vostra? «Secondo il mio punto di vista sì». Oggi come vede il mercato italiano? «Diciamo che in Italia il top del mondo imprenditoriale e della finanza, la classe dirigente economica, non ha una grande cultura degli investimenti. Molti si sono spostati, come hanno potuto, sulle rendite sicure delle utility. E anche adesso, nonostante le grandi potenzialità italiane per le pmi che hanno imparato a investire, ad andare all'estero, a usare la rete e l'e-commerce, che sono quindi titolari di progetti di business credibili e suscettibili anzi di crescita ulteriore, è più facile trovare investitori all'estero che non in Italia». Li Ka-Shing ci crede ancora? «Evidentemente sì, perché Mr Li, nonostante l'età (88 anni,ndr ) ha un fiuto formidabile. E mi gratifica che dopo tutti questi anni, e nonostante le difficoltà di Tre, mi accordi ancora la sua fiducia». Che progetti porterà ad un gruppo che per la mancata fusione in Inghilterra con O2 ha ancora in cassa diversi miliardi disponibili? «Non nelle telco, lì c'è già Tre-Wind, ma negli altri settori di interesse del gruppo che ora, dopo una riorganizzazione, è stato ribattezzato Ckhh, Ck Hutchison Holding: shipping, ma non vedo ora grosse opportunità da noi, poi retail, real estate, infrastrutture». Nel retail un obiettivo potrebbe essere Esselunga? «No, non certo per le dimensioni ma perché non è la tipologia che il gruppo predilige: non la grande distribuzione ma reti specializzate. Come la catena di profumeria Marionaud, francese, con oltre 1.500 punti vendita, di cui un centinaio in Italia. Ma ho già un'idea da sottoporre ad Hong Kong ». Le sue altre attività? «Un ruolo di consulenza con un gruppo di investitori cinesi, che sto aiutando a formarsi come fondo di Private Equity, che comprerà aziende del made in Italy a forte potenziale di crescita. Imprese tra 10 e 50 milioni di ricav che dovranno continuare a produrre in Italia ma con linee di prodotti customizzati per il mercato cinese. Ai cinesi il made in Italy piace da morire ma a patto che sia davvero fatto in Italia. Quindi nessuna delocalizzazione: si entra nell'azienda, la si guida a produrre per il mercato cinese, la si fa crescere e si esce. La mia terza attività è da imprenditore. Lanceremo un servizio per il mondo delle tlc mobili, per tutti gli operatori. È una innovazione assoluta, made in Italy e che venderemo in tutto il mondo. Ci credo moltissimo ma non mi chieda ancora cos'è. Ne riparliamo non prima di sei mesi». S DI MEOLA SCHEDA Dopo la ristrutturazione il gruppo ora si chiama Ck Hutchison Holding Nuova configurazione per il gruppo che fa capo al finanziere cinese Li Ka-Shing. Fondamentalmente un accorciamento della catena di controllo che ha portato dentro Cheung Kong Hutchison Holding tutte le attività diversificate, facendo saltare un doppio sistema di sub-holding: Hutchison Whampoa e una serie di capogruppo di settore. Adesso tutti gli asset riportano direttamente alla Ckhh. Le attività sono state divise in sei comparti: shipping, telco, retail, energy, infrastrutture e property (real estate). Su quest'ultimo settore il gruppo si muove soprattutto acquisendo grandi immobili, ristrutturandoli e poi vendendoli o affidandoli in gestione. Come per le grandi strutture alberghiere in cui Ckhh si limita ad avere la proprietà immobiliare lasciando la gestione ai gruppi di hotellerie. Qui sopra, un'immagine del porto di Hong Kong 1 2 Nella foto grande a centro pagina Vincenzo Novari Nelle foto piccole a lato, Li Ka-Shing (1) e il ceo del gruppo Ckhh Canning Fok (2) 21/11/2016 Pag. 43 N.39 - 21 novembre 2016 diffusione:400000 L'innovazione spinge le Pmi: crescono ricavi e margini, si accorciano i tempi di pagamento (r.rap.) Segnali di miglioramento per le Pmi grazie anche alla spinta che arriva dalle start up innovative. È quando evidenzia il "Rapporto Cerved Pmi 2016" sulle piccole e medie imprese in Italia, ovvero quelle che vanno dai 10 ai 250 addetti e con un fatturato che non supera i 50 milioni l'anno presentato la settimana scorsa a Milano. I segnali migliori del 2016 vengono dalla crescita dei ricavi, dei margini operativi e dei margini netti. Fondamentale indizio della ripresa è la riduzione dei ritardi nei pagamenti da parte delle imprese, osservata nell'anno in corso. Dopo cinque anni, nel 2015 è aumentato il numero di Pmi, tornato sopra quota 137 mila (+500 società pari a un incremento dello 0,4% rispetto al 2014), numero massimo dal 2012. I miglioramenti sono stati favoriti da una rinnovata fiducia, con il credito fornito alle Pmi da banche e dalle altre imprese di nuovo in crescita. Altro settore esemplificativo dei dati presentati è quello dell'edilizia: sono nate 14mila nuove imprese nel 2015, 14,1% in più dell'anno precedente. I provvedimenti presi dalla Bce con il Quantitave Easing si sono trasferiti anche alle Pmi che per la prima volta nel 2016 vedono un aumento del credito commerciale e una diminuzione di 40 punti base del costo del debito. SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 79 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL RAPPORTO 21/11/2016 Pag. 43 N.39 - 21 novembre 2016 diffusione:400000 "L'eccellenza italiana vale la Silicon Valley Aiutiamo le start up di giovani coraggiosi" PARLA IL SEGRETARIO GENERALE DI CNA SERGIO SILVESTRINI: "QUEI TALENTI CHE NON FUGGONO E RESTANO IN ITALIA MERITANO UN PREMIO. LO ABBIAMO CHIAMATO 'CAMBIAMENTI'. BISOGNA SUPERARE LA SCARSA COMUNICAZIONE TRA IMPRESE OLD STYLE E IMPRESE NEW STYLE. E NOI CI STIAMO LAVORANDO" (g.mar.) «Nei giorni delle elezioni presidenziali Usa i riflettori si sono spesso accesi sulla Silicon Valley e sulla sua enorme forza di traino nell'economia, nella società e nella politica americana. Allora, senza voler fare paragoni azzardati, devo dire che mi lascia sempre sorpreso la valutazione delle eccellenze italiane, come se fossero figlie di un dio minore. È vero che non abbiamo un luogo simbolo dell'innovazione. Di sicuro, però, abbiamo da un capo all'altro del Paese una miriade di imprese innovative e laboratori, centri di ricerca e università, spesso all'avanguardia nel mondo, che premono ogni giorno per fare sistema e accrescere la spinta sull'economia. Se questo è vero, allora bisogna fare di più, soprattutto per i tanti giovani intraprendenti e coraggiosi che si stanno mettendo in discussione a dispetto di un momento economico sicuramente poco incoraggiante». A puntare su questo "nuovo continente" è Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna. Silvestrini, perché parla di giovani coraggiosi? «Perché, secondo me, ci vuole lo stesso coraggio, se non di più, a rimanere in Italia e a giocarsi il futuro che ad andarsene all'estero». Ma come pensate di sostenere queste nuove imprese? «Come rappresentante delle piccole imprese, la Cna si vuol fare garante, oltre che delle imprese più tradizionali, anche della nuova faccia della luna, quelle nuove imprese che, messe a sistema, hanno per esempio realizzato il successo dell'economia di Israele, un Paese tanto più piccolo del nostro che si confronta ogni giorno con i grandi. Sono ottimista. Ritengo sia un'esperienza che si possa replicare in Italia, tenendo conto delle peculiarità del nostro sistema produttivo, formato da tante piccole imprese e basato sulla manifattura, sulla manutenzione e sui servizi di qualità. C'è carenza di comunicazione e di feeling tra imprese old style e imprese new style , certo, e anche di finanziamenti che sorreggano le nuove imprese. Sono due problemi collegati. Per accendere i riflettori sulle start up innovative italiane la Cna ha organizzato il premio "Cambiamenti". Riconoscimenti che il 30 novembre aggiudicheremo alle giovani imprese nate dal 2013 in poi, impegnate sul fronte dell'innovazione più avanzata, anche a rinnovare la tradizione attraverso percorsi inediti, grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie». "Cambiamenti" annuncia, forse, una mutazione di pelle della Cna? «Ricordo a tutti che sotto il nostro marchio c'è scritto "Connessi al futuro". Per i settant'anni di vita della Confederazione abbiamo coniato lo slogan "Connessi al cambiamento dal 1946". Quindi siamo perfettamente in linea. Piuttosto una consapevolezza: in Italia i giovani non sono tutti neet , tantissimi hanno messo in piedi attività senza sostegno pubblico e combattendo con la stretta creditizia. In altri Paesi, dal Regno Unito alla Francia, avrebbero avuto aiuti diretti e indiretti. Penso al mega-incubatore da poco inaugurato a Parigi, Le Cargo, il più grande d'Europa, uno spazio attrezzato di quindicimila metri quadri. In Italia invece è già un miracolo se questi giovani non sono ostacolati». Lo stato della finanza pubblica, i vincoli e la burocrazia europea non permettono certo di largheggiare. «Non sempre i problemi si risolvono con i soldi. Gli incentivi possono essere anche di altro genere. La politica italiana, insufflata dai cosiddetti opinion maker , è stata per lungo tempo convinta che norme complesse e procedure pedanti assicurino l'onestà fiscale, la salvaguardia dell'ambiente, la tutela del lavoro dipendente. La nostra esperienza quotidiana ci dimostra che non è così. E finalmente mi sembra che la classe politica stia mettendo in discussione queste false certezze. Così come si è decisa una netta inversione di rotta nella Legge di Bilancio». Che ne pensa? «Il giudizio della Cna è nel complesso positivo. Apprezziamo la scelta del Governo di mettere le imprese al centro della politica economica per il 2017. Una responsabilità che le nostre imprese sono pronte ad assumersi. Ci SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 80 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA Milano 21/11/2016 Pag. 43 N.39 - 21 novembre 2016 diffusione:400000 SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016 81 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato convince una manovra finalmente espansiva, ma senza sprechi, per la quale è giusto chiedere all'Europa i necessari margini di flessibilità. In particolare su Casa Italia, il più importante progetto da decenni a questa parte, che risponde alla richiesta di sicurezza degli italiani e può aprire scenari nuovi per il settore delle costruzioni, il più colpito dalla crisi». E scendendo nel dettaglio dei provvedimenti? «Cna apprezza tutte le misure di fondamentale importanza per le piccole imprese, dalla determinazione del reddito per cassa per le imprese in contabilità semplificata all'introduzione dell'Iri al 24% per le imprese individuali. Speriamo che la soppressione di Equitalia, la riforma degli studi di settore e il rifinanziamento del Fondo di garanzia non si limitino all'effetto annuncio. E ci attendiamo ancora alcuni interventi che da tempo il nostro mondo sollecita e non richiedono un ingente sforzo economico: la totale deducibilità dell'Imu sui beni strumentali utilizzati dalle imprese, l'innalzamento della franchigia Irap, la definizione di autonoma organizzazione che renderebbe certa l'esclusione dal pagamento dell'Irap di migliaia di autonomi e di imprese individuali». S DI MEO Foto: "Il giudizio della Cna sulla Legge di Bilancio è nel complesso positivo: il governo mette le imprese al centro della politica economica per il 2017" dice Silvestrini Foto: Nella foto a destra Sergio Silvestrini , segretario generale della Cna, che ha lanciato anche un premio per sostenere le start up innovative dei giovani italiani. "Sono coraggiosi a rimanere in Italia, dobbiamo fare il possibile per aiutarli"