20161122_aniem

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ANIEM
Rassegna Stampa del 22/11/2016
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INDICE
ANIEM
22/11/2016 Il Centro - Nazionale
Caldaie dei palazzi nel mirino Maxi appalto del Comune
7
22/11/2016 La Citta di Salerno - Nazionale
Iniziativa del Psi all'hotel Mediterranea
9
22/11/2016 Quotidiano del Molise
Acem: cenni di ripresa ma ora bisogna pagare subito le opere per il post sisma
10
ANIEM WEB
21/11/2016 agenparl.com 12:15
Rischio sismico, Psi: convegno con Maraio su opportunità 3 bandi regionali per
attivazione rete
12
21/11/2016 primopianomolise.it 18:34
Rapporto Bankitalia, per l'Acem «cenni di ripresa figli dei cantieri post sisma»
13
SCENARIO EDILIZIA
20/11/2016 Corriere della Sera - Milano
Wisal e Gul sono rinati Camerieri in Pakistan e ora provetti muratori
15
21/11/2016 Corriere Economia
Il grattacielo russo sembra Portofino
16
21/11/2016 Il Sole 24 Ore
L'Ape vale dieci anni ma va rinnovato se cambiano i consumi
17
20/11/2016 Il Sole 24 Ore
Operazione «federal building»: si parte con 38 progetti per le città
20
20/11/2016 Il Sole 24 Ore
Alta velocità, al via 4 nuove tratte per 9 miliardi
22
19/11/2016 Il Sole 24 Ore
Soffre l'edilizia, tiene il turismo
23
19/11/2016 Il Sole 24 Ore
Partite Iva, chiusura senza sanzioni
24
21/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza
I piani di Fincantieri con il delisting di Vard
26
20/11/2016 L'Espresso
Corruzione in corso
27
19/11/2016 Il Messaggero - Frosinone
Edilizia in ripresa, il ministro Madia: «Felice di vedere tanto fermento»
32
19/11/2016 Milano Finanza
L'OPA SPINGE LA RIPRESA
33
19/11/2016 ItaliaOggi
Box, sconti ampi
35
19/11/2016 Il Fatto Quotidiano
Manovra, 100 modifiche I ministri temono l'addio
36
19/11/2016 Il Mattino - Avellino
Gambacorta: «Sostituzione edilizia» Un anno fa l'inchiesta sugli appalti
38
19/11/2016 Il Mattino - Benevento
«Cosentino? Che c'importa qui servono lavoro e futuro»
39
21/11/2016 Edilizia e Territorio
La Top 100 edilizia vale 18 miliardi
40
21/11/2016 Edilizia e Territorio
Rischio incendi, per le scuole nuove norme ancora bloccate
41
SCENARIO ECONOMIA
22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
«Sperperi e ritardi, il disastro del Mose»
45
22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Le modifiche alla manovra
48
22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
«Più crescita, l'Europa sia decisa e unita»
50
22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
La cricca e il super appalto Inps: in arresto il re dei call center
51
22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Catania: «Dopo l'industria Ora si pensi a uno Stato 4.0»
52
22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Credito, si alza lo scontro tra Bruxelles e Washington
54
22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Ubi prepara l'aumento per le «good bank»
55
22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Mps, assemblea in bilico Ultima chiamata per i soci
56
22/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Facebook a Londra (dopo Google) E sulle tasse è scontro Schäuble-May
57
22/11/2016 Il Sole 24 Ore
Nouy (Bce): fusioni bancarie da promuovere
59
22/11/2016 Il Sole 24 Ore
Istat «lima» le stime: +0,9% il Pil 2017
60
22/11/2016 Il Sole 24 Ore
Manovra, dai fondi dell'Inail in arrivo 100 milioni alle scuole
61
22/11/2016 Il Sole 24 Ore
Wall Street corre ai nuovi record
63
22/11/2016 Il Sole 24 Ore
«Brexit significa comunque incertezza per le imprese»
65
22/11/2016 Il Sole 24 Ore
Un lavoro stabile per due milioni
66
22/11/2016 Il Sole 24 Ore
Generali alza il velo sul piano: focus su target e taglio costi
68
SCENARIO PMI
21/11/2016 Corriere Economia
Dinastie Al Veneto la palma delle migliori
70
21/11/2016 Corriere Economia
Storie di successo Sfilano le sette regine italiane
72
21/11/2016 Il Sole 24 Ore
Le imprese familiari spingono sull'estero e sulle acquisizioni
74
21/11/2016 La Repubblica - Album
Incentivare il food packaging per le imprese dell'Africa sub-sahariana
76
21/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza
Novari dopo Tre, i piani per l'Italia di Mr Li
77
21/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza
L'innovazione spinge le Pmi: crescono ricavi e margini, si accorciano i tempi di
pagamento
79
21/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza
"L'eccellenza italiana vale la Silicon Valley Aiutiamo le start up di giovani
coraggiosi"
80
ANIEM
3 articoli
22/11/2016
Pag. 20.21
diffusione:15733
tiratura:22485
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Caldaie dei palazzi nel mirino Maxi appalto del Comune Piano dell'amministrazione per finanziare le
sostituzioni dei vecchi impianti
Caldaie dei palazzi nel mirino Maxi appalto del Comune
di Pietro Lambertini wPESCARA Un maxi appalto del Comune per le caldaie dei condomini. Con la città
finita ancora una volta sotto una cappa di smog, il Comune annuncia una proposta che, entro la prossima
settimana, sarà presentata agli amministratori dei condomini, ai rappresentanti degli inquilini, delle imprese
e degli artigiani. Un piano che il Centro è già in grado di anticipare: non si sa ancora la data precisa
dell'incontro, ma pare certo che entro il 2 dicembre prossimo, il sindaco Pd Marco Alessandrini e
l'assessore all'Ambiente Loredana Scotolati convocheranno in Comune gli amministratori, i delegati
dell'Unione dei piccoli proprietari immobiliari (Uppi), i rappresentanti delle imprese dell'Ance e dell'Aniem e
quelli degli artigiani con la Cna: un incontro per illustrare il progetto di un «finanziamento tramite terzi» per
favorire la sostituzione delle caldaie troppo vecchie e che inquinano. Secondo i dati statistici, infatti, gli
impianti per il riscaldamento privati incidono per il 50 per cento sul totale dell'inquinamento cittadino. «Le
vecchie caldaie a gasolio e anche le stufe a legna rilasciano un particolato pesantissimo nell'atmosfera»,
dice l'assessore. Ma quello delle caldaie è anche il settore in cui è più difficile intervenire perché
l'investimento ricade solo sui privati e, sottolinea l'assessore, «questo è un momento di crisi». Ma i dati
sull'inquinamento, con le centraline che rilevano una qualità dell'aria da «scadente» a «pessima»,
impongono al Comune di fare qualcosa: il 1° febbraio scorso, durante un'altra emergenza smog, il sindaco
annunciò in un consiglio comunale straordinario dedicato all'inquinamento «misure strutturali chiare e
visibili». Sono passati 10 mesi e solo adesso, con un'altra ondata di inquinamento, si va a caccia dei rimedi
anti-smog. «L'intenzione dell'amministrazione», dice Scotolati, da appena un mese alla guida
dell'assessorato, «è avviare rapidamente un programma per arrivare alla firma di un protocollo d'intesa per
il vivere sostenibile con gli amministratori, l'Uppi, l'Ance, l'Aniem e la Cna. Un'iniziativa che ha l'obiettivo di
far partire un programma di efficientamento energetico anche negli edifici privati». Non sarà una svolta che
produrrà risultati in un mese ma il primo passo di interventi a lungo termine: «Stiamo studiando la formula
del finanziamento tramite terzi che consentirà agli inquilini di avere impianti più efficienti abbattendo subito
l'inquinamento e di consumare meno risparmiando così sulle bollette». Il Comune farà da regista e senza
sborsare fondi: un intermediario tra una ditta e i condomini. «Con una procedura di evidenza pubblica»,
spiega Scotolati, «sarà scelta una ditta che farà i lavori nei palazzi anticipando le spese. Gli inquilini
rimborseranno questa impresa secondo un piano di ammortamento e otterranno gli sgravi fiscali legati
all'efficientamento degli impianti termici. Nelle regioni del Nord, questa pratica sta diventando sempre più
una consuetudine. Il Comune, però, può fare solo la parte del coordinatore visto che il campo di
competenza dell'amministrazione è limitato agli edifici pubblici». E assicura l'assessore che gli edifici del
Comune sono già in regola con la normativa europea che prevede, a partire dal 1° gennaio 2017,
contabilizzatori di calore e valvole termostatiche sui radiatori: «Il Comune vuole essere un esempio per i
cittadini», dice Scotolati, «anzi, vorremmo che la città diventasse un esempio virtuoso per l'Abruzzo e fare
da traino per le altre realtà territoriali». Quindi, in municipio, mai più termosifoni bollenti e finestre aperte:
«La politica di riduzione dei costi ed efficientamento energetico degli edifici comunali ha già portato a 1.935
Certificati bianchi, cioè premi economici per le buone prassi ambientali, che entro i prossimi 5 anni
garantiranno un introito di 210 mila euro attraverso la società Pescara Energia». Ma in una città come
Pescara il traffico resta una spina: «Stiamo lavorando per stilare un piano della mobilità. Il traffico è un
problema che non si può eliminare, quindi, è necessario renderlo scorrevole. Sono favorevole alle
domeniche ecologiche ma è necessario un cambio di mentalità». Significa che la soluzione non è a portata
di mano e che, almeno fino a venerdì quando è prevista pioggia, a Pescara si respirerà aria inquinata.
ANIEM - Rassegna Stampa 22/11/2016
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ANIEM - Rassegna Stampa 22/11/2016
diffusione:15733
tiratura:22485
22/11/2016
Pag. 20.21
©RIPRODUZIONE RISERVATA
22/11/2016
Pag. 13
La Citta di Salerno
diffusione:9000
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Iniziativa del Psi all'hotel Mediterranea il convegno
Iniziativa del Psi all'hotel Mediterranea
Si terrà domani alle 17.30, all'Hotel Mediterranea, il convegno organizzato dalla federazione provinciale del
Psi sul tema "Rischio Sismico" ed in particolare sulle opportunità derivanti dai tre bandi approvati di recente
dalla Regione Campania. Il convegno si pone l'obiettivo d'informare le realtà locali sui provvedimenti in atto
in Regione Campania e sulla necessità di attivare una rete che coinvolga le istituzioni ed i tecnici, per le
loro specifiche competenze. Dopo il saluto di Silvano Del Duca, segretario provinciale del Psi, seguiranno
gli interventi di Gaetano Barra, ingegnere e consigliere comunale di Fisciano; Domenico Angelone,
geologo; Paolo Cardito, Associazione nazionale imprese edili e manifatturiere, e Claudia Campobasso,
dirigente del servizio sismico della Regione Campania. Concluderà l'incontro Enzo Maraio, consigliere
regionale della Campania.
ANIEM - Rassegna Stampa 22/11/2016
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22/11/2016
Pag. 10
"I dati del rapporto della Banca d'Italia denotano leggeri cenni di ripresa per il settore edile dovuti per quel
che concerne il primo semestre del 2016 maggiormente ai cantieri della ricostruzione post sisma, per i quali
secondo il monitoraggio che l'Acem sta facendo a Roma dovrebbero essere erogati in questi giorni dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri altri 13 milioni. Tuttavia, per consolidare la ripresa, occorre innanzitutto
che quei lavori siano adesso pagati immediatamente e non come accaduto l'anno scorso e che tutti gli
interventi appaltati nel 2016 siano prontamente avviati". E' questo il commento del Presidente dell'ACEM
Corrado Di Niro sul rapporto della Banca d'Italia presentato questa mattina ad Isernia.
ANIEM - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Acem : cenni di ripresa ma ora bisogna pagare subito le opere per il post
sisma
ANIEM WEB
2 articoli
21/11/2016 12:15
Sito Web
agenparl.com
pagerank: 5
(AGENPARL) - Napoli, 21 nov 2016 - Per mercoledì (23 novembre), alle ore 17.30, all'Hotel Mediterranea
di Salerno la federazione provinciale del PSI ha organizzato un convegno sul "Rischio Sismico" ed in
particolare sulle opportunità derivanti dai tre bandi approvati di recente dalla Regione Campania, guidata
dal governatore Vincenzo De Luca. Il convegno si pone l'obiettivo d'informare le realtà locali sui
provvedimenti in atto in Regione Campania e sulla necessità di attivare una rete che coinvolga le istituzioni
ed i tecnici, per le loro specifiche competenze. Ed è per questo che all'incontro di mercoledì pomeriggio si
confronterà il mondo delle professionalità, delle imprese e delle istituzioni. Dopo il saluto di Silvano Del
Duca, segretario provinciale del PSI, seguiranno gli interventi di Gaetano Barra, ingegnere e consigliere
comunale di Fisciano; Domenico Angelone, geologo; Paolo Cardito, Associazione Nazionale Imprese Edili
e Manifatturiere, e Claudia Campobasso, dirigente del servizio sismico della Regione Campania.
Concluderà l'incontro Enzo Maraio, consigliere regionale della Campania.
ANIEM WEB - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Rischio sismico, Psi: convegno con Maraio su opportunità 3 bandi
regionali per attivazione rete
21/11/2016 18:34
Sito Web
primopianomolise.it
Di Niro: «Ma per consolidare la ripresa occorre che questi lavori siano pagati»
in Attualità - di Vincenzo Ciccone - 21 novembre 2016
Rapporto Bankitalia, per l'Acem «cenni di ripresa figli dei cantieri post sisma»
«I dati del rapporto della Banca d'Italia denotano leggeri cenni di ripresa per il settore edile dovuti per quel
che concerne il primo semestre del 2016 maggiormente ai cantieri della ricostruzione post sisma, per i quali
secondo il monitoraggio che l'Acem sta facendo a Roma dovrebbero essere erogati in questi giorni dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri altri 13 milioni. Tuttavia, per consolidare la ripresa, occorre innanzitutto
che quei lavori siano adesso pagati immediatamente e non come accaduto l'anno scorso e che tutti gli
interventi appaltati nel 2016 siano prontamente avviati».
Questo il commento del presidente dell'Acem Corrado Di Niro sul rapporto Bankitalia presentato questa
mattina ad Isernia.
ANIEM WEB - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Rapporto Bankitalia, per l'Acem «cenni di ripresa figli dei cantieri post
sisma»
SCENARIO EDILIZIA
17 articoli
20/11/2016
Pag. 15 Ed. Milano
diffusione:254805
tiratura:382356
Wisal e Gul sono rinati Camerieri in Pakistan e ora provetti muratori
P.F.
No, il muratore non l'avevo mai fatto. In Pakistan ero cameriere. Ero anche bravo e mi piaceva. Poi sono
dovuto scappare. Cioè no, ho voluto scappare. Dalla guerra, dal caos, dalla paura di morire ogni giorno.
Quando siamo arrivati qua, e abbiamo trovato i corsi di lingua prima e di edilizia poi, ci è sembrato di
rinascere». Lui è Wisal Kamal. L'altro pakistano, divenuto suo amico in via Corelli, si chiama Gul Waheed.
Al suo arrivo in Italia parlava anche l'afghano, il finlandese, l'indi. Poi è andato a lezione da Angela
Marchisio e ora può aggiungere alla lista anche l'italiano. Nel frattempo hanno frequentato entrambi la
Scuola di arte muraria e hanno imparato in quattro settimane un po' di tutto, dalle piastrelle all'imbiancatura,
a come si tira su un muretto. E questa è la parte semplice: un conto è la scuola e un conto è quando sei
fuori di qui trovarlo sul serio, un lavoro». Wisal interviene perché questo gli è stato spiegato molto bene:
«La scuola non dà garanzia di trovare un lavoro, ce l'hanno ripetuto molte volte. Ma è la cosa migliore che
possiamo fare per trovarne uno». L'altra, in attesa del parere della commissione che dovrà decidere sulla
loro richiesta di asilo, è spiegare lo stesso concetto ai connazionali. Per Mahzar Mahmood, 43 anni, in Italia
da otto mesi, l'attesa è finita proprio questa settimana: ha ottenuto cinque anni di permesso. «Se ti trovi una
casa e ci devi fare qualche lavoro - gli dicono - ricordati di chiamare noi». Gul Waheed e Wisal Kamal, 25
anni, sono arrivati dal Pakistan dove lavoravano come camerieri. In attesa di asilo frequentano il corso di
edilizia
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
15
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Corso di edilizia
21/11/2016
Pag. 41 N.39 - 21 novembre 2016
Il grattacielo russo sembra Portofino
a cura diIsabella Ruschena [email protected]
Portofino si trasferisce a Mosca ( nella foto : il Cremlino). E lo fa con il progetto Living Art Portofino, un
grattacielo orizzontale con circa 300 metri di facciata, che incorpora 30 edifici per un totale di circa 40 mila
metri quadrati. Qui tutto è ispirato al noto borgo ligure affacciato sul mare, anche la struttura degli immobili.
Al piano terra lo spazio commerciale, destinato alla bottega o al magazzino di una volta, nei piani superiori,
la zona residenziale. Non si tratta di edilizia di lusso, gli appartamenti sono compresi tra i 35 e i 50 metri
quadri. Tutto è curato nel minimo dettaglio, al punto che è addirittura una società genovese, Arte sui Muri, a
decorarne gli esterni. Ci vivranno migliaia di famiglie della piccola borghesia russa. A progettarlo, con un
esborso di circa 60 milioni di euro, l'architetto Andrea Desimone con Alexey Dobashin di Krost, uno dei
maggiori gruppi di investimento per l'edilizia della Russia. Una realizzazione che sarà un vero tour nel
paesaggio e nello stile italiano, nel gelo però della Russia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Capitali & Affari
21/11/2016
Pag. 2
L' ESPERTO RISPONDE
diffusione:103971
tiratura:161285
L'Ape vale dieci anni ma va rinnovato se cambiano i consumi
Dall'anno scorso si è arricchita la «pagella»
Dario Aquaro
IL QUESITO Sono proprietario di un appartamento che ho concesso in comodato a mia figlia. L'immobile è
stato acquistato nel 2013, con regolare contratto e ricevendo anche l'attestato di prestazione energetica.
Visto che mia figlia sta per trasferirsi altrove, intendo effettuare in casa alcuni lavori di ristrutturazione, per
poter poi affittare. Sarò costretto a far compilare un nuovo attestato energetico o posso aspettare che
quello attuale arrivi alla scadenza prevista, cioè dieci anni? L'appartamento è sprovvisto di libretto
d'impianto: dovrei fare anche quello? D.T.-CAMPOBASSO Lattestato di prestazione energeticapuò essere
definito una sorta di "cartella clinica" dell'immobile. Ne riassume infatti il comportamento energetico, a
beneficio sia degli utenti che dei tecnici, indicando la classe di riferimento e offrendo raccomandazioni per
migliorare l'efficienza (interventi significativi ed economicamente convenienti). La validità del documento,
che viene rilasciato da esperti qualificati e indipendenti, è decennale; e la durata è rimasta tale anche dopo
le novità giunte l'anno scorso, inclusa la modifica alle modalità di compilazione. Ma l'attestato va
aggiornato, di norma, «a ogni intervento di ristrutturazione o riqualificazione che modifichi la classe
energetica dell'edificio o dell'unità immobiliare» (articolo 6 del Dlgs 192/2005). Aggiornamento con limiti
L'aggiornamento non va però eseguito sempre e comunque. Innanzitutto, affinché sia necessario un nuovo
Ape deve realizzarsi un intervento edilizio tale da cambiare la perfomance dei consumi: ad esempio, la
sostituzione dei serramenti o l'installazione di sistemi di energia rinnovabile. E inoltre - come specificato
ancora di recente dal ministero dello Sviluppo economico - dev'esserci la necessità di utilizzare l'Ape in uno
dei casi previsti dallo stesso articolo 6 del decreto: compravendita, trasferimento di immobili a titolo gratuito,
nuova locazione, eccetera. Se dunque si effettuano lavori sull'appartamento, le opere nonprevedono "in
assoluto" il bisogno di rifare il documento, perché l'aggiornamento è richiesto soltanto quando viene
modificatalaprestazione dell'unità abitativa da concedere in affitto o vendere: il miglioramento può
influenzare il valore commerciale dell'immobile, e infatti gli annunci devono riportare gli indici di prestazione
e la classe energetica. Il proprietario già in possesso di un attestato deve considerare che, a ottobre dello
scorso anno, sono divenute attuative le disposizioni dei decreti interministeriali del 26 giugno 2015, che
hanno modificato il quadro normativo per il rilascio del documento - conunmodello identico per tutte le
regioni (eccetto che nelle province autonome) - e ridefinito la scala energetica lungo la quale può collocarsi
l'immobile. Il codice alfabetico hainfatti acquistato tre classi in più: i livelli prestazionali vengono definiti con
lettere che vanno dalla A alla G, ma - rispetto alla"vecchia" scansione-iprimi quattro livelli sono tutti in A,
separati in sottoclassi da A4 (massima efficienza) ad Ai. In ogni modo, se non si sono svolti interventi
rilevanti, il "vecchio" Ape rimane valido fino al compimento del termine decennale. Per quanto riguarda gli
adempimenti, in caso di contratto di affitto della singola unità immobiliare non è richiesto di allegare copia
dell'attestato. Ma la "targa energetica" dev'esser presente, e nel contratto di locazione va inserita una
clausola con cui il conduttore dichiara di avere ricevuto «le informazioni e la documentazione, comprensiva
dell'attestato, in ordine all'attestazione della prestazione energetica degli edifici». Le responsabilità Se
manca questa dichiarazione, le parti - in solido e in parti uguali - sono soggette auna sanzione
amministrativa pecuniaria da mille a 4mila euro (ridotta alla metà se la durata della locazione non supera i
tre anni). Se invece a mancare è proprio l'Ape, il locatore è soggetto a una sanzione da 300 a 1.800 euro.
Comunque,nonèpiùprevistalanullità del contratto. A rigore la sanzione amministrativa scatta però anche se
si emette un Ape senza allegare il libretto di impianto comprensivo degli allegati. Lo stesso decreto
192/2005 afferma che la validità dell'Ape è subordinata «al rispetto delle prescrizioni per le operazioni di
controllo di efficienza energetica dei sistemi tecnici dell'edificio, in particolare per gli impianti termici,
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
17
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL TEMA DELLA SETTIMANA Edilizia
21/11/2016
Pag. 2
L' ESPERTO RISPONDE
diffusione:103971
tiratura:161285
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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comprese le eventuali necessità di adeguamento». Se non vengono rispettate queste disposizioni, l'Ape
decade «il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui è prevista la prima scadenza non rispettata per
le predette operazioni di controllo di efficienza energetica». In definitiva, emettere un Ape senza allegare il
libretto di impianto coni relativi allegati equivale a violare gli obblighi di legge, anche se va detto che in
realtà questa prassi non è sempre seguita. Lo stesso attestato di prestazione energetica, tra l'altro, prevede
- lì dove è stato istituito il catasto regionale degli impianti tecnici - il codice del catasto regionale
dell'impianto termico, che implica la regolare registrazione e dotazione del libretto di impianto e degli
allegati. Nel momento in cui occorre e m e t t e r e u n nuovo Ape - che può essere rilasciato da tecnici
qualificati, singoli o associati, dalle Esco o da tutti gli enti e organismi in possesso dei requisiti del Dpr
75/2015 e accreditati a livello nazionale - diventa giocoforza necessario far redigere il libretto di impianto,
che va poi allegato all'attestato.
UNA «CLASSIFICA» PIÙ AMPIA
Acquisite tre classi prestazionali in più, perché la categoria A va ora dalla A4 (massima efficienza)
alla Al: seguono B, C, D, E, F e G
L'ATTESTATO DI QUALIFICAZIONE
Costituisce una sorta di sintesi dell'Ape e se ne differenzia anche perché non attribuisce una classe
energetica all'immobile
I punti definiti
CONSUMI E CLASSE ENERGETICA La scala dei valori L'attestato di prestazione energetica è il
documento stilato da un esperto qualificato e indipendente che certifica la performance di un immobile, e ha
validità decennale. Misura la quantità annua di energia consumata, 0 quella che si prevede sia necessaria
per soddisfare un uso standard dell'immobile (climatizzazione invernale ed estiva, produzione di acqua
calda sanitaria) e indica la classe energetica in cui si colloca, offrendo raccomandazioni per migliorarne
l'efficienza. La "nuova" scala (entrata in vigore a ottobre 2015) prevede ora classi energetiche da A4 a G,
dove quest'ultima rappresenta il gradino più basso ed energivoro.
MODELLO E INFORMAZIONI Un documento più semplice e completo L'Ape è, a partire dal 2014, l'erede
dell'ex Ace (attestato di certificazione energetica), e l'annoscorso ha visto ancora mutareil quadro
normativo. Rispetto a prima, il nuovo attestato - redatto sulla base di un modello identico pertutte le regioni,
tranne che per le province autonome - ha una struttura di più semplice comprensione ed è più completo.
Èsuddivisoin due parti: una destinata ai cittadini, con un'interfaccia di immediata lettura, anche grazie a una
parte grafica, e con leindicazioni dei consumi stimati e dei possibili interventi per risparmiare energia e
denaro. La seconda partefornisceinformazioni più dettagliate, a favore dei tecnici.
GLI OBBLIGHI DI COMPILAZIONE Servono certificatoli abilitati L'attestato dev'essere redatto da un
certificatore abilitato. Nella definizione sono compresi tecnici qualificati, singoli 0 assodati, dalle Esco 0 da
tutti gli enti e organismi in possesso dei requisiti del Dpr75/2015 e accreditati a livello nazionale. Il
certificato va compilato secondo le linee guida firmate il 26 giugno 2015 dal Mise (ministero dello Sviluppo
economico) e concordate fra lo Stato e le Regioni (in vigore dal 1° ottobre 2015). L'Ape è obbligatorio per le
nuove costruzioni e peri risanamenti (a cura del costruttore delfabbricato), oppurein caso di compravendita
0 di locazione di un immobile (a cura del proprietario).
VALIDITÀ EAGGIORNAMENTO Dieci anni di durata L'attestato vale dieci anni a partire dalla registrazione,
ma va aggiornato in occasione di ogni intervento di ristrutturazione 0 riqualificazione che modifichi la classe
energetica dell'edificio oppure della unità immobiliare (peresempio, sostituzione dei serramenti 0
installazione di una nuova caldaia 0 di sistemi a energia rinnovabile). L'aggiornamento può anche non
essere eseguito immediatamente, ma dovrà avvenire nel momento in cui ci fosse la necessità di utilizzare
l'immobile per compravendite 0 locazioni. Infine, il passaggio da sette a 10 classi energetiche non richiede
un nuovo Ape: in assenza di interventi rilevanti, il termine decennale di quello già in essere rimane valido.
21/11/2016
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L' ESPERTO RISPONDE
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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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I COMPITI DELCERTIFICATORE Caratteristiche e dati catastali La certificazione viene compilata, dopo
che si è svolto almeno un sopralluogo, tenendo conto delle caratteristiche termo-igrometriche di un edificio,
dei consumi, della produzione di acqua calda, del raffrescamento e riscaldamento degli ambienti, del tipo di
impianto presente e degli eventuali sistemi installati per la produzione di energia rinnovabile. E deve
contenere i dati catastali dell'immobile. Non c'è un costo fisso per la sua redazione, e in genere il prezzo
varia in funzione della metratura della unità immobiliare (comunque, a discrezione del tecnico). Ma è meglio
non fidarsi di offerte eccessivamente al ribasso.
«QUANTUM» E DESTINATARI DELLE SANZIONI I soggetti e le fattispecie II progettista che rilascia un
Ape senza il rispetto dei criteri obbligatori è punito con una sanzione amministrativa da 700 a 4.200 euro
(più la segnalazione del fatto all'Ordine 0 Collegio di riferimento per provvedimenti disciplinari). Se manca
l'Ape pergli edifici di nuova costruzione e per quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti, il costruttore oìl
proprietario sono puniti con una sanzione amministrativa che va da 3mila a 18mila euro. Se manca l'Apein
un atto di compravendita 0 di locazione, il venditore oìl proprietario pagano rispettivamente fra 3mila e
18mila euro, e fra 300 e 1.800 euro. Non è però prevista la nullità dell'atto.
L'ECOBONUS DI NATU RA FISCALE Il 65% sul risparm io energetico L'attestato di prestazione è un
documento obbligatorio per ottenere la detrazione fiscale del 65% sul risparmio energetico, per a leu ne ti
pologie di opere: riqualificazione energetica globale dell'edificio; coibentazione di pareti verticali, tetti, solai;
sostituzione di finestre comprensive di infissi su parti condominiali. In questi casi l'Ape va dunque
aggiornato (0 compilato per la prima volta), anche se non dev'essere inviato all'Enea. Nella domanda
all'Enea vanno, invece, compilati la scheda descrittiva dell'intervento (allegato E del "decreto edifici") e
l'attestato di qualificazione energetica (allegato A): quest'ultimo è una sorta di sintesi dell'Ape, ma non
serve ad attribuire la classe energetica.
20/11/2016
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Operazione «federal building»: si parte con 38 progetti per le città
RIQUALIFICAZIONE «Nella legge di bilancio la norma che ci consente di accelerare investimenti per 1,2
miliardi». Nel 2016 vendite a 750 milioni
Massimo Frontera
I numeri di partenza sono consistenti: 38 grandi operazioni di sviluppo in vari capoluoghi, per 1,3 miliardi di
investimenti. La parola chiave è federal building, "cittadelle" degli uffici di varie amministrazioni pubbliche,
dall'Agenzia delle Entrate alle caserme dei vigili del Fuoco ai ministeri, dalle prefetture ai tribunali. Edifici
nuovi-o riqualificati- sicuri ed efficienti sotto il profilo energetico. Il colpo dello start sarà l'approvazione della
legge di bilancio. Poi per l'Agenzia del Demanio comincia una nuova fase. Il terzo cambiamento importante
dopo la grande stagione delle alienazioni del patrimonio pubblico (lanciate dall'allora ministro dell'Economia
Giulio Tremonti) e dopo quella delle valorizzazioni. La terza fase ai nastri di partenza è quella degli
investimenti: progetti, lavori, cantieri. I numeri sono ancora bassi, ma cresceranno. «Ora siamo qui», dice il
direttore dell'Agenzia Roberto Reggi puntando il dito sulla cifra di 42 milioni entro la fine del 2016 che si
legge nel grafico degli interventi di manutenzione e razionalizzazione, «ma il numero si moltiplicherà per
dieci». «Dal 1° gennaio - spiega Reggi- graziea una norma nella legge di bilancio che consente all'Inail di
acquistare immobili pubblici vuoti da rifunzionalizzare, per noi si aprono spazi di manovra praticamente
illimitati, grazie alle risorse dell'Ente e alla sua potenzialmente capacità di investire 1,2 miliardi l'anno». Ma
l'Inailè solo l'ultimo arrivato nella "squadra" che gioca la partita del mattone pubblico. «Invimit, Inail e Cassa
depositie prestiti- dice Reggi- formano il "nostro schema a tre punte" con cui possiamo riorganizzare il
patrimonio». Nei federal building l'obiettivo di risparmio sulle locazioni passive si salda perfettamente con
l'esigenza di stimolare gli investimenti nell'economia reale. Un esempio? «L'ex ospedale Forlanini a Roma dice Reggi citando uno dei più casi in pipe lineha un valore di libro di 70 milioni, ma richiede interventi per
almeno 220 milioni. Lavori per imprese e per tecnici». Al momento l'ex ospedale romano è tra quelli che
Cdp potrebbe acquistare, nello shopping immobiliare di fine anno cheè diventato uno degli appuntamenti
fissi a corredo della manovra economica del governo. Il piano "federal building" conta 38 progetti. «I primi
nove sono stati finanziati e sono già in corso». Le operazioni sommano oltre 332 milioni di euro e
riguardano la sistemazione di strutture vuote, spesso ex militari, lasciando immobili di privati. I cantieri sono
a Roma (Viale Europa, Ministero Economia), Potenza, Firenze (Caserma de Laugier), Cagliari, Milano
(Caserma Montello e Santa Barbara), Chieti, Aosta. Una volta completata la "migrazione" dei dipendenti
pubblici, lo Stato comincerà a risparmiare 33 milioni l'anno. Poi ci sono altri due maxi-portafogli di federal
building allo studio. Il primo è tutto dedicato alla riorganizzazione degli uffici giudizia- ri: conta 16 progetti per
421 milioni di investimento. Ne fanno parte, per esempio, la rifunzionalizzazione dell'ex caserma Stamotoa
Bologna (48,5 milioni), l'ex ospedale militare a Catanzaro (10 milioni), il nuovo palazzo di Giustizia a Reggio
Calabria (40 milioni), l'ex carcere San Sebastiano a Sassari (12 milioni)e la caserma Manaraa Roma (32
milioni) che ospiterà gli uffici giudiziari della Capitale. L'altro portafoglio di federal building include 13
operazioni in progettazione, per 437 milioni. Ne fanno parte, per esempio la Caserma Mucci di Bologna (32
milioni), che potrebbe andare all'Inail, e la caserma Fantuzzi di Belluno (30 milioni). Un capitolo a parte
sono gli interventi per l'efficientamento energetico degli immobili pubblici. «Tra la fine dell'anno e l'inizio
dell'anno prossimo partirà il primo bando per mettere in efficienza 156 caserme dei vigili del fuoco, che
stiamo preparando con Consip - annuncia Reggi-e poi uscirannoi nostri bandi per l'efficientamento dei Beni
dello Stato finanziati con 55 milioni che vengono dal ministero dello Sviluppo economico». Tutto questo
lavoro significa opportunità per il mercato, ma an- che nuovi occupati: il Demanio ha assunto 104 tecnici
(per la maggior parte interinali) per tutto il lavoro preparatorio. «Noi - dice Reggi abbiamo il compito di
raccogliere le richieste degli spazi, definire il layout, approvare il progetto di fattibilità con l'analisi
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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FOCUS. PARLA IL DIRETTORE DEL DEMANIO ROBERTO REGGI
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costi-beneficie predisporre le bonifiche, ma poi mandiamo in gara la progettazione definitiva ed esecutiva».
Ai lavori invece ci pensa il soggetto attuatore di turno: Cdpe Inail principalmente, Invimit, oppure - come nel
caso dei nove federal building in corso - l'Agenzia del Demanio con propri fondi di bilancio. Se gli
investimenti crescono, le vendite diminuiranno, almeno quelle di beni ceduti dal Demanio (che quest'anno
si attesteranno a controvalore di 50 milioni). Saranno molti di piùi beni alienati da enti locali ed enti
previdenziali. In tutto (considerando anche i 50 milioni del Demanio) si stimano 750 milioni di incassi entro
quest'anno, il valore più basso raggiunto a partire dal picco del 2013 con 1,7 miliardi. Il fatto è che oggi
molti beni disponibili per la vendita sono ora tornati agli enti locali in nome di quel federalismo demaniale
che ha finora trasferito a 1.212 Comuni circa 3.889 asset (di cui 80 immobili tutelati) per un valore di 1,4
miliardi (le richieste al Demanio sono aperte fino al 31 dicembre). Un portafoglio variamente assortito, dalla
microporzione di terreno fino all'ex complesso museale. «Per lo Stato sono solo costi, per gli enti locali
possono essere opportunità o incassi», sottolinea Reggi. Se il comune vende, incassa il 75% del prezzoe
gira il 25% al Demanio. Se il bene viene valorizzato, ancora una volta ci guadagna il Comunee l'economica
reale. «A La Spezia- cita ad esempio il capo del Demanio- abbiamo appena concesso le mura fortificate, che
la città si impegnaa valorizzare con 500mila euro l'anno per tre sei anni; lo Stato non avrebbe mai messo
dei soldi per rilanciare le mura di La Spezia». Esempi così se trovano a decine. Anche il caso dei fariè una
best practice "win win" che avrà seguito. Il primo bando ha assegnato9 farie un secondo bandoè in corso.
«I nove fari concessi finora ai privati a noi costavano 210mila euro;e avremmo dovuto spenderne 400milaa
testa per metterli in sicurezza. Ora non solo non spendiamo più nulla ma incassiamo 340mila euro di
canoni l'anno: abbiamo messo in moto 6 milioni di investimenti e creato occupazione». E il lavoro prosegue.
«Abbiamo 153 fari e un numero ancora maggiore di edifici costierie torri». Per chi è interessato a investire
esiste comunque una vetrina istituzionale. «Si chiama Invest in Italy - spiega sempre Reggi - l'abbiamo
presentata al salone immobiliare di Cannes per la prima volta quest'anno e ha un portafoglio di 200
immobili, tra quelli nostri, di Cassa depositi, Ferrovie e altri. Non sono molti, ma sono pronti: regolarizzati
sotto il profilo urbanisticoe catastale.E con il nuovo portale Open Demanio chiunque può accedere ai beni
disponibili: informazionia disposizione di tutti».
Le vendite Patrimonio immobiliare pubblico allargato. Valori in milioni di euro Enti di previdenza Amm.
locali Amm. centrali Previsione Def amm. pubbliche 1.800 1.500 1.200 900 600 300 1.148 1.687 1.215 946
750 13* 14 2012 16** 15 (*) 1° anno vendite straordinarie; (**) previsione Fonte: Ag. del Demanio
Foto: IMAGOECONOMICA
Foto: Demanio. Il direttore Roberto Reggi
20/11/2016
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Alta velocità, al via 4 nuove tratte per 9 miliardi
CHIUSUREE APERTURE L'11 dicembre apre al traffico la Treviglio-Brescia. Al via i cantieri di
Brescia-Verona, Verona-Padova, Napoli-Bari e Catania-Palermo
Alessandro Arona
ROMA Nella seconda metà del 2017 partirannoi lavori di quattro nuove "grandi opere" ferroviarie, per un
valore complessivo di 8,9 miliardi di euro: le nuove tratte ad alta capacità Brescia-Verona (costo totale 3.837
milioni, di cui 2.268 disponibili) e Verona-Padova (1° lotto da 2.790 milioni, di cui 1.364 finanziati); poi i due
lotti Napoli-Cancello (813 milioni, tutti finanziati)e CancelloFrasso Telesino (730) sulla NapoliBari,e un lotto
della Catania-Palermo da 415 milioni (finanziato). In tutto, dunque, le opere valgono 8,9 miliardi di euro, con
finanziamenti disponibili per 5,9, ma con gli addendum contrattuali ai general contractor lo Stato si impegna
comunque a finanziare la parte mancante. La spinta del governo sul fronte infrastrutture si fa dunque
sentire, mettendo in campo nuove grandi opere l'anno successivo alla chiusura dei cantieri della Treviglio-Brescia ad alta capacità (2,1 miliardi), che aprirà all'esercizio l'11 dicembre prossimo, e dell'ultimo tratto
della Salerno-Reggio Calabria (macrolotto 3.2 da 680 milioni, apertura il 22 dicembre). Fare Pil con le
infrastrutture resta comunque un mestiere complicato. Nei giorni scorsiè scoppiatoa Palermo, nei lavori per
il passante ferroviario da 1,1 miliardi, un forte contenzioso tra l'impresa, il Consorzio Sis,e l'ente appaltante
Rfi, con la prima a chiedere extra-costi per 100 milioni di euroe il rischio, tuttora non risolto, di chiusura dei
cantieri, licenziamenti, rescissione del contratto. Problema non da poco, per il go- verno, anche il rischio di
non riuscire a centrare la clausola investimenti 2016 concordata con la Commissione europea, che in
cambio di flessibilità di bilancio per lo 0,3% del Pil impegnava l'Italia spendere 4,2 miliardi di euro nel 2016
per investimenti co-finanziati da Bruxelles, e ad aumentare la spesa totale per investimenti rispetto al 2015,
arrivando ad almeno 38 miliardi. Sul primo punto tirano bene le opere del Cef (grandi corridoi Ten-T), ma
sono un po' in ritardo quelle Fesr (fondi Ue per il Sud) e sono a zero quelle previste per il Piano Juncker
(Pedemontana Lombardae Veneta), mentre per la banda ultralarga il governo spera di strappare a
Bruxelles come "spesa per investimento" il trasferimento di fondi a Infratel per le aree bianche. Ma torniamo
alle nuove opere. Le due tratte ad alta capacità Milano-Veronae Verona-Padova fanno ancora parte del
pacchetto di contratti Tav del 1991 a general contractor, tuttora validi. La prima è di Cepav Due (Saipem
52%, Condotte, Maltauroe Pizzarotti al 12% ciascuno). La Verona-Padova di Iricav 2 (Astaldi al 37,49%,
Salini Impregilo al 34,09 %, Ansaldo Sts al 17,05%, Condotte all'11,35%, Fintecna e Lamaro Appalti
0,01%). Gli arresti al Cociv (Terzo Valico) sono di poche settimane fa, «ma per queste due tratte, in base al
nuovo Codice appalti spiega l'Ad di Rfi (Gruppo Fs), Maurizio Gentile- la direzione lavori sarà nostra, e non
del general contractor, così come abbiamo fatto adesso anche per Cociv». Il progetto definitivo della
Brescia-Verona (3.837 milioni) andrà al Cipe entro dicembre. Dopo la registrazione della delibera da parte
della Corte dei Conti, Rfie il general contractor potranno firmare l'addendum contrattuale. Seguirà
progettazione esecutiva, per fasi, e avvio dei lavori nella seconda metà del 2017. Poco più indietro il 1° lotto
Verona-Bivio Vicenza, sulla VeronaPadova, che vale 2.790 milioni. Il parere dell'Ambiente è atteso per fine
novembre, la delibera Cipe potrebbe essere a gennaio, e l'avvio dei lavori sempre entro il 2017. L'intera
tratta Verona-Padova, con il nuovo progetto "leggero" per l'attraversamento di Vicenza, dovrebbe costare un
po' meno del previsto, 4,9 miliardi anziché 5,4. Per le prime due tratte della Napoli-Bari, la Napoli-Cancello
(813 milioni) e Cancello-Frasso Telesino (730 mln), le gare d'appalto sono partitea luglioe si conta di
aggiudicarle entro la primavera. Poi ci sarà da fare il progetto esecutivo, e l'avvio lavori è previsto nel corso
del 2017. In avvio l'anno prossimo, infine, anche un tratto della CataniaPalermo raddoppiata e potenziata,
la Bicocca-Catenanuova da 415 milioni. Rfi prevede la gara a inizio 2017,e l'avvio lavori entro l'anno.
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Grandi opere. Fondi disponibili per 5,9 miliardi, impegno dello Stato a finanziare la parte mancante con gli
addendum contrattuali ai general contractor
19/11/2016
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Soffre l'edilizia, tiene il turismo
R.d.F.
pUn buon andamento dell'export, trainato soprattutto dal settore agroalimentare e una crescita del turismo,
contemperati però da un andamento negativo dell'edilizia, da carenze infrastrutturali del territorio e da una
situazione occupazionale che desta preoccupazione, accentuata dall'imminente chiusura dello storico
pastificio Agnesi. Il quadro, in chiaroscuro, dell'economia imperiese emerge dai dati raccolti da
Confindustria Imperiae dalla Camera di commercio Riviere di Liguria (che raggrup- pa Imperia, Savonae La
Spezia). Il territorio, sottolinea l'associazione degli imprenditori, si caratterizza «per non essere un distretto
coerente per interessi economici» e per «una scarsa vocazione a fare sinergia». E se l'export (+1,4% nel
primo semestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015)e le performance aziendali sono in linea coni
valori nazionali, Imperia si colloca tuttavia «in una pessima posizione per quanto riguarda il dato
occupazionale». Insomma, l'area soffre, più di altre, il riflesso del lungo peri- odo di crisi che ha
contrassegnato il Ponente Ligure negli ultimi anni. Il comparto che Confindustria individua come il più
problematico è quello delle costruzioni. Nel 2016, in particolare, «si è registrata una nuova contrazione dei
bandi di gara peri lavori pubblici paria -15%,a causa dell'entrata in vigore del nuovo codice degli appalti». In
leggera controtendenza il settore dell'edilizia privata, dove «è stato percepito un esiguo segnale positivo,a
seguito di un graduale aumento nella disponibilità degli istituti di creditoa concedere mutui relativi
all'acquisto della prima casa». Altra criticità del territorio, rilevano gli industriali, «è rappresentata dalle
storiche carenze in campo infrastrutturale. In termini di accessibilità, Imperia, secondo l'ultimo rapporto
Isfort, si colloca solo al 232° posto a livello nazionale». Un problema che gli imprenditori giudicano
«grave»e che «penalizza fortemente il territorio», anche per quanto riguarda il turismo, che pureè una voce
fondamentale del Pil regionale. A dispetto delle carenze appena esposte, infatti, il settore turistico mostra
segnali incoraggianti nel quadro economico provinciale. I dati consolidati relativi ai primi nove mesi
dell'anno «evidenziano un incremento percentuale, sia in termini di arrivi (+3,64%) che di presenze
(+2,7%)». Un trend aiutato, in parte, dal pericolo terrorismo nelle nazioni vicine, Francia compresa. Il
comparto, peraltro, ha un problema da risolvere: la stagionalità. Altro settore importante dell'economia
imperiese, sottolinea Confindustria, «è quello agroalimentare, dove emerge peraltro la necessità di avviare
con forza un processo di valorizzazione e difesa delle nostre produzioni di qualità», quelle delle olive e
dell'olio in primis. Viè poi un'economia del mare la cui potenzialità, secondo gli industriali,èa tutt'oggi
parzialmente inespressa: «Le imprese classificabili in ambito economia del mare, in provincia di Imperia,
sono 1.858, con un valore aggiunto di 480,8 milioni». Infine un dato positivo deriva dall'inclusione (grazie al
dm 4 agosto 2016) tra le «aree di crisi industriale non complessa», con le agevolazioni previste dalla legge
181/89, del Comune di Imperiae dei Comuni che si trovano lungo l'asse viario della Statale 28. Zona in cui
si sono concentrate molte industrie imperiesi.
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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L'economia provinciale. Territorio penalizzato da una cronica carenza di infrastrutture che ne pregiudica le
possibilità di crescita
19/11/2016
Pag. 14
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Partite Iva, chiusura senza sanzioni
Arriva la cancellazione d'ufficio per le posizioni inattive da almeno tre anni
Giuseppe Carucci Barbara Zanardi
pIl pacchetto semplificazioni prevede una chiusura delle partite Iva inattive da almeno tre anni che sarà
d'ufficio e senza irrogazione di alcuna sanzione. In ogni caso la chiusura sarà comunicata preventivamente
al titolare della posizione Iva "dormiente" che potrà evitarla fornendo risposta all'amministrazione
finanziaria. Lo prevedonoi commi 44e 45 dell'articolo 7-quater introdotto nel Dl 193/2016 durante l'esame
alla Camera (ora il testo è al Senato). Le norme prevedono, rispettivamente, la modifica della procedura
vigente per la chiusura delle partite Iva inattive, prevista dall'articolo 35, comma 15-quinquies, del Dpr 633
del 1972, e l'eliminazione delle sanzioni previste per la mancata presentazione della dichiarazione di
cessazione di attivitàa fini Iva, ad oggi disciplinate dall'articolo 5, comma 6, primo periodo, del Dlgs 471 del
1997. Procedura di chiusura La procedura vigente, contenuta nel citato articolo 35, prevede che l'agenzia
delle Entrate, sulla base dei dati e degli elementi in possesso dell'anagrafe tributaria, individuai soggetti
titolari di partita Iva che, pur obbligati, non hanno presentato la dichiarazione di cessazione di attivitàe
comunica agli stessi che provvederà alla cessazione d'ufficio della posizione Iva. Nei 30 giorni successivi al
ricevimento di tale comunicazione il contribuente che rilevi eventuali elementi non considerati o valutati
erroneamente ha la possibilità di fornire i chiarimenti necessari all'agenzia delle Entrate. La nuova
procedura introdotta dal citato comma 44 del pacchetto semplificazioni, invece, prevede la chiusura d'ufficio
delle partite Iva dei soggetti che non risultano aver esercitato, nelle tre annualità precedenti, attività
d'impresa ovvero attività artistiche o professionali. Si demanda, inoltre,a un provvedimento dell'agenzia
delle Entrate l'individuazione dei criterie delle modalità di applicazione delle nuove norme, mantenendo
forme di comunicazione preventiva al contribuente. Infine, sono fatti salvi gli ordinari poteri di controllo e
accertamento dell'amministrazione finanziaria. Regime sanzionatorio Il citato comma 45 elimina le sanzioni
previste per la mancata presentazione della dichiarazione di cessazione di attività a fini Iva, modificando
l'articolo 5, comma 6, primo periodo, del Dlgs 471/1997. Il regime sanzionatorio vigente prevede che il
contribuente che abbia omesso la presentazione della dichiarazione di cessazione e che non abbia fornito
motivazioni valide all'Agenzia è tenuto a pagare una sanzione che può variare tra 500e 2.000 euro.
L'iscrizione a ruolo della sanzione nonè eseguita se il contribuente provvede a pagare la somma dovuta
entro 30 giorni dal ricevimento della citata comunicazione. L'ammontare della sanzione è ridotto ad un terzo
del minimo (ossia 167 euro). Il pacchetto semplificazioni invece elimina le sanzioni previste per l'omessa
dichiarazione di cessazione di attività a fini Iva, espungendo tale fattispecie da quelle sanzionabili ai sensi
del citato articolo 5 del Dlgs 471/1997. In definitiva, le partite Iva inattive da almeno tre anni, verranno
chiuse e cancellate dalle Entrate senza alcuna sanzione per il titolare. Così il contribuente, non dovrà
pagare la sanzione di 500 euro, o la riduzione a 167 euro per i pagamenti pervenuti entro 30 giorni dalla
notifica.
Il regime attuale e le modifiche in arrivo
PROCEDURA DI ELIMINAZIONE VIGENTE L'agenzia delle Entrate, sulla base dei datie degli elementi in
suo possesso, individuai titolari di partita Iva che, pur obbligati, non hanno presentato la dichiarazione di
cessazione di attivitàe comunica preventivamente agli stessi che provvederà alla cessazione d'ufficio della
partita Iva. Il contribuente che rileva elementi non consideratio valutati erroneamente può fornirei
chiarimenti necessari all'Agenzia entroi 30 giorni successivi al ricevimento della comunicazione
NUOVA PROCEDURA DI ELIMINAZIONE L'agenzia delle Entrate provvede alla chiusura d'ufficio delle
partite Iva dei soggetti che non risultano aver esercitato, nelle tre annualità precedenti, attività d'impresa
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Decreto fiscale. Comunicazione preventiva delle Entrate - Al titolare 30 giorni di tempo per segnalare
eventuali errori
19/11/2016
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ovvero attività artisticheo professionali. Sono fatti salvi gli ordinari poteri di controlloe accertamento
dell'amministrazione finanziaria. Si demandaa un provvedimento del direttore dell'agenzia delle Entrate
l'individuazione dei criterie delle modalità di applicazione delle nuove norme
REGIME SANZIONATORIO ATTUALE L'agenzia delle Entrate, oltre a comunicare preventivamente la
cessazione d'ufficio della partita Iva, invita i titolari di quelle inattive al pagamento della sanzione, ridotta ad
un terzo (167 euro). Per i contribuenti che non forniscono motivazioni valide l'Agenzia procede d'ufficio alla
cessazione della partita Iva e all'iscrizione a ruolo della sanzione prevista per l'omessa presentazione della
dichiarazione di cessazione di attività (da 500 a 2.000 euro)
ELIMINAZIONE DEL REGIME SANZIONATORIO L'agenzia delle Entrate non irroga alcuna sanzione ai
titolari delle partite Iva che verranno cancellate d'ufficio. Vengono eliminate, infatti, le sanzioni previste per
la mancata presentazione della dichiarazione di cessazione di attività a fini Iva che non rientra più tra le
fattispecie sanzionate previste dall'articolo 5, comma 6, primo periodo, del Dlgs 471/ 1997
21/11/2016
Pag. 17 N.39 - 21 novembre 2016
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I piani di Fincantieri con il delisting di Vard
GLI ANALISTI HANNO VISTO NELL'ACQUISIZIONE DELLE MINORITIES E NELL'OBIETTIVO DI
CANCELLARE DAL LISTINO LA CONTROLLATA, UNA MOSSA PER VELOCIZZARE I PIANI
INDUSTRIALI
Roberta Paolini
Fincantieri vuole tutta Vard. Con l'Opa sul 100% della quotata a Singapore lanciata la settimana scorsa, il
gruppo cantieristico guidato da Giuseppe Bono imprime un'accelerazione nei piani di conversione
industriale della società norvegese specializzata nel comparto offshore. L'operazione, sostenuta con risorse
proprie, mira al delisting di Vard ed ha come obiettivo l'integrazione completa del gruppo in Fincantieri. La
decisione è stata accolta positivamente dagli analisti che hanno visto nell'acquisizione delle minorities e
l'obiettivo di cancellazione dal listino di Vard, una mossa per velocizzare i piani industriali e il
riposizionamento della controllata, che è tra i principali costruttori globali di imbarcazioni offshore con circa
novemila dipendenti e 9 cantieri in Norvegia, Romania, Brasile e Vietnam. L'Opa, in contanti, sul 44,37% di
Vard avverrà a 0,24 dollari di Singapore per azione per un controvalore, in caso di adesione totalitaria, di 82
milioni di euro all'attuale tasso di cambio. Va sottolineato che nel 2013 quando Fincantieri rilevò la
maggioranza del gruppo, allora si chiamava STX OSV, pagò 1,22 sgd per azione. Tre anni fa Fincantieri
prima acquisì il 50,75%, per 455 milioni di euro, e poi lanciò un'opa sul restante capitale salendo fino al
55,63%. Allora l'esborso e la valorizzazione di quella che poi venne rinominata Vard fu molto più elevato,
ma questo anche per il fatto che l'azienda era uno dei leader nei mezzi di supporto nell'estrazione offshore.
Business che oggi invece è in crisi. L'acquisizione della minoranza di Vard, con un premio sull'attuale
quotazione del 4%, serve infatti a Fincantieri a gestire in maniera più efficace lo sviluppo di sinergie con le
attività italiane del business navi da crociera. Fincantieri oggi deve affrontare la crescita tumultuosa del
cruise . Per contro invece l' offshore è in crisi. Per questo il Gruppo Vard si sta riconfigurando, mettendo a
disposizione i suoi cantieri low cost, in particolare quello rumeno, per la realizzazione di sezioni per le
grandi navi da crociera in costruzione negli arsenali italiani. Inoltre ha siglato nel primo semestre un
contratto con l'armatore Ponant, che appartiene al gruppo di Pinault, per la realizzazione di 4 navi da
crociera di piccole dimensioni e una lettera d'intenti con una compagnia armatrice internazionale per la
realizzazione di altre due 2 navi da crociera di piccole dimensioni. Per entrambe le commesse sono previsti
il supporto e la fornitura di componenti critici da parte di Fincantieri. Lo sviluppo della crocieristica e
l'aumento del portafoglio ordini su questo pezzo di business impone infatti al gruppo di Bono una gestione
efficace dei volumi produttivi evitando stress finanziari. Nel primo semestre il portafoglio ordini è andato a
6,3 miliardi, per un backlog totale di 18,9 miliardi che garantisce una visibilità di entrate a 4,5 anni. In virtù
della crescita del portafoglio e della componente crocieristica, Fincantieri oltre all'integrazione di Vard ed
allo sviluppo delle sinergie, è anche in lizza per l'acquisizione dai sudcoreani dei cantieri navali di Stx
France a Saint Nazaire. Le commesse con le grandi compagnie di crociera drenano inizialmente cassa e
hanno necessità di una accurata definizione dei tempi di produzione e del pricing, perché è questa la
chiave della redditività del gruppo. Così come la capacità di quantificare i rischi a carico, e di prevedere gli
imprevisti nella gestione delle commesse. Una caratteristica fondamentale dei contratti per navi da crociera,
si legge in un recente Report di JpMorgan, è il rispetto delle date di consegna. E questo perché un
potenziale ritardo della consegna della nave crea un rischio finanziario significativo per l'armatore e fa
scattare penali nel caso di mancato rispetto dei tempi. S DI MEO
Foto: Giuseppe Bono , amministratore delegato di Fincantieri. A sinistra, l'andamento del titolo Fincantieri in
Piazza Affari
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Milano
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Corruzione in corso
Il traffico di mazzette negli appalti italiani è cambiato, così come il modo di versarle Dalle valigette ai politici
si è passati a consulenze, prestanomi e affidamento lavori È un nuovo sistema, spesso basato su
triangolazioni. E più difficile da smantellare
Paolo Biondani e Giovanni Tizian
CORRUZIONE, AFFARI miliardari, omertà e ricatti. Che diventano un sistema. Il noir del calcestruzzo è
servito. La trama si ripete in decine di cantieri delle grandi opere. Gli appalti più ricchi d'I talia. Quelli che
codici e protocolli per la legalità avrebbero dovuto rendere impermeabili alle mazzette e ai favoritismi
privati. Invece proprio i lavori dichiarati strategici, dalle nuove autostrade all'alta velocità ferroviaria,
finanziati con fiumi di denaro pubblico, sembrano un suk del malaffare. Proprio come negli anni neri di
Tangentopoli. Vent'anni fa, le inchieste milanesi di Mani Pulite fecero esplodere, con centinaia di arresti e
oltre mille condanne definitive, il vecchio sistema della corruzione diretta: soldi ai politici (o ai manager
pubblici nominati dai partiti) in cambio di appal ti d'oro per le aziende privilegiate. Oggi le nuove indagini, da
Firenze a Genova, da Roma a Reggio Calabria, mostrano che la grande corruzione continua, con
un'evoluzione della tecnica. Il nuovo sistema disegnato dagli atti d'accusa scorre su tre livelli. Ora come
allora i colossi italiani delle costruzioni, rappre sentati da manager di altissimo livello, stringono accordi
illeciti con i tecnici che gestiscono gli appalti. In cambio, devono pagare consulenze a certi studi
professionali o cedere subappalti ad altre imprese private, che giocano di sponda: i titolari sono prestanome
o complici che si dividono i soldi con i corrotti. Una Tangentopoli modernizzata, più diffici le da
smascherare. Anche perché i pochi che conoscono i segreti del sistema hanno un fortissimo potere di
ricatto. L'ITALIA DELLA BANDA BASSOTTI Ettore Pagani è uno dei 35 arrestati, il 27 ottobre scorso, nelle
indagini collegate di Roma e Genova sulle grandi opere. Come manager del gruppo Salini-Impregilo, è
diventato vicepresidente del Cociv, il consorzio privato (composto da Salini-Impregilo Condotte e Civ) che
gestisce gli appalti pubblici della Tav Milano-Genova. Ed è uno dei protagonisti dell'intercettazione più
eloquente: l'azienda di «zio Pietro», cioè Salini, vuole soldi dalla società pubblica Italferr, che Pagani
chiama «zio Paperone». E a fare da tramite è il tecnico che dovrebbe vigilare sull'appalto, Giampiero De
Michelis, (anche lui agli arresti) che assicura di essersi mobilitato, testualmente, «con tutta la banda
Bassotti». Con la coppia controllore-controllato è finito in carcere anche Michele Longo, top manager per
l'Italia di Salini-Impre gilo e presidente del Cociv. Le cimici piazzate nei loro uffici hanno svelato la
spartizione di decine di appalti, compre sa la Salerno-Reggio Calabria. Pagani, lamentandosi dell'avidità dei
tecnici, parla di un sistema che dura da anni: «Siamo stati noi ad aver abituato questa gente ad operare in
un certo modo», spiega il dirigente della Salini, che aggiunge: «In passato lo abbiamo fatto su Cavet. E poi
sulla Salerno-Reggio... E da altre parti ancora». Cavet è il consorzio dell'alta velocità in Emilia e Toscana.
Salini-Impregilo è il più grande gruppo italiano di costruzioni, con 6 miliardi di fatturato, e guida anche la
cordata Euro link (insieme a Condotte) per il Ponte sullo stretto di Messina, rilanciato dal premier Matteo
Renzi a fine settembre, alla festa per i 110 anni di vita dell'azien da romana. Che nel maggio scorso ha
designato come presidente di Eurolink proprio Longo, il manager ora sotto ac cusa sia a Roma che a
Genova. IL "MOSTRO" E L'AMICO CALABRESE Il primo beneficiario del nuovo sistema corruttivo,
secondo l'accusa, è Giampiero De Michelis, ingegnere, che da anni colleziona ruoli di "direzione lavori",
cioè controllore pubblico (in teoria) degli appalti. In realtà De Michelis chiude gli occhi sui ritardi, non
denuncia l'uso di materiali scadenti e pericolosi (come il «cemento che sembra colla») e certifica furbi «stati
di avanzamento lavori» per sbloccare i soldi statali per la nuova Tav (valico dei Giovi) e per l'autostrada Sa
lerno-Reggio. In cambio i manager della Salini gli promettono, e in parte versano, milioni «sotto forme di
commesse in favore di società a lui riconducibili». Diventato così «una pedina in grado di fare il gioco del
consorzio privato», come lo definiscono i pm, l'ingegner De Michelis si sente sempre più forte. E nel 2015 si
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Inchiesta
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mette in proprio: dirotta i subappalti-tan gente a un suo prestanome conosciuto nei cantieri della SalernoReggio. Un imprenditore calabrese, Domenico Gallo, sospettato di frequentazioni mafiose. Quei subappalti
a rischio preoccupano un manager della Salini, che accampa ostacoli legali: «Ho già un elenco di so cietà
che hanno partecipato alla gara precedente...». Ma De Michelis tiene duro: «L'incarico può essere anche
ad personam». «Sì, lo so, lo so», acconsente il manager, che con gli altri capi-azienda si lamenta
dell'ingegnere: «Abbiamo creato un mostro». Alla fine è proprio la voce di "Mimmo" Gallo a descrivere
l'impasto che governa le grandi opere: «Tra chi fa il lavoro, la stazione appaltan te e i subappaltatori deve
crearsi l'amalgama. Se ognuno tira e l'altro storce non si va più avanti». «Amalgama» è diventato il nome
dell'inchiesta: le tangenti tra controllori e controllati sono il cemento della spartizione di soldi pubblici. IL
FIGLIO DELL'UOMO DI STATO Quando è finito in cella, De Michelis era ancora uno dei tecnici della Sintel
Engeneering, una società privata che ha diretto decine di opere pubbliche. Fa capo a Giandomenico
Monorchio, figlio di Andrea, l'ex ragioniere generale dello Stato, poi diventato presidente di Infrastrutture
Spa, la società pubblica per il rilancio delle grandi opere, ora assorbita dalla Cassa depositi e prestiti.
Intanto Monor chio senior è passato al privato: è presidente del consiglio sindacale della Salini spa. Il figlio
Giandomenico invece è agli arresti. Monorchio junior aveva capito la logica del sistema: «La gente deve sa
pere stare al mondo... se ormai le cose sono divise, sono divise per tutti», si lascia scappare in
un'intercettazione. Che sembra riassumere la regola base di un codice parallelo, non scritto, dei lavori
pubblici: l'equa spartizione. La coppia Monorchio-De Michelis puntava pure alla nuova stazione di Firenze
per l'alta velocità, affidata al consorzio Nodavia, di cui fa parte la società Condotte. Volevano inserire un
amico loro come direttore lavori: «un uomo nostro», che risponde al nome di Giovanni Fiordaliso, tecnico
dell'Anas. Per l'azienda statale delle stra de, peraltro, Fiordaliso ha fatto il direttore lavori in un tratto della
Salerno-Reggio Calabria finito sotto sequestro per «gravi difetti strutturali». Ma quando è nato il sistema?
La Sintel era regina degli appalti già da molti anni. Come confermano i colloqui registrati dai carabinieri di
Firenze nel 2014, con l'indagine che ha scalzato due protagoni sti: Stefano Perotti, super consulente
pubblico-privato, ed Ettore Incalza, responsabile delle grandi opere e braccio destro dell'allora ministro
ciellino Maurizio Lupi, costretto alle dimissioni per i regali ricevuti. Rilette oggi, quelle intercettazioni
mostrano che le società di Monorchio junior e di Perotti avevano ottenuto insieme, dal Cociv, la direzione
lavori per il Terzo valico. «Senti, ma la novità di 'sto cazzo di contratto?», chiedeva il primo. Dopo l'arresto
di Perrotti, la Sintel è rimasta da sola a dirigere la Milano-Genova. Una grande opera che deve molto a
Monorchio senior: nel 2005 fu l'ex ragioniere a imprimere il bollo definitivo su quella tratta della Tav, finan
ziata dallo Stato (Cipe) con 4,7 miliardi, poi lievitati a più di 6. Un altro esempio di convergenza sono le
telefonate tra Ettore Incalza e Giandomenico Monor chio, preoccupato che si perdano i finanziamenti
pubblici alla statale 106, arteria strategica per la Calabria. Incalza lo rassicura, in un dialogo che i
carabinieri definiscono «molto cordiale», e lo saluta così: «Ciao bello!». LUNARDI E LA LEGGE
OBIETTIVO Pietro Lunardi è l'imprenditore ed ex ministro del governo Berlusconi a cui è intitolata la legge
del 2002 sulle grandi opere. Una contro-riforma che ha sot tratto le infrastrutture strategiche alle regole
europee: niente gare, niente concorrenza. A gestire i soldi pubblici è un consorzio privato, il "general
contractor". La norma affida alle stesse aziende perfino la nomina del direttore dei lavori: i magistrati
osservano che «in nessun paese del mondo è il controllato a scegliersi il controllore». Oggi tra gli indagati a
Roma c'è anche Giuseppe Lunardi, il figlio dell'ex ministro, che guida il gruppo di famiglia, Rocksoil. Per
ottenere un incarico dalla Cociv, anche Lunardi junior, secondo l'accusa, avrebbe dovuto promettere
consulenze e subappalti alla coppia De Michelis-Gallo. LA MANGIATOIA DI VENEZIA L'odore di sistema
diventa ancora più forte analizzando la composizione dei consorzi. In cordata con Salini-Impregilo, per molti
degli appalti ora incriminati, compaiono due grandi società romane: Fincosit e Condotte. Entrambe fanno
parte anche del club dei privilegiati del Mose: le dighe mobili che dovrebbero salvare Venezia dall'acqua
alta. L'opera è già costata allo Stato più di quattro miliardi, dopo vent'anni non è ancora finita e il preventivo
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di spesa finale è salito a 5,6. Nel 2014 i magistrati di Venezia hanno arrestato decine di imprenditori e
politici per una corruzione colossale. Il sistema Mose si è rivelato il modello (peggiorativo) delle legge
obiettivo. A Venezia, infatti, non si è mai fatta nessuna gara, neppure per sceglie re il general contractor;
per cui tutti i soldi pubblici sono finiti direttamente al consorzio privato. Che per oltre un decennio ha avuto
un solo problema: corrompere i politici, tra cui spicca l'ex governatore veneto ed ex ministro forzista
Giancarlo Galan (condannato). Anche i manager di Mazzi-Fincosit e Condotte sono stati arrestati e
condannati a Venezia. Stessi protagonisti, altro sistema. O forse solo un altro pezzo di un super sistema.
MILANO TRA EXPO E MOSE L'uomo forte del consorzio per il Mose, prima degli arresti di Venezia, era
Piergiorgio Baita, manager e azionista della Mantovani spa. Incarcerato già nel 2013, Baita confessa un
decennio di reati veneti, patteggia la sua condanna e rientra nelle grandi opere a Milano, con la piastra
dell'Expo: un appalto da 272 milioni, vinto con un ribasso record del 40 per cento, cancellato però dalle
prevedibili varianti per finire in tempo i lavori. Questa indagine milanese è stata riaperta. E il segreto sulle
intercettazioni ambientali più scottanti è caduto. In una di queste Baita spiega il sistema ad Angelo Paris,
l'ex responsabile tecnico di Expo. Lo stesso Paris poi arrestato insieme a tre big della Tangentopoli storica:
l'imprenditore vi centino Enrico Maltauro, il compagno Primo Greganti e l'ex parlamentare berlusconiano
Gianstefano Frigerio. Tutti condannati per le mazzette su alcuni appalti dell'Esposizione e della Città della
Salute (un ospedale da 323 milioni). Il colloquio tra Mr. Mose e Mr. Expo è stato registrato dalla Guardia di
Finanza il 24 aprile 2014. Baita esordisce vantando uno stretto rapporto con Antonio Rognoni, il super
ingegnere delle grandi opere lom barde nell'era Formigoni, e rassicura Paris, che aspira a prenderne il
posto. Rognoni è stato ammanettato pochi giorni prima, per l'inchiesta sulla corruzione dei consulenti legali
che preparano le gare d'appalto. Anche Paris sta per essere arrestato, ma non lo sa, e chiede a Baita a
cosa puntino i magistrati. «Non credo che si siano accontentati di questo», gli risponde il signore del Mose,
che aggiun ge: «C'è un'altra indagine molto importante in corso... Sulla Pedemontana Lombarda, sulla gara
del secondo lotto... Che ha vinto Strabag». Paris: «Qual è il problema? Perché ha vinto Strabag?». Baita, a
voce bassa: «Perché Impregilo, che aveva vinto il primo lotto, non ha rispettato alcuni impegni... rispetto a
delle persone che erano garanti di Podestà e Formigoni». Paris: «Rispetto a delle persone... cosa vuol
dire?». Baita: «Che loro si erano impegnati a dare del lavoro e probabilmente altre utilità... a degli
intermediari di varia natura». Paris: «Non è stato fatto. E quindi sono stati puniti». Baita: «Esatto».
L'AUTOSTRADA DIMEZZATA La Procura di Milano indaga da allora proprio sulla Pedemontana lombarda,
sopra Milano. Una grande opera cara alla Lega, che però è ferma a meno di metà tracciato. Per cui quella
superstrada da 4,2 miliardi resta semivuota, come la gemella Brebemi. Il primo tratto l'ha vinto Impregilo
(con Astaldi, Gavio e Pizzarotti), dopo una gara rocambolesca. Il responsabile dell'appalto, Giuliano
Lorenzi, fa finire il tracciato a 800 metri dallo svincolo, in aperta campagna. Per cui il pezzo mancante viene
«riassegnato ex post» proprio a Impregilo. Creando così un contenzioso legale da tre miliardi con gli
esclusi. Oggi l'ingegner Lorenzi è tra gli arrestati con l'accusa di aver truc cato gli appalti ferroviari in
Liguria. Con il secondo lotto, vinto a sorpresa nel 2011 dal colosso austriaco Strabag, la procedura è
ancora più bizzarra: al mattino il Tar conferma l'appalto; nel pomeriggio l'allora presidente di Pedemontana,
Bruno Soresina, corre a firmare il mega-contratto, che il giorno dopo viene bocciato dal Consiglio di Stato.
Però ormai i giudici, in base alla legge obiettivo, non possono più annullarlo, ma solo imporre un
risarcimento di 22 milioni alla società pubblica Pedemontana. Oggi questo secondo lotto è ancora fermo. E
la Pedemontana rischia il fallimento. Il governatore Roberto Maroni l'ha affidata all'ex pm Antonio Di Pietro,
che lancia l'allarme: i soldi sono finiti, la società ha un anno di sopravvivenza. Dalle carte di Firenze,
arrivate anche a Milano, risulta che come direttore dei lavori per la Pedemontana è stato scelto un
ingegnere dello studio Spm, quello di Perotti. Mentre il progetto «free flow» porta la firma di Corinne Perotti,
la figlia dell'architetto arrestato nel 2015. I BIG AGLI ATTI Nelle nuove inchieste di Roma e Genova
compaiono anche i proprietari dei colossi delle costruzioni. Duccio Astaldi è indagato per turbativa d'asta:
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un appalto da 68 milioni che secondo l'accusa fu truccato per favorire la società Condotte, di cui è capo
azienda, alleata con la coo perativa emiliana Ccc. Astaldi in luglio progettava di quotare in Borsa il suo
gruppo, che con 1,3 miliardi è terzo per fatturato in Italia, due gradini sotto Sali ni-Impregilo. Le due società
romane sono alleate in molti appalti e i titolari frequentano lo stesso circolo canottieri Aniene. Anche Pietro
Salini è citato nelle intercettazioni. Due anni fa parlava con Incalza di «problemi per l'autostrada in Libia» e
di «finanziamenti per il valico dei Giovi dell'alta velocità». Oggi i tecni ci della «banda Bassotti» lo chiamano
«zio Pietro». E i carabinieri, intercettando il manager Longo, sentono Pietro Salini che gli chiede, con tono
perentorio, di «non far vincere appalti alla Salc», che è «la società di suo cugino». RICATTO AL SISTEMA
A indebolire «l'amalgama» è solo l'ambizione di De Michelis di gestire da sé le tangenti. A quel punto
Giandomenico Monorchio vorrebbe cacciarlo, ma l'ingegnere contrattacca: minaccia di rivelare a Firenze i
segreti del sistema. E per queste «manovre ricattatorie» ora è accusato anche di tentata estorsione.
L'inchiesta però documenta che De Michelis ha incontrato davvero, più volte, un maresciallo della Guardia
di Finanza. In un passaggio i carabinieri scrivono: «De Michelis afferma che anche un soggetto appellato "il
professore" sarebbe coinvolto negli illeciti. Dal prosieguo della conversazione si comprende che intende
riferirsi ad Andrea Monorchio, padre di Giandomenico». Secondo De Michelis, "il professore" avrebbe
sollecitato lo sblocco dei finanzia menti per il terzo lotto della Salerno-Reggio Calabria, l'autostrada dove ha
trovato lavoro la società del figlio. De Michelis, intercettato, assicura anche di aver denunciato i retroscena
del mega-appalto per il tunnel del Brennero: un'opera da 8 miliardi, che coinvolgerebbe «anche un
sottosegretario». E sulla Tav, minaccia Salini in persona: «Io devo fare arrivare un messaggio a Pietro, per
ché le cose stanno diventando molto, molto pericolose». A fine agosto, due mesi prima dell'arresto, il
tecnico si sente sicuro che lo scandalo sarà enorme: «Ci stanno gli ordini di servizio, le fotografie, c'è pure
che la rendicontazione è sbaglia ta: hanno dovuto far cambiare la legge apposta». Un'altra sua frase, che
allude a tre società-chiave (del gruppo Gavio, di Perotti e di Monorchio), è già trascritta nella richiesta
d'arresto firmata a Roma dal pm Giuseppe Cascini: «Io c'ho una lettera in cui la Sina, la Spm e la Sintel si
spartiscono i lavori...». Parola di Mostro delle grandi opere.
1. Alta velocità Terzo Valico dei Giovi (Genova-Milano) costo 6,2 miliardi imprese Cociv (Salini-Impregilo,
Società Condotte d'acqua, Civ) problemi Inchiesta in corso. Indagati i manager del Cociv, tra cui il general
manager per l'Italia di Salini-Impregilo, Michele Longo Firenze-Bologna costo Oltre 5 miliardi imprese Cavet
(Salini-Impregilo, Cmc); progetto esecutivo gallerie Rocksoil (Lunardi) problemi Inchiesta, 2008, per danni
al territorio; nel 2016 la Cassazione annulla le condanne. Tra gli imputati c'era anche Pietro Paolo
Marcheselli, indagato a Genova per l'Alta velocità. Cavet spunta anche nell'indagine di Firenze su Incalza e
Perotti
2. Tunnel del Brennero Galleria di base costo 8,8 miliardi (2,65 a carico dell'Italia) imprese Astaldi, Ghella,
Oberosler, Cogeis (per il lato italiano) problemi La società Oberosler compare nell'indagine di Genova sul
Terzo Valico. La direzione lavori era stata affidata alla società di Perotti Tunnel sotto il fiume Isarco costo
300 milioni imprese Salini, Strabag problemi Michele Longo, indagato a Roma e Genova, fino al 7
novembre scorso è stato il presidente del consiglio di amministrazione del consorzio Isarco
3. Ponte di Messina costo 8,5 miliardi circa imprese Consorzio Eurolink, di cui fanno parte Salini-Impregilo
e Società Condotte d'Acqua problemi Il presidente del consiglio di amministrazione di Eurolink è Michele
Longo, general manager di Salini indagato a Genova e Roma 4. Salerno-Reggio Calabria macrolotto V e VI
costo 1,7 miliardi imprese Salini-Impregilo, Società Condotte d'acqua problemi Opera al centro di indagini a
Roma e Genova
5. Mose costo 5 miliardi e 496 milioni di euro imprese Mantovani spa, Mazzi-Fincosit, Società Condotte
d'acqua, coop Coveco, San Martino, Coedmar progetto Technital problemi Processo chiuso, condanne
definitive Porto Marghera imprese Mantovani spa, Socostramo costo 261 milioni di euro (minimo) problemi
Dibattimento in corso. Tra gli imputati l'ex ministro Altero Matteoli
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
6. Expo Milano Piastra Expo costo 272 milioni imprese Mantovani spa, Socostramo, Coveco problemi
inchiesta in corso Altri appalti Expo imprese Maltauro, cooperativa Cefla costo (minimo) 67 milioni problemi
condanne definitive Milano-Sesto, Città della salute imprese Maltauro, Manutencoop, Cefla e altre costo
323 milioni problemi condanne definitive
7. Pedemontana Lombarda costo (minimo) 4 miliardi 220 milioni imprese prima tratta: Impregilo, Astaldi,
Argo, Pizzarotti seconda tratta: Strabag, Fincosit, Maltauro progetto Technital problemi inchiesta in corso
Foto: La stessa trama si ripete i Un intreccio perverso tra chi d E così i lavori dichiarati "
Foto: I pochi che conoscono i segreti del sistema hanno un forte potere di ricatto
19/11/2016
Pag. 39.40 Ed. Frosinone
diffusione:129764
tiratura:185029
Denise Compagnone
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U n comparto ancora in crisi, quello dell'Edilizia, ma si intravedono dei piccolissimi segnali di ripresa. E,
incredibile a dirsi, quei segnali arrivano anche dalla provincia di Frosinone. È quanto emerso dall'analisi
effettuata dall'Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) in vista del convegno Ri-generazione,
svoltosi ieri mattina in Prefettura, a Frosinone, alla presenza del Ministro per la semplificazione Marianna
Madia (nella foto). L'occasione è stata ghiotta per parlare di rigenerazione urbana, di prevenzione sismica,
ma anche ovviamente di come sta l'edilizia. In un panorama ancora critico, tra i dati emersi dall'analisi
dell'Ance, c'è un comparto che mostra segnali di ripresa: quello delle compravendite residenziali. Nella
provincia di Frosinone in particolare si legge sulla relazione - tra il 2015 e il 2016 si nota un miglioramento
della tendenza delle compravendita di immobili, rispetto agli anni precedenti. Dal 2011 infatti la
compravendita di immobili residenziali ha avuto sempre il segno negativo. Dopo un crollo costante dal
2012, nel 2015 si è registrato un +3,8 rispetto al 2014. Mentre nel primo semestre del 2016 un + 14,6
rispetto allo scorso anno nello stesso periodo (2015).
Per quanto riguarda due indicatori cruciali che riguardano l'occupazione il quadro non è così nero come fino
a pochi mesi fa. Il primo è il numero degli occupati: Frosinone passa da 4.821 operai edili attivi totali nel
2015, a 4830 nel 2016. Il secondo sono le ore lavorate: vi è stata una diminuzione di oltre 35.000 ore nel
Lazio rispetto al periodo aprile-settembre 2016 e 2015. A fronte di un calo significativo riscontrato su Roma,
si registra la tendenza positiva di Frosinone (unica nel Lazio in crescita insieme a Latina) con 2.491.000 ore
lavorate nel 2016 e 2.396.000 nel 2015.
Ben diversa, invece, la situazione delle imprese edili attive: le 1140 aziende registrate nel 2015 sono
diventate 1070 nel 2016, ben 70 in meno in un anno. «Assumiamo questi primi, ancora flebili, segnali
positivi per dare slancio al presente e al futuro» ha detto il presidente di Ance Giovani Frosinone Gaetano
La Rocca che ha aperto il convegno ieri.
Continua a pag. 40
segue dalla prima pagina Prosegue La Rocca: «Abbiamo deciso di titolare questo nostro incontro Rigenerazione! nella convinzione, da un lato che ci sia bisogno di nuove idee e di proposte innovative da
parte di chi come noi giovani imprenditori è proiettato verso il futuro; e dall'altro che sia essenziale un
cambiamento di passo e di prospettiva». In particolare si è parlato di sicurezza: mettere in sicurezza non
può essere sinonimo di emergenza, bensì di pianificazione. «Serve un grande piano di rigenerazione,
prevenzione sismica, sicurezza idrogeologica dei territori» ha detto Roberta Vitale, presidente del gruppo
giovani imprenditori Ance. Parole queste apprezzate dal Ministro Madìa: «Sono contenta di sentir parlare
per una volta i giovani della mia generazione con entusiasmo e fiducia nel futuro». La Madìa ha poi parlato
del gran lavoro sulla trasparenza «grazie alla quale non c'è più la convinzione di una Pubblica
Amministrazione lontana dal privato», e quello sulla semplificazione ovvero la legge 124, la riforma della
Pubblica Amministrazione. «Con queste riforme interveniamo sulla certezza delle regole, la certezza di
avere una risposta e sui tempi. Tutti aspetti importanti per un rapporto più efficiente tra pubblica
amministrazione e privato» ha concluso il ministro. Denise Compagnone
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Edilizia in ripresa, il ministro Madia: «Felice di vedere tanto fermento»
19/11/2016
Pag. 54 N.228 - 19 novembre 2016
diffusione:65417
tiratura:125269
L'OPA SPINGE LA RIPRESA
Teresa Campo
Continua a soffrire ma migliora il trend del cosiddetto mattone di carta italiano ovvero fondi immobiliari, siiq
e società quotate. Un mercato che rappresenta un patrimonio immobiliare di circa 60 miliardi di euro (erano
59 nel 2015) e in cui i fondi riservati restano preponderanti, l'82,1% del totale, stabile. Ma la cosa
interessante è che sono proprio le altre voci a dare segnali di risveglio. È quanto emerge dal 29° Rapporto
su I fondi immobiliari in Italia e all'estero, appena presentato da Scenari Immobiliari. In linea con quanto
accade negli altri Paesi europei, infatti, il settore dei fondi immobiliari conferma la ripresa dei mercati
immobiliari e ne rappresenta un motore importante. In particolare nel corso del 2016 il Nav dei fondi
immobiliari italiani (sulla base delle stime di chiusura dei bilanci) dovrebbe toccare i 47,8 miliardi di euro,
con un incremento del 4,6% sull'anno precedente. E punta ai 50 miliardi per fine anno. Il patrimonio
immobiliare detenuto direttamente è già di 53 miliardi di euro e potrà crescere fino a quasi 55 miliardi.
«Oltre agli operatori italiani ci si aspetta infatti che anche sgr internazionali ricorrano a questo strumento per
operare sul mercato tricolore», spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. «I risultati
potrebbero quindi essere anche migliori del previsto». Ma ad aumentare non è solo il patrimonio dei fondi.
«Il calo del costo del denaro e le operazioni di ristrutturazione del debito», si spiega nel Rapporto, «stanno
riducendo l'indebitamento del sistema che, in cinque anni, è sceso da 30 miliardi di euro a 24 miliardi». Il
numero di fondi operativi è leggermente calato per la chiusura di quelli di tipo familiare, ma nel 2017 è
atteso un leggero incremento. La performance media si conferma positiva anche se non brillante. Infine,
stabile l'asset allocation del sistema, che vede gli uffici fare la parte del leone con oltre il 50% del totale,
seguiti dagli immobili commerciali che rappresentano il 10%. Ma come accennato, è soprattutto dai fondi
immobiliari retail, cioè accessibili anche ai risparmiatori, che comincia ad arrivare qualche buona notizia.
Più volte messi sotto accusa in questi anni, perché soggetti ad allungamenti forzosi delle scadenze,
scarsamente remunerativi e del tutto illiquidi, cominciano infatti a migliorare anche in termini di redditività.
«Gli ultimi bilanci evidenziano un rendimento medio del 2,4% annuo in termini di Irr, cioè comprensivo dei
flussi di cassa, in leggero miglioramento rispetto all'anno precedente», spiega Gottardo Casadei,
responsabile dell'omonimo studio di consulenza immobiliare. «Ma a questo si accompagna anche una
sostanziale rivalutazione delle quotazioni di borsa, tale da portare il rendimento medio composto dei fondi
immobiliari quotati addirittura al 16%». Merito delle varie opa e contro opa che hanno interessato ben
cinque dei 24 fondi quotati, e che appunto si sono tradotti in un aumento delle quotazioni, che si sono
rapidamente allineate ai prezzi delle varie offerte, riducendo significativamente lo sconto dei corsi rispetto al
Net asset value. «Ma c'è stato un effetto positivo anche a livello psicologico, che si è tradotto in un ritorno di
fiducia sul comparto», prosegue Casadei. «Se qualcuno li vuole, vuol dire che sconti tra prezzi del fondi e
Nav talvolta superiori al 50% non sono giustificati e che il loro è senz'altro superiore sia alla quotazione di
borsa sia ai valori di opa». Non a caso l'adesione dei quotisti alle offerte straordinarie non è stata
significativa e diverse non sono andate in porto o hanno comunque raccolto molto meno del previsto.
Nemmeno il timore che, una volta concluse le offerte, i prezzi sarebbero tornati ai valori precedenti è
riuscito a convincerli. «Era un timore del resto infondato», aggiunge Casadei. «Tutti i fondi andranno in
scadenza nel giro di un paio d'anni, con rare eccezioni. Il mercato immobiliare italiano è inoltre in ripresa.
Risultato: i fondi stanno via via vendendo gli asset ancora in portafoglio, magari con qualche plusvalenza, e
questo consente di riassorbire nel tempo lo sconto rispetto al Nav». Ma a dare una mano ai fondi
immobiliari quotati ha contribuito anche un recente intervento di Banca d'Italia, che ne ha sottolineato i
progressi: «È migliorata la redditività e le svalutazioni sono diminuite», sottolinea l'organo di vigilanza. Allo
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Fondi immobiliari Più utili e meno debiti per i titoli del settore grazie alle offerte straordinarie. Ma si
avvicinano le scadenze
19/11/2016
Pag. 54 N.228 - 19 novembre 2016
diffusione:65417
tiratura:125269
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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stesso tempo però ha puntato il dito su quello che ancora resta un problema, e cioè il valore degli asset nel
tempo. «A questo proposito Bankitalia per la prima volta ha parlato del legame tra fondi ed edilizia e di
filiera immobiliare, che appunto va dal mondo delle costruzioni agli strumenti di finanza immobiliare»,
spiega Casadei. «L'indicazione dell'organo di vigilanza è molto importante perché sottolinea quali devono
essere i capisaldi per la gestione di un fondo e la scelta degli immobili sui cui investire». I capisaldi sono la
location di ogni immobile perché incide sul prezzo e sulla sua tenuta nel tempo, e la sua capacità di
generare flussi di cassa. Proprio la redditività può essere incrementata intervenendo su caratteristiche
servizi legati all'immobile, in primo luogo mezzi di trasporto e connessione internet. «In altre parole è ovvio
che non tutti possono comprare edifici top in centro, i cosiddetti immobili core che tutti vorrebbero»,
sottolinea Casadei. «I servizi però, internet in primo luogo, migliorano la percezione di ogni edificio, anche
se periferico, riuscendo a conferirgli maggiore centralità. Sarà quindi proprio l'edilizia a fornire i nuovi
immobili, i cosiddetti 4.0 oppure a riqualificare quelli esistenti rendendoli interessanti come prodotti di
investimento. Solo seguendo questa via i fondi immobiliari non scompariranno. E non saranno sostituiti
dalle siiq». (riproduzione riservata)
L'IDENTIKIT DEI FONDI IMMOBILIARI QUOTATI 80% 60% 40% 20% 0 10% 8% 6% 4% 2% 0 Sfittanza
GRAFICA MF-MILANO FINANZA 76% 7% Quali prodotti pesano all'interno dei Fondi* 50% Uffici 25% Uffici
9% 4% Commerciale Quanto rendono questi prodotti** 7% 10% 34% 8% Commerciale 21% 6% 40% Misto
20% Misto 7% 2005 2015 * In termini di incidenza del patrimonio per comparto sul patrimonio totale ** In
termini di redditività media lorda da locazioni Fonte: Studio Casadei
I NUMERI DEL SETTORE DEI FONDI DEL MATTONE IN ITALIA N° fondi operativi Nav (2) Indebitamento
esercitato Performance (Roe) * Stima ** Previsione (1) Patrimonio immobiliare (4) (3) 2011 312 36.100
46.400 28.500 0,7% Dati in milioni di euro 2012 358 37.000 47.300 29.700 -1,8% 2013 365 39.000 49.600
31.500 -0,5 2014 385 43.500 50.500 30.700 1,2 2015 390 45.700 52.100 26.000 0,5 2016* 2017** 395
47.800 53.000 24.000 0,3 49.300 54.700 23.500 1) Fondi autorizzati dalla Banca d'Italia anche riservati,
che hanno concluso il collocamento 2) Valore del patrimonio netto dei fondi al 31 dicembre di ogni anno 3)
Finanziamenti effettivamente ricevuti (stima) 4) Roe dei fondi retail e di un campione di fondi riservati Fonte:
Scenari Immobiliari
19/11/2016
Pag. 25
diffusione:40471
tiratura:74049
Box, sconti ampi
Detrazioni senza bonifi co ad hoc
VALERIO STROPPA
La detrazione fiscale sull'acquisto di un box auto pertinenziale spetta anche se il pagamento del prezzo
avviene senza bonifi co «parlante». In questo caso, però, per non perdere il diritto allo sgravio Irpef il
compratore deve farsi rilasciare dall'impresa venditrice un'apposita autocertifi cazione, attestante che i
corrispettivi accreditati a proprio favore sono stati inclusi nella contabilità ai fi ni della successiva
tassazione. È quanto afferma l'Agenzia delle entrate nella circolare n. 43/E, pubblicata ieri. L'articolo 16-bis
del Tuir, infatti, contempla l'ammissibilità della detrazione Irpef del 36% (ora potenziata al 50%) anche per
gli interventi relativi alla realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali a immobili residenziali,
nonché per il loro acquisto. In questo caso, il benefi cio è riconosciuto limitatamente ai costi di realizzo
comprovati da apposita attestazione rilasciata dal costruttore, come chiarito da diversi documenti di prassi.
Nel caso oggetto dell'istanza di interpello, però, mancava uno dei requisiti essenziali necessari a fruire del
bonus ristrutturazioni, vale a dire la modalità di pagamento «super-tracciabile» del bonifi co parlante (con
indicazione dell'apposita causale, del codice fi scale del benefi ciario e della partita Iva del soggetto che
esegue i lavori). Oltre a garantire un migliore controllo dei ussi fi nanziari, tale meccanismo consente pure
l'applicazione della ritenuta d'acconto dell'8%, che banche e Poste italiane devono operare all'atto del
versamento. Motivo per cui la risoluzione n. 55/E del 2012 ha chiarito che la non completa compilazione del
bonifi co, che pregiudichi l'obbligo di ritenuta, fa venir meno il diritto alla detrazione (salva l'ipotesi di
ripetizione del pagamento, mediante bonifi co corretto). Nel nuovo caso affrontato dall'amministrazione,
tuttavia, le Entrate definiscono tale preclusione superata, ogni volta in cui «risulti comunque soddisfatta la fi
nalità della norma agevolativa, tesa alla corretta tassazione del reddito derivante dalla esecuzione delle
opere di ristrutturazione edilizia e di riqualifi cazione energetica». Si possono quindi individuare due ipotesi,
entrambe risolte dall'Agenzia in maniera pro-contribuente, al rispetto di certe condizioni. La prima è quella
in cui l'acquirente paga il prezzo del box con assegno e ciò risulta attestato nell'atto notarile: la detrazione è
ammissibile qualora il venditore ottenga dall'impresa venditrice, oltre all'apposita certifi cazione circa il costo
di realizzo del box, «una dichiarazione sostitutiva di atto notorio che attesti che i corrispettivi accreditati a
suo favore sono stati inclusi nella contabilità ai fi ni della loro concorrenza alla corretta determinazione del
reddito del percipiente». Situazione analoga quando il bonifi co è stato fatto, ma in maniera tradizionale
«non parlante», senza cioè seguire gli adempimenti di legge. Pure in tale fattispecie il bonus fi scale è in
salvo, purché l'acquirente ottenga la medesima autocertifi cazione supplementare dal venditore. attestato
nell'atto notarile: il bonifico è stato fatto ma in
Acquisto box auto pertinenziale: quando spetta la detrazione
l' La detrazione Irpef delle spese per l'acquisto • di box auto pertinenziale è ammissibile anche nel caso di
pagamento con assegno o con bonifi co bancario/postale «non parlante»; in tale ipotesi, i contribuenti
devono farsi rila• sciare dall'impresa venditrice un'autocertifi cazione attestante che i corrispettivi sono stati
inclusi nella contabilità dell'impresa; la dichiarazione sostitutiva di atto notorio do• vrà essere presentata al
Caf o professionista che predispone la dichiarazione dei redditi, nonché su richiesta degli uffi ci.
Foto: La circolare sul sito www.italiaoggi.it/documenti
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Circolare delle Entrate apre all'autocertifi cazione
19/11/2016
Pag. 1
diffusione:40257
tiratura:94823
Manovra, 100 modifiche I ministri temono l'addio
MARCO PALOMBI
p Non era mai successo che i componenti dell ' e secutivo presentassero tutte queste proposte di modifica
al Bilancio da loro stessi inviato alle Camere. Molte idee, ma soprattutto quella di assumere gente A PAG. 2
Una roba del genere non s ' era vista mai: 100 emendamenti alla manovra, tanti ne sono arrivati dai vari
membri del governo al ministero dei Rapporti del Parlamento, che li ha diligentemente catalogati. Gli Esteri
vogliono 4 modifiche come la Difesa, 7 i Beni culturali e la Salute, 11 l ' Economia, 14 il Lavoro e addirittura
18 il ministero delle Infrastrutture. Due, incredibilmente, arrivano pure da Palazzo Chigi e sulla tanto
sbandierata edilizia scolastica. Una cosa mai vista. Per capirci, in genere dai ministeri arrivano una ventina
di emendamenti e ne vengono presentati sei o sette. Nei casi più difficili si è saliti alla trentina richiesti e alla
dozzina presentati: 100 è un inedito ed è pure difficile capire chi " p remi are " e chi no. In sostanza, i
ministeri stanno scrivendo una seconda manovra via emendamenti, smentendo la Legge di Bilancio che il
governo - con la procedura opaca che sappiamo - ha depositato in Parlamento. Parecchi dei proponenti
intanto - e s ' intende i ministri - telefonano in giro per raccomandarsi e raccontare la loro preoccupazione: "
Qui non è detto che il 5 dicembre ci sia ancora un governo " , il refrain . Tra le proposte c ' è di tutto:
minuzie, mancette, proroghe (cose che in genere vanno nel decreto di fine anno, ma non si sa mai...),
norme interpretative, cose sacrosante, cantieri, ma soprattutto assunzioni. Assumere tutti prima che sia
troppo tardi Ora che i ministri temono la morte politica svuotano tutto l ' armadio delle proposte, ma con un
occhio di riguardo al personale. È un diluvio che, venisse approvato, potrebbe aiutare le statistiche sul
lavoro assai più del Jobs Act. Il record spetta al ministero della Giustizia, che tenta il colpaccio (su richiesta
di Procure e Tribunali): l ' assunzione di 2.500 unità di personale amministrativo al costo di circa 85 milioni l
' anno. Fuori da questi, al ministro Orlando piacerebbe avere anche 60 persone in più al Dipartimento
giustizia minorile. Numeri meno alti, ma variegati, per il ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Si parte
dalle assunzioni dirette per " esigenze varie " : 270 unità al costo di 10 milioni l ' a nno. Poi c ' è la "
stabilizzazione e relativa assunzione " degli ispettori di volo Enac, oggi a tempo determinato (costo: 1,1
milioni). E ancora: altre assunzioni di personale " per esigenze del Consiglio superiore dei lavori pubblici "
(32 unità, costo: 1,8 milioni a regime). Infine c ' è l ' i n c r e m e nto dell ' organico (300 unità) per le
Capitanerie di Porto Guardia Costiera. Costo a regime: 9 milioni l ' anno. Anche il ministero dell ' Istruzione
vuole le sue assunzioni: 164 unità di personale non docente per 7,5 milioni e pure misure per inserire nell '
organico di diritto - cioè stabile - posti dell ' or g an ic o di fatto (cioè supplenti). Finita? Macché. L ' Agenzia
per l ' Italia digitale dovrebbe passare da 93 a 250 dipendenti in due anni: il costo del lavoro passerebbe da
6,6 a 23,3 milioni l ' anno. Il ministero dello Sviluppo chiede invece di potenziare le attività dell ' Istituto per il
commercio estero con 50 assunzioni per un costo di 8,4 milioni nel triennio. Non mancano il ministero dell '
A mbiente (124 unità per 5 milioni di spesa l ' anno) e quello del Lavoro, che chiede 50 milioni per "
effettuare assunzioni a tempo indeterminato di Lavoratori socialmente utili (Lsu) che operano da molti anni
presso enti pubblici " . Poi ci sono le variazioni sul tema: il ministero della Salute vuole 30 persone per tre
anni (1 milione l ' anno) per prendersi le competenze, oggi in carico alle Prefetture, sul rimborso delle spese
sanitarie degli stranieri; alla Giustizia vogliono fondi per prorogare i progetti di formazione dei tirocinanti e
per pagare gli straordinari del personale amministrativo che abbia " raggiunto gli obiettivi assegnati " ; il
Viminale chiede di " incrementare le componenti retributive del personale dei Vigili del fuoco " e, già che c '
è, pure la diminuzione dei tempi di formazione dei prefetti (così entrano in carica subito e a stipendio pieno)
e l ' estensione alla categoria del " trattamento economico di missione all ' es tero " . Il ministero dell ' E c o
n omia propone un bizzarro emendamento per " proc edure riguardanti i lavoratori socialmente utili e di
pubblica utilità della Regione Calabria " e la Funzione Pubblica tra le altre cose - di ricollocare i
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TIMORI Gli elettori spaventano, meglio correre ai ripari
19/11/2016
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diffusione:40257
tiratura:94823
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professionisti della Croce Rossa in eccedenza al ministero della Salute. Cosette, mancette, pie illusioni e
colpacci C ' è il capitolo di quelli che ci provano a futura memoria: Giuliano Poletti propone di mettere 1
miliardo di euro sulla lotta alla povertà e 200 milioni sul Fondo Non Autosufficienze. Poi c ' è il capitolo di
quelli che tentano il colpaccio. Gian Luca Galletti con due emendamenti vorrebbe cambiare la gestione d el
l ' Ambiente in Italia: la nomina di un commissario unico nazionale per le bonifiche e la liquidazione di
Sogesid Spa, chiacchierata società del ministero, a favore dell ' altrettanto chiacchierata Invitalia. Graziano
Delrio, invece, spende un paio di f iches su Anas (un fondo da 700 milioni per ridurre il contenzioso e soldi
per vari cantieri in giro per lo Stivale) e vuole 45 milioni per incentivare il " lavoro in somministrazione " nei
porti. Poi ci sono le cosette: Orlando vuole prorogare il commissario al Palazzo di Giustizia di Palermo;
Alfano 25 milioni per una piattaforma informatica; Lorenzin chiede un Centro Nazionale Sangue (2 milioni),
Carlo Calenda i Centri di competenza ad alta specializzazione per l ' Industria 4.0 (30 milioni), Franceschini
20 milioni per l ' apertura dei musei. Poi ci sono le mancette, piccoli stanziamenti, magari pure meritevoli.
Regnano i Beni culturali: 5 milioni per la scuola del ministero; 500 mila euro a ogni istituto di interesse
nazionale per istituire una segreteria tecnica; 30 milioni dal 2017 alle Fondazioni lirico-sinfoniche; 200 mila
euro ciascuno a Istituto Luce, Biennale di Venezia e Centro sperimentale di cinematografia: 120 mila euro
al Centro di documentazione ebraica. La Difesa vuole soldi per i suoi dipendenti e le associazioni
combattentistiche; Delrio 7 milioni per lavori in 28 Comuni e 63 in tre anni per le ciclovie turistiche; la
ministra Giannini propone di dare 577 mila euro alla Scuola Europea di Brindisi. Tutto nel ddl Bilancio, dove
inserire misure micro-settoriali è vietato per legge. Ma il tempo stringe e non sia mai che il 5 dicembre...
Paura Dai ministri quintali di modifiche al Bilancio: soldi e cantieri prima del voto Ansa/
LaPresseIPROTAGONISTI GIAN LUCA GALLETTI Il ministro dell'Ambiente vuol chiudere Sogesid e
prendersi le bonifiche DARIO FRANCESCHINI Fondi a pioggia per piccole istituzioni dal titolare dei Beni
Culturali GRAZIANO DELRIO Centinaia di assunzioni: al ministero dei Trasporti non possono farne a meno
CARLO CALENDA Per il piano Industria 4.0 gli servono centri di alta competenza (e 30 milioni)
1 mld Modifica più onerosa: Poletti lo vuole per il piano povertà
Foto: Padoan Ansa
19/11/2016
Pag. 27 Ed. Avellino
diffusione:46987
tiratura:77355
Gambacorta: «Sostituzione edilizia» Un anno fa l'inchiesta sugli appalti
La Provincia punta alla sostituzione edilizia. C ome è avvenuto già con il completamento ex novo del «F
ortunato- Scoca» a contrada Baccanico, con il nuovo «Alb erghiero» a via M orelli e Silvati. Si sta
realizzando anche la nuova palazzina del liceo C olletta che a dicemb re sarà pronta. Sono 5 8 le strutture
gestite da palazzo C aracciolo. Nelle zone sismiche del cratere sono state realizzate numerose scuole tra
gli anni ' 8 0 e il ' 9 0 , ce ne sono alcune di tipo americano che sono cioè totalmente antisismica. Per il
resto un po' tutte le scuole della provincia sono in b uona parte continuamente manutenute. Si tratta di
complessive 5 8 strutture che hanno b isogno di continui interventi. La struttura tecnica è forte di solo tre
tecnici e q uesto magari potreb b e essere un prob lema. C i si aspetta ora che gli inq uirenti vogliano
approfondire le indagini sulle sei scuole su cui sono stati effettuati lavori ai solai. V a ricordato che è solo di
un anno fa l'inchiesta che portò all'arresto di funzionari del settore edilizia scolastica e d' imprenditori. D
all'inchiesta del Nucleo di polizia trib utaria della G uardia di F inanza di Avellino emerse che un pugno di
scuole (ad Avellino, Atripalda, Ariano e V allata) tra q uelle che gestisce la Provincia erano sottoposte a
interventi di manutenzione con modalità ab b astanza standardizzata. Il dirigente gestiva la contab ilità ed
era in grado di modificarla di volta in volta. D a verificare se egli stesso trattenesse somme per se o se la
gestione della contab ilità in maniera disinvolta era legata strettamente anche alla natura degli interventi,
spesso urgenti su infissi e coperture. Nell'inchiesta forniture relative agli infissi alla Palestra del D e C
apraris di Atripalda: 3 2 mila euro; la manutenzione straordinaria alla M aj orana di G rottaminarda: 4 5 mila
euro; ma anche piccole forniture da 3 0 0 0 euro e da 1 5 mila euro, erano contab ilizzate e non
consegnate. U n tecnico che venne arrestato si sareb b e spinto secondo la Procura anche a costruire un
falso documento contab ile nel dicemb re del 2 0 0 9 per i lavori di manutenzione proprio al tetto dell'istituto
D e Luca di Avellino. La frode contestata al dirigente era relativa alla contab ilizzazione di maggiori lavori
eseguiti o forniture. In alcuni casi passava sotto silenzio che alcuni materiali non venissero affatto sostituiti
(la manutenzione era sufficiente a far semb rare nuovi q uelli preesistenti).
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il piano
19/11/2016
Pag. 11 Ed. Benevento
diffusione:46987
tiratura:77355
«Cosentino? Che c'importa qui servono lavoro e futuro»
Casal di Principe, quasi dopoguerra. Il sindaco: ci sentiamo soli Lo scandalo Gli immobili fuorilegge sono il
35% circa 1500 altissimi i costi per demolire
medaglia, che rende drammatico il dopoguerra di Casale: i costi della legalità. Ne è esempio la grande
quantità di immobili abusivi, che raggiungono il 35 per cento dell'intero paese abitato. Sono una macchia
rossa nei grafici del Comune. La spia di un piano regolatore arrivato solo dieci anni fa, di un'economia
edilizia, con imposizioni di forniture di cemento dettate dal clan Schiavone, di assenza di regole favorite da
mancanza di controlli. Il calcolo degli uffici tecnici comunali, ringiovaniti e ripuliti con assunzioni rese
possibili da pensionamenti e alcune leggi, parla di 1500 immobili abusivi e di 140 abbattimenti richiesti dalla
Procura di Santa Maria Capua Vetere. Ogni abbattimento costa in media 140mila euro, produce 200 metri
cubi di materiali di risulta. Sui primi tre abbattimenti da eseguire, le prime proteste. Il Comune avrebbe
voluto acquisire gli immobili, per rivenderli ai proprietari disposti a ricomprarli. «Noi siamo pronti all'acquisto
di casa nostra, pur di evitare l'abbattimento che sarebbe una tragedia dopo tanti anni» dice la coppia che
esce dall'ufficio del sindaco. Case abbattute significano un tetto da trovare per seimila sfollati, 300mila metri
cubi di materiali di risulta da eliminare, 210 milioni di costi per l'esecuzione. Un lusso, per un Comune che
esce da tre dissesti di bilancio. Gran parte dei debiti erano per la fornitura d'acqua. Nessuno a Casale ha
mai avuto un allaccio regolare per l'allaccio idrico, nessuno ha mai pagato un canone. E le aziende del
servizio idrico, tornata la legalità, hanno presentato il conto al Comune. Arretrati saldati e dovrebbe
cominciare l'installazione dei contatori. Bisogna escludere le case abusive e per ora il pagamento viene
fatto a forfeit. Dice un commerciante sul corso principale: «Il forfeit di fornitura per un esercizio commerciale
ammonta a 650 euro. Per uso domestico si arriva a 350». Tutti si rendono conto che è stato pesante
adagiarsi sugli occhi chiusi. Ognuno rivendica i suoi crediti passati. Come la Regione, che ha presentato un
decreto ingiuntivo di 500mila euro al Comune, per aver anticipato i soldi di alcuni abbattimenti di immobili
abusivi. E poi l'Imu, e poi la spazzatura: quasi nessuno ha pagato durante la «guerra». L'amministrazione
comunale sta regolando l'elenco di chi è obbligato a pagare. Proprietà e stati di famiglia alla mano. Spiega
un piccolo imprenditore edile, che vuole l'anonimato: «Qui eravano noi a portare avanti l'economia del
paese. Operai, carpentieri, artigiani partivano per Modena o Reggio Emilia nei fine settimana. Bastavano
pochi giorni di lavoro per guadagnare bene. La crisi ha investito tutti, il lavoro è poco, l'edilizia è bloccata».
Reggono le produzioni di mangimi per le bufale, ma sono attività saltuarie. Le macerie di Casal di Principe
sono dramma socio-economico. Nonostante si respiri vitalità nel parco pubblico don Diana, nello stadio
riaperto dove sono iscritti in 1000 per allenarsi a correre, nella piscina dove 100 ragazzi vanno a nuotare
gratis. Tutto sembra facile dopo la repressione giudiziaria. Ma le difficoltà arrivano dopo. «È nel dopo che lo
Stato deve far sentire la sua presenza - conclude il sindaco Natale - con disponibilità a risolvere
gradualmente i problemi di ripristino della legalità. In questa situazione, cosa importa alla gente di Casale
della sentenza di Cosentino?»
Foto: Ex sottosegretario Nicola Cosentino in un'immagine d'archivio In alto a sinistra Renato Natale sindaco
di Casal di Principe
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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La città e la sentenza
21/11/2016
Pag. 5 N.45 - 21 novembre 2016
tiratura:25000
La Top 100 edilizia vale 18 miliardi
Nel 2015 la classifica delle prime cento imprese di costruzioni non riserva particolari sorprese (e questo non
è necessariamente un bene) soprattutto al vertice. Ogni nuovo acquisto di impresa si è fermato se non per
quanto riguarda qualche ramo d'azienda. L'unica grande operazione è all'estero: Salini Impregilo (la cui
fusione è stata perfezionata nel gennaio 2014) nel novembre 2015 ha acquistato Lane facendo degli Usa il
suo nuovo "mercato domestico". E peraltro, da fuori nessun altro si avventura in Italia dopo che l'impresa
austriaca Strabag, nel febbraio 2008 acquistò e ridenominò Adanti, e, a scala molto minore, la tedesca Max
Streicher, specializzata in gasdotti, aprì una filiale nel gennaio 2010, mentre la spagnola Sacyr ha ceduto
nell'aprile 2012 la maggioranza del consorzio stabile Sis. Nella top ten di questa classifica il fenomeno da
rilevare è l'impetuosa crescita all'estero di Bonatti , impresa specialistica che dà valore aggiunto
impiantistico alla posa di gasdotti e oleodotti. Se le crescite più significative sono trainate dall'esportazione
(Salini Impregilo, Astaldi, Condotte, Cmc, Pizzarotti e Cimolai, nelle costruzioni metalliche), altre imprese
iniziano ad affacciarsi: Itinera, Mantovani (la novità è un contratto salito a 75 milioni per l'ampliamento del
porto di Aqaba), Vianini Lavori,... LE IMPRESE PIÙ DINAMICHE Se della top ten si sa tutto o quasi (perché
le imprese sono oggetto di ampia disamina anche qualitativa nello Speciale Classifiche 1) scendendo in
classifica l'esame riserva qualche sorpresa. L'impresa Ghella , strettamente familiare e lontana dai riflettori,
cresce dell'80% anche per un ritorno sul mercato italiano delle grandi infrastrutture. Rizzani de Eccher
cresce grazie a Codest International (la società un tempo compartecipata con Astaldi con cui lavora
nell'imprendibile Russia). E Condotte grazie e Inso e a Cossi Costruzioni, con le quali presidia
rispettivamente i lavori ferroviari del nodo di Firenze (oltre all'edilizia soprattutto ospedaliera) e quelli di
Alptransit in Svizzera. Italiana Costruzioni si segnala tra le più dinamiche imprese che puntano all'edilizia di
prestigio e osano in formule di partenariato pubblico privato. Carron si conferma tra le imprese più giovani e
dinamiche con una politica di presidi territoriali particolarmente riuscita con Carron Bau in Alto Adige.
Intercantieri Vittadello dopo una crescita 2015 non sostenibile sta diversificando dalla tradizionale attività
nei lavori pubblici con Progevi, società per il trattamento dei rifiuti. I NUMERI Tenendo conto dell'assenza,
quest'anno, dell'impresa Gcf (armamento ferroviario), il cui bilancio, come lo scorso anno, è stato reperibile
fuori tempo massimo e che si sarebbe posizionata 17°, nel 2015 le 100 maggiori imprese di costruzioni per
bilancio civilistico sommano oltre 18 miliardi di cifra d'affari mostrando una crescita del 3,7%. Il campione
mostra una decisa concentrazione al vertice (ma ovviamente meno accentuata che nella classifica dei 50
gruppi) con le top 5 che rappresentano il 43,2% del fatturato dell'intero lotto. A livello reddituale se da una
parte crescono ebitda ed ebit (del 17,7% e del 20,2%), dall'altra diminuiscono gli utili (dell'11,7%) ma sono
limitate a 16 le società in perdita. L'indebitamento finanziario netto è ridotto del 5,6% (e sono ben 31 le
posizioni finanziarie attive) ed è ampiamente coperto da un patrimonio arricchito del 2,9%.
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Numeri tutti positivi (tranne l'utile). Salgono Condotte e Bonatti, nove le new entries
21/11/2016
Pag. 2 N.45 - 21 novembre 2016
PROGETTI E CONCORSI
tiratura:25000
Rischio incendi, per le scuole nuove norme ancora bloccate
Non si raggiunge l'intesa tra ministero dell'Interno (Vigile del Fuoco), Comuni e Regioni per mandare in
pensione le regole prescrittive del 1992
MARIAGRAZIA BARLETTA
Èstata messa a punto più di due anni fa, ma resta bloccata, la normativa che potrebbe facilitare la messa in
sicurezza delle tante scuole italiane ancora non in regola sul fronte antincendio. Una norma flessibile,
basata su un approccio prestazionale e in grado non solo di garantire almeno lo stesso livello di sicurezza
che si otterrebbe seguendo la vecchie disposizioni, ma anche un reale risparmio economico. Questo
provvedimento, licenziato in via provvisoria dal ministero dell'Interno, da mesi è sui tavoli del Miur per il
dovuto accordo. Se ne discute presso l'Osservatorio nazionale per l'edilizia scolastica, nell'ambito del quale
è stata riconosciuta come punto critico la mancanza di definizione di una data oltre la quale le nuove norme
sulle scuole dovrebbero rimpiazzare quelle attualmente in vigore. Un punto sul quale occorre ora trovare
un'intesa. La normativa di prevenzione incendi delle scuole risale al 1992. A partire dalla sua entrata in
vigore furono cinque gli anni concessi alle strutture scolastiche per adeguarsi alle nuove prescrizioni, ma a
ventiquattro anni dall'emanazione di quel decreto, molte scuole italiane continuano ad essere fuori norma.
Nel 58 per cento delle scuole mancano le certificazioni di prevenzioni incendi. È il dato, riferito al 2015,
registrato da «Ecosistema Scuola», il rapporto di Legambiente sulla qualità dell'edilizia scolastica, giunto
alla sua XVII edizione e presentato lo scorso 3 novembre. Una fotografia basata su un campione di quasi
6mila edifici distribuiti in 86 capoluoghi di provincia. Nel rapporto dell'Invalsi «I processi e il funzionamento
delle scuole» dello scorso 25 ottobre si legge, invece, che solo un'istituzione scolastica su quattro dichiara
di possedere certificazioni di prevenzione incendi e di agibilità per tutti i suoi edifici. Si tratta di dati
aggiornati ad aprile 2015 e riferiti al 98 per cento delle scuole statali di primo e secondo ciclo (8.522
scuole). Una spinta all'adeguamento potrebbe arrivare, dunque, dalla nuova normativa antincendio
specifica per le scuole, pronta da tempo per entrare nel nuovo testo di prevenzione incendi diventato realtà
con il decreto del ministero dell'Interno del 3 agosto 2015, in vigore dal 18 novembre 2015. La nuova
normativa per le scuole andrebbe ad inserirsi, dunque, in un apparato normativo già formato, molto più
moderno e flessibile rispetto alle tradizionali norme prescrittive, perché basato su un metodo prestazionale.
Ed è di questo innovativo approccio che le nuove disposizioni sulle scuole beneficerebbero. Se queste
diventassero realtà, il professionista, sempre muovendosi tra i paletti stabiliti dalla legge, potrebbe, anche
nella progettazione antincendio delle scuole, scegliere con maggiore libertà la strada migliore e anche più
conveniente per raggiungere un risultato che garantisca il giusto livello di sicurezza. Con la nuova norma, la
strategia antincendio sarebbe confezionata dal progettista, tenendo conto delle peculiarità dell'edificio su
cui si trova ad operare. Al contrario, la normativa attualmente in vigore per le scuole, risalente al 1992,
deriva da una valutazione direttamente effettuata dal legislatore che ha dovuto trarre prescrizioni valide
indistintamente per qualsiasi scuola del nostro territorio (oggi ne sono circa 43 mila). Prescrizioni che
spesso si sono rivelate difficili da applicare agli edifici realizzati prima del 1992. Tra l'altro, quando la bozza
del nuovo testo di prevenzione incendi fu presentata al Viminale il 30 aprile 2014, la normativa specifica per
le scuole faceva parte del testo, ma poi fu stralciata dal decreto andato in «Gazzetta ufficiale». Eppure ad
aprile 2014, quando il nuovo apparato normativo - che allora aveva l'ambizione di diventare un codice
applicabile su vasta scala - fu presentato, si prese come esempio una scuola proprio per dimostrare l'effetto
rivoluzionario della nuova normativa prestazionale. Si trattava di una scuola in esercizio dal 1930, di
superficie lorda pari a 4.240 metri e con 754 studenti. Il risparmio che si sarebbe ottenuto, adeguando
quella scuola attraverso le nuove norme, venne stimato in 120mila euro. Prima ancora, con il Dl 104 del
2013, arrivò la proroga per l'adeguamento antincendio delle scuole, con il termine ultimo fissato al 31
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Le regole tecniche prestazionali pronte da due anni ma ferme al Miur - Ennesinma proroga in vista
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PROGETTI E CONCORSI
tiratura:25000
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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dicembre 2015, ma poi differito di un ulteriore anno dall'ultimo Milleproroghe. Una scadenza alla quale
doveva corrispondere un piano di adeguamento in fasi, diventato poi realtà solo pochi mesi fa con il decreto
del ministero dell'Interno del 12 maggio 2016. Tale Dm stabilisce modalità e tempi entro i quali le scuole,
ancora non in regola, devono attuare le prescrizioni contenute nella vecchia regola tecnica del 1992. Con il
Dm viene messo a punto un piano di adeguamento basandosi ancora una volta, però, su una normativa di
vecchio stampo e già dimostratasi di non semplice applicazione, mentre la norma prestazionale,
praticamente pronta, resta impantanata, nonostante avrebbe potuto imprimere un'accelerata alla «messa a
norma». Ma quel provvedimento non riesce a vedere la luce. Da mesi la norma è sui tavoli del Miur per il
raggiungimento della dovuta intesa. In particolare, il testo è sotto la lente dell'Osservatorio nazionale per
l'edilizia scolastica, nell'ambito del quale il Miur, i Vigili del fuoco, la Struttura di Missione presso la
Presidenza del Consiglio dei ministri, le Regioni, l'Anci, l'Upi lavorano per condividere il provvedimento. Più
partecipanti all'Osservatorio vorrebbero che il futuro decreto del ministero dell'Interno (emanato dunque di
concerto con il Miur), con il quale verranno introdotte le nuove disposizioni sulle scuole, fissasse una data a
partire dalla quale le nuove norme prestazionali delle scuole dovranno sostituire quelle del 1992. Il nuovo
testo di prevenzione incendi, nel quale la nuova normativa per le scuole andrà a confluire, infatti, prevede la
coesistenza a tempo indeterminato tra le disposizioni in esso contenute e quelle precedentemente in
vigore. Questo perché, prima di decidere sui tempi, il legislatore ha ritenuto di dover testare il nuovo
"Codice", molto differente per contenuto e approccio rispetto alla precedente normativa, riservandosi anche
di mettere eventualmente in atto dei correttivi. Da aggiungere che, da quanto rileva una recente indagine
del gruppo di lavoro «Sicurezza» del Consiglio nazionale degli ingegneri, i tecnici incontrano difficoltà
nell'utilizzare la normativa del "Codice". A mancare è soprattutto una formazione adeguata dei
professionisti che dovrebbero utilizzare le nuove norme. Anche perché il grande piano di formazione che
avrebbe dovuto coinvolgerli, annunciato ad aprile 2014 in occasione della presentazione della bozza del
nuovo "Codice", non c'è mai stato. Alla luce di tutto ciò, si intuisce quanto il nodo sulla definizione di un
periodo transitorio risulti difficile da sciogliere. N LE TAPPE PRINCIPALI Settembre 1992. Le norme di
prevenzione incendi per le attività scolastiche sono pubblicate in «Gazzetta ufficiale». Cinque gli anni
concessi alle scuole esistenti per adeguarvisi. Passano gli anni e le scuole realizzate prima del 1992
faticano ad applicare la normativa iper-prescrittiva. Attualmente il 58 per cento delle scuole risulta fuori
regola (dato riferito al 2015, registrato da «Ecosistema Scuola», l'indagine di Legambiente condotta su
scuole di 86 capoluoghi di provincia). Novembre 2013. La legge 128 del 2013 affida al ministero dell'Interno
il compito di prevedere un piano di adeguamento in fasi per le scuole ancora non in regola con le norme di
prevenzione incendi, da emanare entro il 12 maggio 2014 (arriverà due anni più tardi). Il termine per la
«messa a norma» viene fissato al 31 dicembre 2015. Aprile 2014. La nuova normativa antincendio per le
attività scolastiche, di tipo prestazionale, fa il suo ingresso nella bozza di testo contenente le nuove norme
tecniche di prevenzione incendi. Agosto 2015. Vengono pubblicate le nuove norme tecniche di prevenzione
incendi (Decreto del ministero dell'Interno del 3 agosto 2015), ma le norme specifiche per le scuole sono
stralciate. Dicembre 2015. Il piano di adeguamento del ministero dell'Interno ancora non c'è e la scadenza
per l'adeguamento delle scuole viene prorogata al 31 dicembre 2016 dal decreto 210 del 2015, il cosiddetto
Milleproroghe. Maggio 2016. Pubblicato in «Gazzetta» il decreto del ministero dell'Interno contenente il
piano per l'adeguamento in fasi delle scuole. Il Dm stabilisce le scadenze entro le quali tutte le scuole non
in regola devono provvedere a mettere in atto gli adempimenti prescritti dalla normativa del 1992,
concludendo la «messa a norma» entro il 31 dicembre 2016. Nel frattempo la normativa prestazionale è
bloccata. Novembre 2016. La nuova normativa prestazionale per le scuole, licenziata dal ministero
dell'Interno, è sui tavoli del Miur per il raggiungimento della dovuta intesa, ma il ministero dell'Istruzione non
dà il via libera al testo. Si cerca un'intesa nell'ambito dell'Osservatorio nazionale per l'edilizia scolastica,
all'interno del quale viene rilevata una criticità in particolare. Oggetto della discordia è la mancanza di
21/11/2016
Pag. 2 N.45 - 21 novembre 2016
PROGETTI E CONCORSI
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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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definizione di un periodo transitorio, che preveda un termine oltre il quale la normativa prestazionale
andrebbe a sostituire la normativa del 1992.
SCENARIO ECONOMIA
16 articoli
22/11/2016
Pag. 1
diffusione:254805
tiratura:382356
Venezia, il commissario dell'opera contro l'acqua alta: anche lo Stato non ci aiuta
Gian Antonio Stella
«Q uelli ci fanno le pernacchie. Capito? Se so' magnati li soldi e so' lì, impuniti, che ce fanno 'e
pernacchie!». «Quelli», per Luigi Magistro, commissario del Consorzio Venezia Nuova dopo la svolta
decisa alla fine del 2014 dalla Authority anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, sono i furbi che per
decenni hanno scorrazzato sul Mose e i lavori per la Laguna.
continua alle pagine 20 e 21
«I responsabili veri non hanno pagato. Non c'è stato un processo vero... E aggiungo che non ci sarà mai,
perché si prescrive tutto: lo sanno anche le pietre. Tutto. Mazzacurati, la Minutillo, Baita... Al massimo
hanno patteggiato qualcosa e via. Anzi, Baita vorrebbe spiegare a noi dove sbagliamo. Lui! Dopo tutti i
miliardi spesi...». Otto, per l'esattezza: «Cinque e mezzo per il Mose più due e mezzo per le opere di
salvaguardia». Otto: il triplo dei due miliardi e 933 milioni (euro d'oggi) dell'Autostrada del Sole.
È furente, il commissario: «Qui nessuno ha messo mai un centesimo. Imprenditori... Han fatto impresa
senza il fastidio dei concorrenti con utili stratosferici. E adesso si lagnano perché abbiamo ripristinato i
prezzi del mercato». Ma quanti soldi occorrono ancora, dopo i salassi? «Non siamo in grado di dirlo».
Andiamo bene...
Certo, alla bocca di porto di Malamocco i lavori vanno avanti, le immense paratoie fatte fare a Spalato sono
allineate sulle banchine pronte per essere adagiate sul fondale e agganciate, gli operai vanno su e giù per i
144 gradini che portano alla pancia della struttura, sotto il mare, dove corre il lungo corridoio che unisce
Pellestrina al Lido e le cerniere al centro di tante polemiche luccicano nuove nuove. «Andarà tuto ben! 'Na
meravegia!», giura il chioggiotto Eugenio Bollo: una meraviglia. E anche se sul cartello nessuno ha più il
fegato di scrivere, dopo anni di rinvii, quanti giorni mancano, tira aria d'ottimismo. Metà del 2018... Auguri.
Anche i commissari del Consorzio, cioè oltre all'ex ufficiale della Finanza Magistro il magistrato Giuseppe
Fiengo e l'ingegnere Francesco Ossola, dicono di essere convinti di farcela. «Se i soldi arrivano, però».
Dopo aver buttato per decenni spropositate quantità di «schei» nel pozzo senza fondo del «Venezia
Nuova» senza mai fare uno straccio di verifica sui conti, lo Stato ha stretto la cinghia. Un po' per scelta, un
po' perché i meccanismi burocratici sono asfissianti: «I primi soldi della delibera Cipe del 2010 sa quando
sono arrivati? Nel 2015!», sospira Fiengo, «ma in gran parte dobbiamo ancora vederli. Provveditorato,
ministeri, Tesoro, Ragioneria... Un incubo: non puoi pretendere che un'impresa aspetti un anno e 7 mesi
senza pagarli. Non ce la fa!». «Ora dovremmo avere quelli che avanziamo e 221 milioni dalla legge di
Stabilità», dice Magistro, «ce li hanno garantiti. Ma un uccellino ci fa fatto venire un dubbio...». Teme che
non arrivino? «Sì».
«Con Graziano Delrio e Raffaele Cantone era spuntata un'idea», racconta Fiengo, «si era detto: "Leviamo
da mezzo tutta la legislazione dei lavori pubblici e recepiamo solo le direttive comunitarie che sono fatte
molto bene". Ma poi il Parlamento ha tirato fuori 95 criteri di delega: novantacinque. A quel punto...».
«Anche se abbiamo ridotto all'osso i costi della struttura, da una settantina a una dozzina di milioni (metà in
stipendi per oltre un centinaio di dipendenti) qual è la posizione di tutti nel consorzio? Si arroccano. E
continuano a non mettere un centesimo. Anzi, fosse per loro avrebbero mandato via tutti». E accusa:
«Forse l'idea iniziale non era male. Perché con il concessionario i lavori si sono pure fatti. C'è stata anche,
però, tutta 'sta ruberia... Perché lo Stato doveva controllare e non ha controllato affatto. Prenda il
Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta: perché gli passavano 400 mila euro al mese? Non doveva fare
niente. Solo farsi i fatti suoi».
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
45
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«Sperperi e ritardi, il disastro del Mose»
22/11/2016
Pag. 1
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tiratura:382356
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Al di là delle persone, il problema è la macchina: «Se un organismo di controllo ha un organico, mettiamo,
di cento persone e di colpo parte il Mose, cioè un'opera gigantesca, stratosferica, che mette in moto
miliardi, la vuoi o no rafforzare quella struttura di controllo? Le vuoi prendere un po' di persone? Macché:
zero! Tu, Stato, investi miliardi su un'opera e poi rinunci ai controlli su quei soldi per il blocco delle
assunzioni. Che senso c'è? Ma chi le pensa queste cose?». Tutto questo, «prima»? «Macché "prima"!
Ancora oggi: dopo lo sconquasso dell'inchiesta hanno sparato qui un povero cristo di provveditore, Roberto
Daniele, che ha dovuto impadronirsi in tutta fretta dei problemi. Ci abbiamo lavorato... Una persona a posto,
che ormai conosce 'sta disgrazia divina. Bene, domani viene a salutare perché han deciso di avvicendarlo.
Ma perché, domineddio? Dice: il turnover dei dirigenti. Capisco, ma se deve finire tra un anno e mezzo,
lascialo un altro anno e mezzo! No: domani mattina arriva uno che, di questi temi, non sa niente. E deve
ricominciare da zero. Ma vi pare un Paese normale? Cosa hanno, la segatura in testa? Mo', magari chi
viene è la miglior persona del mondo, non lo conosciamo... Ma sappiamo già che avremo enormi difficoltà».
«La cosa divertente», ammicca amaro il commissario Fiengo, «è che al Provveditorato c'è un responsabile
per tutte le opere pubbliche che riguardano la salvaguardia di Venezia, Fabio Riva, che è arrivato ad
accumulare grossomodo cinquecento appalti. Immagini lei un povero funzionario, con tutti i limiti umani che
può avere un cristiano, che si fa carico di essere Responsabile unico del Procedimento, quindi prendere
tutte le decisioni, per 500 appalti. Da so-lo!». Cecità organizzativa dei dirigenti o scelta maliziosa per
intralciare controlli approfonditi? «Se ci sono o ci fanno?», ride Magistro, «Non so. So che "prima" non c'era
manco lui». Tra i sassolini nelle scarpe, se ne toglie uno: «Per un progetto enorme come il Mose ti
aspetteresti il meglio del meglio del pianeta. Aziende leader planetarie. Trovatemene una dentro 'sta
compagine consortile! Una! Se fai il ponte di Messina la vuoi avere dentro un'azienda che abbia fatto già
ponti di quel tipo? Per questo, volendo fare le cose per bene, ci stiamo rivolgendo ai leader mondiali...
Vogliamo stare tranquilli, non rischiare di finire nelle mani dei peracottari che ci fanno trovare le cose
arrugginite...». Ce l'ha con le cerniere del Mose? Quelli che non risparmiavano sulle mazzette hanno
risparmiato sui materiali? «Grazie a Dio, quelle funzionano. Cambiarle sarebbe un cataclisma». Ma
sarebbero da verificare i «tensionatori» che «hanno dato questi segnali di ossidazione... Se si dovesse
sostituire tutti parleremmo di una ventina di milioni. Ma qual è il punto? Che quando chiedo lumi uno dice
che ha sbagliato il progettista, il progettista dice che ha sbagliato l'esecutore e dove finiamo? Nel solito
buco nero di questo Paese». Cioè? «La giustizia. Possiamo anche fare una causa ma come andrà a finire
lo sapranno forse i nostri nipoti. E intanto? Chi lo cambia il tensionatore? Chi lo cambia se non ci sono
danari? I fornitori, dopo quello che è successo, vogliono vederti coi soldi in bocca. Se questo è un
commissariamento, scusate, dove sono le armi?».
E la manutenzione? Quanto costerà la manutenzione? «Onestamente: non lo sappiamo ancora. Stando al
capitolato, il Mose dovrebbe durare 100 anni. Erano 50, hanno voluto fare "boom!" e li hanno portati a 100.
Il nostro Francesco Ossola, professore d'ingegneria, mi dice non esiste materiale nemmeno su Marte che
duri 100 anni...». Giura però, il commissario, d'avere stoppato comunque il giochino di chi aveva previsto,
dopo il business del Mose, il business della manutenzione eterna: «Era pensato così, perché andasse
avanti per l'eternità. Come la tela di Penelope...».
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Laguna Mare Paratoia 20 m Da 18 a 28 m Immissione di aria compressa Espulsione dell'acqua Aria Il
progetto Il Mose è un sistema pensato per difendere Venezia dall'acqua alta. È costituito da 78 paratoie
mobili posizionate sui fondali in grado di chiudere le tre bocche di porto Come funziona GLI EDIFICI DI
COMANDO 2018 La data in cui si stima che verrà conclusa l'opera. Doveva essere consegnata entro il
2012 5,49 miliardi di euro Il costo complessivo per realizzare il sistema di barriere di salvaguardia Bocca di
Lido larga 800 m avrà 2 barriere da 21 e 20 paratoie Bocca di Malamocco larga 400 m: 1 barriera con 19
paratoie Bocca di Chioggia larga 380 m: 1 barriera con 18 paratoie Le paratoie si sollevano quando la
22/11/2016
Pag. 1
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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marea è superiore ai 110 cm Uno per ogni bocca di porto: da qui si governeranno le paratoie laguna mare
Paratoia Paratoia 90º A B C VENEZIA LE BARRIERE Corriere della Sera
Chi è Luigi Magistro (foto ) è nato a Napoli 57 anni fa ed è - assieme a Francesco Ossola
e Giuseppe Fiengo - commissario del Consorzio Venezia Nuova, il raggruppa-mento
di imprese incaricato
di realizzare
il Mose Magistro
è stato colonnello
della Guardia di Finanza e capo degli ispettori del Fisco.
Poi è passato
al vertice dell'agenzia delle Dogane
e dei monopoli (incarico
dal quale
si è dimesso dopo la nomina a commissario) Il Consorzio Venezia Nuova opera
per conto del ministero delle Infrastrutture
e dei trasporti
e il Magistrato alle acque
di Venezia
La parola MOSE
È la sigla di «Modulo sperimentale elettromeccanico» ed è un progetto di geoingegneria che vuole
difendere Venezia e la laguna dall'acqua alta. I lavori sono iniziati nel 2003 contemporaneamente
alle tre bocche di porto lagunari. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: I lavori Nella foto
a sinistra
le nuove paratoie. Sopra l'interno di una di queste paratoie
che dovranno fermare l'acqua alta.
Di fianco
il dettaglio
e le grandezze
22/11/2016
Pag. 11
diffusione:254805
tiratura:382356
Assunzioni nel Mezzogiorno, il taglio dei contributi solo sui posti aggiuntivi Niente bollo per le startup
Lorenzo Salvia
ROMA Lo stop all'imposta di bollo per la costituzione di nuove startup. L'archiviazione della tasse sul sale,
pagata dalle imprese. La dote del nuovo fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, nel quale
confluiscono risorse per 200 milioni di euro. Il governo ha presentato due pacchetti di emendamenti al
disegno di legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria, all'esame della commissione della Camera. Alla
manovra sono stati agganciati anche i nuovi sgravi per le assunzioni al Sud, per i quali i fondi erano già
disponibili. Il decreto del ministero del Lavoro parla di un taglio sui contributi fino a 8.060 euro per le
imprese del Mezzogiorno che nel 2017 assumeranno giovani fino a 24 anni o persone con almeno 25 anni
ma disoccupate da almeno sei mesi. Per avere diritto allo sconto, che durerà solo un anno, l'assunzione
dovrà portare occupazione aggiuntiva: non avrà diritto al bonus l'assunzione che sostituisce un
licenziamento, mentre avranno lo sconto quelle che rimpiazzano pensionati o persone che hanno dato le
dimissioni.
Tra le altre modifiche presentate dal governo, lo stanziamento di 40 milioni di euro per completare il piano
Grandi stazioni, l'utilizzo dei fondi confiscati al gruppo Ilva per la bonifica dei siti della società, e l'aumento
del tasso di interesse sul prestito ponte da 300 milioni garantito al gruppo. Dovrebbe essere esteso anche
agli incapienti, quelli che hanno un reddito così basso da non pagare tasse, lo sgravio sui lavori di
ristrutturazione nei condomini. La modifica non è stata ancora depositata ma governo e maggioranza sono
favorevoli.
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Previdenza
Opzione donna
estesa anche al 2015
Novità per gli esodati
Nuove modifiche in arrivo per il pacchetto pensioni contenuto nella manovra. Gli emendamenti sono ancora
in fase di limatura ma il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, ha detto che il governo è disponibile a
correggere il tiro su due aspetti: opzione donna, la normativa che consente alle donne di lasciare il lavoro in
anticipo ma con un assegno calcolato con il metodo contributivo, e gli esodati, i lavoratori che rischiano di
rimanere senza stipendio e senza pensione. Quali sono le modifiche possibili? Per opzione donna
dovrebbero avere accesso al beneficio anche le lavoratrici che compiono 57 o 58 anni nell'ultimo trimestre
del 2015 mentre la sperimentazione dovrebbe proseguire anche l'anno prossimo. Per gli esodati dovrebbe
essere ripristinata la data del 31 dicembre del 2014 per l'ingresso nella mobilità come requisito per avere
accesso l'ottava salvaguardia.
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Istruzione
Dall'Inail anticipo
di 100 milioni
per le nuove scuole
Arrivano 100 milioni di euro per la costruzione di nuove scuole. Lo stabilisce un emendamento alla manovra
presentato dal governo. I fondi vengono messi a disposizione dall'Inail, l'Istituto nazionale per
l'assicurazione contro gi infortuni sul lavoro, in particolare dal piano di investimenti immobiliari che l'istituto
ha lanciato diversi anni fa e che è servito alla costruzione di diversi uffici pubblici. Il costo dell'operazione
sarà a carico dello Stato ma, una volta terminati i lavori, saranno le Regioni a doversi far carico del canone
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Le modifiche alla manovra
22/11/2016
Pag. 11
diffusione:254805
tiratura:382356
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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di locazione, pagando un affitto allo Stato. Sarà un successivo decreto del ministero dell'Istruzione a
individuare le Regioni ammesse al programma, individuando anche i criteri di selezione per la scelta dei
progetti. Circa 20 mila edifici scolastici italiani, la metà del totale, sono stati costruiti prima del 1974, quando
entrarono in vigore le prime regole antisismiche.
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Sicurezza
Arrivano 25 milioni per rafforzare
la lotta al terrorismo
S
i occupa anche di lotta al terrorismo la manovra in discussione alla Camera. Un emendamento presentato
dal governo stanzia 25 milioni di euro, nei prossimi tre anni, per dare attuazione alla direttiva europea che
prevede l'uso del codice di prenotazione dei biglietti aerei (il Pnr) per la prevenzione, l'accertamento e le
indagini in materia di terrorismo e altri reati gravi. Sbloccata dopo gli attentati di Parigi del novembre 2015,
la direttiva stabilisce che i dati di chi viaggia da e per un Paese membro dell'Unione Europea vadano
conservati per cinque anni. Alla banca dati possono accedere polizia e servizi segreti. I soldi necessari
vengono prelevati dagli accantonamenti del ministero dell'Interno. Oltre la metà, 16 milioni, servono per
realizzare la piattaforma informatica che immagazzinerà i dati. Il resto sarà utilizzato per la gestione del
sistema.
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Trasporti
Spunta l'introduzione
dell'Iva al 5 per cento su gondole e vaporetti
A
nche le società che gestiscono gondole, traghetti e vaporetti dovranno pagare l'Iva, l'imposta sul valore
aggiunto, al 5%. A stabilirlo è un emendamento alla manovra presentato dal relatore e approvato dalla
commissione Bilancio della Camera. L'imposta riguarda i servizi di trasporto «marittimo, lacuale, fluviale e
lagunare» svolti all'interno delle città e fino a un massimo di 50 chilometri dal territorio comunale. Finora
questi servizi non erano assoggettati all'Iva. Una mancanza che aveva portato l'Unione Europea ad aprire
una procedura di infrazione nei confronti del governo italiano. Ma cosa cambierà in concreto? Nulla per chi
la gondola o il vaporetto lo prende come passeggero perché il biglietto non dovrebbe aumentare. Le
aziende che svolgono attività nel trasporto potranno detrarre l'iva, e altre voci, dalle somme dovute al Fisco
per poi investire nel rinnovamento delle flotte.
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22/11/2016
Pag. 11
diffusione:254805
tiratura:382356
Draghi all'Europarlamento: i governi accelerino le riforme strutturali per affrontare le nuove sfide Le elezioni
Usa I mercati hanno mostrato «resistenza» con una reazione «molto significativa»
Ivo Caizzi
STRASBURGO Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha esortato i governi a intervenire
«con un insieme di politiche di bilancio più orientate alla crescita per favorire la ripresa», per esempio con
«una composizione delle politiche fiscali più amica della crescita» perché non ci si può affidare solo agli
interventi di politica monetaria della sua istituzione. Draghi, durante il dibattito nell'Europarlamento di
Strasburgo sull'attività della Bce, ha rassicurato sulla capacità dei mercati finanziari di assorbire gli effetti di
risultati elettorali apparentemente traumatici, facendo riferimento all'elezione a presidente degli Stati Uniti di
Donald Trump e al precedente del referendum britannico sulla Brexit.
«Le politiche di bilancio devono sostenere la ripresa economica, rispettando i vincoli dell'Unione Europea»,
ha affermato il presidente della Bce, che ha sollecitato i governi a un «uso migliore» del coordinamento
comunitario affinché le raccomandazioni «siano prese davvero in considerazione e attuate effettivamente».
Ha poi garantito la continuazione degli interventi straordinari della Bce fino al marzo prossimo «e anche
oltre, se necessario». L'effetto Trump non lo preoccupa perché i mercati hanno dimostrato «la loro
resistenza» con «una reazione all'inizio molto significativa, ma poi più tranquilla». Ha però considerato
«difficile da stimare l'impatto a lungo termine».
Vari europopolari ed eurosocialisti, che rappresentano la maggioranza nell'Europarlamento, hanno
manifestato apprezzamento per le politiche monetarie della Bce, anticipando la probabile approvazione in
una risoluzione in votazione oggi. Dure contestazioni sono partite dalle opposizioni (sinistre, verdi,
euroscettici) con punte in membri tedeschi. Nel mirino sono finiti i tassi d'interesse troppo bassi, che
penalizzano risparmiatori e fondi pensione, mentre privilegiano banche e imprese (e la tendenza a
indebitarsi provocando bolle immobiliari). Sono emerse accuse di aggravare i dislivelli sociali e di superare
illegalmente i limiti del mandato della Bce. E' stato criticato perfino il precedente ruolo in Bankitalia per
presunti mancati controlli su Unicredit/Irlanda. Draghi ha considerato utile ascoltare le «profonde
preoccupazioni» espresse dalle opposizioni. Ma ha difeso la sua politica monetaria su tutti i punti,
affermando che «quest'anno è il primo anno che il Pil ritorna ai livelli pre crisi, quindi oggi le cose sono
migliori rispetto a qualche anno fa».
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Stime Istat
Anche l'Istat taglia le stime di crescita: si chiude così il cerchio sulle previsioni per la crescita del Pil del
2016, che passano dal +1,1%
al +0,8% Per l'Istituto di statistica l'anno si concluderebbe quindi sullo stesso livello indicato dal governo nel
Def, il Documento di economia e finanza Guardando più in là, al 2017, il Prodotto interno lordo viene dato in
aumento dello 0,9%, un decimale in meno rispetto a quanto ipotizzato dall'esecutivo La revisione al ribasso
era attesa, ma l'Istat oltre alle cifre offre una spiegazione, sottolineando come la limatura per l'anno in corso
sia dovuta alla «minore vivacità dei consumi privati e degli investimenti» Per il prossimo anno dalla spesa
delle famiglie l'Istat non si aspetta più uno sprint, anche perché i prezzi torneranno a salire «già dai primi
mesi»
Foto: Eurotower Il presidente della Bce, Mario Draghi
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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«Più crescita, l'Europa sia decisa e unita»
22/11/2016
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Roma, la Procura: gara vinta grazie al lobbista Pizza. Boggio ai domiciliari per false fatturazioni Le
assunzioni Per gli investigatori ci sarebbero state anche assunzioni fittizie per riciclare denaro
Ilaria Sacchettoni [email protected]
ROMA Un appalto importante utilizzato come grimaldello per fare il salto di qualità entrando in un giro di
affari ancora più significativo. E in contemporanea per riciclare, attraverso bonifici emessi a fronte di false
fatturazioni, i proventi di altri illeciti.
In palio, dietro l'appalto per la gestione del call center dell'Inps (già remunerativo di per sé: 118 milioni di
euro) vinto dall'imprenditore Roberto Boggio con la Transcom, c'erano nuovi affari con enti e con la
pubblica amministrazione in generale. È l'ipotesi investigativa formulata dal pm Stefano Fava e accolta
dalla gip Giuseppina Guglielmi che ieri ha portato agli arresti lo stesso Boggio. L'imprenditore è finito ai
domiciliari per un lungo elenco di false fatturazioni in capo a un gruppo di società, la Dacom Service srl, la
Piao, la Phoenix 2009 srl, la Cogemi e la Europrogetti srl. Imprese cartiera che avrebbero permesso di
accantonare contante con il meccanismo delle sovrafatturazioni.
Boggio è risultato legato a Raffaele Pizza, il lobbista arrestato l'estate scorsa nell'operazione dal nome in
codice «Labirinto». Secondo il nucleo di polizia Valutaria della guardia di Finanza, guidato dal generale
Giuseppe Bottillo, avrebbe ottenuto l'appalto all'Inps in accordo con Pizza che, secondo l'accusa,
influenzava e condizionava nomine, scelte politiche e iniziative di diversi enti pubblici. E che all'Inps
avrebbe goduto di appoggi nell'ex direttore generale Vittorio Crecco al punto da riuscire a pilotare
vittoriosamente l'appalto per il (solito) call center verso il Consorzio Postelink. Raffaele Pizza vantava
buone relazioni anche al presente, stando almeno alle rassicurazioni intercettate da una microspia
ambientale nel suo ufficio del centro storico: «Boeri ci penso io quand'è il momento, è amico di... ma siamo
a livelli altissimi... con Sarmi se gli dico una cosa la fa... capito... non rompesse il c...o, quand'è il momento
io sono in grado di intervenire amico amico suo proprio... è anche una persona di grandi qualità».
Millanteria o no, Boggi gli avrebbe creduto e per compiacerlo avrebbe anche messo a disposizione di Pizza
il call center «onde - scrive la gip - consentirgli di effettuare propaganda elettorale per candidati ad elezioni
politiche che godevano del suo sostegno». Secondo gli investigatori si sarebbe anche proceduto ad
assunzioni fittizie di personale con un doppio vantaggio: da un lato disporre di persone da impiegare anche
per altre attività (ad esempio offrire un service per eventuali campagne elettorali) dall'altro riciclare denaro
proveniente da altre attività illecite.
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Chi è
Roberto Boggio
ha 55 anni È direttore generale per
l'«Europa Continentale» di Transcom Worldwide
Il caso
Roberto Boggio, imprenditore
considerato
il re dei call center, è stato arrestato ieri a Milano dalla guardia
di Finanza È accusato
di fatture false
in relazione a subappalti
con società di Raffaele Pizza
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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La cricca e il super appalto Inps: in arresto il re dei call center
22/11/2016
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Catania: «Dopo l'industria Ora si pensi a uno Stato 4.0»
Il tessuto produttivo «Gli imprenditori ora credono nella rivoluzione digitale, e le risorse ci sono»
Massimiliano Del Barba
«Sa che le dico? Che, per rendere davvero competitivo il nostro Paese, a fianco del piano Industria 4.0 ci
vorrebbe uno Stato, una Pubblica amministrazione 4.0». Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, è
appena uscito da un incontro a Firenze organizzato dall'Aspen Institute.
Di che avete discusso?
«Di come approfittare di questo momento positivo».
In che senso, scusi?
«Stiamo vivendo una fase che non vedevamo da anni. Con Industria 4.0 abbiamo finalmente una politica
industriale incentrata sull'innovazione. È un momento senza precedenti: mai sono state messe al centro
dell'agenda di governo così tante risorse. Ci sono gli incentivi, c'è la disponibilità del sistema bancario, ora
sta agli imprenditori crederci. Non facciamoci scappare quest'occasione. Perché difficilmente tornerà».
Veramente, se confrontiamo il livello di produttività dell'industria italiana con i nostri competitor nordeuropei,
il ritardo pare già evidente...
«Non le posso dar torto. Negli ultimi 15 anni la mancata innovazione dell'economia italiana e della Pa ci ha
fatto accumulare un ritardo importante: paghiamo in competitività, in mancata crescita e in occupazione».
È possibile monetizzare tale ritardo?
«Due punti di Pil, mezzo milione di posti di lavoro, venticinque miliardi di investimenti in meno l'anno».
Cosa le fa pensare che il piano Industria 4.0 sia veramente lo strumento per invertire questa tendenza?
«Deve essere chiaro che quando si parla di rivoluzione digitale non c'è semplicemente in gioco una nuova
tecnologia. Noi, di fronte, abbiamo la prospettiva di riprogettare il Paese, riorientando gli investimenti
pubblici e privati verso l'innovazione».
Insomma, sarà Internet a salvare l'Italia?
«Guardi che non è solo una questione di tecnologia. Dietro l'Internet delle cose, il cloud e i big data c'è un
nuovo modello economico. Per questo parliamo di rivoluzione. Ora, però, arriva la fase più complicata: non
è più il tempo dei convegni, oggi dobbiamo scaricare a terra questa consapevolezza e tradurla in fatti».
È sicuro che Industria 4.0 sia un piano applicabile alle nostre aziende, che sono piccole, polverizzate e
poco managerializzate?
«Io credo di sì e vedo molto interesse negli imprenditori. Che però ci chiedono come fare a introdurre
queste nuove logiche nel loro modello produttivo senza fare tabula rasa del bagaglio di esperienze che si
portano dietro. Il nostro roadshow per l'Italia serve proprio a questo. Siamo partiti da Ancona, poi siamo
andati a Ivrea, ora andremo nel Veneto e a gennaio intensificheremo le tappe. Entro il 2017 ne faremo 25.
Inoltre stiamo realizzando dei digital innovation hub , sedi a dimensione regionale in cui le Pmi potranno
trovare i canali di accesso alle informazioni, agli incentivi, alle tecnologie, alle competenze e alle startup per
digitalizzare le proprie attività».
C'è però la questione delle reti. Inutile collegare il tornio al server, riempire i macchinari di sensori, abilitare
operation room per la manutenzione da remoto se poi, fuori dai grandi centri, si viaggia ancora sotto i dieci
megabite al secondo.
«C'è un piano sulla banda ultralarga, ma il territorio va rimappato a seconda delle esigenze delle imprese.
È tuttavia un fatto che, a fronte di uno sforzo infrastrutturale importante da parte degli operatori privati, sia
la domanda ancora a languire. È una questione culturale».
Una questione culturale che chiama in causa anche la formazione. Industria 4.0 richiede nuove figure
professionali. Le abbiamo?
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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L'intervista
22/11/2016
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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«Non tutte. Ci mancano data scientist, web analist, robot cooperative manager. Avremmo dovuto formarli
sei anni fa. Siamo anche in questo caso in ritardo. Impariamo la lezione: oggi il mondo si trasforma
velocemente e l'Italia deve essere capace di anticipare i cambiamenti. A cominciare dalla macchina dello
Stato. Che non è in linea con i tempi. Si tratta di un passaggio inevitabile: ecco perché è necessario che
anche la Pubblica amministrazione s'impegni per ridisegnare i propri processi di funzionamento. Lo dico al
governo: a fianco di un'Industria 4.0 serve una Pa 4.0».
[email protected]
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Chi è
Catanese,
70 anni,
Elio Catania dall'aprile
del 2014 è
il presidente di Confindustria digitale Laureato
in Ingegneria elettronica
alla Sapienza
di Roma, master al Mit
di Boston, è stato fra i vari incarichi anche presidente
di Ibm, amministratore delegato
di Ferrovie dello Stato
e di Atm Milano
Foto: Un grande magazzino
a Manhattan, New York, affollato durante il «Black Friday» dello scorso anno (Getty Images). Si tratta di
una tradizione nordamerica-na, cade dopo
il giorno
del Ringrazia-mento e di convenzione dà inizio
al periodo
di shopping natalizio
Foto: Formazione Servono nuove figure professionali, come data scientist e web analist
22/11/2016
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La Ue: regole più rigide per gli istituti esteri. Nouy: grandi banche, la liquidazione non è un'opzione
Mario Sensini
ROMA La vendetta è pronta. La Commissione Europea dovrebbe approvare domani un pacchetto di misure
per costringere le grandi banche americane a dotare di una quota più elevata di capitale e di liquidità le loro
sussidiarie europee. La decisione, preannunciata dal Financial Times , servirebbe a controbilanciare i
maggiori requisiti patrimoniali imposti sulle banche europee che operano negli Usa, già dal 2012, da parte
delle autorità americane. E rischia di far deflagrare lo scontro tra Bruxelles e Washington, già a i ferri corti
dopo la decisione del Dipartimento di Giustizia americano di punire la filiale locale della Deutsche Bank con
una multa miliardaria per la vendita illecita di prodotti finanziari. Il rafforzamento del capitale delle banche
estere che operano nella Ue, sottolinea il FT, avrebbe ripercussioni anche sugli istituti di credito con sede
legale nel Regno Unito, ed ovviamente sulla City londinese, che diverrebbe assai meno attraente come
testa di ponte per le attività in Europa.
Nello stesso tempo, il pacchetto di misure della Commissione punterebbe ad alleggerire gli accantonamenti
per le banche Ue a fronte dei prestiti alle piccole e medie e imprese e dei finanziamenti alle infrastrutture.
Verrebbe inoltre stabilito un coefficiente massimo di leva finanziaria per gli istituti maggiori e sarebbero
ridotti gli oneri amministrativi per quelli più piccoli.
Ieri a Roma, intanto, il presidente dell'Autorità di vigilanza bancaria della Bce, Daniele Nouy, tenendo una
lezione all'Università La Sapienza, ha sottolineato come «sia importante che dal nuovo quadro che uscirà
dal Comitato di Basilea a fine anno non derivino incrementi significativi dei requisiti patrimoniali per le
banche». Rispondendo a uno studente sulla possibilità di un fallimento della Deutsche Bank, Nouy ha detto
che in linea di principio «per una banca sistemica la liquidazione non è un'opzione, c'è solo la risoluzione».
Il capo della vigilanza Bce ha poi di nuovo sollecitato la garanzia europea sui depositi, invitato le banche a
ripensare il modello di business, ed espresso apprezzamento per le norme italiane che favoriscono le
fusioni tra gli istituti più piccoli.
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Credito, si alza lo scontro tra Bruxelles e Washington
22/11/2016
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Ubi prepara l'aumento per le «good bank»
Sul territorio Le quattro good bank in un anno hanno erogato un miliardo di mutui in più
F. Mas.
MILANO A un anno esatto dalla messa in risoluzione di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti,
CariFerrara, avvenuto domenica 22 novembre 2015, si avvicina la fase finale della sistemazione delle good
banks.
Il dossier è atteso per giovedì 24 sul tavolo della Vigilanza unica della Bce presieduta da Danièle Nouy per
esaminare la proposta di acquisto di Ubi, relativa a tre good banks (Etruria, Marche, CariChieti), mentre per
CariFerrara è ormai incardinato un intervento del Fondo volontario (nato nell'ambito del Fondo
interbancario di tutela dei depositi) per evitarne la chiusura, a fianco di un compratore forte come
Cariparma-Crédit Agricole o Bper.
Giovedì potrebbe arrivare dal supervisory board di Francoforte un via libera informale, non ancora l'ok
definitivo, anche perché andranno messi a punto alcuni passaggi come la separazione dei crediti in
sofferenza e di quelli deteriorati (circa 3 miliardi lordi per le tre banche) per l'acquisto dei quali è in corso
una trattativa tra i vertici degli istituti - a cominciare dal presidente unico, Roberto Nicastro - e il fondo
Atlante 2. Poi servirà anche il via libera della Commissione Europea (la direzione generale alla
Concorrenza, o DgComp).
Ubi dal canto suo dovrebbe ricevere le tre good banks libere di ogni credito deteriorato e procedere,
successivamente all'incorporazione, a un aumento di capitale stimato in circa 400 milioni di euro. In più
l'istituto guidato da Victor Massiah potrà utilizzare a suo vantaggio anche 600 milioni di «dote fiscale»
grazie alle perdite detraibili dalle imposte future del gruppo. Ci sarà comunque anche un ulteriore intervento
del Fondo di risoluzione - che già un anno fa aveva contribuito con 3,6 miliardi, di cui 1,8 per capitalizzare
le good banks - per coprire le nuove perdite: l'ammontare è ancora oggetto di negoziazione.
Nonostante il sostanziale blocco legato al processo di vendita le good banks hanno continuato a lavorare
sul territorio: in un anno hanno erogato 1 miliardo in più di mutui e abbassato il costo della raccolta di oltre
40 punti base, e vedranno entro l'anno l'uscita «soft» di circa 150 dipendenti su quasi 5.500 totali.
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Il piano in Bce
22/11/2016
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Per l'assise di dopodomani non ancora raggiunto il quorum del 20%
Fabrizio Massaro
MILANO A ieri mancava un pugno di titoli, poco meno del 3% del capitale, per il raggiungimento del quorum
del 20% per la validità dell'assemblea straordinaria di Mps di dopodomani che dovrà varare l'aumento da 5
miliardi di euro. Ma data la polverizzazione dell'azionariato dopo le montagne russe del titolo in Borsa nelle
ultime settimane, non è facile rintracciare materialmente gli azionisti. Se non si raggiungerà l'adesione
minima, l'intero piano di salvataggio orchestrato da Jp Morgan e Mediobanca e affidato all'amministratore
delegato Marco Morelli verrà messo in discussione. A oggi, non si sa ancora con quali conseguenze.
L'assemblea potrebbe slittare a fine dicembre-inizio gennaio, oppure potrebbe partire un Piano B ancora
dai contorni non definiti (si parla di una conversione forzosa dei bond subordinati o di una garanzia statale
alla ricapitalizzazione). Ma bisognerà anche sentire la Bce, che ha in corso un'ispezione sui crediti.
L'incertezza è stata percepita in Borsa, con Mps sceso di un altro 4% a 0,23 euro.
Oggi sarà un'ennesima giornata decisiva, l'ultima in cui il proxy advisor Morrow Sodali - incaricato dalla
banca senese - è di fatto in condizione di raccogliere le deleghe di voto presso gli investitori internazionali.
Tra oggi e domani si lavorerà piuttosto per raccogliere le deleghe in Italia, presso i circa 250 mila piccoli
soci che rappresentano il 70% dell'azionariato. Il resto del capitale è sparso tra investitori mordi e fuggi arbitraggisti, hedge funds - e gli investitori stabili presenti all'ultima assemblea ovvero Tesoro (4%), Axa
(3,1%), Alessandro Falciai (1,8%), Fintech Advisory (1,5%), Fondazione Mps (1,3%), le coop (circa 1,3% in
totale): tuttavia non tutti i soci «core» avrebbero la stessa quota, o perché l'hanno limata o perché
avrebbero prestato i titoli per copertura e non sarebbero riusciti a ricomprarli sul mercato in vista del voto.
A complicare lo scenario è il fatto che tecnicamente la delega da sola non basta: serve anche la
comunicazione della partecipazione che ogni cliente-socio deve fare inviare dalla propria banca a Mps. E
non è detto che deleghe e comunicazioni combacino per tutti. Dunque avere raccolto di per sé oltre il 20%
delle deleghe non serve ad assicurare il quorum.
È possibile che i soci arrivino personalmente a Siena in assemblea. La conta finale si farà lì. «Siamo più
fiduciosi di ieri sul quorum, anche se il 20% non è ancora stato raggiunto», ha detto ieri un consigliere
all'uscita del board, l'ultimo presieduto da Massimo Tononi. In ogni caso l'assemblea si costituirà in sede
ordinaria, per eleggere Falciai al vertice.
Intanto la Consob potrebbe chiedere a Mps ulteriori informazioni, da fornire prima o durante l'assemblea,
sull'interesse raccolto nella fase di pre-marketing, in particolare sull'anchor investor (ci sono contatti con il
fondo sovrano del Qatar, Qia, che potrebbe investire 1 miliardo) e sulla conversione dei bond subordinati,
per i quali si registra interesse presso investitori istituzionali .
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Mps in Borsa d'Arco I SOCI DI MPS 4,024% Ministero Economia 3,17% Axa 1,3% Fintech Adv. 1,8%
Alessandro Falciai 1,5% Fondazione Mps UN MESE A PIAZZA AFFARI OTTOBRE 0,35 0,30 0,25 0,20
0,15 NOVEMBRE Ieri 0,23 euro -4,65%
Foto: Il ceo di Mps, Marco Morelli, in carica
da settembre
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Mps, assemblea in bilico Ultima chiamata per i soci
22/11/2016
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Il social network: 500 nuovi posti. Altolà di Berlino alla riduzione delle aliquote nella City Il negoziato con la
Ue Londra teme che la Ue non le consenta di avere la stessa politica fiscale sul risparmio
Fabio Savelli
Se tre indizi fanno una prova, qui siamo persino a quattro. Dopo Amazon, Apple e Google, stavolta tocca a
Facebook. Cinquecento nuovi posti di lavoro a Londra entro l'anno prossimo. Ingegneri, esperti di
marketing e di vendite, analisti di dati, project manager. Un aumento secco della forza lavoro del 50%
(attualmente il social network ha mille dipendenti nella capitale britannica, tra cui diversi italiani). «Il Regno
Unito resta uno dei posti migliori in cui stare per un'azienda tecnologica», ha motivato la scelta Nicola
Mandelsohn, la top manager al timone di Facebook in Gran Bretagna. Contestualmente ha annunciato
anche una nuova sede nell'effervescente e creativo quartiere di Fitzrovia.
L'annuncio segue di pochi giorni quello di Google. Tremila nuovi posti di lavoro entro due anni, a Londra,
per il colosso di Mountain View. Ingegneri, informatici, sviluppatori. A marzo invece era stato il turno di
Amazon. Mancavano tre mesi al referendum per la permanenza o meno della Gran Bretagna nell'Unione
europea e l'azienda di e-commerce, diretta emanazione di Jeff Bezos, aveva scommesso sul Regno Unito
mettendo in cantiere 2.500 nuovi posti. Si disse che la vittoria del «Leave» avrebbe provocato un
immediato dietrofront. Al contrario. Ai primi di luglio Amazon ha colto tutti di sorpresa. Altri mille posti tra
Manchester, Londra, Cambridge, Edimburgo e Leicestershire. Informatici, ma anche operatori nella
logistica. Amazon ora ha 15.500 dipendenti in Inghilterra. A fine settembre Apple ha fatto altrettanto. Nuove
assunzioni: 1.400. E il trasferimento in zona 2, nella simbolica centrale elettrica ormai abbandonata di
Battersea. Otto miliardi di sterline di investimento per contenere i 6.500 dipendenti dell'azienda di
Cupertino, che ha convertito Londra nel suo principale hub europeo. Verrebbe da chiedersi: che fine hanno
fatto le Cassandre che, post-Brexit, annunciavano un graduale disimpegno delle multinazionali dalla City ?
In filigrana possiamo osservare che molto è da ascrivere alla politica fiscale che ha in programma di attuare
la neo-premier britannica Theresa May. Conservatrice, liberale. Proprio ieri ha fatto trapelare che potrebbe
fare concorrenza alla soglia del 12,5% per la «corporate tax» fissata dall'Irlanda. L'aliquota applicata agli
utili d'impresa, è nel Regno Unito al 20%. L'idea originaria era di abbassarla al 17%. Ora May ipotizza di
ritoccarla al 14% (anche se il suo portavoce si è affrettato a smentire), che renderebbe il Regno Unito il più
appetibile per le imprese nel consesso del G20.
La sortita proveniente da Downing Street ha fatto inalberare i tedeschi. Il ministro delle Finanze Wolfgang
Schaeuble ha lanciato un pesante avvertimento a Londra chiamata a rispettare le regole comunitarie: «La
Gran Bretagna è ancora un Paese dell'Unione europea», ha precisato. Preoccupato per il dumping (fiscale)
che potrebbe provocare la decisione di ritoccare al ribasso la tassazione sulle imprese. «Tutto si gioca sul
negoziato tra Ue e Gran Bretagna. O i Paesi membri si muovono compatti oppure il rischio è davvero che il
Regno Unito riesca ad attrarre la maggioranza degli investimenti in Europa. Due sono i cardini: fare leva
sull'interesse britannico per l'armonizzazione europea sul risparmio per pretendere il rispetto delle regole
del mercato unico», dice Stefano Simontacchi, esperto di fiscalità internazionale, managing partner dello
studio BonelliErede.
Un'analisi condivisa da Marco Gubitosi, responsabile della sede di Londra di Legance, che pone l'accento
sul capitale umano: «Londra già rappresenta un'eccezione culturale. Perché è una città globale, con una
forza-lavoro capace di competere con New York, Palo Alto e Singapore». Con una fiscalità di vantaggio
sarebbe inarrivabile. Al netto delle scelte che faranno le grandi banche. Secondo Eugenio Romita, partner e
responsabile del dipartimento Tax dello studio Gattai, Minoli Agostinelli, alcuni istituti potrebbero ripensare
la politica sui finanziamenti alle imprese spostando una parte delle attività in Europa: «Per non incorrere in
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Facebook a Londra (dopo Google) E sulle tasse è scontro Schäuble-May
22/11/2016
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
un fisco più penalizzante gli interessi attivi sui prestiti erogati verranno riscossi dalle filiali nella Ue, che
godono di un'aliquota zero e un'imposta sostitutiva dello 0,25% per le tasse indirette» .
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Le tasse degli Over the top TASSE SUGLI UTILI Usa Non Usa Google 2012 2013 40,8% 26,4% 5,3%
8,6% Apple 2012 2013 70,2% 61,0% 1,9% 3,7% Amazon 2012 2013 46,0% 1,6% N/D N/D Facebook 2012
2013 40,1% 37,2% N/D N/D Yahoo 2012 2013 37,0% 19,0% 44,8% 54,2% Tripadvisor 2012 2013 43,7%
49,3% 19,5% 10,0% TASSE SULLE VENDITE 9,2% 5,7% 1,6% 2,2% 23,2% 19,1% 0,7% 1,0% 1,2% 0,0%
0,1% 0,5% 16,5% 32,9% 0,6% 1,5% 54,0% 2,9% 4,6% 4,3% 14,3% 12,9% 8,2% 3,4% Totale 19,4% 15,7%
25,2% 26,2% 78,7% 31,8% 89,3% 45,5% 37,2% 24,2% 31,0% 27,8% 5,2% 3,8% 9,0% 7,7% 0,7% 0,2%
8,7% 15,9% 38,9% 3,3% 11,5% 8,4% Fonte: report della Commissione di esperti sulla tassazione
dell'Economia digitale della Commissione europea d'Arco 20 per cento l'aliquota sui redditi delle società
attualmente in vigore in Gran Bretagna. L'ipotesi di ritoccarla al 14 Wolfgang Schäuble La Gran Bretagna
è ancora
un Paese dell'Unione Europea. Deve rispettare
il diritto comunitario
22/11/2016
Pag. 1
diffusione:103971
tiratura:161285
Nouy (Bce): fusioni bancarie da promuovere
Rossella Bocciarelli
u pagina 5 pNei Paesi dove ci sono molte banche bisogna promuovere le fusioni e dai segnali che ci sono
in Italia «ci si sta muovendo nella giusta direzione. Le nuove regole adottate sono un buon passo avanti».
Danièle Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce, lancia un assist alle autorità monetarie del
nostro Paese nel corso del suo intervento alla facoltà di Economia dell'Università La Sapienza di Roma. In
un'aula gremita di studenti, ai qualiè venutaa spiegare come funziona la Vigilanza Unica e anche a far
balenare la possibilità di fare stage di formazione a Francoforte, Nouy sottolinea che in questa fase difficilee
complessa, caratterizzata da un contesto di tassi a breve molto bassi, le banche devono essere molto
caute e rivedere i loro modelli di business. Del resto, sostiene, i tassi bassi non sono lì per caso, ma
riflettono le condizioni dell'economia, condizioni di ripresa assai diseguale. Tuttavia, se all'inizio la politica
monetaria molto accomodante è stata un aiuto per le banche, adesso sostiene Nouy i tassi bassi stanno
cominciando a pesare sugli istituti di credito che debbono vedersela con la bassa redditività. Dunque, la
sfida per le aziende di credito spiega agli studenti la «professoressa» Nouy è oggi quella di divenire meno
dipendente dai tassi d'interesse e anche quella di sfruttare lo spazio, che c'è, per una ridu- zione dei costi
operativi. Infatti, afferma, la digitalizzazione dei servizi bancari offre delle opportunità per ottenere una
maggiore efficienza, attraverso nuovi canali di distribuzione e nuove fonti di reddito. Certo, aggiunge, in
alcuni settori bancari nazionali la capacità in eccesso sta accrescendo la competizione e deprimendo i
margini d'interesse. In questo caso, il settore creditizio può trarre benefici dalle fusione anche da quelle
transfrontaliere. Dal punto di vista del supervisore bancario europeo, secondo Nouy è importante far sì che
la fase di transizione verso nuovi modelli di business non avvenga attraverso un'assunzione di rischi
eccessiva. In vista del completamento delle riforme di Basilea tre, afferma inoltre, spiegando nelle sue
slides l'elenco dei temi al centro del comitato tecnico del G20 «è importante che non ci siano aumenti
significativi di capitale» e che le soluzioni da trovare tengano conto delle differenti giurisdizioni(in pratica,
che le banche europee non vengano penalizzate) . Nel dar atto all'esigenza di non arrivarea un nuovo
significativo aumento dei requisiti patrimoniali la presidente dell'autorità di vigilanza europea sembra in
sintonia con quanto recentemente espresso dagli esponenti della Banca d'Italia (l'ultimo in ordine di tempo
è stato il vicedirettore generale Luigi Federico Signorini che ha partecipato la scorsa settimana all'esecutivo
dell'Abi). Nel suo recente Rapporto sulla stabilità finanziaria via Nazionale ha fatto chiaramente intendere
che essa vuole far sentire la propria voce all'interno del comitato di Basilea per contenere al massimo
eventuali effetti pro-ciclici della nuova normativa (ieri, in prima fila ad ascoltare Nouy c'era il vicedirettore
generale di Bankitalia, nonché esponente italiano del Supervisory board, Fabio Panetta). Nouy non si è
sottratta alle domande degli studenti: «Per una banca sistemica la liquidazione non è un'opzione, c'è solo la
risoluzione» ha precisato, rispondendo alla domanda di chi chiedeva che cosa accadrebbe se fallisse
Deutsche Bank. La presidente del consiglio di vigilanza europea ha poi ammesso che la burocrazia crea
costi e ha spiegato che la frammentazione delle regole sulle banche in Europa deriva da 45 discrezionalità
nazionali sulle quali, però, la Vigilanza della Bce «non può farci nulla» perché sono state introdotte da leggi
dei singoli stati membri.
L'ESEMPIO
«Che cosa accadrebbe se fallisse Deutsche Bank? Per una banca sistemica la liquidazione nonè
un'opzione, c'è solo la risoluzione»
Foto: Banche, Danièle Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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VIGILANZA
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Istat «lima» le stime: +0,9% il Pil 2017
Gli incentivi fiscali rilanciano gli investimenti: +2% nel 2016
Marzio Bartoloni
pL'Istat ha ridotto le stime di crescita per il 2016. Il Pil dovrebbe fermarsi allo 0,8% (1,1% la stima a maggio)
per poi salire allo 0,9% il prossimo anno. La crescita arriva quasi tutta dalla domanda interna. Aumentano
gli investimenti grazie agli incentivi per le imprese: +2% quest'annoe +2,7% l'anno prossimo. Bartoloni u
pagina7 pL'economia italiana crescerà quest'anno e il prossimo. Ma meno di quanto previsto: +0,8% nel
2016 e +0,9% nel 2017. Dopo Governo e Commissione europea arriva la revisione al ribasso anche
dell'Istat che ieri ha aggiornato le sue previsioni di maggio scorso quando aveva stimato una crescita
dell'1,1% per quest'anno (la stima di +1,4% per il 2017 risale invecea novembre 2015). Sulla riduzione di
tre decimali di Pil (circa 5 miliardi di euro) della previsione della scorsa primavera pesano la «minore
vivacità» dei consumi e degli investimenti e anche il rallentamento della domanda estera. La conferma di un
quadro economico ancora incerto arriva dalle «prospettive 2016-2017» dell'Istat che se da un lato mostrano
qualche segnale positivo sul calo della disoccupazione e sugli investimenti - trainati quest'anno e soprattutto
il prossimo dalle agevolazioni previste dal Gover- no- dall'altro fanno emergere anche vecchi malanni della
nostra economia, come la produttività del lavoro che «resterà negativa per l'anno in corso, mentre il costo
del lavoro per unità di prodotto è atteso in aumento per tutto il periodo di previsione». L'Istat comunque non
chiude le portea un possibile rialzo delle sue stime il prossimo anno, visto che «una ripresa più accentuata
del processo di accumulazione del capitale potrebbe rappresentare un ulteriore stimolo alla crescita
economica». Ma lancia anche un avvertimento per le «incertezze legate al riaccendersi delle tensioni sui
mercati finanziari» che potrebbero invece condizionare «il percorso di crescita delineato». Insomma lo
scenario resta ancora contraddittorio anche per i segnali che arrivano dal commercio mondiale che restano
«altalenanti»: sia l'evoluzione dell'economia cinese che quella dei paesi emergenti rappresentano «fattori di
incertez- za», così come negli Usa l'intensità della crescita dipenderà dall possibile «evoluzione in senso
restrittivo della politica monetaria» che potrebbe intraprendere la Federal reserve. Tornando alle previsioni
sull'Italia - che tengono conto delle misure contenute nella legge di bilancio - oltre alla «progressiva
accelerazione» degli investimenti (+2% quest'anno e +2,7% nel 2017) l'Istat prevede una sostanziale tenuta
dei consumi, anche se non ai ritmi di crescita registrati nel 2015. Quest'anno la spesa per i consumi delle
famiglie è stimata in aumento dell'1,2% «alimentata dall'incremento del reddito disponibile e dal
miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro». Una crescita dei consumi che si dovrebbe
consolidare anche il prossimo anno anche se a un rimo di poco più basso (+1,1%) a causa di una graduale
e lenta ripresa dell'inflazione che si farà sentire di più da metà del 2017. «Determinanti risulteranno le
condizioni di costo sui mercati internazionali delle materie prime, in particolare per l'approvigionamento
energetico» (in particolare si attende un ulteriore rialzo delle quotazioni del greggio). Ma un ruolo lo avrà
anche l'euro più debole verso il dollaro che farà lievitare il costo del le altre importazioni. Infine qualche nota
positiva per il mercato del lavoro: gli occupati aumentano (+0,9% rispetto al 2015) congiuntamente a una
riduzione del tasso di disoccupazione (11,5%, rispetto a 11,9% dell'anno prima) grazie al ciclo economico e
«parzialmente» per gli sgravi contributivi sulle assunzioni previste dal Governo che poi sono stati ridotti.
Miglioramenti, questi, che dovrebbero proseguire anche nel 2017 - prevede l'Istituto - ma a ritmi più
contenuti: con gli occupati in aumento dello 0,6% e la disoccupazione in calo all'11,3 per cento.
Le ultime stime sulla crescita a confronto
Il Pil dell'Italia. Variazione percentuale annua Istat (novembre 2016) 0,8 0,9 2016 2017 Governo (ottobre
2016) 0,8 1,0 2016 2017 Commissione Ue (novembre 2016) 0,7 0,9 2016 2017 Fmi (ottobre 2016) 0,8
2016 2017
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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La crescita si fermerà a +0,8% quest'anno, +0,9% gli occupati - Pesa l'incertezza sui mercati
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Manovra, dai fondi dell'Inail in arrivo 100 milioni alle scuole
Marco Mobili e Gianni Trovati
u pagina 6 pAddio alla tassa sul salee fondi aggiuntivi per costruire nuove scuole. Il governo scopre le carte
sui propri emendamenti alla manovra, che come da previsione sono molti meno rispetto all'elenco delle
richieste avanzate nei giorni scorsi dai ministeri. L'esecutivo ha presentato ieri 16 correttivi, che spaziano
dall'edilizia scolastica all'Ilva fino all'allineamento Ires-Irap ai principi contabili. Si continua a discutere del
pacchetto previdenza, e nuove aperture governative si registrano sulla proroga di opzione donna (per
ampliare la possibilità di uscita anticipataa tutte le lavoratrici nate nel 1958) e sull'ampliamento dell'ottava
salvaguardia per gli esodati, che deve però risolvere i problemi di copertura. Alla costruzione di nuove
scuole vengono indirizzati 100 milioni di fondi Inail; i progetti saranno collocati nelle regioni che ne fa- ranno
richiesta entro il 20 gennaio, con la disponibilità a farsi carico dei canoni di locazione. Per non far
inciampare la macchina della giustizia, viene prorogato di un anno il sistema delle convenzioni con i
Comuni per il loro personale distaccato pressoi tribunali, sistema messo in campo dopo che il governo ha
deciso di farsi carico direttamente dei costi. Nel pacchetto dei correttivi, poi, le Province di Trento e Bolzano
trovano 70 milioni ciascuna di spazi per gli investimenti grazie alla possibilità di utilizzare gli avanzi di
amministrazione. Passano il vaglio di ammissibilità anche gli emendamenti sull'Ilva di Taranto. In
particolare, un correttivo gira agli investimenti per le bonifiche le somme recuperate dalle confische per reati
ambientali, e un altro intervento alza dal 3% al 4,1% lo spread applicato al tasso d'interesse sui
finanziamenti dello Stato al gruppo. Un finanziamento da 21,5 milioni in due anni, più altri 4,5 milioni
all'anno dal 2019, servirà per avvia- re la piattaforma antiterrorismo prevista a livello Ue che utilizza i dati dei
codici di prenotazione dei viaggi. Vale fino a 50 milioni, invece, il fondo di garanzia che la Cdpè chiamata
ad attivare per rafforzare la cooperazione internazionale per lo sviluppo. Sul fronte fiscale, viene cancellata
la tassa sul sale, cioè il canone pagato dalle imprese estrattive, mentre solo a fine seduta il viceministro,
Enrico Morando, ha ritirato l'emendamento che riallineava Ires e Irap ai nuovi principi contabili. Gli ultimi
interventi arrivati con gli emendamenti governativi riguardano il fondo per il diritto al lavoro dei disabili, che
viene redistribuito fra le regioni, e la rimodulazione dei 200 milioni del fondo per l'editoria, mentre una
precisazione conferma che una quota del fondo sanitario dovrà essere vincolata al finanziamento del
rinnovo contrattuale dei dipendenti. Nonostante il nuovo impianto della manovra, sono destinate a tornare
una serie di micro-misure, a partire dagli 8,5 milioni per compensare il Comune di Lecce dai tagli di troppo
che saranno inseriti in una voce ad hoc del ministero dell'Economia. Le risorse destinate a misure stralciate
dal Ddl come la Rider Cup di Golf,i campionati del mondo di sci e il Centro Dati Meteo nell'ex manifattura
tabacchi di Bologna sono state riallocate nella tabella del Mef. I correttivi di ieri non sembrano però aver
ultimato il lavoro del governoe del relatore (Mauro Guerra, del Pd) sul testo, soprattutto per quel che
riguarda la notizia più attesa da regioni e sindaci. L'intervento chiave per loro è ancora in cantiere,e
riguarda la divisione dei due fondi (uno da 969,6 milioni sull'indebitamento, l'altro da poco meno di due
miliardi ma solo sul saldo netto da finanziare) che secondo l'articolo 63 del Ddl dovrebbero essere distribuiti
da Palazo Chigi fra regioni, province, città metropolitane entro il 31 gennaio.
Tra i «correttivi» presentati dal Governo SCUOLE Alla costruzione di nuove scuole vengono indirizzati 100
milioni di fondi dell'Inail. I progetti di edilizia scolastica saranno collocati nelle regioni che ne faranno
richiesta entro il 20 gennaio, con la disponibilità a farsi carico dei canoni di locazione SICUREZZA Un
finanziamento da 21,5 milioni in due anni, più altri 4,5 milioni all'anno a partire dal 2019, serviranno per
avviare la piattaforma antiterrorismo prevista a livello Ue che utilizza i dati dei codici di prenotazione dei
viaggi UFFICI GIUDIZIARI Un emendamento dell'Esecutivo proroga di un anno il sistema delle convenzioni
con i Comuni per il loro personale distaccato presso i tribunali, sistema messo in campo dopo che il
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GLI EMENDAMENTI DEL GOVERNO
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governo ha deciso di farsi carico direttamente dei costi TASSA SUL SALE Le imprese che estraggono sale
dai giacimenti non dovranno più pagare la tassa . Torna in pista anche l'Ilva: vengono girati agli investimenti
per le bonifiche le somme recuperate dalle confische per reati ambientali
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Wall Street corre ai nuovi record
Triplo primato storico per S&P, Dow Jones e Nasdaq - Europa positiva, Milano frenata dalle banche
Vito Lops
PI mercati europei,e soprattutto Piazza Affari, saranno da ora in poi (4 dicembre) costrettia muoversi al
buio. Dallo scorso week end non è più possibile diffondere sondaggi sul referendum costituzionale. Il tutto
mentre Wall Street ha festeggiato un triplo record. Il tecnologico Nasdaq ha superato il massimo intraday
del 22 settembree l'indice S&P 500 siè portato oltre il record di chiusura del 15 agosto; in serata anche il
Dow Jones ha segnato un nuovo primato. Maa mettere a segno i guadagni maggiori sono state le aziende
più piccole, con gli investitori che scommettono sul fatto che il nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald
Trump, porterà avanti una politicaa sostegno di infrastrutture e produttività, più snella dal punto di vista
della regolamentazionee più leggera da quello fiscale. Tutti fattori che premiano appunto le small cap, le
società a bassa capitalizzazione: dopo il voto il Russell 2000, il benchmark per le piccole aziende,è sempre
salito mettendoa segno la serie migliore da giugno 2003: guadagna il 10% dalle elezioni, contro l'aumento
del 2% dello S&P 500. D'altro lato gli investitori continuanoa manifestare scetticiscmoe preoccupazione
sull'esito del voto in Italia. Non deve confondere da questo punto di vista la chiusura in rialzo dello 0,19% di
Piazza Affari, sugli stessi livelli di Francoforte e non lontano dal +0,37% medio delle altre Borse europee.
Questo perché l'andamento delle banche italiane in questa fase più efficace dei titoli di Stato per misurare
le tensioni sull'Italia - è stato ancora negativo (-1,38%). La performance media dell'indice generale è stata
salvata dallo scatto di petroliferi e materie prime (+2,56%). Quindi, pur in assenza di novità dai sondaggi, l'
«effetto-referendum» continua a pesare. In questa fase lo spread BTpBund - che ieri ha chiuso in leggero
caloa 180 punti, restando però sui livelli più alti rispetto alla primavera del 2014- si sta depotenziando come
indicatore di rischio per misurare la tensione sull'Italia. Questo perchéi titoli di Stato sono protetti dall'azione
della Banca centrale europea (almeno fino a marzo 2017). E anche perché gli investitori stanno vendendo
BTp (ieri il rendimento del decennale siè attestato al 2,07%) ma - seppur con intensità minore - anche i Bund,
aggiornando i rendimenti dei titoli di Stato alle prospettive rialziste dell'inflazione. Questo effetto placa
l'ascesa dello spread (che è un differenziale) depotenziandone l'efficacia come termometro del rischio. Ben
più puntuale da questo punto di vista l'indice Ftse Ita Banks, che sintetizza l'andamento delle banche
quotatea Piazza Affari. Da inizio anno ha ceduto il 50% e nell'ultima settimana- da quandoi mercati hanno
iniziato a concentrarsi sul referendum italianoe sulle possibili ricadute di un voto sgradi- to agli investitori oltre il 10%. Le azioni delle banche italiane non sono protette da una banca centralee quindi sono più
vulnerabili - dal punto di vista degli investitori esteri - rispettoa BoTe BTp. Ecco perché ieri hanno perso
ancora. Sembra poi che piova acqua sul bagnato dato che ieri Fitch ha lanciato un nuovo campanello
d'allarme sul settore, esteso però a tutta l'Europa. L'agenzia di rating prevede che possano esserci delle
conseguenze peggiorative sui parametri patrimoniali qualora passassero le ultime proposte su Basilea 4.
Le ricadute negative riguarderebbero soprattutto gli istituti focalizzati soprattutto nella concessione di mutui
alle famiglie. Se le banche sono state vendute,i petroliferi hanno accelerato in tutta Europa spinti dalle
ultime dichiarazioni di ministri di Paesi Opec che danno per imminente un accordo per ridurre la
produzionee sostenere le quotazioni. Staremo a vedere se sarò vero dato che sono ormai mesi che si
sussegue però il ping pong di queste dichiarazioni con il prezzo del greggio in una sorta di ascensore tra i
40 e i 50 dollari. Quando si avvicina a 40 tornano puntuali le dichiarazioni su un possibile accordo, per poi
stemperarsia ridosso dei 50 dollari. Giornata di assestamento anche per il dollaro dopo i forti scatti delle
ultime settimane. L'euroè risalito dal minimo da 11 mesi sul dollaroa 1,061 rispetto a 1,058 di venerdì.
Nuovo scatto della sterlina che ha recuperato un ulteriore 1% sia nei confronti dell'euro che sul biglietto
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Mercati globali Listino italiano Piazza Affari stabile (+0,19%), sostenuta dai petroliferi ma appesantita dalle
banche Titoli di Stato In lieve calo lo spread BTp/Bund a 180 punti, con il rialzo del rendimento dei titoli
tedeschi LA GIORNATA
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verde.
IL CASO
L'indice Usa delle piccole aziende, Russell 2000, è sempre salito dal giorno delle elezioni Usa: è la
più lunga serie positiva dal 2003
Andamento dell'indice S&P 500 LA CORSA DI WALL STREET
2250
2100
1950
1800
31/12/15
Variazioni % di ieri e da inizio anno LE BORSE
Parigi
Cac 40
La fotografia
2044
2198
+0,56%
+0,19%
+0,19%
-0,10%
-0,54%
-23,91%
-9,74%
-2,32% DA INIZIO ANNO Francoforte Dax DA INIZIO ANNO 8 novembre. Donald Trump vince le elezioni
presidenziali negli Usa Milano Ftse Mib DA INIZIO ANNO 2140 O S A L G M A M F 21/11/16 Madrid Ibex
35 DA INIZIO ANNO
Foto: .@vitolops
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«Brexit significa comunque incertezza per le imprese»
L.Mais.
LONDRA. Dal nostro corrispondente p«Non cambieremo la nostra struttura industriale in nome della
corporate tax». Warren East ceo di Rolls-Royce non cede alla tentazione di una tassa sulle imprese ai
minimi storici, non abbastanza almeno da riconsiderare l'assetto del gruppo aerospaziale britannico al
centro di una trasformazione radicale dopo cinque profit warning in pochi anni. Rolls Royce, fra i leader
globali dell'aerospazio, resta un simbolo della manifattura del Regno Unito capace di concretizzarsi ogni
giorno sotto i nostri occhi. Basta alzarli al cielo: un aereo su tre ha un motore made in Derby, sede storica
di un colosso che oltre alle nuvole pensa alle onde con l'area maritime. Un gruppo integrato nella logica
industriale dell'aerospace europeo e che per questoè stato frai più espliciti nel contestare la Brexit. «Per la
nostra impresa significa incertezza - aggiunge il ceo giunto alla testa del gruppo un anno fa - sugli scenari
che verranno e questo non fa bene. Nona caso abbiamo fatto campagna per rimanere nell'Unione europea.
Abbiamo circa il 20% dei nostri dipendenti in Europa e vorremmo poter muovere sia il personale sia i
prodotti, liberamente, fra Gran Bretagna e Ue dove abbiamo, con Airbus, una grande partnership. La
corporate tax in calo? Sarebbe utile, certo, ma lo ripeto non potrà mutare le nostre scelte. Certo se
scendesse al 10 per cento con la prospettiva di rimanerci a lungo saremmo incoraggiatia trasferire attività
come tutti. La verità è che la capacità di adattamento di Rolls Royce richiede tempo». Come dire la politica
può muoversi anche veloce- mente con un annuncio, ma l'industria non può permettersi altrettanta
flessibilità.E allora come si adatta un'impresa come Rolls Royce alle urgenze del divorzio europeo?
«Monitoraggio continuo nella consapevolezza che il governo ha sempre sostenuto la nostra industria.
Abbiamo una piccola squadra di persone che segue i negoziati sia sul versante inteno che in Europa».
Warren East vuole fugare il dubbio che l'allontanamento di Londra da Bruxelles stia già impattando sui
risultati di un gruppo che punta a 200 milioni di tagli per l'anno in corso e dice di voler rivoluzionare sè
stesso nel nome della «semplificazione e del ritmo» produttivo. «Non abbiamo rinviato alcun progetto, anzi
potrei dire che per ora la Brexit, peraltro non ancora materialmente avvenuta, non ci ha direttamente
toccato». Altri si muovono in anticipo, come Nissan che è andata a negoziare direttamente a Downing
Street garanzie sul mantenimento dello status quo. Che condizioni future il gigante giapponese abbia
spuntato resta un mistero, anche se, alla luce delle parole di Theresa May ieri alla conferenza della Cbi, è
legittimo credere che la formula per pareggiare i conti con la Brexit passi per agevolazioni fiscali. «Noi aggiunge Warren East - siamo molto diversi da Nissan. Siamo radicati nel Regno Unito con il 50% del
personale che lavora qui, il governo ha una golden share essendo gruppo di interesse nazionale. Non
sarebbe credibile la minaccia di trasferire metà del personale».
Foto: Aerospazio. Warren East
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Warren East Ceo di Rolls Royce Holdings INTERVISTA
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FOCUS IL NUOVO LAVORO
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Trasformazioni e prospettive Occupazione. Il bilancio in occasione del decennale dell'associazione
Assolavoro - Soltanto nel 2016 assunte 675mila persone
Un lavoro stabile per due milioni
A vent'anni dall'avvio dell'impiego in somministrazione: opportunità per 7,5 milioni IL MERCATO Le agenzie
per il lavoro occupano 10mila addetti in oltre 2mila filiali distribuite su tutto il territorio nazionale
Francesco Prisco
A quasi 20 anni dall'introduzione in Italia del lavoro in somministrazione, 7,5 milioni di persone attraverso
questo canale hanno avuto accesso a un lavoro dipendente, con pari retribuzione, tutele e diritti rispetto a
un tradizionale contratto di lavoro. Con un'accelerazione importante negli ultimi anni che, a fine 2016,
dovrebbe traguardare a quota 675mila persone che hanno raggiunto l'occupazione attraverso questo
percorso. Sono poi 2 milioni gli occupati che, dopo aver lavorato per un'agenzia per il lavoro, hanno
sottoscritto un contratto a tempo indeterminato. Numeri a partire dai quali si ragionerà questo pomeriggio a
Roma, presso la Sala Polifunzionale delle Scuderie di Palazzo Altieri, dove Assolavoro, associazione
confindustriale delle agenzie del lavoro, in occasione del proprio decennale organizza il convegno «Di
Lavoro e di Agenzie. Percorsi, evoluzioni, nuove sfide». Un forum che vede la partecipazione di Tiziano
Treu, Roberto Maroni, Cesare Damiano, Maurizio Sacconi, Elsa Fornero ed Enrico Giovannini, personalità
che negli ultimi 20 anni si sono succeduti al ministero del Lavoro, fino ad arrivare all'attuale ministro
dell'esecutivo in carica Giuliano Poletti cui saranno affidate le conclusioni. Un'occasione per fare il punto
sulle politiche di settore, analizzando anche le prospettive che si sono aperte con l'entrata in vigore del
Jobs Act, la riforma del mercato fortemente voluta dal governo Renzi per favorire il passaggio dalle
tradizionali politiche per il settore "passive" a quelle "attive". Il tutto mentre il comparto continua a essere
contrassegnato da una grande vivacità. L'accelerazione del settore Secondo i dati di Assolavoro i cui
associati esprimono l'85% del giro d'affari di settore, le agenzie per il lavoro impiegano 10mila addetti in più
di 2mila filiali distribuite sull'intero territorio nazionale. Più di 390mila i lavoratori impiegati nelle aziende
clienti su base mensile (datia settembre 2016) di cui oltre 38mila assuntia tempo indeterminato. Nel terzo
trimestre 2016 il numero di lavoratori somministrati iscritti negli archivi Inail aumenta dell'1,1% rispetto allo
stesso periodo del 2015. La variazione maggiore, rispetto al terzo trimestre 2015, si registra nei settori
dell'istruzione (+18,5%), dei trasporti che comprende l'attività trasporto merci, facchinaggio e magazzino(+15,6%)e del commercio e riparazione di autoveicoli (+14,6 per cento). Una contrazione, sempre su base
annua, nell'utilizzo di lavoratori in somministrazione si registra invece nei settori della pubblica
amministrazione (-15%), dell'industria dei mezzi di trasporto (-12,45) e dell'industria del legno (-10,6 per
cento). In aumento, in misura sensibilmente superiore al totale, il numero dei lavoratori assicurati all'Inail
per la prima volta tramite lavoro somministrato: sono oltre 17mila nel terzo trimestre 2016, con un
incremento del 12% su base annua. Le dinamiche settoriali evidenziano una progressiva crescita dei servizi
e del terziario avanzato con un assestamento dell'industria che pesava nel 2008 il 56,8 e oggi arriva al 49,3
per cento. Solo nell'ultimo anno concluso, il 2015, i lavoratori tramite agenzia sono stati 640mila di cui
38mila con un contratto a tempo indeterminato. Per il 2016 le stime indicano un numero di lavoratori che
avrà tro- vato occupazione con questa tipologia di contratto pari ad almeno 675mila unità, a fronte di un dato
medio mensile di 370mila lavoratori impegnati in somministrazione. Quest'ultimo valore attesta nel 2016
una crescita dell'occupazione media mensile su base annua pari all'8 per cento. Dal "Pacchetto Treu" a
oggi L'accelerazione del settore propria degli ultimi anni va a consolidare le performance che hanno
caratterizzato il mercato dal 1997 - anno in cui il celebre "Pacchetto Treu" introdusse in Italia il ruolo delle
agenzie del lavoro per quello che all'epoca si chiamava lavoro interinale - a oggi. Performance di riguardo:
7,5 milioni, per esempio, le persone che hanno avuto accesso a un lavoro dipendente, con parità di
retribuzione, di tutele e di diritti rispetto al tipico contratto di lavoro. Le stime per singolo anno sulle
stabilizzazioni portano a un totale di circa 2 milioni gli occupati che dopo aver lavorato per un'agenzia per il
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FOCUS IL NUOVO LAVORO
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lavoro hanno sottoscritto un contratto a tempo indeterminato. Il tutto con un'attenzione particolare a concetti
quali formazione e welfare, ambiti presidiati da Forma.Temp, fondo cui le agenzie destinano annualmente
un importo pari al 4% delle retribuzioni erogate per attività formative finalizzate al placement, ed Ebitemp,
l'ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo che si occupa dell'erogazione di prestazioni aggiuntive
di varia natura. Le risorse - tutte private - investite in questi 20 anni dalle agenzie attraverso Forma.Temp
hanno consentito a circa 200mila persone l'anno di accedere a una formazione finalizzata e strettamente
collegata al lavoro, con precisi obblighi di placement pari al 35 per cento. Le prestazioni di welfare
aggiuntivo (dal rimborso delle spese sanitarie all'una tantum per la maternità e l'asilo nido, fino ai prestiti a
tasso agevolato) erogate attraverso Ebitemp sono state oltre 90mila con una crescita annua, nell'ultimo
periodo, molto sostenuta (+60% nel 2016 rispetto al 2014). L'anno scorso l'ente ha stanziato intorno ai 9,9
milioni per prestazioni di welfare. Se si sommano poi tutte le erogazioni che hanno avuto luogo dal 2003,
arriviamo alla cifra di 90 milioni.
GLI INCONTRI L'appuntamento S'intitola «Di Lavoro e di Agenzie. Percorsi, evoluzioni, nuove sfide» ed è il
tema del dibattito che si svolgerà oggi pomeriggio a Roma, presso la Sala Polifunzionale delle Scuderie di
Palazzo Altieri L'incontro vede la partecipazione di Tiziano Treu, Roberto Maroni, Cesare Damiano,
Maurizio Sacconi, Elsa Fornero ed Enrico Giovannini, personalità che negli ultimi 20 anni si sono succeduti
al ministero del Lavoro Sarà presente anche l'attuale ministro dell'esecutivo in carica Giuliano Poletti cui
saranno affidate le conclusioni
La mappa L'ANDAMENTO DAL 1998 Occupati in somministrazione 1998-2016. Medie annue su base
mensile 400.000 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 7.950 365.629 '98 '00 '02 '04
'06 '08 '10 '12 '14 '16 IL TREND NEL DETTAGLIO Occupati in somministrazione 2008-2016. Medie annue
su base mensile Incremento % annuo 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016* (*) Dato
provvisorio 2.731 2.842 3.240 5.586 8.609 11.553 14.652 22.410 38.485 - - - - +54,1 +34,2 +26,8 +52,9
+71,7 Fonte: elaborazioni Assolavoro DataLab su dati Forma.Temp I NUMERI 407 mila Nel 2006 Sono i
lavoratori impegnati fino a luglio 2016 con un contratto di somministrazione. 38 mila Gli stabili Sono i
lavoratori con contratto di somministrazione a tempo indeterminato su base mensile (settembre 2016). 7,5
milioni Il bilancio/1 Sono i lavoratori che hanno avuto almeno un contratto in somministrazione dal 1998 ad
oggi. 1,9 milioni Il bilancio/2 Sono i lavoratori somministrati stabilizzati a tempo indeterminato dal 1998 ad
oggi. 16% L'incidenza È la quota di lavoro in somministrazione rispetto al totale degli occupati con contratto
a termine su base mensile. 9.950.000 Il welfare È la somma erogata nel 2015 da Ebitemp per le prestazioni
di welfare previste dal contratta nazionale. Ebitemp è l'ente bilaterale per il lavoro temporaneo, nato con la
stipula del primo contratto collettivo del settore, per costruire relazioni sindacali collaborative che
accompagnino lo sviluppo del lavoro in somministrazione, assicurando ai lavoratori innovative forme di
tutela. Sono associate a Ebitemp le due Associazioni di rappresentanza delle Agenzie per il Lavoro - ApL
(Assolavoro e Assosomm), le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori somministrati (FeLSA-Cisl, NIDIL-Cgil e
UILTemp) e le tre Confederazioni Sindacali (Cgil, Cisl e Uil).
Foto: .@MrPriscus
22/11/2016
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Generali alza il velo sul piano: focus su target e taglio costi
Laura Galvagni
Domani a Londra le Generali alzeranno il velo sullo stato di avanzamento del piano industriale presentato
un anno e mezzo fa alla comunità finanziaria. Un piano fortemente voluto dall'ex ceo Mario Greco ma poi
confermato, soprattutto in termini di obiettivi, dal nuovo amministratore delegato Philippe Donnet e dal
direttore generale Alberto Minali. L'attesa del mercato è alta anche perché il contesto generale è
particolarmente sfidante per il settore ed il comparto è chiamato a uno sforzo supplementare per mantenere
adeguati i livelli di rendimento. È per questo che sono in molti da aspettarsi che la compagnia del Leone di
Trieste possa annunciare, se non qualche mossa straordinaria, qualche misura più efficace per tenere alta
la redditività del gruppo. In diversi hanno cercato di interpretare il significato delle parole pronunciate da
Donnet durante il forum con Il Sole 24 Ore a fine settembre. In quell'occasione il manager aveva
sottolineato che le Generali si erano ormai lasciate alle spalle la lunga e difficile fase del turnaround
finanziario ed erano pronte a impegnarsi su un più complesso turnaround industriale. La sfida del digitale è
fondamentale e per potersi muovere al meglio all'interno di questo nuovo mutato contesto avere una
dimensione snella e più flessibile può certamente rivelarsi una carta vicente. Ecco perché si guardaa un
possibile piano di riduzione dei costi che passerebbe da un alleggerimento della forza lavoro. A livello
globale le Gene- rali impiegano circa 80 mila dipendenti e l'idea che si sarebbe fatto il mercato nelle ultime
ore è che il gruppo possa pensare di ridimensionare fino al 10% degli organici. Più o meno 8 mila
dipendenti. Cifra di per sé utile a generare sostanziosi risparmi di costo negli anni a venire. D'altra parte,
ragionano alcuni operatori, la compagnia non farebbe altro che trasferire su scala globale il processo di
ristrutturazione già avviato in Germania. Sono in molti a credere che questo possa essere un percorso
quasi obbligato se la compagnia intende mantenere la barra dritta in una fase così delicata per il settore
assicurativo che deve combattare con la dinamica dei tassi e un settore Rc Auto in completa
trasformazione.
Foto: Verso il nuovo piano industriale. Il logo delle Assicurazioni Generali
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Polizze. L'ipotesi di una riduzione degli oneri della forza lavoro fino al 10%
SCENARIO PMI
7 articoli
21/11/2016
Pag. 4 N.39 - 21 novembre 2016
Dinastie Al Veneto la palma delle migliori
Da Brembo a Luxottica, da Campari a Branca. Ma molte eccellenze sono poco conosciute Operano nel
manifatturiero (alimentare, meccanica ed elettronica) e abitano a Nord Est
MARIA SILVIA SACCHI
Le aziende familiari italiane continuano a mostrarsi più resistenti delle altre. Ma ce ne sono alcune, per la
precisione 200, che vanno decisamente meglio di tutte le altre e che a partire dall'anno di crisi 2008 hanno
come svoltato. Lo si vede bene nel grafico che pubblichiamo in questa pagina: preso come base il 2007, tra
l'universo delle imprese familiari e le migliori il divario si ampia di anno in anno. Gli economisti (Guido
Corbetta e Fabio Quarato) che curano l'Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit, Bocconi) sulle aziende familiari
italiane, le hanno definite «benchmark», ovvero aziende che sono un modello per le altre.
I nomi rispondono a quelli della Luxottica di Leonardo Del Vecchio (intervista alle pagine 2 e 3), della
Giorgio Armani dell'omonimo stilista, ma anche di Nice, la società quotata fondata da Lauro Buoro o di
Umbra Cuscinetti guidata da Antonio Baldaccini. Ancora: della Brembo di Alberto Bombassei, della Betty
Blue di Elisabetta Franchi, della Campari presieduta da Luca Garavoglia, della Branca guidata da Niccolò
Branca...
Il dato forse più interessante è, però, che molte delle aziende modello sono marchi «sconosciuti» al grande
pubblico perché operano in settori - come la meccanica e l'elettronica - che stanno «dietro le quinte».
Questo ci dice che esiste un capitalismo vitale, che cresce, crea occupazione, ma che spesso ci sfugge. I
dati dell'Osservatorio, giunto quest'anno all'ottava edizione, saranno presentati questo pomeriggio a Milano,
a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa italiana. Saranno presenti, tra gli altri, il presidente di Borsa
Italiana, Raffaele Jerusalmi, il consigliere delegato dell'Università Bocconi Bruno Pavesi, il responsabile in
Unicredit dell'Investment banking per i clienti corporate Giampiero Bergami, la presidente di Aidaf, Elena
Zambon, il vice presidente della Camera di Commercio di Milano Alberto Meomartini.
Gli indicatori
Il rapporto Aub spiega che per arrivare alla lista di 200, «si è partiti da 556 aziende familiari che mostrano
performance economico-finanziarie migliori della mediana del proprio settore con riferimento a tre indicatori:
il Cagr (tasso di crescita annuo composto) ricavi, il Roa (misura la redditività delle attività aziendali) e il
rapporto tra debiti e patrimonio netto (più è basso, più la situazione finanziaria è equilibrata). Per ciascuna
delle 4 classi dimensionali di fatturato (20-50 milioni di euro, 50-100 milioni di euro, 100-250 milioni di e
over 250 milioni), sono state selezionate le migliori 50 fino ad arrivare a costruire il panel delle 200 aziende
familiari Benchmark».
Ora il punto è capire cosa hanno di diverso dalle altre. Intanto, va detto che si concentrano nel Nord Italia, e
in particolare nel Nord-Est con la supremazia del Veneto. Sono poi in prevalenza aziende manifatturiere: i
primi tre settori sono alimentare, meccanica ed elettronica. Sono più internazionalizzate delle altre, grazie a
investimenti realizzati all'estero e al presidio di un maggior numero di Paesi. Hanno avuto più
frequentemente percorsi di crescita per linee esterne, ovvero hanno fatto acquisizioni. E, infine, hanno
consigli di amministrazione anche aperti a componenti non familiari, ma questo si vede soprattutto nelle
aziende di seconda generazione.
La governance
Se «sotto», ovvero per quel che riguarda l'attività di impresa vera e propria, le caratteristiche sono
abbastanza chiare, «sopra», ovvero nel governo dell'impresa i modelli delle aziende di successo non sono
univoci. Come si vede nel grafico pubblicato a pagina 3, infatti, le aziende familiari di maggior successo (in
questo caso l'analisi è stata fatta sul panel iniziale delle migliori 556 imprese) possono avere tre diversi
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Analisi L'Osservatorio Aub presenta oggi a Milano le 200 società familiari «benchmark» che hanno brillato
anche nella crisi
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Pag. 4 N.39 - 21 novembre 2016
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016
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modelli di governance. Il primo è quello che l'Osservatorio definisce del «fondatore bravo»: anche se non
più giovane, favorisce - scrivono gli autori del rapporto - il successo dell'azienda con qualsiasi tipologia di
governance (aperta o chiusa agli esterni alla famiglia) e in aziende di qualunque dimensione. Il secondo è il
modello «familiare chiuso», che va bene e funziona ma solo per aziende piccole, ovvero sotto i 50 milioni di
euro. Infine, c'è il modello che gli economisti hanno denominato «per la crescita», che interessa le aziende
medio grandi, è caratterizzato da una governance aperta ai non familiari e con leader giovani. Questo
pomeriggio in Borsa si confronteranno due di questi modelli: il fondatore di Nice, Lauro Buoro, e la seconda
generazione di Umbra Cuscinetti, rappresentata da Antonio Baldaccini.
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Fonte: Osservatorio Aub LA GOVERNANCE I tre modelli prevalenti tra le imprese familiari L'IDENTIKIT Il
confronto tra le migliori e la media SOPRATTUTTO MANIFATTURA I settori in cui operano LA MAPPA
Dove abitano le aziende migliori Età del leader Dimensione azienda Fondatore CdA Leadership Non
giovane Indifferente Sì Indifferente Familiare Indifferente Piccola Indifferente Chiuso Familiare Giovane
Medio/grande No Aperto Indifferente Nord ovest 42,4% Centro, sud e isole 22,8% Nord est 34,8% Nord
ovest 40,7% Centro, sud e isole 29,7% Nord est 29,6% Fondatore bravo Chiuso Per la crescita Settore
manifatturiero Prima generazione Amministratore unico Leadership collegiale Consiglieri familiari
Leadership familiare 56,5 % 47,4 % 41,7 % 36,5 % 18,5 % 27,0 % 46,0 % 37,2 % 68,4 % 76,3 % 18 %
72,5 % 72,9 % Alimentare e bevande 17 % 16 % 14 % 15 % 6% 12 % 18 % Meccanica Elettronica Prodotti
in metallo 11 % 8% Manifatturiero (altro) Aziende familiari modello Totale aziende familiari Aziende familiari
modello Totale aziende familiari Aziende familiari modello Totale aziende familiari S. A. 60,1 59,0 56,5 55,7
30,3 29,6
Foto: Aidaf
Elena Zambon presidente dell'Associazione delle aziende familiari. É anche alla guida dell'omonimo
gruppo farmaceutico
Foto: Piazza Affari
Raffaele Jerusalmi, alla guida della Borsa Italiana dall'aprile 2010. Spera nell'arrivo in Borsa delle aziende
familiari
Foto: Università
Guido Corbetta
è professore
ordinario
in Bocconi;
è titolare
della cattedra
Aidaf - EY
di Strategia
delle aziende
familiari
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Storie di successo Sfilano le sette regine italiane
Innovazione, export e digitale: i driver di crescita dei premiati. Il 24 l'assegnazione del riconoscimento 2016
roberta scagliarini
Innovazione,export e trasformazione digitale: sono tre le chiavi che aprono le porte della crescita alle
imprese. Ey ha messo sotto la lente d'ingrandimento le strategie di sette aziende che hanno vinto il premio
«L'Imprenditore dell'anno». Che cosa hanno in comune Brunello Cucinelli, Eataly, Chiesi Farmaceutici,
Brembo, Interpump, Technogym e Illy Caffè?
Strategie
I conti dicono che tutte e sette hanno registrato nel corso del quinquennio 2011-2015 una crescita del
fatturato a doppia cifra, con una dinamica media del 14%. E un incremento dell'incidenza del fatturato
estero fino al 75% con punte del 91% per Technogym e dell'88% per Brembo. Per tutte inoltre la
marginalità (Ebitda) è cresciuta a un ritmo medio del 16%. «Il processo di crescita che sta caratterizzando
le aziende del campione è guidato da tre principali driver di cambiamento come la spinta verso i mercati
internazionali, la trasformazione digitale e l'innovazione», commenta Dante Valobra, responsabile italiano
del premio «EY L'Imprenditore dell'anno».
«Il primo fattore ha rappresentato un elemento strutturale per la crescita dei volumi di affari delle società
oggetto di analisi -prosegue Valobra -. Il secondo driver , la trasformazione digitale, ha consentito di
evolvere processi aziendali in tutti i settori in cui operano le imprese del campione mentre l'innovazione di
prodotto, frutto anche di una ricerca costante e approfondita, ha consentito di introdurre sul mercato
prodotti universalmente conosciuti». Queste società hanno sempre continuato a investire in innovazione, in
media l'8% dei ricavi, e il 5% in ricerca e sviluppo, e ognuna nel suo campo ha conseguito risultati originali.
I laboratori di ricerca e sviluppo sono per Chiesi Farmaceutici un patrimonio, umano e tecnologico, nonché
il motore della sua crescita. Technogym ha sempre avuto tra i punti di forza il know-how tecnologico che ha
saputo unire allo studio e all'analisi del settore fitness e wellness nei suoi aspetti manageriali, tecnici e
formativi. La piattaforma Internet of things Technogym collega prodotti cloud e dispositivi mobile per offrire
al consumatore un'esperienza personalizzata accessibile in ogni luogo. Brembo basa il suo ruolo di leader
mondiale sull'innovazione tecnologica. Illy ha introdotto sul mercato innovazioni che hanno rivoluzionato il
mondo del caffè, come la pressurizzazione per la conservazione all'interno del barattolo e la cialda in carta
per preparare l'espresso. Interpump ha creato il centro ricerche e progettazione Interpump Engineering.
Ispirazioni
L'innovazione di prodotto ha caratterizzato anche la storia di Brunello Cucinelli che nel 1978 ebbe
l'intuizione di produrre per la prima volta in Italia il cashmere colorato applicando a un prodotto noto un
profilo innovativo. «Le storie di successo di queste aziende - aggiunge Valobra- devono essere uno stimolo
per tutte le piccole e medie imprese che costituiscono l'asse portante del nostro sistema produttivo e un
modello cui ispirarsi».
Il 24 novembre si terrà a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, la premiazione della ventesima
edizione del premio, di cui Corriere Economia è media partner, nato in Usa nel 1986 e lanciato in Italia nel
1997 con la partecipazione di Azimut Wealth management, in qualità di main sponsor con il supporto da
Aon e Tagetik. In due decadi il concorso ha premiato e celebrato trecento imprenditori e il gruppo di
consulenza ha raccolto in un volume le loro storie, una per ogni anno di edizione. La cerimonia di
quest'anno celebrerà anche tutti i vincitori delle passate edizioni.
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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016
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«Imprenditore dell'anno» L'analisi dei casi vincenti di Brunello Cucinelli, Eataly, Chiesi Farmaceutici,
Brembo, Interpump, Technogym e Illy Caffè
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Foto: Eventi Dante Valobra, responsabile del premio «Ey L'imprenditore dell'anno». Sopra il logo del
riconoscimento
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Le imprese familiari spingono sull'estero e sulle acquisizioni
Enrico Netti
pPassa per le operazioni d'internazionalizzazione e di acquisizioni il percorso di sviluppo delle imprese
familiari italiane con un giro d'affari superiore ai 20 milioni. Una scelta che impatta positivamente sui valori
di bilancio rivela l'ottava edizione dell'Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit e Bocconi) che viene presentato
oggi. Questo univer- so imprenditoriale, secondo i bilanci 2015, contava quasi 10.400 aziende con ricavi per
804 miliardi, 2,3 milioni di addetti e si proietta sempre più versoi mercati del mondo anche grazie a strutture
di governance più aperte ai manager esterni, un cambiamento radicale che accelera il processo innovativo.
u pagina 9 pInternazionalizzazione e acquisizioni. Sono le due strade che fanno la differenza nel percorso
di sviluppo delle aziende italiane. Quando, poi, si tratta di imprese familiari la differenza, in meglio, diventa
ancora più marcata. Tra le realtà familiari che negli ultimi anni sono riuscite a crescere più velocemente ci
sono proprio quelle più attive sul fronte degli investimenti esteri, con filiali e impianti produttivi,e dell'M&A.
«Riescono a portare a termine un buon numero di acquisizioni e nel caso delle aziende più grandi la loro
governance le agevola», spiega Guido Corbetta, titolare della cattedra "Aidaf-Ey di Strategia delle aziende
familiari in memoria di Alberto Falck" dell'Università Bocconi che oggi a Milano presenta l'ottava edizione
dell'Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit e Bocconi) sulle aziende familiari italiane, realizzato analizzando
l'andamento, lo sviluppo e i modelli di crescita delle imprese con un giro d'affari superiore ai 20 milioni. Un
universo che nel 2015 contava quasi 10.400 aziende con ricavi per 804 miliardi e 2,3 milioni di addetti.
«Negli ultimi tempi si è vista un'accelerazione degli investimenti esteri e lo spostamento del baricentro
verso l'Asia, la regione su cui si concentrano le operazioni -aggiunge Corbetta -. Molto spesso le imprese
familiari di maggiori dimensioni riesconoa completare un buon numero di acquisizioni». C'è poi il ruolo della
governance che dovrebbe essere "su misura". «È necessario trovare un sistema di regole internoa ogni
famiglia adatto alla sua specificità - aggiunge Elena Zambon, presidente di Aidaf -. Diventa necessario
attrarree fare crescere un team di manager che possa contribuire alla crescita». Nel decennio 2005-2015 le
Pmi analizzate nell'Osservatorio Aub hanno realizzato il 43% dei deal siglati in Italiae con il crescere del
giro d'affari aumenta la quota di operazioni effettuate. Guardando al periodo 2000-2015, una su otto ha
realizzato tre deal, ma c'è un manipolo di aziende, il 5% del campione, che ha portatoa termine tra le seie
le dieci acquisizioni, puntando all'estero. «Le aziende familiari sono di fronte a cambiamenti radicali, spinte
dalla rivoluzione digitale che modifica i modelli di produzionee relazione- osserva Donato Iacovone, ad di Ey
in Italiae Managing partner dell'area mediterranea -. Quelle di maggior successo hanno cavalcato il
cambiamento, l'innovazione e l'apertura ai mercati globali. Ora devono guardare a modelli collaborativi e
multidi- sciplinari per accelerare il processo innovativo». Dall'internazionalizzazione arriva quello spunto che
spinge i fatturati, come evidenzianoi dati dell'Osservatorio: fatto 100 i ricavi del 2007, nel 2015 le imprese
familiari medio-grandi sono arrivate a 145,2, mentre le altrea 131,8. «Le più grandi sono tornate ai livelli
pre-crisie ora sono più capitalizzate, perché le proprietà hanno ridotto la politica dei dividendi e le banche
hanno chiesto di ridurre l'indebitamento» commenta Corbetta. Nel caso del gruppo più numeroso, le
aziende con ricavi tra i 20 e i 50 milioni, i valori diventano 145,8 per le familiarie 142,6 per le non familiari.
Viene anche intrapreso un modello di crescita sana, considerando che il risultato operativo è sempre in
terreno positivo e migliore rispetto agli altri tipi di aziende. Scorrendo, poi, gli altri indicatori economici, si
nota che la quota di realtà familiari con un Roi negativo è quasi ritornata ai livelli pre-crisi, mentre la
redditività netta pende a favore, per poco più di un paio di punti percentuali, delle aziende familiari. Il nodo
della sottocapitalizzazione nella maggiore parte dei casi sembra appartenere al passato, alla luce della
costante riduzione del livello di indebitamento. Il rapporto debiti bancari/fatturato ora si aggira intorno al
18,5-19%, meno delle imprese pubblichee di quelle controllate da fondi o private equity. Ed è proprio questa
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Sotto la lente aziende con ricavi per 800 miliardi
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maggiore solidità finanziaria che permette di imprimere un'accelerazione sugli investimenti.
Un modello virtuoso
804,1
2.304,2
10.391 Le aziende familiari con oltre 20 milioni di fatturato, nel 2015 LA FOTOGRAFIA Quante sono Ricavi
20-50 mln 6.149 Ricavi 50-250 mln 2.267 IL TREND 152 2009 TOTALE Acquisizioni Joint venture 2005
132 2006 2007 138 2008 152 107 2010 118 2011 151 2012 143 2013 110 2014 119 2015 130 Fonte:
Osservatorio Aub Ricavi >250 mln 729 Ricavi 100-250 mln 1.246 22 16 5 Il fatturato - Miliardi di euro Ricavi
20-50 mln 152,8 Ricavi 50-250 mln 107,6 Andamento delle operazioni del campione monitorato 10 6 40 27
28 24 23 13 TOTALE Ricavi >250 mln 435,2 Ricavi 100-250 mln 45,7% 108,5 I SETTORI 83,2% 69,5%
50,1% Dipendenti - In migliaia Ricavi 20-50 mln 445,7 Ricavi 50-250 mln 316,9 Di cui familiari, in %
Commercio all'ingrosso Prodotti in metallo Alimentare e bevande Altri servizi Meccanica 63,1% 57,4%
64,8% IL FATTURATO Giro d'affari in miliardi di euro incidenza % aziende familiari
Attività finanziarie e immobiliari Commercio all'ingrosso 34,0% Alimentare e bevande Prodotti in metallo
75,2% Commercio al dettaglio TOTALE 92,9% Ricavi >250 mln 1.194,7 Ricavi 100-250 mln 346,9 2.775
1.061 1.233 1.472 1.097 138,7 125,2 60,5 55,7 45,4
LA PAROLA CHIAVE
M&A 7 Sono le attività di fusione e acquisizione, in inglese «mergers and acquisitions». Attraverso le
operazioni di acquisizione le aziende intraprendono un percorso di crescita per via esterna, rilevando la
partecipazione di controllo di un'altra società o il complesso aziendale della stessa. Le acquisizioni possono
aver luogo con due modalità diverse: consensualmente o tramite scalata ostile; quest'ultima è possibile
solo se la società target è quotata e nessun azionista controlla la maggioranza assoluta delle azioni.
Foto: [email protected]
21/11/2016
Pag. 29
OLTRE LA CRS
Incentivare il food packaging per le imprese dell'Africa sub-sahariana
Promuovere lo sviluppo in un'area dove agricoltura e trasformazione impegnano la forza lavoro all'80 per
cento
(s.d.p.)
Incentivare lo sviluppo del packaging alimentare in aree povere del globo. È l'obiettivo dell'accordo
"Improving food packaging for small and medium agro-enterprises in Sub-Saharan Africa" siglato da Ima
con la Fao (l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite) che coinvolge la regione
sub-sahariana dell'Africa, in particolare le piccole e medie imprese di Camerun, Costa d'Avorio, Ghana,
Kenya, Mali, Nigeria, Ruanda, Senegal, Tanzania e Zambia. Nell'area il sistema agro-alimentare assorbe
l'80 per cento della forza lavoro e rappresenta una parte fondamentale del Pil nazionale, ma le perdite
successive al raccolto arrivano al 15-20 per cento rispetto al totale, anche a causa dell'utilizzo di obsoleti
sistemi per la conservazione. Per il progetto, della durata di tre anni, è stato stanziato da Ima un contributo
complessivo di 450mila euro, di cui circa 50mila euro di costi accessori. «Si tratta di intervenire con le
tecnologie appropriate sullo spreco alimentare», sottolinea Alberto Vacchi, presidente di Ima. «Le stime
della Fao confermano che un terzo degli alimenti prodotti per uso umano viene perso, e in questo quadro il
packaging può giocare un ruolo strategico anche nella lotta contro la fame e la malnutrizione. La possibilità
di partnership con gruppi privati da parte della Fao apre nuove opportunità di cooperazione internazionale
per esprimere al meglio il ruolo sociale dell'azienda». Nel dettaglio, il progetto consente di valutare in primo
luogo le necessità e le priorità delle piccole e medie imprese di questa regione, oltre alla fattibilità di alcune
soluzioni di packaging proposte sulla base di studi preliminari. Nella seconda fase si passa all'attuazione di
un programma regionale di sviluppo del settore del food packaging. All'iniziativa partecipa anche
l'International Trade Centre (Itc) di Ginevra, centro per il commercio internazionale che, affiliato
all'Organizzazione mondiale del commercio e alla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo
sviluppo, fornisce assistenza tecnica in campo commerciale. Il progetto si inserisce nella più ampia
iniziativa Save Food che, in partnership con Fao, Messe Düsseldorf e Interpack, collabora con sostenitori,
organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie, partner privati nel settore dell'industria del packaging e
in altri ambiti, con l'obiettivo di sviluppare e realizzare i programmi sulle perdite e lo spreco di cibo. (s.d.p.)
Foto: QUARTIER GENERALE La sede dell'Ima a Ozzano dell'Emilia, in provincia di Bologna. La società ha
38 siti produttivi in tutto il mondo
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 22/11/2016
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Impulso alla crescita e riduzione agli sprechi di cibo
21/11/2016
Pag. 1 N.39 - 21 novembre 2016
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Novari dopo Tre, i piani per l'Italia di Mr Li
Stefano Carli
Novari dopo Tre, i piani per l'Italia di Mr Li a pagina 21 Dopo 16 anni Vincenzo Novari non si occuperà più
di H3g Italia, ormai avviata alla fusione con Wind. Conosce bene le tlc italiane, Novari, ma conosce bene
anche come si lavora con un investitore straniero come il finanziere cinese (ma versante Hong Kong) Li KaShing che nel bene o nel male sull'Italia ha investito molto. «Solo su H3g, all'incirca, possiamo fare una
media di 600 milioni l'anno per 15 anni», calcola Novari. Senza contare il tentativo di gestire il terminal
container del porto di Taranto, finito in un nulla di fatto dopo anni di contenziosi e polemiche e che ha visto
il gruppo cinese portare i suoi investimenti in Grecia, al Pireo. Oggi Novari, che ha fondato una società tutta
sua, la Nhc, Novari Holding & Consulting, fa tre lavori: l'advisor di nuovi investimenti per il gruppo di Li KaShing in Europa e in Italia, ovviamente, in particolare; il consulente per un fondo di private equity cinese
che vuole investire in pmi italiane e infine anche l'imprenditore in proprio. Ma è il rapporto con Mr Li, come
lo chiama lui, al centro di tutto. «Il progetto Tre è stato un'avventura straordinaria - esordisce Novari - per
più di un motivo. Siamo partiti da zero. Non eravamo né incumbent come Telecom, non avevamo alle
spalle un gigante come la tedesca Mannesmann per Omnitel, né un gruppo pubblico come Enel per Wind.
Perché allora, nel 2000, c'erano personaggi anche di spicco, di cui non farò il nome, che non credevano
nell'Umts e nella banda larga mobile. Infine c'è da ricordare che noi prendemmo la licenza Umts nel 2000,
pagando in asta circa 6.300 miliardi di lire, 3,2 miliardi di euro, ma che i primi telefoni ci vennero
consegnati, e in misura limitatissima, solo nel marzo 2003. E dovemmo attendere ancora un anno per
avere forniture regolari. E vorrei anche ricordare che Tre fu l'unico operatore a partire con sole frequenze
Umts (in asta c'erano solo quelle) e che per la copertura limitata di quelle frequenze tutte le nostre
chiamate andavano in roaming sulle reti degli altri, Telecom in particolare. E i prezzi erano quelli
"commerciali": alti e senza nessuna agevolazione. Qualcuno obietterà che c'era il premio di terminazione,
ma quello valeva per tutti". Eppure ce l'abbiamo fatta: dal 2012 Tre ha margini lordi positivi. E' per questo
che nella fusione con Wind è stata valutata tra 2 e 3 miliardi di euro». Prima della fusione siete stati
accusati di aver scatenato una guerra feroce sui prezzi. «Noi eravamo il quarto entrante sul mercato.
Potevamo utilizzare solo due leve: la tecnologia e i prezzi. E quello abbiamo fatto. Sulla tecnologia
puntando sulla rete più avanzata di allora e poi essendo i primi a puntare su quello che oggi è normale
strategia di una telco: i servizi a valore aggiunto. Ma noi l'abbiamo fatto dieci anni fa. Il videofonino per le
videochiamate, la tv su cellulare con il Dvbh: con l'accordo con Rai e Mediaset trasmettemmo partite del
mondiale 2006 e del campionato. Poi il Dvbh non decollò a livello mondiale perché si vendeva solo in Italia,
Austria e in Corea. Troppo poco per fare abbassare i prezzi. E poi la risposta a questa domanda di mercato
arrivò da Apple con gli Iphone e gil Ipad e via internet e non attraverso una tecnologia tv. Con il senno del
poi fu forse un errore ma noi avevamo individuato il mercato giusto. Era la tecnologia che prese un'altra
strada». E sui prezzi? «Che poteva fare il quarto operatore? Proporre prezzi scontati. Ma cercammo di
puntare su una cosa che per l'Italia era nuova: vendere i telefoni legati all'abbonamento mentre tutte le altre
telco erano sulle prepagate. Noi scontavamo le tariffe ma restavamo nella nicchia degli abbonamenti. Era
anche un modo per non essere troppo aggressivi verso gli altri. Poi però Vodafone, per rispondere al calo
dei margini e agli abbonati che non crescevano più, lanciò un abbonamento flat, si chiamava Relax, che
vendeva a 49 euro quello che noi vendevamo a 59. A quel punto fummo costretti ad abbassare a nostra
volta. Oggi posso dire che mai avrei creduto che Telecom e Vodafone ci avrebbero seguito sul taglio delle
tariffe. E' così che avviene di solito: gli incumbent restano sulla fascia alta e ricca del mercato che
presidiano investendo in tecnologia e nuovi servizi e lasciano quella bassa e le nicchie ai nuovi, noi e Wind.
E invece è partita una guerra che ha distrutto la cassa di tutte le telco: basta pensare che oggi un giga di
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INTERVISTA economia italiana
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traffico dati in Italia costa meno di 2 euro, in Francia e in Germania sta tra i 4 e i 5 euro. Negli Usa si
compra a 20 dollari. Ora aspetto di vedere che cosa farà il nuovo quarto operatore mobile italiano, i francesi
di Iliad. Questo mercato non è come la Francia». Quindi fu più colpa di Telecom e Vodafone che vostra?
«Secondo il mio punto di vista sì». Oggi come vede il mercato italiano? «Diciamo che in Italia il top del
mondo imprenditoriale e della finanza, la classe dirigente economica, non ha una grande cultura degli
investimenti. Molti si sono spostati, come hanno potuto, sulle rendite sicure delle utility. E anche adesso,
nonostante le grandi potenzialità italiane per le pmi che hanno imparato a investire, ad andare all'estero, a
usare la rete e l'e-commerce, che sono quindi titolari di progetti di business credibili e suscettibili anzi di
crescita ulteriore, è più facile trovare investitori all'estero che non in Italia». Li Ka-Shing ci crede ancora?
«Evidentemente sì, perché Mr Li, nonostante l'età (88 anni,ndr ) ha un fiuto formidabile. E mi gratifica che
dopo tutti questi anni, e nonostante le difficoltà di Tre, mi accordi ancora la sua fiducia». Che progetti
porterà ad un gruppo che per la mancata fusione in Inghilterra con O2 ha ancora in cassa diversi miliardi
disponibili? «Non nelle telco, lì c'è già Tre-Wind, ma negli altri settori di interesse del gruppo che ora, dopo
una riorganizzazione, è stato ribattezzato Ckhh, Ck Hutchison Holding: shipping, ma non vedo ora grosse
opportunità da noi, poi retail, real estate, infrastrutture». Nel retail un obiettivo potrebbe essere Esselunga?
«No, non certo per le dimensioni ma perché non è la tipologia che il gruppo predilige: non la grande
distribuzione ma reti specializzate. Come la catena di profumeria Marionaud, francese, con oltre 1.500 punti
vendita, di cui un centinaio in Italia. Ma ho già un'idea da sottoporre ad Hong Kong ». Le sue altre attività?
«Un ruolo di consulenza con un gruppo di investitori cinesi, che sto aiutando a formarsi come fondo di
Private Equity, che comprerà aziende del made in Italy a forte potenziale di crescita. Imprese tra 10 e 50
milioni di ricav che dovranno continuare a produrre in Italia ma con linee di prodotti customizzati per il
mercato cinese. Ai cinesi il made in Italy piace da morire ma a patto che sia davvero fatto in Italia. Quindi
nessuna delocalizzazione: si entra nell'azienda, la si guida a produrre per il mercato cinese, la si fa
crescere e si esce. La mia terza attività è da imprenditore. Lanceremo un servizio per il mondo delle tlc
mobili, per tutti gli operatori. È una innovazione assoluta, made in Italy e che venderemo in tutto il mondo.
Ci credo moltissimo ma non mi chieda ancora cos'è. Ne riparliamo non prima di sei mesi». S DI MEOLA
SCHEDA Dopo la ristrutturazione il gruppo ora si chiama Ck Hutchison Holding
Nuova configurazione per il gruppo che fa capo al finanziere cinese Li Ka-Shing. Fondamentalmente un
accorciamento della catena di controllo che ha portato dentro Cheung Kong Hutchison Holding tutte le
attività diversificate, facendo saltare un doppio sistema di sub-holding: Hutchison Whampoa e una serie di
capogruppo di settore. Adesso tutti gli asset riportano direttamente alla Ckhh. Le attività sono state divise in
sei comparti: shipping, telco, retail, energy, infrastrutture e property (real estate). Su quest'ultimo settore il
gruppo si muove soprattutto acquisendo grandi immobili, ristrutturandoli e poi vendendoli o affidandoli in
gestione. Come per le grandi strutture alberghiere in cui Ckhh si limita ad avere la proprietà immobiliare
lasciando la gestione ai gruppi di hotellerie. Qui sopra, un'immagine del porto di Hong Kong 1 2
Nella foto grande a centro pagina Vincenzo Novari Nelle foto piccole a lato, Li Ka-Shing (1) e il ceo del
gruppo Ckhh Canning Fok (2)
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L'innovazione spinge le Pmi: crescono ricavi e margini, si accorciano i
tempi di pagamento
(r.rap.)
Segnali di miglioramento per le Pmi grazie anche alla spinta che arriva dalle start up innovative. È quando
evidenzia il "Rapporto Cerved Pmi 2016" sulle piccole e medie imprese in Italia, ovvero quelle che vanno
dai 10 ai 250 addetti e con un fatturato che non supera i 50 milioni l'anno presentato la settimana scorsa a
Milano. I segnali migliori del 2016 vengono dalla crescita dei ricavi, dei margini operativi e dei margini netti.
Fondamentale indizio della ripresa è la riduzione dei ritardi nei pagamenti da parte delle imprese, osservata
nell'anno in corso. Dopo cinque anni, nel 2015 è aumentato il numero di Pmi, tornato sopra quota 137 mila
(+500 società pari a un incremento dello 0,4% rispetto al 2014), numero massimo dal 2012. I miglioramenti
sono stati favoriti da una rinnovata fiducia, con il credito fornito alle Pmi da banche e dalle altre imprese di
nuovo in crescita. Altro settore esemplificativo dei dati presentati è quello dell'edilizia: sono nate 14mila
nuove imprese nel 2015, 14,1% in più dell'anno precedente. I provvedimenti presi dalla Bce con il
Quantitave Easing si sono trasferiti anche alle Pmi che per la prima volta nel 2016 vedono un aumento del
credito commerciale e una diminuzione di 40 punti base del costo del debito.
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IL RAPPORTO
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"L'eccellenza italiana vale la Silicon Valley Aiutiamo le start up di giovani
coraggiosi"
PARLA IL SEGRETARIO GENERALE DI CNA SERGIO SILVESTRINI: "QUEI TALENTI CHE NON
FUGGONO E RESTANO IN ITALIA MERITANO UN PREMIO. LO ABBIAMO CHIAMATO 'CAMBIAMENTI'.
BISOGNA SUPERARE LA SCARSA COMUNICAZIONE TRA IMPRESE OLD STYLE E IMPRESE NEW
STYLE. E NOI CI STIAMO LAVORANDO"
(g.mar.)
«Nei giorni delle elezioni presidenziali Usa i riflettori si sono spesso accesi sulla Silicon Valley e sulla sua
enorme forza di traino nell'economia, nella società e nella politica americana. Allora, senza voler fare
paragoni azzardati, devo dire che mi lascia sempre sorpreso la valutazione delle eccellenze italiane, come
se fossero figlie di un dio minore. È vero che non abbiamo un luogo simbolo dell'innovazione. Di sicuro,
però, abbiamo da un capo all'altro del Paese una miriade di imprese innovative e laboratori, centri di ricerca
e università, spesso all'avanguardia nel mondo, che premono ogni giorno per fare sistema e accrescere la
spinta sull'economia. Se questo è vero, allora bisogna fare di più, soprattutto per i tanti giovani
intraprendenti e coraggiosi che si stanno mettendo in discussione a dispetto di un momento economico
sicuramente poco incoraggiante». A puntare su questo "nuovo continente" è Sergio Silvestrini, segretario
generale della Cna. Silvestrini, perché parla di giovani coraggiosi? «Perché, secondo me, ci vuole lo stesso
coraggio, se non di più, a rimanere in Italia e a giocarsi il futuro che ad andarsene all'estero». Ma come
pensate di sostenere queste nuove imprese? «Come rappresentante delle piccole imprese, la Cna si vuol
fare garante, oltre che delle imprese più tradizionali, anche della nuova faccia della luna, quelle nuove
imprese che, messe a sistema, hanno per esempio realizzato il successo dell'economia di Israele, un
Paese tanto più piccolo del nostro che si confronta ogni giorno con i grandi. Sono ottimista. Ritengo sia
un'esperienza che si possa replicare in Italia, tenendo conto delle peculiarità del nostro sistema produttivo,
formato da tante piccole imprese e basato sulla manifattura, sulla manutenzione e sui servizi di qualità. C'è
carenza di comunicazione e di feeling tra imprese old style e imprese new style , certo, e anche di
finanziamenti che sorreggano le nuove imprese. Sono due problemi collegati. Per accendere i riflettori sulle
start up innovative italiane la Cna ha organizzato il premio "Cambiamenti". Riconoscimenti che il 30
novembre aggiudicheremo alle giovani imprese nate dal 2013 in poi, impegnate sul fronte dell'innovazione
più avanzata, anche a rinnovare la tradizione attraverso percorsi inediti, grazie all'utilizzo delle nuove
tecnologie». "Cambiamenti" annuncia, forse, una mutazione di pelle della Cna? «Ricordo a tutti che sotto il
nostro marchio c'è scritto "Connessi al futuro". Per i settant'anni di vita della Confederazione abbiamo
coniato lo slogan "Connessi al cambiamento dal 1946". Quindi siamo perfettamente in linea. Piuttosto una
consapevolezza: in Italia i giovani non sono tutti neet , tantissimi hanno messo in piedi attività senza
sostegno pubblico e combattendo con la stretta creditizia. In altri Paesi, dal Regno Unito alla Francia,
avrebbero avuto aiuti diretti e indiretti. Penso al mega-incubatore da poco inaugurato a Parigi, Le Cargo, il
più grande d'Europa, uno spazio attrezzato di quindicimila metri quadri. In Italia invece è già un miracolo se
questi giovani non sono ostacolati». Lo stato della finanza pubblica, i vincoli e la burocrazia europea non
permettono certo di largheggiare. «Non sempre i problemi si risolvono con i soldi. Gli incentivi possono
essere anche di altro genere. La politica italiana, insufflata dai cosiddetti opinion maker , è stata per lungo
tempo convinta che norme complesse e procedure pedanti assicurino l'onestà fiscale, la salvaguardia
dell'ambiente, la tutela del lavoro dipendente. La nostra esperienza quotidiana ci dimostra che non è così.
E finalmente mi sembra che la classe politica stia mettendo in discussione queste false certezze. Così
come si è decisa una netta inversione di rotta nella Legge di Bilancio». Che ne pensa? «Il giudizio della
Cna è nel complesso positivo. Apprezziamo la scelta del Governo di mettere le imprese al centro della
politica economica per il 2017. Una responsabilità che le nostre imprese sono pronte ad assumersi. Ci
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convince una manovra finalmente espansiva, ma senza sprechi, per la quale è giusto chiedere all'Europa i
necessari margini di flessibilità. In particolare su Casa Italia, il più importante progetto da decenni a questa
parte, che risponde alla richiesta di sicurezza degli italiani e può aprire scenari nuovi per il settore delle
costruzioni, il più colpito dalla crisi». E scendendo nel dettaglio dei provvedimenti? «Cna apprezza tutte le
misure di fondamentale importanza per le piccole imprese, dalla determinazione del reddito per cassa per
le imprese in contabilità semplificata all'introduzione dell'Iri al 24% per le imprese individuali. Speriamo che
la soppressione di Equitalia, la riforma degli studi di settore e il rifinanziamento del Fondo di garanzia non si
limitino all'effetto annuncio. E ci attendiamo ancora alcuni interventi che da tempo il nostro mondo sollecita
e non richiedono un ingente sforzo economico: la totale deducibilità dell'Imu sui beni strumentali utilizzati
dalle imprese, l'innalzamento della franchigia Irap, la definizione di autonoma organizzazione che
renderebbe certa l'esclusione dal pagamento dell'Irap di migliaia di autonomi e di imprese individuali». S DI
MEO
Foto: "Il giudizio della Cna sulla Legge di Bilancio è nel complesso positivo: il governo mette le imprese al
centro della politica economica per il 2017" dice Silvestrini
Foto: Nella foto a destra Sergio Silvestrini , segretario generale della Cna, che ha lanciato anche un premio
per sostenere le start up innovative dei giovani italiani. "Sono coraggiosi a rimanere in Italia, dobbiamo fare
il possibile per aiutarli"
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