FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 29/07/2016
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INDICE
IN PRIMO PIANO
29/07/2016 QN - La Nazione - Viareggio
La farmacia di nuovo in utile ma ci sono debiti Allo studio spostamento e revisione
degli organici
7
SANITÀ NAZIONALE
29/07/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Il super antibiotico che arriva dal naso
9
29/07/2016 Il Sole 24 Ore
Sanità, i nuovi dirigenti manager
11
29/07/2016 La Repubblica - Nazionale
Il paziente italiano e la cura della Ue
13
29/07/2016 La Repubblica - Nazionale
Farmaci, prezzi diversi per ogni regione
15
29/07/2016 La Repubblica - Nazionale
"Sbagliato delegare ai privati la spesa va gestita dal ministero"
18
29/07/2016 L'Espresso
Così il Sardex conquista l'Italia
19
29/07/2016 ItaliaOggi
Bracco: da 90 anni innovazione al servizio della salute
22
29/07/2016 ItaliaOggi
La R&S traina lo sviluppo La burocrazia è un ostacolo
24
29/07/2016 ItaliaOggi
Il parlamento è con Anpci
25
29/07/2016 Il Fatto Quotidiano
Antitumorali ed epatite, come spendere di più e far felici i farmacisti
27
29/07/2016 Il Fatto Quotidiano
Cannabis, il volantino di Scientology arriva per email ai deputati
28
29/07/2016 L'Unità - Nazionale
«Potrei andare a Milano, o in Svizzera ma sono di Canosa di Puglia e resto qui»
29
29/07/2016 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Economia del turismo, moda e professioni sanitarie
30
29/07/2016 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Un'Università a misura di studente «L'offerta formativa è ampia»
31
29/07/2016 QN - La Nazione - Nazionale
Comune e biblioteca nuovi orari per l'estate
32
29/07/2016 Il Tempo - Nazionale
Giro di poltrone Asl Decide il ras D'Amato
33
29/07/2016 Internazionale
Una mattina d'inverno
35
VITA IN FARMACIA
29/07/2016 La Repubblica - Bologna
Autopsie giudiziarie accordo con l'Ateneo E il Sant'Orsola apre agli specializzandi
43
29/07/2016 La Repubblica - Genova
Perchè rinunciare al welfare virtuoso
44
29/07/2016 La Repubblica - Genova
Farmacie ospedaliere bocciate dalla Regione
45
29/07/2016 La Repubblica - Genova
La sanità privatizzata Farmacie pubbliche "scalzate" dalla Viale
46
29/07/2016 La Repubblica - Genova
'Noi meno cari ma scelta è politica' Gli ospedalieri contro la Regione
47
29/07/2016 La Repubblica - Milano
Il Galeazzi prenota nell'area Expo un maxiospedale da 500 letti
49
29/07/2016 La Stampa - Novara
"Venite a far vivere Borgomezzavalle"
51
29/07/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ascoli
Cani avvelenati, si va a caccia di aree Una può nascere sul tetto di Torricella
52
29/07/2016 QN - Il Giorno - Milano
Profughi, Maroni torna all'attacco «Illegale metterli al Campo base»
53
29/07/2016 QN - La Nazione - Lucca
Più risorse al fondo anti-crisi E i disabili «viaggiano» gratis
54
29/07/2016 QN - La Nazione - Prato
Dà di matto e si spoglia in farmacia E un cinese gira nudo al Macrolotto
55
29/07/2016 Il Gazzettino - Padova
Sequestrati farmaci deteriorati
56
PROFESSIONI
29/07/2016 ItaliaOggi
Export e innovazione fanno brillare la farmaceutica
58
29/07/2016 ItaliaOggi
Nuova governance che superi la logica dei tetti di spesa
59
29/07/2016 ItaliaOggi
Lean Pharma, ovvero l'applicazione dei principi della Lean Manufacturing
60
29/07/2016 ItaliaOggi
LabLaw: il Jobs Act è un'opportunità anche per l'industria farmaceutica
61
29/07/2016 ItaliaOggi
Il lavoro del futuro
63
29/07/2016 Corriere della Sera - Sette
Brevetti "sommergibili"
64
26/07/2016 NCF
Farmacovigilanza
65
26/07/2016 NCF
Uno tsunami da governare
67
26/07/2016 NCF
Le nuove sfide del farmacista ospedaliero
70
29/07/2016 Pagina99
2.800 anni di doping
72
PERSONAGGI
29/07/2016 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Basilicata
Il sottosegretario De Filippo «Una campagna per frenare l'abuso di farmaci
antibiotici»
75
28/07/2016 Mag by legalcommunity.it
CREA AVVOCATI ASSOCIATI
76
28/07/2016 QS - QuotidianoSanita.it
D'Ambrosio Lettieri (CoR): "Decimo decreto-beffa ai danni dei cittadini di Taranto e
della Puglia"
77
28/07/2016 QS - QuotidianoSanita.it
Nas. D'Ambrosio Lettieri (CoR): "Confermato ruolo di alta garanzia per la tutela
della salute pubblica"
78
IN PRIMO PIANO
1 articolo
29/07/2016
Pag. 11 Ed. Viareggio
diffusione:82175
tiratura:111836
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CONSIGLIO FERMATO DALLA MAGGIORANZA IL PASSAGGIO ALLA «SVILUPPO»
La farmacia di nuovo in utile ma ci sono debiti Allo studio spostamento e
revisione degli organici
IL PRIMO passo è stato compiuto ieri al termine di un burrascoso consiglio comunale: la farmacia
comunale è in buona salute e non verrà inglobata dalla Pietrasanta Sviluppo. Il secondo è la richiesta del
Cda della farmacia affinché il Comune riveda la pianta organica, vista l'intenzione di trasferire la struttura di
Porta a Lucca. L'inghippo, infatti, è che pur avendo chiuso il 2015 con un utile di circa 12.500 euro, la
farmacia aveva una perdita accantonata di 55mila euro (ora ridotta a 42.600 grazie all'utile) e pertanto va
trovato un modo per aumentare gli incassi. La delibera di ieri in realtà era a quattro teste visto che sono
stati approvati la revoca della delibera del 2014 (quando l'amministrazione Lombardi approvò
l'assorbimento nella Pietrasanta Sviluppo), il bilancio 2014 chiuso con un passivo di 20mila euro, il bilancio
2015 (+12.500 euro) e il bilancio di previsione 2016. «Al 31 marzo abbiamo registrato un utile di 3.078 euro
- spiega l'assessore al bilancio Cinzia Crivelli - e la previsione è chiudere il 2016 con +12.300 euro. Anche
se contenuti, sono utili di gestione che ci consentiranno di coprire le perdite pregresse. La farmacia è
autonoma, ecco perché non condivido la scelta dell'ex amministrazione: non ritengo opportuno compensare
le perdite di servizi con i servizi di una partecipata. Ci sono altre opzioni, tra cui il trasferimento». Idea già
da tempo avanzata dal presidente della farmacia Gianluca Duranti : «Il diritto-dovere del Comune - è
migliorare la qualità e l'accessibilità del servizio, garantendolo anche ai quartieri periferici, ma per lo
spostamento dovranno sentire l'Azienda sanitaria e l'ordine provinciale dei farmacisti. Noi abbiamo
individuato la zona Conad, sull'Aurelia: non solo per i 5mila mezzi che transitano ogni giorno, ma anche per
i 3.800 scontrini giornalieri battuti dal supermercato». In aula, al momento del voto, tra i banchi della
minoranza c'era solo Michele Lari (Movimento 5 Stelle). «Mi sono astenuto - spiega - perché c'è comunque
una perdita pregressa a cui va posto rimedio. Ritengo che l'ingresso nella Pietrasanta Sviluppo rientri
nell'ottica di razionalizzare i costi delle partecipate, senza contare che l'accessibilità alla farmacia è
peggiorata da quando sono in funzione i varchi elettronici». Il Pd, invece, è uscito dall'aula per protesta.
«D'accordo la discussione generale - sottolinea il capogruppo Rossano Forassiepi - ma avevamo chiesto di
'spacchettare' la delibera in quattro parti visto che su alcuni punti avremmo votato a favore e su altri no.
Una banale richiesta che non è stata nemmeno presa in considerazione». Posizione assai criticata dal vice
presidente del consiglio Mimma Briganti . Daniele Masseglia
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 29/07/2016
7
SANITÀ NAZIONALE
17 articoli
29/07/2016
Pag. 21
diffusione:266814
tiratura:354388
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Il super antibiotico che arriva dal naso
Scoperto per caso in Germania sconfigge i batteri resistenti Il farmaco ? «Tra alcuni anni» La mortalità
Soltanto negli Stati Uniti lo stafilococco ha provocato 11 mila vittime nel 2015
Anna Meldolesi
L' Organizzazione mondiale della sanità ci ha avvertito: rischiamo di entrare nell'era post antibiotica. Se non
si metterà un argine alla diffusione di batteri resistenti agli antibiotici, anche le infezioni che oggi riteniamo
banali diventeranno una seria minaccia. Finora abbiamo cercato nuove molecole battericide soprattutto
rovistando fra i germi del suolo, ma la miniera del futuro potrebbe essere un'altra: il corpo umano, o meglio
l'insieme dei microrganismi che lo colonizzano. È possibile insomma che la soluzione al problema sia
sempre stata sotto al nostro naso, anzi dentro. Proprio con questa battuta Nature presenta la scoperta di un
potente antibiotico prodotto dallo Staphylococcus lugdunensis , un batterio che vive all'interno delle narici
del 9% delle persone.
Andreas Peschel e i suoi colleghi dell'università di Tubinga, in Germania, si sono imbattuti nella scoperta
grazie a un fortunato mix di intelligenza e fortuna. Volevano studiare un altro tipo di stafilococco, quello
aureo, che vive nel naso di una persona su tre senza causare problemi. In 2 casi su 100 questo batterio si
presenta in una forma resistente a molti antibiotici, detta Mrsa. Quando raggiunge la circolazione sanguigna
può uccidere, soprattutto se si diffonde negli ospedali infettando le persone più vulnerabili. Si calcola che
negli Usa faccia 11.000 vittime l'anno e anche in Italia il problema è particolarmente sentito, perché l'abuso
di farmaci qui è stato a lungo massiccio. «Nonostante i progressi degli ultimi anni restiamo il Paese più
colpito in Europa dopo la Romania. Tra i pazienti ospedalizzati con gravi infezioni, lo Staphylococcus
aureus è resistente nel 35% dei casi», ci ha detto Gianni Rezza, dell'Istituto superiore di sanità.
Per capire meglio il comportamento del germe, i ricercatori tedeschi hanno studiato altri 90 batteri che
vivono anch'essi nel naso competendo tra loro per spazio e risorse. Analizzando i campioni prelevati a 187
pazienti ospedalieri, si sono accorti di un fatto interessante: chi ospitava il tipo lugdunensis aveva una
probabilità sei volte minore degli altri di ospitare il tipo aureo. I due germi insomma sono rivali, anzi
protagonisti di una vera e propria guerra batteriologica combattuta con armi molecolari. Il primo riesce ad
avere la meglio sul secondo producendo un antibiotico (lugdunina), che ora i ricercatori vorrebbero
imparare a sfruttare. Come molecola è più grossa dei comuni antibiotici e ha un diverso modus operandi
che non è ancora stato chiarito del tutto. Ciò che conta però è che gli stafilococchi aurei non sono diventati
resistenti al nuovo antibiotico pur restandovi esposti per 30 giorni in provetta.
Anche gli studi in vivo sul modello animale fanno ben sperare. Una volta spruzzati nel naso di cavie da
laboratorio, i batteri «buoni» scalzano i germi cattivi. Quando sono somministrati a topi la cui pelle è
infettata con il tipo aureo, riescono a contrastare l'infezione. Le virgolette sono d'obbligo perché nemmeno il
tipo lugdunensis è del tutto inoffensivo per l'uomo. Se lo definiamo buono è perché anche in microbiologia
vale il detto «il nemico del mio nemico è mio amico».
Ora si attendono conferme di efficacia sulla specie umana e potrebbero volerci anni per trasformare la
scoperta in un farmaco adeguatamente testato. Magari uno spray nasale preventivo. Se tutto andrà bene
avremo un'arma in più, efficace contro i temibili Mrsa e altri germi come l'enterococco, ma non contro altri
patogeni resistenti detti gram-negativi. La cosa più importante comunque è che, a oltre 80 anni dalla
scoperta della penicillina, si sia aperto un filone di ricerca nuovo e promettente. Nel 2014 era stato
identificato il primo antibiotico prodotto da un batterio della vagina. Ma il nostro corpo ospita oltre un
migliaio di specie batteriche e c'è da scommettere che ci regaleranno altri farmaci.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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29/07/2016
Pag. 21
diffusione:266814
tiratura:354388
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Lo studio
Uno studio pubblicato sulla rivista specializzata Nature
mostra
i risultati
di un super antibiotico
di un gruppo
di ricercatori dell'Università di Tubinga,
in Germania Il nuovo antibiotico
è prodotto
nel naso
dal batterio Staphylococ-cus lugdunensis, che lo usa come arma
per uccidere
il rivale Staphylococ-cus aureus:
la sua battaglia pare essere vincente,
dal momento che lo Staphylococ-cus aureus riesce
a colonizzare solo tre nasi
su dieci Nei primi test di laboratorio l'antibiotico
si è rivelato efficace nell'eliminare molti batteri gram-positivi. Applicato
sulla pelle
di topi,
è riuscito anche a curare un'infezione da Staphylococ-cus aureus, senza generare fenomeni
di resistenza
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
10
29/07/2016
Pag. 34
diffusione:149769
tiratura:200828
Sanità , i nuovi dirigenti manager
Selezione nell'ambito di un elenco costituito al ministero della Salute
Roberto Turno
pIl sogno è di mettere all'angolo partiti e clientele da quel boccone ghiotto chiamato Sanità pubblica. Di
evitare duplicazione di incarichi sempre nello stesso ospedaleo nella stessa asl. La promessa, sulla carta,è
di fare piazza pulita immediata (o quasi) di sprechi, disavanzi inspiegabili, mancate cure e Lea negati a chi
ne ha diritto, code e liste d'attesa, pena la rimozione anche seduta stante. Di scegliere i migliori. Che
salvino obiettivi di salute e conti. Di svecchiare la plancia di comando, fino alla rottamazione dopoi 65 anni.
Nuovo spartito, nuova musica, nuove regole d'ingaggio sono in arrivo per i manager della Sanità pubblica
seduti su poltrone che scottano a governare un tesoro da 111 miliardi l'anno. Quello che non basta mai e
che tuttavia non manca di regalare sprechi e tant'altro che non va. Ma non sempre e dappertutto. «Merito,
persone giuste alla guida della sanità. Meno chiacchiere più fatti concreti. Mai più la gestione della sanità in
mano alla politica peggiore», promette il premier Matteo Renzi. «Abbiamo deciso di puntare a nuovi modelli
di selezione dei manager della sanità. Gli obiettivi da perseguire saranno di salute e non solo economici»,
giura la ministra Beatrice Lorenzin. In nove articoli (per il testo www.sanita24) ieri il Consiglio dei ministri ha
licenziato definitivamente il decreto legislativo figlio della "riforma Madia" sulla dirigenza negli enti sanitari. I
direttori generali-manager, ma anche direttori sanitari e amministrativi, e, ove ci siano, dei direttori dei servizi
socio-sanitari. Un pezzo di riforma che nello spirito vuole essere un tassello e camminare di pari passo alla
messe di scommesse in campo per il Ssn. Anche se i dg-manager, in questo quadro, sono quasi dei
generali senza poteri, pedine di un gioco che spesso - a cominciare dalle risorse - passa sopra le loro teste.
E tuttavia, non significa che non serva un cambio di passo. E massima vigilanza. «Bene il decreto che alza
l'asticella della selezione, ma i criteri sono incompleti e poco praticabili», sostiene Francesco Ripa di
Meana, presidente di Fiaso. «Grande assente - aggiunge è la definizione di un alto profilo di competenze e
attitudini». L'elenco nazionale. L'elenco nazionale dei manager «idonei» è istituito presso il ministero della
Salute e pubblicato sul suo sito Internet : sarà aggiornato ogni 2 anni e l'iscrizione vale per 4. Una speciale
commissione di5 membri (presidente un magistrato) nominata ogni due anni ma con incarichi non
rinnovabili, provvederà alla formazione dell'elenco nazionale. Alla selezione sono ammessi candidati che
non abbiano compiuto 65 anni, laureati e con esperienza almeno di5 anni non solo in sani- tà, sia nel
pubblico che nel privato, e capacità e autonomia di gestione di risorse umane, tecniche e finanziarie. La
commissione valuterà i titoli e assegnerà un punteggio a ciascun candidato secondo parametri e criteri che
indicati con decreto della Salute, dove prevarranno esperienza dirigenziale, tipo e dimensione delle
strutture dirette, titoli formativi ed eventuali docenze. Il punteggio per l'iscrizione nell'elenco non dovrà
superare 100 e non essere inferiore a 75. Per partecipare alla selezione si pagherà una tassa
(«contributo») di 30 euro. Non potranno accedere candidati decaduti da un precedente incarico per
violazione degli obblighi di trasparenza. Chi vincee chi "salta". Saranno le Regioni a nominare i dg
pescando nell'elenco nazionale dopo un avviso pubblico (anche sul proprio sito) del posto "in gara". La
valutazione dei candidati la farà una commissione locale, che indicherà una rosa di nomi (non meno di 3,
non più di 5) tra cui scegliere il candidato con i «requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche»
dell'incarico. La discrezionalità non mancherà, certo. I punteggi non saranno resi noti. Ma i curricula dei
pretendenti, quelli sì. Con la nomina le Regioni assegneranno (aggiornandoli) obiettivi di salute e e di
funzionamento dei servizi , obiettivi di trasparenza. L'incarico non potrà durare meno di tre o più di 5 anni,
Salvo decadenza o mancata conferma. Dopo 2 anni la Regione valuterà - un decreto definirà regole e
procedure uniformi di valutazione - i risultati e se sono stati centrati o meno gli obiettivi . Decadenza
immediata - dopo un contraddittorio - se l'esito è negativo. E rimozione senza scampo, immediata, per gravi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Consiglio dei ministri. Approvato definitivamente il decreto di riordino previsto dalla riforma Madia
29/07/2016
Pag. 34
diffusione:149769
tiratura:200828
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
disavanzi, violazione «manifesta» di legge e del «buon andamento e di imparzialità» o ancora di mancata
trasparenza. Chi sbaglia paga, è la parola d'ordine. Magari si applicasse sempreea tuttii livelli, anche politici
perchè no.
IL METODO
La nomina spetterà alle Regioni: scelta nel «registro» nazionale dopo la pubblicazione di un avviso
Le principali novità 01 L'ELENCO NAZIONALE Viene istituito presso il ministero della Salute, aggiornato
con cadenza biennale e valido per 4 anni. A definire l'elenco una Commissione ad hoc 03 VERIFICA
BIENNALE Dopo due anni dalla nomina ci sarà la verifica sull'effettivo o raggiungimento degli obiettivi di
salute e di funzionamento dei servizi definiti nel quadro della programmazione regionale scatterà a 24 mesi
dalla nomina di ciascun direttore generale 02 L'IDENTIKIT I candidati dovranno avere meno di 65 anni,
comprovata esperienza dirigenziale, almeno quinquennale, nel settore sanitario o settennale in altri settori,
maturata nel pubblico o nel privato. Il punteggio massimo sarà 100, minimo 75 04 DECADENZA
IMMEDIATA In caso di esito negativo della verifica regionale scatterà la decadenza immediata - dopo
contraddittorio - del direttore generale di Asl o ospedale 05 I CRITERI DEI GIUDIZI I criteri sulla base dei
quali «giudicare» l'operato del dg saranno fissati in un Accordo Stato Regioni, in modo da renderli uniformi
per tutte le Regioni 06 LE PRIORITA' Priorità sarà data a efficienza e sicurezza dei servizi sanitari, rispetto
degli obiettivi economico-finanziari, garanzia sui Lea, anche attraverso la riduzione delle liste di attesa e la
puntuale e corretta trasmissione dei flussi informativi, adempimento degli obblighi in materia di trasparenza,
soprattutto in tema di bilancio e costi del personale
29/07/2016
Pag. 1
diffusione:226066
tiratura:334292
Il paziente italiano e la cura della Ue
FRANCESCO MANACORDA
QUESTA sera tra Londra, Francoforte, Siena e Roma sarà in corso un confronto che avrà effetti su tutti noi.
A PAGINA 33 QUESTA sera alle dieci, mentre molti italiani si staranno godendo l'inizio di un fine settimana
estivo, in alcune stanze tra Londra, Francoforte, Siena e Roma sarà in corso un confronto che, nonostante
il linguaggio da iniziati lo renda difficilmente comprensibile, avrà effetti su tutti noi. A Londra l'Eba, l'Autorità
bancaria europea, rilascerà allo scoccare delle 22 i risultati dello "stress test" sui principali istituti del
Continente. Che cosa siano gli "stress test" lo spiega la parola stessa: prove sotto sforzo, un po' come
quelle che si fanno sottoponendo un paziente all'elettrocardiogramma mentre corre sul tapis roulant. In
questo caso, ovviamente, trattandosi di banche il test somministrato da Londra sotto sforzo prevede una
situazione simulata di affanno non fisico ma finanziario: insomma - ci si chiede - che cosa succederebbe
agli istituti europei se la situazione dell'economia peggiorasse (ancora) sensibilmente? I risultati, per quel
che riguarda l'Italia, sono già noti: quattro grandi banche su cinque se la caverebbero bene, un'altra si
troverebbe con il fiatone e comincerebbe a inciampare. La banca che arranca è il Monte dei Paschi di
Siena, che come ama ricordare è l'istituto di credito più antico del mondo. Sarà che gli anni volano per tutti,
sarà che nel passato recente a Siena hanno ecceduto in stravizi creditizi, ecco però che Mps si ritrova
addosso una bella quantità di crediti che i suoi clienti fanno fatica a ripagare; quelli che in gergo si
chiamano "sofferenze". Un po' come se l'istituto avesse addosso tanto grasso superfluo che certo non aiuta
a correre sul tapis roulant. Tanto è vero che un paio di settimane fa altri medici - questa volta stanno a
Francoforte e si chiamano Bce - hanno ordinato a Siena di perdere nel giro di tre anni 10 miliardi di
sofferenze nette. In Italia, però, non vogliono lasciarsi prendere in contropiede. Appena questa sera i
puntigliosi esaminatori di Londra spiegheranno che il paziente senese è in cattiva forma, la stessa banca
Mps conta di annunciare a gran voce che sta molto meglio di quel che sembri: è pronta a levarsi di dosso
assai rapidamente dieci miliardi di sofferenze nette - un po' come si fa in quelle diete miracolose da sette
chili in sette giorni - e a farsi fare una bella iniezione di ricostituenti sotto forma di un aumento di capitale da
cinque miliardi di euro.
Sta trattando con la Bce per farlo, mentre ieri è spuntata anche una terapia alternativa, proposta da
Corrado Passera e di cui non si conoscono i dettagli. Meno crediti di cattiva qualità addosso e più soldi in
cassa sembra una ricetta sicura per il successo, ma ancora ieri sera gli uomini di Siena e i loro consulenti
stavano cercando chi si accollasse i rischi di quell'aumento di capitale: non è proprio facile trovare chi metta
a disposizione costosi ricostituenti se il futuro del paziente desta più di qualche preoccupazione.
Non è detto quindi che la soluzione sia positiva. Ma contiamo pure che Mps ce la faccia e che l'aumento di
capitale possa partire. Il governo spiegherà che è stata trovata una soluzione "di mercato", senza impiegare
fondi pubblici. Del resto è necessario che sia così perché se si usassero soldi pubblici per mettere in
sicurezza la banca, le regole europee applicate con rigore assoluto da un'ennesima equipe - questa volta la
Commissione di Bruxelles - prevederebbero che a pagare il conto fossero anche gli obbligazionisti
subordinati della banca. A Matteo Renzi questa formula non piace e si capisce perché: penalizzare gli
obbligazionisti di Mps significa esporsi al rischio che gli investitori stranieri considerino le nostre banche
poco affidabili; e poi un intervento con i soldi pubblici per la banca della sinistra toscana per antonomasia
metterebbe lo stesso Renzi di fronte non al rischio - ma alla certezza - di attacchi politici.
Se la soluzione di mercato per Mps passerà sarà un bene perché la banca riuscirà ad essere risanata
senza pesare sui conti pubblici e quindi su tutti i contribuenti. Ma è anche vero che i tentativi italiani di far
passare a Bruxelles una qualche sorta di aiuto pubblico per Siena - senza doversi sottoporre alle regole
che prevedono sacrifici anche per gli obbligazionisti - sono andati a vuoto.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LO SCENARIO
29/07/2016
Pag. 1
diffusione:226066
tiratura:334292
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Dunque, se in futuro ci sarà un'altra crisi bancaria il precedente istituito in questo caso prevede che non ci
possano essere aiuti di Stato, se non con la penalizzazione di chi ha obbligazioni n quella banca, e che si
debba procedere affidandosi al mercato.
Quello che si può sperare - quello che il governo e la Banca d'Italia sperano - è che risolto il caso Mps la
situazione delle altre grandi banche non richieda alcun tipo di intervento. Se in questi mesi le quotazioni dei
nostri gruppi creditizi sono scese a precipizio è stato per la paura di un contagio: la terapia finanziaria
imposta alla banca senese dovrebbe eliminare questo timore.
Altri dubbi restano. Sarà davvero un'operazione "di mercato"? Da un lato è vero che l'aumento di capitale
di Mps sarà garantito da una serie di banche private che - ovviamente sotto lauto compenso - si accollano il
rischio nel caso l'operazione non dovesse andare in porto. Dall'altra i crediti andati a male della banca
saranno rilevati da Atlante o dal suo successore Atlante 2, insomma da un fondo che vede forte
protagonista la Cassa Depositi e prestiti che ha come azionista il Tesoro e coprotagonisti una serie di altre
banche, assicurazioni e - da ultimo - fondi previdenziali di categoria che hanno deciso di muoversi anche a
fronte di un'insistente "moral suasion" di Palazzo Chigi: una soluzione da "economia mista", si potrebbe
dire. Sottoposti ai test dell'Eba che paiono abbastanza penalizzanti per le nostre latitudini, rimandati a casa
con le loro richieste dalla Commissione europea, costretti a dimagrimenti improvvisi dalla Bce, gli italiani si
confermano pazienti esemplari. Forse dovrebbero cercare anche di avere un peso maggiore tra i tanti
medici che, tra diagnosi e prescrizioni, si avvicendano al capezzale delle loro banche.
https://www.ecb.europa.eu https://www.olympic.org PER SAPERNE DI PIÙ
29/07/2016
Pag. 24
diffusione:226066
tiratura:334292
Farmaci , prezzi diversi per ogni regione
Un antitumorale nel Lazio si paga quattro volte di più che in Piemonte. La distribuzione di quelli ospedalieri
data in gestione alle farmacie private: così da Milano a Bari per lo stesso medicinale i costi variano. E di
molto Il caso virtuoso di Imperia dove la distribuzione diretta ora rischia il dietrofront
MARCO PREVE
GENOVA. Alla fin fine è come vendere tappeti al Gran Bazar. Dipende dalla capacità del compratore e
dalla tenacia del venditore. O forse è da sperare che sia solo per questo, e non per altre ragioni oscure, che
i farmaci salvavita e per patologie gravi in Italia, per le casse dello Stato, non abbiano lo stesso costo a
Milano, Siracusa o Perugia, ma siano differenti praticamente in quasi tutte le Asl disseminate per la
penisola. Si chiama "Distribuzione per conto" ed è la procedura con la quale il Servizio sanitario nazionale
delega alle farmacie private la distribuzione dei farmaci ospedalieri pagando una quota di spettanza, ossia
una tariffa per ogni confezione che viene consegnata al paziente.
L'alternativa a questo sistema è quello della distribuzione diretta: il paziente ritira il medicinale direttamente
dalla farmacia ospedaliera, che è pubblica e quindi non prevede nessun ricarico. Ma se il paziente abita in
una zona distante dal presidio pubblico? A Imperia, dove è attiva la sola distribuzione diretta, la Asl 1 aveva
trovato la soluzione. La dirigente dell'epoca, Mara Saglietto, aveva organizzato la consegna a domicilio per
1.500 cittadini. Era iniziato tutto nel 2002 e nel 2015 il risparmio per le casse dello Stato rispetto alla
"cessione per conto" era stato di un milione e 276mila euro che sarebbero diventati circa 6, secondo i
calcoli Asl, se il modello imperiese fosse stato allargato a tutta la Liguria. Non solo, i dati del ministero nel
2014 e 2015 indicavano la provincia di Imperia come quella con la spesa farmaceutica pro capite più bassa
della regione: 145,70 euro di media contro i 160,20 della Liguria e i 180,80 nazionali.
Ma ora l'assessore regionale ligure della sanità, la leghista Sonia Viale, ha deciso di cancellare
l'esperienza imperiese (sviluppatasi con la giunta di sinistra di Claudio Burlando ma nata quando il
presidente era Sandro Biasotti di Forza Italia). Fine della distribuzione diretta e ritorno alla formula in
convenzione con le farmacie private.
E qui si apre il dibattito. I sostenitori della "diretta" argomentano che anche con i costi - personale, mezzi della distribuzione domiciliare il risparmio è assicurato. E d'altra parte proprio grazie al suo progetto la Asl
di Imperia vinse nel 2010, ministro Renato Brunetta, il concorso nazionale "Premiamo i risultati", del
ministero della Pubblica amministrazione, e nel 2011, a Varsavia, il premio Eupan-European public
administration network.
Ma Federfarma, l'associazione nazionale delle farmacie presieduta da Annarosa Racca, sostiene l'esatto
contrario: «Grazie a noi maggior adesione alla terapia da parte dei pazienti.
Inoltre la "diretta" non consente all'amministrazione pubblica un monitoraggio continuo e immediato dei
consumi e la riduzione degli sprechi per forniture non utilizzate come cambio di terapia, decesso del
paziente e altro». Ma aldilà delle tesi contrapposte quello che stupisce è la selva di tariffe. Lo stesso
farmaco può essere pagato dallo Stato al farmacista il doppio, il triplo o anche il quadruplo a seconda di
alcuni parametri, ad esempio nel Lazio il farmacista incamera 20 euro per farmaci il cui costo è superiore ai
mille euro, ma per la stessa medicina il collega piemontese incasserà 5,50 euro.
«È effettivamente così ma dipende dagli accordi delle singole Regioni - è il commento di Federfarma -. È
urgente riportare omogeneità nel servizio farmaceutico, oggi molto differenziato sul territorio a seguito di
vari interventi che nel tempo hanno dato luogo a una eccessiva diversificazione delle regole, per altro
denunciata da Federfarma già da molti anni». Alcune differenze dipendono dallo sconto che alcune Regioni
o le singole Asl (anche in questo caso c'è completa deregulation) riescono a strappare contrattando
l'acquisto dei medicinali con le case produttrici, e questo aspetto influisce, o dovrebbe influire sulla quota
poi riconosciuta ai farmacisti distributori.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La salute
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Un tema che è solo apparentemente tecnico, e lo riconosce la stessa Federfarma attraverso un auspicio:
«Con la riforma della Costituzione la materia "tutela della salute" verrà riportata alla competenza nazionale,
superando i problemi posti dalla classificazione della salute come materia di competenza concorrente tra
Stato e Regioni».
Nell'attesa, però, lo Stato continua a pagare un servizio con una gamma di tariffe infinita.
Veneto
Molise tra
Basilicata
Lazio
Sardegna tra
Campania tra
Trento
Bolzano
15,5
7,5
7,8
6,3
4,5
8
Friuli Venezia Giulia tra
8,4
11,2
Val d'Aosta tra
7,02
Emilia Romagna
3,88
Umbria
7,68
5,5
Piemonte tra
4,9
4,5
11,6
Liguria tra
7,1
Puglia
Toscana
6,10
4,5
5,5
6,6
25
20
8,09
5,99
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Calabria
Sicilia
6,5
3,40
Lombardia tra
5,5
Il prezzo dei farmaci Costo a pezzo/confezione che lo Stato paga alle farmacie convenzionate per
distribuire ai pazienti i farmaci ospedalieri salvavita o per patologie gravi farmaci (principi attivi)
Darbepoietina (anti tumorale) Inter ferone (sclerosi multipla) cifre in euro e a seconda del fatturato e a
seconda del fatturato 5e a seconda del prezzo dei farmaci 6,5 per fatturati sopra i 280mila euro e a
seconda del fatturato 5,12 per farmacie rurali e a seconda delle diverse Asl 7,85 per le rurali e a seconda
del prezzo dei farmaci e a seconda dei pezzi distribuiti e a seconda delle diverse Asl per farmaci di prezzo
compreso tra 25 e 50 euro Si sale a per farmaci di prezzo superiore a 1.000 euro (30 euro per farmacie
rurali) ©RIPRODUZIONE RISERVATA www.salute.gov.it www.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
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"Sbagliato delegare ai privati la spesa va gestita dal ministero"
(m.p.)
GENOVA. «Delegare ai privati la distribuzione di farmaci salvavita non solo è economicamente
svantaggioso ma rischia di compromettere anche il monitoraggio della spesa. È il ministero che deve
occuparsene».
Mara Saglietto, oggi in pensione, dopo aver inventato la "diretta" a Imperia venne chiamata a
razionalizzare la spesa farmaceutica della Regione Liguria. Il procuratore capo della Corte dei Conti Ermete
Bogetti, nel 2015 disse di lei: «Il suo apporto è stato determinante per consentire alla Liguria di risparmiare
360 milioni dal 2008 al 2014».
Dottoressa, perché questo ventaglio di tariffe per lo stesso farmaco? «Perché lo Stato ha demandato alle
Regioni quello che dovrebbe essere un suo compito primario. La spesa farmaceutica deve essere gestita a
livello centrale. Altrimenti si perde il controllo dei farmaci».
Perché? «Le singole farmacie per ragioni di privacy non hanno accesso alle banche dati degli assistiti, dei
medici di famiglia, degli ospedali o dell'Aifa, l'Agenzia del farmaco. Solo chi ha le banche dati, ovvero le
strutture pubbliche, può tracciare il farmaco». Altrimenti? «Può accadere che un farmaco molto costoso
grazie a una doppia prescrizione venga prelevato in due farmacie per poi essere rivenduto sul mercato
nero. Solo la farmacia ospedaliera può avere il controllo sulle confezioni».
Foto: Solo chi ha le banche dati, cioè le strutture pubbliche, può tracciarli.
Così si perde il loro controllo
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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L'INTERVISTA / LA DOTTORESSA MARA SAGLIETTO
29/07/2016
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Così il Sardex conquista l'Italia
La valuta complementare nata a Cagliari sbarca sul Continente. Dopo aver rilanciato l'economia locale. E
ora viene studiata in tutto il mondo, Onu compresa. Ecco i segreti del suo successo
Alessandro Gilioli
QUANDO IN CAMPAGNA ELETTORALE Virginia Raggi parlò del "modello Sardex", il suo rivale Roberto
Giachetti ironizzò che il M5S voleva "tornare al baratto". Non sapeva, il candidato del Pd, che negli stessi
giorni sul Sardex stava investendo uno dei maggiori venture capitalist italiani, Innogest, insieme a una
banca storica come Sella e al ministero dell'Economia, attraverso Invitalia: tutti e tre nuovi soci dell'azienda
di Serramanna (Cagliari), ap pena trasformata in Spa. Mentre Bankitalia ne invita i fondatori a convegni
pubblici e incontri riservati, i commissari Ue li chiamano a Bruxelles per capire come hanno fatto, le Nazioni
Unite gli richiedono progetti per lo sviluppo in Africa e America latina. Altro che "baratto", insomma: il
Sardex sembra ogni giorno di più un anticorpo al virus del credit crunch che sta ammazzando l'economia in
mezzo mondo. Per defnire correttamente il Sardex bisogna anzitutto capire che cosa non è: non è una
moneta virtuale (tipo Bitcoin) e non è un'alternativa all'euro. Si tratta invece di un sistema di misura e di
scambio di debiti e crediti interno a un circuito di aziende, fondato sul principio che se qualcuno produce
beni o servizi con un potenziale mercato da parte di altre aziende del circuito, questo è già di per sé un
valore, indipendentemente dalla liquidità; quindi il cir cuito può generare ricchezza prima che si materializzi
il denaro. Detta diversamente: i fratelli Cherchi, formag giai, hanno un modesto bancone di ottimi prodotti in
provincia. Vorrebbero ingrandirsi ma non hanno capitale. Chiedono quindi di entrare nel circuito Sar dex,
dove vengono ammessi dopo che i gestori hanno verifcato che i loro prodotti hanno un potenziale di vendita
tra le altre aziende del circuito (es.: ristoratori e simili). A quel punto la camera di compensazione del
circuito mette a disposi zione dei fratelli Cherchi una quantità di crediti Sardex pari a 25 mila euro. Non
essendo il Sardex una valuta convertibile ma un'unità interna al circuito, i formaggiai possono spendere il
loro credito di 25 mila Sardex solo dentro il circuito stesso: dove cercano e trovano un'azienda che offre
loro un banco refrigeratore con cui possono iniziare a vendere formaggi anche al mercato centrale di
Cagliari. Ne con segue un aumento di fatturato, parte del quale avverrà in Sardex, essendo i loro prodotti
acquistati, come previsto, anche dai ristoratori interni al circuito. Nel giro di poche settimane, i Sardex
incassati dai fratelli Cherchi vendendo formaggi agli altri iscritti superano i 25 mila di debito inizialmente
contratto. Insomma il loro conto Sardex va in positivo. Quindi con i Sardex ricavati (e-o richiedendo nuovi
crediti) possono fare nuovi investimenti produttivi, sempre usando come fornitori e clienti aziende inter ne al
circuito. E così via, potenzialmente, all'infnito. Punto fondamentale del meccanismo: ogni debito-credito è a
interessi zero. In questo modo chi ha il conto Sardex in attivo non è stimolato ad accumulare (i Sardex fermi
non servono a niente) ma a spendere: anche perché maggiori sono le spese che si fanno in Sardex
anziché in euro, più si saranno risparmiati euro con cui poi pagare tasse e dipendenti. Per contro, chi è
"sotto" in Sardex ha interesse ad andare in pari offrendo i propri beni o servizi, perché altrimenti dopo un
anno il suo debito verso la camera di compensazione del circuito passa in euro (cosa che in realtà capita
raramente, per ché i broker del gestore aiutano gli iscritti in rosso a trovare mercato interno). La spinta
contrapposta (creditore che vuole spendere, debitore che vuole ripa gare i suoi debiti in beni o servizi) fa
tendere tutti verso lo zero, ma soprattutto libera la liquidità e stimola il meccanismo di compravendite,
quindi aumenta fatturati: fa girare l'economia, insomma. È forza anticiclica rispetto a recessione e
stagnazione. Infatti il Sardex ha una velocità di circolazione di oltre sei volte superiore a quella dell'euro.
Ovviamente la non convertibilità delle unità Sardex impedisce che vi siano "banconote" o altri pezzi di carta
al portatore (cosa che tra l'altro sarebbe ai limiti della legge): ogni transazione av viene elettronicamente, su
computer o app, e ogni acquisto può essere fatto solo da chi ha ottenuto crediti dal circuito e-o ha venduto
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Idee anti-crisi
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beni in Sardex. Il fatto che le unità siano digitali non signifca tuttavia che siano "virtuali": l'accettazione nel
circuito Sardex infatti è subordinata alla vendibilità dei prodotti agli altri iscritti. Se, poniamo caso, una ditta
producesse astronavi e nes sun'altra azienda del circuito fosse interessata ad acquistare astronavi, la
richiesta di iscrizione verrebbe rifutata. Oggi Sardex ha circa 4.000 partite Iva iscritte nell'isola, più altre
3.000 divise nelle altre 11 regioni in cui la piattaforma sta estendendosi, attraverso controllate o partecipate
(ad esempio Tibex nel Lazio, Linx in Lombardia, Liberex in Emilia etc). Il modello di business della società
Sardex.net è basato sull'abbo namento annuale che ogni partita Iva paga per far parte del circuito: non c'è
alcuna fee sulle transazioni, perché questa disincentiverebbe le compravendite. In media entrano in circuito
un centinaio di nuove aziende al mese. Ne sono uscite 200 in tutto da quando Sardex esiste, cioè dal 2010.
La case history dei fratelli Cherchi, proposta poco sopra, non è solo esemplifcativa ma anche reale:
Michele, 40 anni, padre di due gemelli e ogni mattina al bancone del mercato coperto di Cagliari, spiega
che l'ingresso nel circuito è avvenuto due anni fa e ha permesso l'upgrade da Monserrato al capoluogo. La
sua soddisfazione non è solo per l'aumento del fatturato, ma anche per il rapporto umano diretto e continuo
con i broker del circu ito, che diventano quasi dei tutor nell'espansione del loro mercato. Come Michele
Cherchi, così quasi tutti gli altri iscritti a Sardex sono i migliori "ambassador" dell'idea tra gli altri
imprenditori, non solo perché comunicano la propria esperienza positiva ma anche perché hanno interesse
ad ampliare il giro, aumentando così potenziali fornitori e clienti. Il panorama degli iscritti al circuito, per
quanto fondato al 90 per cento da Pmi, è variegato. Si va da Tiscali, la compagnia telefonica, al coltellaio
Saddi Pier Giacomo, ex detenuto che durante gli arresti domiciliari si è specializzato nel produrre lame
artigianali con splendidi manici in corno di montone: oggi che si è messo alle spalle il passato, Saddi e la
sua Knife Sardinia fatturano vendite per 50 mila euro annui, di cui quasi metà in Sardex, con i quali l'ex
fuorilegge si è comprato anche i pannelli solari e il condizionatore per il suo laboratorio di Sinnai, un quarto
d'ora da Cagliari. In mezzo, tra due estremi come Tiscali e il signor Saddi, ci sono realtà dell'hi-tech come
l'azienda di domotica ed energie rinno vabili Ucnet di Elmas, 35 dipendenti, 2,5 milioni l'anno di fatturato: il
suo fondatore Ugo Concu ha speso il primo fdo di 7.000 Sardex interamente in pubblicità e marketing ed è
rientrato del debito in una settimana, vendendo i suoi servizi agli altri iscritti. Oppure c'è Ivano Quarantiello,
proprietario del colorifcio Ri mar (fondato nel 1970 dal calciatore Angelo Domenghini): fattura un milione di
euro l'anno, con le prime 10 mila unità di debito ha ripristinato un macchinario industriale, oggi fa girare
circa 40 mila Sardex l'anno e ci paga di tutto, dalla bolletta del telefono (Tiscali) alla cancelleria, dallo
smaltimento rifuti ai fornitori di bitume, dalle parcelle dell'avvocato a quelle del commercialista; vendendo
ovviamente le sue vernici agli altri iscritti del circuito. «Zero recupero crediti, zero ritardi nei pagamenti, zero
commissioni bancarie, zero interessi, zero fdeiussioni: insomma zero rotture di scatole», sintetizza
Quarantiello. Unica spesa in euro a ogni fattura in Sardex: l'Iva, che viene ovviamente versata in valuta
reale allo Stato. La presenza nel circuito di tante ditte individuali ha gradualmente fatto uscire il Sardex dal
solo scambio nel mercato aziendale. Insomma, sempre più persone lo usano per fare la spesa o simili.
Come Manuela Statzu, agente di commercio con partita Iva, che da qualche azienda si fa pagare gli onorari
anche in Sardex e ora usa i suoi crediti davvero per tutto: afftto, dentista, estetista, ottico, abbigliamento,
veterinario e pure crocchette per il gatto. Il suo entusiasmo per il progetto la porta a partecipare anche alle
ini ziative sociali e culturali del circuito, come gli AperiSardex, che ovviamente avvengono nei locali
convenzionati dove si paga in Sardex anche il Vermentino. L'estensione al mercato consumer sta insomma
avvenendo in modo quasi natu rale, ma i fondatori di Sardex.net stanno per formalizzarlo a partire dal
prossimo ottobre: chi non ha partita Iva e quindi non ha nulla da vendere al circuito, potrà ottenere Sardex
come se fossero dei punti premio del supermercato, cioè facendo acquisti (in euro) da aziende iscritte, per
poi spenderli nel circuito. Ma anche questo, così come la possibi lità di scambiarsi beni o servizi da una
regione all'altra attraverso l'intercircuito (Sardex per Tibex, ad esempio) è un passaggio che l'azienda di
Serramanna vuole fare in modo molto graduale, un po' per l'esigenza di mantenere stabile l'equilibrio
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virtuoso che fnora ha consentito la crescita un po' per preservare il telaio culturale e ideale che ha costituito
fn dall'inizio la cornice del tutto: in fondo Sardex nasce da quattro ragazzi di ritorno dal continente e
dall'estero, desiderosi di dare una mano alla mi croimprenditorialità locale strozzata dalla crisi di liquidità. E
dietro il progetto ci sono rifessioni anche di ordine politico, seppur in senso lato, che portano uno dei
founder - Carlo Mancuso - a citare il concetto di "intelligenza connettiva" (Derrick de Kerckhove) e a
ispirarsi alla teoria dei giochi a somma positiva di John Nash, spiegando che «Adam Smith è superato e le
comunità saranno la nuova valuta». Per un altro del nucleo storico di Sardex, Franco Contu, «non si può
capire davvero Sardex se non si fa propria l'idea che il valore del denaro non sta nell'accumulo ma nella
circolazione, mettendo al centro dei rapporti la fducia e la reciprocità: chi fa parte del circuito è dentro
anche per par tecipare a un processo di cambiamento collettivo e sullo sfondo c'è l'obiettivo di riscrivere un
patto sociale». E, ancora, il cofondatore Giuseppe Littera insiste sul fatto che «con Sardex è stato creato un
modello umano prima ancora che economico», e il riferimento è anche al fatto che - lungi dall'essere una
semplice piattaforma informatica - Sardex è una rete di relazioni "de visu", compresa quella dei broker che
facilitano gli interscambi e hanno una contiguità ininterrotta con il territorio, con i piccoli impren ditori e le
loro quotidiane diffcoltà. Di qui anche i progetti sociali di Sardex, che si declinano nell'elaborazione di
modelli per i Paesi in via di sviluppo ma anche nell'offerta ai Comuni italiani di sistemi di sostegno delle
fasce di povertà estrema attraverso lo stesso principio: invece di cash, le istituzioni possono dare a chi è in
grave diffcoltà un conto in unità di credito spendibile solo in un circuito di beni realmente utili (alimentari,
farmacie etc) e non al videopoker o al negozio di superalcolici. Allo stesso modo, il know-how su cui è
basato il circuito può tornare utile in altri contesti: ad esempio, Littera e gli altri hanno elaborato un progetto
per superare le lungaggi ni di pagamento da parte della pubblica amministrazione e per rilanciare la piccola
impresa nella realtà europea dove il denaro è più fermo, cioè la Grecia. Si tratta, in questi casi, di modelli
che Sardex non gestirebbe ma offre chiavi in mano al pubblico, perché ora quella di Serra manna è
comunque una Spa, con i suoi azionisti, i suoi proftti, i suoi dipendenti (una sessantina in tutto, tra broker,
softwaristi e altro). E, da gennaio, c'è anche un nuovo direttore generale con esperienze che mancavano ai
fondatori, Nicola Pirini, il cui com pito sarà quello di traghettare Sardex da esperimento locale a realtà
nazionale e internazionale - ci sono già contatti in Inghilterra e in Spagna - fno all'obiettivo del collocamento
in Borsa che Pirini pianifca «entro il quinquennio, probabilmente non a Milano ma all'estero». Una public
company, nell'idea dei fondatori, che abbia come principali azionisti gli stessi iscritti ai circuiti. Un sogno?
Può darsi. «Ma», dice Littera, «anche il nostro modello di crediti e scambi win-win era considerato
un'utopia. Ed è questa la nostra vera sfda: dimostrare che l'economia collaborativa e basata sulla fducia
funziona meglio di quella avida e fondata sull'accumulo. Una verità basata sui fatti, sui dati, sull'esperienza.
Un po' come quando qualche secolo fa qualcuno disse che no, la Terra non è piatta, anche se si era
sempre creduto così». foto di Alessandro Toscano
NEL CIRCUITO SONO ENTRATE 4.000 AZIENDE DELL'ISOLA E ALTRE 3.000 DALLA LOMBARDIA
AL LAZIO. TRA I NUOVI SOCI, ANCHE IL GOVERNO ATTRAVERSO INVITALIA
Foto: Sopra: i fondatori di Sardex. A sinistra: Serramanna, il paese vicino a Cagliari dove ha sede l'azienda
nata nel 2010
Foto: A sinistra: la sede di Sardex. In alto: Giuseppe Littera, uno dei fondatori, oggi nel consiglio di
amministrazione
29/07/2016
Pag. 17
diffusione:40070
tiratura:76507
Bracco: da 90 anni innovazione al servizio della salute
Il Gruppo guidato da Diana Bracco, leader nella diagnostica per immagini, opera in 100 paesi con un
fatturato consolidato di 1,3 miliardi di euro e 3.400 dipendenti
Il nome Bracco è legato a farmaci usati da generazioni di italiani: basti pensare al Cebion. In realtà, pochi
conoscono l' importanza di quest'azienda familiare italiana nella Ricerca & Innovazione in campo
farmaceutico e la sua dimensione internazionale. Costituito nel 1927 a Milano da Elio, nonno dell'attuale
Presidente e Amministratore Delegato Diana Bracco, il Gruppo è protagonista nel campo delle scienze
della vita con 3.400 dipendenti e un fatturato consolidato di 1,3 miliardi di euro, di cui ben l'81% è realizzato
sui mercati esteri. Il primo mercato dell'azienda, che opera in 100 Paesi ed è un leader globale nella
diagnostica per immagini, sono gli Stati Uniti e il secondo è la Cina. Oggi nel mondo un esame diagnostico
a raggi x su tre è eseguito con mezzi di contrasto Bracco. Un grande traguardo per un'impresa italiana che
opera in un settore tecnologicamente all'avanguardia, competendo con colossi internazionali come General
Electric. La controllata Bracco Imaging, guidata da Fulvio Renoldi Bracco, esponente della quarta
generazione della famiglia, vanta un ampio portafoglio di prodotti e soluzioni per tutte le modalità
diagnostiche: Tomografia Computerizzata, Angiografia e Angio-Cardiografia, Risonanza Magnetica (MRI),
Ultrasuoni (US), Medicina Nucleare (NI). L'offerta Bracco nei mezzi di contrasto è integrata dalle
strumentazioni e dalle soluzioni per la diagnostica realizzate da Acist, società statunitense del Gruppo.
R&S, PER CRESCERE NEL MONDO La chiave del processo di internazionalizzazione è stata
l'innovazione, fondamentale per conquistare i mercati mondiali grazie a prodotti frutto di una costante
attività di ricerca, vero fil rouge della storia di Bracco. La ricerca Bracco ha sviluppato numerosi principi
attivi - a cominciare dallo Iopamidolo - per mezzi di contrasto che hanno cambiato la diagnostica mondiale.
«Resto convinta che fare ricerca sia il lavoro più bello del mondo, anche se è al tempo stesso il più difficile
per l'incertezza dei risultati ai quali si tende», afferma Diana Bracco, che è stata per molti anni
Vicepresidente di Confindustria per R&I e che recentemente ha guidato come Presidente Expo 2015 Spa.
«Fare innovazione è una sfida ardua anche per gli imprenditori. Dietro prodotti innovativi c'è una cultura,
una sorta di credo che l'imprenditore deve avere per superare le difficoltà quotidiane e non scoraggiarsi
mai. La ricerca è un'attività complessa che richiede multidisciplinarietà, lungimiranza, risorse e costanza nel
tempo». Oltre all'imaging il Gruppo Bracco è storicamente attivo in Italia anche nella commercializzazione
di prodotti farmaceutici etici e OTC. Nel catalogo sono presenti sia molte specialità mirate a una selezionata
gamma di patologie gastrointestinali, neurologiche, endocrinologiche e cardiovascolari, con farmaci a
marchio proprio o su licenza, sia prodotti da banco e altre specialità come integratori alimentari, nutraceutici
e cosmetici reperibili in farmacia. Il gruppo Bracco è anche attivo nel campo dei servizi per la salute
attraverso il Centro Diagnostico Italiano di Milano. I punti di forza di Bracco rimangono l'attenzione al
paziente e ai bisogni clinici dei medici, la qualità e l'unicità dei prodotti e una lunga storia fatta di serietà,
discrezione, italianità e solide radici familiari. I nuovi traguardi nella diagnostica ecografica La bussola del
Gruppo Bracco è saldamente orientata ai bisogni clinici dei medici e dei loro pazienti. L'obiettivo è sempre
stato quello di rendere fruibile l'innovazione, cioè portare nella pratica clinica quotidiana la tecnologia che
dimostri di poter fornire un reale vantaggio nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura delle malattie. Tra
l'altro, l'ingresso della medicina nell'era della genomica ha avviato ormai un nuovo, inarrestabile processo
nella capacità di fornire soluzioni ai problemi di salute della società. L'evoluzione della diagnostica per
immagini permetterà ad esempio di eseguire una diagnosi sempre più personalizzata e di conseguenza di
scegliere una terapia molto più mirata alle esigenze del paziente. Dopo i successi legati alla scoperta dello
Iopamidolo, nel corso del tempo la Ricerca Bracco ha vinto altre sfide sviluppando numerosi principi attivi
per mezzi di contrasto impiegati nell'imaging diagnostico. Ad esempio nel 1998 ha sviluppato un mezzo di
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Industria del farmaco /Inserto a cura di Gaetano Belloni Testi di Chiara Cantoni e Tommaso Marchi
29/07/2016
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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contrasto per procedure RM a base di gadobenato di dimeglumina che ha rappresentato un significativo
miglioramento rispetto a prodotti già esistenti sul mercato. All'inizio degli anni Duemila, poi, è stato messo a
disposizione della medicina un mezzo di contrasto per ultrasuoni basato su microbolle di esafluoruro di
zolfo. Le innovative microbolle si distribuiscono in tutto l'organismo con sicurezza ed efficacia permettendo
diagnosi altrimenti impossibili.
Una struttura produttiva internazionale Pur essendo un'azienda internazionale, i più importanti
insediamenti produttivi di Bracco sono a Ceriano Laghetto e a Torviscosa in Friuli, dove Bracco ha
realizzato un'operazione di archeologia industriale e di rilancio che ha salvato uno degli storici siti produttivi
della chimica italiana. Il Gruppo ha poi stabilimenti anche in Germania, Canada, Svizzera, Giappone e
Cina, Paesi questi ultimi dove è presente con due consolidate joint venture: Bracco Eisai e Bracco Sine. I
Centri di Ricerca sono a Ivrea, Ginevra, Minneapolis e Princeton. Negli Stati Uniti, tra l'altro, c'è il centro
mondiale della ricerca clinica, che si confronta con la FDA, Food and Drugs Administration. Nel marzo
2016, tra l'altro, la FDA ha approvato la versione americana del mezzo di contrasto per ultrasuoni Bracco,
che era già presente con successo in 39 paesi. Del Gruppo Bracco non è stato solo un grosso traguardo
dal punto di vista «regolatorio», ma può rappresentare un nuovo volano di crescita. Tutti i dati e le
informazioni contenuti nel presente focus sono stati forniti dall'azienda, che ne garantisce la correttezza e
veridicità, a soli fini informativi
Foto: Diana Bracco, Presidente e Ad del Gruppo Bracco
29/07/2016
Pag. 18
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tiratura:76507
La R&S traina lo sviluppo La burocrazia è un ostacolo
Molte luci e qualche ombra nell'analisi del mercato tracciata dal presidente di Farmindustria Massimo
Scaccabarozzi
Grande soddisfazione per i risultati di un comparto trainante del sistema economico italiano e qualche
spunto critico su temi caldi quali il payback. Massimo Scaccabarozzi, al terzo mandato come presidente di
Farmindustria, tiene innanzitutto a sottolineare i risultati di un settore che produce e fa innovazione. «Dal
Rapporto presentato a giugno emerge innanzitutto il ruolo della farmaceutica nello sviluppo economico del
paese. Contiamo in Italia ben 174 fabbriche: la produzione ha raggiunto livelli record, crescendo del 5%
nell'ultimo anno e dell'11% nell'ultimo quinquennio, in netta controtendenza rispetto alla media
manifatturiera, calata del 7%. Abbiamo dato un contribuito importante al Pil, l'export ha fatto segnare un
vero e proprio boom, confermandosi una leva fondamentale per la crescita delle nostre imprese». Accanto
alla produzione, l'altra voce fortemente positiva è l'innovazione: tra le imprese a capitale italiano, quelle
farmaceutiche (pari al 40% contro il 60% di aziende a capitale estero, ndr) si distinguono per un valore
aggiunto e investimenti in produzione e R&S per addetto assai superiori alla media dell'industria
manifatturiera. «Nel 2015 abbiamo investito 1,4 miliardi solo in ricerca e sviluppo, ovvero il 15% del valore
aggiunto del settore, più di dieci volte la media nazionale. E possiamo diventare un hub per gli studi clinici».
Ovvio che da qui passino i futuri successi della farmaceutica, sempre più impegnata a livello internazionale
nella messa a punto di prodotti ad alto tasso di innovazione. Non mancano le criticità: un «cahier de
doléances» che il presidente di Farmindustria non esita a squadernare: «Ci sono almeno tre aree su cui
occorre intervenire con decisione. Innanzitutto, siamo un settore industriale sottoposto al sistema dei tetti di
spesa, che obbliga le imprese farmaceutiche a ripianare la spesa in eccedenza. Un altro problema è
l'accesso all'innovazione. Siamo un paese appesantito da vincoli burocratici e duplicazioni di adempimenti
regionali e locali: basti pensare che da quando un farmaco è approvato a quando entra nel prontuario
regionale può passare più di un anno: inaccettabile sia per i pazienti, sia per chi investe in innovazione.
Infine, in Italia la spesa farmaceutica nell'ultimo quinquennio è diminuita dello 0,3% e nel solo 2015 la
spesa pubblica farmaceutica pro capite è stata del 30% inferiore a quella Ue, anche perché i farmaci da noi
costano meno rispetti ai maggiori paesi europei. Tutto questo non incentiva l'innovazione e gli
investimenti».
Foto: Secondo Massimo Scaccabarozzi, quest'anno il payback costerà alle imprese farmaceutiche 1,2
miliardi di euro
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Industria del farmaco /Inserto a cura di Gaetano Belloni Testi di Chiara Cantoni e Tommaso Marchi
29/07/2016
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Il parlamento è con Anpci
Nasce l'intergruppo Amici dei piccoli comuni
Deputati e senatori si schierano con l'Anpci. E stringono un'alleanza trasversale e bipartisan per vigilare in
parlamento su norme ed emendamenti in modo che non ledano l'autonomia dei piccoli comuni. È questa la
ratio che ha portato il 19 luglio scorso a Roma alla costituzione dell'Intergruppo parlamentare dei piccoli
comuni a cui hanno aderito per il momento una quarantina tra deputati e senatori di tutte le forze politiche.
L'iniziativa è stata presentata nel corso dell'incontro promosso dall'Anpci il cui titolo («Piccoli Comuni
problema o risorsa per l'Italia?») spiega bene il grande equivoco che si sta vivendo in questo momento in
Italia sul ruolo dei mini-enti. Sempre più essenziale per la vita economica e sociale del paese, per la
salvaguardia del territorio, per la prevenzione del dissesto idrogeologico, per la tutela del patrimonio di
tipicità su cui si fonda tutto il made in Italy, eppure continuamente al centro di attacchi da parte della politica
nazionale, ormai convinta che l'unica strada di sopravvivenza per i piccoli comuni sia quella, spesso senza
ritorno, dell'associazionismo forzoso attraverso unioni e fusioni. «Non accettiamo lo spreco di denaro
pubblico per unioni e fusioni, ma vogliamo libertà di associazionismo e libertà di costituire convenzioni, con
la possibilità da parte dei sindaci dei piccoli comuni di valutare caso per caso in funzione delle specifi cità
del territorio e delle persone che vi vivono le scelte più opportune per gestire al meglio i servizi in
applicazione dei costi standard», ha osservato la presidente dell'Anpci, Franca Biglio nella sua relazione
introduttiva davanti a una folta platea di sindaci, amministratori, segretari comunali, dirigenti locali e
operatori dei media. Alla platea di sindaci che ha gremito la Sala della Regina di Montecitorio, deputati e
senatori hanno spiegato le ragioni che li hanno portati ad abbracciare la causa dell'Anpci. Fabrizio Di
Stefano, deputato di Forza Italia e promotore della nascita dell'Intergruppo, ha rimarcato che deputati e
senatori si schierano con l'Anpci perché i piccoli comuni sono una grande risorsa per la vita economica e
sociale del paese. E soprattutto hanno bilanci virtuosi, cosa che spesso non può dirsi per altri settori dello
stato. Il senatore Paolo Arrigoni (Lega) ha rivendicato di «essersi impegnato a dire, in tutte le fasi della
legislazione, no alle fusioni anche contro l'ipotesi di indirizzi diversi del suo partito». Mentre Patrizia Terzoni
(M5S) ha evidenziato l'importanza della proposta di legge Realacci-Terzoni per la salvaguardia dei piccoli
comuni, all'esame del parlamento, soprattutto nella parte in cui assegna maggiori risorse finanziarie da
parte dello stato ai mini-enti per scongiurare il fenomeno dello spopolamento, la morte di intere zone del
Paese, la cancellazione dei servizi, il peggioramento della qualità della vita. È poi intervenuto il
parlamentare cuneese Mino Taricco (Pd) che ha ribadito la sua ferma contrarietà a ogni forma di fusione
forzata. Tuttavia, secondo Taricco, è indispensabile interrogarsi su come, mantenendo le identità dei piccoli
comuni, si possano ottenere due fi nalità fondamentali: il contenimento della spesa e la garanzia della
qualità dei servizi ai cittadini. Sono anche intervenuti il presidente nazionale di Federanziani, Roberto
Messina, e il vicepresidente del Sindacato unitario farmacie rurali, Luigi Sauro. Il primo ha invitato a
raccogliere le firme per un'eventuale proposta di iniziativa popolare che miri a chiedere l'abrogazione di
tutte quelle norme che non consentono più ai piccoli comuni di esercitare il loro importante ruolo in qualità
di istituzione più vicina al cittadino. Tra queste la legge Delrio (n. 56/2014) che prevede unioni obbligatorie
legate a una soglia di abitanti tale da renderla di impossibile applicazione. Luigi Sauro ha invece
sottolineato che tra i servizi minimi alla persona va annoverato anche quello che riguarda l'assistenza
territoriale H24 anziché H16, nonché l'assistenza farmaceutica nei piccoli comuni, oggi serviti da 6 mila
farmacie che possono lavorare soltanto se tutelate dal governo centrale e, soprattutto, fi nanziate dalle
regioni a cui spetta erogare sussidi alle farmacie rurali in modo da integrare il loro reddito che altrimenti
sarebbe da fallimento. Dopo gli interventi dei sindaci e dei segretari comunali, è toccato al ministro degli
affari regionali, Enrico Costa, tirare le fi la della discussione. Il ministro ha preso un impegno formale: «non
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Il ministro Costa promette: nessun obbligo di fusione per i mini-enti
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possiamo accettare nessuna legislazione né statale né regionale che obblighi i piccoli comuni alle fusioni.
Le forme associative debbono essere libere e saranno i piccoli comuni, con i sindaci in testa, a trovare la
convenienza delle aree omogenee e, all'interno di queste, vedere che cosa mettere insieme, anche poche
funzioni, distinguendo tra funzioni e servizi». Costa ha anche parlato del braccio di ferro in corso tra
ministero e Poste Italiane per la chiusura di 441 uffi ci postali e la distribuzione della corrispondenza a
giorni alterni nei piccoli comuni. Della questione si occuperà presto la Corte di giustizia Ue dopo la richiesta
di parere sollevata dal Tar Lazio. Il ministro, infine, si è impegnato a far sì che le regioni mettano a
disposizione dei comuni più piccoli spazi fi nanziari inutilizzati (si veda ItaliaOggi del 20/7/2016). I
parlamentari amici dei piccoli comuni hanno suggellato l'appartenenza all'Intergruppo apponendo al risvolto
della giacca la spilla con il logo dell'Anpci, offerta dal presidente di Confi ndustria Cuneo, Franco Biraghi. La
presidente Biglio ha chiuso i lavori ringraziando l'onorevole Di Stefano per la costituzione dell'Intergruppo e
il ministro Costa per gli impegni assunti, oltre che per aver consentito che l'Anpci tornasse ad assistere ai
lavori della Conferenza unifi cata anche solo in qualità di uditori.
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Antitumorali ed epatite, come spendere di più e far felici i farmacisti
FERRUCCIO SANSA
Faceva risparmiare un milione l ' an no alla casse regionali portando le medicine a casa dei malati. Lo dice
la Corte dei Conti, lo ribadisce l ' univer sità di Ferrara. Quindi? Il servizio va soppresso, per la gioia dei
farmacisti. Succede in Liguria, mentre ogni regione decide di testa sua, così la stessa medicina ha un costo
diverso. Mica spiccioli, parliamo a volte di decine di euro per milioni di confezioni l ' anno. Fanno centinaia
di milioni di euro in Italia. Alla Asl 1 di Imperia c ' è chi non l ' ha ingoiata: da anni conducevano un progetto
pilota per Liguria e Italia. Risparmiavano un milione l ' anno. E invece si è deciso di cancellare l '
esperimento. Di che cosa stiamo parlando? Dei farmaci del Pht, il prontuario ospedale (H) territorio (T).
Sembra un discorso complesso, ma si traduce in denaro sonante. Parliamo di quei medicinali utilizzati
generalmente dopo il ricovero, necessari per le cure di patologie severe (indicate in un apposito elenco).
Sono, per esempio, anti-tumorali, terapie per epatite e trapiantati. Nel 2000 il ministero della Salute e l ' Aifa
(l ' Agenzia Italiana del Farmaco) decidono che queste medicine possono essere distribuite direttamente
agli assistiti. SI TRATTA di pazienti che devono effettuare cicli terapeutici decisi da centri specializzati
oppure che stanno usufruendo di un ' assisten za domiciliare o semiresidenziale. Non sono briciole: la Asl
di Imperia ogni anno distribuisce 211mila confezioni. In Liguria (un milione e mezzo di abitanti) siamo
intorno a 1,5 milioni. Una media di una confezione per abitante (in Italia sarebbero 60 milioni). Medicinali
inizialmente disponibili nelle farmacie degli ospedali. Ma Imperia va oltre: organizza un servizio di consegna
a domicilio. Un impegno notevole per l ' assistenza pubblica che, però, risparmia. In tante regioni, però, si è
seguita una strada diversa: la distribuzione " pe r conto " , cioè nelle farmacie alle quali va una quota. Ed
ecco le sorprese: le somme destinate ai farmacisti variano - anche molto - da regione e regione. Talvolta da
asl ad asl. Basta scorrere l ' elenco degli anni passati: in Emilia Romagna si variava dai 3,88 ai 5,12 euro
per confezione, in Friuli Venezia Giulia (Pordenone) dagli 8 ai 10, in Lombardia dai 7,8 ai 17,5 (la quota qui
è calcolata sul costo della confezione), nel Lazio dai 6 ai 30, nelle Marche dai 3,5 ai 4, in Sicilia, infine, dai
2,30 ai 3,40. Somme cui va aggiunta l ' iva del 22%. A chi vanno questi soldi? A farmacisti e grossisti. I
cittadini non devono sborsare un centesimo di più, ma è ovvio che i milioni spesi ogni anno pesano sulle
casse pubbliche e si risolvono nel taglio di altri servizi. MA IL PUNTO è anche un altro, come racconta un
operatore sanitario di Imperia: " Per gli assistiti è comodo prendere i prodotti in farmacia, ma noi
garantivamo un servizio di consegna a domicilio dei casi in cui era necessario " . Insomma, alla fine
sarebbe stato meglio per i malati e per il servizio sanitario, come ha appurato anche la Corte dei Conti. " L '
esempio imperiese era un modello virtuoso che ha garantito un notevole risparmio di soldi pubblici offrendo
un servizio agli assistiti " , spiega Andrea Melis (M5S), consigliere regionale di opposizione. Costava meno
e portava le medicine a casa. È stata scelta l ' altra strada.
Foto: Al banco Ansa
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Il danno e la beffa Consegnare i medicinali a casa faceva risparmiare centinaia di milioni LIGURIA
29/07/2016
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Cannabis, il volantino di Scientology arriva per email ai deputati
UNA PUBBLICAZIONE di Scientology contro la legalizzazione della cannabis è arrivata ieriper email
adalcuni deputati.Lo ha denunciato Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra Italiana: "Ci mancava solo che
anche una setta pseudoreligiosa si mettesse a dare indicazioni ai parlamentari della Repubblica sul
proibizionismo in tema di cannabis - ha detto il deputato - . Rispediamo volentieri la pubblicazione al
mittente. Ma vorremmo sapere dagli uffici della Camera, chi ha autorizzato la distribuzione di tale
sciocchezzaio. Ci sarà occasione nei prossimi giorni per saperne di più " . Intanto mentre in aula l ' esame
del testo sulla proposta di legge per la legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati è rinviata a
settembre, il Consiglio regionale della Campania ieri ha dato il via libera alla legge per l'utilizzazione della
cannabis a scopi terapeutici, tenendo presenti le norme nazionali.È stato approvato all ' unanimità la
proposta di legge " Disposizio niorganizzative perl ' erogazionedei farmacie dei preparati galenici
dicannabinoidi per finalità terapeutiche nell ' ambito del servizio sanitario regionale e promozione della
ricerca e di azioni sperimentali prodromiche alla produzione da parte di soggetti autorizzati " .
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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" CONTRO LA LEGALIZZAZIONE "
29/07/2016
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«Potrei andare a Milano, o in Svizzera ma sono di Canosa di Puglia e
resto qui»
l Il titolare di Farmalabor: il sud ha i suoi vantaggi abbiamo laureati eccellenti delle università baresi
B. Di G.
«La mia impresa è la più bella del mondo, e non la cambierei con nessuna». Parla ancora come una
quindicina d ' anni fa, Sergio Fontana. Come fosse ancora ai tempi di due amici e un locale di 36 metri
quadrati. È nata così la Farmalabor, che oggi ha più di 100 dipendenti, azienda farmaceutica che produce
principi attivi per la preparazione galenica di farmaci personalizzati. Un ' intuizione vincente, nata dalla
grande esperienza nel settore di Fontana. «Vengo da una tribù di farmacisti - dichiara - So che ci sono dei
casi in cui il prodotto di una grande azienda non è utilizzabile. Quando ci sono allergie o intolleranze,
oppure quando si devono curare bimbi piccolissimi. Non a caso noi forniamo le farmacie dei più grandi
ospedali pediatrici». Prima di Farmalabor non esisteva un servizio completo per le farmacie. È il caso di
dire che avete i n n ova to. «Abbiamo inventato ex novo questo business. Che peraltro è molto innovativo, a
dispetto di quanto si creda. Si potrebbe pensare che fare preparati galenici sia un ritorno indietro, ai
farmacisti che fanno le cartine con il bilancino. Invece oggi si utilizzano strumenti modernissimi e
attrezzature molto sofisticate, che consentono di fare per esempio farmaci con dosaggi personalizzati, per
malattie rare per cui la grande industria non investe». Perché non lo ha fatto a nord? «È vero che il mercato
maggiore è a nord. Ma io sono di Canosa di Puglia. Sarei potuto andare a Milano, forse sarebbe stato
meglio in Germania o in Olanda, oppure in Svizzera. Tutto vero, ma la storia non si fa con i se, si fa con i
nonostante. Io devo vincere nel mio territorio. Se si vuole fare impresa, si può anche in situazioni negative».
Ci sono vantaggi a sud? «Certo. In primo luogo ci sono persone molto qualificate e molto attaccate all '
azienda. La maggior parte dei nostri dipendenti sono laureati, e questo è un vantaggio enorme. Si deve a
una buona Università e al politecnico di Bari. A sud hai la fortuna di scegliere le professionalità, che magari
a nord non trovi. L ' altro punto di vantaggio, la stupirà, ma è lo Stato. Non sempre non funziona. Da noi l '
agenzia del farmaco, i Carabinieri, i Nas, sono eccellenze e all ' estero lo sanno ». Nel 2015 il sude è
cresciuto. Lei ha visto la ripre sa? «Sì, sicuramente con il Jobs Act, che è stato molto positivo. Abbiamo
assunto 10 persone a tempo indeterminato, per avere due vantaggi: la libertà di cambiare, se ce ne fosse
bisogno, e la decontribuzione, che ci ha consentito di assumere i più validi. Sono tutti ricercatori con meno
di 35 anni». Quali misure chiederebbe per il sud? «Sicuramente il ripristino della decontribuzione ai livelli
del 2015 nelle aree disagiate, non solo a sud. Io non faccio differenza tra le due macroaree: senza il nord il
sud non riparte e viceversa. Se non si aiutano le aree disagiate, queste diventano una zavorra per tutti».
Dunque, meno tasse sul lavoro. E poi? «Direi di non dare più investimenti a pioggia, e di investire
soprattutto in infrastrutture materiali e immateriali. Non è possibile che continuiamo a viaggiare sull '
adriatica su un binario unico. Non è accettabile, così come non è accettabile per Taranto il disastro
ambientale che si è prodotto. Non si possono più scambiare posti di lavoro con i tumori. Io vedo che ci sono
direttrici di sviluppo molto chiare». Cioè, quali? «Dopo il raddoppio di Suez, non è accettabile che non si
sviluppi il porto di Taranto. Si sta sviluppando più il Pireo, perché a Taranto non si è ancora scavato per i
fondali più profondi, e manca ancora la logistica per le merci. Oggi tutto questo manca ancora, ma se si
vuole si può fare ». Sulla detassazione pensa a un modello precis o? «Penso che si debbano creare delle
zone detassate, soprattutto nelle aree a estremo disagio, con servizi speciali per lo sviluppo. In quelle aree
immagino che si possano dare poteri speciali ai prefetti, non per favorire o sfavorire qualcuno, o per essere
tirati per la giacchetta. Quello che chiedo non sono favori per le imprese: chiedo solo chiarezza. Ovvero,
sapere in poco tempo se una cosa si può fare o no. Soltanto questo passaggio sarebbe una rivoluzione per
il sud».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Intervista a Sergio Fontana
29/07/2016
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Economia del turismo, moda e professioni sanitarie
OLTRE ai corsi di laurea legati al turismo, vocazione principale del territorio, il campus di Rimini offre corsi
in ambito umanistico, sanitario, scientifico ed economico, per un totale di 11 triennali, sei magistrali e una
magistrale a ciclo unico. Alla scuola di Economia, management e statistica fanno riferimento tre corsi di
laurea triennale (Economia del turismo, Economia dell'impresa e Finanza, assicurazioni e impresa) e
quattro lauree magistrali (Scienze statistiche, finanziarie e attuariali, Amministrazione e gestione d'impresa,
Resource economics and sustainable development e Tourism economics and management). QUATTRO i
corsi di laurea della scuola di Farmacia, biotecnologie e scienze motorie: due triennali, ovvero Controllo di
qualità dei prodotti per la salute e Scienze delle attività motorie e sportive, una magistrale (Management
delle attività motorie e sportive) e la laurea magistrale a ciclo unico in Farmacia. Sempre in ambito sanitario
, la scuola di Medicina e chirurgia offre tre corsi triennali: Assistenza sanitaria, Infermieristica e Tecniche di
radiologia medica, per immagini e radioterapia (si tratta di tre corsi abilitanti). Afferiscono alla scuola di
Lettere e beni culturali i corsi di laurea legati alla moda: la triennale in Culture e tecniche della moda e la
magistrale in Fashion culture and management. A RIMINI è inoltre possibile intraprendere un percorso
universitario in ambito educativo, con i corsi di laurea triennale per Educatore sociale e culturale, e
magistrale in Progettazione e gestione dell'intervento educativo nel disagio sociale (scuola di Psicologia e
scienze della formazione). Infine, nel prossimo anno accademico sarà attivo il corso triennale di Chimica e
tecnologie per l'ambiente e per i materiali, della scuola di Scienze.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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RIMINI
29/07/2016
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diffusione:108967
tiratura:142035
L'UNIVERSITÀ di Camerino conta cinque Scuole di Ateneo (Architettura e Design, Bioscienze e Medicina
Veterinaria, Giurisprudenza, Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, Scienze e Tecnologie) e si
caratterizza per spazi ed attrezzature adeguate, e per un rapporto professore-studente assolutamente
concorrenziale. Da tredici anni consecutivi le graduatorie Censis collocano Unicam al primo posto fra le
sedi universitarie con meno di 10.000 studenti. «L'offerta formativa - afferma il Rettore Flavio Corradini con corsi di laurea prontamente adattati alla complessità e alla dinamica evolutiva del contesto sociale ed
economico, è veramente ampia e diversificata con numerosi itinerari di studio proposti alle nuove matricole.
Attività sportive e culturali, stage in Italia e all'estero in aziende leader, Sistema Qualità certificato ISO
9001:2008 per tutte le attività e servizi dell'Ateneo, corsi di approfondimento sulle competenze trasversali
richieste dal mondo del lavoro, master altamente innovativi, job placement per i laureati, stretti rapporti di
collaborazione con gli stakeholder del territorio, borse di studio per gli studenti meritevoli, sono solo alcuni
degli aspetti che più caratterizzano l'Università di Camerino. Dal 2010 - prosegue il Rettore - è attiva la
Scuola di Studi Superiori, dallo scorso anno intitolata a Carlo Urbani, un percorso di qualità con il quale
Unicam ha scelto di premiare il talento degli studenti per indirizzarli verso un eccellente futuro». Unicam
persegue con convinzione, e con notevole successo, anche la politica dell'internazionalizzazione, sia per
quanto riguarda la didattica che per le attività di ricerca. Con circa l'11% risulta essere fra i primi Atenei per
la percentuale di studenti stranieri, ed eroga corsi di Laurea e Laurea Magistrale in lingua inglese. In
Biologia ad esempio il percorso di studi è in inglese a partire dalla laurea triennale fino al dottorato di
ricerca. I corsi di laurea magistrale nel settore scientifico sono in consorzio internazionale, con la possibilità
dunque di ottenere anche il Double Degree. Intense le attività di ricerca e formazione in paesi quali
l'Argentina, il Brasile, la Russia ed il Camerun, in quest'ultimo per l'istituzione in collaborazione con altri
Atenei di una Facoltà di Farmacia. Grazie all'implementazione di accordi già in atto da tempo con
l'Agricultural University di Jilin, il corso di Biotecnologie è svolto interamente anche in Cina. E il successo
dell'impegno internazionale di Unicam è rappresentato anche dalla School of Advanced Studies, la Scuola
d'Ateneo per la formazione dottorale: attualmente il 28% dei dottorandi non è italiano.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Un'Università a misura di studente «L'offerta formativa è ampia»
29/07/2016
Pag. 19
diffusione:82175
tiratura:111836
Comune e biblioteca nuovi orari per l'estate
CAMBIANO orari e modalita' di fruizione dei servizi nell'estate di Pontassieve. Il palazzo Sansoni Trombetta
rimarrà chiuso le due mattine di sabato 13 e sabato 20 agosto. Le variazioni non riguardano pero' soltanto il
comune. Anche la farmacia, in questo senso, sarà chiusa - questa volta per ferie - dal 12 al 25 agosto
compresi. Inoltre il comune di Pontassieve ricorda che la biblioteca, fino al 3 settembre, sarà aperta dal
lunedì al sabato, in orario mattutino, dalle 9 alle 13, mentre è prevista la chiusura completa dal 15 al 20
agosto. Novita' anche per quanto riguarda i servizi sociali. E' infatti entrato in vigore l'orario estivo del
servizio sociale Saas (che riguarda i comuni di Londa, Pelago, Pontassieve, Rufina e San Godenzo). Fino
al 15 settembre, gli orari per accedere al Saas sono il lunedì, dalle 8.45 alle 12.45, il martedì dalle 15.15
alle 17.45, il mercoledì dalle 8.45 alle 12.45 ed il giovedì, dalle 15.15 alle 17.45. Leonardo Bartoletti
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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PONTASSIEVE
29/07/2016
Pag. 15
diffusione:16726
tiratura:31832
Giro di poltrone Asl Decide il ras D'Amato
Ospedali allo sfascio, «promossi» i dg meno virtuosi Deficit San Camillo: buco di 158 milioni Alll'Ifo ne
mancano invece 50
Daniele Di Mario
Chissà cos'ha in mente Alessio D'Amato, plenipotenziario responsabile della cabina di regia della sanità
del Lazio. Al nono piano di via Cristoforo Colombo è infatti allo studio un'ampia riorganizzazione della
governance delle Asl e delle aziende ospedaliere regionali. Un giro di poltrone che verrà deciso a breve e
che sembra avere poco a che fare con qualsiasi criterio di efficienza o meritocratico. Ad essere
«promossi», infatti, sarebbero i direttori generali responsabili del dissesto delle aziende da loro dirette. A
essere interessati alle prossime nomine sono infatti gli stessi manager che hanno provocato un deficit di
centinaia di milioni di euro nel 2014. Dissesto destinato peraltro ad aumentare nel 2015. Ed è forse proprio
questo il motivo perché molti bilanci consuntivi del 2015 sono ancora secretati. Il giro di nomine partirebbe
dal San Camillo, dove Antonio D'Urso lascerebbe la poltrona di direttore generale con un buco di oltre 158
milioni di euro per quanto riguarda l'esercizio del 2014. Nel 2015 il disavanzo dell'azienda ospedaliera sulla
circonvallazione Gianicolense è stimato in crescita. D'Urso passerebbe all'Ifo, recentemente seperato da un
altro Irccs, lo Spallanzani. Proprio qui, dopo aver provocato in qualità di commissario all'Ifo un deficit di oltre
42 milioni di euro nel 2014, accresciuto del 20% (oltre 50 milioni di euro) nel 2015, approderebbe Marta
Branca, già direttrice amministrativa del San Filippo Neri. E, proprio come nel gioco dei quattro cantoni, al
San Camillo, lasciato liber da D'Urso, arriverebbe Fabrizio D'Alba, proveniente dalla Asl Rm6, nella quale
andrebbe a collocarsi Narciso Mostarda. Un giro di nomine, a ben vedere, privo di qualsiasi elemento di
rinnovamento e di riqualificazione del Sistema sanitario regionale. A suggerire al governatore Nicola
Zingaretti di cambiare i direttori generali, è stato proprio il capo della cabina di regia, Alessio D'Amato, già
consigliere regionale dal 1995 al 2010. Un vero e proprio blitz, quello di D'Amato, che non troverebbe
d'accordo il governo nazionale. Contrario a un cambio di direttori generali fatto in questo modo è, infatti,
Giovanni Bissoni, subcommissario di governo per il Piano di rientro dal deficit sanitario, che sinora ha fatto
di tutto per far cambiare idea a Zingaretti e per cercare si sbarrare la strada ai propositi di D'Amato. L'idea
di Bissoni è ben diversa da quella del capo della cabina di regia. Nei piani del subcommissario, infatti, c'è
un cambiamento ben più radicale della governance delle principali Asl e aziende ospedaliere della Regione.
In parole povere, Bissoni - subcommissario dal dicembre 2014, quando è stato nominato dal Consiglio dei
ministri al posto di Renato Botti - spinge per un rinnovamento incentrato su altri criteri e calibrato tutto nel
segno della qualità. Del resto Bissoni vanta una lunga esperienza nella gestione della sanità pubblica.
Consigliere regionale dell'Emilia Romagna, è stato assessore alla Sanità prima e alle Politiche per la salute
poi dal 1995 fino alla fine della legislatura del 2010. Tra gli incarichi ricoperti da Bissoni c'è anche quello di
consigliere di amministrazione dell'Aifa (l'Agenzia Italiana del Farmaco) e quello di presidente dell'Agenas
(l'Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari Regionali). Chi vincerà il duro braccio di ferro tra lui e Alessio
D'Amato? E a chi darà retta il governatore Zingaretti nel procedere all'avvicendamento dei direttori
generali? [email protected]
Scambio Il valzer di poltrone D'Urso l'ascerà il San Camillo per andare a ricoprire il ruolo di dg dell'Ifo,
lasciato libero da Marta Branca che andrà allo Spallanzani
Scontro Braccio di ferro in Regione Il subcommissario al Piano di rientro Bissoni non è d'accordo con le
nomine di D'Amato perché vorrebbe maggiore qualità
Foto: Cabina di regia D'Amato
Foto: Subcommissario Bissoni
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Sanità Da D'Urso a Branca e D'Alba: ecco tutti i movimenti
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
diffusione:16726
tiratura:31832
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Foto: Ospedale Il San Camillo
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Pag. 38 N.1164 - 29 luglio 2016
tiratura:145000
Una mattina d'inverno
Gazeta Wyborcza, Polonia. Foto di Lala Abril In Polonia l'aborto è consentito solo in caso di stupro, incesto,
rischi per la salute della madre o danni permanenti e irreversibili al feto. Spesso le donne che vogliono
abortire si rivolgono alle cliniche della vicina Slovacchia
Marta Syrwid
E` il 2 gennaio. Siamo sulla via di ritorno, passiamo per Rabka, cittadina della Piccola Polonia, e per tante
stazioni sciistiche di montagna. L'inverno è bellissimo quest'anno. Sono quasi le sei di sera. Nelle case
cominciano a brillare le luci, fumano i camini e fumano anche le bocche per il freddo. In lontananza
s'intravedono le piste da sci illuminate. C'è la luna piena. Siamo a bordo di una Ford che sfreccia a tutta
velocità nell'aria gelida. Alla radio trasmettono una canzone dei Lady Pank, un famoso gruppo rock polacco
degli anni ottanta. L'autista, un vivace pensionato con la faccia che ricorda un panino, canticchia
piegandosi verso la donna sui quarant'anni con le sopracciglia tatuate e la pelle color pollo allo spiedo che
gli siede accanto. È lei il capo della spedizione. Sono i nostri sciacalli. Per il trasporto di una ragazza incinta
prendono 250 zloty (circa 60 euro), ogni accompagnatore ne paga cento. Con noi si sono messi in tasca in
tutto 600 zloty: c'è Karolina che accompagna Ola, mentre io sono da sola. Panino e Pollo hanno tutt'e due il
cappello tirato sulla fronte ed evitano di parlarci. È probabile che abbiano paura di essere registrati e che
sia una trappola. All'andata alle nostre domande hanno risposto in modo secco o non hanno risposto afatto.
"Quanto durerà l'intervento?". "Un quarto d'ora". "E quanto tempo rimarremo in ospedale, dopo?". "Si
vedrà". Stamattina, alla stazione di servizio in Polonia dove ci hanno caricate in auto, Ola ha origliato una
loro conversazione e così abbiamo saputo che lo sciacallo Panino non si occupa di queste cose, fa solo da
autista perché lo sciacallo Pollo deve ancora smaltire una colossale sbronza di capodanno e non può
guidare. Il ritorno Siamo uscite dall'ospedale dopo le tre di pomeriggio, afamate e con una gran voglia di
zuccheri. Ci era stato vietato di bere acqua e perfino di masticare una gomma perché poteva farci sofocare
durante l'anestesia. La receptionist polacca che aveva preso la mia prenotazione mi aveva avvertito. Vicino
all'ospedale c'è un supermercato dove compriamo dolci e succhi di frutta per circa 20 euro. Torniamo alla
Ford cariche, lente e curve come delle vecchiette con le borse della spesa. Karolina cammina in mezzo e ci
sostiene. Ho l'impressione che ogni passo possa provocarmi un'emorragia e sono sicura che Ola pensa la
stessa cosa. Inoltre ho paura che mi cadano i jeans. Tengo aperta la cerniera perché la pancia è molto
gonfia e il fegato mi fa così male che non riesco a camminare dritta. Ola si è tolta la cintura perché ha
ancora la vescica piena. Ora che stiamo tornando dobbiamo fermarci ogni mezz'ora per fare la pipì: efetto
dell'anestesia. L'odore del fumo di sigaretta si mischia con quello del liquido lavavetri. Non possiamo aprire
i finestrini dietro perché mancano le maniglie e Pollo, che siede davanti, non ce li vuole aprire. Il puzzo di
chiuso si fa sempre più intenso. Ci stringiamo una all'altra, nelle nostre giacche. Trovo una posizione che
non mi preme la pancia, ma subito mi s'intorpidiscono le gambe. Siamo accaldate, ma abbiamo la fronte
fredda. La tensione è calata, la neve sulle scarpe si è sciolta e lo zucchero si è sciolto nel sangue. Ci
tremano le mani e con loro i nostri wafer rosicchiati. Non riusciamo a finirli perché non la smettiamo di
parlare. Karolina ci ha raccontato del suo aborto di un paio d'anni fa, ancora prima dell'esame di maturità;
Ola del suo ragazzo che sofre di una forte mitomania, l'hanno scoperto quando è andato in carcere. Anch'io
racconto del mio ragazzo, di quando gli ho scritto un sms per dirgli che stavamo andando in Slovacchia
strette come sardine in una macchina puzzolente e lui mi ha telefonato solo per dirmi che gli sembrava una
cosa normale, dopotutto gli assassini vanno trattati da animali. Ci sfoghiamo parlando dei nostri ragazzi, i
nostri occhi brillano nell'oscurità. In un momento di silenzio, mangiucchiando i wafer, giriamo la testa verso
il finestrino. Imbocchiamo una rotonda, sorpassiamo dei cartelli che indicano delle località. Panino sta
canticchiando quella canzone di Lady Pank che dice: "Potevi già essere sul fondo, ma non lo eri". Ingoio il
boccone dolciastro del wafer, mi chino verso di lui e gli dico: "Scusa...". Non risponde e comincia a digitare
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qualcosa sul telefono. "Scusa...". Niente. "Ehi!", gli dico toccandolo con un dito. Non reagisce. Pollo sospira
e si gira verso di me con lo sguardo interrogativo e le sopracciglia tatuate all'insù. "Volevo sapere se
passiamo per Poronin", dico sorridendo alle ragazze (Poronin è un comune della Polonia, poronienie in
polacco significa aborto). Pollo guarda nel buio del finestrino e poi si gira. Si sente solo quella canzone
natalizia di Panasiewicz che fa: "Tanti auguri, tanti auguri". Karolina scoppia a ridere e con un cenno della
testa indica Panino che non ha capito la mia battuta. Ora ridiamo tutte e tre. Le nostre bocche odorano di
cioccolata. E anche se la nostra risata è silenziosa, per un attimo non sento nient'altro. È come aria fresca,
come se mi stirassi le braccia e le gambe. Il silenzio La perdita della verginità, all'inizio degli anni duemila,
ha avuto per me una sola conseguenza: la paura di rimanere incinta. Sul mio computer tenevo una cartella
dove raccoglievo tutto sui metodi casalinghi per abortire o su come provocarsi un aborto spontaneo. Ci
tenevo anche articoli scaricati dai siti femminili alla moda e perfino qualche film. Per esempio quella scena
del film Tre vite allo specchio in cui Demi Moore si mette un ferro da calza spalmato di vaselina nella vagina
o quella di Un afare di donne in cui Isabelle Huppert dopo aver fatto bollire dell'acqua con la buccia di una
patata e il sapone se la versa nell'utero con un tubicino. Una sua amica aveva fatto il bagno nell'acqua con
la senape, ma non era servito a nulla. Se vuoi dei consigli su come provocare un aborto spontaneo, li trovi
proprio sui siti per le future mamme. Basta fare esattamente quello che ti dicono di non fare: prendere
aspirina, bere molti alcolici, andare in bici, sollevare pesi. Può essere utile rafreddarsi per bene e prendere
un antibiotico. Anche i bagni caldi e la sauna aiutano. Ci sono alte probabilità che i calci nell'addome
portino gli efetti desiderati. Ci avevo pensato, ma per sopportare il dolore avrei dovuto prima ubriacarmi. La
soluzione migliore sono comunque i famosi ed economici farmaci contro l'ulcera (30 zloty, meno di 7 euro).
Vanno bene anche quelli per l'artrosi. Ci vuole la ricetta medica, ma se dici che sono per la nonna trovi
sempre qualcuno che te li vende. "Vorrei dell'Arthrotec per mia nonna" è come una parola d'ordine, un
codice che permette alle donne di comunicare da una parte all'altra del vetro della farmacia. È una di quelle
formule magiche che ho imparato subito dopo aver perso la verginità. Prima di rimanere incinta, ripetevo ad
alta voce: "Se rimarrò incinta, abortirò". Questo mi faceva sentire più forte della legge che lo vieta. Ma
questa forza, quando sono rimasta incinta, si è rivelata inutile. Ero più debole della paura. Già solo la parola
"aborto" mi terrorizzava. Ho trovato altri modi per dirlo, altre formule magiche come "inter vento", "visita",
"eliminazione". Non riu scivo nemmeno a usare le parole "feto" ed "embrione". Invece di "bambino" dicevo
"gravidanza", ma di solito semplicemente "lui". Lui misurava 7 millimetri, aveva delle pinnette invece delle
braccia. Non aveva ancora il sistema nervoso, quindi non sentiva niente. Ero diventata una proprietà del
governo, la legge mi aveva in pugno. Ero un corpo che aveva il dovere di partorire. Era una specie di tassa
sulla mia attività sessuale. In Polonia non puoi non volere un bambino: una gravidanza indesiderata è
semplicemente una punizione per aver fatto sesso. La donna è solo libera di decidere se farlo o meno, in
fondo può sempre dire di no. L'unico anticoncezionale sicuro al cento per cento è la verginità. Le donne
polacche si distinguono dai delinquenti in prigione solo per il fatto che per i delinquenti fuggire è più facile.
Sono rimasta incinta nel 96 ° anniversario dell'indipendenza polacca, l'11 novembre. Il giorno previsto per il
parto invece coincideva con l'assunzione della Vergine Maria. Un giorno non lavorativo. Secondo i più
recenti dati dell'istituto di statistica polacco in Polonia la maggior parte dei bambini nasce a luglio. Questo
significa che probabilmente la maggior parte degli aborti avviene d'inverno, perché le gravidanze
cominciano per lo più in autunno, con la pioggia, il freddo e l'apertura dell'anno scolastico o accademico.
Dopo cinque settimane ho fatto il test. Una settimana l'ho passata a raccogliere duemila zloty (450 euro).
Ho trascorso il giorno di Natale da sola in un monolocale a pensare a un modo per provocarmi un aborto
spontaneo. Dopo Natale ho chiamato l'ospedale slovacco. Ho prenotato la visita e per la prima volta dopo
molti giorni ho pronunciato la parola "aborto". L'ho detto con voce molto bassa, come se avessi paura che
qualcuno potesse essere dietro di me e sentirmi. La ragazza polacca della reception mi ha prenotato per
quattro giorni più tardi, dopo avermi fatto le solite domande su età, malattie, gruppo sanguigno, farmaci e
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settimana di gravidanza. Dopo aver messo giù il telefono, mi sembrava di aver prenotato una visita dal
dentista. Sette ore e cinquanta minuti Quel giorno mi alzo dopo le quattro e per l'ultima volta faccio un
bagno nell'acqua bollente. Non voglio debiti, ma ancor meno voglio partorire. Voglio soprattutto abortire.
Accendo la radio per non pensarci. In quel bagno caldo il corpo brucia e quasi svanisce e così dopo
qualche minuto emergo e mi rinfresco. Prendo fiato, davanti agli occhi l'esplosione come di un fuoco. La
pelle si gonfia, in alcuni punti ha il colore del fegato. In queste condizioni non sente nulla, né il sapone né il
freddo delle mattonelle. Quando le pulsazioni smettono di martellarmi le tempie, mi immergo di nuovo.
Guardo se l'acqua tra le gambe si tinge di rosso. Alla radio danno il segnale orario: sono le cinque, è
venerdì, sant'Abele e san Telesforo. Mi alzo in piedi appoggiandomi alla parete. L'acqua scorre via
raccogliendosi in un piccolo mulinello. Non ho la forza di asciugarmi. Mancano 364 giorni alla fine dell'anno.
Oggi il giorno dura 7 ore e 50 minuti. Metto in valigia un'altra vestaglia, le ciabatte, gli slip di ricambio, lo
spazzolino e il dentifricio, l'asciugamano e alcuni assorbenti. Il plico di banconote non entra nel portafoglio,
così lo metto nella trousse da bagno. Controllo ancora una volta se non sto sanguinando. Quando entro nel
taxi in cielo brillano ancora le stelle. Arrivo al luogo dell'appuntamento: la stazione di servizio. Nessuno mi
aspetta, così entro e faccio finta di sfogliare i giornali. Dietro il banco ci sono due commessi. Mi chiedo
quanto spesso gli capiti di vedere di prima mattina delle donne con le borse piene. Devono comportarsi
tutte nello stesso modo: aspettano, allungano il collo quando si avvicina una macchina, controllano di
continuo il telefono. E poi salgono sempre sulla stessa macchina. Entriamo in Slovacchia che sta sorgendo
l'alba. Per le prime quattro ore si sentono solo la voci di Rihanna, Beyoncé, Monika Olejnik. La luce rivela i
profili delle altre due ragazze, il colore dei loro capelli e delle giacche. Evitiamo di guardarci per non essere
indiscrete. Cerchiamo di dormire. Appoggio la testa al finestrino, chiudo gli occhi e conto i miei respiri. Sono
tranquilla. Sono tranquilla. Siamo tranquille tutte e tre. Cioè siamo agitatissime, ma ognuna se lo tiene per
sé. Attraversiamo una cittadina: condomini, supermercati, stazioni di servizio; qui non ci sono palazzi con
ufici. Poi svoltiamo in una strada laterale che corre lungo edifici militari. Sono separati dalla strada da una
recinzione a sbarre di metallo con il filo spinato. Finalmente ci fermiamo. L'orizzonte è chiuso da condomini
grigi e sporchi, proprio come in Polonia. Ci sono solo meno antenne satellitari. È una giornata buia e non si
sentono rumori. Sono le undici. Nessuno porta il cane o i bambini a spasso, non ci sono donne cariche di
borse della spesa; non vedo pensionati e neppure colombi. Non ci sono cornacchie gracchianti o gazze che
saltellano sui rami facendo cadere la neve. L'ospedale, o piuttosto la clinica, sembra teletrasportata da un
quartiere postmoderno. Il tetto è arcuato come quello di un tempio zen, la facciata sembra appena ridipinta
con una vernice verdastra. Dalla finestre brillano luci gialle. Sullo sfondo di questa necrosi la clinica risulta
quasi accogliente. Panino resta di sotto e noi saliamo con Pollo su un gigantesco ascensore. Al nostro
piano mi sembra che tutti parlino polacco. C'è molto spazio, un clima familiare e non si sente odore di
disinfettanti. I corridoi sono quasi vuoti. Pollo fa una smorfia che vorrebbe essere amichevole, ci ordina di
toglierci le scarpe e metterci le pantofole. Una ragazza biondina in vestaglia ci passa accanto, ciabattando
con le infradito. Sorride, si guarda intorno come se cercasse qualcuno. Ha i capelli scompigliati. Di sicuro
ha già fatto. Appoggiati al davanzale della finestra ci sono due uomini. Mentre passo incontro lo sguardo di
uno di loro. Ha gli occhi cerchiati, la barba non fatta e ha paura. Il secondo se ne sta poco più in là. Forse
non si conoscono. Ci siamo noi e altre due che devono essere con quei tipi. La biondina di prima è una di
loro? Solo oggi almeno quattro o cinque donne si sono prenotate per abortire. Pollo ci lascia nella stanza e
va a cercare l'infermiera. Ci guardiamo bene per la prima volta. Sorridiamo, ci diamo la mano, ciao,
Karolina, ciao, Ola, ciao Marta. Io e Ola abortiamo per la prima volta, Karolina ci è già passata. Dice che
non è una cosa di cui vale la pena di parlare. Ola è alla quinta settimana, io alla settima. Karolina lo aveva
fatto alla decima, a Katowice. L'infermiera sembra mia nonna. Ha portato dei moduli e a gesti ci dice cosa
dobbiamo riempire. Dobbiamo darle i soldi. Sì, tutti a lei. Alcune parole slovacche mi suonano familiari,
sembrano in polacco. Le ripeto a bassa voce e l'infermiera sofoca una risatina. Conosce già questo
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scherzo, ma continua a trovarlo divertente. La nonna infermiera esce con i soldi e Pollo la segue. Mi chiedo
se fanno i conti una volta alla settimana, una volta al mese oppure per ogni corsa separatamente. Le corse
sono una alla settimana, ma a volte anche di più. Karolina dice che otto anni fa l'intervento le era costato
mille zloty di più e aveva viaggiato con l'autobus da Cracovia a Katowice con altre sei ragazze. Ma sì, non
vale la pena di parlarne. Guardiamo la stanza e il bagno, togliamo dalla borsa le cose da bagno e gli
asciugamani, metto le mutande e gli assorbenti nel cassetto del comodino. Sul davanzale ci sono pacchi di
biscotti e bottiglie di acqua minerale. Dopo l'operazione dovremo bere molto. Ci mettiamo le vestaglie, sotto
non portiamo nulla. Quando mi fanno il prelievo del sangue volto la testa dall'altra parte. Aspettiamo. Esco
in corridoio per cercare Pollo e chiederle quando cominciamo. Pollo non c'è, ma si apre la porta
dell'ascensore ed escono due infermiere. Spingono un letto a rotelle. Sopra c'è la biondina di prima. Ha la
faccia arrossata, sudata, proprio come se avesse fatto una corsa in una giornata afosa. Si sta risvegliando
dall'anestesia. Balbetta piano, le tremano le palpebre, rovescia la testa da una parte all'altra. Per la prima
volta mi accorgo di avere paura. Qualche minuto dopo arriva la nonna e ci dà le ricevute: "Celková
fakturovaná suma: 445 Euro - 1.950 z". Dai documenti risulta che l'aborto è un intervento "in regime di day
hospital". È anche uno dei più economici. Costa meno solo l'imenectomia. Il restringimento della vagina
costa dieci euro di più, per la legatura delle tube ci vogliono altri 110 euro. Pollo arriva con la giovane
infermiera e invitano Ola in sala operatoria. Riceve una cufietta per i capelli ed esce. Mi chiama un'amica.
Mi chiede come mi sento e se è già tutto finito. Rispondo che il posto non è male e che tra più o meno un
quarto d'ora faccio l'intervento. Allora lei dice che richiamerà tra un'ora. Ci salutiamo perché è una chiamata
internazionale e costa cara. Ola non è ancora tornata, ma mi chiedono di prepararmi. Infilo minuziosamente
i capelli sotto la cufietta. Mentre mi avvio ciabattando guardo i miei piedi nudi nelle pianelle. Entro in
ascensore con la stessa giovane infermiera e arriviamo in un atrio illuminato dalla luce azzurrina delle
lampade luorescenti. C'è un breve corridoio vuoto con una grande vetrata da cui si vede la sala operatoria.
Ola giace incosciente sulla poltrona ginecologica. Ha la testa reclinata e le gambe aperte. Intorno a lei si
piegano dottori e infermiere, apparecchi elettronici emettono il loro bip bip. La visita L'infermiera non mi
permette di fermarmi. Mi conduce oltre facendomi entrare in una stanzetta ricavata dal corridoio. Ci sono un
tavolino, due sedie e la stessa luce gelida. Mi siedo. L'infermiera mi dà un foglio vuoto e me ne mostra un
altro in una busta trasparente. Sul foglio c'è scritto in polacco, con alcuni errori di ortografia, che sono
incinta, che ho delle patologie, dolori e sanguinamenti, che nell'utero ci sono i resti di un feto e che sono
venuta a farli rimuovere sotto la mia piena responsabilità. L'infermiera mi ordina di copiare questa
formuletta e di metterci sotto la mia firma. Poi esce dicendomi di aspettare. Arrivano i medici e parlano con
me. Correggo gli errori di ortografia, poi firmo. Dalla sala operatoria esce un medico basso e corpulento. Ha
la barba canuta e i pomelli rossi, fa pensare a un Babbo Natale travestito da chirurgo. Ha un'aria grave e
una certa fretta. Mi chiede a che settimana sono, quando ho avuto le mestruazioni e se voglio mettere la
spirale dopo l'aborto (la meno cara: 60 euro). Non ho più soldi per la spirale. Segna qualcosa sul suo
modulo, mi ordina di aspettare nel secondo corridoio ed esce. L'altro medico è più giovane, mi saluta con
un vigoroso "buongiorno". Mi chiede quanto sono alta, poi mi guarda come se volesse irradiarmi di
tranquillità. Si picchietta con l'unghia contro i denti, mi chiede se ho delle otturazioni. Ne ho due. Ci
sorridiamo, mi fa l'occhiolino. A ogni domanda assume un'espressione teatrale o fa un gesto per spiegare
quello che potrei non capire: sono stata ricoverata in ospedale nell'ultimo anno? Ho preso delle medicine
ultimamente? Sono già stata sottoposta all'anestesia totale? Spunta con brio le caselle, si alza e sempre
sorridendo torna in sala operatoria. Resto da sola. La stanzetta è vuota, le pareti nude, aspetto. Sento nella
pancia e nella gola stringersi il groviglio delle emozioni che ho provato negli ultimi giorni. Più in profondità,
nelle ossa, si è raccolta la paura, nel sangue la rabbia. Sulla pelle sento la solitudine. Per ingannarla mi
stringo a me: incrocio le braccia sotto i seni pesanti, mi accarezzo le braccia, mi accarezzo la vita. Allargo
le dita per abbracciarmi più che posso. Dalla sala fa capolino l'infermiera, m'invita a entrare. Quando
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attraverso la soglia mi passa un braccio dietro la schiena e dalla porta mi accompagna alla poltrona.
Questa tenerezza mi trasmette un po' di tranquillità, ma dura solo quattro passi. La sala non è grande.
Attraverso delle porte aperte è collegata con un'altra, sta accadendo qualcosa anche lì. Si sente il rumore
delle apparecchiature e quello metallico degli strumenti chirurgici rimessi sul vassoio. Mi sistemo sulla
poltrona, mi ordinano di lasciarmi scivolare ancora, ancora. Ancora! Babbo Natale è il maestro di cerimonie.
È lui ad applicarmi il dilatatore e poi la cannuccia con cui svuoteranno l'utero. Ma ora si china tra le mie
gambe e da quel momento non vedo cosa fa. L'anestesista è allegro, sta alla mia sinistra. Un'infermiera lo
assiste. Accanto a loro c'è ancora qualcuno. A destra c'è un'altra infermiera. Tutti si mettono le mascherine,
e così comincia. Dai tre lati, contemporaneamente, ognuno di loro fa su di me la sua parte del lavoro. Sento
che mi toccano dappertutto e ho paura per la terza volta. Non so chi guardare. A sinistra Allegro m'infila un
ago per la lebo nel braccio, nello stesso istante sul braccio destro si stringe la cintura del misuratore di
pressione. Intanto Babbo Natale mi ha già infilato la sonda per l'ecografia nella vagina e guarda l'utero su
uno schermo. Sta controllando che sia effettivamente di sette settimane. Sento qualcosa di freddo sulla
coscia sinistra ma non faccio in tempo a vedere cos'è perché Allegro mi fa vedere una cosa. Sta per
iniettarmi un liquido. La siringa che tiene è così grande che sembra un giocattolo, dentro ci starà almeno
mezzo bicchiere. Allegro preme lo stantufo della siringa, mette due dita sotto la mia clavicola, eeecco..., poi
sotto la mandibola e sulle tempie, adesso sentirai qui, qui e qui, dice. E infatti in quei punti sento scorrere
sotto la pelle come dei rivoletti freddi. Forse dovrei contare ma non so più se conto o se sto sognando di
contare. Poi sento qualcosa di molto piacevole. Una sensazione come quella di quando da bambina mi
svegliavo in una stanza riscaldata dal sole. Sento i miei genitori. Rumoreggiano apposta con il bollitore e
con il cucchiaino nella tazzina del tè in modo da svegliarmi per la colazione. Mi giro sull'altro lato, premo la
guancia sul cuscino, voglio continuare a dormire. E a quel punto mi ricordo dove sono. Sento l'ago nel
braccio, il livido sulla coscia e la tela cerata sotto il sedere. Ola è coricata di fronte a me. È sudata e stanca,
ma quando si accorge che ho ripreso conoscenza mi fa l'occhiolino e mi saluta. La prima cosa che le
chiedo è come mi sono comportata quando mi hanno portata lì. "Sembravi contenta, continuavi a sorridere.
Ti sei svegliata presto. Sei molto pallida, tieni, bevi un po'". Karolina mi passa dell'acqua minerale. "Come ti
senti? Vuoi dei biscotti?". "Dai, passameli. Finalmente possiamo mangiare qualcosa". Apro il pacco e ne
prendo quattro tutti in una volta. "Quanto è durato?". "Mah, una ventina di minuti". Parlo solo con Karolina.
Ola quasi non fiata. Siamo attaccate alle lebo. Sulla coscia avverto un dolore pulsante, forse un livido. Non
so da dove sia saltato fuori ma non guardo sotto la coperta, ho paura. A ogni movimento sento frusciare la
tela cerata sotto il sedere. Mi tocco il ventre attraverso il lenzuolo, controllo se lo sento, se non è spaccato,
sprofondato, gonfiato, se è il mio. Non so cosa aspettarmi, così mi aspetto il peggio: coaguli, macchie e
sangue secco e marrone sulle cosce. Un quarto d'ora dopo arriva la Nonna, si siede accanto, con un solo
movimento mi toglie l'ago della lebo dal braccio, ho un fremito, mi passa del cotone, mi dà una leggera e
cortese pacca sulla coscia e va da Ola per fare le stesse cose. Quando esce alzo piano la coperta, allargo
le gambe e allungo il collo. Sulla tela cerata ci sono solo poche pallide goccioline. "E allora?", chiede
Karolina. "Molto?". "Non so". Mi siedo sul letto, lei si avvicina e guarda. "No, non tanto. A Ola di più, ma
anche a lei non tanto". Sulla coscia è rimasto ancora il cerotto per la puntura dell'ago attraverso cui mi
hanno fatto l'anestesia. Ho paura di alzarmi, invece Ola va in bagno di continuo. Non si corica neppure più,
sta in piedi davanti alla finestra e aspetta che le venga di nuovo voglia di fare la pipì. Karolina si sta
addormentando sul terzo letto. "Tutto bene?". Adesso Ola è ancora più tranquilla e ancora più agitata.
Sembra quasi che l'aria debba cominciare a tremarle intorno come succede d'estate sull'asfalto. "Sì, solo
che adesso ho un problema. Sai, vorrei confessarmi. Solo che non so dove. Chi mi darà l'assoluzione?".
Vorrei essere un'amica in questo momento, dirle cosa deve fare, vorrei avere una qualche esperienza per
potergliela trasmettere. Ma non ce l'ho. "Ma eri certa di volerlo fare?". Lo dico in modo che non suoni come
un rimprovero. "Ma certo, io quel bambino non lo volevo, lo sapevo fin dall'inizio che avrei abortito. Proprio
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come te. Non so proprio come fanno a chiamarlo il periodo più bello nella vita di una donna, mi sono venuti
dei brufolacci sulla fronte che non mi basterà un mese per farli andare via. Eppure mi dispiace, sono stata
educata così. Capisci cosa voglio dire?". Poi mi guarda e aspetta, finché faccio segno di sì. "Sì, capisco",
annuisco, anche se non capisco. "Perché se dovessi farlo di nuovo, penso che lo rifarei". "Ti dispiacerebbe
ancora?". "Be', sì. Stavo pensando ai domenicani. Forse da loro? Dicono che sono molto indulgenti. Tu che
ne pensi?". Penso che forse sono ancora sotto anestesia. "Non ne conosco nessuno, ma mi hanno
battezzato loro. Comunque provaci, incrocio le dita", dico, e mi accorgo che Ola non coglie la malizia nelle
mie parole. Ricado sul cuscino, ho voglia di ridere. Mi fa un po' male la pancia, come se mi pungessero,
come si punge la torta nel forno per vedere se è pronta, se è secca dentro. Fa male ma rido lo stesso. Non
mi sento bene, sto scomoda, ma non è poi neppure così male. Arriva Pollo e ci distribuisce dei cartoncini
rosa su cui c'è scritto "Istruzioni per le pazienti dopo l'intervento". Sembrano dei grossi biglietti da visita.
Sono scritti in polacco, con l'inchiostro nero su uno sfondo a fiori. Però senza errori d'ortografia. 1. Dopo
l'intervento puoi consumare un pasto leggero e bere con moderazione bevande non gassate. 2. Non
restare sola senza assistenza medica e non condurre mezzi di trasporto per le 24 ore successive
all'intervento. 3. Non sollevare oggetti pesanti e non fare alcuna attività sportiva per almeno una settimana
dopo l'intervento. 4. Per alcuni giorni dopo l'intervento possono manifestarsi leggeri sanguinamenti. 5. Non
utilizzare la vasca da bagno ed evita la piscina per le due settimane successive all'intervento (solo doccia).
6. Astieniti dall'attività sessuale fino al termine del primo ciclo mestruale dopo l'intervento (circa 4
settimane). 7. Gli antibiotici non sono necessari, a meno che non si presentino complicazioni. 8. Nel caso si
manifestino sintomi dolorosi prendi medicinali generici come Ketonal, No-Spa, Ibuprom. 9. Non usare
tamponi per le tre settimane successive all'intervento. 10. La prima mestruazione dovrebbe cominciare
circa quattro settimane dopo l'intervento (nel caso di cicli regolari). 11. Se non si presentano complicazioni
l'ecografia non è necessaria. Il sussurro e l'urlo La prima cosa che ho intenzione di fare dopo il ritorno dalla
Slovacchia è imparare a parlare dell'aborto all'amica, al capo e alla famiglia. Senza abbassare la voce però.
Ogni donna polacca ha sicuramente sentito almeno una storia di un aborto o ne sa qualcosa per
esperienza. Questi racconti a bassa voce s'intrecciano in una narrazione infinita fatta di milioni di voci. Se
solo unissimo tutti i bisbigli delle donne che si raccontano la loro esperienza con l'aborto forse si leverebbe
un grido. Io di storie ne conosco almeno cinque. La storia di Karolina, che dopo soli 15 minuti dal risveglio
ha dovuto lasciare la casa privata di Katowice dove aveva fatto l'intervento e farsi a piedi nella neve tutta la
strada fino alla stazione dei treni per tornare a Cracovia. O la storia di mia zia, che l'anno scorso metteva i
soldi da parte per comprare un frigo e una cappa nuova per la cucina, ma è rimasta incinta e ha speso tutto
per abortire clandestinamente in un ospedale nel distretto più vicino. E ancora quella di una mia amica, che
dopo l'aborto clandestino ha avuto un'emorragia e ha dovuto dare al medico del pronto soccorso mille zloty
perché non ne facesse parola alla polizia. E quella di una sua amica, che è stata lasciata al quinto mese dal
partner, perché lui aveva già la sua famiglia. Aveva finito per partorire in bagno una livida creaturina. Poi c'è
la storia di un mio amico, che ha saputo dalla madre che vent'anni prima lei aveva abortito un suo fratello o
una sua sorella potenziali perché voleva dedicarsi al dottorato. Inoltre conosco le storie di donne che non
hanno abortito, pur non volendo portare avanti la gravidanza. Si parla molto di queste donne. Nel 2015 ha
fatto molto scalpore la storia della madre di Kwidzyna, che ha ucciso il suo neonato sbattendolo contro la
parete e prendendolo a pugni in testa. O quella della madre di Sokóka, che ha sepolto il bambino in
giardino. O di quelle madri sconosciute, ricercate dalla polizia, che hanno messo il neonato in un sacchetto
e l'hanno gettato insieme alla placenta in un cespuglio o nella spazzatura o l'hanno fatto annegare in un
lago o nelle fogne. I dati relativi ai neonati uccisi nell'ultimo mese non sono stati ancora pubblicati, ma ci
sono già le previsioni per le prossime settimane: avremo di nuovo un bellissimo inverno. u dp INSTITUTE,
Le donne polacche si distinguono dai delinquenti in prigione solo per il fatto che per i delinquenti
fuggire è più facile
29/07/2016
Pag. 38 N.1164 - 29 luglio 2016
tiratura:145000
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Dalla sala operatoria esce un medico. Ha la barba canuta e i pomelli rossi, sembra un Babbo Natale
travestito da chirurgo
Foto: Varsavia. Un presidio dove possono essere lasciati i neonati indesiderati
Foto: A sinistra: Marta Syrwid, 29 anni. È l'autrice di questo articolo. A destra in alto: i locali di
un'associazione contro l'aborto a Varsavia. A destra in basso: la vestaglia che Marta Syrwid ha portato con
sé in Slovacchia quando è andata ad abortire
Foto: Cracovia. Un'icona della Madonna Justyna, 40 anni. Aveva già tre figli. Ha abortito a casa con un
farmaco Presidio per neonati indesiderati
VITA IN FARMACIA
12 articoli
29/07/2016
Pag. 11 Ed. Bologna
diffusione:226066
tiratura:334292
Autopsie giudiziarie accordo con l'Ateneo E il Sant'Orsola apre agli
specializzandi
I medici legali potranno usare una nuova sala L'Alma Mater: "Prima collaborazione del genere Per i periti ci
sarà una struttura d'avanguardia" Finora i test autoptici disposti dalla Procura, oltre 100 ogni anno,
venivano effettuati soltanto al Deposito salme della Certosa
ILARIA VENTURI
SULLA scia di "Crossing Jordan", o della più recente serie televisiva statunitense "Body of proof", anche gli
studenti di Medicina dell'Alma Mater e i medici in formazione potranno assistere alle autopsie giudiziarie. Il
policlinico Sant'Orsola darà infatti la possibilità ai periti medico- legali, chiamati ad esaminare i corpi per
conto della magistratura, di utilizzare una delle due nuove sale autoptiche che saranno aperte nel
padiglione 18 dell'ospedale, una volta terminati i lavori di ristrutturazione della struttura.
L'accordo firmato tra Università, Azienda ospedaliero-universitaria, Procura, Comune e Società Bologna
servizi cimiteriali è stato ratificato ieri l'altro dal consiglio di amministrazione dell'Ateneo.
In un anno, si stima che la Procura esegua dalle 100 alle 120 autopsie. Sino ad oggi venivano fatte in
Certosa, al Deposito osservazione salme. Non appena saranno eseguiti i collaudi, tra settembre e ottobre,
le nuove sale del Sant'Orsola diventeranno operative. «Credo che sia la prima collaborazione in Italia di
questo tipo - spiega Susi Pelotti, docente di Medicina legale dell'Università - un accordo che noi
giudichiamo molto importante. I medici legali avranno a disposizione una struttura all'avanguardia, anche
dal punto di vista della sicurezza». Per Luca Rizzo Nervo, assessore alla Sanità, così si riconosce «la
centralità del policlinico universitario al servizio della città».
L'accordo ha anche ricadute sulla didattica e sulla ricerca: a studenti, ricercatori, specializzandi e docenti
dell'Università sarà infatti garantita la possibilità - nei limiti di capienza previsti - di accedere alla sala
autoptica durante le autopsie giudiziarie. «È fondamentale nella formazione», conclude Pelotti, la docente
che in questi giorni, con il suo team formato dai medici Maria Carla Mazzotti, Gianni Guadagnini e Federica
Fersini, è impegnata a Melilli, in Sicilia, nella missione umanitaria per identificare le vittime del naufragio del
18 aprile 2015. «La sfida per la medicina legale - spiega - è dare risposta a quelle persone che cercano i
loro familiari e restituire un'identità e dignità alle centinaia di corpi senza nome».
IL PUNTO IL PATTO L'accordo per effettuare al Sant'Orsola le autopsie giudiziarie è stato firmato fra
Università, Azienda ospedaliero universitaria, Procura, Comune di Bologna e la società Bologna Servizi
Cimiteriali: il patto è stato ratificato dal consiglio di amministrazione dell'Ama Mater www.ausl.bologna.it
www.unibo.it PER SAPERNE DI PIÙ
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Il caso
29/07/2016
Pag. 1 Ed. Genova
diffusione:226066
tiratura:334292
Perchè rinunciare al welfare virtuoso
LUIGI PASTORE
SAREBBE interessante conoscere i motivi che hanno spinto la giunta guidata da Giovanni Toti e da Sonia
Viale, che oltrechè assessore alla Salute, è anche vicepresidente del governo regionale ligure, a rinunciare
a un pezzo di welfare che ha dimostrato di funzionare per quasi tre lustri.
Perchè, di questo si tratta, di un pezzo di welfare virtuoso. Il servizio di consegna dei medicinali attraverso
la farmacia ospedaliera nella Asl 1 di Imperia, aveva permesso di ottenere importanti economie di gestione
per le casse pubbliche, cui spesso si sottraggono per ragion di bilancio fondi destinati alla sanità: un milione
e 276 mila euro che, se estesi a tutta la regione, sarebbero diventati circa sei. Un sistema virtuoso che
conciliava la vicinanza al paziente, cui le medicine potevano essere consegnate a domicilio, con il risparmio
per l'amministrazione, e la cui bontà non solo è stata riconosciuta a vario titolo a livello nazionale e
europeo, ma è stata certificata dall'adesione di due giunte di colore opposto: quella di Sandro Biasotti, di
centrodestra, che aveva varato la sperimentazione, e quella, durata due mandati, del centrosinistra targato
Claudio Burlando.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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IL COMMENTO
29/07/2016
Pag. 1 Ed. Genova
diffusione:226066
tiratura:334292
Imperia, addio alla distribuzione pubblica delle medicine salvavita L' assessore Viale cancella la formula
adottata con successo per 15 anni
DESTEFANIS E PREVE
LA nuova sanità dell'assessore regionale Sonia Viale smantella quella che era un'eccellenza della Liguria,
sviluppatasi sotto il centro sinistra di Claudio Burlando ma nata quando in via Fieschi sedeva Sandro
Biasotti con la sua maggioranza di centro destra.
L'Asl1 imperiese poteva vantare a livello nazionale un primato.
Nel 2015 aveva fatto registrare la spesa farmaceutica procapite più bassa della Liguria con 145,7 euro
contro i 160 del resto della regione e i 180 a livello italiano.
Un successo per buona parte merito della distribuzione diretta dei farmaci salvavita e per patologie gravi
prescritti dai medici ospedalieri. Mentre nel resto della Regione vengono consegnati ai pazienti attraverso le
farmacie private (cessione per conto) che prevede da parte dello Stato il versamento di una quota a
confezione al farmacista, a Imperia dal 2002 è in vigore la "diretta". Ma ancora per poco. ALLE PAGINE II E
III
Foto: La Regione cambia il servizio sui medicinali nella Asl 1 di Imperia
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Farmacie ospedaliere bocciate dalla Regione
29/07/2016
Pag. 2 Ed. Genova
diffusione:226066
tiratura:334292
La sanità privatizzata Farmacie pubbliche "scalzate" dalla Viale
Stop alla distribuzione diretta modello Imperia per le medicine antitumorali e quelle salvavita
MARCO PREVE
LA nuova sanità dell'assessore regionale Sonia Viale smantella quella che era un'eccellenza della Liguria,
sviluppatasi sotto il centro sinistra di Claudio Burlando ma nata quando in via Fieschi sedeva Sandro
Biasotti con la sua maggioranza di centro destra. L'Asl1 imperiese poteva vantare a livello nazionale un
primato. Nel 2015 aveva fatto registrare la spesa farmaceutica procapite più bassa della Liguria con 145,7
euro contro i 160 del resto della regione e i 180 a livello italiano. Un successo per buona parte merito della
distribuzione diretta dei farmaci salvavita e per patologie gravi prescritti dai medici ospedalieri. Mentre nel
resto della Regione vengono consegnati ai pazienti attraverso le farmacie private (cessione per conto) che
prevede da parte dello Stato il versamento di una quota a confezione al farmacista, a Imperia dal 2002 è in
vigore la "diretta", ovvero i farmaci prescritti possono essere solo ritirati nella farmacia dell'ospedale oppure
consegnati a domicilio grazie ad un servizio creato dalla ex dirigente Mara Saglietto ed esteso a 1500
persone. Un modello che venne premiato nel 2010 dall'allora ministro della pubblica amministrazione
Renato Brunetta e nel 2011 ricevette un riconoscimento europeo.
Ma nella delibera della giunta regionale del 22 luglio l'assessore Viale sottoscrive l'impegno "affinchè tutte
le Asl Liguri adottino modalità e regole di distribuzione in nome e per conto comuni - compresa la Asl 1 superando gli attuali aspetti critici già evidenziati dall'Unione liguri titolari di farmacia". La rivoluzione che
beneficerà le 80 farmacie private imperiesi inizierà il primo gennaio 2017.
L'assessore Viale è giunta a questa conclusione anche perché, come ha scritto in documenti propedeutici
all'accordo "occorre confrontare e questo dato manca nelle tabelle- il costo della remunerazione del servizio
prestato dal farmacista che aderisce all'Accordo con la somma delle voci di costo sostenuto dalle strutture
dell'Asl per la gestione del magazzino, l'eventuale trasporto del farmaco a domicilio, la remunerazione del
personale dipendente dedicato alla remunerazione diretta". Mara Saglietto ribatte però che nei costi della
cessione per conto l'Asl deve comunque sostenere dei costi poiché per la gestione del servizio, la
registrazione, il monitoraggio.
Non solo, i dati forniti dalla Asl imperiese parlano di un risparmio della "diretta" rispetto alla "cessione per
conto" di un milione e 200 mila euro per il solo 2015. Una cifra che è stata anche pubblicamente
riconosciuta in una delibera della sezione di controllo della Corte dei Conti.
Ma la distribuzione "diretta" secondo Federfarma "non consente all'amministrazione pubblica un
monitoraggio continuo e immediato dei consumi e la riduzione degli sprechi per forniture non utilizzate
comecambio di terapia, decesso del paziente e altro".
Tesi respinta con foga da Mara Saglietto: "Ma quale monitoraggio. Le farmacie private non hanno
l'accesso alle banche date di medici e assistiti per ragioni di privacy. Solo una struttura pubblica è in grado
di garantire l'intera tracciabilità del farmaco, specie quando si tratta di medicine molto costose, e quindi di
prevenire o sanzionare eventuali abusi o utilizzi impropri delle ricette".
www.regione.liguria.it genova.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
Foto: FARMACI Due visioni opposte per la distribuzione dei farmaci ospedalieri per pazienti affetti da gravi
patologie.
Una pubblica e una privata
Foto: L'ASSESSORE Sonia Viale, Lega Nord, assessore regionale alla sanità. Sue le nuove direttive in
materia che prevedono l'abbandono della cessione diretta dei farmaci
Foto: Novità nella distribuzione dei farmaci in Liguria
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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In primo piano
29/07/2016
Pag. 3 Ed. Genova
diffusione:226066
tiratura:334292
'Noi meno cari ma scelta è politica' Gli ospedalieri contro la Regione
Parla la rappresentante del Sifo, la "Società italiana di farmacia ospedaliera" "L'esperienza imperiese era
un'eccellenza, e buttarla via è davvero un peccato"
GIULIA DESTEFANIS
«SONO convinta che la consegna di un farmaco a casa, ad esempio per un disabile, sia un grande valore
aggiunto, lo dico da farmacista e da utente: il punto è che le esperienze positive non vanno buttate».
Parla Simona Peri, dipendente di una farmacia pubblica della Asl 4 Chiavarese e segretaria ligure di Sifo,
la "Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie": la voce cioè
dei farmacisti territoriali e ospedalieri, che della distribuzione dei farmaci, e dell'innovativo servizio
domiciliare di Imperia, in questi anni si sono occupati direttamente. E oggi che le cose stanno cambiando
tengono prima di tutto a difendere il lavoro fatto.
«Non vogliamo ci conducano a uno scontro con i privati, siamo tutti farmacisti - continua Peri - Ma
vorremmo che venga riconosciuto il nostro ruolo. Non si dica che le regole vengono modificate perché ci
sono stati problemi, o perché il servizio era poco controllato. Al contrario, la farmacie pubbliche
garantiscono la tracciabilità dei farmaci, prima di dare un farmaco abbiamo sempre controllato con
accuratezza le prescrizioni mediche e valutato le informazioni in nostro possesso sulla storia clinica del
paziente». Quella della Regione, dice, «è una scelta politica, e posso anche capire l'esigenza di uniformare
la situazione ligure, allineando le regole della Asl1 a quelle delle altre Asl».
E però l'esperienza imperiese era un'eccellenza, e «buttarla via è un peccato. Non era ancora stata
replicata in altre aree solo per l'organizzazione complessa che richiedeva: un servizio a domicilio va
studiato in base all'orografia del territorio, al tipo di malati cronici presenti, insomma a tante variabili.
Andrebbe difesa la bontà del servizio, la sua efficienza massima, a costo zero per lo Stato». La questione
chiave, in effetti, è quella dei costi: «La distribuzione diretta è più economica per lo Stato, e il vantaggio,
documentato ad esempio dalla Asl di Imperia che nel 2015 ha stimato un risparmio di un milione di euro
grazie alle consegne a domicilio, non va sottovalutato - spiega ancora Peri - Mentre l'utilizzo delle farmacie
private convenzionate ha un costo. Per loro è un modo di lavorare senza alcun rischio: per questo tipo di
farmaci non hanno magazzino, perché alla presentazione della ricetta da parte dei pazienti si riforniscono al
magazzino dell'ospedale, in compenso su ogni ricetta hanno un guadagno.
Se è meglio il primo o il secondo sistema? Io posso solo valutale il lavoro fatto in questi anni e credo di
poter dare un giudizio positivo. Sono, ripeto, scelte politiche». Va inoltre ricordato che oltre ad aver creato il
sistema di distribuzione diretta ad Imperia, la dirigente oggi in pensione Mara Saglietto venne chiamata a
Genova all'Agenzia Regionale Sanitaria per dedicarsi alla riduzione della spesa farmaceutica.
Il suo operato venne pubblicamente lodato dal procuratore capo della Corte dei Conti Ermete Bogetti nel
2015 quando all'inaugurazione dell'anno giudiziario annunciò "rilevantissimi risparmi sulla complessiva
spesa farmaceutica regionale, circa 360 milioni nel periodo tra il 2008 e il 2014" sottolineando "l'apporto
determinante della dottoressa Saglietto spesso delegata dalla procura regionale anche per singole
istruttorie".
Ovvero indagini che portarono alla citazione in giudizio e alla condanna per danno erariale di medici e
farmacisti.
I PUNTI SPESA La spesa per i farmaci è una delle voci che pesano di più sul bilancio delle amministrazioni
regionali CONTROLLI La Corte dei Conti ha spesso chiesto la collaborazione di Mara Saglietto ex dirigente
della Asl 1 di Imperia CORTE DEI CONTI La Corte dei Conti (nella foto l'ex procuratore Ermete Bogetti) ha
indagato su vari abusi in materia di farmaci LA SINISTRA Claudio Montaldo ex assessore alla sanità della
giunta Burlando sostenne il progetto della Asl 1 di Imperia LA DESTRA Il modello imperiese dei farmaci è
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL COLLOQUIO
29/07/2016
Pag. 3 Ed. Genova
diffusione:226066
tiratura:334292
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
però nato nel 2002 quando in Regione c'era il centro destra di Sandro Biasotti
Foto: La Asl di Imperia nel 2015 ha stimato un risparmio di un milione di euro grazie alle consegne a
domicilio
Foto: L'utilizzo delle farmacie private convenzionate ha un costo. Per loro è un modo di lavorare senza
alcun rischio
Foto: OSPEDALI La distribuzione diretta avviene solo nelle farmacie ospedaliere
29/07/2016
Pag. 1 Ed. Milano
diffusione:226066
tiratura:334292
ALESSANDRA CORICA
Un maxi ospedale da 20mila metri quadrati e 500 posti letto: è il progetto del nuovo Galeazzi nell'ex area
Expo. Ieri il gruppo San Donato ha presentato ad Aerexpo una manifestazione ufficiale d'interesse per
spostare a Rho Pero la struttura, che oggi si trova a Bruzzano. Il piano prevede la costruzione nei prossimi
tre anni del polo sanitario, posizionato accanto alla Cascina Triulza, che dovrebbe diventare un polo
dedicato alle scienze alimentari, e all'Expo Center, che potrebbe essere usato per collocare gli uffici
dell'istituto. Che non sarà più solo un polo ortopedico, ma si occuperà anche di chirurgia generale e
cardiovascolare, oncologia e urologia. A PAGINA IV L'IDEA è di costruirlo accanto alla Cascina Triulza, con
Palazzo Italia sullo sfondo. Alto tra 55 e 65 metri, per 11 o 12 piani nei quali ogni giorno sono previste 9mila
persone tra pazienti, medici e infermieri. È il progetto del nuovo Galeazzi nell'ex area Expo: ieri
l'amministratore delegato dell'istituto ortopedico, Elena Bottinelli, ha depositato la manifestazione ufficiale
d'interesse in Arexpo.
Se sarà accolta l'istituto, che dal 2000 è di proprietà del gruppo San Donato, di qui a tre anni si trasferirà a
Rho Pero. Dove darà vita a un nuovo ospedale "generalista", con numerose specialità oltre all'ortopedia:
dalla chirurgia generale all'oncologia, dalla neurochirurgia all'urologia. Nonché chirurgia cardiovascolare:
nel nuovo ospedale dovrebbe infatti confluire anche la clinica Sant'Ambrogio, sempre della galassia Rotelli
e specializzata nella cura del cuore.
Il nuovo polo, da 500 posti letto, dovrebbe coprire una superficie di 20mila metri quadrati, a cui aggiungere
un parcheggio di 25mila metri quadrati e un parco da 12mila. Il piano prevede anche la realizzazione di un
collegamento con Cascina Triulza, da trasformare in un polo dedicato alle scienze alimentari, e con gli uffici
dell'Expo Center. Il disegno dell'ospedale non è nuovo: il progetto, già esecutivo, è lo stesso che aveva
incassato l'ok dei vigili del fuoco e dell'Asl e che era stato ideato per spostare il Galeazzi nel parco davanti
al San Raffaele Ville Turro, altra struttura sempre del gruppo San Donato. Il trasloco è stato bloccato dal
Comune per l'eccessivo impatto ambientale. Di qui l'idea di riproporlo per Rho-Pero. «Ma l'idea non è nata
perché il progetto a Ville Turro è stato bocciato: ci siamo resi conti delle potenzialità dell'ex area Expo, e
per questo abbiamo deciso di abbandonare l'idea di Ville Turro - avverte Paolo Rotelli, numero uno del
gruppo San Donato - . Il sogno è creare, con Human Technopole e la Statale, una Silicon Valley italiana.
Nella quale il Galeazzi potrebbe "pescare" tra i ricercatori universitari per i propri progetti: penso, per
esempio, a figure come i bioingegneri, che nei prossimi anni saranno risorse fondamentali per un ospedale,
visto che il futuro della medicina è nella terapia genica e nell'ingegneria genetica».
Se il progetto andrà in porto, i lavori, tutti finanziati dal gruppo Rotelli, partiranno entro il 2017 e finiranno
per il 2020. Il nuovo Galeazzi avrà qualifica di Irccs, istituto di ricerca, e sarà convenzionato con l'università.
Sarà dotato di pronto soccorso: di qui, la richiesta di costruire vicino alla stazione del metrò.
IL PIANO
LA POSIZIONE Il nuovo Galeazzi dovrebbe sorgere nel sito di Rho-Pero, accanto alla Cascina Triulza e
vicino all'Expo Center
LA RICERCA Il nuovo Galeazzi sarà un Irccs, un istituto di ricerca che collaborerà con l'università Statale e
Human Technopole L'EDIFICIO Il maxi ospedale avrà 11 o 12 piani e 500 posti letto.
Ogni giorno sarà frequentato da 9mila persone
LE SPECIALIZZAZIONI Il nuovo ospedale sarà "generalista", con numerose specializzazioni, dall'ortopedia
alla chirurgia cardiaca
www.arexpo.it www.milanoristorazione.it PER SAPERNE DI PIÙ
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il Galeazzi prenota nell'area Expo un maxiospedale da 500 letti
29/07/2016
Pag. 1 Ed. Milano
diffusione:226066
tiratura:334292
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Foto: Il progetto del nuovo ospedale
Foto: VERSO RHO-PERO Il Galeazzi verso il trasloco da Bruzzano: presentato ufficialmente il progetto per
il nuovo ospedale, a destra, nei terreni Expo
29/07/2016
Pag. 45 Ed. Novara
diffusione:159940
tiratura:227480
"Venite a far vivere Borgomezzavalle"
ARIAnnA TOMOLA
Il sindaco Alberto Preioni le sta pensando tutte, dal mettere in vendita il paese su Ebay a chiedere ai
proprietari di cedere abitazioni in disuso e baite abbandonate a un euro prima che cadano a pezzi. Nel
frattempo per ripopolare Borgomezzavalle va sul concreto: incentivi economici ai residenti. «E' questo
l'unico sistema che abbiamo, come avviene in Trentino, Svizzera e Austria. Invece di dire che a vivere in
montagna si fa fatica, noi agiamo per sostenere le famiglie. L'obiettivo è diventare un esempio da seguire
così come lo è stato con la fusione».
Fino al 1° gennaio 2016 Borgomezzavalle non esisteva, ma c'erano i comuni di Seppiana (in cui è rimasto
il municipio) e Viganella. «Con i primi 200 mila euro derivanti dalla fusione abbiamo reso completamente
gratuita la mensa per i bambini dell'asilo, struttura che serve tutta la valle e che mediamente conta una
ventina di piccoli. Rimborseremo le spese di trasporto per i ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori.
Ci sarà anche il bonus bebè di mille euro per ogni nato dal 2016 in avanti» spiega il sindaco. I cartelli
stradali per annunciare il nuovo paese di Borgomezzavalle saranno posati nei prossimi giorni. Affari
immobiliari
Nel programma sono poi previste asfaltature e la messa in sicurezza della strada di Rivera. «Non siamo in
capo al mondo, siamo a dieci minuti da Villadossola e dalla piana, qui si trovano affitti con 200-250 euro al
mese - continua Preioni - ci sono case o baite in vendita da 50 mila euro». Arrivando nella frazione di
Seppiana c'è una farmacia, il cui stabile di proprietà comunale ospita anche la posta e sarà ritinteggiato a
breve. Vincenzo Curcio quando non è dietro al banco si dedica anche al prugno di fronte al monumento ai
caduti. «Anche se sono fuori, la porta della farmacia rimane sempre aperta - spiega Curcio - non è mai
sparito nulla: fossi in città la chiuderei». A lui non chiedono solo farmaci «che abbiamo sempre garantito ad
Antrona o Montescheno con ghiaccio e neve» ma anche consigli. Al bar poco distante vendono i quotidiani,
mentre un passo più avanti c'è un negozio di alimentari, la cooperativa del paese.
«Come Comune abbiamo intenzione di acquistarla per rimodernarla» anticipa Preioni. Il municipio si
affaccia invece sul campetto sintetico di Seppiana, dove i bambini sono liberi di giocare. A Viganella, che si
è fatta conoscere in tutto il mondo grazie allo specchio solare che d'inverno riflette la luce in paese, è
appena stato inaugurato un campo da beach volley all'Alberobello Lounge Bar. Negli ultimi anni sono nati
anche alcuni bed & breakfast. Ma le porte di Borgomezzavalle non si apriranno per tutti. Preioni chiude ai
profughi. «E' come se pensassimo di ripopolare un paesino del Camerun con i residenti della valle Antrona.
E credo che al rifugiato non interessi nemmeno restare qui. Nella struttura di San Pietro, dove li volevano
collocare, in questo momento c'è una colonia di bambini». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il Comune della valle Antrona sorto dalla fusione di Seppiana e Viganella
29/07/2016
Pag. 2 Ed. Ascoli
diffusione:108967
tiratura:142035
UN'AREA di sgambamento cani sul tetto del parcheggio Torricella: questa l'idea lanciata dal sindaco
Castelli rispondendo all'interrogazione sulle morti per avvelenamento di alcuni cani illustrata dal consigliere
Igino Cacciatori. «È questa l'ipotesi - ha detto Castelli - che stiamo valutando: questo dell'avvelenamento è
un tema che ci lascia attoniti e la vera reazione deve venire dalla comunità». Castelli ha ripercorso le tappe
essenziali della vicenda, concludendo con un numero che restituisce l'idea di quanto sia sentito
l'argomento: sono 8.700 i cani registrati all'anagrafe canina, un dato tra i più alti d'Italia nel rapporto animaliabitanti. POI È STATA LA VOLTA delle variazioni di bilancio, con Castelli a fare le veci dell'assessore
Daniele Gibellieri (assente giustificato) per spiegare una manovra che in totale vale poco più di 9 milioni:
«Non è stato facile salvaguardare gli equilibri, visti gli scostamenti dalle previsioni. La 'tassa sul tubo'
abbiamo dovuto rimodularla dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha messo in dubbio non l'entrata,
bensì i tempi». Poi si è parlato della questione dei 4 milioni di riserve di Ascoli Reti Gas: «Non sono i soldi
della vendita - ha sottolineato Castelli - perché quelli arriveranno nel 2017, ma si tratta della valorizzazione
di un assetto patrimoniale». Fatto contestato nettamente da Giancarlo Luciani Castiglia del Pd: «Assistiamo
all'esaltazione della vendita del 45% di Piceno Gas Vendita. L'uso di 4 milioni di riserve di Ascoli Reti Gas è
possibile perché fra qualche giorno arriveranno i soldi della vendita, un'alienazione che abbiamo messo in
atto non per fare investimenti ma perché avevamo bisogno di quei 4 milioni per pagare le spese correnti».
NEGLI EQUILIBRI, tra le varie voci, anche le maggiori spese per le farmacie e le utenze, rispettivamente
per 562 mila euro e circa 600mila, da dividere tra riscaldamento (240mila), energia elettrica (255mila) e
acqua (150mila). Critico anche Manni del Cinque Stelle, che ha accusato: «Assistiamo alla vendita di
società che danno profitti, mentre su quelle che producono deviti non mettiamo mano». Alla fine, voto
contrario di Pd, Cinque Stelle e del consigliere di Forza Italia, Umberto Trenta. Daniele Luzi
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Cani avvelenati, si va a caccia di aree Una può nascere sul tetto di
Torricella
29/07/2016
Pag. 14 Ed. Milano
diffusione:47876
tiratura:70261
- MILANO - PROFUGHI all'ex Campo base di Expo, Roberto Maroni torna all'attacco. A due giorni
dall'annuncio del sindaco Giuseppe Sala («I primi ospiti arriveranno il primo settembre, Maroni se ne faccia
una ragione») al termine dell'incontro a Palazzo Diotti con il prefetto Alessandro Marangoni e con il capo
del Dipartimento Immigrazione del Viminale Mario Morcone, ieri il governatore ha ribadito la sua contrarietà
all'operazione, preannunciando una guerra legale: «Quello che Sala vuole fare e quello che il prefetto dice
di voler fare non si può fare: è illegale», ha scandito ai microfoni di Radio 24. Ecco i motivi, secondo il
numero uno di Palazzo Lombardia: «Quel Campo base è di proprietà del Comune di Rho, e l'impegno delle
società Expo e Arexpo è di smontarlo e consegnarlo al Comune di Rho». In realtà, la struttura appartiene a
Expo spa, che, stando all'intesa cui fa cenno Maroni, si è impegnata a smantellarla e a cedere l'area a Rho
già messa a verde, così come stabilito dalla destinazione d'uso. LA SOSTANZA non cambia: se lì
arriveranno i migranti, continua il governatore, verrà violato «un Accordo di programma sottoscritto dalle
istituzioni, compresa la Regione, e allora a quel punto mi attiverò perché venga tutelato quell'Accordo di
programma in tutte le sedi giudiziarie possibili e immaginabili». Maroni non arretra di un millimetro: «Sono
assolutamente contrario al Campo base - ha ribadito -. Noi Regione non siamo stati né informati né invitati
(al vertice con Morcone, ndr), pur avendo noi le competenze sulla Protezione civile: quella di escluderci è
stata una decisione politica, che francamente non capisco e non accetto». Va aggiunto che martedì
Marangoni ha dichiarato che sono in fase di completamento le verifiche per la «fattibilità» del progetto:
«Deve essere fatto tutto secondo regola», ha assicurato. Come a dire: se alla fine si farà, vorrà dire che si
poteva fare. AL FIANCO di Maroni anche la sua maggioranza, che ha approvato in Consiglio regionale due
mozioni sul tema dell'accoglienza dei migranti in arrivo; in entrambi i casi, le opposizioni non hanno
partecipato alla votazione in aula. Un testo, a firma del vicepresidente lumbard dell'assemblea di via Filzi
Fabrizio Cecchetti, riguarda proprio l'utilizzo dell'ex Campo base di Mazzo di Rho e chiede a Maroni di
opporsi ai trasferimenti decisi dal Governo: «Renzi e Sala vogliono allestire il più grande ghetto d'Europa:
noi non ci stiamo». L'altro documento, presentato dal capogruppo di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato,
suggerisce invece alla Giunta di organizzare al più presto un incontro con il Governo e i prefetti della
Lombardia sul tema degli arrivi di migranti e di chiedere la riduzione dei trasferimenti sul territorio lombardo.
Nicola Palma [email protected] in breve
Rapina alla farmacia Moncucco di via Rimini ieri alle 16.22. Un uomo armato di coltello ha minacciato il
farmacista, di 61 anni, facendosi consegnare l'incasso di 500 euro. Poi è fuggito a bordo di una Vespa.
Nessuno è rimasto ferito. È intervenuta la polizia.
Rapinato nella sua auto e preso a pugni 78enne in ospedale
Rapina ieri pomeriggio in un negozio di articoli per ufficio: in azione un uomo descritto come nordafricano
armato di coltello che è riuscito a portare via mille euro. Nessuno si è fatto male, sul caso indagano i
carabinieri del Radiomobile.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Profughi, Maroni torna all'attacco «Illegale metterli al Campo base»
29/07/2016
Pag. 10 Ed. Lucca
diffusione:82175
tiratura:111836
Più risorse al fondo anti-crisi E i disabili «viaggiano» gratis
INTEGRATO e potenziato il fondo anti-crisi rivolto a famiglie in oggettive situazioni di difficoltà, ai
disoccupati, cassintegrati, soggetti in mobilità o con riduzioni dell'orario di lavoro, diventano gratis i trasporti
dei disabili ai Centri Diurni. Sono due delle peculiarità dell'accordo siglato dal Comune di Altopascio con i
sindacati nell'ottica dell'approvazione del bilancio per un nuovo welfare. Nello specifico, nel 2015 sono state
285 le domande presentate, 242 hanno avuto fino ad un massimo di 500 euro. L'integrazione prevede che
il contributo in denaro venga supportato da spese documentate su cibo, bollette, farmacia e vestiario con
l'Isee corrente che risulta essere uno strumento più accurato per misurare la capacità di spesa di un nucleo
familiare. Ai soggetti disoccupati che presenteranno domanda, verrà richiesta semplicemente la
disponibilità a sottoscrivere un impegno, finalizzato all'inserimento in progetti formativi e/o lavorativi. «IL
FONDO risulta potenziato - in termini di risorse - e strutturato in modo migliore rispetto al passato sottolinea Ilaria Sorini (foto), assessore alle politiche sociali - è necessario che l'amministrazione non si
limiti ad una politica assistenzialista, ma incida concretamente, laddove le condizioni lo consentano, su tutte
quelle situazioni di marginalità che sono la diretta conseguenza della mancanza di lavoro. Inoltre, ed è stata
una delle mie priorità - conclude Sorini, - viene introdotta la gratuità del trasporto dei disabili verso i centri
diurni, per isee inferiori a 20 mila euro. Dimezzata la compartecipazione delle famiglie, (che sarà di 3 euro),
per isee superiori a tale soglia». Massimo Stefanini
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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ALTOPASCIO L'ACCORDO SUL WELFARE
29/07/2016
Pag. 8 Ed. Prato
diffusione:82175
tiratura:111836
PRATO E' IL CASO di dire che il caldo dà alla testa. E ieri ne è stata la riprova con due persone che hanno
dato di matto spogliandosi in mezzo di strada e in una farmacia con l'idea - forse - di trovare refrigerio dalla
calura. Insomma, di cose strane se ne vedono in questi giorni ma così sta diventando eccessivo. Il primo
episodio è avvenuto ieri mattina alla farmacia «Bottari» di viale della Repubblica dove un africano ha dato
di matto dopo aver preso una serie di prodotti dagli scaffali con l'intento di portarli via senza pagare.
Quando il personale della farmacia ha tentato di spiegare all'uomo che non era possibile, ha cominciato a
spogliarsi togliendosi la camicia e appoggiando le scarpe sul bancone. «Gli abbiamo detto che non era
possibile prendere tutti quei prodotti senza pagare - hanno spiegato dalla farmacia - e che, al limite, gli
potevamo dare dei soldi per comprare un panino. Ma lui non ne ha voluto sapere. Non voleva rubare i
prodotti, era semplicemente fuori di sé e credeva di poterli portare via. Lo abbiamo accompagnato alla
porta e, nel frattempo, ha preso altre cose dagli scaffali. Quando gli abbiamo chiesto di uscire dal negozio,
ha dato in escandescenze. Si è buttato a terra di fronte alla porta e ha cominciato a urlare. Sono stato
costretto a chiamare i carabinieri anche se non avrei voluto perché si trattava di una persona con evidenti
problemi psichici, ma la gente era spaventata». L'africano aveva già dato in escandescenza al bar accanto
alla farmacia e si è placato solo quando è stato portato via dai carabinieri. «Le farmacie sono diventate
posti di frontiera - hanno concluso da 'Bottari' - Abbiamo a che fare quotidianamente con tossici e sbandati
che cercano da noi quasi un rifugio. Oramai siamo avvezzi e pronti a tutto». In effetti negli utlimi tempi le
farmacie sono state prese di mira da rapinatori e balordi di ogni genere tanto che alcune si sono
organizzate per attivare una sorveglianza privata e mettersi al riparo dagli sbandati, soprattutto nell'orario
serale. MA NON è stato l'unico show offerto ieri. Al Macrolotto e per la precisione in via Toscana un cinese
ha dato spettacolo - nudo come mamma l'ha fatto - andando in giro senza vestiti e senza mutande. La foto,
scattata da un automobilista, (con dietro il cartello che indica «via Toscana» dove sono morti i sette operai
cinesi nel rogo alla «Teresa Moda») ha fatto il giro del web e dei social network sollevando le critiche e
l'ilarità degli utenti di Facebook e non solo. Il cinese è completamente nudo e attraversa la strada tenendo
in mano i pantalocini che, probabilmente, si è tolto per il caldo torrido di ieri. Uno spettacolo davvero poco
interessante. Laura Natoli Nasce «Federcarni» Mannori al timone, il vice è Giagnoni
NASCE a Prato il sindacato Federcarni-Confcommercio a tutela delle attività di macelleria e lavorazione
delle carni della provincia. Celeste Mannori della «Macelleria Mannori» di Vergaio è la nuova Presidente,
mentre sarà Enrico Giagnoni della «Macelleria di Giagnoni» di Via Ciliani a ricoprire invece il ruolo di Vice
Presidente.
Opera del Duomo e Museo del tessuto Domani visite guidate
DOMANI per vedere cose belle, che a Prato ci sono e sono tante, si può approfittare delle visite guidate al
Museo dell'Opera del Duomo e agli affreschi di Filippo Lippi in Duomo (alle 10 e alle 16) e al Museo del
tessuto alle 11.30 e alle 17.30. Non è necessaria la prenotazione, l'ingresso e la visita guidata costano sei
euro.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Dà di matto e si spoglia in farmacia E un cinese gira nudo al Macrolotto
29/07/2016
Pag. 41 Ed. Padova
diffusione:55260
tiratura:72705
Sequestrati farmaci deteriorati
Il furgone, fermato dai carabinieri per un normale controllo, trasportava ben trentatré contenitori di
medicinali tutti inutilizzabili perché oramai irrimediabilmente deteriorati dalle altissime temperature del vano
in cui erano stati riposti. Il veicolo era infatti sprovvisto della cella frigorifera obbligatoria per i carichi di
farmaci. «Padroncino» e autista, C.F.D. e B.C.A., entrambi romeni di 27 anni regolarmente in Italia,
residenti il primo a Padova e il secondo a Pontelongo, sono stati quindi denunciati a piede libero con
l'accusa di commercio e somministrazione di medicinali guasti. I due, nel primo pomeriggio di mercoledì,
sono incappati lungo la statale 16 Adriatica, all'altezza del Comune di Due Carrare, in un controllo
predisposto dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Abano Terme,
impegnato in una serie di accertamenti su camion e furgoni. Verificando il numero di targa del veicolo
Nissan, i militari scoprono una denuncia per appropriazione indebita presentata dall'agenzia di
autonoleggio Hertz, cui i due romeni si erano rivolti pagando con una carta di credito risultata scoperta. A
quel punto, la pattuglia ordina di aprire il vano posteriore e scopre l'ingente quantativo di medicinali di vario
genere, dagli antibiotici all'insulina ai salvavita. Regolarmente destinato ad alcune farmacie del Padovano.
C.F.D. dichiara infatti di essere il titolare di una ditta individuale autorizzata al traporto dei farmaci. Il
furgone con il quale esegue di solito le consegne è però fuori uso da qualche giorno e si è quindi dovuto
«arrangiare» con un veicolo noleggiato all'ultimo minuto. Ma privo dell'apparecchiatura refrigerante che
consente la conservazione ottimale dei medicinali, che per legge non debbono mai raggiungere una
temperatura superiore ai venticinque gradi. Nel vano del Nissan ce ne sono almeno quaranta. Vengono
allertati i carabinieri del Nas che, effettuati i primi esami, mettono sotto sequestro i contenitori. I farmaci
sono inutilizzabili; non possono più essere messi in commercio, oramai deteriorati e pericolosissimi per la
salute. I due quindi rimediano la denuncia ma proseguono gli accertamenti per verificare la provenienza del
carico.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Eugenio Garzotto
PROFESSIONI
10 articoli
29/07/2016
Pag. 16
diffusione:40070
tiratura:76507
Export e innovazione fanno brillare la farmaceutica
L'industria farmaceutica in Italia è decisamente in salute e sta vivendo una fase di grande sviluppo dal
punto di vista di tutti i principali indicatori economici. A sottolinearlo sono i dati del rapporto presentato lo
scorso giugno a Roma, in occasione dell'assemblea di Farmindustria, associazione cui aderiscono circa
200 aziende che rappresentano oltre il 90% del valore industriale del settore. Bastano pochi dati per
fotografare il settore. Produzione: secondi in Europa. Nel 2015 la produzione ha toccato quota 30 miliardi di
euro, di cui il 73% destinato all'export, collocando l'Italia al secondo posto in Europa, con la possibilità di
superare la Germania nel medio periodo. Tra i Big Ue, il nostro paese rappresenta il 26% della produzione
totale e il 19% del mercato. Nel periodo 2010-2015, l'industria farmaceutica italiana ha continuato a creare
valore, primeggiando per crescita della produzione industriale (+11% contro il -7% della media
manifatturiera) e della produttività (+21% contro il +5%). In particolare, nell'ultimo quinquennio l'Italia risulta
nettamente prima in Europa per crescita dell'export: +57%, a fronte del +23% della media Ue28. Cresce nel
contempo anche il valore medio delle nostre esportazioni (+34% contro il +22% della media Ue), insieme
con il valore innovativo di farmaci e vaccini prodotti in Italia ed esportati in tutto il mondo. L'occupazione
torna a crescere. Il settore conta 63.500 addetti, di cui il 43% donne, a elevata qualificazione: il 90% è
laureato o diplomato, il che rappresenta un importante fattore di competitività e di attrazione per gli
investimenti in Italia. Ad essi ne vanno aggiunti altri 66 mila nell'indotto. La Lombardia, con i sui 28 mila
addetti cui si sommano i 18 mila dell'indotto (chimica, meccanica e carta in primis) è la prima regione
farmaceutica e biotech. Due dati meritano una sottolineatura: 6.100 addetti, quasi il 10% del totale, sono
attivi nell'ambito della R&S e di questi oltre la metà (il 52%) sono donne. Ma soprattutto va rimarcato che
l'occupazione farmaceutica lo scorso anno ha confermato una ripresa (+1%) soprattutto in produzione e
ricerca (+3%): merito dei 6 mila nuovi assunti, in aumento del 20% circa sui quattro anni precedenti.
Un'innovazione di livello mondiale. Un altro dato che qualifica il settore riguarda gli investimenti, che nel
2015 hanno toccato quota 2,6 miliardi di euro, dei quali 1,2 in produzione e 1,4 in R&S, pari al 7% del totale
investito in Italia in questo ambito. La ricerca e sviluppo è cresciuta del 15% nell'ultimo biennio e il 75%
delle imprese conferma questo trend anche per i prossimi anni. Se nel mondo esistono più di 7 mila farmaci
in sviluppo, il merito va anche alla ricerca condotta in Italia, sempre più specializzata in ambiti quali le
biotecnologie (con 324 prodotti in sviluppo), i vaccini, gli emoderivati, le terapie avanzate, le malattie rare e
la medicina di genere. Non sorprende dunque che il primo farmaco al mondo a base di cellule staminali e il
primo farmaco di terapia genica «ex vivo» siano italiani. La Ricerca & Sviluppo è aumentata del 15%
nell'ultimo biennio
Foto: Nel 2015 la produzione ha toccato quota 30 miliardi di euro, di cui il 73% destinato all'export
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 29/07/2016
58
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Il Rapporto 2016 di Farmindustria evidenzia i trend di crescita di un comparto in salute Industria del
farmaco/Inserto a cura di Gaetano Belloni Testi di Chiara Cantoni e Tommaso Marchi
29/07/2016
Pag. 18
diffusione:40070
tiratura:76507
Nuova governance che superi la logica dei tetti di spesa
Se è vero che il barometro della farmaceutica segna decisamente bel tempo, restano comunque sul
tappeto alcuni nodi che, secondo il presidente di Farmindustria, vanno sciolti al più presto. Tra quelli più
spinosi spicca il sistema del payback, che impone alle imprese farmaceutiche di restituire la spesa
eccedente il tetto imposto: «Si tratta», sottolinea Massimo Scaccabarozzi, «di un sistema unico al mondo: a
parte la palese inadeguatezza del tetto di spesa, solo quest'anno ci obbligherà a rendere almeno 1,2
miliardi di euro al calderone della sanità. Alcune aziende arriveranno a dover ripianare anche 70-80 milioni:
un onere pesantissimo e ingiustifi cato. Molto più opportuno sarebbe destinare quel denaro alle imprese
affinché lo investano in ricerca e innovazione». Insomma, occorre ragionare in un'ottica completamente
diversa, basata sui risultati: «Dobbiamo chiederci quanto una terapia innovativa, oltre a curare
efficacemente il paziente, può far risparmiare il sistema sanitario, agendo in altre aree della sanità e del
welfare». La ricerca è cambiata e devono cambiare gli strumenti e i modi per finanziarla. Ecco perché il
presidente di Farmindustria invoca una provvidenziale modernizzazione del quadro normativo e una nuova
governance fondata su alcuni principi, tra cui il fi nanziamento adeguato alla reale domanda di salute,
risorse ad hoc per il fondo innovazione, il superamento del concetto dei tetti di spesa, a partire da quella
ospedaliera, l'analisi del costo del farmaco all'interno di quello totale per la terapia e l'uniformità delle
politiche sanitarie su tutto il territorio, guidate da criteri scientifi ci e non solo economici. «La ricerca non può
attendere: vogliamo continuare sulla strada che ci ha portato a vincere molte sfi de, per esempio nell'area
delle patologie onco-ematologiche, neuro-degenerative e delle malattie rare».
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Industria del farmaco/Inserto a cura di Gaetano Belloni Testi di Chiara Cantoni e Tommaso Marchi
29/07/2016
Pag. 21
diffusione:40070
tiratura:76507
Lean Pharma , ovvero l'applicazione dei principi della Lean
Manufacturing
L'imperativo oggi per molte aziende chimico-farmaceutiche è quello di ridurre drasticamente i costi per
liberare risorse da investire in Ricerca e Sviluppo. La scadenza dei brevetti ha, infatti, aumentato la
competitività con i farmaci generici, e anche per i nuovi farmaci è fondamentale ridurre i tempi di lancio sul
Mercato. Serve un approccio sistemico, che permetta di raggiungere tutti gli obiettivi contemporaneamente
senza scendere a compromessi, ovviamente nel rispetto delle numerose compliances tipiche del settore.
Le diverse esigenze trovano oggi sempre più frequentemente risposta nell'applicazione dei principi e delle
tecniche della Lean Manufacturing, approccio da tempo noto al mondo automotive, interessato spesso da
crisi ricorrenti e forti contrazioni dei volumi venduti. Tra i tanti, due strumenti in particolare si sono rivelati
molto potenti per realizzare il Miglioramento Rapido: la Mappa del Flusso del Valore o Value Stream Map e
la Settimana Kaizen. Ciascuno di questi strumenti viene realizzato in un numero molto limitato di giornate
da un gruppo di collaboratori guidati da un leader. Lo scopo ultimo di qualsiasi tipo di organizzazione è
quello di creare Valore per i Clienti. Lo studio di come fluisce il valore prima di arrivare ad un cliente è
altrettanto fondamentale. Il flusso del Valore è l'insieme di tutte le azioni normalmente richieste per portare
un prodotto attraverso un flusso, dall'inizio del processo fino a raggiungere il Cliente. Una volta elaborata, la
Mappa ha una funzione innovativa ed essenziale poiché aiuta a vedere il Flusso, e non solo le singole
attività, permette di individuare gli sprechi e quali sono le loro cause e fornisce un linguaggio comune a tutti
i livelli dell'organizzazione; nella versione relativa allo stato futuro poi aiuta a visualizzare gli effetti dei
miglioramenti pensati per implementare il Flusso e costituisce essa stessa la base di un piano di azioni. La
Settimana Kaizen è l'evento con il quale si realizza il Miglioramento Rapido e rappresenta la palestra dove
il personale operativo si allena a cacciare gli sprechi, caccia nella quale deve essere impegnato
costantemente in ogni momento del suo lavoro. Con ogni Settimana Kaizen nei reparti produttivi si
ottengono risultati rilevanti, corrispondenti ad aumenti di produttività dal 20% al 60%, riduzione dei difetti dal
20% al 40%, riduzione dei tempi di setup dal 50% all'80%, riduzione delle scorte interoperazionali dal 30%
al 70% La Galgano ha una profonda conoscenza del settore per aver supportato negli anni numerose
aziende farmaceutiche nella realizzazione di progetti di trasformazione snella. Ha partecipato infatti, solo
come esempio, alla ristrutturazione di uno stabilimento produttore di farmaci iniettabili, alla
implementazione del modello lean in diversi siti italiani di aziende farmaceutiche multinazionali,
all'applicazione della metodologia 3P nel processo di validazione, lavorando, in estrema sintesi, per Clienti
che hanno accettato la sfida del cambiamento!
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Industria del farmaco/Inserto a cura di Gaetano Belloni Testi di Chiara Cantoni e Tommaso Marchi
29/07/2016
Pag. 23
diffusione:40070
tiratura:76507
LabLaw: il Jobs Act è un'opportunità anche per l'industria farmaceutica
Gli avvocati Francesco Rotondi e Luca Failla, fondatori di LabLaw, studio legale specializzato in diritto del
lavoro, affrontano alcuni temi che legano la riforma del lavoro all'industria farmaceutica
Il Jobs Act è una delle riforme più importanti del governo Renzi. Che impatto sta avendo sul mondo del
lavoro e sull'industria, in particolare quella farmaceutica? Ne abbiamo parlato con gli avvocati Francesco
Rotondi e Luca Failla, fondatori di LabLaw, il primo studio legale di diritto del lavoro in Italia. Tra le novità
principali, spicca il contratto a tutele crescenti, con le sue ricadute sull'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
«Per la verità - riflette l'avvocato Rotondi - il nuovo contratto non ha abolito l'art. 18, ma ha introdotto un
sistema sanzionatorio diverso in caso di licenziamento, che esclude nella maggior parte dei casi il reintegro
nel posto del lavoro, sostituendolo con un indennizzo economico. In questo anno e mezzo molti hanno
semmai collegato il sistema delle tutele crescenti con lo sgravio contributivo concesso alle imprese,
sottolineando come siano aumentate le assunzioni a tempo indeterminato. Meglio dire che la riforma ha
spinto verso la trasformazione del rapporto da determinato o precario a indeterminato». IL
SUPERAMENTO DELL'ARTICOLO 2103 C.C. Un altro elemento significativo è la modifica dell'art. 2103
del codice civile, che segna il superamento del principio di equivalenza delle mansioni, dando al datore di
lavoro la facoltà di modificarle unilateralmente, a patto che le nuove siano riconducibili allo stesso livello di
inquadramento e categoria. «Questa novità apre nuovi scenari: le funzioni HR di molte aziende ci stanno
interrogando su questo punto. Ovviamente molto dipenderà dall'utilizzo in buona fede da parte del datore di
lavoro». Ha fatto molto discutere la vicenda delle 35 assunzione da parte di Novartis con applicazione del
Jobs Act ad eccezione della parte riguardante il licenziamento: un nuovo contratto ibrido? «Non direi
proprio. Quella a cui si fa riferimento - afferma Rotondi - è una vicenda societaria articolata e complessa:
diciamo che l'accordo è il frutto di una normale trattativa in cui la parte sindacale chiede una clausola di
garanzia, in questo caso il mantenimento dell'anzianità pregressa». PIÙ SPAZIO ALLA TECNOLOGIA La
farmaceutica si caratterizza per una forte innovazione tecnologica. Il Jobs Act ha introdotto importanti
novità anche sul tema delle nuove tecnologie e del controllo a distanza. «E' vero: intervenendo sull'art. 4
dello Statuto dei Lavoratori che disciplinava il divieto di controllo a distanza - spiega l'avvocato Failla - la
riforma fa chiarezza su un punto delicato: in sostanza, il device informatico utilizzato dal lavoratore per
svolgere la propria prestazione non va inteso come uno strumento di controllo a distanza, ma come uno
strumento di lavoro. La riforma dà quindi all'azienda il diritto di conoscere i dati raccolti dal lavoratore
attraverso le nuove tecnologie e di utilizzarli a fini sia premianti, sia disciplinari». Che fare allora degli
accordi sindacali che consentono alle aziende di introdurre strumenti di controllo, come le telecamere, a
patto di non utilizzarli come prova per provvedimenti disciplinari? «Molte imprese sono orientate a
disdettare e rinegoziare quegli accordi. Lo scenario è aperto: pensiamo a nuovi strumenti quali i droni, che
possono monitorare l'attività dei lavoratori in ambiti, come la logistica, di grande importanza anche per
l'industria farmaceutica». LA RIVOLUZIONE DELLO SMART WORKING Recentemente il presidente di
Farmindustria ha parlato di quarta rivoluzione industriale per la farmaceutica: significa aumentare la
connessione tra macchine, oggetti, informazioni, applicazioni in cloud e persone. Servirà un forte processo
di riqualificazione del personale e di riorganizzazione del lavoro anche in una logica di smart working. «Qui
c'è molto lavoro da fare: lo smart working - conclude Failla - è un interessante terreno di innovazione nella
gestione e controllo del lavoro perché spezza le catene «spazio-tempo» alla base del contratto: quello che
conta non è più il dove e il quando si lavora, ma gli obiettivi che si raggiungono. E' una scommessa
soprattutto per le nuove generazioni e sono convinto che in un settore hi-tech come la farmaceutica possa
funzionare».
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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29/07/2016
Pag. 23
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LabLaw, specialisti nel diritto del lavoro Fondato a inizio 2006 da Luca Failla e Francesco Rotondi,
LabLaw è oggi il primo studio legale di diritto del lavoro in Italia per numero di professionisti (circa 70 tra
collaboratori, 11 soci e dipendenti) e numero di sedi. Oltre alla sede di Milano, lo Studio opera a Padova,
Pescara, Genova, Napoli, Roma e Bari. Il suo core business è l'attività di advisory per importanti aziende
italiane ed estere. Nel suo curriculum spiccano numerosi premi, fra cui The Lawyer European Awards 2016
- L&E Global - Global Network of The Year, Corporate INTL Global Awards Winner 2016 - Employment
Litigation Law Firm of The Year in Italy, Premio internazionale Le Fonti 2016 - Eccellenza nel Diritto del
Lavoro, il «Firm of the Year» (The Lawyer) e il «Busi- ness Restructuring Law Firm of the Year - Italy»
(Finance Monthly Law Awards 2016). Nel 2011 LabLaw ha costituito, insieme a cinque dei più importanti
studi legali specializzati nel diritto del lavoro, la Global Employment and Labor Law Alliance, un organismo
composto da oltre mille avvocati che offre assistenza giuslavoristica alle aziende in Europa, Stati Uniti,
Canada, Sud America, Cina e India. Tutti i dati e le informazioni contenuti nel presente focus sono stati
forniti dall'azienda, che ne garantisce la correttezza e veridicità, a soli fini informativi Luca Failla, avvocato e
giuslavorista professore a contratto presso l'Università LUM Jean Monnet di Casamassima (Bari). Avvocato
dell'Anno per il Contenzioso Giuslavoristico (LegalCommunity 2013). Nel 2016 viene premiato
dall'autorevole legal guide Chambers Europe con la seguente definizione: « extremely knowledgeable» and
«a real problem - solver ». He has a broad practice convering employment contracts, trade union
negotiations, pension schemes and litigation. Ha maturato una specifica competenza nella consulenza
straordinaria/M&A, del diritto sindacale, commerciale e societario, del contenzioso in ambito giuslavoristico
oltre che civile internazionale, dei contratti dei dirigenti e responsabilità degli Amministratori. Ampiamente
riconosciuto nell'ambito legale ed accademico italiano, è molto richiesto come docente nelle università e
svolge attività di formazione ed aggiornamento per le imprese. Francesco Rotondi è avvocato e
giuslavorista con cattedra alla LIUC - Università Carlo Cattaneo di Castellanza. Unico giuslavorista inserito
nella classifica dei 40 avvocati under 50 più influenti d'Italia, ha ottenuto svariati riconoscimenti e premi,
nazionali e internazionali, tra i quali: avvocato dell'anno nel diritto del lavoro nel 2015 e nel 2012, avvocato
dell'anno nelle relazioni sindacali e industriali in Italia nel 2013. Professionista a 360° specializzato in diritto
del lavoro e delle relazioni industriali, nel corso degli anni ha sviluppato una consolidata esperienza
nell'ambito delle riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali, delle operazioni straordinarie e del contenzioso
sindacale.
29/07/2016
Pag. 24
diffusione:40070
tiratura:76507
Il lavoro del futuro
Lo ha sottolineato proprio il presidente di Farmindustria: la farmaceutica sta entrando nella quarta
rivoluzione industriale, che farà interagire sempre di più tecnologia, informazioni, cloud e persone. Questo
porterà a una riorganizzazione del lavoro, per la quale servirà una riqualifi cazione del personale, che aprirà
ampi spazi a nuove forme di collaborazione. Sarà un'ottima occasione per sviluppare forme di smart
working che la riforma del lavoro del governo Renzi tende a favorire. Ne sono convinti Luca Failla e
Francesco Rotondi, avvocati e giuslavoristi fondatori di LabLaw, primo studio legale di diritto del lavoro in
Italia, che seguono da vicino le applicazioni del Jobs Act anche in campo farmaceutico. «Si tratta di un
terreno di innovazione», sottolinea Failla, «nella gestione e controllo del lavoro, perché spezza le catene
"spazio-tempo" alla base del contratto».
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Industria del farmaco/Inserto a cura di Gaetano Belloni Testi di Chiara Cantoni e Tommaso Marchi
29/07/2016
Pag. 34 N.30 - 29 luglio 2016
Brevetti "sommergibili"
Per evitare i farmaci generici copiati, ora si blindano i processi produttivi
di Massimo Gaggi
Nella battaglia delle compagnie farmaceutiche americane per mantenere il più a lungo possibile l'esclusiva
su un medicinale molto redditizio, spuntano adesso i brevetti "submarine", cioè sommergibile: in sostanza
un'azienda oltre alla formula chimica del suo prodotto, brevetta alcuni aspetti essenziali delle tecniche di
produzione. Non lo fa subito ma, senza dare troppo nell'occhio, qualche anno dopo. Se il giochino riesce, la
lucrosa esclusiva, almeno negli Stati Uniti, si allunga di molti anni: ad esempio il brevetto dell'Enbrel, un
farmaco importante per il trattamento delle malattie autoimmuni, dall'artrite reumatoide alla psoriasi, è già
scaduto da tempo, ma le aziende che hanno ottenuto dalla Food & Drug Administration l'autorizzazione a
produrre e vendere farmaci biosimilari, in America non riescono ad arrivare sul mercato. E forse non ci
riusciranno per anni grazie al gioco delle "submarine patents". Amgen, l'azienda californiana che lo
produce, incassa quasi 9 miliardi di dollari l'anno attraverso l'Enbrel (distribuito fuori dagli Usa dalla Pfizer)
ed è pronta a tutto per mantenere questa posizione. Se la spunterà nelle battaglie legali che sono già in
corso, l'esclusiva sull'Enbrel, che dovrebbe durare solo 12 anni, potrebbe arrivare addirittura a 31 anni,
grazie al fatto che alcune innovazioni e alcuni processi messi a punto negli anni Novanta, sono stati
brevettati solo nel 2011 e 2012. Così - scoperta del New York Times - per un Enbrel "generico" bisognerà
forse aspettare fino al 2029. Quello dell'Amgen non è un caso isolato: quasi tutti i produttori di medicinali
"biotech" sono impegnati in pratiche simili. Succede, ad esempio, anche per Humira, il diretto concorrente
di Enbrel prodotto da AbbVie (ex Abbott) è ora sfidato da un "biosimilare" prodotto proprio dalla Amgen.
Sono già 60 i farmaci "copiati" sui quali sono in corso furiose battaglie legali. Il motivo non è difficile da
individuare se si guarda all'Europa dove, dopo l'introduzione dei "biosimilari", i prezzi dei farmaci sono calati
anche dell'80 per cento. Insomma, questa è un'altra delle "horror story" della sanità americana che riesce a
produrre cure e farmaci all'avanguardia, ma poi rischia di riservarli a pochi o di mandare in bancarotta i
sistemi sanitari per i costi folli. Non si contano più le cure che costano migliaia o anche decine di migliaia di
dollari l'anno. "Big pharma" si difende: «La ricerca richiede capitali enormi». Ma la cosa è vera solo in parte.
E comunque, col moltiplicarsi delle battaglie, sul prezzo di un farmaco rischiano di incidere più le spese
legali che quelle di laboratorio. Le dispute per non far scadere i brevetti non sono certo una novità negli
Stati Uniti, ma quelle sui farmaci di nuova generazione sono molto più accanite perché i produttori
sostengono che con la medicina genetica la composizione biologica delle molecole è talmente complessa
da non essere perfettamente riproducibile. E, infatti, in questo caso non si parla di prodotti "generici", ma di
"biosimilari". Ai quali gli enti governativi di controllo riconoscono la stessa efficacia del medicinale originale
anche quando la composizione è leggermente diversa. Ma a quel punto arrivano eserciti di avvocati, col
fuoco di sbarramento dei brevetti "sottomarini". Ne vale la pena, visto che le sole dieci specialità
farmaceutiche più vendute negli Usa valgono più di 60 miliardi di dollari l'anno.
Foto: @massimogaggi
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L'America che trovi / CALIFORNIA
26/07/2016
Pag. 12 N.6 - LUGLIO 2016
NCF
a cura di Caterina Lazzarini
Citalopram: effetti non previsti di un avviso di sicurezza La diminuzione improvvisa delle dose di citalopram
da 60 mg a 40 mg al giorno ha portato a un aumento delle ospedalizzazioni per tutte le cause o morte. Il
problema si è verificato quando i medici hanno diminuito il dosaggio con cui trattavano i propri pazienti in
seguito a una comunicazione di FDA, l'ente regolatorio statunitense, che ha messo in evidenza come la
somministrazione di citalopram a dosi superiori a 40 mg al giorno non fosse da considerarsi sicura a causa
della presenza del rischio di prolungamento dell'intervallo QT dipendente dalla dose. Sono i risultati di uno
studio retrospettivo condotto su una coorte di quasi 36mila veterani a rischio con trattati con più di 60
mg/die di citalopram che sono passati nell'arco di 6 mesi a un dosaggio pari o inferiore alla dose
cardiologicamente sicura di 40 mg. «La rapida riduzione del dosaggio da 60 mg a 40 mg" - hanno notato gli
autori dello studio - sembra avere fatto precipitare o peggiorare i sintomi della depressione e di altri disturbi
mentali, mentre non sembra avere avuto alcun effetto sulla diminuzione delle ospedalizzazioni per aritmia
cardiaca». Reazioni cutanee con cerotto di sumatriptan Teva ha ritirato spontaneamente dal mercato
statunitense Zecuity un sistema transdermico iontoforetico contenete sumatriptan, indicato nel trattamento
dell'emicrania, a causa di report di reazioni al sito di applicazione. Sono state segnalate arrossamento
grave, pelle fessurata, vescicole, pomfi, ustioni e cicatrici al sito di applicazione del cerotto. I pazienti hanno
descritto dolore severo, prurito o bruciore. Molti casi si sono risolti da poche ore a qualche settimana, ma ci
sono stati casi di reazioni cutanee non risolte dopo diversi mesi. Il sistema transdermico ritirato è stato
disegnato per veicolare il farmaco in quattro ore attraverso un cerotto monouso dotato di batteria. Le
segnalazioni sono iniziate subito dopo l'entrata sul mercato statunitense del medicinale avvenuta lo scorso
settembre. Attivo repository europeo degli PSUR Dal 13 giugno i titolari di AIC italiana (centralizzata e non)
devono depositare i Periodic Safety Update Report dei medicinali per uso umano solo nel repository on line
gestito dall'Agenza europea dei medicinali (EMA) attraverso l'eSubmission Gateway/ Web Client. Lo PSUR
repository è un luogo di deposito comune per gli PSUR, per gli Assessment Report (AR) dei rapporteur, per
i commenti e per i risultati finali. Lo PSUR è una valutazione periodica del rapporto beneficio-rischio di un
medicinale e fornisce un'analisi della sua sicurezza ed efficacia durante il suo ciclo di vita e deve essere
presentato a scadenze predeterminate all'Autorità regolatoria. Sono disponibili sul sito di Ema e di Aifa le
nuove modalità di presentazioni e un documento di "Domande e risposte". Switch a biosimilare monitorati
dalla farmacovigilanza Il ministero della salute olandese ha chiesto al centro olandese per la
farmacovigilanza Lareb di organizzare un sistema nazionale per monitorare i pazienti che passano da un
farmaco biologico di marca al corrispondente biosimilare. Lareb inizierà in autunno un monitoraggio pilota
condotto su cinque ospedali. Allo scopo sono stati stanziati 300mila euro. Lo scopo del progetto è quello di
verificare la sicurezza del passaggio da un prodotto innovativo al corrispondente biosimilare. Troppa
loperamide fa male al cuore FDA ha emesso un avviso di sicurezza per problemi cardiaci insorti con
dosaggi elevati di loperamide, un antidiarroico OTC spesso soggetto a abuso o a un uso non corretto. I
problemi cardiaci segnalati sono ritmo non nella norma, che peggiora se i dosaggi elevati di loperamide
sono accompagnati all'impiego di farmaci che possono interagire con l'antidiarroico. I casi di sovradosaggio
e abuso sono registrati soprattutto tra le persone che cercano di trattare in autonomia i sintomi
dell'astinenza da oppioidi o di raggiungere un senso di euforia (utilizzando l'antidiarroico con altri farmaci
che ne facilitano il passaggio della barriera ematoencefalica inibendone il metabolismo). FDA: danno renale
e inibitori SGTL2 FDA ha rafforzato l'avvertenza già esistente relativa al rischio di danno renale acuto per
canagliozin e dapagliozin , farmaci inibitori del sistema SGTL2, attivi contro il diabete di tipo 2. La nuova
avvertenza ha incluso nuove informazioni e raccomandazioni per minimizzare questo rischio. Circa metà
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Farmacovigilanza
26/07/2016
Pag. 12 N.6 - LUGLIO 2016
NCF
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dei 101 casi confermati presentati a FDA gli eventi di nefropatia acuta si sono verificati entro un mese
dall'inizio del trattamento. La maggior parte dei pazienti è migliorata dopo la sospensione. In alcuni casi i
pazienti avevano un'età inferiore ai 65 anni. Alcuni pazienti erano disidratati, con una pressione sanguigna
bassa, o stava assumendo altri farmaci che possono interessare i reni e la loro funzionalità.
26/07/2016
Pag. 38 N.6 - LUGLIO 2016
NCF
Uno tsunami da governare
La sessione plenaria del Simposio AFI ha rappresentato l'occasione per discutere i possibili scenari per la
nuova Governance della sanità italiana, divisa tra l'invecchiamento della popolazione e i costi della
cronicità, l'arrivo delle costose e più efficaci tecnologie e la difficoltà per le casse dello Stato di sostenerne
l'impatto
Giuliana Miglierini
umerose sono le sfide per il futuro che l'intero mondo della sanità italiana dovrà fronteggiare: le ha elencate
il presidenUno tsunami in arrivo te di Aifa, Mario Melazzini, nel videointervento che ha aperto la sessione
plenaria del 56° Simposio AFI: la crescente domanda-risposta di salute da parte dei cittadini si scontra con
l'impatto crescente della cronicità, che assorbe il 70% delle risorse disponibili, e con i costi elevati delle
nuove tecnologie biologiche , che appaiono sempre più essere il futuro dell'industria farmaceutica. La
sessione plenaria è stata moderata dal presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, e ha visto la
partecipazione dell'Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, Sergio Venturi, del
vice-presidente di Farmindustria Francesco De Santis, dell'economista Federico Spandonaro dell'Università
di Roma Tor Vergata e del vice-presidente di AFI e direttore generale di Recipharm Giorgio Bruno. In
apertura dei lavori, il professor Rigamonti ha portato il saluto della ministra per la Salute, Beatrice Lorenzin.
«Bisogna avere il coraggio di leggere in modo responsabile la realtà, che comprende nuove molecole
evolute e complesse in arrivo» , ha sottolineato il presidente Melazzini nel suo intervento: i nuovi farmaci
biologici come, ad esempio, quelli per il trattamento dell'epatite C, della malattia di Alzheimer, i nuovi
farmaci oncologici e le terapie innovative contro i retrovirus , sono solo le prime linee di una fitta schiera di
nuove tecnologie - tutte molto costose e difficilmente sostenibili per le casse sempre più povere dei payor
pubblici - che presto Mettere in moto le risorse dei cittadini Una rete di ospedali di eccellenza potrebbero
rivoluzionare il concetto di cura e che comprendono anche l'editing genetico, la stampa 3D dei farmaci, lo
sviluppo di terapie geniche e immunoterapie sempre più personalizzate e di biodispositivi. Il paradosso
dell'innovazione sottolineato da Melazzini è rappresentato dalla possibilità di migliorare le performance con
riduzione della spesa sanitaria offerta dalle nuove tecnologie, a cui fa da contro altare il forte aumento dei
costi di R&D e della spesa farmaceutica. La strada indicata dal presidente dell'Agenzia italiana dei
medicinali per gestire queste contraddizioni è quella dell' Health technology assessment (HTA) quale
strumento in grado di aiutare i decisori a individuare la soluzione più efficace e sostenibile. Il presidente di
Aifa ha anche sottolineato come, con il peso crescente delle economie emergenti, siano necessarie azioni
mirate per implementare la ricerca e valorizzare l'innovazione made in Italy . «Nonostante lo Stato italiano
continui a fare la sua parte, mettendo a disposizione risorse in linea con l'attesa rispetto all'attuale
situazione del Paese», per Federico Spandonaro l'idea di un servizio sanitario nazionale non è più
sostenibile ed è sempre più urgente individuare modalità innovative che consentano di giungere a una
maggiore equità verticale del sistema, anche grazie a una maggiore partecipazione dei cittadini alla
gestione dei costi. Nella sua riessione, l'economista dell'Università di Roma Tor Vergata ha anche
sottolineato come la burocrazia e le lungaggini tipiche del sistema Italia abbiano spesso scoraggiato i
possibili investitori. Il rappresentante di Farmindustria Francesco De Santis ha ipotizzato di lavorare
maggiormente a una logica di tipo assicurativo, che ponga davanti il paziente alla necessità di pagare i
farmaci per malattie comuni come il raffreddore a fronte della possibilità di vedersi rimborsare le cure per
patologie gravi come i tumori o l'epatite C. Anche l'esempio di altri Paesi, dove le prestazioni sanitarie sono
in qualche modo legate alla prevenzione e allo stile di vita, potrebbe costituire un esempio a cui ispirarsi nel
definire la nuova Governance della sanità italiana, secondo il rappresentante di Farmindustria. «Non è
possibile rinunciare all'universalismo, lo vogliono i cittadini», ha commentato l'assessore alle Politiche della
salute Sergio Venturi , che ha ricordato anche l'esperienza di uno dei principali gruppi assicurativi italiani,
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Sanità
26/07/2016
Pag. 38 N.6 - LUGLIO 2016
NCF
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Unipol, che gestisce attualmente 6 milioni di posizioni assicurative sanitarie provenienti dalla contrattazione.
Quello dei fondi sanitari integrativi è, secondo Venturi, un tema che lo Stato dovrebbe porsi, da discutere in
sede di rinnovi contrattuali delle diverse categorie di lavoratori. Stimolato dal presidente Scaccabarozzi
circa il possibile ruolo dell'Italia quale hub di ricerca clinica, Spandonaro ha sottolineato come sia
necessario aumentare la sensibilità culturale del nostro Paese. «Non ci devono essere più Ministeri con
competenza sulla stessa cosa, motivo per cui non si riesce ad arrivare a una proposta integrata. La sanità è
un business ovunque, solo in Italia si riesce a farlo diventare un problema», ha commentato l'economista
lanciando la proposta di una rete di cliniche di eccellenza in grado di attrarre i pazienti da altri Paesi. Una
realtà, quella del turismo sanitario, già assodata in molte altre regioni europee come la Polonia, ha ricordato
Massimo Scaccabarozzi , dove questo tipo d'iniziative si può anche giovare di un programma dedicato del
Governo locale, e che in Italia potrebbe attingere alle molte realtà d'eccellenza presenti negli ospedali
pubblici. La Regione Una decisione difficile Le sfide per l'industria farmaceutica Emilia-Romagna, ha
ricordato Sergio Venturi, ha attivato delle agevolazioni speciali per i pazienti provenienti dall'area balcanica,
sull'altra sponda del mare Adriatico. Il professor Spandonaro ha invece ipotizzato il ritorno
all'accreditamento di reparti per solventi all'interno delle strutture pubbliche, come in un passato ormai
lontano. La Regione Emilia-Romagna, ha sottolineato ancora l'assessore Venturi, ha provato a ottimizzare
le risorse, ad esempio riducendo il numero di Comitati etici, senza però raggiungere il target del Comitato
etico unico regionale come da indicazioni europee. L'assessorato alle politiche della salute dell'Emilia
Romagna, inoltre, ha puntato alla riduzione della burocrazia, con un calo del 25% il personale e un
risparmio di 4 milioni di euro, senza allungare i tempi di gestione delle pratiche. L'assessore Venturi ha
anche sottolineato l'importanza di chiudere accordi quadro preventivi con le aziende del farmaco, in modo
da poter attivare rapidamente i singoli studi clinici. Dal punto di vista industriale, ha invece rimarcato
Francesco De Santis, gli attuali strumenti per la certificazione della spesa farmaceutica presto potrebbero
non essere più adeguati a sopportare il peso dello tsunami dell'innovazione. L'approccio HTA potrebbe, in
tal senso, aprire a possibilità di risparmio su altri costi sanitari e a una diversa allocazione degli stessi: i
farmaci di ultima generazione, infatti, permettono sempre più il trattamento domiciliare e in tempi più brevi
del paziente, con conseguente risparmio sul fronte dei ricoveri ospedalieri e della perdita di giornate
lavorative. «La nuova Governance dovrebbe guardare al costo sanitario nella sua globalità», ha
commentato De Santis. Anche l'assessore Venturi ha sottolineato i forti risparmi che potrebbero derivare
dalla somministrazione domiciliare delle nuove terapie farmacologiche: «Il dibattito sulla riconversione dei
posti letto ospedalieri è già vecchio, in futuro cambierà radicalmente il modo di curare», ha commentato
l'assessore. L'importanza di tenere conto anche dell'impatto dell'automazione e del nuovo approccio
Industry 4.0 allo sviluppo del sistema produttivo è stato sottolineato dal vice-presidente di AFI e general
manager di Recipharm, Giorgio Bruno . «Industry 4.0 cambia completamente il paradigma, tutto è molto
veloce e trasversale. Se non si reagisce immediatamente non si riesce a tenere dietro alle novità», ha
commentato Bruno. Tra le priorità segnalate dal rappresentante di AFI vi sono la digitalizzazione, che in
Italia procede più lentamente che in altri Paesi, e la semplificazione delle procedure, per consentire alle
aziende di rispondere più rapidamente alle esigenze di un mercato in continua evoluzione. La riduzione dei
costi di produzione farmaceutici, ha aggiunto il presidente di Farmindustria Scaccabarozzi, può risultare in
un aumento del valore economico del Paese perché permetterebbe di attrarre maggiori investimenti grazie
agli elevati standard qualitativi, con l'ulteriore ricaduta di liberare risorse da reinvestire in altri settori della
spesa sanitaria. «È necessario uscire dalle dinamiche di payback, con soluzioni innovative», ha
commentato Scaccabarozzi. Nonostante il dibattito sulla nuova Governance della sanità italiana sia ormai
attivo da tempo, la decisione definitiva sul modello da perseguire negli anni futuri stenta ancora a prendere
forma. Un problema che, secondo Federico Spandonaro, sarebbe legato al prezzo politico che spinge a
rimandare la decisione il più possibile fino al momento in cui lo tsunami sarà arrivato. Massimo
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Scaccabarozzi ha sottolineato il positivo confronto tra i diversi attori ai Tavoli aperti a livello istituzionale. Il
vicepresidente De Santis ha evidenziato la consapevolezza della parte industriale di essere su una strada
che deve portare a dei cambiamenti, anche se non tutte le parti in gioco hanno gli stessi interessi nel
raggiungere una posizione comune. «Gli accordi non li fanno le Regioni, è troppo tempo che i tavoli sono
aperti e c'è la volontà di chiuderli. Questa situazione non soddisfa nessuno», ha commentato l'assessore
Venturi, secondo cui la sanità dovrebbe diventare un'altra priorità nazionale per il Governo alla stregua
della scuola. n
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Pag. 50 N.6 - LUGLIO 2016
NCF
Le nuove sfide del farmacista ospedaliero
La vigilanza sull'utilizzo dei farmaci e la corretta gestione del magazzino sono tra i nuovi, complessi compiti
che il farmacista ospedaliero è chiamato a svolgere dopo la riorganizzazione del suo ruolo. Una strada
impegnativa, che questi operatori potranno affrontare e percorrere con successo grazie alla formazione,
all'innovazione e con il contributo dell'industria farmaceutica . A spiegarcelo è Marcello Pani, neoeletto
presidente di Sifo
ormazione, innovazione e informatizzazione. Saranno questi i cardini intorno ai quali ruoterà il lavoro di
Marcello Pani, nuovo presidente di Sifo (Società Scientifica dei Farmacisti Ospedalieri), scelto il 31 marzo
come successore di Laura Fabrizio. Tra le sfide che il neopresidente dovrà affrontare nel suo mandato, la
più delicata sarà quella di transitare i soci durante questa fase di profonda trasformazione della
professione. In seguito alla riorganizzazione dei sistemi sanitari e delle strutture ospedaliere, infatti, il
farmacista ospedaliero è ora chiamato ad assumere un ruolo più complesso, con responsabilità più ampie e
un maggior coinvolgimento nelle decisioni terapeutiche. Compiti che richiederanno una preparazione
adeguata e strumenti innovativi, soprattutto per la gestione degli aspetti più critici come la farmacovigilanza
sugli errori di trattamento e di medicazione che diversi studi indicano come "la più comune tipologia di
errore" nel campo della salute. Quali saranno le priorità di Sifo nei prossimi quattro anni? Uno dei compiti
più importanti di questo Direttivo sarà quello di ricompattare e motivare la categoria assicurando una
crescita professionale dei soci più diffusa ed omogenea, anche attraverso la condivisione e la diffusione di
docuMarcello Pani , presidente di Sifo Il peso degli errori medici in ospedale menti di uso locale (capitolati
di gara, schede di HTA, protocolli e procedure operative, linee guida e position paper ) e delle numerose
best practices presenti in molte realtà nei vari ambiti. La formazione e la ricerca saranno orientate verso
nuovi ambiti di interesse per la professione di farmacista sia ospedaliero che territoriale, l'appropriatezza
prescrittiva dei farmaci e d'uso dei dispositivi medici, il farmacista di reparto/dipartimento, i farmaci ed i
dispositivi medici innovativi, l'informatizzazione integrata di tutti i servizi sono alcuni esempi in questo
senso. Infine, attiveremo canali di collaborazione con i colleghi di altri paesi europei, per individuare
argomenti di interesse comune e nuove opportunità professionali, avviando progetti formativi e di ricerca a
valenza internazionale sui quali indirizzare soprattutto i giovani colleghi già nel periodo della
specializzazione. È stato infatti da poco siglato un accordo con la Duquesne University di Pittsburgh per un
"Exchange program" finalizzato alla formazione professionale. Quali si aspetta possano essere i principali
ostacoli al perseguimento di questi obiettivi? Il difficile contesto economico, lo scenario del SSN, i grandi
cambiamenti in atto, organizzativi e strutturali, se non verranno affrontati in maniera proattiva ovvero
individuando e proponendo soluzioni concrete e sostenibili ai decisori politici ed agli amministratori. Quali
sono, a suo parere, gli aspetti più critici dal punto di vista del farmacista ospedaliero su cui si dovrebbe
intervenire? La necessità di tenere sotto controllo la spesa farmaceutica ospedaliera e territoriale
rendicontando alle Direzioni Generali ed alla Regione. La necessità di attuare la stessa politica di
contenimento della spesa e di garanzia di appropriatezza nel campo dei DM, considerando che la spesa
per i DM molte volte supera di molto quella relativa ai farmaci. Farmacoeconomia e farmacovigilanza hanno
assunto un ruolo fondamentale nelle attività del farmacista in ospedale. Abbiamo chiesto a Marcello Pani
come si dovrà adeguare questa figura professionale. «La farmacoeconomia rispetto allo scenario di oggi
presenta dei limiti superabili attraverso l'Health Technology Assestement (HTA) con la quale è possibile
effettuare adeguate valutazioni di appropriatezza e di sostenibilità per farmaci e dispositivi medici - spiega il
neopresidente Sifo. - In tale ambito il farmacista ospedaliero dovrà integrarsi con la propria professionalità
all'interno di gruppi di valutazione multidisciplinari. L'attività del farmacista del SSN non si limita alla sola
farmacovigilanza, ma comprende anche la dispositivo vigilanza, con particolare riguardo all'ambito
ospedaliero, che è strettamente legata al rischio clinico per la sicurezza del paziente e degli operatori
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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1 L'intervista Farmacovigilanza , farmacoeconomia e medicinali in magazzino
26/07/2016
Pag. 50 N.6 - LUGLIO 2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
sanitari. Ricordo che il decreto 30.4.2015 che recepisce le direttive europee in tema di farmacovigilanza,
richiede la segnalazione anche di eventi avversi causati da errori di terapia, esposizione professionale e
misuso dei farmaci». Quello della corretta gestione dei medicinali in ambito ospedaliero, è un tema che
riveste rilevanza internazionale. Secondo un report pubblicato a maggio di quest'anno sulla rivista BMJ e
intitolato " Medical error-the third leading cause of death in the US " i decessi causati da errori medici negli
Stati Uniti, nel periodo 2013-15, possono essere stimati in circa 400.000 casi all'anno e, come annuncia il
titolo dell'articolo, costituiscono la terza causa di morte nella nazione. Le motivazioni di questa situazione,
naturalmente, sono molte e non dipendono tutte da disattenzione o incuria degli operatori. Secondo lo U.S.
Department of Health and Human Services Food and Drug Administration Center for Drug Evaluation and
Research (Cder) molti errori sono causati semplicemente da nomi di prodotto o confezioni così simili tra
loro da generare confusione e da informazioni o abbreviazioni non chiare sulle etichette. Per questo motivo,
il Cder ha pubblicato ad aprile 2016 un documento rivolto all'industria del farmaco e intitolato "Safety
Considerations for Product Design to Minimize Medication Errors" che fornisce le necessarie indicazioni per
produrre farmaci e prodotti biologici più semplici da utilizzare. Un percorso da parte dell'Industria
Farmaceutica che Pani immagina parallelo a uno sviluppo tecnologico e applicativo nella logistica
ospedaliera: «La modernizzazione delle infrastrutture con l'impiego delle nuove tecnologie disponibili, sono
alcune questioni che affronteremo in maniera approfondita La gestione delle scorte di magazzino per
proporci come opinion leader in un ambito come quello della logistica, dell'innovazione e
dell'informatizzazione dove Sifo ha sviluppato negli ultimi anni un valido percorso formativo e di ricerca». Le
ricerche confermano i potenziali vantaggi di una gestione ospedaliera informatizzata. Secondo uno studio
dedicato alle prescrizioni terapeutiche, ad esempio, l'informatizzazione del processo farmacologico, se
gestita "con particolare attenzione", può ridurre tutti i tipi di errore compresi quelli di dosaggio (-39% nel
campione di studio) e di forma (-23,5%). Il contenimento degli errori non è peraltro l'unico beneficio
prevedibile con l'introduzione dei sistemi informatici. Un dossier redatto dall'Agenzia sanitaria regionale
dell'Emilia-Romagna e intitolato "Tecnologie informatizzate per la sicurezza nell'uso dei farmaci" riporta
anche una diminuzione superiore al 30% nelle scorte di reparto e consumi di farmaci ridotti del 10-15%
grazie alla sola introduzione di armadi informatizzati. Aspetto non secondario, quello della gestione del
magazzino, considerato che il farmacista deve anche poter gestire le periodiche carenze dei farmaci sul
mercato che, secondo l'Aifa, sono imputabili a "irreperibilità del principio attivo, problemi legati alla
produzione, alla distribuzione, alla commercializzazione, provvedimenti a carattere regolatorio, imprevista
aumentata richiesta del medicinale, emergenze sanitarie nei Paesi di produzione o in altri Paesi." Dott.
Pani, in passato, in ospedale, si è verificata una grave carenza di farmaci: quali sono i miglioramenti
auspicabili dal punto di vista della gestione delle forniture di medicinali? Sarà fondamentale che il
farmacista SSN migliori la gestione delle scorte dei propri magazzini ospedalieri utilizzando strumenti e
indicatori adeguati, nonché programmi fabbisogni realistici sulla base dei consumi e delle attività previste.
Ritiene che su questo punto possa essere possibile una collaborazione con chi realizza e fornisce i prodotti
farmaceutici? Le aziende farmaceutiche dovranno garantire i fabbisogni presunti alla stipula del contratto di
fornitura attraverso un puntuale monitoraggio delle vendite, che permetta di tamponare con una maggiore
produzione gli aumenti di richiesta non programmati. Una collaborazione fattiva potrebbe svilupparsi verso
la lotta alla non contraffazione dei farmaci e all'applicazione delle ultime direttive europee in materia. n
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Pag. 1 N.30 - 29 luglio 2016
tiratura:40000
2.800 anni di doping
GÌANLUCA COSTANTINI
2.800 anni di doping PAG 6/7 dal maialino greco a Putin parabola della droga olimpica 6IÀ NELLA PRIMA
EPIZIONE PELLE OLIMPlAPl NEL 776 A.C. 6LI ATLETI UTILIZZAVANO ERBE E FUNGHI, OPPURE UNA
PARTICOLARE PIETÀ A BA5E PI LATTICINI PER MIGLIORARE LE PERFORMANCE. NELL'ETÀ P'ORO
PELLE POLEIS SI IN6A66IAN0 MEPICI E SI TENTA PI TUTTO PUR PI SPOSTARE IL LIMITE SEMPRE
PIÙ AVANTI: TRA 6LI APPASSIONATI C'È IL MATEMATICO PITA60RA. 6ALEN0 DESCRIVE COSÌ
QUESTI ATLETI: MAIALI ALL'INGRASSO, UOMINI CON POCO CERVELLO! LA "PIETÀ FORZATA' E
LARMA SE6RETA E LA CARNE PI MAIALE PIVENTA LALIMENTO BASE PER 6LI ATLETI. A
CONFERMA PELLA PRORlA TESI, IPPOCRATE RICOSTRUISCE LA PIETÀ PI UN FAMOSO ATLETA:
ENORMI QUANTITÀ PI FORMAGGI, CARNE PI MAIALE POCO COTTA, M0NTA6NE PI MELONI,
FRUTTA, UOVA. IL TUTTO CONPITO PA MOLTO VINO. LA CURA FUNZIONA, MA MOLTI PI LORO SI
AMMALANO E MUOIONO IPPOCRATE E 6ALEN0 5TUPIAN0 IL FENOMENO 6IUN6ENP0 A UNA
CONCLUSIONE... L'ATLETA PER PIVENTARE FORTE, NON PUÒ VIVERE A LUN60! ALL'INIZIO PEL
'900, NELLE PRIME EDIZIONI PELLE OLIMPIADI MOPERNE SI PA55A PALL'USO PI ZOLLETTE PI
ZUCCHERO IMBEVUTE DI ETERE ALLE PIÙ MODERNA MISCELA DI STRICNINA, BRANPV E VINO, IN
CUI SONO FATTE MACERARE F06L1E DI COCA. A CAU5A PI QUESTO INTRU6LI0, TH0MA5 HICKS
NEL 1904 COLLASSA DOPO AVER RA66IUNTO IL TRA6UARD0. NEGLI ANNI '50 ARRIVANO LE
AMFETAMINE. O66I IL DOPING È DIVENTATO UH FENOMENO CHE COINVOLGE NON SOLO GLI
ATLETI A6ONI5TI, MA ANCHE ALTRI STRATI PELLA POPOLAZIONE 5P0RTIVA. SOLO IN ITALIA
MUOVE UN GIRO PAFFARI PI 600 MILIONI DI EURO. LA LOTTA AL DOP1N6 PERÒ NASCE
UFFICIALMENTE IN ITALIA NEL 1954. E IL PRIMO CASO MORTALE AVVIENE ALLE OLIMPIADI DI
ROMA DEL 1960 DOVE MUORE IL CICLISTA DANESE KNUP ENEMARK JENSEN. L'ANNO DOPO SI
APRE A FIRENZE IL PRIMO LABORATORIO EUROPEO DI ANALISI ANT1-DOPIN6. I PAESI DEL
BLOCCO ORIENTALE PRATICANO IL POPIN6 IN MANIERA CONTINUA PA6L1 ANNI '50 A6LI '80,
SOPRATTUTTO CON 6LI ATLETI CHE PARTECIPANO ALLE OLIMPlAPl. NON SI CONOSCONO TUTTI
6LI EFFETTI COLLATERALI, MA SONO EVIPENTI I RISULTATI AGONISTICI. NEL 1971 VIENE
PUBBLICATA LA PRIMA LISTA PI SOSTANZE PROIBITE CHE È TUTTORA PERIOPICAMENTE
AGGIORNATA. L USO DI ORMONI MASCHILI SULLE ATLETE PUÒ AVERE EFFETTI VISIBILI: LA
PESISTA HEIDI KR1E6ER È COSTRETTA A PIVENTARE UOMO. Farmacia | Già Pitagora studiava le
diete che aiutano a vincere. Con i Giochi moderni, gli intrugli/anno morti e feriti. E dopo la guerrafredda
combattuta anche a colpi di pillole, a Rio va in scena la resa dei conti con il doping di Stato della Russia
OVVIAMENTE, IL P0PIN6 INTERE55A ANCHE IL BLOCCO ATLANTICO. NEL f<?88 IL CORRIDORE
CANAPESE BEN JOHNSON RISULTA POPATO ALLE OLIMPIADI PI SEUL, POPÒ AVER VINTO LA
CORSA PE1 100 METRI PIANI E STABILITO IL NUOVO RECORP PEL MONPO CHE È ANNULLATO.
MARION JONES C0NFE5SA PI AVER FATTO USO PI P0PIN6 E VIENE PRIVATA PI TUTTE LE SUE
MEPA6LIE. MA IL CASO PIÙ CLAMOROSO È QUELLO PEL CICLISTA TEXANO LANCE ARMSTRON6,
VINCITORE PI 7 TOUR PE FRANCE CONSECUTIVI. NEL 2012 6L1 VEN6ONO RITIRATI TUTTI l PREMI
VINTI, VISTO CHE L'USO PI SOSTANZE ILLECITE È CONFERMATO. IL P0PIN6 È IL VERO
PROTAGONISTA PELLE OLIMPIAPI PI RIO PI QUEST'ANNO, SOPRATTUTTO POPÒ LA
PUBBLICAZIONE PEL RAPPORTO MCLAREN CHE TE5TIM0NIA LE PRATICHE POPANTI PE6LI
ATLETI RU55I, NELLAMBITO PI UN SISTEMA OR6ANIZZATO PALLO STATO, IN PARTICOLARE NEGLI
ULTIMI GRANPI EVENTI IN CASA: LE OLIMPIAPI E PARALIMPIAPI INVERNALI PEL 2014. LA
FEPERAZIONE RUSSA PI ATLETICA VIENE E5CLU5A PAI GIOCHI PI RIO. IL 21 LU6LI0 IL TRIBUNALE
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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OLIMPIADI
29/07/2016
Pag. 1 N.30 - 29 luglio 2016
tiratura:40000
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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ARBITRALE PELLO 5P0RT SPORTIVO RESPINSE IL RIC0R50 PI 68 ATLETI CHE AVEVANO CHIESTO
PI PARTECIPARE. IL FUTURO PE6LI ATLETI RU55I È SOTTOPOSTO AL MICROSCOPIO PEI
CONTROLLI, MENTRE IL PASSATO 5EMBRA ESSERE UNA MACCHIA INDELEBILE. COSÌ È ANCHE
PER LA PENTITA^ VULIA STEPANOVA, CHE MALGRAPO ABBIA SCONTATO LA PENA E FATTO
VENIRE A 6ALLA LO 5CANPAL0 NON SARÀ AMMESSA Al GIOCHI. SEMBRA CHE IL PRINCIPIO
ADOTTATO SIA CHE SE TI SEI POPATO UNA VOLTA, PER TE È FINITA PER 5EMPRE. IL CIO ALLA
FINE HA PECISO PER UNA LINEA PI MEPIAZIONE: OGNI FEDERAZIONE INTERNAZIONALE
PECIPERÀSE ACCETTARE 0 MENO GLI ATLETI RUSSI IL GOVERNO RUSSO HA 6iA PICHIARATO DI
APPREZZARE IL VERPETTO. INTANTO PUTIN HA ANNUNCIATO LA NASCITA PI UNA COMMISSIONE
RUSSA ANTIPOPIN6 PI CUI FANNO PARTE TRA 6LI ALTRI IL 6RANPE NUOTATORE POPOV E IL
POLITICO PI LUNGA DATA ZHUKOV
PERSONAGGI
4 articoli
29/07/2016
Pag. 47 Ed. Basilicata
diffusione:23748
tiratura:32026
Il sottosegretario De Filippo «Una campagna per frenare l'abuso di
farmaci antibiotici»
l Ipocondriaci e abuso di antibiotici. Il sottosegretario alla Salute, il lucano Vito De Filippo, ne ha parlato in
commissione Sanità rispondendo a un'interrogazione del vicepresidente della commissione Bilancio
Andrea Mandelli (Fi): «Negli ultimi anni i consumi e la spesa hanno subito una leggera flessione anche
grazie alle iniziative di comunicazione come quelle di Aifa». De Filippo ha sottolineato come, a livello
globale, un piano d'azione globale per affrontare il crescente problema della resistenza agli antibiotici e ad
altri farmaci antimicrobici, «è stato approvato dall'Oms durante la 68esima assemblea mondiale della
Sanità. In particolare, «entro il primo semestre 2017 sarà sviluppato un Piano Nazionale per combattere la
microbico-resistenza (Amr), basato s ul l 'approccio One-Health ed in accordo con gli obiettivi strategici del
Who-Global Action Plan». Quanto alla situazione italiana, il sottosegretario, passando in rassegna i dati
contenuti negli ultimi Rapporti Osmed, ha evidenziato il tendente calo nell'uso inappropriato di antibiotici:
«Da un confronto con i dati del precedente Rapporto OsMed è possibile osservare come tutti i tassi
d'inappropriatezza d'uso degli antibiotici siano in calo, in particolare l'impiego improprio di antibiotici per le
affezioni virali delle vie respiratorie è risultato in calo dal 41,0% del 2014 al 37,1% del 2015». Questo calo
viene così spiegato da De Filippo: «Negli ultimi anni i consumi e la spesa hanno subito una leggera
flessione e questo induce a ritenere che la modifica di comportamenti non corretti possa passare anche
attraverso iniziative di comunicazione come quelle che l'Aifa ormai realizza a livello nazionale da alcuni
anni».
Foto: G OV E R N O In alto il sottosegretario alla Salute, il lucano Vito De Filippo
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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SANITÀ CONSUMI E SPESA SOTTO OSSERVAZIONE. I DATI E LE PROIEZIONI DEL 2017
28/07/2016
Pag. 80
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DIPARTIMENTI I punti di forza del team sono: 1. specializzazione in tutti i settori della materia, in
particolare nella pubblicità (grazie alla presenza del counsel Elena Carpani ) e nel design (con il socio
Daniele Caneva , responsabile del dipartimento); 2. sul fronte tmt, largo commitment nei settori privacy e it;
3. professionisti essibili e competenti; 4. ottimo rapporto qualità-prezzo. Rating del mercato sui
professionisti e stima dell'intensità della loro attività nei diversi campi di specializzazione |ELENA CARPANI
«Leader nel campo della pubblicità. Reattiva e pragmatica: una vera problem solver». |DANIELE CANEVA
«Flessibile e disponibile, ha grande esperienza e una competenza specifica nel settore». Altri professionisti
emersi nel corso della ricerca CAPO DIPARTIMENTO Daniele Caneva NOMI PARTNER Daniele Caneva,
Nicoletta Colombo, Gianluca Fucci, Gianpaolo Locurto, Marco Lucchini INGRESSI NEI DIPARTIMENTI
Nome. Francesco Chierichetti Carica. Trainee Provenienza. Neolaureato Nome. Lorenzo Vigevano Carica.
Trainee Provenienza. Neolaureato Nome. Andrea Mandelli Carica. Associate Provenienza. Studio
Ubertazzi Nome. Armando Robustelli Carica. Trainee Provenienza. Neolaureato GIUDIZIO DEL MERCATO
SULLO STUDIO Sintesi delle interviste rivolte ai clienti «Il team è specializzato, competente, reattivo, vicino
alle nostre esigenze. Risponde sempre in maniere puntuale, precisa ed eciente. Lo studio ha un ottimo
rapporto qualità-prezzo. Lo consiglierei». MARCHI E BREVETTI NOMI PARTNER Daniele Caneva,
Gianluca Fucci, Gianpaolo Locurto LIFE SCIENCES NOMI PARTNER Daniele Caneva, Marco Lucchini
DIRITTO D'AUTORE NOMI PARTNER Nicoletta Colombo, Marco Lucchini PUBBLICITÀ NOMI PARTNER
Marco Lucchini + Elena Carpani (counsel) DESIGN NOMI PARTNER Daniele Caneva, Nicoletta Colombo
INFORMATION TECHNOLOGY NOMI PARTNER Nicoletta Colombo, Marco Lucchini
TELECOMMUNICATIONS NOMI PARTNER MEDIA NOMI PARTNER Cino Raa Ugolini PRIVACY NOMI
PARTNER Marco Lucchini, Nicoletta Colombo Descrizione Assistenza giudiziale in un procedimento
cautelare in materia di violazione di diritto d'autore e attività di concorrenza sleale. Descrizione Assistenza
durante la negoziazione, la stesura e la sottoscrizione dell'accordo per la direzione artistica del Gruppo
Poltrona Frau, Cassina, Cappellini. Descrizione Assistenza a H3G davanti al Giurì dell'autodisciplina
pubblicitaria nel procedimento promosso contro Telecom Italia. Altri clienti seguiti dallo studio per
operazioni Ip e Tmt Gruppo Aia, Bimbo Store, EOS srl, Confezioni Andrea Group spa, Bakeca srl.
Foto: Stima dell'attività nei diversi campi di specializzazione calcolata sulla base delle operazioni
comunicate in ambito Ip Stima dell'attività Ip&Tmt dello studio calcolata sulla base del totale delle
operazioni comunicate
Foto: Stima dell'attività nei diversi campi di specializzazione calcolata sulla base delle operazioni
comunicate in ambito Tmt Stima dell'attività Ip&Tmt dello studio calcolata sulla base del totale delle
operazioni comunicate
Foto: Cliente Bchc Eurl Tipologia operazione Diritto d'autore - Contenzioso Socio di riferimento Gianpaolo
Locurto, Nicoletta Colombo Controparte Antoniolli Fratelli di Antoniolli Valerio e C. S.n.c Valore (euro)
Confidenziale Cliente Patricia Urquiola, designer d'interni Tipologia operazione Design - Consulenza Socio
di riferimento Daniele Caneva Controparte Poltrona Frau, Cassina, Cappellini Valore (euro) Confidenziale
Cliente H3G Tipologia operazione Pubblicità - Contenzioso Socio di riferimento Elena Carpani Controparte
Telecom Italia Valore (euro) Confidenziale
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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CREA AVVOCATI ASSOCIATI
28/07/2016
Sito Web
QS - QuotidianoSanita.it
D'Ambrosio Lettieri (CoR): "Decimo decreto-beffa ai danni dei cittadini di
Taranto e della Puglia"
28 LUG - "E siamo al decimo decreto-beffa. Un inganno in piena regola, uno schiaffo ai cittadini di Taranto
e alla Puglia. Altro che svolta. Incostituzionale, inconcludente, insomma un vuoto a perdere. Non c'è una
visione strategica sulle prospettive da offrire alla città, sono assenti gli elementi essenziali per garantire
tutela della salute, del lavoro e salvaguardia ambientale, tempi incerti e proroghe infinite. E' emblematico
come il decimo decreto di urgenza per l'Ilva in quattro anni sia approdato in aula per la conversione in legge
proprio nell'anniversario del provvedimento di sequestro del colosso siderurgico da parte della procura
tarantina, per inquinamento ambientale. Doveva rappresentare un monito a fare bene. Invece nulla è
cambiato. Il Governo e la maggioranza sordi ad ogni richiesta non si smentiscono. La cosa paradossale è
che l'urgenza ormai divenuta cronica si ripresenta puntuale con lo stesso carico di legittime aspettative, di
dolore, di attese deluse, di interrogativi inquietanti". Questo il commento del componente della
commissione sanità del Senato, Luigi d'Ambrosio Lettieri (CoR), al via libera definitivo del decreto Ilva da
parte dell'Assemblea di Palazzo Madama.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Edizioni regionali
28/07/2016
Sito Web
QS - QuotidianoSanita.it
Nas. D'Ambrosio Lettieri (CoR): "Confermato ruolo di alta garanzia per la
tutela della salute pubblica"
Così il membro della commissione Sanità del Senato ha commentato l'audizione odierna del Generale dei
Nas Claudio Vincelli. "Particolare rilevanza assume la presenza vigile e tempestiva dei Carabinieri del Nas
nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie durante l'estate. Nel periodo estivo, infatti, è ancora più importante
verificare che all'aumento dei pazienti anziani e disabili ricoverati corrisponda un livello di efficienza
coerente con le disposizioni di legge".
28 LUG - "L'attività di prevenzione e vigilanza svolta dai Carabinieri dei Nas si conferma come una
condizione di alta garanzia per la tutela della salute della nostra comunità. Esprimo, dunque, il mio
rinnovato apprezzamento e plauso ai Carabinieri del Nas per l'importante lavoro svolto a garanzia della
nostra sanità. Un lavoro che determina effetti positivi non solo sul versante della prevenzione e della
repressione, ma si rivela fondamentale anche come mezzo di promozione della cultura della legalità". Lo
dichiara in una nota Luigi d'Ambrosio Lettieri (CoR), alla luce del l'audizione del generale dei Carabinieri del
Nas, Claudio Vincelli, tenutasi stamattina in Commissione Igiene e Sanità del Senato. "L' azione quotidiana
svolta sull'intero territorio nazionale si estende alla verifica dei requisiti tecnico strutturali e organizzativi
imposti dalle vigenti norme statali e regionali alle strutture sanitarie e socio-sanitarie che ospitano soggetti
fragili, anziani e affetti di patologie psichiatriche. Idoneità e qualifica del personale, confezionamento e
qualità dei cibi serviti agli ospiti, igiene e salubrità degli ambienti, adeguatezza degli spazi destinati alla
degenza, verifica dei livelli di appropriatezza delle prestazioni e del trattamento riservato soprattutto agli
ospiti anziani e disabili rappresentano solo una parte degli aspetti su cui si concentra l'attività ispettiva
condotta con elevati livelli di competenza dai Carabinieri dei Nas che si intensifica soprattutto durante il
periodo estivo. L'affidabilità, la scrupolosità, la competenza dell'attività svolta in questo specifico ambito
dagli oltre mille Carabinieri operanti nei trentotto nuclei territoriali trovano conferma nei dati riepilogativi
presentati con una esaustiva illustrazione dal generale Claudio Vincelli nella audizione di stamane in
Commissione Igiene e Sanità del Senato", prosegue il senatore dei Conservatori e Riformisti.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 29/07/2016
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Edizioni regionali