Cavirani_imp:ok 12-02-2014 13:14 Pagina 203 S. Cavirani et al. Large Animal Review 2013; 19: 203-207 Indagine sulla prevalenza di infezione da Bovine Viral Diarrhea Virus tipo 2 (BVDV-2) in allevamenti bovini da latte del Nord Italia 203 N O S. CAVIRANI1, G.L. ALBORALI2, M. BOLDINI3, C.S. CABASSI1, P. CORDIOLI4, M. LUINI5, A. NIGRELLI6, S. TADDEI1, F. VEZZOLI5 1 Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie - Università di Parma, Italy Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Sezione Diagnostica di Brescia - Italy 3 Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Sezione Diagnostica di Cremona - Italy 4 Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Sede di Brescia - Italy 5 Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Sezione Diagnostica di Lodi Italy 6 Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Sezione Diagnostica di Mantova - Italy 2 RIASSUNTO Lo studio è stato allestito al fine di acquisire dati circa la prevalenza del virus della Diarrea Virale Bovina tipo 2 (BVDV-2) negli allevamenti bovini del Nord Italia, segnatamente della Pianura Padana. L’indagine si è svolta nel periodo 2009-2011 e ha visto il coinvolgimento di cinque laboratori diagnostici ubicati in altrettante province delle Regioni Lombardia ed Emilia Romagna, segnatamente Brescia, Cremona, Lodi, Mantova e Parma. L’area geografica di pertinenza è connotata da un’elevata densità di allevamenti bovini da latte, anche di grandi dimensioni e con animali di alto valore genetico. Pur in assenza di piani di controllo-eradicazione ufficiali, si rileva da tempo una spiccata sensibilità da parte dei medici veterinari buiatri e degli allevatori nei riguardi della problematica BVD. Questo si traduce nell’allestimento di programmi aziendali, a carattere volontario, mirati al controllo-eradicazione dell’infezione da BVDV che prevedono, oltre alla vaccinazione, la ricerca sistematica e la successiva eliminazione degli animali immunotolleranti, viremici persistenti. Campioni di latte di massa, di sangue (in pool o singoli), feti abortiti, organi di animali venuti a morte con sospetta BVD sono stati testati mediante PCR o real-time PCR allestite per la rilevazione di BVDV-1 e 2. Inoltre emosieri da allevamenti non vaccinati per BVDV sono stati testati mediante sierologia comparativa tramite test di sieroneutralizzazione (SN) verso entrambi i tipi virali. In totale l’indagine ha interessato 4.464 allevamenti da latte. Le procedure di diagnosi diretta (PCR o real-time PCR) hanno consentito di rilevare la presenza di BVDV-2 nel 2,9% degli allevamenti considerati. La diagnosi indiretta (SN) ha dimostrato la presenza d’infezione da BVDV-2 nel 4% degli allevamenti. In alcuni casi BVDV-1 e 2 sono risultati co-presenti nello stesso allevamento. I dati ottenuti consentono di affermare che BVDV-2, introdotto in Italia nel 1999 veicolato da un vaccino contaminato, è tuttora presente ma la prevalenza dell’infezione è da ritenersi bassa. Ciò risulta in accordo con la situazione epidemiologica europea ma è in contrasto con quella statunitense caratterizzata da un’ampia diffusione di BVDV-2 sia tra i bovini da latte che da carne. Sono state fatte diverse ipotesi per giustificare tale difformità ma ancora non si è pervenuti ad una spiegazione scientificamente esaustiva. PAROLE CHIAVE Bovino da latte, BVDV-2, Italia. INTRODUZIONE Il virus della Diarrea Virale Bovina (BVDV) appartiene alla famiglia Flaviviridae, genere Pestivirus. Considerato causa di considerevoli danni economici per l’allevamento bovino, sia da latte che da carne, BVDV è oggetto di programmi di eradicazione ufficiali in diversi paesi europei. Si rileva inoltre una forte, diffusa sensibilità circa il controllo della virosi anche in aree, fra cui l’Italia, dove non sussistono programmi di controllo-eradicazione strutturati. I danni arrecati dall’infe- Autore per la corrispondenza: Sandro Cavirani ([email protected]). zione sono difficilmente quantificabili in quanto non strettamente riconducibili alla sintomatologia clinica evocata dal virus, ma piuttosto da ascriversi allo stato di immunodepressione acuta che consegue al patotropismo del virus per le strutture linfoidi, linfociti circolanti e macrofago alveolare inclusi1,20. Detta evenienza favorisce la piena espressione patogenetica di altri microrganismi co-presenti ed il manifestarsi della relativa sintomatologia clinica. Ciò, indipendentemente dalla gravità del quadro clinico, è da ritenersi comunque un evento negativo in quanto non necessariamente induce a formulare una diagnosi di sospetto di BVD, ma può risultare addirittura fuorviante nel perseguimento della diagnosi di infezione-malattia da BVDV2,10,17. Cavirani_imp:ok 204 12-02-2014 13:14 Pagina 204 Indagine sulla prevalenza di infezione da Bovine Viral Diarrhea Virus tipo 2 (BVDV-2) in allevamenti bovini da latte Dal punto di vista biotipico si riconoscono ceppi di BVDV connotati da attività citopatogena in vitro (BVDVcp) e ceppi sprovvisti di tale caratteristica (BVDVncp). Sul versante tassonomico si riconoscono 3 genotipi virali, segnatamente BVDV tipi 1, 2 e 3, i quali a loro volta presentano innumerevoli subgenotipi11. Seppur con connotazioni cliniche difformi, tutti e tre i genotipi virali in parola condividono l’attitudine ad evocare patologia primaria nel bovino. Per quanto attiene all’Italia la prima segnalazione circa la presenza di BVDV-1 nel bovino risale al 19683. Di recente l’isolamento di BVDV-1 è stato segnalato anche nel bufalo14. Invece la rilevazione della presenza di BVDV-2 data 1999 ed è da ricondurre all’utilizzo di un vaccino IBR-marker contaminato da BVDV-2 ncp8. Da ultimo, nel 2011 è stato rilevato nel bovino BVDV-37, di cui, stante il recente isolamento, non sono attualmente disponibili dati circa la sua diffusione nei nostri allevamenti. Diversamente è ben chiara l’entità della diffusione di BVDV-1, sia tra i bovini da latte che da carne. Seppur i dati reperibili in letteratura, indicativi di un’ampia diffusione dell’infezione da BVDV-1 negli allevamenti bovini italiani, risultino datati4,5,15,17, i riscontri derivanti dall’attività diagnostica routinariamente eseguita presso i nostri laboratori confermano l’attuale, elevata prevalenza dell’infezione da BVDV-1. E ciò indipendentemente da area geografica, attitudine produttiva, stato clinico e regime vaccinale dei bovini allevati. Attraverso tipizzazione molecolare degli stipiti virali isolati, è stata fatta chiarezza sui diversi subgenotipi di BVDV-1 circolanti nel nostro territorio6,9,13. BVDV-2, isolato per la prima volta negli USA nel 199416, è tradizionalmente associato a malattia grave ad elevata mortalità. La malattia, sulla scorta del quadro clinico-ematologico, viene indicata come sindrome emorragica a carattere trombocitopenico. Successivamente all’introduzione di BVDV-2 in Italia, sono stati segnalati sporadici isolamenti di questo genotipo virale. Alla stregua di BVDV-1, è da sottolineare il reperto di ceppi di BVDV-2 nella pecora in corso di malattia riconducibile clinicamente alla ben più diffusa Border Disesase (BD). Di interesse è la dimostrazione che BVDV-2 ha circolato in Italia tra gli ovi-caprini fin dal 199018. Ritornando alla questione epidemiologica relativa al binomio BVDV-2 - bovino si rileva che in Italia, come nel resto d’Europa, e diversamente dagli USA, dove la prevalenza d’infezione è elevata19, il reperto di questo virus in corso di malattia nel bovino è evento infrequente. Attualmente mancano dati epidemiologici di una certa consistenza che possano meglio definire il grado di diffusione di BVDV-2 negli allevamenti bovini del Nord Italia. Pertanto, questo studio si è posto come obiettivo la raccolta di dati relativi alla rilevazione di BVDV-2 in allevamenti bovini ubicati nell’area padana. I dati di seguito riportati si riferiscono ad attività diagnostica eseguita presso diversi laboratori situati nell’area geografica di riferimento. Tale attività è stata prevalentemente volta all’individuazione dei bovini immunotolleranti, persistentemente infetti (PI) da BVDV: approccio che rappresenta il cardine dell’azione di controllo-eradicazione dell’infezione. MATERIALI E METODI Animali e allevamenti L’indagine ha avuto come riferimento temporale il triennio 2009-2011 ed ha visto il coinvolgimento di 5 laboratori dia- gnostici ubicati nelle province di Brescia, Lodi, Cremona, Mantova e Parma. La dimostrazione di BVDV tipi 1 e 2 ha riguardato: – campioni di latte di massa da 1.572 allevamenti processati mediante real-time Polimerase Chain Reaction (real-time PCR); – pool di emosieri o sangue in toto (15-20 campioni/pool) da 993 allevamenti processati mediante real-time PCR; – campioni singoli di emosiero o sangue in toto di 12.470 animali da 578 allevamenti processati mediante PCR o real-time PCR; – feti abortiti in numero di 326 provenienti da 288 allevamenti processati mediante PCR o real-time PCR; – organi di 455 animali morti a seguito di sintomatologia o con lesioni riconducibili a BVD, appartenenti a 188 allevamenti e processati mediante PCR o real-time PCR; – emosieri da 9.670 animali appartenenti a 845 allevamenti non vaccinati verso BVDV che sono stati sottoposti ad indagine sierologica comparativa mediante sieroneutralizzazione (SN), eseguita in parallelo sullo stesso siero verso BVDV-1 e BVDV-2. In totale l’indagine ha riguardato 4.464 allevamenti da latte. METODICHE DI LABORATORIO Estrazione dell’RNA L’estrazione dell’RNA è stata fatta mediante un protocollo di estrazione tradizionale con guanidina tiocianato-fenolocloroformio. RT-PCR Una PCR nested e multiplex, che prevede l’utilizzo di primers che permettono l’amplificazione di una porzione del gene NS5B, è stata utilizzata per rilevare e genotipizzare BVDV. La retrotrascrizione e la prima amplificazione sono state combinate in single-step. Due microlitri di estratto di RNA sono stati addizionati al volume di reazione (50 µl finali), contenente 2,5 mM MgCl2, PCR Buffer (20 mM Tris-HCl [pH 8,4], 50 mM KCl), 0,2 mM dNTPs, (Invitrogen), 0,25 µg dei seguenti primers: 5’ AAGATCCACCCTTATGA(A/G)GC 3’ (posizione 10385-10404 del ceppo NADL) e 5’ AAGAAGCCATCATC(A/C)CCACA 3’ (posizione 11528-11547 del ceppo NADL), 5 U di inibitore di RNasi (Invitrogen), 50 U di retrotrascrittasi (M-MulV, Invitrogen) e 1.5 U di Taq DNA polimerasi (Invitrogen). Alla retrotrascrizione, effettuata alla temperatura di 37°C per 30 min, sono seguiti una iniziale denaturazione a 94°C per 3 min, 25 cicli di amplificazione (94°C per 20 s, 50°C per 30 s e 72°C per 30 s) ed una fase finale a 72°C per 15 min. Due microlitri dell’amplificato sono stati quindi utilizzati per la seconda PCR, effettuata con 40 cicli di amplificazione nelle stesse condizioni della prima, ma in assenza di inibitore di RNasi, retrotrascrittasi e dei primers della prima amplificazione ed in presenza dei seguenti primers: 5’ TGGAGATCTTTCACACAATAGC 3’ (posizione 10758-10779 del ceppo NADL, specifico per BVDV-1), 5’ GGGAACCTAAGAACTAAATC 3’ (posizione 10514-10533 del ceppo NADL, specifico per BVDV-2) e 5’ GCTGTTTCACCCAGTT(A/G)TACAT 3’ (posizione 11096-11117 del ceppo NADL). Controlli di reazione positivi e negativi sono stati inseriti in ogni prova. Gli amplificati (604 paia di basi per Cavirani_imp:ok 12-02-2014 13:14 Pagina 205 S. Cavirani et al. Large Animal Review 2013; 19: 203-207 205 entrambi citopatogeni, in ragione di 100 DCP50 per pozzetto. Dopo contatto siero-virus di 2 ore a 37°C, è stata aggiunta una sospensione di cellule della linea MDBK. Trascorso il periodo di incubazione determinato dalla comparsa di effetto citopatico (ECP) nel controllo contenente il solo virus, si è proceduto alla valutazione del titolo anticorpale mediante end point dilution, che individua quale titolo anticorpale la più alta diluizione del siero in grado di neutralizzare l’ECP virale. La normalizzazione del titolo anticorpale è stata ottenuta mediante conversione logaritmica (log2) del reciproco della diluizione. In considerazione del grado di cross-reattività attesa, la reazione sierologica è stata considerata tipo-specifica qualora sia emersa una differenza di titolo di almeno 3 volte verso uno dei due virus oggetto di test. RISULTATI Figura 1 - Visualizzazione su gel di agarosio dei risultati della nested-multiplex RT-PCR verso BVDV-1 e 2. BVDV-1 e 360 paia di basi per BVDV-2) sono stati visualizzati mediante colorazione con bromuro di etidio su gel di agarosio al 2% (Figura 1). Real-time RT-PCR Per la ricerca e la genotipizzazione di BVDV mediante realtime PCR è stata utilizzata una coppia di primers specifici per regioni conservate della 5’ UTR di BVDV-1 e 2: 5’ CTCGAGATGCCATGTGGAC 3’ (posizione 224-242 del ceppo NADL) e 5’ CTCCATGTGCCATGTACAGCA 3’ (posizione 391-371 del ceppo NADL). Due sonde TaqMan, 5’ FAM CAGCCTGATAGGGTGCTGCAGAGGC BHQ-1 3’ e 5’ Texas-Red CACAGCCTGATAGGGTGTAGCAGAGACCTG BHQ-2 3’, sono state utilizzate per il riconoscimento di BVDV-1 e 2, rispettivamente. La retrotrascrizione e l’amplificazione sono state combinate in single-step. Cinque microlitri di estratto di RNA sono stati addizionati al volume di reazione (25 µl finali), contenente 12,5 µl di 2↔ QuantiTect Probe RT-PCR Master Mix (Qiagen), 0,25 µl di QuantiTect RT Mix (Qiagen), 0,4 µM di ognuno dei primer e 0,2 µM di ognuna delle sonde. Alla retrotrascrizione, effettuata alla temperatura di 50°C per 30 min, sono seguiti una iniziale denaturazione a 95°C per 15 min e 45 cicli di amplificazione (94°C per 15 s, 60°C per 60 s). Controlli di reazione positivi e negativi sono stati inseriti in ogni prova. I campioni sono stati considerati positivi per BVDV-1 con valori di Ct per la sonda FAM compresi tra 5 e 40 e per BVDV-2 con valori di Ct per la sonda Texas Red compresi tra 5 e 40. Le metodiche indicate hanno subìto modifiche non sostanziali a seconda dei diversi laboratori diagnostici coinvolti nello studio. Sieroneutralizzazione comparativa verso BVDV tipi 1 e 2 Ogni siero in esame è stato testato in parallelo nei confronti di BVDV tipi 1 e 2. Allo scopo il siero è stato distribuito in doppio in pozzetti di piastre microtiter e sottoposto a diluizioni seriali da 1/2 a 1/256. Quindi le singole repliche sono state cimentate rispettivamente contro un ceppo di BVDV tipo 1 (stipite Singer) e BVDV tipo 2 (stipite 125), I risultati delle indagini diagnostiche di tipo diretto (PCR e/o real-time PCR) sono riportati nella Tabella 1. Nel complesso dette indagini hanno dimostrato una prevalenza di BVDV-2 pari al 2,9% sul totale delle rilevazioni di BVDV. Le indagini diagnostiche di tipo indiretto (sierologia comparativa) eseguite su 845 allevamenti hanno rilevato positività di gruppo per BVDV-1 n. 811 (95,9%), BVDV-2 n. 10 (1,2%) BVDV 1 e 2 n. 24 (2,8%). Il dato complessivo che emerge dall’indagine sierologica è che BVDV-2 era presente nel 4% sul totale degli allevamenti sieropositivi per BVDV. DISCUSSIONE I dati ottenuti dalle indagini eseguite confermano e meglio definiscono quanto già emerso in corso di esperienze precedenti condotte su casistiche ben più limitate. Si rafforza pertanto l’evidenza di una netta prevalenza del genotipo 1 rispetto al genotipo 2 nel contesto dei ceppi di BVDV circolanti negli allevamenti da latte che insistono nell’area di pertinenza del presente studio. Detto ciò, vale rimarcare che BVDV-2 ha circolato e continua a circolare nella popolazione bovina domestica. Un aspetto degno di menzione si riferisce al fatto che in ambito di allevamento la presenza di BVDV-2 solo raramente si appalesa attraverso la comparsa di sintomi clinici ritenuti caratterizzanti di detto genotipo virale, ovvero di sindrome emorragica associata a trombocitopenia. L’infezione infatti generalmente assume i connoTabella 1 - Rilevazione di BVDV tipi 1 e 2 mediante PCR e/o realtime PCR sui campioni testati. Tipologia del campione N. campioni BVDV tipo 1 BVDV tipo 2 Latte di massa 1.572 141 (8,9%) 10 (0,6%) 993 79 (7,9%) – 12.470 829 (6,6%) 18 (0,1%) Feti abortiti 326 37 (11,3%) – Organi da animali morti 455 134 (29,5%) 6 (1,3%) Pool di emosieri o sangue in toto Emosiero o sangue in toto Cavirani_imp:ok 206 12-02-2014 13:14 Pagina 206 Indagine sulla prevalenza di infezione da Bovine Viral Diarrhea Virus tipo 2 (BVDV-2) in allevamenti bovini da latte tati tradizionalmente ascrivibili all’infezione-malattia da BVDV-1. Ricollegandoci al quadro clinico tradizionalmente evocato da BVDV-2, va detto che la comparsa di episodi, anche ricorrenti su base aziendale, di sindrome emorragica del vitello, segnalati con frequenza crescente a partire dal 2007, hanno indotto a intensificare l’attività diagnostica postmortem sui soggetti colpiti da tale forma al fine di discriminare tra l’infezione da BVDV-2 e la pancitopenia neonatale del bovino, conseguente ad assunzione di colostro proveniente da madri immunizzate con un vaccino inattivato contenente BVDV-1, oggi peraltro non più disponibile in commercio. Gli esiti degli accertamenti di laboratorio hanno pressoché costantemente escluso il rapporto di causalità tra BVDV-2 e la malattia osservata. Con ciò riaffermando quanto sopra indicato. Sul versante epidemiologico rimane ancora insoluto il quesito riguardante la difformità del panorama statunitense, connotato da un’ampia diffusione dell’infezione da BVDV-2, rispetto a quella europea, Italia inclusa, dove all’introduzione di questo tipo virale nella popolazione bovina9 non ha fatto seguito un’altrettanto ampia diffusione della virosi. Gli esperti statunitensi imputano l’elevata diffusione di BVDV-2 al pressante utilizzo di vaccini contenenti BVDV-1 che, inducendo una robusta immunità di popolazione verso questo tipo virale, avrebbe favorito la selezione e la diffusione di BVDV-2. Pur non entrando nel merito di detta ipotesi, va comunque osservato che in molte aree d’Europa, allevamenti padani inclusi, la vaccinazione verso BVDV-1 è largamente diffusa e tutti i vaccini impiegati contengono solo BVDV-1. Quindi il quesito rimane aperto e la spiegazione deve essere ricercata altrove. Una possibile spiegazione di questo aspetto potrebbe essere data dal fatto che la presenza di BVDV-2 assume una significativa rilevanza tra i ceppi di BVDV circolanti negli allevamenti ovi-caprini italiani18. Ciò potrebbe indicare che il virus presente nei nostri allevamenti bovini abbia in realtà come ospite elettivo gli ovi-caprini e i bovini rappresentino invece un ospite incidentale. Pertanto, in questa evenienza il virus troverebbe, nel caso di quest’ultima specie, una certa difficoltà in termini di trasmissione e diffusione intraspecifica. Tuttavia tale ipotesi necessita di ulteriori dati a conferma. ❚ Investigation on the prevalence of BVDV-2 in dairy cattle herds of Northern Italy SUMMARY The study was aimed at obtaining data regarding the prevalence of Bovine Viral Diarrhea Virus type 2 (BVDV-2) in dairy cattle population of the Po Valley, Northern Italy. The survey was carried out in the period 2009-2011 and involved five diagnostic laboratories located in five provinces of Lombardia and Emilia Romagna regions, namely Brescia, Cremona, Lodi, Mantova e Parma. The area is characterized for a high density of bovine dairy herds, even large herds rearing animals with high genetic value. Despite of the lack of official control-eradication programmes by Authorities, the consciousness about BVD damages is widespread among practitioners and dairy farmers. Therefore, voluntary control-eradication programmes to BVDV are set up on herd level. The programmes, besides the vaccination practice, provided for detection and cull of persistently infected (PI) animals. Bulk milk, blood samples, aborted foetuses and specimens from organs of cattle died for suspected BVD were examined by PCR or real-time PCR to detect BVDV-1 and 2. In addition blood serum samples from BVDV unvaccinated herds were submitted to comparative serology through serum neutralization test (SN) to both the viral types. On the whole 4,464 dairy herds were submitted to diagnostic investigation. Direct diagnostic tests (PCR or real-time PCR) allowed BVDV-2 to be detected in 2.9% of the examined herds. Indirect diagnostic test (comparative SN) showed 4% of the tested herds positive for BVDV-2 infection. Sometimes both the viral types were present together in a single herd. Taken together our data pointed out that BVDV-2, introduced in Italy in 1999 by a contaminated vaccine, at present circulates among the considered cattle population but the prevalence is low. So that BVDV-1 must be considered the most relevant viral type circulating among the domestic dairy cattle population. This evidence is consistent with the epidemiological situation of other European Countries but in contrast with the US picture where BVDV-2 infection is widespread in dairy and beef cattle. The reason of this epidemiological disagreement is not yet elucidated. CONCLUSIONI KEY WORDS Indipendentemente dalla specificità della tematica oggetto di questo studio, i dati ottenuti ripropongono la pressante attualità della problematica BVDV nel suo complesso e della relativa gestione in ambito di allevamento bovino. La presenza di tre tipi virali distinti e di innumerevoli subgenotipi9,13 è la chiara dimostrazione di come questo virus sia propenso a cambiare. Questo ci impone di esercitare una costante azione di sorveglianza epidemiologica volta alla caratterizzazione genotipica e antigenica degli stipiti di BVDV isolati nel corso del tempo e nelle diverse aree geografiche. Tale azione travalica meri aspetti di ordine virologico ed epidemiologico ma assume valenza compita se contestualizzata in un processo di valutazione circa l’adeguatezza immunizzante-protettiva dei presìdi vaccinali attualmente disponibili che, sia inattivati che vivi-attenuati, ormai includono ceppi virali comunque datati. Dairy cattle, BVDV-2, Italy. Bibliografia 1. Bolin S.R., McClurkin A.W., Coria M.F. (1985) Effect of bovine viral diarrhoea virus on the percentage and absolute numbers of circulating B and T lymphocytes in cattle. Am J Vet Res, 46: 884-886. 2. Brodersen B., Kelling C.L. (1999) Effect of concurrent experimentally induced bovine respiratory syncytial virus and bovine viral diarrhoea virus infection on respiratory tract and enteric disease in calves. Am J Vet Res, 59: 1423-1430. 3. Castrucci G., Cilli V., Gagliardi G. (1968) Bovine virus diarrhea in Italy. I. Isolation and characterization of the virus. Arch Gesamte Virusforsch, 24: 46-64. 4. Cavirani S., Luini M., Allegri G., Fabbi M., Bottarelli E., Flammini C.F. (1992) Un decennio di ricerche sierologiche sulla diffusione di bovid herpesvirus 1 (BHV-1), bovine viral diarrhoea virus (BVDV) e bovine herpesvirus 4 (BHV-4) in allevamenti bovini con turbe della fertilità. Sel Vet, 32: 459-467. Cavirani_imp:ok 12-02-2014 13:14 Pagina 207 S. Cavirani et al. Large Animal Review 2013; 19: 203-207 5. Cavirani S., Allegri G., Donofrio G., Cabassi C.S., Ballotin M. (1999) Anticorpi verso bovine viral diarrhoea virus (BVDV) in bovini da carne allevati in nord Italia. Atti Soc Ital Buiatria, 31: 303-309. 6. Ciulli S., Galletti E., Battilani M., Gentile A., Morganti L., Prosperi S. (2008) Genetic typing of bovine viral diarrhoea virus: evidence o fan increasing number of variants in Italy. New Microbiol, 31: 263-271. 7. Decaro N., Lucente M.S., Mari V., Cirone F., Cordioli P., Camero M., Sciarretta R., Lusodro M., Lorusso M., Buonavoglia C. (2011) Athypical pestivirus and severe disease in calves. Europe Emerg Infect Dis, 17: 1549-1552. 8. Falcone E., Tollis M., Conti G. (1999) Bovine viral diarrhoea disease associated with a contaminated vaccine. Vaccine, 18: 387-388. 9. Falcone E., Cordioli P., Tarantino M., Muscillo M., La Rosa G., Tollis M. (2003) Genetic heterogeneity of bovine viral diarrhoea virus in Italy. Vet Res Commun, 27: 485-494. 10. Ganheim M.D., Hulten C., Carlsson U. (2003) The acute phase response in calves experimentally infected with bovine viral diarrhoea virus and/or Mannheimia haemolytica. J. Vet Med B, 50: 183-190. 11. Liu L., Xia H., Wahlberg N., Belak S., Baule C. (2009) Phylogeny, classification and evolutionary insights into pestiviruses. Virol, 385: 351-357. 12. Luzzago C., Piccinini R., Zepponi A., Zecconi A. (1999) Study on prevalence of bovine viral diarrhoea virus (BVDV) antibodies in 29 Italian dairy herds with reproductive problems. Vet Microbiol, 64: 247-252. 207 13. Luzzago C., Bandi C., Bronzo V., Ruffo G., Zecconi A. (2001) Distribution pattern of bovine viral diarrhoea virus strains in intensive cattle herds in Italy. Vet Microbiol, 83: 265-274. 14. Martucciello A., De Mia G.M., Giammaroli M., De Donato I., Iovane P., Galiero G. (2009) Detection of bovine viral diarrhea virus from water buffalo (Bubalus bubalis) foetuses in Southern Italy. J Vet Diagn Invest, 21: 137-140. 15. Nardelli S., Martini M., Cassini R., Ceglie L., Drigo M., Mondin A., Casotto D., Pesavento A. (2004) Indagine sull’infezione da BVDV in allevamenti del Veneto. Atti Soc Ital Buiatria, 26: 155-160. 16. Pellerin C., Van Der Hurk J., Lacomte J. (1994) Identification of a new group of bovine viral diarrhoea virus strains associated with severe outbreaks and high mortality. Virology, 20: 260-268. 17. Potgieter L.N., McCracken M.D., Hopkins F.M., Walker R.D. (1984) Effect of bovine viral diarrhoea virus infection on distribution of infectious bovine rhinotracheitis in calves. Am J Vet. Res, 45: 687-690. 18. Pratelli A., Martella V., Cirone F., Buonavoglia D., Elia G., Tempesta M., Buonavoglia C. (2001) Genomic characterization of pestiviruses isolated from lambs and kids in southern Italy. J Virol Methods, 94: 81-85. 19. Van Campen H. (2010) Epidemiology and control of BVD in the U.S. Vet Microbiol, 142: 94-98. 20. Welsh M.D., Adair B.M. (1995) Effect of BVDV infection on alveolar macrophage function. Vet Immunol Immunopathol, 46: 195-210. Cavirani_imp:ok 12-02-2014 13:14 Pagina 208