STUDIO PER LA COPERTURA DEI RISCHI DA
EPIZOOZIE
NEL SETTORE AVICOLO
L’influenza aviare rappresenta una delle malattie virali più devastanti in grado di colpire il
regno animale; questa terribile epizoozia a carico dell’apparato respiratorio, colpisce duramente
l’Italia settentrionale (Lombardia e Veneto in particolare) tra il dicembre 1999 e l’aprile 2000:
gli oltre 600 focolai d’infezione manifestatisi mettono “in ginocchio” l’economia del settore
delle carni bianche causando la perdita di 16 milioni di volatili.
Le specie avicole più colpite sono i tacchini da riproduzione e da ingrasso, i polli (galline,
ovaiole, riproduttori e broilers) e, in misura inferiore, le faraone.
I danni, considerati gli indennizzi assegnati agli allevatori, le spese per l’estinzione dei focolai e
la limitazione dell’attività produttiva e commerciale dell’industria avicola, sono molto ingenti:
oltre 500 milioni di euro.
Il virus, che alla fine dell’anno 2000 sembra definitivamente sradicato, si ripresenta in una
nuova forma a fine estate 2002: le conseguenze, seppur mitigate dalla precedente esperienza,
sono minori ma sempre di grande impatto sia economico che imprenditoriale.
Il rischio aviaria si dimostra sempre presente e questa condizione di forte esposizione al rischio
condiziona pesantemente sia la ripresa, sia la programmazione degli investimenti negli
allevamenti.
Le misure di controllo predisposte (interventi di profilassi diretta e di bio-sicurezza), non sono
sufficienti a bloccare la diffusione del virus che, subendo una mutazione antigenica, si rende ad
alta patogenicità e diffusività: le conseguenze di questa modificazione sono rappresentate dalla
rapidissima propagazione della malattia e dall’elevata mortalità negli animali (sino al 100%) in
tempi brevissimi.
Le principali cause della espansione della malattia, oltre alle caratteristiche proprie del virus
(largo spettro d’azione, persistenza nell’ambiente), sono riconducibili alla concentrazione degli
allevamenti (favorita dal regime di soccida), alla movimentazione fra le aziende di personale
avventizio, ai contatti dovuti al trasporto di mangimi.
L’influenza, come ricordato, induce negli allevamenti gravi ripercussioni economiche con danni
diretti (imputabili alla morte dei capi), indiretti (restrizioni commerciali nelle zone di protezione
attorno ai focolai) e da fermo di impresa (abbattimento preventivo e vuoto sanitario).
Ad oggi le forme in grado di tutelare l’allevatore dai rischi di un mancato reddito, fanno
riferimento agli interventi di profilassi preventiva ed alle pratiche di vaccinazione che hanno
mostrato risultati tardivi o di scarsa efficacia.
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Progetto
Il Consorzio di difesa di Mantova, considerate le sollecitazioni dei propri associati ed in
particolare del Consorzio Avicoltori -CON.AVI.- (Consorzio di allevatori avicoli costituitosi
nell’ottobre 2000), ritiene di poter dar corso ad uno studio, cofinanziato dalla PROVINCIA
DI MANTOVA – SETTORE AGRICOLTURA -, per la sperimentazione di forme
assicurative agevolate dallo Stato o di forme mutualistiche in grado di tutelare il reddito in caso
di comparsa della epizoozia.
Attraverso questo progetto si valuta la possibilità di offrire agli allevatori avicoli uno strumento
di protezione dal rischio, il cui carattere preventivo rappresenta una tutela per l’attività
imprenditoriale.
Il fondo mutualistico essendo un accantonamento di carattere patrimoniale la cui azione, in
sinergia con una garanzia assicurativa che copra le punte di rischio non garantite dal fondo, si
configura come un possibile strumento di salvaguardia delle produzioni zootecniche.
Lo studio valuterà l’opportunità di porre a proprio carico tutti i rischi assunti in garanzia, oppure
di destinare parte di essi ad una o più imprese di assicurazione, ed anche di partecipare a fondi
rischi regionali, interregionali o nazionali che concorrono al pagamento dei risarcimenti; a
questo seguirà un’analisi delle potenzialità che possono offrire tali imprese ed uno studio dei
metodi di partecipazione al fondo.
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