meno stressati grazie a coccole e attenzioni mamma

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ADNKRONOS Salute
29 luglio 2009
salute
Bebè meno stressati
grazie a coccole e
attenzioni mamma
SI PARLA DI: IRCCS “E. MEDEA”
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29 luglio 2009
Salute Bebè meno stressati grazie a coccole e attenzioni mamma
Roma, 29 lug. (Adnkronos Salute) 15:34 Una mamma attenta e affettuosa, pronta a intervenire
quando il suo piccolo è in difficoltà, è il miglior alleato contro lo stress che può colpire i più
piccini. E riesce anche a contrastare eventuali vulnerabilità genetiche a ansia e tensioni. Lo
rivela una ricerca dell'Irccs "E. Medea" di Bosisio Parini (Lecco), pubblicata sul 'Journal of
Child Psychology and Psychiatry', frutto della collaborazione tra l'Istituto scientifico
lecchese, l'University College of London e l'University of Reading (GB). I ricercatori hanno
valutato l'effetto congiunto del modo di relazionarsi con il piccolo e di alcuni geni sulla
risposta psicofisiologica del bimbo allo stress. L'equipe italiana, esaminando un campione
di oltre 100 piccoli tra i 12 ed i 18 mesi, ha dimostrato che una buona relazione mammabambino favorisce una migliore gestione dello stress, anche in quei bimbi che, dal punto di
vista genetico, sono maggiormente predisposti a mostrare una iperattivazione dei sistemi
biologici implicati nella risposta a stimoli stressanti. Gli studiosi del Medea hanno cercato di
capire se i livelli di due importanti indicatori biologici di stress (cortisolo ed alfa amilasi),
misurabili facilmente e in maniera non invasiva attraverso la saliva, potessero variare nel
bambino in seguito a brevi momenti di separazione dalla madre e se queste variazioni
fossero associate a particolari geni legati allo stress, agli stili di attaccamento o ad
entrambi i fattori. La ricerca ha preso in esame quel particolare attaccamento del bambino
alla madre che si manifesta attraverso la ricerca di una vicinanza di fronte a una situazione
di difficoltà, e si attenua quando il piccino riceve conforto e protezione. "Il tipo di
attaccamento, sicuro e insicuro, rivela l'utilizzo di un uso efficiente nel primo caso e meno
efficiente nel secondo caso del genitore come fonte di conforto in situazioni di stress",
ricordano i ricercatori. La valutazione dei tipo di attaccamento è stata effettuata attraverso
la 'Strange Situation', una procedura standardizzata che consiste nell'osservazione del
comportamento del bambino durante momenti di separazione e riunione con il genitore
che se ne prende cura. L'indagine genetica si è focalizzata su 3 geni coinvolti nella risposta
fisiologica allo stress: il gene trasportatore della serotonina (5-HTT), il gene Comt che
codifica l'enzima implicato nel metabolismo delle catecolamine e il gene Gabra6 (analizzato
per il ruolo giocato dal neurotrasmettitore Gaba nell'inibire i sistemi di risposta allo stress).
I dati raccolti indicano che la sicurezza dell'attaccamento, in interazione con due (5-Htt e
Gabra6) dei tre geni investigati, è associata a differenze nei livelli di alfa amilasi salivare.
Insomma, tra i bambini più predisposti dal punto di vista genetico allo stress, quelli che
sono riusciti a stabilire una relazione serena con la madre e che dunque sanno di poter
contare sulla sua disponibilità in caso di bisogno, sono capaci di regolare la loro risposta
emotiva alle tensioni e non mostrano una iperreattività psicofisiologica. "Questi risultati
possono avere significative implicazioni cliniche, considerato l'impatto che lo stress esercita
sulla salute sia fisica sia mentale dell'individuo", rileva Alessandra Frigerio, responsabile
dello studio. "Pertanto abbiamo deciso di ritestare, in un progetto di ricerca in corso, lo
stesso campione di bambini per comprendere meglio l'impatto che le prime esperienze
relazionali esercitano sul funzionamento psicofisiologico del bambino. Vogliamo capire se
una buona qualità della relazione madre-bambino possa continuare a rappresentare,
anche a distanza di tempo, un fattore protettivo capace di difendere chi possiede una
predisposizione genetica avversa". Insomma, lo studio può essere letto in due modi. "Se
da un lato è possibile affermare che la presenza di buoni geni conferisce" una sorta di
resistenza ai bambini "che hanno sperimentato una qualità delle cure materne non
ottimale - rileva Massimo Molteni, responsabile della linea di ricerca in psicopatologia del
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Medea - dall'altro è altrettanto possibile ipotizzare che una relazione di attaccamento
sicuro può costituire" un'arma in più "nei bambini che hanno 'cattivi' geni". "Questi risultati
ci incoraggiano ad avere speranza: è possibile evitare l'ineluttabilità delle conseguenze
negative legate a particolari fattori biologici, se operiamo per sostenere le capacità
genitoriali, in particolare della madre: che piaccia o no - conclude - il benessere passa
sempre dalla famiglia"
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