ADNKRONOS – Salute 5 settembre 2005 GENETICA: STUDIO ITALIANO, IL 'DNA SPAZZATURA' NON ESISTE = IN REALTA' PERMETTE AI GENI DI FUNZIONARE E FORSE HA RUOLO IN MALATTIE GENETICHE Milano, 5 set. (Adnkronos Salute) - Il 'Dna spazzatura' non esiste. Ogni suo frammento racchiude informazioni preziose. E anche le porzioni che non servono a produrre proteine - i cosiddetti 'introni', pari a circa un quarto del genoma totale e considerati in passato, appunto, 'spazzatura' hanno compiti cruciali: contengono informazioni importanti per il corretto sviluppo embrionale e per il funzionamento dei 30 mila geni dell'uomo, tanto che alcune malattie genetiche possono essere causate anche da variazioni nei 'mattoncini' che le compongono. Lo confermano due studi italiani firmati dal Laboratorio di Bioinformatica dell'Irccs Medea di Bosisio Parini (Lecco), pubblicati su 'Human Molecular Genetics' e 'Trends Genetics'. Il completamento del 'Progetto genoma' - ricordano gli autori in una nota - ha indicato che i geni umani sono molti meno di quanto ci si aspettasse - poco piu' di 30 mila invece dei 100-150 mila attesi, quindi solo 300 in piu' rispetto a quelli del topo e meno del doppio di quelli di un verme - e che i geni degli organismi superiori sono spezzettati in 'esoni' e 'introni': i primi, che regolano la produzione delle proteine, costituiscono appena il 2% del genoma totale, mentre i secondi, che da quando sono stati scoperti (nel 1978) sono stati ritenuti fondamentalmente inutili, ne rappresentano ben il 25%. Le ricerche dell'Irccs Medea, basate su metodiche di genomica comparativa e computazionale, concludono che ''questa grande porzione di genoma non e' finita nel 'cestino evolutivo' perche' ha un ruolo nello sviluppo embrionale e in altri processi fondamentali''. (segue) (Red-Opa/Adnkronos Salute) 05-SET-05 12:37 ADN0028 1 ALT 0 RSD GENETICA: STUDIO ITALIANO, IL 'DNA SPAZZATURA' NON ESISTE (2) = (Adnkronos Salute) - Recentemente, prosegue il comunicato, e' stato possibile confrontare il genoma umano con quello di altri organismi di cui e' stato mappato il Dna (per esempio scimpanze', cane, topo e pesce palla). Dalle indagini e' emerso che le sequenze genetiche dotate di una determinata funzione si mantengono conservate durante il processo evolutivo. Ma il dato sorprendente e' che appaiono estremamente conservate anche sequenze la cui funzione e' ignota. Insomma, se anche gruppi di introni sono passati 'immutati' da specie a specie, significa che queste porzioni di Dna non sono affatto 'vuote' di informazioni. SI PARLA DI: IRCCS “E.MEDEA” PAG. 1 ADNKRONOS – Salute 5 settembre 2005 Gli studi dell'Irccs Medea hanno confermato per prima cosa che ''la lunghezza degli introni e' stata determinata dall'accumularsi, durante l'evoluzione, di sequenze funzionali e percio' conservate''. Secondo, ''molte di queste sequenze hanno un ruolo nella corretta formazione degli Rna messaggeri, gli 'stampi' per la sintesi delle proteine''. Terzo, ''alcuni geni contengono un gran numero di sequenze conservate negli introni e sono geni con un ruolo nello sviluppo embrionale e in processi cellulari fondamentali''. Quarto, infine, ''i geni sono attivi nel cervello hanno piu' sequenze introniche conservate di tutti gli altri''. I risultati, commenta il bioingegnere Uberto Pozzoli, ''confermano che non e' tanto il numero di geni, quanto il modo in cui il loro funzionamento e' regolato, a rendere l'uomo uomo, il topo topo e il verme verme. Gli introni contribuiscono cioe' a renderci umani''. Non solo. ''Studi recenti - osserva la biologa Manuela Sironi - hanno dimostrato che malattie genetiche o la predisposizione a malattie complesse possono essere causate anche da variazioni in sequenze introniche conservate. E' quindi evidente che il loro studio e' una delle sfide della genetica moderna. Basti infatti pensare che meno dell'1% della differenza del Dna tra due persone risiede nelle regioni codificanti''. (Red-Opa/Adnkronos Salute) 05-SET-05 13:29 SI PARLA DI: IRCCS “E.MEDEA” PAG. 2