siamo pronti a soccorrere per primi? – primo soccorso

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S
in alute
Siamo pronti a soccorrere per primi?
Se dovesse capitarvi di prestare aiuto alla vittima di un incidente stradale o domestico, sapreste come cavarvela
nelle circostanze più comuni? Sapreste come agire senza arrecare danno all’infortunato e magari, con poche
semplici mosse, salvargli la vita? Siete di quelli che si rifiutano anche solo di considerare questa eventualità per
scaramanzia? Se è così, fate pure i vostri scongiuri ma pensate a quanto potrebbe esservi utile avere qualche
nozione di primo soccorso qualora vi accadesse di dover intervenire su una persona a voi cara!…
PRIMO SOCCORSO
C
ertamente nessuno di noi
si augura di trovarsi in
una situazione che richieda l’intervento immediato per salvare la vita di
un infortunato o per risparmiargli
guai peggiori. Ma tutto può succedere, e chi ha dovuto affrontare una
circostanza del genere sa bene quanto possano essere provvidenziali anche poche semplici informazioni relative tanto al “cosa fare” quanto al
“cosa non fare assolutamente” in
questi casi. In alcuni Paesi le nozioni di base di pronto soccorso sono
addirittura materia di studio nelle
scuole medie e superiori, il che denota senza dubbio un elevato livello
di civiltà: la capacità di portare aiuto, infatti, non dovrebbe essere considerata un optional, ma un preciso
dovere di ciascuno nei confronti
della collettività.
Vediamo allora quali sono le tecniche di base per far fronte, in attesa che arrivi il medico o l’ambulanza, alle più comuni emergenze
sanitarie.
Respirazione artificiale
Sdraiare la persona sul pavimento a
pancia in su. Se occorre, togliere
con le dita eventuali materiali estranei presenti in bocca. Spingere il
mento verso l’alto per evitare che la
lingua cada all’indietro ostruendo le
vie respiratorie. Chiudere le narici
tra pollice e indice. Inspirare
profondamente ed espirare nella
bocca della persona per almeno un
secondo. Staccare le labbra, inspirare profondamente e ripetere, lasciando tra un’espirazione e l’altra
un intervallo massimo di due secondi. Proseguire così fino a quando il torace della persona comincia
ad espandersi in modo autonomo
(generalmente, dopo 3-4 minuti),
poi proseguire con un intervallo di
5-6 secondi tra le espirazioni.
Smettere solo quando la persona
inizia a respirare in modo autonomo e regolare.
Massaggio cardiaco
Accertarsi che non vi sia battito cardiaco appoggiando due dita su un
lato del collo della persona. Sdraiarla sul pavimento a pancia in su, se
possibile con le gambe leggermente
più in alto, e spingere il mento
all’insù per evitare che la lingua ricada all’indietro tappando la trachea. Inginocchiarsi al suo fianco e
appoggiare il palmo di una mano
non sulle costole, ma appena sotto
la metà dello sterno (l’osso piatto
che si trova proprio al centro del torace), appoggiando poi il palmo
dell’altra mano su quella già posizionata. Esercitare una pressione rapida e decisa verso il basso, in senso
perfettamente verticale, facendo forza con tutto il proprio peso sulle
braccia ben tese, in modo che il torace della persona si abbassi di circa
4 centimetri. Se si tratta di un bambino, mettere in atto la stessa tecnica ma usando solo due dita anziché
il palmo della mano ed esercitare
una compressione più leggera, spingendo il torace verso il basso per
circa 2 centimetri. Rilasciare quindi
la compressione mantenendo però i
palmi appoggiati al torace e poi
comprimere nuovamente, al ritmo
di circa 60 compressioni al minuto
(se occorre, ci si può riposare per
qualche istante dopo 15 compressioni). Può essere necessario proseguire il massaggio per 40-60 minuti
prima che riprenda il battito cardiaco spontaneo. Dovendo praticare
contemporaneamente anche la respirazione artificiale, alternare 15
compressioni sul torace con 2 espirazioni consecutive nella bocca della persona. Se si tratta di un bambino, alternare 5 compressioni con 1
espirazione nella bocca.
Immobilizzazione di fratture
Gli arti fratturati devono essere tenuti in trazione, cioè maneggiati in
modo da tenere lontane le due parti
interessate dalla frattura: così si evita che i monconi dell’osso danneggino i tessuti e generalmente si dà sollievo al dolore dell’infortunato.
L’arto va immobilizzato usando
stecche o altri sostegni rigidi avvolti
in stracci o giornali, quindi si proce-
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