----------------------------------------------------------- Terapia del dolore. Aspetti generali – 20 Settembre 2003 – BAGNASACCO P. www.vulnologia.it TERAPIA DEL DOLORE: ASPETTI GENERALI Bagnasacco Paola Responsabile Servizio Terapia Antalgica A.S.L. 7 20 Settembre 2003 Volpiano (TO) ----------------------------------------------------------- Terapia del dolore. Aspetti generali – 20 Settembre 2003 – BAGNASACCO P. TERAPIA DEL DOLORE: ASPETTI GENERALI Il dolore è una spiacevole esperienza sensoriale ed emozionale associata ad un danno attuale o potenziale dei tessuti. E’ un meccanismo di difesa dell’organismo, serve a segnalare un danno imminente o in atto. Può essere classificato secondo vari criteri: • Secondo la patogenesi (può dare una indicazione su quali farmaci possono essere efficaci) • Secondo la durata (acuto e cronico se persistente da più di 6 mesi) • Secondo il sito di origine • Secondo la causa In molti casi il dolore acuto, non adeguatamente trattato conduce al dolore cronico. La nocicezione è definita come la ricezione, trasmissione ed elaborazione centrale di uno stimolo nocivo. I sensori del dolore sono terminazioni nervose libere denominate nocicettori, che se attivati percepiscono l’impulso che viene trasmesso al cervello attraverso le vie nervose afferenti dove viene decodificato. Una serie di sostanze chimiche è deputata alla trasmissione del dolore. A livello periferico il danno tessutale, qualunque ne sia la causa, determina un danneggiamento a livello cellulare tale da indurre il rilascio di sostanze chimiche algogene che provocano vasodilatazione ed edema nella sede di lesione; l’aumentata permeabilità dei vasi determina un maggior rilascio di sostanze chimiche determinando un cambiamento di sensibilità dei nocicettori e provocando un’iperanalgesia primaria che se non adeguatamente e rapidamente trattata crea una forma di “memoria del dolore”. Questa memorizzazione comporta • Riduzione della soglia del dolore • Aumento della risposta del neurone • Presenza di iperalgesia • Dolore persistente • Cronicizzazione Importante sono gli aspetti psicologici che influenzano la percezione e la soglia del dolore come ansie, paure, depressione, sofferenza, insonnia. Importante è credere sempre al paziente e valutare l’intensità del dolore attraverso, ad esempio, l’uso delle scale: • Analogica visiva • Numerica • Verbale • Della faccia I farmaci comunemente utilizzati nella terapia del dolore, secondo la scala dell’OMS sono: • Analgesici classici Non oppiacei Oppiacei • Farmaci adiuvanti Antidepressivi Anticonvulsivanti Corticosteroidi Antispastici Miorilassanti centrali Antiemetici e gastroprotettori ----------------------------------------------------------- Terapia del dolore. Aspetti generali – 20 Settembre 2003 – BAGNASACCO P. • Terapie concomitanti della patologia di base Fra gli analgesici non oppiacei si annoverano diverse sostanze con meccanismi d’azione differenti come FANS, Paracetamolo, inibitori delle prostaglandine. FANS: sono inibitori delle cicloossigenasi cerebrali e periferiche e sono particolarmente indicati nei dolori da compressione meccanica dei muscoli, tendini, periostio…… mentre è minore l’efficacia nei confronti del dolore viscerale. Presentano come effetti collaterali disturbi gastrointestinali, alterazione della funzionalità renale, reazioni pseudoallergiche o di ipersensibilità, disordini ematopoietici. PARACETAMOLO: possiede una spiccata attività inibitoria delle cicloossigenasi cerebrali, possiede una potenza analgesica paragonabile all’acido acetilsalicilico, ha un effetto analgesicoantipiretico e non antinfiammatorio. Esso ha un basso potenziale ulcerogeno ma presenta un rischio di tossicità epatica ad alte dosi. Questa categoria di farmaci ha un effetto tetto. Nel secondo gradino della scala dell’OMS troviamo gli oppiacei deboli ( tramadolo-codeina ) e nel terzo gli oppiacei forti (morfina, fentanyl, naloxone, metadone, bupenorfina). Gli oppiacei sono sostanze che agiscono legandosi ai recettori centrali, hanno uno spettro di azione simile e differiscono tra loro per l’intensità dell’effetto e per gli effetti collaterali. E’ importante raggiungere una concentrazione ematica efficace e mantenerla attraverso somministrazioni regolari ad orari fissi oppure in infusione continua (pompe elastomeriche e cerotti). I possibili effetti collaterali degli oppiacei sono: nausea, vomito, euforia, costipazione, depressione respiratoria, dipendenza, tolleranza, assuefazione. Gli oppiacei non hanno un effetto tetto. Si parla di un quarto gradino della scala del trattamento del dolore dell’OMS quando si intraprendono manovre invasive come l’analgesia intratecale ed epidurale. Nella analgesia epidurale l’anestetico\analgesico diffonde fino al sito d’azione (radici nervose – midollo spinale) e nei vasi sanguigni, nella a. intratecale il farmaco è somministrato nel fluido cerebro-spinale direttamente nel sito d’azione, permettendo di somministrare un dosaggio inferiore di farmaco. La somministrazione può essere unica (ago) o continua (attraverso un catetere epidurale). E’ importante un approccio razionale al trattamento del dolore, iniziandolo precocemente, utilizzando inizialmente la via meno invasiva, con somministrazioni ad orari fissi e non solo al bisogno, in modo sequenziale, con eventuali associazioni di farmaci. La dose iniziale (loading dose) deve essere elevata. Bisogna sempre tenere conto dell’effetto tetto dei FANS. Nel caso specifico, del trattamento del dolore da lesione cutanea cronica, ci troviamo davanti a casi che già hanno eseguito la prima fase di terapia prevista nelle fasi acute e non rispondono più a tali terapie. Dobbiamo quindi passare alle fasi successive. Utile è risultato l’utilizzo di farmaci transdermici a base di morfinosimili, associati naturalmente a farmaci specifici della patologia o di elastomeri che possono essere posizionati sc o ev e possono avere una durata variabile. Spesso però è necessario il passaggio all’utilizzo della terapia invasiva. Con essa si possono avere ottimi risultati sul dolore ed anche sull’ulcera stessa, migliorando notevolmente la qualità di vita del pz. per i ridotti effetti collaterali rispetto alla terapia per os. o ev.