__RELAZIONE SU SOCRATE, PLATONE, ARISTOTELE E LA SCUOLA ATENIESESE__ È Atene, la città della Grecia in cui il pensiero e l'arte conoscono le vette più straordinarie, la patria della più gloriosa triade di pensatori del mondo antico. Un pittore di grande importanza come Raffaello riesce a racchiudere tutti i filosofi, geometri e i primi fisici dell’antichità con il “disegno della scuola d’atene” il cui grande affresco si troverà nel Vaticano a Roma creato del 1510. Il suo obiettivo è quello di postare al centro del quadro i tre filosofi che hanno determinato la storia dell’uomo: Aristotele, Platone e Socrate. Mentre il centro della scena è interessato dalla fuga prospettica, i lati sullo sfondo dell'architettura in primo piano, mostrano un rallentamento del movimento. Ciò permette di individuare più chiaramente i gruppi. Tra i filosofi rappresentati alcuni sono chiaramente riconoscibili come Epicuro a sinistra. Al centro in primo piano c’è Eraclito e all’estrema destra troviamo Euclide, dove inoltre viene raffigurato Pitagora. L’unica donna dell’opera è Ipazia (matematica). Il rapporto tra filosofia e scrivere è importante per il Sapere diverso dei tre filosofi, dove solo Platone andava contro la scrittura, condannandola e pensando che essa “stoppava” il ragionamento e non lo sviluppava, contrariamente agli altri due filosofi favorevoli alla scrittura. Opere segrete che dovevano rimanere nella scuola di Atene vennero successivamente pubblicate portando ancora più Sapere nella storia e avendo più importanza delle opere già pubblicate. Socrate nacque verso il 470 a.C. e per il suo comportamento veniva considerato una persona destabilizzante per i suoi pensieri assai critici avendo avuto anche una vita contraddittoria, non bello ma molto intelligente e famoso per saper bere molto senza ubriacarsi. Socrate affermava che egli era un uomo che non sapeva niente, contrariamente a delle testimonianze che andavano contro alla usa affermazione. Nel processo avvenuto contro Socrate per le sue ideologie, egli andava contro gli interrogatori affermando di non essere colpevole e rischiando sempre più la vita per il puro amore della verità, venendo infine condannato a morte senza opporsi e senza scegliere la strada dell’esilio. Egli ha preferito la morte, sconosciuta dell’uomo. [Cit_ Socrate] “Se fosse necessario o commettere un’ingiustizia o subirla, sceglierei il subire ingiustizia piuttosto che commetterla”. “La pena che i buoni devono scontare per l’indifferenza alla cosa pubblica, è quella di essere governati da persone malvage”. Il pensiero di Socrate sulla sua vita è sconosciuto a differenza ad esempio, della vita di Gesù raccontata dai suoi seguaci (discepoli). Inoltre, Socrate riteneva che bisognava conoscere prima bene se stessi per poter riuscire a conoscere e capire il mondo esterno, dove il più grande possesso che l’uomo può avere è il conoscere se stesso (possesso dell’anima). Successivamente nascono i sofisti, insegnanti della sapienza e intelligenza che viaggiavano nei paesi greci, dove Socrate si divertiva sfidandoli e ponendo loro alcune domande “senza risposta” dove molti sofisti non riuscivano a rispondere all’essenza della domanda. Ma Socrate invece, riteneva che si doveva sapere l’essenza di una cosa e non facendo esempi. Questo lavoro di domande creato da Socrate era svolto per decostruire le convinzioni dei suoi antagonisti dimostrandogli che nessuno sapeva tutto come pensavano invece i sofisti. Socrate riteneva che il sapere doveva essere motivo di allegria e non di sfida l’uno con l’altro per chi ne sapeva di più, cosa che ritenevano giusta anche gli altri due filosofi protagonisti. Inoltre, Socrate ci racconta anche del Déjà vu, dove il pensiero della scienza moderna ancora senza affermazioni realistiche, considera che essa sia una piccola confusione del cervello durante un pieno svolgimento del pensiero. Egli, basandosi sul Déjà vu, riteneva che la nostra vita è semplicemente una ripetizione di vita ideale e che la nostra anima ha svolto in un altro tempo. Un Ipod moderno racchiuderebbe il sogno fantascientifico dei filosofi dell’epoca che sognavano di contenere tutti i ricordi e i contenuti della vita dentro un libro o una scatola immaginaria , modernizzata come Ipod. In ambito politico, Socrate riteneva che essa doveva essere frequentata da filosofi o da persone intellettuali che potevano governare con intelligenza il Paese. _ Spostandoci a Platone, potremmo valutare come con egli appartiene ad un altro aspetto storico rispetto a quello di Socrate , dove appunto, Platone vive nella decadenza di Atene, opposto alla gloriosa epoca ateniese nell’ età di Socrate. Nato nel 427 a.C e morto nel 347 a.C, aristocratico e critico della Democrazia in base alla corruzione avvenuta di essa, “diventando da governo di molti ai pochi (più ricchi) portandosi alla oligarchia” (pensiero Platonico). Inoltre cercò di diventare consulente di un re tiranno di Siracusa (città potente dell’epoca) , senza avere successo. Egli riteneva che la filosofia non doveva essere solo un ”interrogatorio” ma doveva spiegare come si potrebbe costruire un mondo sociale e specialmente quello fisico. Platone, a differenza di Socrate, affermava il suo sapere e insegnare anche bene. L’idea filosofica su cui si basava Platone si riferiva ad un qualcosa che accomuna le cose del mondo ed affermava però che era un concetto puramente ideologico e non reale. Aldilà del mondo quindi, ci sarebbe una Forza originaria e non modificabile anche se ideologica, che avrebbe creato il tutto, il concreto modificabile. Teoria difficile da fondare perché assume sempre un aspetto mitologico e appunto, ideologica ma egli riesce ad affrontare questa teoria attraverso l’idea dell’anima, dove egli ritiene che essa, prima di impiantarsi in un corpo, avrebbe conosciuto inizialmente tutte le virtù, i pregi e i difetti della Terra e che poi, entrata in ognuno dei corpi, era pronta per vivere, dopo aver conosciuto tutti i principi. [Cit. Platone] “Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire”. “L’anima di un uomo è immortale e incorruttibile”. In un’ opera a scopo politico di Platone “Repubblica”, viene narrato il “mito della caverna” dove viene definito il vero sapere e dove Platone vuole differenziare l’apparenza e la realtà, facendo un paragone ad esempio, con un orologio, la cui ombra ci fa capire che è un orologio ma la sua funzione o appunto l’orario non riusciamo a vederlo; questo esempio servirebbe a descrivere in modo generale i limiti dell’uomo nel guardare e capire solo quello che vede o sente utilizzando i proprio sensi conosciuti fin’ora, senza andare oltre, dove il mondo viene ritenuto tutto un apparenza o un sogno e dove le scoperte dell’uomo non finirebbero mai, perché appunto ritenute oltre le possibilità umane. Concludendo, Platone condanna la scrittura, affermando che essa rovinerebbe la memoria, dove gli scritti rimarrebbero nelle pagine e le parole contrariamente, verrebbero “acchiappate” dalla nostra anima. Egli ritiene che la vera memoria è quella scritta nell’anima che impara e non quella scritta dove noi aiutiamo la nostra mente con altri mezzi, i quali limiterebbero la memoria di essa. _L’ultimo filosofo che analizzeremo in questa relazione basata su i più importanti filosofi della storia antica, è Aristotele. Egli nacque a Stagira, nella Grecia settentrionale (384-324 a.C.), a diciotto anni si trasferì all’accademia di Atene, dove poi la lasciò per essere in disaccordo con la direzione dell’accademia. La vera svolta della sua vita fu la chiamata a corte di Alessandro Magno. Il massimo filosofo e il più geniale politico dell’antichità si incontrano per un caso unico nella storia. Successivamente, ritornando ad Atene, egli fondò la prima scuola (il liceo), dove ebbe un grande successo, supernando l’accademia platonica. Dopo la morte di Alessandro, Aristotele fu esiliato. Egli assume molta più importanza in confronto agli altri filosofi antichi, perché non era un uomo di patria Ateniese ma era un “esterno” , appunto non nacque ad Atene, ma comunque riesce ad entrare e a studiare nell’accademia, diventando successivamente un uomo dalla grande importanza filosofica. Grande studioso di piante, animali, oltretutto medico e letterato, appassionato del mito e naturalmente, soprattutto filosofo. Nel I secolo a. C. vengono pubblicate le opere di Aristotele, libri sulla fisica e filosofia. Dai libri sulla fisica nascerà successivamente lo studio della metafisica basandosi su quei libri aristotelici. Il suo concetto di materia va contro l’idealistica immaginaria di Platone, ma egli ritiene che il concetto di materia debba essere realistico e non ideologico. [Cit. Aristotele] E’ a causa del sentimento della meraviglia che gli uomini ora, come al principio, cominciano a filosofare. Gli inferiori si ribellano per essere uguali e gli uguali per essere superiori. Questo è lo stato d’animo da cui nascono le rivoluzioni. La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli. La grande differenza di Aristotele dagli altri filosofi era quella di avere grande attenzione ai fenomeni naturali e sociali del tempo. Egli afferma che ogni cosa o fenomeno che appare, nasconde una grande verità che merita di essere studiata. Nella scienza egli non ha minimamente idea e conoscenza della forza di gravità, ma spiega che ogni movimento avviene per contatto e che ogni oggetto o fenomeno della terra viene attratto o dalla Terra o dal cielo, a seconda della natura di quell’oggetto: ad esempio un sasso viene attratto dalla Terra perché magari appartiene di natura ad essa. Aristotele inoltre, condanna le idee e nel contempo anche quelle platoniche; egli era maggiormente disposto ad ammettere e riuscire a scoprire la realtà delle cose, non ideologicamente come faceva Socrate. La vera immagine della mente per Aristotele non era come quella di Socrate (scatola moderna o IPod), ma egli afferma che l’anima era l’organo con cui l’uomo acquista la capacità di conoscere. Verso la fine della sua vita, Aristotele lascia Atene perché non percepiva un buon futuro in quella società, ricordando anche che Atene vedeva Macedonia in malagrazia. Egli così, decide di lasciare parole ironiche verso Atene: “ Non vorrei che gli ateniesi commettessero per la seconda volta un crimine per la Filosofia”, riferendosi all’uccisione di Socrate. Concludendo, si potrebbe riprendere una frase di Socrate, dove ancor’oggi si basa la vita umana: “La vita senza ricerca non ha valore!”. ANTONIO LA GIOIA 3°C