socrate e le leggi della citta - Comune di Casalecchio di Reno

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SOCRATE
E LE LEGGI DELLA CITTA’
L’esempio di un cittadino nell’antichità
Poiché Socrate non ha lasciato testi scritti, conosciamo la
sua vita e il suo pensiero attraverso le opere di Platone,
famoso filosofo, suo allievo.
Raffaello - Platone - particolare della Scuola di Atene
Che cos’è un filosofo?
Per Aristotele, che fu un grande filosofo, significa “amico
del sapere” e indica una persona che si pone domande
profonde come: “Cos’è giusto e cos’è sbagliato?”
ma anche “Cos’è il bene e cosa il male?”
e cerca di rispondere in modo sensato.
Raffaello - Aristotele - particolare della Scuola di Atene
I Greci furono i primi filosofi dell’Occidente e a quei tempi
erano anche scienziati che studiavano la natura.
Socrate nacque ad Atene nel 470 a.C., quasi 2500 anni fa.
Suo padre, Sofronisco, era scultore e sua madre, Fenarete,
levatrice.
Fu educato alla maniera dei giovani benestanti,
frequentava le palestre e praticava la musica e la poesia.
Suonatori dell’antica Grecia
A quel tempo Atene era il luogo di incontro dei maggiori
uomini di cultura e Socrate si interessò di fisica e medicina.
Così divenne abile nel
linguaggio dei
medici ed esperto di
scienza e retorica,
l’arte del saper
comunicare e
convincere con
discorsi scritti e orali.
Fu uno degli
intellettuali ateniesi
più seguito per la sua
preparazione, ma
anche più criticato
per la sua originalità.
Raffaello – La Scuola di Atene
• Socrate era comunque un
cittadino esemplare e poiché
Atene, in quegli anni era
perennemente in guerra con
altre città greche, combatté
come oplita, cioè come fante
con un’ armatura pesante, e si
distinse per aver salvato un
amico ferito e per aver
sopportato i disagi della guerra
e del freddo, dimostrandosi
sempre un soldato disciplinato
e coraggioso.
Si sposò in tarda età con
Santippe, una donna dal
carattere forte, ed ebbero
tre figli.
Nella sua città, Atene, era conosciuto per il rispetto che aveva
per le leggi e per i consigli che dava ai giovani allievi, molti dei
quali diventarono grandi filosofi, come Platone, e importanti
scrittori e politici.
Era un uomo serio ed
equilibrato, che amava
stare in compagnia per
conversare e discutere.
Infatti aveva
l’abitudine di fermare
amici e conoscenti per
la strada e rivolgere
loro domande per
coinvolgerli nella sua
ricerca filosofica.
Lui stesso diceva di essere come una specie di moscone che
disturba le persone per stimolare quella ricerca del vero e
del giusto che ogni uomo deve impegnarsi a fare, e non
lasciare questo compito solo agli intellettuali con la barba!
Ripeteva spesso che solo il
vero e il giusto guidano
gli uomini nel loro vivere
insieme e dunque,
discutendo con gli altri,
ogni uomo deve
raggiungere la verità e
vivere in coerenza con
essa.
Comunque, essere un buon cittadino non significava per Socrate
solo ubbidire, ma denunciare anche le ingiustizie e gli errori.
• Così, rivolgendosi ai molti
giovani che erano suoi
allievi criticava
l’incompetenza dei
governanti, la debolezza e
la corruzione delle
istituzioni politiche di
Atene. In questo modo
rimase vittima
dell’intolleranza dei
governanti che lo
accusarono di corrompere i
giovani, di non riconoscere
gli dei che la città adorava e
di introdurne di nuovi.
Durante il processo Socrate rifiutò di essere difeso e svolse la sua
apologia, cioè la sua difesa, da solo, trasformando il suo discorso
in un violento atto d’accusa contro la classe politica che governava
la città.
Se si fosse riconosciuto colpevole, se la
sarebbe probabilmente cavata solo con
una multa o un periodo di esilio, ma
Socrate non accettò di inchinarsi di
fronte ad accuse ingiuste e ribadì la sua
dignità di cittadino e di uomo che non
tradisce la sua missione di educatore.
La pena richiesta fu la morte
Attraverso gli scritti di
Platone sappiamo che
quando gli amici
proposero a Socrate la via
della fuga, egli rifiutò,
rivendicando la propria
fedeltà alle leggi e la
propria appartenenza alla
comunità ateniese.
Bevve dunque la cicuta, un potente veleno, parlando fino
all’ultimo con i suoi allievi:
“L’uomo giusto non ha nulla da
temere dalla morte ed anche se
è vittima dell’ingiustizia degli
altri uomini, può continuare a
essere giusto nel rapporto con
la città e le sue leggi.
Quella stessa città e quelle stesse
leggi che lo stanno
condannando a morte.
Chi si sottrae alle leggi della
società cui appartiene, nega le
radici e rinnega quei patti
indissolubili che fanno di un
uomo un vero cittadino.
Un grande regista, Roberto Rossellini, ha raccontato in
un film la morte di Socrate, basandosi sugli scritti di
Platone arrivati fino a noi.
La morte di Socrate vista da un grande
regista
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