303 Rubrica Recenti Prog Med 2013; 104: 303-307 Emicrania: recenti progressi in diagnostica neuroradiologica Renata Conforti1, Alberto Negro1, Luigi Della Gatta1, Antonio Russo1, Elviro Cesarano2, Michele La Porta3, Salvatore Cappabianca1 Riassunto. L’emicrania è una delle forme più comuni di cefalea primaria. Negli ultimi anni ci sono state importanti scoperte grazie ad una maggiore comprensione di studi radiologici convenzionali e all’avvento degli esami avanzati. Questo ha portato ad una rivoluzione della conoscenza dei suoi meccanismi fisiopatologici e apre la strada a futuri sviluppi terapeutici. New development in neuroradiological diagnosis of migraine. Summary. Migraine is one of the most common forms of primary headache. In recent years there have been important discoveries thanks to a greater understanding of conventional radiologic studies and the advent of the advanced exams. This has led to a revolution of the knowledge of its pathophysiological mechanisms and opens the way for future therapeutic developments. Parole chiave. Emicrania, diagnostica neuroradiologica. Key words. Migraine, neuroradiological diagnostics. Introduzione è stato oggetto di discussione per molti anni1,2 per cercare di comprendere bene quando bisogna valutare con esami radiologici un paziente con emicrania. Molto spesso si possono riscontrare alterazioni patologiche di segnale del tessuto cerebrale che devono essere considerate nel loro giusto significato senza creare inutili allarmismi (figure 1 e 2). Nel 2004 una task force europea delle società federate di neurologia ha usato criteri di evidenza, desunti dalla letteratura, per valutare l’utilità di varie metodologie diagnostiche in pazienti con cefalea non acuta. In accordo con le raccomandazioni risultanti, possiamo dire che non sono consigliati esami neuroradiologici per pazienti adulti e pediatrici affetti da emicrania che non riportavano modificazioni delle caratteristiche cliniche dei loro attacchi emicranici, di storia di crisi epilettiche e di altri segni e/o sintomi neurologici focali o di lato. Gli esami positron emission tomography (PET) e di RM funzionale non sono necessari per l’inquadramento clinico del paziente emicranico, ma possono rappresentare uno strumento importante per capire i suoi meccanismi fisiopatologici e gli effetti del trattamento farmacologico. Lo stato delle linee-guida, comunque, consiglia esami di RM convenzionale ai pazienti con emicrania atipica, con storia di crisi epilettiche e con segni e/o sintomi neurologici focali, ad eccezione di quelle persone che soffrono di forme di cefalea autonomica trigeminale o a seguito di sforzi o manovre simili a quella di Valsalva. Uno studio basato su una serie di casi nel 2007 dimostrò che anche un tipico mal di testa a grappolo, che rispondeva al classico trattamento farmacologico, poteva nascondere alterazioni patologiche del tessuto cerebrale come ad esem- La forma più comune di cefalea primaria è rappresentata dall’emicrania e costituisce una malattia largamente diffusa ed invalidante. A dispetto del grande significato del problema sulla salute pubblica, la fisiopatologia dell’emicrania non è ancora conosciuta a pieno ed i trattamenti disponibili per prevenire e curare gli attacchi emicranici non sono ancora ottimali. La neuroradiologia, grazie agli studi avanzati, ci aiuta ad aumentare le nostre conoscenze sulla fisiopatologia di questa malattia. La nostra visione dell’emicrania, infatti, si è trasformata in questi ultimi anni da disordine puramente vascolare a disordine neurovascolare, fino ad un disturbo funzionale del sistema nervoso centrale (SNC). Gli studi funzionali hanno confermato l’importanza della cortical spreading depression (CSD) come elemento fisiopatologico fondamentale della crisi emicranica, ma sempre più lavori scientifici concordano sul ruolo chiave giocato dal tronco encefalico e dai nuclei sensitivi che vi risiedono. In questo lavoro passiamo in rassegna le maggiori scoperte ed i risultati più innovativi che vengono dagli studi avanzati funzionali, morfovolumetrici e biochimici dopo aver però inquadrato il problema dell’indicazione agli esami convenzionali per le persone emicraniche e delle eventuali alterazioni che possono riscontrarsi alla risonanza magnetica (RM) standard. Imaging convenzionale Il ruolo dell’imaging diagnostico, e più specificatamente della RM convenzionale nell’emicrania, 1 Diagnostica per Immagini, Seconda Università di Napoli; 2Servizio di Radiologia, Servizio Sanitario Comando Militare Marina di Brindisi; 3Radiologia Ospedale San Severo (FG). Pervenuto il 10 giugno 2013. 304 Recenti Progressi in Medicina, 104 (7-8), luglio-agosto 2013 Figura 1. Areole di segnale iperintenso della sostanza bianca della convessità, nella sequenza SE T2 (a) e FLAIR (b), non visibili nelle immagini SE T1 (c). Figura 2. Immagini SE T2 (a) e SE T1 (b) assiali che mostrano infarti ischemici sottocorticali emisferici cerebellari sinistri, in paziente emicranico. pio un tumore dell’ipofisi e che questi soggetti dovrebbero essere studiati con esami neuroradiologici. Inoltre “bandiere rosse” devono essere considerati pazienti che presentino cefalea e nuove alterazioni (ad esempio, deficit focali, alterazione dello stato mentale o delle funzioni cognitive) ad un esame obiettivo neurologico di base. Tutti questi soggetti, come quelli con un’improvvisa, nuova e severa cefalea e quelli HIV-positivi, che sviluppano un nuovo tipo di sindrome cefalalgica, dovrebbero essere presi in considerazione per studi neuroradiologici. Non esiste alcuna evidenza per cui i pazienti anziani che sviluppano cefalea, ma con assenza di segni e/o sintomi neurologici all’esame obiettivo, debbano essere sottoposti ad esami neuroradiologici, ma si dovrebbe considerare almeno un esame tomografico dell’encefalo per quelli con età superiore ai 50 anni, con un primo o nuovo tipo di cefalea3,4. In conclusione, la RM è una tecnica non consigliata nella valutazione della cefalea cronica e ricorrente ed esame obiettivo neurologico negativo. Comunque, la nostra revisione della letteratura ci suggerisce che la RM dovrebbe essere consigliata nei soggetti con emicrania complicata e che l’uso di mezzo di contrasto o la ripetizione dell’indagine radiologica contribuisce alla diagnosi. Nuove scoperte provenienti dall’imaging funzionale del cervello dei soggetti con emicrania Gli esami radiologici funzionali, da quelli della medicina nucleare a quelli più avanzati di RM ad alto campo ci hanno permesso di comprendere meglio la fisiopatologia dell’emicrania5-7. La questione che vedeva in contrapposizione i meccanismi vascolari8,9 con quelli neurogeni è rimasta per lun- R. Conforti et al.: Emicrania: recenti progressi in diagnostica neuroradiologica go tempo irrisolta. L’ipotesi fisiopatologica di cefalea vascolare si basava sull’idea che l’emicrania era caratterizzata da episodi od accessi di instabilità vascolare durante i quali si succedevano una fase di costrizione arteriosa endocranica ed una fase di dilatazione arteriosa extracranica: la prima fase sarebbe stata responsabile di una transitoria ischemia cerebrale con comparsa dei sintomi neurologici che precedevano od accompagnavano l’accesso doloroso (“aura”), la seconda fase avrebbe provocato il dolore emicranico vero e proprio. Le ricerche condotte negli ultimi anni hanno però sconfessato tali ipotesi e, anzi, le modificazioni vasali sono considerate più epifenomeni che cause di emicrania. Recenti studi sul flusso ematico cerebrale hanno stabilito che durante l’aura emicranica si verifica un’ipoperfusione nella regione occipitale controlaterale a quella dell’aura stessa e che tale ipoperfusione diffonde sulla corteccia cerebrale in senso postero-anteriore secondo cerchi concentrici, senza seguire un territorio vascolare preciso. Analogamente, un fenomeno sperimentale, noto come CSD, fu scoperto circa 40 anni fa da Leo. Durante l’aura emicranica l’ipoperfusione sarebbe pertanto secondaria a una depressione dell’attività neuronale che si verificherebbe in modo improvviso e ricorrente, coinvolgendo all’inizio la regione occipitale, per poi diffondersi alle regioni vicine, innescando, attraverso meccanismi non completamente noti, la fase dolorosa. Negli ultimi anni sono stati compiuti notevoli sforzi di ricerca in questa prospettiva fisiopatologica. Gli studi radiologici che hanno “catturato” l’insorgenza della crisi emicranica ci hanno fatto capire che il generatore dell’emicrania risiede nel tronco encefalico. Per esempio, Cao et al.10 hanno sviluppato uno studio su soggetti emicranici che sviluppavano spontaneamente le classiche crisi dolorose dopo stimolazione visiva ricorrente a “scacchiera” ed hanno notato che la maggior parte dei pazienti riportava un aumento dell’attivazione corticale a livello del nucleo rosso e della substantia nigra. Russo et al.11 hanno esplorato le attivazioni corticali nella percezione del dolore in pazienti con emicrania, sia nel periodo interictale (intervallo libero dagli attacchi di emicrania), sia durante la stimolazione dolorosa trigeminale. Hanno esaminato 16 pazienti affetti da emicrania episodica e 16 controlli sia a riposo sia dopo stimolazione termica della cute della guancia destra o sinistra mediante stimoli moderati (51°C) e severi (52°C) rispetto ad uno stimolo di controllo (41°C). I soggetti emicranici, rispetto ai controlli, hanno mostrato una maggior attivazione a carico della corteccia cingolata anteriore a 51°C ed una minore attivazione della corteccia somato-sensitiva secondaria bilateralmente a 53°C. Un’analisi d’interazione stimolo-gruppo ha rivelato una regione del ponte con un diverso comportamento di risposta nei pazienti e nei controlli, ed un’analisi di correlazione tra dati funzionali e clinici ha dimostrato che l’attivazione corticale, a livello della regione pontina, correlava con l’indice di disabilità emicranica dei pazienti. Questi risul- tati hanno inoltre dimostrato che c’è un aumento dell’attività antinocicettiva nelle persone emicraniche, in cui le regioni pontine potrebbero, con le loro proiezioni corticali, giocare un ruolo chiave nella cosiddetta “ipotesi della matrice dolorosa” (pain-matrix), ma non sono in linea con molti altri studi scientifici, che sottolineano l’iperalgesia che affligge i pazienti affetti da emicrania. Questi lavori identificano l’attivazione di strutture del tronco encefalico durante attacchi emicranici, ma una delle principali sfide che attende il mondo scientifico è quella di dimostrare se queste aree sono specifiche del dolore emicranico oppure del tutto aspecifiche, essendo il tronco encefalico un vero e proprio crocevia dei più svariati stimoli. Un approccio utile può essere quello di esaminare e confrontare le aree di attivazione e di deattivazione durante un attacco emicranico e dopo terapia analgesica risolutiva. Ci aspetteremmo così che le regioni cerebrali responsabili della sensazione dolorosa nell’emicrania possano disattivarsi, mentre quelle responsabili della generazione della crisi dolorosa possano anche rimanere inattive. Questo tipo di approccio è stato usato in uno studio PET su 24 individui dopo stimolazione di crisi emicranica mediante nitroglicerina condotto da Afridi et al.12, da cui si evincevano importanti attivazioni a livello della porzione dorsale del ponte, della porzione rostrale del midollo allungato e di altre aree corticali del sistema limbico, mentre, dopo terapia con sumatriptan, solo la porzione dorsale del ponte permaneva attivata. Questo risultato, che è stato anche riprodotto in altri studi di RM funzionale di attivazione corticale molto simili a quello precedentemente descritto, ci permette di ritenere, con grande evidenza, che il generatore dell’emicrania risiede nel tronco encefalico e, molto probabilmente, l’attivazione persistente della porzione dorsale del ponte rappresenta un fenomeno cruciale per l’instaurarsi della sindrome emicranica. Voxel-based morphometry La voxel-based morphometry (VBM) è una recente tecnica di analisi morfovolumetrica, che ci permette di avere informazioni dettagliate sulle differenze strutturali cerebrali tra soggetti emicranici e controlli, perché compie, in maniera automatizzata, una quantificazione delle differenze di volume voxel per voxel tra gruppi di soggetti. I lavori scientifici ci presentano risultati anche completamente opposti. Ad esempio, Rocca et al.13 hanno usato la VBM per stabilire se gli emicranici, con alterazioni della sostanza bianca individuate alla RM convenzionale, potessero avere alterazioni della densità della sostanza grigia cerebrale. I pazienti con emicrania hanno riportato una riduzione della densità della sostanza grigia cerebrale a carico dei lobi frontali bilateralmente, dei lobi temporali e del giro del cingolo, mentre hanno presentato un aumento volumetrico della sostanza grigia a carico del grigio periacquedutta- 305 306 Recenti Progressi in Medicina, 104 (7-8), luglio-agosto 2013 le (PAG). Il ruolo del lobo frontale nell’elaborazione del dolore è stato sottolineato anche da un recente studio morfovolumetrico condotto sui pazienti con dolore cronico lombare, i quali hanno riportato atrofia nella corteccia cerebrale prefrontale. Rocca et al. hanno anche trovato un aumento della densità grigia cerebrale a livello del PAG nei pazienti emicranici, soprattutto per quanto riguarda i soggetti emicranici con aura. Questi ultimi hanno anche mostrato un aumento della sostanza grigia a livello della porzione dorso-laterale del ponte. I soggetti emicranici avrebbero un aumento della quantità di sostanza grigia, in queste strutture del tronco encefalico, per fenomeni di plasticità neuronale, evocati dal continuo ripetersi degli attacchi emicranici. Questi risultati sono in linea con molti altri lavori scientifici funzionali e morfovolumetrici che ci presentano il tronco encefalico come una struttura cerebrale importante nella fisiopatologia dell’emicrania. Il PAG potrebbe essere inteso come un possibile generatore e/o modulatore degli attacchi emicranici. È noto del resto che i soggetti non sofferenti di cefalea primaria possono sviluppare episodi simili a quelli delle crisi emicraniche dopo posizionamento stereotassico degli elettrodi all’interno del PAG, nel trattamento delle sindromi da dolore centrale. Ci sono però anche lavori scientifici che giungono a dei risultati diametralmente opposti, nel senso che non mostrano alcuna differenza morfovolumetrica del tessuto cerebrale tra emicranici e controlli. Russo et al.14, ad esempio, non hanno affatto documentato differenze strutturali tra pazienti affetti da emicrania con aura e controlli, benché essi presentassero una significativa riduzione della connettività funzionale nello stato di riposo della frontal parietal network (FPN) specialmente nel giro frontale mediale. Appare pertanto chiaro che abbiamo bisogno di ulteriori studi longitudinali per determinare se questi cambiamenti strutturali sono transitori o permanenti e se possono essere risolti e normalizzati con un’adeguata terapia e/o risoluzione del dolore. Imaging di diffusione e tensore di diffusione L’imaging con tensore di diffusione (DTI) ci permette di visualizzare l’orientamento delle fibre nervose valutando la loro relativa anisotropia di diffusione. La tecnica si basa sulla misura della diffusione libera delle molecole di acqua (movimento browniano) all’interno del tessuto cerebrale, che viene influenzata dall’entità di mielinizzazione e dalla densità ed orientamento degli assoni. Il DTI è molto più sensibile della RM convenzionale per evidenziare danni strutturali cerebrali che modificano l’architettura tissutale e quindi vanno ad influenzare il moto browniano delle molecole di acqua14-19. È stato perciò più volte utilizzato anche negli ultimi anni per identificare danni microstrutturali nel cervello degli emicranici. Kara et al.16 hanno condotto uno studio su 14 pazienti du- rante un attacco spontaneo di emicrania ed hanno misurato l’anisotropia frazionata (FA) ed i valori di coefficiente di diffusione apparente (ADC) a livello di varie aree del tronco encefalico. La regione dove hanno riscontrato differenze significative tra il gruppo dei pazienti e quello dei controlli è stata quella dei nuclei rossi del mesencefalo dove i valori di ADC erano decisamente più elevati nei pazienti. I loro risultati supportano l’idea che il tronco encefalico rappresenti una struttura fondamentale nella patogenesi dell’emicrania. Conclusioni La neuroradiologia, grazie agli studi radiologici avanzati degli ultimi anni, ha portato ad un’evoluzione importante della conoscenza fisiopatologica dell’emicrania. Attualmente, l’emicrania non è più considerata un semplice disturbo vascolare, ma piuttosto un disturbo neurovascolare mediato da una vera e propria malattia funzionale del SNC. Bibliografia 1. Romano A, Cipriani V, Bozzao A. Neuroradiology and headaches. J Headache Pain 2006; 7: 422-32. 2. Kurth T, Tzourio C. Migraine and cerebral infarctlike lesions on MRI: an observation, not a disease. JAMA 2009; 301: 2594-5. 3. Cappabianca S, Iaselli F, Negro A, et al. 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