Medicina Legale lez. 13 19/01/2016 Il professore mostra una ferita da punta e taglio (riporto la descrizione, non avendo a disposizione le immagini): classica rappresentazione sulla cute prodotta da una lama monotagliente, dove vedete chiaramente la parte corrispondente alla parte spessa della lama e la parte invece corrispondente alla parte tagliente. Ovviamente con una ferita con questa caratteristica vi potete anche orientare su come il soggetto impugnava l’arma. Ricordatevi che un’arma da punta e taglio, un’arma bianca, può essere impugnata in due modi differenti: impugnatura a coltello: con la lama che emerge tra il primo e il secondo ditto impugnatura a pugnale: con la lama che emerge tra il quinto dito e l’eminenza ipotenar della mano Ovviamente a seconda dell’impugnatura le caratteristiche della lesività saranno diverse. Nel primo caso, per un soggetto posto frontalmente, il tramite sarà posto perpendicolarmente; nel secondo si ha un tramite obliquo dall’alto verso il basso. Se il soggetto viene aggredito da un soggetto destrimane allora le ferite saranno sul lato sinistro del corpo, ma se il soggetto impugna l’arma a pugnale ed è posto dietro la vittima, la lesività sarà dallo stesso lato. Quindi, prima di decidere se un soggetto è destrimane o mancino, bisogna andare a verificare le caratteristiche del tramite. Il professore mostra la scheda Istat e fa alcuni esempi per spiegare come si deve procedere alla compilazione. La scheda Istat è un atto pubblico, bisogna scrivere in stampatello leggibile e quello che scrivete deve corrispondere al vero, o si può profilare il reato di falso in atto pubblico. Sarà necessario indicare la sequenza di condizioni morbose e lesioni che ha condotto direttamente o indirettamente alla morte, dalla più rilevante alla meno rilevante. Cosa scrivereste nel caso di un soggetto finito sotto una frana? Cosa obiettivate nel soggetto? La frana determina una compressione su torace: a causa dell’immobilizzazione del torace questo non riesce ad espandersi, l’aria non riesce a penetrare e il soggetto muore per asfissia. Il volto appare particolarmente congesto in rapporto al pallore del torace e delle altre parti del corpo, quindi la compressione sul torace ha determinato un impedimento del ritorno venoso al cuore. Questo nella dinamica cardiaca cosa comporta? Che il cuore non può riempirsi nella fase diastolica e quindi si verifica una dissociazione elettromeccanica del cuore, per cui elettricamente nel cuore avvengono i processi di depolarizzazione e ripolarizzazione, ma meccanicamente non possono susseguirsi le fasi di compressione e rilassamento perché lo schiacciamento del torace lo impedisce. Si avrà quindi un arresto cardio-respiratorio come causa terminale della morte. Nel caso dell’impiccamento suicidario, nella compilazione del punto primo della scheda, come lesione scrivete solco cutaneo ipocromico al collo. Poi a seconda che il volto al di sopra del solco cutaneo sia cianotico oppure che sia dello stesso colorito della cute al di sotto del solco metterete occlusione vasi arteriosi e venosi con ischemia cerebrale oppure occlusione dei vasi venosi e congestione cerebrale. Se la lingua è particolarmente fuoriuscita metterete spostamento dell’osso ioide in alto con la base della lingua con occlusione delle vie respiratorie superiori e morte per asfissia. Queste sono le cause della morte, ma non basta. Facciamo un terzo esempio: soggetto colpito da arma da fuoco. Nella descrizione della lesione andrò a vedere dove il proiettile ha causato la lesività più importante dal punto di vista del determinismo della morte. Quindi per esempio nel caso di una ferita alla testa o al tronco descriverò forame rotondeggiante in regione frontale, parietale, emitoracica in area cardiaca, penetrante. Bisognerà poi descrivere gli effetti dovuti al proiettile. Nel caso della testa scriverò lesioni encefaliche; se la lesione è molto grave e ha determinato perdita di sostanza nervosa si potrà scrivere sfacelo cranio cefalico. Nel caso del torace, a seconda dell’organo interessato in rapporto con la sede della ferita, metterò per es lesione cardiaca o lesione polmonare, e come causa terminale arresto cardiocircolatorio. Lo stesso discorso vale per una ferita da arma bianca: descriverò le caratteristiche della ferita (ferita da taglio, ferita da punta e taglio), la sede in cui la ferita viene rilevata e la lesività che interessa l’organo. La causa della morte sarà sempre l’arresto cardiocircolatorio. Nel caso di morte traumatica dovete avvisare subito il magistrato e compilare anche la parte inferiore della scheda Istat. In caso di morte naturale ci potrebbe essere uno stato morboso coesistente o preesistente che può aver svolto un effetto concorrente nel determinismo della morte o soltanto un effetto concomitante. Se è solo concomitante non lo scrivete, se invece è concorrente allora sarà necessario scriverlo. Come dicevo, in caso di morte da traumatismo o avvelenamento, bisogna compilare anche altre parti della scheda Istat, come la circostanza che ha dato origine alle lesioni indicate antecedentemente. Nel caso della lesione da punta e taglio scriverete arma bianca, nella lesione da arma da fuoco scriverete arma da fuoco, se un soggetto è precipitato dall’alto scriverete precipitazione, se è finito sotto una frana seppellimento da frana e così via. Se un soggetto è morto da overdose quale sarà la descrizione della lesione che voi rilevate? Dipende dalla via di ingresso nell’organismo della sostanza tossica. Per esempio nel caso della cocaina, che viene sniffata, la lesione che ha determinato la morte sarà l’inalazione per via nasale di sostanza tossica (che sarà la causa intermedia), la causa terminale sarà scompenso cardiaco dato dal blocco della conduzione cardiaca esercitato dalla cocaina. Come lesività scriverete per es sostanza biancastra sulle narici o mucosa delle narici fortemente ischemica. In caso di overdose da eroina la descrizione della lesione sarà quella di una lesione a cubito, quindi segno di ago puntura recente nella fossa cubitale destra o sinistra oppure su un’altra sede molto superficiale di vena (dorsale della mano, pedidia..). La morte sarà ovviamente di tipo respiratorio, perché sapete che la morfina e l’eroina danno morte per chelamento dei recettori encefalici e soprattutto bulbari del centro del respiro, mentre non hanno nessuna azione negativa sul sistema circolatorio. Anzi, come sapete la morfina è il primo farmaco che viene utilizzato nei soggetti colpiti da infarto proprio perché abolisce la sensazione dolorosa ma esplica anche un effetto dromotropo e batmotropo positivo sull’attività cardiaca. La morte avverrà quindi per insufficienza respiratoria da scompenso recettoriale, poi è chiaro che il fenomeno terminale sarà l’arresto cadiaco. Poi la scheda Istat vi chiede la modalità del traumatismo o dell’avvelenamento. Come sapete le modalità della morte traumatica sono 4: accidentale, suicidaria, omicidiaria o da infortunio sul lavoro. In caso di incidente stradale sarà necessario specificare anche il mezzo di trasporto della vittima, il luogo della vittima (se era pedone, autista, che ruolo ha interpretato in quella dinamica), il tipo di incidente (per investimento, per uno scontro, per ribaltamento ecc.) e qualche altra notizia rispetto ai vari veicoli coinvolti. Dopodiché vi viene chiesto anche il luogo dell’evento, la data e l’orario dell’incidente, la firma e la vostra qualifica: se fate una guardia medica siete equiparati al medico di medicina generale, poi se avete una qualifica di medico ospedaliero, medico legale o altro, lo specificate in “altro”, a meno che non siate un medico che ha delle qualifiche in ambito pubblico, ad es igiene e sanità pubblica. Uno degli errori più frequenti in ambito ospedaliero è la compilazione errata della scheda Istat, in questo caso l’errore è sempre per imperizia. Domanda di un collega: nel caso di decesso legato all’uso di sostanze stupefacenti si scrive morte traumatica suicidaria? Questo dipende dalle circostante. Ovviamente nel caso di una morte per uso di sostanza stupefacente, essendo una morte traumatica, dovete avvisare subito il magistrato. La scheda Istat viene compilata da voi solo se il magistrato o chi rappresenta il magistrato, cioè l’autorità giudiziaria, decide di non fare nessuna attività medico legale. Il vostro compito può essere estremamente delicato: se voi compilate la scheda Istat dicendo che la morte si è verificata perché il soggetto ha utilizzato una dose tossica, dovete considerare che la dose tossica in realtà è molto rara. La morte, soprattutto per l’eroina ma anche per la cocaina, non è solo in rapporto con la concentrazione del principio attivo in quella dose, ma anche con l’effetto tolleranza che ha il soggetto verso quella sostanza. Man mano che un soggetto fa uso di eroina il suo organismo diventa resistente, perché c’è una resistenza soprattutto recettoriale a quella sostanza, per cui il tossicodipendente è obbligato ad aumentare il numero e la frequenza delle somministrazioni e la quantità della sostanza che si inocula. Ci sono dei tossicodipendenti di vecchia data che riescono a introdursi una quantità tale di eroina che potrebbe provocare la morte nel 90% dei soggetti aventi una tolleranza bassa. Poi è chiaro c’è una dose tossica per tutto, quando arriviamo a dosaggi superiori a 700-800mg entriamo nella dose letale, per cui anche uno con una tolleranza elevatissima se prende una dose del genere muore. Il problema del tossicodipendente è che lui non sa in che percentuale è tagliata la dose che lui sta prendendo: può essere tagliata con una dose di principio attivo del 7-8% (di solito mai più del 10%), quindi in 1g (che è la dose che si iniettano abitualmente) ci sono 10 mg di eroina. Se invece trova uno spacciatore “più onesto” che l’ha tagliata al 20% e il soggetto si inietta 20 mg di eroina, se lui aveva una tolleranza molto bassa può morire. Questo è il problema più grave. Poi può capitare che ci siano delle partite che determinano anche 4 o 5 morti nella stessa provincia. Con adeguate strumentazioni possiamo andare a vedere da dove proviene quella sostanza, perché troviamo per es quantità molto molto basse di metallo. L’eroina che proviene dal nord-est asiatico ad esempio viene raccolta in contenitori metallici, per cui noi spesso trovando metalli propri di quei contenitori sappiamo più o meno da dove è arrivata. Trovare uno spacciatore che sta spacciando una sostanza che ha quelle stesse caratteristiche ci permette di legarlo al soggetto che è deceduto, quindi in udienza questo soggetto risponderà di omicidio volontario. Voi ovviamente fate una diagnosi basata sul dato circostanziale. Vi informano che il soggetto deceduto era dedito all’assunzione cronica di sostanze stupefacenti, è presente segno di ago puntura recente in uno dei cubiti, magari vicino al corpo è presente la siringa che ha utilizzato sporca di sangue, non ha altri tipi di lesività ma ha un aspetto che può portare a una morte per overdose (di solito il soggetto che muove per overdose ha anche un edema polmonare importante quindi magari cola un pochino di liquido dalla bocca), allora scrivete nella scheda Istat che il soggetto è morto per overdose da eroina. Il magistrato può decidere di accontentarsi, visto che il soggetto era un noto consumatore di sostanze stupefacenti e che ci sono i presupposti perché si tratti di una morte per overdose. Il problema è che un domani potrebbero mettere le mani su chi ha spacciato, il quale viene accusato di spaccio che è un reato poi collegato alla morte. In caso di un’eventuale udienza, il magistrato cita voi che avevate scritto che era morto per overdose. Vi potreste quindi trovare a confronto con il consulente dello spacciatore, che in udienza vi chiede su cosa vi siete basati per dire che quella era la causa della morte. Spesso anche facendo l’autopsia si dice che l’elemento più verosimile è che si sia trattato di una morte per overdose, ma non conoscendo la tolleranza del soggetto, anche trovando un certo quantitativo di droga nel sangue, non siamo in grado di dire se quella quantità per quel soggetto era tossica oppure no. Quindi voi dovete dire al magistrato che la morte per overdose è l’ipotesi più verosimile in rapporto ai dati circostanziali, tuttavia per poter rispondere con sicurezza a quello che lui chiede è necessario fare un’autopsia con tutti gli esami di laboratorio. Dovete quindi stare sempre attenti a quello che scrivete. Anche nel caso di morte per impiccamento, se il soggetto viene trovato solo in casa senza segni di effrazione, le circostanze farebbero pensare al suicidio, ma non potete esserne sicuri. Potrebbe arrivare dopo un mese una lettera anonima con scritto che diverse persone avevano le chiavi di casa e sarebbero potute entrare senza forzare la porta. Voi dite soltanto che l’obiettività necroscopica che avete accertato è compatibile con una morte da impiccamento suicidario, ma non avete i mezzi per accertarlo in modo univoco. Nel caso in cui l’autorità giudiziaria voglia un approfondimento, deve chiamare uno specialista del settore. Stasera vi ho fatto un ripasso dei casi in cui si procede d’ufficio, perché in tutti i casi in cui si procede d’ufficio, se non avvisate il magistrato, potete essere accusati non solo di omissione di referto e di denuncia di reato (che di per sé è un reato), ma potete rispondere di complicità nel reato, perché per il secondo comma dell’articolo 40 non evitare l’evento significa averlo determinato, quindi state sempre molto attenti. Codice deontologico E un insieme di doveri, competenze, obblighi dei medici. Sapete che in Italia non potete esercitare se non siete iscritti all’albo dei medici, ma iscriversi all’albo comporta automaticamente iscriversi all’ordine. L’iscrizione all’ordine, che peraltro è disciplinata da una serie di norme, comporta prima di tutto un pagamento in denaro, che fino a 35 anni è limitato intorno ai 700 euro all’anno. Dopo i 35 anni si paga intorno ai 3000 euro, che sarebbe la quota b. Esercitando sia un’attività sanitaria sia la professione di professore universitario, pur avendo già una copertura assicurativa pensionistica, è necessario pagare oltre 3000 euro. Se invece faceste libero professionista, bisognerebbe pagare anche il 12% della vostra remunerazione, del vostro irpef, per avere la pensione. Come medici avete anche l’obbligo di soddisfare le richieste del cittadino relativamente alle pensioni di malattia, per es nel caso in cui un soggetto diventi invalido improvvisamente per un evento traumatico o per una malattia. Sono due gli istituti che provvedono a questo: uno è l’Inps (Istituto nazionale previdenza sociale) e l’altro è l’Inail (Istituto nazionale assistenza lavoratori). Attualmente sia il maschio che la femmina nel nostro ordinamento giuridico possono accedere alla pensione con due modalità: la pensione di anzianità o la pensione di vecchiaia. La pensione di vecchiaia si ha quando si raggiunge l’età massima che posso utilizzare, attualmente a 66 anni 7 mesi (dopo la riforma della Fornero). Però visto che la vita media sta aumentando, fino a quando andrete voi in pensione, è previsto uno scatto di alcuni mesi ogni anno, fino a un certo limite. La pensione per anzianità invece si ha quando si raggiunge l’anzianità prevista per l’attività lavorativa, che per nella stragrande maggioranza dei casi sono 42 anni e 6 mesi. Quindi un medico che si laurea intorno ai 26 anni, si specializza e trova lavoro intorno ai 30 anni, potrà andare in pensione dopo i 70 anni. Avete tuttavia la possibilità di riscattare gli anni di laurea. Dato che la norma lo consente, è consigliabile cominciare a fare la domanda ora come studenti, o subito dopo la laurea. Facendo domanda ora è possibile pagare meno, perché non avete nessun introito; se fate domanda quando state già lavorando pagate molto di più. Per avere una corretta informazione è possibile andare all’inps e farsi dare la carta dei diritti. Vi consiglio di dare un’occhiata ad alcuni degli articoli del codice deontologico perché essendo iscritti a un albo e a un ordine, non solo bisogna stare attenti alle norme previste dagli articoli di legge che regolamentano le nostre attività, ma dobbiamo anche rendere conto al codice deontologico. Sapete che il medico può essere sospeso o, nei casi veramente gravi, radiato dall’albo. La sospensione dall’ordine è una delle pene accessorie che può essere combinata dal giudice di merito in certi tipi di reato. In caso di reato un medico può quindi avere per es tre anni di reclusione con la condizionale (quindi non va in galera perché è la prima volta che ha commesso un reato) però magari viene sospeso 5 anni dall’ordine e per quei 5 anni non potrà lavorare. Ricordatevi che contro le decisioni dell’ordine non si può fare ricorso, quindi se l’ordine decide per la sospensione o per la radiazione dall’albo quella decisione è inappellabile. L’ordine interviene anche nei comportamenti etici e sociali dell’iscritto (il medico non può ubriacarsi in pubblico o dare scandalo). I doveri che sono scritti sul codice deontologico possono quindi riguardare anche il vostro comportamento come cittadini. Un esempio è rappresentato dal vaccino per l’influenza. Se un medico (o un infermiere) contagia l’influenza a un soggetto malato (quindi per definizione un soggetto debole, magari un paziente in rianimazione o un paziente oncologico) e l’influenza comporta un viraggio in negativo delle sue condizioni generali o la morte, il medico finisce sotto processo e può essere incriminato per omicidio colposo. Se assumete un comportamento difforme da quelle che sono le linee guida e i protocolli e questo causa un danno al paziente, voi ne siete responsabili. Un buon avvocato con un buon medico legale vi chiederebbero i danni. Se il vaccino è l’unica cosa che l’OMS suggerisce per ridurre il rischio di ammalare e di avere conseguenze legate alla patologia, se non lo ritenete utile e non vi vaccinate state rinnegando la scienza che voi rappresentate. Il codice deontologico lo ribadisce in diversi articoli: il vostro primo pensiero deve essere il paziente. Quindi lo scopo della vaccinazione in questo caso è evitare di contagiare il paziente e danneggiarlo. Se poi nonostante il vaccino vi ammalaste lo stesso non subireste ripercussioni, perché avreste comunque fatto tutto il possibile, seguendo le indicazioni dell’OMS, per evitarlo. In quell caso sarebbe il vaccino ad essere stato inefficace. Articolo 10 sul segreto professionale. A differenza del codice penale, la rivelazione è ammessa esclusivamente se 6 aterial per una giusta causa prevista dall’ordinamento o dall’adempimento di un obbligo di legge. Il medico non deve rendere all’Autorità competente in 6aterial di giustizia e di sicurezza testimonianze su fatti e circostanze inerenti al segreto professionale. Questo sembrerebbe una grossa contraddizione. Nella prima parte vi dice che dovete rispettare il segreto professionale e potete rivelarlo per giusta causa. Sappiamo che la giusta causa, per quanto riguarda il codice penale, è anche quando il 6aterial6e fa un’ordinanza nella quale specifica le motivazioni per le quali voi dovete testimoniare sul segreto che avete appreso. Il codice deontologico ve lo proibisce. La circostanza che prevede che il medico debba andare in galera piuttosto che rivelare il suo segreto. (Ragazzi, riporto letteralmente la frase detta dal professore, che sembra lasciata a meà. Dal 6contesto mi sembra di capire che l’unica circostanza nella quale il medico è tenuto a rivelare il segreto sia quella in cui lui stesso rischia la galera se non lo rivela, ma non essendo ferrata in material non vorrei dire una sciocchezza. Però il contrario, cioè il fatto che il medico debba finire in galera pur di custodire il segreto, mi pare un po’ forzato. Magari mi sbaglio. Il professore ha dedicato pochi minuti all’argomento, a fine lezione. Se per sicurezza volete riascoltarlo è a 1ora e 10 secondi della registrazione 13).