FISICA E FILOSOFIA Viaggio nell‟incerto e affascinante mondo della fisica Giorgio Roncolini FISICA E FILOSOFIA Viaggio nell‟incerto e affascinante mondo della fisica INTRODUZIONE Questo libro nasce da una serie di corsi intitolati “Fisica e Filosofia”, che ho tenuto negli ultimi anni presso l‟Università della Terza Età di Torino (Unitre). L‟idea di organizzare dei corsi finalizzati alla divulgazione, seppure rigorosa, delle più recenti conquiste della fisica mi è nata a seguito della mia cessazione dall‟attività lavorativa. Essendo laureato in fisica ed avendo continuato a seguirne con passione gli sviluppi, mi era parso interessante condividere con persone “curiose” le conoscenze, le riflessioni e la visione del mondo che nascevano da tali sviluppi. Per prima cosa ho dato una bella rinfrescata alle mie conoscenze teoriche, con la lettura di numerosi libri (divulgativi e tecnici) sui vari argomenti che avrei voluto trattare e andando ad aggiornarmi frequentando un paio di corsi universitari sui temi che maggiormente ritenevo potessero essermi di aiuto. Mi presentavo al docente e chiedevo il permesso di seguire le sue lezioni, insieme con i suoi studenti “regolari”, permesso che mi è stato sempre concesso. Certo, poter seguire dei corsi universitari, senza obbligo di esame, senza giudizio finale, rendeva particolarmente piacevoli le lezioni e forse generava una qualche 3 “invidia” negli studenti, tutte persone che avevano quasi 40 anni meno di me. Fatto questo passaggio ho cominciato a progettare un primo corso e ne ho sottoposto il programma alla direttrice dei corsi dell‟Unitre. La prima reazione fu negativa: mi scrisse che non riteneva il corso adatto, perché troppo specialistico e forse difficile. Le chiesi un appuntamento e le illustrai meglio di quanto trasparisse dal programma il contenuto e soprattutto le finalità e la metodologia che intendevo utilizzare. Era mia intenzione illustrare i contenuti della moderna fisica teorica e discutere come gli scienziati (e i filosofi) fossero giunti a modificare così radicalmente il modo di pensare e di descrivere il nostro mondo. Avevo in mente tre grandi argomenti: la Teoria della Relatività di Einstein, la Meccanica Quantistica e la Cosmologia. Avrei sviluppato i temi senza quasi fare ricorso alle notazioni matematiche, se non in un numero limitatissimo di casi in cui il formalismo matematico non sarebbe stato di alcun imbarazzo per il pubblico (all‟inizio del corso dissi che era sufficiente la conoscenza delle quattro operazioni e del teorema di Pitagora, che comunque richiamai); avrei inoltre corredato i vari risultati con una visione filosofica, cercando di esporre il significato fisico, logico e culturale delle varie teorie. Avrei cercato di sottolineare come molti dei risultati raggiunti rappresentassero delle vere e proprie ”rivoluzioni culturali”, oltre che scientifiche, mettendo in crisi numerosi concetti derivati dal buon senso, dall‟esperienza quotidiana e dalla tradizione dei fisici. Delle argomentazioni che adottai, mi pare fosse rimasta colpita dal significato del Principio Antropico, 4 spesso invocato in cosmologia, che le illustrai brevemente. Si convinse e mi affidò il corso. Così iniziai il primo corso nell‟autunno 2005, e commisi il primo errore. Sì, perché cercai di dire troppe cose (mi parevano tutte così importanti …) e, nel corso dell‟anno, dovetti più volte modificare il programma per dare spazio ad approfondimenti che il pubblico richiedeva. Poco alla volta mi resi conto che bisognava andare più lentamente, richiamando anche più volte, se necessario, concetti e considerazione già fatte, senza avere fretta di “andare avanti”. Da quel primo corso si sono susseguite, ad oggi, sei edizioni, ognuno focalizzata su argomenti diversi, avendo via via aggiunto considerazioni di carattere epistemologico, di storia del pensiero scientifico, di filosofia della fisica, considerazioni sul dibattito attorno al concetto di “reale”, oltre che accenni a quanto in questi ultimi anni stava avvenendo nel mondo della ricerca scientifica o semplicemente nel mondo (v. es. l‟incidente nucleare di Fukushima in Giappone o la creazione dei presunti mini buchi neri negli esperimenti del Cern a Ginevra). Da allora una cinquantina di persone ha annualmente seguito i corsi. In essi abbiamo discusso di teoria della relatività di Einstein, di fisica quantistica e dei suoi innumerevoli misteri e interpretazioni, di cosmologia, di fisica delle particelle e fisica nucleare, di teoria dei sistemi complessi (come ad esempio la climatologia e le previsioni del tempo) e del fascino che alcune teorie esercitano, dello strano mondo delle “stringhe”, strano perché contempla un mondo con molte più dimensioni delle tre a noi note. 5 Mi ero anche “lanciato”, insieme con uno psicanalista e un ingegnere-pittore, a svolgere un corso “parallelo” sul linguaggio della scienza a fronte di quello dell‟arte e della psicanalisi, ma questo non sarà oggetto di questo libro. Questo libro intende esporre in maniera sistematica gran parte degli argomenti trattati nelle diverse edizioni del corso ed è rivolto ad un pubblico generico, ma curioso di conoscere l‟evoluzione del pensiero scientifico dall‟inizio del „900 ad oggi e spero affascinato dai tanti misteri che, nonostante i grandiosi successi della moderna fisica teorica, tutt‟ora permangono ben nascosti in seno alla Natura. Il libro, a mio parere, dovrebbe essere di interesse anche per i ragazzi che frequentano l‟ultimo anno dei licei e dei loro insegnanti, come materiale di approfondimento e aggiornamento delle materie scientifiche scolastiche. Questo libro è dedicato ai tanti “studenti” che hanno avuto la pazienza di seguire le mie lezioni. Torino, settembre 2011 6 NOTA Nel testo viene spesso utilizzata, soprattutto per indicare numeri molto grandi o molto piccoli, la notazione scientifica, basata sulle potenze di 10. Questa notazione ha il pregio di essere molto compatta e di rendere più facili alcuni calcoli. Così per indicare il numero 1000 (1 seguito da 3 zeri), si scrive 103, intendendo con ciò 10x10x10. Così 109=10x10x10x10x10x10x10x10x10 (9 volte) indica il numero 1 seguito da 9 zeri (1 miliardo), il numero 1012 indica 1000 miliardi, ecc. In questa notazione 10 è chiamata la base ed il numeretto scritto in alto a destra esponente. E‟ necessario non farsi ingannare da numeri con esponenti vicini: ad esempio 1021 e 1024, sono l‟uno 1000 volte più grande (o più piccolo) dell‟altro. Al crescere dell‟esponente di una unità il valore del numero cresce 10 volte. Allo stesso modo si indica con 10-3 il numero 1/103, e cioè 0,001, un millesimo; 10-6 un milionesimo; 10-9 un miliardesimo. Si possono anche usare basi diverse da 10; una delle più comuni è il numero 2, usato nell‟informatica. In questo caso si ha, ad esempio, 2x2 = 22 = 4; 2x2x2x2x2x = 25 = 32. Il valore di un numero con esponente cresce rapidamente col valore dell‟esponente. Per convincersene basti questo esempio. Prendiamo un foglio di carta di spessore 0,1 mm e pieghiamolo in due, lo spessore sarà 0,1x2; se lo pieghiamo una seconda volta sarà 0,1x2x2 = 0,4 mm; se 7 lo pieghiamo 5 volte sarà 0,1x 2x2x2x2x2 = 0,1x25 = 3,2 mm. Quanto diventerà spesso il nostro foglio di carta se lo pieghiamo 40 volte? Forse non ci crederete, ma 240 vale circa 1012, dunque lo spessore del nostro foglio di carta è diventato 0,1x1012 mm, cioè circa 100 mila Km (quasi un terzo della distanza Terra-Luna) ! 8 “L‟esperienza più bella che possiamo avere è il mistero. E‟ l‟emozione fondamentale alla base della vera arte e della vera scienza. Chi non sa cos‟è e non sa più sognare o meravigliarsi, è come morto, e il suo sguardo è spento.” (Albert Einstein) “Siamo una varietà di scimmie su un pianeta secondario di una stella insignificante. Ma siamo in grado di capire l‟Universo.” (Stephen Hawking) 9 1. LA FISICA DELL’OTTOCENTO E LA CRISI DI INIZIO NOVECENTO Alla fine del XIX secolo gli scienziati consideravano l‟immenso edificio della fisica, eretto nei trecento anni che vanno da Galileo a quei giorni, pressoché completato. Tutte le leggi fondamentali della natura erano state scoperte, ogni fenomeno sembrava riconducibile a quelle leggi Si racconta che uno dei massimi scienziati inglesi dell‟epoca, Lord Kelvin, affermasse che il compito che restava ai fisici era quello di affinare, con qualche decimale in più, il valore delle costanti fisiche che intervengono nelle leggi di natura. Che cos‟era la fisica di fine „800? Essa era costituita da tre grandi capitoli. a). La Meccanica, la scienza cioè del movimento, la cui formulazione rigorosa (teorico-sperimentale) era stata iniziata da Galileo e si era sviluppata soprattutto ad opera di Newton che aveva portato la meccanica ad un punto altissimo, con la formulazione delle sue tre legge della dinamica: - il principio di inerzia (già scoperto da Galileo) con cui si afferma che un corpo, se non è soggetto a forze esterne, mantiene il suo stato di moto rettilineo uniforme; 10 - la famosa legge del moto F = ma, ove si afferma che se ad un corpo di massa m si imprime una forza F, questo subisce una accelerazione a; - il principio di azione e reazione, che afferma che ogni azione genera una reazione uguale e contraria. L‟altra notevolissima scoperta di Newton fu la legge di gravitazione universale. Questa legge, valida in tutto l‟universo, afferma che due copri di massa m1 e m2, posti a distanza r, si attirano con una forza F (che quindi genera un moto accelerato) proporzionale al prodotto delle masse ed inversamente proporzionale al quadrato della distanza. In formule: F G m1 m 2 r2 Nella precedente formula G è una costante universale1 che prende il nome di costante gravitazionale di Newton. L‟edificio eretto da Newton era stato poi completato e molto raffinato dal matematico torinese Joseph-Louis Lagrange (1736,1813), e dai matematici William Rowan Hamilton (1805-1865) e Carl Gustav Jacobi (1804-1851). b). L‟Elettromagnetismo, la scienza cioè dei fenomeni elettrici e magnetici. Questa branca della fisica si è sviluppata lungo tutto il XVIII e XIX secolo ad opera 1 Universale significa che si ritiene che il suo valore 6,67x10 -11 nt.m2/kg2 sia uguale in tutto l‟universo e in tutti i tempi. 11 soprattutto di scienziati quali Volta, Gilbert, Coulomb (il quale dedusse per le cariche elettriche una relazione del tutto simile alla legge di gravitazione universale, ove al posto dei valori delle masse vanno posti quelli delle cariche elettriche ed al posto della costante gravitazionale una nuova costante), Ampère, Young, Oersted, Faraday: culminò con l‟opera di Maxwell che riuscì a racchiudere il comportamento di tutti i fenomeni elettromagnetici nelle sua famose quattro equazioni. Faraday aveva introdotto un nuovo concetto che diventerà di capitale importanza in tutta la fisica successiva: il concetto di campo. Vediamo di chiarirne il significato. Tutti conosciamo l‟esperimento della limatura di ferro e della calamita. Le piccole particelle di ferro si dispongono secondo le linee di forza della calamita e questo perché la calamita crea tutto intorno a sé un campo magnetico. Il campo magnetico è dunque la modificazione delle proprietà dello spazio indotto dalla presenza di un magnete. L‟ago della bussola punta a nord perché reagisce al campo magnetico terrestre. Analogamente il campo elettrico è la modificazione delle proprietà dello spazio indotta da cariche elettriche statiche o in movimento, come quelle di una corrente elettrica. 12