Diapositiva 1 - Liceo Classico Lorenzo Costa

“Chi non farà scuola animato da
un grande amore non faccia
scuola”
(Don Lorenzo Milani)
Barbara Vannucchi – GENNAIO 2013
La PRATICA D’INSEGNAMENTO richiede
un progetto mirato al contesto, un metodo
ragionato e flessibile, ma soprattutto la
consapevolezza DI UNO SCOPO.
DIDATTICA = idea organizzativa capace di
modificarsi pur mantenendo ben salde le
strutture fondanti.
Le competenze del docente
aspetto disciplinare (padronanza dei contenuti, delle
strutture, dei fondamenti delle discipline di
insegnamento)
aspetto metodologico - didattico (possesso da parte
del docente delle capacità di mediatore culturale,
ovvero delle strategie di insegnamento e dei metodi
didattici che introducono i contenuti disciplinari alla
conoscenza degli alunni)
aspetto organizzativo – relazionale (qualificano il
docente nella scuola della autonomia non come
semplice tecnico della disciplina di insegnamento, ma
come promotore di una serie di rapporti con gli alunni,
i colleghi, le famiglie, le altre realtà educative, il
mondo del lavoro…)
A questo punto: nella concretezza:
Didattica  scienza della comunicazione e della
relazione educativa …NON E’ SUPERFLUA,
poiché si impegna a rispondere almeno a tre
domande (…e non solo!)
COME insegnare?
COSA insegnare?
COME favorire l’apprendimento?
SI TRATTA DI OPERARE IN MODO RIFLESSIVO
connettendo teoria (studio) e prassi
Un circolo virtuoso:
DIDASSI
Azione Valutazione
Metodologia Strategia
Tecnologia Relazione Esperienza
Comunicazione
SAPERE
DIDATTICO 1
Teoresi
Intenzionalità
Progettualità
SAPERE DIDATTICO 2
Riflessione Ricerca
Teoresi
DIDATTICA
GENERALE
Didattica
particolare1
Didattica
particolare 2
Didattica
particolare…
Riferite ai singoli COMPITI/ambiti SPECIFICI:
istituzione, livello, disciplina etc.
Tre idee sono sottese alla definizione di didattica:
- impossibilità di separare insegnamento e educazione
- complessità del sistema didattico
- alto grado di correlazione fra il sistema stesso e il porsi in
essere dell’insegnante.
Teorie, metodi e tecniche della
didattica
Un bravo cuoco comincia la
sua formazione da una
ricetta semplice…
Ciò non esclude, tuttavia,
che possa divenire capace
di padroneggiarne più di
una, in modi più o meno
complessi.
Può perfino capitare che
possa prescinderne, con
l’esperienza…
Piaget paragona lo sviluppo mentale del bambino alla sua crescita
organica: entrambi tendono verso un progressivo equilibrio.
L’azione umana è una continua ricerca di equilibrio e lo sviluppo
psicologico e la crescita del bambino, possono essere considerati
come stadi di equilibrio successivi, che vanno progressivamente
adattandosi alle sue continue scoperte intellettive, sociali ed affettive.
Ad ogni fase corrispondono OPERAZIONI MENTALI PRECISE.
Stadio senso-motorio (0-2 anni)
Stadio pre-operatorio (2-6 anni)
Stadio operatorio concreto (6-12 anni)
Stadio operatorio formale (da 12 anni in poi)
NOTA BENE: durante la crescita il bambino evolve, e le variabili
personali e culturali rendono lo sviluppo meno omogeneo rispetto a
quanto sostenuto dall’Autore. Questa non omogeneità costituisce in
fondo la critica principale mossa agli studi di Piaget, che mette in crisi
quello che egli si auspicava, di trovare cioè una costanza di sviluppo
delle attività logiche.
LA TEORIA DI PIAGET
O PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO
(1896-1980)
La teoria di Vygotskij (1896-1934) o
TEORIA DELLO SVILUPPO sociocognitivo
• Le funzioni intellettuali superiori emergono dalle esperienze sociali (CLIMA
POSITIVO) e grazie alla mediazione del LINGUAGGIO
• La competenza intellettuale emerge a partire dalle modalità di risoluzione
dei problemi che vengono dapprima conosciute nelle interazioni sociali e
successivamente interiorizzate
•
La natura umana implica che:
–
–
bambino  sfrutta l’aiuto e l’insegnamento
Adulto  offre aiuto ed insegnamento
• Sviluppo cognitivo = risultato delle interazioni con altre persone più
competenti in diversi contesti
• Le capacità superiori compaiono prima nell’interazione con gli altri e poi
vengono interiorizzate e compaiono a livello intraindividuale.
• Le interazioni sociali formano il contesto primario nel quale il bambino
viene avviato alle modalità di pensiero più mature presenti in ogni società
• allievo = APPRENDISTA Chi apprende è attivo costruttore nell’ambiente
sociale, inteso sia come cultura che come interazioni
il concetto-chiave: la ZSP
ZONA DI SVILUPPO
PROSSIMALE
•
BASE: concetto di
imitazione
l’adulto che viene imitato
o che fornisce istruzioni
su come comportarsi e
agire fa sì che
il bambino possa
raggiungere e
sviluppare molte abilità.
E’ da tale
comportamento
imitativo che si andranno
a instaurare due processi
interdipendenti, non
scomponibili e attivi fin
dal primo giorno di vita:
apprendimento e
sviluppo.
E’ la differenza tra ciò che
chi impara sa fare da solo
e ciò che sa fare insieme
ad un altro più esperto.
Insomma la
Distanza tra
le prestazioni congiunte
e le prestazioni solitarie
•
•
Definisce i limiti cognitivi
entro cui l’insegnamento
può considerarsi efficace.
Stimola una valutazione
dinamica dell’intelligenza
 potenziale di
apprendimento
A metà del secolo scorso, la scuola dovette affrontare
problemi sociali non risolti (inserimento sociale, portatori di
handicap, soggetti in difficoltà di apprendimento)
coscienza didattica più attenta alla natura dei problemi e
alle disfunzioni esistenti.
Dalla metà degli anni 80 la riscoperta del ruolo
che può giocare l’apprendimento scolastico
per lo sviluppo cognitivo ha portato a un
riaccendersi dell’interesse per Vygotskij che
aveva anticipato il tema dell’influenza dei fattori
culturali (e dunque dell’insegnamento) sullo
sviluppo cognitivo.
Vygotskij e Leont’ev
(costruttivismo socio-culturale)
Vygotskij
Zona di sviluppo
prossimale (ZSP): è la zona
cognitiva entro la quale uno
studente riesce a svolgere
compiti che non sarebbe in
grado di svolgere da solo,
con il sostegno (scaffolding)
di un adulto o in
collaborazione con un pari
più capace, attraverso la
mediazione degli scambi
comunicativi.
Il soggetto nel momento in
cui interagisce socialmente
con gli altri, mediante il
linguaggio, si appropria di
nuovi strumenti cognitivi,
che gli serviranno ad
alimentare un agire
linguistico interiore, il quale
gli permetterà di risolvere
in maniera autonoma
problemi analoghi a quelli
affrontati con gli altri.
Il costruttivismo
DOCENTE  progettista di ambienti di apprendimento, costruiti intenzionalmente
per consentire percorsi attivi e consapevoli in cui lo studente sia orientato ma non
diretto. Allestire un ambiente di apprendimento significa concordarlo con gli alunni in
modo da renderli effettivamente partecipi della gestione e responsabili.
ESEMPI:
ambiente fisico (spazi a disposizione, sistemazione funzionale dell’aula …);
tempi;
insieme di attori che agiscono al suo interno e delle relazioni che determinano il
clima relazionale e operativo;
aspettative;
comportamenti, regole e vincoli concordati;
compiti ed attività;
strumenti o artefatti  oggetto di osservazione, lettura, argomentazione…
NOTA BENE: diversa ripartizione del tempo di lavoro dell’insegnante.
Lavoro in aula in gran parte dedicato all’osservazione e alla discussione;
AUMENTO TEMPO FUORI AULA da impiegare nella predisposizione del materiale di
lavoro e nella progettazione flessibile e plurima dei percorsi e delle proposte
operative.
la DIDATTICA COGNITIVISTA
(Teoria dell’istruzione di J. S. Bruner, 1967)
Apprendere = elaborare informazioni, usare strategie di pensiero, costruire forme di
conoscenza.
La mente usa i propri schemi in cui sistema i nuovi dati appresi per elaborarli e
confrontarli dinamicamente con le informazioni preesistenti.
Le discipline rappresentano un aspetto indispensabile dell’istruzione: l’apprendimento
della strutture, ossia delle idee guida di un sapere disciplinare, comporta una rivalutazione
dell’istruzione, delle discipline in quanto capaci di contribuire in modo decisivo a
migliorare e accelerare i processi cognitivi
Lo strutturalismo didattico avviato da Bruner
•polarizza l’attenzione sul contenuto dell’insegnamento; l’oggetto culturale è capace di
legittimare il ruolo dell’insegnante e la funzione dell’istruzione
•richiama gli insegnanti al rispetto delle fasi evolutive di crescita e di sviluppo dei discenti;
•richiama alla centralità dei processi cognitivi del soggetto.
• favorisce orientamenti didattici più attivi, individualizzati.
• richiede un rinnovamento metodologico –didattico basato sull’analisi disciplinare.
• diffonde, in ambito didattico, un nuovo significato di apprendimento, inteso come
costruzione attiva di risposte da parte del soggetto
NOTA BENE: l’adesione alla teoria
bruneriana dell’istruzione ha contribuito a
prendere le distanze dalla concezione
piagetiana di sviluppo cognitivo, cui veniva
rimproverato di non dar conto delle
influenze e delle modificazioni che
dipendono dalle sollecitazioni didattiche
(materiale didattico, linguaggio, contenuti)
sul ritmo e sui tempi di sviluppo.
Sempre più “process-oriented” anzichè
“information-oriented”, la didattica ha posto l’accento
sul soggetto vivo, sottolineando l’importanza dei fattori
personali quali istinti, bisogni, interessi, l’importanza di
imparare facendo…le competenze…
Ci si impegna sempre più nel sollecitare la
cooperazione fra gli alunni intorno a attività motivanti:
il gusto della ricerca sul campo, l’interesse a discutere
collettivamente i risultati e a progettare nuove ricerche,
l’uso delle tecnologie sono alla base dell’idea di
didattica laboratoriale.
La teoria del curricolo
Una teoria didattica nata in ambiente anglosassone che trova riconoscimento in
documenti legislativi quali la legge 517/ 1977 e i Programmi per la scuola media.
intento di razionalizzare i processi educativi, economizzare e ottimizzare itinerari,
procedure, tecniche e risultati dell’azione dell’insegnamento.
obiettivi scientificamente individuati e scanditi, e mezzi per valutare e misurare quali
di essi siano stati raggiunti e quali no.
insegnamento come attività finalizzata e scientificamente fondata.
 al centro del rapporto educativo sta IL DOCENTE, colui che sceglie cosa insegnare e
come insegnarla, sa adattare le proprie risorse intellettuali e i propri modi didattici alla
situazione reale della classe, alle condizioni culturali e alle risorse materiali che variano.
controllabilità, trasparenza e partecipazione al processo d’insegnamento.
Richiamo alla produttività dell’insegnamento, cioè all’efficienza, efficacia
e validità a livello scolastico e sociale. L’attività dell’insegnamento diventa
meno soggettiva e privata e favorisce la progettazione e il controllo
dell’intero processo didattico.
La tecnologia didattica e le tecnologie
…questione legata all’accumularsi di nuove risorse conoscitive, di strumenti
e tecniche legati ai processi d’apprendimento e della comunicazione.
Nasce l’ esigenza di capire l’impatto tra tecnologia e conoscenze.
La proposta tecnologica ha attraversato varie fasi:
“tecnologia dell’istruzione”  costruire il discente tramite una serie di
condizionamenti operanti e rinforzanti.
“tecnologia dell’educazione”  recupero sistematico dell’intervento
formativo
Fase multimediale oggi più pervasiva. La tecnologia multimediale rischia di
essere un fattore di crisi della didattica  è attraente la possibilità di
conoscere attraverso l’utilizzo di computer, navigazione in rete,
partecipazione ai gruppi di discussione, scambio di informazioni ..ma CHI
MEDIA I MEDIA?
INSEGNARE OGGI : stare in posizione forte e critica,
costituendosi quale referente autorevole e
competente, ma anche aperto e disponibile verso
l’autoapprendimento dal quale nessuno è escluso.
Le trasformazioni del ruolo dell’insegnante vanno in
direzione di una consolidata capacità di mediare i saperi, le
informazioni , le conoscenze e gli strumenti per arginare il
rischio dello spaesamento, della confusione e della
democrazia illusoria.
L’insegnante diventa sempre meno
“dispensatore di informazioni e addestratore di
abilità”, sempre più un “mediatore del sapere”
Cosa insegnare?
•NON ragionare in termini di PROGRAMMA, ma di CONTENUTI SIGNIFICATIVI.
•Insegnare a due livelli: Disciplinare e Metacognitivo
• "materia" e "disciplina" non sono sinonimi.
"disciplina“  un oggetto del sapere definito da un preciso ambito di ricerca,
specifiche procedure e paradigmi condivisi
"materia”  un’area di insegnamento risultante dal raggruppamento di
concetti, argomenti, principi, operazioni e strumenti selezionati in campi
disciplinari contigui e interdipendenti.
ANALISI DISCIPLINARE E RICERCA DEI NODI FONDAMENTALI.
NON “STORIA” DELLE DISCIPLINE, MA RICONOSCIMENTO DELLA STORICITA’ DEI
CONTENUTI E DELLA COMPLESSITA’ DELLE INTERPRETAZIONI.
NOTA BENE: la rilevanza esterna della disciplina corrisponde al suo uso sociale, al suo
uso culturale e professionale, la rilevanza formativa corrisponde al contributo che una
disciplina o un’area disciplinare fornisce per sviluppare e potenziare le capacità cognitive,
metacognitive, relazionali, operative, immaginative delle allieve e degli allievi, nella
direzione dell’autonomia e dell’autostima.
La didattica non dovrebbe semplificare ma rendere visibile la complessità della realtà e
le sue multi-prospettiche rappresentazioni, sviluppando situazioni di apprendimento
basate su CASI REALI, che inducano la curiosità per altre visioni del mondo e la capacità
di porsi domande.
L’apprendimento significativo comporta l’integrazione di nuovi elementi
alla rete di saperi preesistenti:
APPRENDERE = ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
ATTENZIONE!!!.  E’ molto complesso per un docente riuscire ad aprire una
finestra sull’organizzazione mentale dei propri alunni.
Le produzioni scritte ed orali, per come vengono generalmente impostate,
rischiano di dare una visione molto parziale di quanto è stato appreso.
• tensione per il compito
• scarsa padronanza linguistica
• difficoltà ad organizzare il discorso
• situazione asimmetrica tra alunno e docente che sicuramente influisce sui
processi di costruzione della risposta ….
uso delle mappe concettuali  visualizzare il livello di comprensione e
di rielaborazione raggiunto dagli studenti, la strutturazione del pensiero, la
focalizzazione dei suoi meccanismi;
MAPPA = un artefatto che rende più agevole il confronto e l’analisi tra
strutture concettuali appartenenti a persone diverse e la loro sintesi.
NOTA BENE  L’uso dei modelli si intreccia anche con la riflessione
metacognitiva e con l’apprendimento sociale.
Uno strumento utile:
la MAPPA CONCETTUALE
• strumento di rappresentazione
del pensiero utilizzabile dalle
elementari fino all'università.
• Rappresentazione grafica di
un ragionamento che abbiamo
fatto e che vogliamo
comunicare agli altri,
evidenziando almeno tre
aspetti:
• a - l'oggetto del nostro
ragionamento
b - i concetti che vogliamo
evidenziare
c - il percorso del
ragionamento e i legami fra i
concetti
La didattica laboratoriale
Il laboratorio è diventato un luogo e un modo di lavoro diverso rispetto alla
lezione tradizionale.
Scopo del “laboratorio” è realizzare una situazione d’apprendimento che coniuga
conoscenze e abilità specifiche su compiti unitari e significativi per gli allievi.
L’attività si realizza con gruppi di alunni della stessa classe o di classi parallele o
verticali, riuniti per livello di apprendimento su un compito fissato oppure su
compiti liberamente scelti.
L’ATTENZIONE E’ sugli apprendimenti e non sui contenuti di un programma.
Il metodo è di tipo investigativo e progettuale, il docente deve saper affrontare i
problemi, individuare strade nuove da percorrere, la creatività è sostenuta e
privilegiata.
La didattica laboratoriale è orientata all’esplorazione e
all’analisi dei problemi, coinvolge le conoscenze tacite, genera
fiducia… deve favorire l’inserimento nel gruppo, l’accettazione delle
norme e la loro condivisione, la realizzazione degli obiettivi che il gruppo
si è proposto..è adatta al TUTORAGGIO FRA PARI
(peer education)
La DIDATTICA DELLA NARRAZIONE
La scuola deve “insegnare la condizione umana”
E. MORIN, La testa ben fatta, trad. ital. Raffaello Cortina, Milano, 2000.
“mirare ad una pratica educativa e didattica nella quale, qualunque cosa si insegni e
qualunque metodo si adoperi, ci si confronti con le stesse condizioni di esperienza da cui
nasce l’azione umana personale, consapevole e dotata di senso, quella che poi permette
il discorso narrativo di ogni vita.” (G.Bertagna)
INGREDIENTI
• PAZIENZA Nessuna idea, comprensione, produzione e azione davvero personali, e di
conseguenza educative, possono nascere nella concitazione e nell’ossessione del
risultato immediato.
•INCUBAZIONE Una seconda condizione di esperienza da cui può nascere l’azione
umana personale dotata di senso, che è sempre più difficile vivere fuori dalla scuola,
nell’era di internet e di tutti i marchingegni tecnologici del tutto e subito dovrebbe
essere quella dell’incubazione creativa:
LECTIO APERTA  LECTIO TACITA  RETRACTATIO IN ANIMO (la lezione dei monaci!!)
QUALITA’ e ATTENZIONE: «L’attenzione (…magari focalizzata e permanente: UN BEL
TRAGUARDO!!) consiste nel sospendere il proprio pensiero, nel lasciarlo disponibile,
vuoto e permeabile all’oggetto, nel mantenere in prossimità del proprio pensiero, ma a un
livello inferiore e senza contatto con esso, le diverse conoscenze già acquisite e che si è
costretti a utilizzare. (…)»
VIGILANZA ovvero consapevolezza, metacognizione, sapere cosa si fa mentre lo si fa.
MEMORIA, come racconto sistematico di «storie» per ogni disciplina. Qualcosa di vivo,
che si muove nel discorso, senza grafici, schemi, questionari, analisi quantitative che
riducono i protagonisti più ad oggetti che a soggetti di relazioni con cui immedesimarsi.
«Storie», narrazioni, in qualsiasi campo, dalla storia all’economia, dalla statistica alla
geografia.
CO-EVOLUZIONE: il “problem solving” viene inteso come ricerca di un dominio di
esperienza in cui anche l’altro abbia un posto e nel quale possiamo costruire un mondo
con lui  La soluzione dei problemi è del tutto secondaria rispetto alla dimensione centrale
dell’intelligenza, che è la sua consensualità
FEED-BACK  TEACH BACK…
INSOMMA… (tornando a Morin – e al vecchio Montaigne prima di lui)
SCUOLA COME LUOGO DEL PENSARE, PIUTTOSTO CHE DEL CONOSCERE,
dell’ASCOLTARE/RISPONDERE PRIMA CHE DEL FARE…
H. Gardner: “Frames of mind"1983
Teoria delle intelligenze multiple
•errato ritenere che ci sia una “intelligenza” che possa essere obiettivamente misurata
e ricondotta ad un singolo numero, ovvero ad un punteggio “IQ”.
•ogni persona è dotata di almeno sette intelligenze, ovvero è intelligente in almeno
sette modi diversi.
•alcuni di noi possiedono livelli molto alti in tutte o quasi tutte le intelligenze, mentre
altri hanno sviluppato in modo più evidente solo alcune di esse.
•ognuno può sviluppare tutte le diverse intelligenze fino a raggiungere soddisfacenti
livelli di competenza se messo nella condizione appropriata di incoraggiamento ed
istruzione.
•le intelligenze sono strettamente connesse tra di loro e interagiscono in modo molto
complesso.
•Se ciascuno è cosciente delle proprie intelligenze più forti e di quelle più deboli, può
usare le più forti per sviluppare o compensare quelle più deboli.
Le SETTE + UNA intelligenze
Intelligenza Logico-Matematica
Intelligenza Linguistica
Intelligenza Spaziale
Intelligenza Musicale
Intelligenza Corporea
Intelligenza Interpersonale
Intelligenza Intrapersonale
In seguito, è stata inserita un’ottava intelligenza:
quella naturalistica.
Lo psicologo americano Robert J. Sternberg ha
elaborato nel 1994 una propria teoria sul pensiero
intelligente. Secondo lui il pensiero umano si
fonda su tre tipi di intelligenze fondamentali:
quella analitica  scomporre, confrontare,
esaminare, spiegare…
quella pratica  usare strumenti,
organizzare, progettare, dimostrare
quella creativa intuire, fare ipotesi,
immaginare, scoprire.
Didattica orientativa
un'impostazione dell'insegnamento che mira a favorire le scelte autonome
degli alunni, cioè a far maturare in loro la consapevolezza delle inclinazioni
effettive, dei percorsi possibili e delle prospettive probabili.



mira ad aiutare a scoprire cosa si è, cosa si sa fare, cosa si può volere
e perché: nel triplice significato di "inclinazione”= attitudine,
motivazione e desiderio. Tutta l'operazione tende alla liberazione da
condizionamenti più o meno disturbanti, dei quali sarà necessario
acquistare piena cognizione.
Mira a far scoprire quali opportunità offrono la scuola, la vita, il mondo
del lavoro, per selezionare tra esse un itinerario personale alla luce del
passaggio precedentemente compiuto.
(ORIENTAMENTO INFORMATIVO)
Mira a far scoprire le dinamiche del mondo del lavoro e quale futuro
possano offrire le diverse strade contemplate nel passaggio
precedente. (ORIENTAMENTO PROFESSIONALE)
… all'orizzonte di chi insegna deve essere sempre
visibile la collocazione della persona adulta, inserita in
responsabilità, ruoli ed ambienti che non saranno
sempre scolastici.
Senza scordare (ma non è facile!) che:
"Adulti e bambini non hanno la stessa
percezione del tempo. Dieci anni non
sono niente per l'adulto che calcola in
decenni la durata della propria
esistenza.(...)
Si dà il caso che ognuno di quegli
anni
per un bambino vale un millennio: per
lui il futuro sta tutto sta tutto nei pochi
giorni a venire.
Parlargli dell'avvenire significa
chiedergli di misurare l'infinito con
un decimetro".
Daniel Pennac – Diario di scuola