Prof. Marco Ruggiero Titolo del Progetto relativo all’Assegno di Ricerca STUDI SUI GENI CHE CONTROLLANO L'ONTOGENESI DEL CERVELLO DELL’UOMO E DEI PRIMATI NON UMANI - Abstract Le conoscenze del genoma e lo sviluppo dell‟embriologia sperimentale hanno apportato nuovi strumenti cognitivi allo studio della morfogenesi. I geni Homeobox scoperti nei primi anni „80 in Drosophila melanogaster, regolano vari aspetti della morfogenesi degli organismi pluricellulari, sia animali che vegetali. Sono 8 i geni Homeobox (OTX1, OTX2, EMX1, EMX2, PHOX2a, PHOX2b, MEIS1 e MEIS2) presi come case studies per cercare di capire in che modo la loro espressione regoli la formazione e la crescita di alcune regioni cerebrali umane e degli altri Mammiferi. Attraverso la ricostruzione prima della sequenza nucleotidica e successivamente di quella amminoacidica per ognuno degli 8 geni esaminati, si cercano differenze e similitudini che possano aiutarci a capire la funzionalità di questi geni nell‟Uomo, in confronto con altre 4 specie di Primati (scimpanzé, gorilla, macaca e marmoset). Obbiettivo della ricerca è quello di capire geneticamente le differenze cerebrali fra Uomo e Primati non umani evolutivamente simili, e quelle fra l‟Uomo e tutti gli altri Mammiferi. In particolari situazioni, inoltre, questi geni vanno incontro a mutazioni e queste possono causare l‟insorgenza di tumori cerebrali, quali medulloblastoma e neuroblastoma, e di altre patologie cerebrali infantili. Le informazioni raccolte sul funzionamento di questi e di altri geni Homeobox per lo sviluppo dell‟encefalo umano, forniranno inoltre la possibilità di identificare e caratterizzare alcuni dei loro mutanti coinvolti nell‟insorgenza di differenti patologie cerebrali infantili e di correlare le alterazioni genetiche con queste condizioni patologiche. Lo studio comparativo di queste sequenze dovrebbe individuare nuove frontiere sulla origine della “sapientizzazione” umana, e dare risposte alla variabilità intellettiva nella nostra specie. Introduzione Perchè usare i geni Homeobox come strumento di ricerca? I primi stadi dello sviluppo embrionale sono controllati da varie famiglie di geni particolari, chiamati Homeobox, che regolano la disposizione delle varie parti del corpo lungo il suo asse principale. Edoardo Boncinelli, lo studioso italiano che li scoprì per la prima volta nella Drosophila melonogaster, li definì "geni-architetto" perché tracciano il progetto generale della “casa”. Controllano cioè che la testa stia al suo posto, il collo stia al suo posto fra la testa e il torace, che il torace stia fra il collo e l‟addome e così via. Si tratta di geni regolatori, che controllano l‟attività di altri geni che fungono da "esecutori". La nostra attenzione si è focalizzata sui geni regolatori che controllano la formazione della testa e delle varie regioni del cervello umano. I geni che controllano lo sviluppo del cervello in tutti gli organismi superiori compreso l‟uomo appartengono alle famiglie di geni MEIS, PHOX, EMX e OTX. Con questo progetto ci proponiamo di studiare questi geni nell‟uomo e di cercare di comprenderne la loro funzione nel corso dell'evoluzione del cervello umano e dei primati non umani filogeneticamente affini all'uomo. Questi geni, presentano due particolarità. La prima, è che sono presenti in tutti gli organismi viventi, animali e piante. La seconda è quella di essere simili fra di loro e per questo vengono anche chiamati geni totipotenti in quanto durante le primissime fasi dello sviluppo embrionale essi operano in modo identico in tutti gli organismi viventi e solo in un secondo momento si differenziano. Un po' come le cellule staminali, nel momento in cui veniamo concepiti, non siamo altro che un insieme di cellule tutte uguali, e solo in secondo momento queste cellule si differenziano in cellule muscolari, nervose, epidermiche, etc. La stessa cosa vale per questi geni, infatti durante le primissime fasi dello sviluppo embrionale, siamo tutti più o meno uguali. Quello che vorremmo cercare di studiare, è cosa succede immediatamente dopo e grazie al quale si ottiene il differenziamento. Cercare di comprendere a livello di questi geni, le differenze prima a livello nucleotidico, e poi a livello amminoacidico, fra le diverse specie di animali prese in esame (Homo sapiens, Pan troglodytes, Pongo pgmaeus, Macaca mulatta e Callithrix jacchus), può farci risalire geneticamente al meccanismo che si è attivato affinchè si avesse quel salto quantitativo della massa cerebrale avvenuto nell'uomo e soprattutto comprendere perchè questo aumento del cervello si è avuto nella specie umana e non in altre specie animali viventi. Creare dunque una sorta di mappa “stradale” del cervello umano da un punto di vista genetico, che ci consenta di saper individuare le differenze a livello proteico fra il cervello dell'uomo e quello dello scimpanzè, del gorilla, della macaca e della marmoset. Riprendendo gli studi di Boncinelli e adattandoli allo studio prettamente antropologico del cervello, abbiamo visto come molto interessante era il modo con cui questi geni si attivano nel cervello embrionale. I domini spaziali della loro attività vengono infatti rappresentati da quattro regioni che risultano contenute l‟una dentro l‟altra. La più ampia di queste comprende l‟intero cervello embrionale costituito dal telencefalo, dal diencefalo e dal mesencefalo. Questa regione termina posteriormente esattamente dove il cervello vero e proprio confina con il cervelletto. In questa ampia regione è attivo il primo degli 8 geni oggetto di questo progetto: il gene OTX2, che è anche il primo ad entrare in azione durante lo sviluppo embrionale. La regione dove è attivo OTX1 è invece interna al dominio di attività di OTX2 e quella dove è attivo EMX2 risulta sua volta interna a quella di OTX1. EMX1 che durante lo sviluppo embrionale è l‟ultimo degli otto geni a entrare in funzione, è invece attivo nella regione più ristretta che comprende la parte dove si formerà la futura corteccia. I domini d‟azione risultano quindi contenuti l‟uno dentro l‟altro come un sorta di scatole cinesi. L‟ordine con il quale questi geni si accendono è: OTX2 > OTX1 > EMX2 > EMX1. Una menzione a parte meritano i geni delle famiglie MEIS e PHOX, essendo geni regolatori di trascrizione, verranno utilizzati in questo programma di ricerca come geni di confronto con i geni delle famiglie Otx e Emx, dal momento che anche essi svolgono un ruolo curciale nello sviluppo di alcure aree cerebrali umane immediatamente dopo il differenziamento cellulare. Quali sono allora le loro funzioni? Il primo gene, OTX2, che si attiva molto precocemente durante lo sviluppo embrionale, controlla la formazione della testa e determina la regione del cervello vero e proprio, distinto dal cervelletto e dal midollo spinale. Il secondo gene, OTX1, che agisce quando OTX2 ha già sviluppato parte delle sue funzioni, suddivide ulteriormente il futuro cervello. Altrettanto fa EMX2, fino a che non interviene EMX1 che completa l‟opera determninado la corteccia cerebrale, considerata l‟ultima acquisizione dei mammiferi in termini evolutivi. E‟ la regione con la quale pensiamo, vediamo, ascoltiamo, ricordiamo e creiamo. Sul ruolo di EMX1 si sa ancora molto poco, invece molto di più si sa su EMX2. La sua azione è richiesta per il corretto sviluppo della corteccia cerebrale ed è addirittura indispensabile per lo sviluppo dell‟ippocampo. Tutto questo vale anche per l‟Uomo. Da recenti studi di Acampora e Simeone è stato provato che il corredo cromosomico di individui portatori di un difetto congenito della corteccia chiamato schizoencefalia presentano una mutazione nel gene EMX2. Questo gene gioca un ruolo importante anche nella determinazione di quanta parte della corteccia cerebrale diventerà anteriore, e quanta posteriore. Su topi privi di EMX2, ad esempio, la corteccia frontale si presenta espansa, a danno di quella posteriore. Da analisi di laboratorio, si è visto come embrioni di topo privi del gene OTX2 non hanno testa e il loro sviluppo si arresta a metà gestazione. Embrioni di rana invece nei quali questo gene è al contrario attivo in una regione più ampia di quella che gli dovrebbe competere, presentano una forte espansione della testa e una drastica riduzione del tronco. Sembra quindi che OTX2 giochi un ruolo essenziale per lo sviluppo della testa in tutti i vertebrati. Cosa succede invece negli insetti? Da studi effettuati da Boncinelli e Gehring (1980) su animali molto primitivi come le Planarie, che si ritiene stiano all‟inizio della comparsa della simmetria bilaterale, è stato provato che il gene OTX2 esiste e controlla lo sviluppo della testa. Questo significa che nell‟evoluzione, non appena si è distinto una testa da un tronco, c'è stato un gene della famiglia di OTX2 che è entrato in azione. Questo rappresenta una nozione nuova. In molti libri di testo si legge infatti che la testa è stata un‟invenzione evolutiva realizzatasi diverse volte indipendente nei fila animali. I dati filoontogenetici che potremmo ottenere da questo ricerca, insieme ai dati medico-biologici finora ottenuti da Boncinelli e Walter Gehring potranno invece confermare che grandi invenzioni ripetute durante l‟evoluzione non ce ne sono state e che certe strutture sono state inventate una volta sola, e non molte volte in maniera indipendente. La testa è non è stata quindi un‟invenzione evolutiva realizzatasi diverse volte e in maniera indipendente nei vari tipi di animali. Rimane da capire quando e cosa sia successo a livello genetico che ha fatto si che le dinamiche di questa invenzione, unica per tutti durante le primissime fasi della gestazione embrionale, si differenziasse nelle ore successive, di specie in specie. Adesso ci si può chiedere: questi geni possono essere stati alla base dell‟evoluzione dei Primati e poi dell‟uomo vista la progressiva espansione della corteccia frontale che si è avuta lungo il corso dell‟evoluzione? - Riferimenti bibliografici Reiff T, Tsarovina K, Majdazari A, Schmidt M, del Pino I, Rohrer H.(2010) Neuroblastoma phox2b variants stimulate proliferation and dedifferentiation of immature sympathetic neurons. J Neurosci. ;30(3):905-15. Card JP., Lois J., Sved AF.,(2010) Distribution and phenotype of Phox2a-containing neurons in the adult sprague-dawley rat. J Comp Neurol.;518(12):2202-20. 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L'espressione delle proteine codificate dai geni delle famiglie di OTX, EMX, MEIS e PHOX che presentano differenze amminoacidiche nella sequenza dei domini funzionali, la caratterizzazione dei gruppi di geni da esse regolate e l'identificazione di proteine in grado di interagire con le varie forme, potrà aiutare a capire se le differenze funzionali esistenti tra le proteine di diversa origine filogenetica possano giustificare il loro diverso comportamento nel corso dell'evoluzione del cervello dell'uomo e delle antropomorfe. Inoltre, dal momento che alcuni tipi di tumori cerebrali quali medulloblastoma e neuroblastoma presentano mutazioni nello zone di sviluppo dei geni da noi studiati, attraverso la sperimentazione clinica sulle cellule tumorali si procederà allo studio delle sequenze comparative, avendo cosi una idea più chiara delle regioni che sono coinvolte nel vari settori di accrescimento delle regioni cerebrali e quindi delle eventuali anomalie. - Attività di ricerca da svolgere Analisi comparativa delle sequenze note dei geni Otx1, Otx2, Emx1, Emx2, Meis1, Meis2, Phox2a e Phox2b, per le specie Homo sapiens, Pan troglodites, Pongo pigmaeus, Macaca mulatta e Callithrix jacchus. Programmi di predizione di struttura terziaria delle proteine codificate dai geni verranno utilizzati per valutare la conservazione strutturale di domini specifici al fine di analizzare in maggior dettaglio se alle differenze in sequenza nucleotidica e/o amminoacidica primaria corrispondono differenze in conformzione tale da giustifiare particolarità funzionali. A questa prima fase seguirà l'approccio sperimentale vero e proprio finalizzato all'espressione delle proteine (o parti di esse) codificate dai geni per i quali è stata identificata una differenza significativa. A questo proposito cellule staminali embrionali della linea BG01 o/e di cellule di neuroblastoma verranno trasfettate e il pattern di targets molecolari verrà valutato mediante tecniche di biologia molecolare e biochimica. Le metodiche di analisi per valutare i pattern di targets molecolari utilizzeranno i RAPDs,l'analisi di sequenze del gene mitocondriale citocromo ossidasi e l‟ibridazione in situ fluorescente (FISH) su sezioni istologiche per la rilevazione di specifiche anomalie cromosomiche. La FISH è una analisi di citogenetica molecolare che ha acquisito in questi ultimi anni un‟importanza crescente, soprattutto in ambito oncologico, per la sua versatilità e la sua applicabilità e riproducibilità nella routine diagnostica. Al momento la FISH interfasica rappresenta la tecnica di elezione per la ricerca di un numero crescente di aberrazioni cromosomiche e alterazioni geniche con note applicazioni diagnostiche, prognostiche e terapeutiche, su tessuti processati per la diagnosi istopatologica classica, offrendo la singolare opportunità di osservare il dato genetico direttamente nel contesto morfologico. L‟analisi FISH su sezioni istologiche, poiché identifica alterazioni a carico di specifiche regioni cromosomiche e geniche, è un test genetico e come tale sarà eseguito, valutato e refertato secondo le indicazioni delle Linee Guida dell‟Istituto Superiore di Sanità sui test genetici (CNBB, ISS Linee Guida test genetici, maggio 1998, www.iss.it). Va inoltre sottolineato che l‟indagine FISH su preparato istologico è il risultato dell‟ integrazione tra la valutazione genetica e quella morfologica e presuppone quindi la sinergia tra figure professionali diverse: il genetista e l‟anatomo-patologo. Le principali applicazioni della FISH interfasica in ambito oncologico saranno dunque finalizzate alla caratterizzazione molecolare dei tumori solidi e all‟identificazione di specifiche alterazioni citogenetiche in un appropriato contesto clinico. Oggi, le più comuni applicazioni sono: la determinazione dell'amplificazione di HER-2/neu nel carcinoma della mammella e di EGFR nel carcinoma del polmone, la delezione 1p/19q nei gliomi, l‟identificazione di specifiche traslocazioni associate a neoplasie ematologiche, a neoplasie delle parti molli e ad alcuni tumori pediatrici quali medulloblastoma e neuroblasotoma, come nel nostro specifico caso di interesse. La crescente disponibilità di farmaci mirati verso target biologici specifici lascia supporre un incremento futuro nell‟impiego routinario di questa tecnologia. Unitamente a ciò, per lo studio della funzione delle proteine verrà usato anche il clonaggio di espressione. Verrà clonato il DNA per ciascuna proteina di interesse, (tramite PCR e/o enzimi di restrizione) in un plamisde. Questo plasmide avrà promotori speciali che porteranno alla produzione della proteina di interesse, per facilitare lo studio delle dinamiche del plasmide. Per verificare infine quando e quanto il gene viene espresso verrà usato il Northern blot, comunemente usato per studiare l'espressione di specifiche molecole di RNA da specifici campioni in comparazioni relative. In questo processo, l'RNA verrà separato in base alle dimensioni e poi trasferito ad una membrana che verrà sondata con una sequenza complementare marcata alla sequenza di interesse per ogni singolo gene esaminato. L'espressione della proteina come proteine di fusione con tag specifiche dunque, ne permetterà l'uso in vitro per studi di interazione molecolare. - Pubblicazioni recenti (ultimi 5 anni) del proponente Pacini, S., Gulisano, M., Punzi, T., Ruggiero, M.: Transdermal delivery of Clostridium Botulinum toxin type A by pulsed current iontophoresis. J. Amer. Acad. Dermatol. 57:1097-1099, 2007. 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