Da Maria Teresa al Congresso di Vienna Nel 1740, alla morte del padre Carlo VI, Maria Teresa, in virtù della “Prammatica Sanzione”, eredita l'Austria, diviene l'arciduchessa regnante e quindi candidata, tramite l'interposta persona del marito, al titolo imperiale. A seguito di ciò e nonostante la “Prammatica Sanzione”, del 1713, scoppia la Guerra di Successione che il Trattato di Aquisgrana (1748) chiude definitivamente. E’ questo il terzo grande conflitto che investe l'Europa, e non solo l'Europa, nella prima metà del secolo XVIII. Alla fine della guerra di successione austriaca a Maria Teresa sono riconosciuti i suoi titoli di ArStendardo della Marina Imperiale ciduchessa Regnante d'Austria, di Regina Reda Guerra del 1743 gnante d'Ungheria, Boemia, Croazia e Slavonia; perde i ducati di Parma e Piacenza andati a Filippo I di Parma. Pur non essendo riuscita a diventare lei stessa imperatrice regnante del Sacro Romano Impero, come moglie dell'imperatore Francesco I, diviene l'imperatrice consorte, ma de facto governa al posto del marito. Araldica della Casa d’Asburgo-Lorena Maria Teresa è considerata una tipica "sovrana illuminata" grazie alle numerose riforme che attua nell'Impero Asburgico durante il suo regno, durato ben 40 anni. Maria Teresa si basa sui principi del giurisdizionalismo. Divide i poteri finanziario e amministrativo da quello giudiziario, accentra la amministrazione statale in sei dipartimenti e conferisce ad un Consiglio di Stato il ruolo di coordinamento. Promuove inoltre la redazione del catasto, che sarebbe stato imitato in molti altri paesi, col quale si potevano tassare anche le terre dei nobili. Araldica di Giuseppe II Nel 1774 introduce l'istruzione primaria obbligatoria, e finanzia le spese della pubblica istruzione con i beni requisiti alla Compa gnia di Gesù, soppressa qualche tempo Ritratto di Maria teresa d’Austria prima. Diminuisce i Martin van Meytens (1695–1770) Gemäldegalerie der poteri del clero: la Akademie der bildenden Künste Wien censura infatti passa nelle mani dello stato, l'Inquisizione viene gradualmente abolita ed è vietato prendere i voti monastici prima dei ventiquattro anni. L'imperatrice fa di Vienna una grande capitale culturale, e la corte è meta di intellettuali e artisti, fra i quali si ricordano i musicisti Haydn e Mozart, e i letterati Pietro Metastasio e Vittorio Alfieri. 21 E’ la principale artefice della costruzione del castello di Schönbrunn, ampliato e completamente ristrutturato per suo ordine in stile rococò. Nel 1765, alla morte di Francesco I, la Dieta imperiale elegge Imperatore del Sacro Romano Impero di Nazione Tedesca, Giuseppe II, a cui la madre da il titolo di co-reggente dei domini asburgici. Quando nel 1780 muore Maria Teresa, Giuseppe assume a pieno titolo l'arciducato d'Austria ed i regni di Boemia e d'Ungheria. Nella sua politica demografica, Maria Bandiera mercantile dal 1750 al Teresa dedica una particolare attenzio1786 ne alla creazione di villaggi abitati da contadini e artigiani svevi provenienti dalla Turchia Sveva e denominati “Svevi del Danubio”. Una città molto importante per la marineria Austriaca è Apathin sul confine fra le attuali Vojvodina e Croazia. Infatti, l’Erario della corte Viennese vi fa costruire un’impresa che produce vele e gomene che sono esportate anche alla Marina da Guerra britannica e un altro opificio in cui sono prodotte e tinte stoffe per le divise austriache. Durante il regno di Maria Teresa, si costruiscono ben poche navi da guerra privilegiando quelle mercantili e si dà inizio alla compilazione di nuove carte nautiche ad uso della flotta del Danubio e del Tibisco. Dopo gli accordi con i Il porto di Trieste nel 1760 pirati Barbareschi e l’introduzione di un vessillo proprio recante l’aquila imperiale, la marina austriaca passa lo stretto di Gibilterra ed inizia a fondare piccole colonie in Africa e India. Nel 1775 il capitano Wilhelm Bolts fa pervenire a Maria Teresa per mezzo dell’ambasciatore Asburgico a Londra, una richiesta di fondare una compagnia commerciale austriaca per le Indie Orientali e l’imperatrice acconsente a fondare la “Compagnia Commerciale Triestina delle Indie Orientali” con il privilegio fra gli altri di battere la bandiera imperiale con l’aquila bicipite. Egli ottiene l’appoggio dell’allora Cancelliere di Stato e Ministro degli Affari Esteri di Maria Teresa, Wenzel Anton von KaunitzRietberg, che s’impegna a supportare Bolts nella sua idea ma non a fornirgli il supporto finanziario per l’acquisto di navi ed equipaggiamenti e per pagare gli equipaggi. Per questo gli consiglia di rivolgersi a Charles Melchior Andrè Proli, uomo d’affari belga e uno dei maggiori capitalisti della monarchia asburgica che assieme ad alcuni partner accetta di finanziare Bolts. Bolts acquista in Inghilterra una prima nave di 680 ton, la the Earl of Lincoln che è rinominata Joseph und Theresia che viene inviata in India nel 1776, e, nel 1779, una seconda, chiamata Fürst Kaunitz da inviare in Cina. Ma nel 1785 Proli e Bolts dichiarano bancarotta e la Compagnia si scioglie. Per la concorrenza esercitata dalle altre potenze coloniali e, come per il passato, per la mancanza di equipaggi e ufficiali di origine austriaca per la Marina, egli dichiara tutta l’attività coloniale “estremamente confusa” e interrompe i rifornimenti ai pochi possedimenti lasciando che le basi andassero lentamente in rovina. Il porto africano passa al Portogallo e le Nicobare alla Gran Bretagna. Ritratto di Giuseppe II imperatore Anton von Maron (1733-1808) Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie Wien Sotto il regno di Giuseppe II è intrapreso il terzo tentativo di fondare una marina da guerra Austriaca. Il cancelliere Kaunitz presenta all’imperatore, appena salito al trono, un consistente piano per la flotta, mai realizzato per mancanza di fondi. Tuttavia nel 1786 sono acquistati a Ostenda due cutter per la Marina Austriaca, il Le-Juste e il Le-Ferme che giungono a Trieste il 4 settembre 1786. 22 Questa giornata è considerata come la data ufficiale di nascita della Marina da Guerra Austriaca poiché da quel momento e fino al crollo della monarchia nell’autunno del 1918, a parte un breve intermezzo durante le guerre napoleoniche, una Marina da guerra Austriaca sarà sempre presente in Adriatico. Il cutter La Juste con la bandiera austriaca Unitis all’ancora nel porto di Pola. Nello stesso anno l’imperatore Giuseppe II ordina il cambio della bandiera e al posto dell’aquila imperiale bicipite nera in campo dorato è introdotta la bandiera rosso - bianco - rossa con la centro lo stemma dello stesso colore bordato in oro e sormontato dalla corona arciducale che sarà esibita su tutte le navi, le autorità marittime e i porti sino al 18 novembre 1918 quando sarà ammainata per l’ultima volta sulla Viribus Dopo il 1789, anno della rivoluzione francese, l’Austria è coinvolta in una guerra contro la Francia che, seppure con qualche interruzione, dura circa vent’anni con il coinvolgimento di molte altre nazioni europee. Come nel passato, il Danubio svolge un ruolo importante quale linea di rifornimento e teatro di guerra. Molte battaglie sono combattute sui mari e i teatri di guerra sono le acque dell’Europa Settentrionale, l’Atlantico e il Mediterraneo. La giovane potenza marinara Austria teme per le sue poche navi mercantili e l’Ufficio Centrale di Porto e di Sanità Marittima di Trieste, decide di metterle al riparo trasferendole da Trieste a Porto Re (Kraljievica) a sud di Fiume portando con sé parte dell’artiglieria triestina e scortata da numerose navi da guerra. All’altezza del Quieto, lungo la costa occidentale dell’Istria, una squadra francese attacca le navi mercantili rifugiatesi nel porto appartenente alla Serenissima e perciò neutrale. Ignorando la neutralità, la squadra francese attacca il porto e le navi da guerra austriache con l’aiuto del vascello veneziano Eolo, all’ancora in porto, infliggono consistenti danni ai francesi che sono costretti ad andarsene. Wenzel Anton von KaunitzRietberg Le conseguenze politiche di tale scontro sono sproporzionate rispetto all’accaduto: Napoleone presenta a Venezia un durissimo ultimatum nel quale pretende, fra l’altro, la punizione del comandante dell’Eolo, e, allo scadere dell’ultimatum, dichiara guerra a Venezia, la occupa e si impossessa della sua flotta, saccheggia la collezione di strumenti nautici e modelli di navi e fa trasferire la famosa collezione di cannoni dalArsenale di Venezia al Louvre di Parigi. La breve guerra contro Venezia si conclude nell’ottobre del 1797 con il trattato di pace di Campoformido presso Udine. (Vedi Ap- pendice B) Il Leone di San Marco lascia il posto all’aquila bicipite e il vessillo rosso-bianco-rosso è issato sull’ingresso del Arsenale di Venezia e sugli alberi maestri delle navi da guerra cedute agli Asburgo. L’Austria diviene quasi senza accorgersene, una grande potenza adriatica. La flotta raccoglie l’eredità veneziana con il nome di “Marina Austro-Veneta” chiamata anche “Cesarea Regia Veneta Marina”, il porto principale è Venezia, gli ufficiali e i marinai sono assorbiti nella nuova “Marina”. La lunga fascia costiera dell’Adriatico così acquisita è abitata da popolazioni italiane, istriane e dalmate che danno ottimi marinai. Nel 1800 si costituisce a Vienna il Comando Supremo della Marina diretto dall’anno seguente dall’Arciduca Carlo in 23 Bandiere della flotta mercantile austriaca dal 1749 al 1786 veste di Ministro di Guerra e Marina. Inizia così un’epoca promettente della storia marinara austriaca. Alle riforme di carattere amministrativo e organizzativo del 1803 segue un regolamento di servizio, redatto in lingua italiana, che rimane in vigore per una cinquantina d’anni. La lingua di servizio e di comando della Marina Austro-Veneta è l’italiano ma nel 1805 è emanata un’ordinanza in base alla quale, per essere promossi, tutti i cadetti di marina devono conoscere la lingua tedesca e agli ufficiali di rango inferiore sono accordati tre anni di tempo per impararla. L’evoluzione positiva della Marina Austriaca subisce una brusca interruzione a seguito degli avvenimenti politici del primo ‘800. Le guerre di coalizione causano la perdita temporanea dei possedimenti costieri e nel 1813 la bandiera austriaca sparisce di nuovo dai mari. Nel 1809 i Francesi si dirigono verso Vienna seguendo il Danubio e solo all’ultimo momento è costruita una flottiglia di Tschaiken (vedi Appendice C) di modeste dimensioni che rimangono però inutilizzate. Si combattono varie battaglie importanti fra cui quella di Aspern con la vittoria Austriaca e quella di Wagram vinta da Napoleone. Le azioni belliche si concludono con la pace di Schönbrunn suggellata dalle nozze di Napoleone con Maria Luisa figlia dell’Imperatore Francesco I. Il Congresso di Vienna nel 1814-15 restaura l’ordine delle frontiere europee e l’Austria, recuperati tutti i suoi precedenti possedimenti costieri, comprese le acquisizioni venete del 1797, ricomincia a potenziare la sua marina. Con Venezia, l’intera marina da guerra del Regno Italico Napoleonico passa all’Austria. A Venezia è potenziato il Collegio dei Cadetti di Marina o più brevemente Collegio di Marina frequentato verso la metà del ‘800 anche dall’allievo quindicenne Wilhelm Tegetthoff. Il Cutter Voce inglese, d'uso internazionale, che designa un tipo di piccolo veliero originario dell'Inghilterra: scafo lungo, basso di bordo, con carena molto affinata relativamente grande, con prora dritta, e con ponte di coperta che si estende per tutta la lunghezza del bastimento ed è parte integrante della sua struttura, concorrendo alla sua robustezza e resistenza. Pertanto è il "ponte principale". Può essere internamente scoperto oppure sottostare ad altri ponti parziali, sorretti da leggere sovrastrutture. Come gli altri ponti, anche sulle navi in ferro si usa spesso rivestirlo con un fasciame in legno. Attrezzato con un solo albero verticale leggermente inclinato verso poppa e posto a proravia del centro, e una semplice asta di fiocco; all'albero, una grande randa e una controranda, all'asta di fiocco la trinchettina e un fiocco. In più, una vela a sacco per correre in poppa. velocità e alle loro qualità evolutive. Dal secolo XVIII sino alla fine del periodo velico, la Marina da guerra, per i servizi di scoperta, usa i cutter che sono preziosissimi grazie alla loro alta Ordinariamente sono armati con due piccoli cannoni e due o quattro cannoni navali in ghisa, corti, di breve gittata, con cui, dall'ultimo quarto del XVIII secolo fino a circa il 1830, si armano i ponti scoperti delle navi a vela. Avevano da trenta a quaranta uomini d'equipaggio. La Bandiera Austriaca Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca 1433 - 1806 Bandiera di stato dell'Impero dal 1433. E’ occasionalmente alzata anche dalle poche navi da guerra affittate dall'impero (che non aveva flotta propria); per tale impiego, dal 1730, per ordine dell'imperatore Carlo VI, fu aggiunto un bordo di triangoli neri e sul petto dell'aquila fu posto lo scudetto ornato dal Toson d'Oro. L’aquila imperiale, voluta da Carlo Magno a imitazione dell’aquila romana, viene posta su una bandiera a sfondo giallo-oro già nel XIII secolo, ma già Enrico VI (1190-97) aveva uno scudo d'oro con l'aquila nera. 24 Nel 1402 l’imperatore Sigismondo stabilisce che l’aquila sia bicipite per rappresentare il duplice potere dell’imperatore e del pontefice. Dal 1433 il drappo giallo-oro caricato di tale simbolo, è il vessillo imperiale e dal 1438 per tre secoli, la storia dell’Impero, così come la sua bandiera, s’identifica con quella degli Asburgo e dell’Austria. Dopo il 1740 la casata si trasforma in Asburgo-Lorena, la bandiera è mantenuta, ma quando nel 1786 l’Austria ne ha una propria, sopravvive come emblema di secondaria importanza fino al 1806. Il nero e il giallo restano come colori dinastici e l’aquila, rielaborata, continua a figurare sullo stendardo dell’imperatore d’Austria e su bandiere militari. Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca 1750 - 1806 Bandiera mercantile, adottata in Austria e nei suoi possedimenti verso il 1750 e sostituita il 20 marzo 1786 dalla nuova insegna rosso-bianco-rossa. Come sopra accennato, il Sacro Romano Impero non ha flotta propria, né da guerra né mercantile, e le esigenze difensive e commerciali sono coperte con navi affittate, le quali portano occasionalmente la bandiera di stato imperiale o quella del porto di provenienza. È pertanto improprio parlare d’insegne marittime dell’Impero. Quella adottata verso il 1750, con quattro strisce nere orizzontali aggiunte, è più che altro una bandiera austriaca (usata dall’Austria fino al 1786 e in Toscana fino al 1765). Regno d'Austria, 1786-1804 e Impero d'Austria, 1804 - 1915 Bandiera usata soprattutto sulle navi da guerra, ma talvolta anche sui mercantili. Introdotta il 20 marzo 1786 da Giuseppe II per differenziare le bandiere austriache da quelle dell'impero. E’ usata fino al 1915. Impero Austro-Ungarico, Austria-Ungheria, 1869 - 1918 Bandiera consentita per uso mercantile da un decreto del 6 marzo 1869 e durata sino al crollo dell'impero. Si tratta di un collage costituito per metà dall'insegna austriaca e per l'altra metà da quella ungherese, con i rispettivi scudi sormontati dalle corone reali. E’ uno degli effetti della "duplice monarchia" (Ausgleich) del 1867, con cui l'Austria cerca di sopire il malcontento degli ungheresi. Regno d'Austria, 1786 - 1804, Impero d'Austria, 1804 - 1915, Repubblica Austriaca, 1919 - 1938 e dal 1945 Dal 20 marzo 1786 fino alla caduta dell'impero nel 1918 è - almeno de facto, giacché l'uso delle bandiere non è mai stato regolamentato - la bandiera nazionale e mercantile austriaca. Ripresa dall'atto costitutivo della nuova repubblica il 21 ottobre 1919, è sostituita dalle insegne naziste l'11 marzo 1938 e finalmente reintrodotta il 1° maggio 1945. Lo scudo tripartito rosso-bianco-rosso riappare in Austria almeno nella prima metà del XIII secolo, ai tempi del duca Federico II. Una leggenda risalente alla fine del XIV secolo lo colloca nel 1191 quando il duca Leopoldo, nel corso della cruenta battaglia di Ptolemais, ebbe la tunica completamente rossa di sangue tranne la parte coperta dal cinturone della spada. Prima del passaggio sulle bandiere, sancito nel 1786 da Giuseppe II, i colori erano apparsi su stendardi militari e su insegne di compagnie di navigazione. 25 Armoriale del Margraviato d’Istria 26