Titolo rubrica: Parliamone… L’Austria è riuscita in una grande impresa: meno tasse per le aziende, senza compromettere il bilancio del Paese La piccola Austria è incastrata tra Italia e Germania, cioè tra due dei Paesi a più lenta crescita in Europa. Eppure, la piccola Austria riesce a tenere un passo elevatissimo. Nel 2004 la sua crescita del Pil è risultata del 2,3%, 1,9% nel 2005, 2,1% è la previsione per il 2006. A favore questo cammino spedito ha contribuito non poco la riforma fiscale varata il 1° gennaio 2005. Una riforma nata per arginare la fuga del business a Est e che in realtà si è trasformata in un volano per la crescita e l’ampliamento delle attività di investimento da parte di aziende straniere sul mercato austriaco. L’aspetto principale della riforma, infatti, è stato il taglio della corporate tax (l’aliquota d’imposta sul reddito delle società) dal 34 al 25%. Questo significa che oggi non esistono in Austria né un’imposta sull’attività industriale, né un’imposta sul capitale. L’Austria, sostanzialmente, è riuscita in qualcosa che sognano molti altri Paesi: la riduzione della pressione fiscale realizzata senza sconvolgere gli equilibri di bilancio. Come detto, all’inizio questa mossa per Vienna aveva solamente una valenza difensiva: le aliquote più basse dell’Est europeo e il micidiale virus della flat tax (l’aliquota unica che ha contagiato l’Eustonia, la Slovacchia, la Serbia, l’Ucraina, la Georgia e la Russia) rischiavano di scatenare una fuga del business verso i mercati vicini. Ma poi la riduzione dell’imposta societaria si è rivelata un’arma efficace e completa, tanto da funzionare anche come calamita per gli investimenti esteri. E il bilancio adesso è più che soddisfacente. L’Austrian Business Agency ha accompagnato nel 2005 123 progetti di investimento in Austria, il 15% in più rispetto al 2004. In questa particolare classifica, l’Italia è seconda con 10 progetti realizzati nel 2005 con il concorso dell’Aba. Ma la strategia austriaca di controbattere fiscalmente l’Est ha funzionato soprattutto nei confronti della Germania. L’Aba ha infatti realizzato nel 2005 ben 55 progetti da parte di imprese tedesche. Cifra che segna un incremento del 17% rispetto al 2004 ed è il record assoluto di investimenti tedeschi nella storia dell’agenzia. Ma non è finita qui. In questo senso, per il 2006 viene annunciato un altro boom. Frutto di un mese di gennaio all’insegna del successo. Nel primo mese dell’anno, infatti, sono state registrate 369 domande da parte di imprese tedesche. Di fatto, tutto questo sta avvenendo perché tutti i vantaggi che può offrire la Germania oggi esistono anche in Austria. Col vantaggio che a Vienna i costi sono più bassi rispetto a quelli tedeschi e, soprattutto, l’imposta sui redditi delle società è notevolmente inferiore. Il pacchetto fiscale di fatto non ruota solo intorno alla tassa societaria, ma è stato rafforzato con l’introduzione dell’imposta sui gruppi societari, che consente alle imprese insediate in Austria di dedurre dal proprio profitto le perdite di aziende affiliate situate all’estero. Un escamotage che sta incoraggiando l’’insediamento delle multinazionali, attirate anche dalla tradizione austriaca nella logistica e da un mercato immobiliare che offre a Vienna uffici dall’affitto più basso del 10% rispetto a Praga, Varsavia o Berlino. Enrico Leporati