Cesta dei cenacoli 2016-2017 Itinerario con il Vangelo secondo Matteo Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20) A) Chi è, dov’è “colui che è nato, il re dei Giudei?” 2. Il mondo degli uomini: sincerità e falsità di cuore (Mt 2,1-12) di EMMANUEL TUTTOLOMONDO In questo brano l’evangelista Matteo ci offre il bel racconto del percorso dei magi, che vengono da lontano fino a Betlemme, perché vogliono cercare e accogliere, amare e adorare il Signore Gesù. Il loro lungo viaggio, la loro ricerca instancabile, la conversione del loro cuore sono realtà che parlano anche di noi. Il viaggio può essere diviso in due tappe: la prima tappa è segnata dall’incontro con Erode, il “re di Giudea”, il quale è odiato dal popolo, poiché straniero (idumeo) dispotico e dissoluto, si crede l'unico re assoluto, per lui gli altri non sono che usurpatori; mentre la seconda tappa è segnata dall’incontro con il “Re dei Giudei”, non della singola terra di Giuda, ma di tutte le persone che la abitano, Egli esercita una regalità diversa da quella a cui gli uomini sono abituati; davanti a Lui gli stessi magi si prostrano in segno di adorazione. Anche la scelta della città di Betlemme (il più piccolo capoluogo di Giuda) è fatta da Dio secondo il Suo criterio, opposto a quello di Erode e a quello dell’uomo moderno; il criterio di Dio, infatti, si basa sulla scelta del più piccolo, del più umile, del più indifeso, del più povero. Così come Dio scelse Israele come suo popolo, poiché il più piccolo tra gli uomini (Dt 7,7), così come scelse Davide come re poiché il più piccolo tra i suoi fratelli, così Dio sceglie Betlemme come la terra che darà i natali al Messia. La stella è l’espressione dell’intervento salvifico di Dio che guida i magi verso il luogo dove si trova il Bambino. La vista di tale cometa provoca nei magi “una grande gioia”; dove c’è Dio c’è anche la gioia, sempre. Possiamo considerare la Stella e la Scrittura come le coordinate utili per trovare Gesù. Eppure i capi dei sacerdoti e gli scribi, che conoscono perfettamente la Scrittura, quindi sanno che il Bambino deve nascere in Betlemme, non vanno. Muovono gli occhi sulla Scrittura, ma non muovono i loro piedi verso il Signore: sanno la verità, ma ne stanno lontani, come fa Erode, forse per timore che si avveri realmente. 1 Il re Erode si sente minacciato all’udire della nascita del Bambino e manda i magi ad indagare, ma la sua ricerca è negativa, egli non coglie la presenza della Luce, abita a otto chilometri di distanza da Betlemme, può facilmente trovare il Bambino. Non lo trova. I Magi sono lontani dal punto di vista fisico, forse anche spirituale e morale, eppure camminano: la luce è sufficiente per far fare loro un itinerario di salvezza. Trovata la grotta, i magi entrano, si prostrano davanti al Bambino e lo adorano. Il verbo usato qui (proskynéo) indica l’atto di gettarsi a terra con l’intenzione di venerare una divinità, un re o un uomo di alto rango, è usato anche nei versetti 2 e 8, ma con significato opposto; infatti Erode non si sarebbe mai gettato ai piedi di un Bambino considerato il vero “Re dei Giudei”, mentre i magi riconoscono la Sua regalità e non solo si prostrano per adorarlo, ma offrono anche doni in Suo onore quali oro, incenso e mirra; il primo rappresenta la regalità, il secondo rappresenta la divinità e il terzo rappresenta l’umanità di Cristo. Ma, secondo un’altra ottica, l’oro può simboleggiare le ricchezze che un uomo possiede, l’incenso ciò che un uomo desidera e la mirra ciò che gli manca. Questi doni rappresentano il tesoro di ogni uomo. E i magi offrono il loro tesoro, ovvero loro stessi, a Gesù. Dio entra nel loro tesoro e i magi ricevono Colui che è, e diventano simili a Lui. Dio nasce nell’uomo e l’uomo in Dio. Ci viene rivolto, quindi un richiamo alla vita quotidiana da vivere con le opere buone, la preghiera e il sacrificio. Dio si rivela a noi nella contemplazione e nell’adorazione e ci rende nuovi, liberi dagli inganni altrui, capaci di intraprendere una vita nuova, di trasformare il nostro vagabondaggio in pellegrinaggio, il camminare senza meta in un itinerario che ha come meta l’amore di Dio. 2