Equilibrio nei mercati concorrenziali

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Economia 20/ed
Paul A. Samuelson, William D. Nordhaus, Carlo A. Bollino
Copyright © 2014 –McGraw-Hill Education (Italy) srl
Risposte capitolo 7
Sez. Domande per studiare ed auto valutarsi
1) Per ottenere la curva di offerta del mercato di un bene, è necessario sommare orizzontalmente le curve
di offerta di tutti i singoli produttori di quel bene. Mentre la curva del mercato è inclinata negativamente
quella dell’impresa è perfettamente orizzontale perché quest’ultima possiede una frazione di mercato così
esigua da poter vendere tutto quello che vuole al prezzo di mercato.
2) Maggiore è il tempo disponibile per effettuare le variazioni, maggiore sarà l’elasticità dell’offerta.
3) Se un qualsiasi numero di imprese può entrare e uscire liberamente dall’industria e presentare curve di
costo identiche, nel lungo periodo la curva di offerta di lungo periodo sarà orizzontale “al costo unitario
minimo” o prezzo di pareggio di ogni impresa.
4) L’aspettativa di un profitto positivo, ovvero P > CU.
5) L’impossibilità di realizzare un profitto non negativo.
6) P (=RM) = CM; no non è in contrasto.
7) Quando P = CU.
8) Quando P < CVU.
9) Quando l’effetto reddito domina quello di sostituzione.
10) L’ingresso è dettato dalla condizione P > CU mentre l’uscita dalla condizione P < CVU; questo perché i
CF, almeno nel breve periodo sono ineludibili.
Sez. Domande e problemi per esercitarsi
1). a. Un’impresa concorrenziale espanderà il suo output fino al punto in cui il prezzo è uguale al costo
marginale, al fine di massimizzare i profitti
b. Il punto di chiusura di un’impresa è quello in cui il prezzo è minore del costo variabile medio minimo
c. La curva di offerta di un’impresa dipende solo dalla parte del suo costo marginale che si trova al di sopra
del punto di chiusura CM=CVU
d. La regola P=CM non è applicabile alle curve del costo marginale con pendenza decrescente
e. Un’impresa concorrenziale sceglie il livello di output in corrispondenza del quale si verifica l’uguaglianza
P = CM. Non c’è possibilità di scelta in riferimento al prezzo.
2). Per minimizzare le perdite è possibile che all’impresa convenga continuare a produrre. All’impresa nel
breve periodo conviene continuare a produrre con P almeno uguale a CM fino a quando il ricavo meno i
costi variabili copre parzialmente i costi fissi
3). Il livello di output che massimizza il profitto è pari a 4000 unità per ogni costo fisso elencato. I profitti
massimi sono positivi per CF = €0, €55.000 e €30.000 e sono negativi per CF = €100.000 e €1.000.000.
Un’impresa dovrebbe continuare a produrre nel breve periodo fino a quando riesce a coprire i costi variabili
e almeno una parte dei costi fissi
4). Prezzo = €21; Q*=3.000; profitti = €63.000 - €130.000 = -€67.000 (l’impresa dovrebbe uscire)
Prezzo = €40; Q* = 4.000; profitti = €160.000 - € 160.000 = €0 (equilibrio)
Prezzo = €60; Q* = 5.000; profitti = €300.000 - € 210.000 = €90.000 (altre imprese potrebbe entrare)
5). ES = [(4001-4000)/4000]/[(40,02-40,00)/40,00] = 0,5. L’elasticità non varia per le 2.000 imprese
identiche considerate.
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7). La domanda nel breve periodo è più inelastica rispetto alla domanda nel lungo periodo. Si veda la figura
sottostante. Al prezzo e quantità iniziali P0 e Q0, la domanda di breve periodo DD è più inclinata rispetto alla
domanda di lungo periodo dd, a causa della minore elasticità della domanda di breve periodo. Una
riduzione dell’offerta da s0s0 a s1s1 produce nel breve periodo un rilevante aumento del prezzo e una
contenuta riduzione della quantità domandata.
Prezzo
Quantità
Una diminuzione dell’offerta aumenterà notevolmente i prezzi se la domanda è inelastica. La quantità
diminuirà meno nel caso di riduzione dell’offerta con domanda inelastica. Poiché la domanda è più
inelastica nel breve che nel lungo periodo, gli effetti di una riduzione dell’offerta su prezzi e quantità
diminuiranno nel tempo
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