Il pomodoro da mensa italiano punta all`export

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SPECIALE POMODORO DA MENSA
● ESIGENZE DEL CONSUMATORE E PROSPETTIVE DI MERCATO
Il pomodoro da mensa italiano
punta all’export, anche se…
di Alessandro Franceschini
I
l pomodoro da mensa è uno dei
fiori all’occhiello della nostra produzione ortofrutticola, di quella
orticola in particolare, grazie a
una storia che unisce imprese agricole e commerciali, varietà e territori specifici, nonché il lavoro di molte
aziende sementiere che svolgono un
ruolo cruciale nella ricerca e sviluppo di varietà che siano in grado di
soddisfare molti fattori: dal gusto alla forma, passando per il colore e la
conservabilità. È il pomodoro da mensa, uno degli ortaggi più amati dagli
italiani, che ne consumano circa 15
kg pro capite all’anno.
Nel 2012 l’export di pomodori da
mensa italiani ( fonte: dati Ismea tratta da «Pomodoro da mensa: l’evoluzione del consumo in Italia» – Bruxelles
12 giugno 2013) ha generato valore per
166 milioni di euro (217 milioni di euro
nel 2010) pari a circa 100.000 t, anche
se, come sottolinea Ismea, i volumi
esportati in questo settore sono molto variabili di anno in anno. Però, la
tendenza sembra essere sostanzialmente negativa.
Clima adatto, storia, areali specifici, tante varietà.
Il nostro pomodoro è un vanto nazionale, eppure
non è così semplice esportarlo, nonostante
il grande interesse da parte dei consumatori
stranieri. Per non scontrarsi con produzioni estere
più agguerrite sul fronte prezzi, l’alta qualità
è imprescindibile, così come il colore rosso acceso
Dove esportiamo
e da chi importiamo
Le nostre esportazioni sono principalmente in Europa: Germania (33%) e
Austria (17%) che insieme rappresentano il 50% del totale a valore, seguite
da Regno Unito (11%), Svizzera (7%),
Francia (6%) e Danimarca (4%). Via via
poi Polonia, Slovenia, Paesi Bassi, Romania e Repubblica Ceca. Da sottolineare come, invece, le importazioni di
pomodori da mensa nel nostro Paese
nel 2012 sono ammontate a 122.000 t
pari a un valore di 124 milioni di euro,
con un trend molto positivo e volumi
che dal 2000 si sono quasi triplicati.
POMODORI ITALIANI
PIÙ APPREZZATI ALL’ESTERO
Camone
e di bue
Cuore
Pomodoro oblungo
(tipo S. Marzano)
Cost
Costoluto
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L’Informatore Agrario • 9/2014
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Tra i nostri fornitori principali i Paesi Bassi (37%) e Spagna (32%). Il saldo
tra export e import sia nel 2011 che
nel 2012 è stato in alcuni mesi positivo
(per esempio tra dicembre e aprile), in
altri negativo (tra giugno e novembre).
Quali sono i fattori
determinanti
Ma quali sono i fattori che influenzano l’export di un prodotto così rappresentativo del made in Italy alimentare
all’estero come il pomodoro da mensa?
La profondità di gamma è certamente importante, ma come abbiamo visto
dal nostro giro di opinioni non è solo
una questione di tipologie. Cambiano
le esigenze all’estero, cambiano gli standard e le richieste rispetto al mercato
italiano che, come molti ci hanno sottolineato, sconta ancora aspetti strutturali, come l’estrema variabilità e la parcellizzazione della nostra produzione,
che rappresentano un problema là dove,
quasi ovunque, ci chiedono continuità
della fornitura e uno standard qualitativo sempre uguale e perfetto.
«Il mercato del pomodoro da mensa
italiano è caratterizzato da una grande
segmentazione» ci dice Giuseppe Arnesi, general manager di Enza Zaden Italia, una delle primarie compagnie impegnate nella selezione di nuove varietà
orticole e che fa attività di breeding per
quanto riguarda il pomodoro da mensa
in Sicilia. Regione, che come ci conferma
Arnesi, è poi il bacino produttivo italiano
più importante. «La Sicilia rappresenta
SPECIALE POMODORO DA MENSA
circa l’80% della produzione di pomodoro da mensa italiano. Poi troviamo
areali importanti in provincia di Latina
e nel Veronese». È un mercato che, sia
in Italia sia soprattutto all’estero, negli
ultimi venti anni è cambiato molto. «Si è
passati dalla richiesta di forme più grandi a quelle più piccole. Questo il primo
aspetto» e di conseguenza anche l’attività di ricerca e sviluppo di aziende come
Enza Zaden si è adeguata. «Ma non solo
– continua Arnesi – oggi ci concentriamo
nella ricerca di varietà che abbiano un
Il Cuore di bue, introdotto nel mercato estero come prodotto di nicchia,
grande gusto, quindi massima attenora è in costante crescita
zione al grado Brix, alle caratteristiche
del succo e della buccia.
Un tempo ci concentravamo principalL’export cresce ed è uno degli argoOltre al Cuore di bue, Longo ci confermente sugli aspetti produttivi, la resi- ma le buone performance del Camo- menti sui quali si stanno concentranstenza alle malattie, quindi lavoravamo ne, così come del pomodoro Costoluto. do fatiche ed energie anche nel caso di
più per esaudire le esigenze del produt- «Certamente sui mercati esteri il suc- Alegra, la business unit di Apoconertore. Oggi al centro c’è il
cesso del pomodoro po, composta da 9.700 associati e che
consumatore». Sopratspagnolo Raf ha con- esporta le tantissime referenze ortoUn consumatore
tutto quando ci si rivoltribuito alla richiesta frutticole a disposizione in 55 Paesi nel
del Regno Unito
ge all’estero. «Il classidi questa varietà. È più mondo. «Commercialmente il pomodoper un ottimo
co pomodoro insalataamato da un genere di ro da mensa rappresenta circa il 10%
ro verde lo amiamo noi
pomodoro da mensa consumatori che ama della nostra produzione. Sui mercati
italiani e gli spagnoli,
gusti più particolari». esteri, per ora, è un prodotto marginale
spende anche
ma negli altri mercati
C’è poi il pomodoro per noi, ma stiamo incrementando sia
8-10 euro/kg
vogliono maggior maoblungo, rosso vivo, la produzione sia gli sforzi per essere
turità». Mercati diffedove la varietà più competitivi sui mercati internazionali
renti, con consumi differenti. «Certa- nota è certamente il San Marzano. «In anche con questo prodotto» ci dice Stemente la Germania, a volume, è il Pae- questo caso stiamo riscontrato un otti- fano Soli, direttore marketing. «In genese principale per l’export del pomodoro mo successo nei Paesi dell’Est europeo, rale, il comparto del pomodoro italiano
da mensa italiano, ma quello miglio- in Russia in particolare».
sui mercati esteri paga una certa disore a valore è il Regno Unito. Qui, un
mogeneità: abbiamo molte varietà e le
consumatore, per un ottimo pomododimensioni delle nostre aziende spesro da mensa italiano, nel canale della
so sono troppo piccole per assicurare
gdo, spende tranquillamente anche 8 o
la necessaria massa critica».
10 euro al kg».
Nonostante questo la richiesta auQuasi il 20% della produzione di
pomodori T18 oramai viaggia verso i menta e così anche la ricerca varietale.
mercati esteri. «Ed è un dato in cresci- «Ci stiamo muovendo, soprattutto sulta, inimmaginabile qualche anno fa. In le varietà a bacca piccola, quindi con
realtà abbiamo sempre avuto richiesta la famiglia dei pomodori “Mini Plum”.
«Sul mercato estero uno dei cambia- di pomodori dall’estero, solo che non ci Stiamo inoltre lavorando con importanmenti ai quali stiamo assistendo riguar- siamo mai concentrati in modo parti- ti aziende sementiere per avere l’escluda proprio la crescente richiesta di una colare privilegiando maggiormente il siva di alcune varietà. Un aspetto però
varietà come il Cuore di bue. Fu intro- mercato italiano. Ora, invece, stanno rimane fondamentale, soprattutto per
affrontare i mercati esteri: la qualità».
dotto come una nicchia se vogliamo, arrivando ottimi risultati».
mentre ora si sta espandendo». Questa
una delle prime indicazioni che ci fornisce Massimo Longo, managing director
del gruppo Agro T18. Svizzera e Germania i mercati principali per questa varietà «ma anche a Hong Kong stanno cominciando a richiedercela ». Quali i moin Germania
t il totale del 2012
tivi? «Sostanzialmente è il gusto molto
in Austria
milioni di euro di valore
bilanciato di questa varietà di pomo(2012)
dori, che non sono né troppo dolci, né
in Regno Unito
troppo acidi. E poi è apprezzato anche
dai Paesi Bassi
da una fascia di consumatori che orgamilioni di euro il valore generato
noletticamente ha difficoltà con altre
nel 2012
da Spagna
varietà che magari mettono in evidenza
caratteri specifici più marcati e decisi».
▶
Come si muove
il mercato
Il Cuore di bue piace
perché...
Esportazioni italiane
di pomodori
33%
17%
11%
166
Importazioni italiane
di pomodori
122.000
124
37%
32%
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La tipologia S. Marzano è tra le più
apprezzate dai consumatori esteri
Sui mercati esteri i principali concorrenti sono da una parte due storici Paesi produttori come Olanda e Spagna,
ma il mercato è oramai molto dinamico.
«Cresce il Marocco, nonché la Tunisia.
Ma c’è anche la Turchia, soprattutto sui
mercati dell’Est europeo. Tutti Paesi che
un tempo non erano considerati temibili concorrenti e invece oggi sì». Anche
secondo Soli è in atto, oramai da tempo,
un’evoluzione dei consumi, sia in Italia
che all’estero. «Il classico pomodoro insalataro, tondo, rosso e liscio in Italia
è oramai superato da quello a grappolo. Trend presente anche all’estero:
cresce, quindi la richiesta di pomodori
a bacca piccola, che non a caso sono le
varietà sulle quali si sta concentrando
la ricerca di molti operatori del settore
ortofrutticolo».
Di aspetti come qualità e alto di gamma ci parla anche Ilenio Bastoni, direttore commerciale di Apofruit, realtà presente all’estero con i pomodori
da mensa anche con la linea Solarelli,
che rappresenta un brand che da tempo identifica nicchie ben precise, legate a territori specifici e che identificano
bene il concetto di alta qualità italiana
all’estero. «Sia con i prodotti convenzionali che con quelli provenienti da
agricoltura integrata è da tempo che
operiamo soprattutto in Europa».
A chi ci rivolgiamo?
«La nostra linea per l’export non si rivolge alla massa, ma, attraverso varietà
come il Ciliegino, i Datterini e Piccadilly a un consumatore molto esigente.
Questo ci premia in molte catene della grande distribuzione europea». Con
produzioni standard, invece, la lotta
con i nostri concorrenti esteri sarebbe molto difficile. «Certamente, è una
questione di prezzo. Oggi il mercato
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dell’export, anche per il pomodoro da
mensa, è molto competitivo e a Paesi
produttori come Olanda e Spagna se ne
sono affiancati molti altri. Quindi l’unico modo per fare export è quello di
puntare all’alto di gamma».
Non c’è solo l’Europa come sbocco
estero – in questo momento circa il
20% della produzione di pomodori da
mensa di Apofruit viene esportato, ma
il trend è in crescita anche nel loro caso – ma anche mercati più lontani. «A
breve, faremo esportazione anche via
aerea verso Paesi nei quali già esportiamo altre referenze a marchio Solarelli e nei quali il valore del made in
Italy è molto alto. In questo caso il legame con territori specifici e le certificazioni di origine sono certamente
aspetti molti importanti».
Il consumatore estero
vuole il colore rosso
Ma, quando si tratta di pomodori,
cosa vuole il consumatore straniero di
diverso rispetto a quello italiano? Varietà, tipologie particolari? «La prima
cosa da sottolineare è che il pomodoro
non completamente rosso ha un consumo tipicamente italiano. All’estero
vogliono prodotti completamente maturi, perfettamente rossi.
Ovviamente la profondità di gamma
(disponibilità di tipologie) è importante, vista la competizione che troviamo
all’estero, e tra le referenze più piccole
questo aspetto riesce a esprimersi al
massimo». Sono quindi consumatori
in media più esigenti rispetto a quelli
italiani? «No, non è una questione di
maggior esigenza, ma di diversità di
approccio al prodotto».
CUORE DI BUE, SUCCESSO
A FRUIT LOGISTICA
La tre giorni di Fruit Logistica a
Berlino, la manifestazione più importante al mondo per il settore ortofrutticolo, è stata fondamentale per
le aziende italiane soprattutto per
consolidare ed esplorare i mercati
esteri. Una delle novità dello storico
Gruppo piemontese T18 riguardava
proprio i pomodori da mensa, della
varietà Cuore di bue, prodotta attraverso colture ecosostenibili, utilizzando biomasse per le serre, quindi
con costi praticamente a zero e senza alcun impatto ambientale.
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L’Informatore Agrario • 9/2014
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Tra le problematiche maggiori che
l’Italia trova quando affronta i mercati esteri c’è anche la frammentazione
della nostra offerta, aspetto decisivo e
già sottolineato anche da Stefano Soli.
«La prima cosa che un operatore estero
ci chiede è la certezza di potergli spedire 2-3 camion di pomodori a settimana, con continuità, tutti uguali quanto
a qualità e maturazione, dalla prima
all’ultima cassetta. Questo aspetto, a
causa della parcellizzazione della nostra offerta non è mai così semplice
da raggiungere».
Concetti come quelli relativi alla trasparenza e alla tracciabilità, infi ne,
per un prodotto come il pomodoro da
mensa, sono altrettanto fondamentali
quando si esporta. Ne sa qualcosa, per
esempio, un’azienda come Finagricola, cooperativa con 12 soci e una base
produttiva rappresentata da 24 aziende
agricole, con sede a Battipaglia, in provincia di Salerno, situata in un areale
storico per la coltivazione di ortaggi
come la Piana del Sele e che esporta
circa il 20% della propria produzione
di pomodori da mensa.
Nel periodo caldo dello scandalo denominato «Terra dei Fuochi» essere riusciti a fornire le necessarie rassicurazioni è stato fondamentale sui mercati
esteri. «Ovviamente all’estero “Terra
dei Fuochi” è genericamente sinonimo
di Campania, tutto è uguale. Quindi
abbiamo ricevuto – ci dice Giusy Gallo, addetta alle vendite per l’azienda
– moltissime richieste di chiarimenti,
rassicurazioni circa le nostre produzioni in generale.
Il nostro sistema di tracciabilità e di
controlli interni, da questo punto di
vista, è stato fondamentale nel fornire tutte le informazioni che ci venivano richieste». Sul fronte del packaging
la ricerca della giusta immagine e del
giusto confezionamento non sono secondari, anche e soprattutto all’estero. «Sì, sono fondamentali. La nostra è
una realtà che ha sempre fatto molta
ricerca da questo punto di vista. Questo aspetto si esprime in maniera chiara nella nostra linea “granGusto”, per
profondità di formati e aspetto estetico, che hanno aumentato il valore del
nostro marchio».
Alessandro Franceschini
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