Il pomodoro è la coltura orticola più importante al mondo sia se si considera la destinazione industriale sia quella per il consumo fresco. Eppure, per fare tutta questa strada ha impiegato pochi secoli. Come è noto, la specie fu introdotta in Europa da Cristoforo Colombo come novità botanica con la scoperta del Nuovo Mondo. Guardata prima con sospetto per i frutti creduti velenosi, in seguito ammirata nei giardini botanici come pianta esotica, infine apprezzata per il suo sapore e l’uso in cucina. Senza dubbio, sono stati quest’ultimi aspetti a dare al pomodoro la fama universale di cui gode e che si è ampliata sempre più con l’evoluzione continua delle varietà coltivate e dei derivati industriali che, secondo il nostro parere, ancora non hanno smesso di stupire. Se si deve ai Messicani la domesticazione del pomodoro, agli Italiani si deve il suo maggiore apprezzamento in campo ed in cucina, tanto da fare della nostra Nazione la Patria d’elezione. E’ stato fra i primi ortaggi ad essere destagionalizzato per seguire le esigenze dell’affezionato consumatore, che lo vuole a tavola non curante del mutare delle stagioni. Quindi, alle produzioni estive in pieno campo, a quasi tutte le latitudini si susseguono quelle invernali in serra negli ambienti più miti. Quando, invece, il prodotto fresco non c’è, basta aprire una scatola di pelati, di conserva, di succo e di cubettato per dare sfogo alla fantasia in cucina. Al pomodoro viene attribuito anche il merito di essere una pianta discreta e utile alla salute. A cura di: Gallone Davide e Iaia Giovanni Torna al ricettario