LEZIONE FISIOPATOLOGIA 14/10/2013 Dr. F. Famà FISIOPATOLOGIA DELLE MALATTIE DELLO STOMACO Un rapido cenno di anatomia riguardante la struttura dello stomaco: dall’esterno all’ interno una sierosa, una muscolare, una sottomucosa, muscularis-mucosae e una mucosa in cui si distinguono vari tipi di cellule produttrici di acido cloridrico, di mucopolisaccaridi, di proenzimi, pepsinogeni e di gastrina. Vi sono varie cellule mucose, cioè le parietali, le principali, quelle antrali e quelle endocrine enterocromaffini. Qui distinguiamo, come già sapete, chiaramente, un cardias, un fondo, un corpo, un antro e un piloro. La regione cardiale e fundica, quindi, è prevalentemente ricca di ghiandole cardiali e fundiche a prevalente secrezione mucosa, la regione del corpo invece è ricca di ghiandole oxintiche e quindi a prevalente secrezione di HCl e pepsinogeno 1° e 2° e quella antro-pilorica ricca di ghiandole piloriche a prevalente secrezione mucosa, frammista alle cellule G secernenti gastrina, di cui vedremo il meccanismo. Rapidamente, la parte arteriosa: l’arteria gastrica sx e l’arteria gastrica dx, la gastroduodenale e gastroepiploica sinistra e i vasi gastrici brevi; il drenaggio venoso, più o meno parallelo a quello arterioso, il drenaggio linfatico dei linfonodi perigastrici ed extragastrici, principalmente i perigastrici della piccola e grande curvatura, i cardiali e i pilorici. L’innervazione è sia parasimpatica, mediante il nervo vago, il X paio, e simpatica, mediante il plesso celiaco. Questi sono cenni soltanto di richiamo. Passiamo all’argomento che interessa maggiormente: la fisiopatologia della secrezione acido-peptica. È secreto un succo gastrico di quantità variabile tra 500 e 3000 ml al giorno, ricco di muco, d’acqua, di elettroliti, principalmente idrogenioni e ioni cloro, pepsinogeno 1° e 2° e fattore intrinseco. Ha una funzione di barriera acida-gastrica e della digestione, chiaramente. La secrezione dell’ HCl è regolata dal controllo nervoso del vago e anche ormonale della gastrina, secreta dalle cellule G, come dicevamo in precedenza. In maniera particolare abbiamo l’istamina che stimola la secrezione acida, mediante recettori H2, l’ipoglicemia, l’uso di alcool, la caffeina stimola la secrezione acida anch’essa; il Gastric inhibitory Peptide (GIP) ne inibisce la secrezione e i grassi e i carboidrati ne inibiscono la secrezione acida. Quindi distinguiamo una fase cefalica, in cui le fibre vagali, eccitate da stimolazioni visive olfattive o ideative, stimolano le cellule parietali e principali alla secrezione acido-peptidica, appunto. La fase gastrica: l’ingresso del bolo alimentare nello stomaco stimola la secrezione di acido cloridrico. La fase intestinale è un meccanismo analogo alla fase gastrica, ma d’importanza minore. L’inibizione della secrezione comprende anch’essa tre fasi: la fase cefalica, quella antrale, in cui la diminuzione del pH nell’antro determina l’inibizione della liberazione di gastrina dell’antro gastrico, e la fase intestinale, in cui la distensione dell’intestino tenue, determinata dagli alimenti, evoca un riflesso inibitorio. Sempre un rapido riepilogo della secrezione ormonale e fisiologica: le parti evidenziate sono quelle che interessano maggiormente lo stomaco, la gastrina della mucosa antrale e duodenale stimola la secrezione di acido cloridrico e aumenta la motilità antrale. La secretina in maniera particolare è secreta dalle cellule endocrine-duodenali e inibisce la secrezione acida-gastrica. La colecistochininapancreozimina inibisce lo svuotamento gastrico. Il GIP, come abbiamo detto poc’anzi, il Gastric inhibitory Peptide, è secreto dalla mucosa intestinale, duodenale-digiunale, ne inibisce la motilità e la secrezione acida-gastrica. Sarò un po’ più rapido: la bombesina, meno importante, stimola l’increzione gastrinica, è secreta dalla mucosa gastrica e duodenale; La somatostatina, che è importante, stimola la secrezione acida-gastrica, anche la motilità. Gli altri sono meno rilevanti. Quindi il fondo e il corpo, la porzione più prossimale dello stomaco ha una funzione più di reservoir, di serbatoio, quindi con pareti gastriche che sono distensibili, quindi la plasticità, con contrazioni toniche prolungate ma di frequenza ridotta; mentre l’antro-piloro e il corpo, che è la porzione più caudale, svolge principalmente la funzione di rimescolamento e propulsione del chimo gastrico, con contrazioni di rimescolamento, onde peristaltiche, che percorrono le viscere ogni 10-20 secondi in direzione dell’antro ed aumentano d’ampiezza verso il piloro. Per quanto riguarda la fisiopatologia della digestione, nello stomaco, quindi, si esplica una fase importante della digestione, operata dal succo gastrico. I pepsinogeni sono secreti come proenzimi, quindi sono inattivi al momento della loro secrezione, ma nell’ambiente acido-gastrico si trasformano in pepsine e si occupano quindi dell’azione proteolitica nei confronti delle proteine, dando luogo a peptidi più semplici: i peptoni. La gelatinasi determina la liquefazione della gelatina, chiaramente. La lipasi gastrica ha un’attività lipolitica, quindi sui grassi, chiaramente di modesta entità rispetto a quella pancreatica, non c’è paragone. Passiamo all’aspetto patologico, la patologia infiammatoria: le GASTRITI. Per gastrite s’intende una flogosi della mucosa gastrica. I fattori eziologici possono essere esogeni, quindi di abitudini alimentari, quali il fumo, l’alcool, il caffè, l’abbiamo detto precedentemente. Fattori psico-sociali, stress, in modo particolare l’ambiente lavorativo, negli ultimi tempi in maniera particolare. L’abuso di farmaci, di FANS, o di corticosteroidi, oppure l’infezione da parte di un batterio: l’Helicobacter Pylori, che predispone alla gastrite acuta, ma può anche condurre alla gastrite cronica. Il meccanismo quindi consiste in un’alterazione da barriera mucosa con una retropenetrazione del succo gastrico, quindi un aumento di velocità di desquamazione delle cellule, superiore al tempo di rigenerazione, perché ricordiamo che un tempo del turnover delle cellule è di 3-4 giorni, delle cellule gastriche. Dal punto di vista anatomopatologico, possiamo distinguere una gastrite semplice, ovvero una irritazione edematosa, quindi con un po’ di ritenzione liquida associata; una gastrite emorragica, con una flogosi con coinvolgimento della lamina propria, quindi perdita dell’epitelio e sanguinamento frequente; una gastrite erosiva, con presenza di erosioni sanguinanti della mucosa gastrica, limitati in genere alla lamina propria, però possono anche approfondirsi oltre la muscularis mucosae e si configurano delle vere e proprie ulcere acute, in questo caso. Alcuni esempi di gastriti acute, quindi, l’erosione emorragica da disordine alimentare per esempio, da disvitaminosi, da allergopatie, da caustici, nel tentare suicidi con la candeggina, l’ipoclorito di sodio, da ustioni oppure flemmonosa da agenti piogeni. Quelle croniche: la cronica aspecifica e quella alcalina dovuta ad un pH troppo elevato, l’iperplastiche, quelle connesse alla tubercolosi, alla sifilide, alle micosi, in maniera particolare actinomiceti, quelle eosinofile, oppure quelle autoimmuni, la sarcoidosica, la rinite plastica, o sempre autoimmune ma su base infiammatoria, la crohniana quindi la malattia di Crohn, o nel caso dei diuretici, delle persone affette da insufficienza renale cronica in sé terminale, o infine da corpi estranei. Quindi la definizione di ulcera peptica si può riassumere in una soluzione di continuo di vecchia data, torbida, che però non tende alla guarigione. In genere interessa la mucosa esposta all’azione del secreto acido con tendenza ad andare in profondità, superando la muscularis mucosae sino alla tonaca muscolare o addirittura negli strati sottostanti, fino alla perforazione. La localizzazione più frequente dell’ulcera è gastro-duodenale, ma può anche manifestarsi a livello esofageo o a livello digiunale, prossimale o distale rispettivamente. Le abitudini di vita, come abbiamo detto poc’anzi, influiscono, quindi fumo, alcool, caffè e stress, i farmaci, li ripetiamo, FANS e corticosteroidi. Le patologie preesistenti quindi la gastrite cronica da infezioni da Helicobacter Pylori o reflusso duodeno-gastrico. Altri fattori sono la diminuzione dei fattori citoprotettivi, le disvitaminosi, che dicevo prima: la vitamina B1 – B2, folati e zinco e la sindrome di Zollinger-Ellison, in cui c’è un’aumentata secrezione gastrinica (gastrinoma). Più rara è la sindrome di Cushing, in cui c’è un aumento dell’ACTH ipofisario, lo vedrete meglio in endocrinologia probabilmente questo. Quindi il target dell’ulcera peptica, in genere in soggetti di sesso maschile con rapporto 3:1 rispetto alle donne, età 50-60, più o meno ammontano al 2% della popolazione. L’ulcera duodenale, anche in questo caso, rapporto 3:1, sempre in sfavore dei maschi, target di età un po’ inferiore, 40-50 anni, molto più frequente rispetto all’ulcera peptica-gastrica. Quindi si manifesta, in pratica, la formazione dell’ulcera peptica, per un disequilibrio tra fattori aggressivi e difensivi. Fattori aggressivi, che si possono riassumere in: acido cloridrico, enzimi proteolitici e fondo gastro lesive ed infezioni da Helicobacter Pylori. Difensivi per la mucosa si possono riassumere in: strato di muco bicarbonati, flusso ematico intramucoso e turnover cellulare di 3-4 giorni, come abbiamo detto precedentemente. Quindi, quando si altera uno di questi fattori, si crea un disequilibrio, quindi, di conseguenza, c’è una esposizione maggiore alla formazione di un’ulcera. Quindi la prima linea di difesa della mucosa gastro-duodenale contro l’acido è la secrezione chiaramente del muco e dei bicarbonati. Il gel mucoso è uno strato protettivo, ricco di bicarbonati, stabilizza il pH tra il lume e le cellule epiteliali. Il gel mucoso in prossimità delle cellule epiteliali è prossimo alla neutralità, ovvero prossimo al 7, inibisce che gli idrogenioni refluiscano, si diffondano nel sistema sanguigno e persino verso la superficie mucosa, minimizza gli insulti meccanici e chimico-fisici sulla mucosa gastro-duodenale. E’ importantissimo lo strato di muco come fattore protettivo. Nei pazienti con ulcera peptica, il gel mucoso è in corrispondenza dell’ulcera quindi è eterogeneo strutturalmente quindi debole. In maniera particolare, l’Helicobacter Pylori ha un ruolo spesso fondamentale nel destrutturare questo strato mucoso bicarbonato, quindi nel ridurre le normali difese della mucosa, perché questo batterio si ritrova proprio all’interno dello strato di muco e, producendo delle ureasi, può destrutturarlo e limitarne l’efficacia, appunto, in base all’abbondanza di secrezione d’ureasi, che viene ricercata chiaramente nelle biopsie e nel test sierologico, per vedere se il paziente è Hp positivo o no. Il secondo fattore è la difesa intrinseca da parte delle cellule epiteliali e in particolare della membrana apicale delle cellule e delle giunzioni tra le cellule, le paracellulari. Il terzo fattore è il flusso di sangue, che è molto ricco, della mucosa e quindi il sangue controlla la retrodiffusione di idrogenioni attraverso l’epitelio, mediante un sistema tampone del sangue circolante. Il mantenimento di un flusso ematico adeguato e un aspetto d’integrità della parete mucosa è la difesa gastro-duodenale oltre che nella riparazione delle micro e macrolesioni ulcerative. Quindi è di fondamentale importanza che ci sia. Non abbiamo detto in precedenza che l’ulcera peptica è una sostanza tondeggiante od ovalare che non tende alla guarigione spontanea, quindi è torbida, a margini in genere netti. Generalmente è singola, talora può essere anche presente sia nella faccia anteriore che nella faccia posteriore del viscere, quindi si chiamano ulcere combinanti e l’esempio è questa. Allora quando le ulcere combacianti tendono a confluire con la mucosa gastrica, si ha l’ulcera a farfalla. Mentre quella callosa è quella un po’ più di vecchia data, con un bordo che è un po’ più rilevato e fibrotico di conseguenza, appunto, fibrosa; si localizza prevalentemente a livello della piccola curvatura, della zona antrale o prepilorica e della prima porzione duodenale e della faccia anteriore del viscere globalmente. Questi sono alcuni esempi della piccola curvatura, quella duodenale. La mucosa è erosa, comprensiva della muscolaris mucosae sino alla muscolare. Dal punto di vista clinico, si differenziano per un differente timing del dolore. Il dolore epigastrico postprandiale precoce, in 3-30 minuti fino ad un’ora e mezza, è tipico dell’ulcera gastrica, è un dolore urente, che viene descritto come un bruciore crampiforme, localizzato lungo la linea xifo-ombelicale. L’assunzione dei cibi peggiora i sintomi, quindi in genere i pazienti vanno incontro ad un calo ponderale. Poi si verifica un’anemia sideropenica, per vari sanguinamenti subclinici e la nausea e il vomito se c’è anche una stenosi cicatrizzata a seguito di ripetuti eventi infiammatori. L’ulcera duodenale invece è un dolore post-prandiale tardivo, superiore ai 90 minuti dal pasto quindi un dolore più sordo, crampiforme e costrittivo, un dolore da fame, localizzato in sede epigastrica e con irradiazione all’ipocondrio di destra. L’assunzione di cibo, come sapete, migliora i sintomi. In questo caso l’anemia sideropenica, la nausea e il vomito, spasmo riflesso del piloro. E’ frequente l’insorgenza della dolenzia nelle ore notturne. E’ tipica la recrudescenza stagionale in primavera e autunno. I pazienti affetti dalla malattia ulcerosa non hanno generalmente una sofferenza continua, ma presentano la stessa patologia a cicli, possono essere di giorni, o possono seguire appunto i periodi equinoziali, primavera e autunno. Quindi l’esame obiettivo è abbastanza…?, durante i periodi di accentuazione del dolore è possibile trovare la sintomatologia dolorosa, quindi localizzare il sintomo dolore. La localizzazione precisa di questi punti sulla parete addominale varia a seconda della topografia della lesione. Sono due immagini endoscopiche di un’ulcera peptica di forma ovoidale inferiore ai 2 cm con i margini netti, una convergenza delle pliche mucose e un vallo rilevato, soffice ed elastico, quindi non con la componente fibrotica, di cui avevamo parlato precedentemente. Si differenzia da un’ulcera carcinomatosa, con una forma irregolare, maggior dimensione, irregolarità delle pliche mucose, che non convergono tutte in maniera concentrica, e un vallo rigido e ad elastico, quindi questo deve far pensare a qualcosa di peggio. Anche la DIAGNOSTICA, che in passato si faceva, si può fare tutt’oggi, qualora non si hanno altri strumenti, come la tac, a disposizione, l’RX con astrografi, per vedere appunto dei segni diretti per il flusso radiologico, che vediamo in questo caso, dove il mezzo di contrasto va all’interno dell’ulcera e si manifesta in questo modo, radiologicamente; o fenomeni discinetici sono segni indiretti della presenza di una regione infiammatoria. Si può anche ricercare il sangue occulto nelle feci, dovuto ai sanguinamenti ripetuti, o la ricerca dell’Helicobacter Pylori, mediante test sierologici o endoscopici, o con l’endoscopia, più recentemente. La TERAPIA principalmente è medica: H2 antagonisti, bloccanti della pompa protonica, o citoprotettivi o antibiotici nei casi dell’eradicazione dell’infezione da Helicobacter Pylori. La terapia chirurgica ormai è molto rara, è riservata più che altro alle complicanze o alle forme non responder. Le principali COMPLICANZE dell’ulcera peptica sono rappresentate dall’emorragia massiva, dalla fistolizzazione, dalla perforazione, dalla stenosi, dall’ostruzione e, molto raramente, dalla cancerizzazione. L’emorragia è una complicanza frequente. La causa dell’emorragia è da attribuire ad un progressivo approfondirsi dell’ulcera nello spessore della parete gastrica o duodenale e il sangue può essere emesso sia con il vomito, quindi con ematemesi, e poi il sangue è rosso vivo quando non è digerito completamente o vomito caffeano quando è parzialmente digerito; oppure con le feci, sottoforma di sangue digerito, perché il gruppo eme dell’emoglobina viene convertito in ematina, viene ossidato in ematina, quindi le feci assumono un colore simile alla pece, quindi nero piceo, quindi lo manifesta con queste feci maleodoranti, che devono far pensare ad un sanguinamento alto, gastro-duodenale appunto. Questo qua è l’esempio che vi dicevo prima, l’ematemesi, l’ulcera gastrica sanguinante, oppure il sangue si raccoglie nello stomaco, viene digerito e poi viene eliminato con le feci. Altre complicanze: la stenosi medio-gastrica, dovuta a ripetuti eventi infiammatori e poi fibrotici, e poi l’ altro esito può essere la gastro(?) [forse gastrectasia?] dovuta a fenomeni fibrotici importanti del bulbo duodenale e conseguente ristagno del materiale gastrico all’interno del(??). L’altra complicanza è la fistolizzazione, una caratteristica particolare dell’ulcera è quella di essere una patologia penetrante, quindi è capace di approfondirsi negli strati sottostanti la mucosa, inducendo la formazione di aderenze tra i visceri contigui. In genere può approfondirsi in alcuni organi come il pancreas, il legamento gastroepatico, la colecisti o, più raramente, il lobo sinistro epatico. La perforazione è una grave complicanza, in cui l’ulcera si apre in cavità peritoneale, determinando quindi una soluzione di continuo, che interessa la parete gastrica-duodenale e il suo spessore. In questo caso si instaura una peritonite, che inizialmente è di ordine chimico, perché l’ HCl rappresenta un insulto di tipo chimico della mucosa peritoneale, successivamente diventa peptico, perché dopo 24-48 ore si instaurano delle sovrainfezioni batteriche. La perforazione avviene maggiormente a livello della piccola curvatura, appunto perché le ulcere sono più frequenti a livello della piccola curvatura o della parete duodenale, che è un po’ meno spessa. Si può verificare una perforazione coperta dall’epiploon, cioè praticamente il grande epiploon va a tamponare, per evitare delle lesioni ulteriori, quest’ulcera. Questa qua si chiama ulcera tamponata, che può, per fenomeni fibrotici, restare tamponata o può anche (?) in un secondo momento. Poi c’è l’ esempio della trasformazione carcinomatosa, che è molto rara. Questo è un esempio di perforazione: la presenza di falce aerea, appunto, diaframmatica, che in questo caso è evidenza di una perforazione di un viscere (parete ulcerosa prevalentemente gastrica). Quindi le altre complicanze sono la stenosi e l’ostruzione: la stenosi rappresenta spesso l’esito della guarigione cicatriziale della malattia ulcerosa e può evolvere verso l’ostruzione, quando è particolarmente serrata. La sintomatologia è rappresentata da un dolore gravativo epigastrico con frequenti episodi di vomito alimentare, anche a breve distanza l’uno dall’altro. All’esame obiettivo si rileva una gastrectasia con rumori liquidi all’interno. Infine la cancerizzazione: l’ulcera peptica del duodeno non cancerizza praticamente mai. La maggior parte delle lesioni sono già nei cancri ab initio, cioè già all’inizio, sono rare le trasformazioni a furia di avere flogosi ripetute croniche. Comunque, l’ 1,5-2 % delle ulcere peptiche possono, a seguito di episodi cronici, cancerizzare. Questo è un esempio di ulcera gastrica della piccola curvatura, che tende alla cancerizzazione. È una rapida patologia neoplastica, il discorso della classificazione di Bormann, in cui classifica tra le malattie neoplastiche il polipoide vegetante, ulcerato ed infiltrante o più diffusamente infiltrante. Perché le lesioni precancerose sono rappresentate dalla displasia, mentre le condizioni precancerose sono la gastrite cronica atrofica, i processi cronici prolungati, la metaplasia intestinale, l’infezione da Helicobacter Pylori, l’ulcera peptica anche in piccola parte, i polipi con componente ghiandolare adenomatosa, il moncone gastrico dei (?) e la malattia di Menetrier. Questi, molto più rapidi, sono: il linfoma gastrico, i tumori mesenchimali, i tumori epiteliali benigni.