Teoria e Prassi - luglio 2012
Cuore caldo, mente fredda e mani pulite
Recensione di A.V. TISKOV, Dzerzinskij, il "giacobino proletario" di Lenin. Una vita per il comunismo, con
una introduzione di Adriana Chiaia, Zambon Editore, Milano 2012, pp. 584.
È un libro appassionante, la biografia politica di un
grande dirigente rivoluzionario, Feliks Edmundovic
Dzerzinskij. Strutturato in due parti e quattordici capitoli,
il volume di Tiskov accompagna il lettore per tutto l'arco
dell'esistenza di Feliks, dalla nascita nel settembre 1877
nel governatorato di Vilnius in Lituania, alla morte
improvvisa, avvenuta - per un attacco cardiaco - il 20
luglio 1926 a Mosca, subito dopo un veemente discorso
pronunciato dinanzi al Comitato Centrale del Partito
bolscevico contro il blocco trotzkista-zinovievista.
Una vita straordinaria quella di Feliks, «terrore della
borghesia, fedele cavaliere del proletariato, nobilissimo
combattente della rivoluzione comunista, instancabile
costruttore della nostra industria», come lo definirono i
membri del Comitato Centrale nell'appello diffuso al
momento della sua morte.
Una definizione che scandiva vigorosamente i vari e
molteplici momenti dell'esperienza rivoluzionaria di un
uomo che trascorse, fra carceri zariste e confino in
Siberia, undici anni della sua esistenza, che partecipò da
giovane al processo di formazione prima della
Socialdemocrazia del Regno di Polonia e di Lituania e
poi del Partito Operaio Socialdemocratico russo, che
fece parte del Comitato Militare Rivoluzionario
incaricato nel 1917 di dirigere l'insurrezione di Ottobre,
e che dopo la rivoluzione ricoprì vari incarichi di
responsabilità come Commissario del Popolo agli Interni
e Presidente del Consiglio Superiore dell'Economia
Popolare.
Nel dicembre 1917 Feliks venne nominato presidente
della VCK, la "Commissione straordinaria per la lotta
alla controrivoluzione e al sabotaggio" (Ceka), con il
compito di individuare e consegnare tutti i
controrivoluzionari e i sabotatori a un tribunale
rivoluzionario perché venissero giudicati, dopo
un'istruttoria preliminare compiute dalla stessa Ceka.
«La dittatura - scrisse Lenin - presuppone e sottintende
uno stato di guerra latente, di misure militari di lotta
contro i nemici del proletariato». «Per noi è importante
che la Ceka realizzi direttamente la dittatura del
proletariato, e sotto questo profilo la sua azione è
inestimabile». In questo suo compito, Dzerzinskij seppe
unire in modo esemplare la più risoluta fermezza
nell'adempimento delle sue funzioni al più grande rigore
etico, che imponeva a tutti i cekisti e in primo luogo a se
stesso. Fu detto di lui: «Non ci si imbatteva spesso in un
capo simile. Non minacciava, non esigeva, ma
raccomandava, consigliava, indicava e, cosa
fondamentale e del tutto inusitata, chiedeva al livello
inferiore una valutazione dell'apparato da lui stesso
diretto». Feliks amava ripetere: “Un buon cekista ha
cuore caldo, mente fredda e mani pulite”.
Nella sua ampia introduzione al volume, Adriana Chiaia
non solo ricostruisce a grandi linee e con grande perizia
le multiformi vicende della vita e dell'opera del
«giacobino proletario di Lenin», ma analizza anche
molte delle complesse questioni teoriche e politiche che,
sotto la direzione di Lenin, furono affrontate e risolte
vittoriosamente dal partito bolscevico prima e dopo la
rivoluzione d'Ottobre contro le deviazioni di destra e di
sinistra. E polemizza vivacemente contro i "critici" e i
pentiti di vario genere che, dopo la dissoluzione
dell'URSS, hanno coperto di calunnie l'esperienza
sovietica e hanno sentenziato la fine del comunismo nel
mondo e la vittoria definitiva del capitalismo.
La compagna Chiaia adempie così a un compito che
ogni comunista, ogni vero rivoluzionario, sente oggi
come un compito imprescindibile. Nei tempi che
viviamo non si tratta soltanto di difendere il marxismoleninismo da tutti gli attacchi ideologici e politici che gli
vengono scagliati dalla borghesia e dai revisionisti, ma di
riabilitare in pieno, con intelligenza e coraggio,
l'esperienza sovietica di costruzione del socialismo negli
anni di Lenin e di Stalin, contro i veleni ideologici della
borghesia che tentano di diffondere a piene mani lo
scoramento, il pessimismo, la sfiducia nella capacità del
proletariato di cambiare il mondo.
Il libro è corredato da un prospetto delle «Date principali
nella vita e nell'attività di F. E. Dzerzinskij», da quindici
«Note storiche» (a cura della redazione), e dai «Cenni
biografici sui principali protagonisti» (a cura della stessa
redazione). Invitiamo tutti i nostri lettori a leggerlo, a
discuterlo, a farlo conoscere.
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