La rivoluzione russa poteva diventare "parte integrante" della rivoluzione socialista in Occidente
"Non sorprende dunque se la lezione tratta da Lenin nel 1905 dalla Comune di Parigi finiva
soprattutto col confermare la sua teoria rivoluzionaria secondo cui i marxisti, in quanto
"rappresentanti del proletariato socialista", possono, e talvolta devono prendere parte a un
governo rivoluzionario, alleandosi con la piccola borghesia. Inoltre, poiché la Comune di Parigi
era stata anzitutto una dittatura democratica, e non socialista, e aveva realizzato "il nostro
"programma minimo"", se collocata nel contesto russo poteva corrispondere a quella che,
secondo Lenin, doveva essere la "dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei
contadini". Sembra dunque di poter affermare che la revisione del marxismo russo operata da
Lenin nel 1905 - per cui i socialdemocratici erano tenuti non soltanto a fare in Russia una
rivoluzione democratica borghese, ma anche ad assumere il potere, portando a termine quella
rivoluzione - abbia costituito la principale base teorica della decisione di Lenin di prendere il
potere nell'ottobre 1917. Nei dieci anni successivi Lenin riaffermò più volte la sua nuova teoria
rivoluzionaria, tanto più trionfalmente nel 1906 e nel 1909, quando essa fu ratificata da Kautsky
in quella che Lenin definì "la più brillante conferma del principio fondamentale del bolscevismo",
contrapposta al "vecchio modello della democrazia borghese" propugnato da Plechanov e dai
menscevichi. Solo nel 1915 ne intraprese un'approfondita revisione, nella nuova situazione
creata dalla guerra mondiale in rapporto sia alla stabilità europea, sia alla solidarietà socialista
(1). La guerra, riteneva, aveva tanto avvicinato la Russia a un'Europa in crisi che la sua
"rivoluzione democratica borghese" sarebbe con ogni probabilità divenuta "parte integrante"
della rivoluzione socialista in Occidente, non più "soltanto il prologo". Se nel 1905 la necessaria
sequenza degli eventi nella versione ottimistica dello schema rivoluzionario di Lenin (egli stesso
lo definiva "il sogno" che ogni socialdemocratico rivoluzionario è tenuto a coltivare) prevedeva
in primo luogo la necessità di "condurre fino in fondo la rivoluzione borghese" in Russia - solo
allora si sarebbe potuto "attizzare la rivoluzione proletaria in Occidente" - il suo programma
rivoluzionario per il 1915 chiedeva che entrambe avessero luogo "contemporaneamente". In
secondo luogo, la perdita di popolarità del socialismo con lo scoppio della guerra aveva
drasticamente ridotto il numero dei gruppi socialisti che si mantenevano rigorosamente
internazionalisti. Di questi, solo coloro che avevano troncato ogni legame con i
"social-sciovinisti" e i kautskiani" potevano aspirare a prender parte con Lenin e il bolscevichi al
movimento socialista russo e internazionale, nonché a un futuro governo rivoluzionario. Ne
erano esclusi in modo particolare i 'trudoviki', Plechanov, i social-rivoluzionari, tutte le gamme di
menscevichi, dai "liquidatori" a Martov, che rientravano tutti sotto la generica etichetta di
"socialsciovinisti", e persino Trotsky, denunciato da Lenin come "kautskiano" (2), e quindi
dall'altra parte della barricata. Mentre i socialdemocratici potevano ancora, come prima,
costituire un'alleanza nel governo rivoluzionario provvisorio con "la piccola borghesia
democratica", che secondo le previsioni di Lenin avrebbe "oscillato a sinistra" al momento
decisivo, non dovevano avere nulla a che fare con i "social-sciovinisti", che in pratica
costituivano quasi tutto l'ambito del socialismo russo organizzato. Nondimeno, nello schema
rivoluzionario di Lenin, i soviet conservavano immutata la loro funzione di punto nodale sia
dell'insurrezione, sia del potere statale rivoluzionario" [Israel Getzler, 'Ottobre 1917: il dibattito
marxista sulla rivoluzione in Russia'] [Estratto da 'Storia del marxismo', Volume terzo, 'Il
marxismo nell'età della Terza Internazionale. I Dalla rivoluzione d'Ottobre alla crisi del '29',
Torino, 1980] [(1) (...) un accurato studio dei cambiamenti della teoria e della strategia
rivoluzionaria di Lenin che portarono alle 'Tesi d'aprile', incentrato però su questioni piuttosto
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La rivoluzione russa poteva diventare "parte integrante" della rivoluzione socialista in Occidente
diverse da quelle trattate qui, è in J. Frankel, 'Lenin's Doctrinal Revolution of April 1917', in
'Journal of Contemporary History', IV, aprile 1969, n. 2, pp. 117-42; (2) Lenin a Henriette
Roland-Holst, 8 marzo 1916 (...)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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