CHIGIANA - UNICO SETT. 2009
23-06-2009
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sce con quella di alcuni sosia conservati appositamente. Mi sono
detto sorridendo che la vita imita l’arte, ma in realtà niente mi
sembra più ovvio dell’intercambiabilità dei vari Lenin offerti
all’ammirazione pubblica.
S. Catucci – L’immagine del disfacimento del leader ha però anche
il valore di una metafora politica, come ricordavi, e politiche sono
anche alcune delle osservazioni di Miscin, per esempio quelle che
riguardano i contadini, trascurati dalla Rivoluzione e semplicemente
equiparati alla condizione operaia. Una volta incontrai Sviatoslav
Richter, avrei dovuto intervistarlo e invece assistetti a un suo
straordinario discorso su Anna Karenina, in particolare sulle osservazioni che Tolstoj, per bocca del personaggio Levin, dedica all’antropologia del lavoratore russo, e anzitutto del contadino. Se Lenin
avesse tenuto a mente le ammonizioni di Tolstoj, mi disse Richter,
la storia sarebbe andata diversamente.
G. Battistelli – Questi riferimenti ci sono nel testo di Renzo Rosso,
ma per me è stato più importante un altro aspetto che legherei a
una sorta di autobiografia musicale. La stagione del cosiddetto
“impegno” si era dissolta improvvisamente, il far musica era andato
a sua volta incontro a un processo di imbalsamazione, evidente
quando si limita a riciclare il già noto o a giocare con le forme del
passato considerandole come oggetti da manipolare a piacere.
S. Catucci – Tu estendi dunque l’immagine della salma al rapporto
della musica con il presente, all’esigenza di intendere diversamente
il suo ruolo, persino alla fedeltà nei confronti di un’esigenza sperimentale di ricerca. Mi viene in mente l’insistenza con la quale la
filosofia degli ultimi cinquant’anni, specialmente in Francia, ma più
di recente anche negli Stati Uniti (penso a David Michael Levin),
ha trattato il problema della “carne” cercando di scostarsi il più
possibile dalle sue implicazioni religiose, ma non potendo evitarle
del tutto. Merleau-Ponty la faceva risalire ad Anassagora e ne parlava come della trama unitaria nella quale ogni corpo si dà come
differenza rispetto agli altri corpi. “Carne” era per lui la traduzione
di un’espressione tedesca usata Husserl, Leib, proprio per distinguere il “corpo proprio” dal “corpo cosa”, Körper, termine che si poteva anche sostituire con “cadavere”, Leich.
G. Battistelli – L’associazione immediata, per me, è quella con la
pittura di Francis Bacon, con il fascino brutale della macelleria
nella quale le carcasse sono appese, aperte, e lasciano vedere un
interno svuotato, privato di tutto il suo segreto, e conseguentemente
della vita.