04/03/2015 Lezione II Il disturbo mentale: definizione e classificazione 1 Un po’ di definizioni Sintomo: le manifestazioni soggettivamente percepite e riferite dal paziente; espressione o segno di alterazione o disfunzione sul piano psichico, fisico o comportamentale; Sindrome: un insieme di sintomi e segni che si presentano in modo associato, ma dei quali non è, o non lo è completamente, nota l’origine eziologica. Disturbo: assimilabile al concetto di sindrome. Malattia: un quadro patologico caratterizzato da sintomi o sindromi specifiche, eziopatogenesi nota (ovvero agente causale e meccanismo di sviluppo della patologia), prognosi e decorso caratteristici. 2 In ambito psicopatologico per lo più si ha a che fare con sindromi/disturbi piuttosto che con malattie. 3 1 04/03/2015 Il problema delle cause In psicopatologia l’approccio multifattoriale è la regola e la prospettiva mono-causale risulta totalmente insostenibile; Il comportamento patologico è sempre un fenomeno complesso per il quale non è possibile identificare un’unica causa. 4 Diffidare sempre da chi sostiene che la causa di un disagio psichico sia la tale circostanza o il tale fattore! Approccio bio-psico-sociale. Si parla di: – Fattori predisponenti – Fattori precipitanti – Fattori di mantenimento 5 2 04/03/2015 Il modello diatesi-stress 7 Un ulteriore “problema” è che nella psicologia clinica e nella psicopatologia coesistono diverse prospettive teoriche che offrono, per i vari disturbi mentali, ipotesi esplicative diverse e, di conseguenza, approcci terapeutici differenti. 8 Nel caso delle malattie mediche, come una polmonite di origine batterica, la validità della diagnosi si riferisce a evidenze obiettive: – che i batteri ne siano la causa (esami colturali), – che esiste una patologia a carico dei polmoni (confermata dai raggi X), – che i sintomi (respiro corto, febbre, tosse), e segni sono compatibile con le cause ipotizzate, – e che il disturbo risponde a un adeguato trattamento antibiotico. 9 3 04/03/2015 Robins e Guze (1970) hanno proposto cinque parametri rispetto ai quali organizzare il processo di validazione della diagnosi psichiatrica: – – – – – Descrizione clinica; Test di laboratorio; Demarcazione di una patologia da altri disturbi; Stabilità ed evoluzione nel tempo; Presenza di familiarità. 10 “La malattia mentale potrebbe (o dovrebbe) essere definita solo in presenza di dati quali: - un’eziologia accertata (conoscenza delle cause e dei fattori favorenti o inibenti il processo morboso); - corrispondenti reperti anatomo-biologici; - e rilievi patogenetici (correlazioni dimostrabili tra cause, reperti biologici ed effetti sintomatologici obiettivabili)”. (Giberti et al., 1996) 11 Di fatto, questo non è possibile se non per alcune specifiche diagnosi psicopatologiche (disturbi mentali organici e alcune forme di demenza)… 12 4 04/03/2015 Rispetto allo studio della mente umana si pone un problema non indifferente: in qualsiasi altra disciplina, ciò che viene studiato, diviene infatti l’“oggetto” di studio della disciplina. A livello psicopatologico, l’oggetto e il soggetto si sovrappongono e si confondono. 13 La classificazione dei disturbi mentali La definizione di malattia è un problema irrisolto in psicopatologia; - Nonostante ciò, disponiamo attualmente di due manuali che classificano le varie forme di disagio psichico: - - Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) - International Classification of Disease (ICD) 14 - Il DSM IV TR riconosce questo limite: “Sebbene in questo manuale venga fornita una classificazione dei disturbi mentali, si deve ammettere che nessuna definizione specifica adeguatamente i confini precisi del concetto di ‘disturbo mentale’” (p.9). 15 5 04/03/2015 DSM 5: definizione di disturbo mentale «Un disturbo mentale è una sindrome caratterizzata da un’alterazione clinicamente significativa della sfera cognitiva, della regolazione delle emozioni o del comportamento di un individuo, che riflette una disfunzione nei processi psicologici, biologici o evolutivi che sottendono il funzionamento mentale. I disturbi mentali sono solitamente associati a un livello significativo di disagio o disabilità in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. Una reazione prevedibile o culturalmente approvata a un fattore stressante o a una perdita comuni, come la morte di una persona cara, non è un disturbo mentale. Comportamenti socialmente devianti (per es. politici, religiosi o sessuali) e conflitti che insorgono primariamente tra l’individuo e la società non sono disturbi mentali, a meno che la devianza o il conflitto non sia il risultato di una disfunzione a carico dell’individuo, come descritto precedentemente.» 16 Il problema della diagnosi e della classificazione Classificare: suddividere un dato insieme di entità astratte in sotto-classi omogenee. Obiettivi: – Permettere un’adeguata descrizione e comunicazione; – Ricavare leggi generali e teorie. 17 In tutte le discipline scientifiche, la definizione dell’oggetto di studio e la classificazione delle varianti sono condizione irrinunciabile per il progredire della scienza. 18 6 04/03/2015 Per esempio, una giraffa può essere definita in maniera molto precisa: ha un collo lungo, il mantello a macchie, è erbivora ecc. La giraffa ha una storia prevedibile: vive in ambienti caldi, cresce a un certo ritmo, si riproduce in modo caratteristico, ha una determinata aspettativa di vita ecc. 19 Questo esempio illustra la necessità di definire un insieme di elementi oggettivi in grado di descrivere, sia trasversalmente che longitudinalmente, una specifica entità da classificare, senza tuttavia dimenticare l’inevitabile variabilità legata a fattori che influenzano sia gli aspetti trasversali (collo più o meno lungo) e longitudinali (la giraffa può morire precocemente perché uccisa in una battuta di caccia). 20 In questo modo, quando un individuo parla di una giraffa a un altro individuo (che sappia di cosa si tratta), si realizza un processo comunicativo sia di natura trasversale (qui e ora) che di natura longitudinale (prognosi). 21 7 04/03/2015 In modo analogo, la classificazione delle malattie in medicina si basa sull’individuazione di sintomi ma soprattutto segni e validatori oggettivi di laboratorio. 22 Perché la diagnosi? Ricondurre un gruppo eterogeneo di sintomi sotto un’unica definizione che veicola l’essenza di una particolare condizione; L’etichetta veicola in modo efficiente e rapido l’informazione; Possibilità di attingere ai dati della letteratura scientifica sui trattamenti basati sulle evidenze. 23 Rischi Indebito etichettamento Stigmatizzazione 24 8 04/03/2015 La classificazione delle malattie mentali è cambiata di continuo negli ultimi due secoli e per molto tempo il disaccordo sulla definizione dei singoli disturbi è stato la regola e non l’eccezione… Questo perché, a differenza delle altre branche della medicina, la psichiatria manca (salvo rarissime eccezioni) di segni e validatori biologici oggettivi. 25 Ciò ha fatto sì che progressivamente la diagnosi sia stata fondata sull’identificazione di “gruppi” di sintomi correlati, con un andamento temporale caratteristico e con la presenza di comportamenti abnormi ed esperienze soggettivamente disturbanti. 26 L’introduzione di criteri espliciti e operativi per la definizione delle sindromi psichiatriche ha condotto a un’elevata replicabilità delle diagnosi (e quindi a un miglioramento dell’aspetto comunicativo della nosografia). 27 9 04/03/2015 Tuttavia, poiché la diagnosi si basa su criteri fondati sull’osservazione e non sull’eziologia, soggetti che presentano la medesima diagnosi possono mostrare un elevato grado di eterogeneità da un punto di vista eziologico e rispetto alla risposta al trattamento. 28 Un po’ di storia For a long time confusion reigned. Every self-respecting alienist, and certainly every professor, had his own classification (Kendell, 1975, p. 87). 29 Per superare questa mancanza di accordo sulle definizioni diagnostiche nel 1980 l’American Psychiatric Association ha pubblicato la terza edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-III). Le due versioni precedenti (DSM-I e DSM-II) avevano infatti avuto scarsissima diffusione. 30 10 04/03/2015 DSM-I (1952): Buona copertura dello spettro psicopatologico Descrizioni narrative dei vari disturbi Ampiamente influenzato dalla teoria psicoanalitica Scarsa affidabilità della diagnosi (necessità di inferire conflitti inconsci) 31 Un esempio dal DSM I 000-xl2 Manic depressive reaction, depressed type Here will be classified those cases with outstanding depression of mood and with mental and motor retardation and inhibition; in some cases there is much uneasiness and apprehension. Perplexity, stupor or agitation may be prominent symptoms, and may be added to the diagnosis as manifestations. 32 DSM-II (1968): Sviluppo di criteri più espliciti e specifici Manca ancora decisione algoritmica Ancora influenzato da teoria psicoanalitica 33 11 04/03/2015 La storia del DSM-III (1980) fu invece diversa: - Criteri diagnostici descrittivi ed espliciti (operazionali) per ogni disturbo; - Abbandono del linguaggio/teoria psicoanalitica; - Diagnosi basata su sintomi e segni piuttosto che su ipotesi eziologiche (adozione di termini “neutri”); - Introduzione di un approccio multi-assiale e politetico; - Sviluppo di interviste strutturate per accertare la presenza dei criteri (↑ inter-rater reliability) ; - Strumento in continua evoluzione (DSM-III-R, DSM-IV, DSM-IV-TR…). 34 Dopo l’uscita del DSM III, nelle edizioni successive si sono osservati soltanto progressivi “affinamenti”, senza sostanziali modifiche relativamente alla concettualizzazione di disturbo mentale e alla struttura generale. I cambiamenti più consistenti sono avvenuti solo con il DSM 5. 35 DSM-III-R (1987): - Semplice “rifinitura” alla terza edizione; - Eliminazione dei criteri gerarchici; - Maggiore enfasi sulla descrizione politetica dei disturbi. 36 12 04/03/2015 DSM-IV (1994): - Revisione piuttosto conservativa dei criteri basata su dati di ricerca; - Maggiore attenzione agli aspetti culturali. DSM-IV-TR (2001): - Nessun cambiamento nei criteri, solo nelle descrizioni che li accompagnano. 37 DSM-IV-TR Prevede una classificazione multi-assiale cioè le informazioni diagnostiche vengono riportate su 5 assi; ognuno di essi si riferisce a un diverso insieme di informazioni che, nel complesso, aiutano il clinico a pianificare al meglio l’intervento terapeutico e a prevederne l’esito a medio e lungo termine. 38 Asse I: Sindromi cliniche Asse II: Disturbi di personalità e RM Asse III: Condizione medica generale Asse IV: Problemi psicosociali/ambientali Asse V: Funzionamento generale (Asse VI: Funzionamento difensivo) 39 13 04/03/2015 ASSE I Disturbi Clinici Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica ASSE II Esordio precoce (infanzia/adolescenza); Decorso cronico e stabile nel tempo; Pervasivi (cioè estesi trasversalmente a tutti i domini dell’esistenza); Generalmente percepiti come ego-sintonici dal paziente (“Sono fatto così, non ci posso fare nulla”). 40 Ad esempio: Asse I: 296.21 Disturbo depressivo maggiore, Episodio singolo, grave senza manifestazioni psicotiche; Asse I: 303.90 Dipendenza da alcol; Asse II: 301.6 DDP; Asse III: Nulla; Asse IV: Divorzio recente; disoccupazione; Asse V: 41. 41 Struttura dei criteri diagnostici: - (Breve descrizione del quadro clinico); - Criteri sintomatologici; - Criteri di esclusione; - Compromissione funzionale/disagio. 42 14 04/03/2015 Criteri di esclusione Compromissione funzionamento Criterio sintomatologico DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE A) Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere. - umore depresso - marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività - significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese) oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi ogni giorno. - insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno - agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno - faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno - sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati - ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno - pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l’ideazione di un piano specifico per commettere suicidio. B) I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. C) I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici di una sostanza o di una condizione medica generale e non sono meglio giustificati da Lutto. D) Il verificarsi dell’episodio depressivo maggiore non è meglio spiegato dal disturbo schizoaffettivo, dalla schizofrenia, dal disturbo schizofreniforme, dal disturbo delirante o dal disturbo dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici con altra specificazione o senza specificazione. E) Non vi è mai stato un episodio maniacale o ipomaniacale. 43 Criteri sintomatologici Approccio politetico (variante di un approccio categoriale) Alcune caratteristiche sono concepite come elementi essenziali per la definizione del disturbo, mentre le altre possono variare da individuo a individuo. 44 Vantaggi: Fermo restando che, per ricevere una certa diagnosi, alcuni sintomi devono necessariamente essere presenti, si rende giustizia delle differenze interindividuali nelle manifestazioni cliniche dello stesso disturbo. Limiti: Due individui diversi, pur rientrando entrambi nei criteri di un EDM, potrebbero quindi avere un solo sintomo in comune… 45 15 04/03/2015 A) Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere. 1) umore depresso 2) marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività 3) significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese) oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi ogni giorno. 4) insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno 5) agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno 6) faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno 7) sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati 8) ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno 9) pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l’ideazione di un piano specifico per commettere suicidio. 46 DSM 5 (2013): - Cambia la struttura: non più multiassiale - Cambiano alcuni «raggruppamenti» - Verso la dimensionalità… - Nuove diagnosi - Criteri meno «restrittivi» - Rischio «inflazione diagnostica» 47 48 16 04/03/2015 L’introduzione del DSM ha senz’altro contribuito a migliorare l’attendibilità della diagnosi e a permettere la comunicazione tra specialisti con background formativi diversi. Cioè due operatori diversi con lo stesso livello di competenza possono – osservando lo stesso paziente e basandosi sui criteri DSM – giungere, con ragionevoli margini di certezza, a formulare la stessa diagnosi (Inter-rater reliability) Oppure la diagnosi risulta coerente in due valutazioni eseguite in due momenti diversi. (Test-retest reliability) La validità delle diagnosi rimane invece scarsa. 49 psichiatriche In presenza di un disturbo psichico, il paziente giunge con una lamentela soggettiva (ansia, depressione), e il clinico raccoglie i sintomi attraverso l’osservazione dei comportamenti del paziente, del suo atteggiamento e dei suoi processi di pensiero. Tuttavia, esistono pochi indicatori oggettivi (analoghi alle analisi del sangue o ai raggi X) che possano confermare la diagnosi. 50 Esperimento di Rosenhan (1973) Ipotesi: Gli psichiatri non sono in grado di valutare in maniera affidabile se una persona sia sana di mente o meno. Partecipanti allo studio (a loro insaputa…): personale medico infermieristico di 12 ospedali psichiatrici in cinque diversi stati USA. Lo studio ha coinvolto 8 persone (pseudo-pazienti) che hanno richiesto l’ammissione. Gli pseudo-pazienti hanno contattato gli ospedali telefonicamente e sono stati ricoverati lamentando di sentire voci. Dissero che le voci, a loro non note, appartenevano a una persona del loro stesso sesso, erano spesso incomprensibili ma dicevano “vuoto”, “cavo”. Gli pseudo-pazienti diedero un falso nome e una falsa professione ma tutti gli altri dettagli forniti corrispondevano a verità: alti e bassi della loro vita, relazioni, eventi di vita significativi e così via. 51 17 04/03/2015 Una volta ammessi in reparto gli pseudo-pazienti cessarono di simulare qualsiasi tipo di sintomo psichiatrico. Presero parte alle attività del reparto, interagendo con il personale e gli altri pazienti. Quando veniva chiesto loro come stessero, rispondevano di stare bene e di non fare più esperienza dei sintomi. A ciascuno pseudo-paziente fu detto che avrebbe dovuto essere dimesso convincendo il personale medico di stare bene. Nessuno degli pseudo-pazienti fu scoperto e tutti, tranne uno, furono ricoverati con la diagnosi di schizofrenia per essere poi dimessi con la diagnosi di schizofrenia in remissione. La durata del ricovero fu compresa tra i 7 e i 52 gg (Media: 19 gg). Per quanto non smascherati dal personale medico, molti degli altri pazienti sospettarono fossero persone sane (35 di 118 esplicitarono apertamente i loro sospetti). 52 L’utilità di una diagnosi è legata essenzialmente alla possibilità di: - fare previsioni sul decorso e sull’esito della malattia; - orientare verso la scelta di una terapia efficace. Attualmente le diagnosi DSM hanno utilità limitata in termini di prognosi e scelta terapeutica e gli aspetti dimensionali del quadro psicopatologico sembrano in tal senso più utili delle diagnosi categoriali. Tale via sarà probabilmente percorsa nelle prossime edizioni del manuale. 53 La diagnosi psicopatologica Si basa sulla raccolta dei dati anamnestici e sull’osservazione e descrizione dello stato clinico attuale. Inoltre è necessario conoscere le condizioni socio-economiche del paziente e il retroterra culturale di appartenenza: ciò che è patologico in uno specifico ambiente culturale può non esserlo in un altro. 54 18 04/03/2015 Anamnesi Può essere utile interpellare i familiari (lì dove il paziente non sia un informatore attendibile); E’ importante porre attenzione, oltre ai sintomi, al modo abituale di pensare, sentirsi e comportarsi del soggetto (personalità). Va ricercata la possibilità di sviluppo di un disturbo rispetto a una personalità premorbosa, sia l’insorgere di un disturbo che produce una frattura con lo stile generale di vita del paziente. 55 L’anamnesi ha un ruolo particolarmente importante perché l’osservazione dello stato attuale (prospettiva trasversale) va sempre, quando possibile, messa in relazione alla ricostruzione del decorso del disturbo negli anni precedenti. 56 Ad esempio, la presenza di un episodio depressivo maggiore nell’attualità può essere inquadrata come: – Disturbo depressivo unipolare; OPPURE – Disturbo bipolare (I o II) a seconda della presenza, in passato, di episodi maniacali o ipomaniacali. 57 19 04/03/2015 Inoltre, il paziente può concentrarsi esclusivamente sui problemi che nell’attualità sono la principale causa di disagio, omettendo di riferire altri elementi clinicamente rilevanti. 58 Una volta raccolti i sintomi, occorre procedere al collegamento degli stessi per giungere alla diagnosi. Devono essere identificati i “sintomi chiave” attorno ai quali si organizzano tutti gli altri. Inoltre devono essere conosciute le modalità più tipiche in cui i vari quadri clinici si presentano. 59 Per esempio, un delirio a tematica ipocondriaca in assenza di alterazioni dell’umore può portare a formulare la diagnosi di Disturbo delirante, sottotipo somatico. In presenza di umore depresso, verrà meglio inquadrato come Episodio depressivo maggiore, grave con manifestazioni psicotiche. 60 20 04/03/2015 La differenza è abissale! – Nel primo caso il delirio costituisce il sintomo preminente; – Nel secondo caso, deriva dalla depressione e ne costituisce un indice di gravità. Nei due casi, il decorso dei disturbi, la terapia e la prognosi saranno molto diversi! 61 Per il clinico esperto, la diagnosi può essere di tipo empatico e basarsi sulle modalità di relazionarsi del paziente e sull’introspezione dell’operatore rispetto ai suoi vissuti. Tale modalità diagnostica: – Non ha corrispettivi in nessuna altra specialità medica; – Concepisce l’operatore come strumento di valutazione; – Può essere pericolosa se non concepita come un’ipotesi da verificare; – Richiede un percorso formativo lungo. 62 Definita la diagnosi nel sistema classificatorio di riferimento, si è giunti a un inquadramento descrittivo del disturbo del paziente che permette di compararlo con altri pazienti affetti da quello stesso disturbo. In tale modo si può far riferimento alle linee guida sulla terapia e alle ricerche scientifiche sulle risposte alle terapie e sulle possibilità di guarigione, in linea con la Evidence based medicine. 63 21 04/03/2015 La valutazione psicodinamica completa la diagnosi e costituisce un diverso livello di indagine. Non si considera più solo l’aspetto obiettivo del sintomo, ma la sua interpretazione in relazione alle caratteristiche strutturali della personalità del paziente. Si fonda sul concetto di inconscio. 64 Diagnosi: «A dozen general tips» Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 65 Diagnosi: «A dozen general tips» 1) Lo studio del paziente è importante quanto lo studio della malattia Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 66 22 04/03/2015 Diagnosi: «A dozen general tips» 2) La diagnosi è un processo che richiede tempo Diverse sedute Diversi metodi Please wait while diagnosis is processing… Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 67 Diagnosi: «A dozen general tips» 3) If you hear hoofbeats on Broadway, think horses, not zebras! Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 68 Diagnosi: «A dozen general tips» 4) Fonti di informazione multiple Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 69 23 04/03/2015 Diagnosi: «A dozen general tips» 5) Considerare diagnosi precedenti ma non farci totale affidamento Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 70 Diagnosi: «A dozen general tips» 6) Rivedere costantemente la diagnosi Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 71 Diagnosi: «A dozen general tips» 7) Particolare attenzione a bambini e adolescenti Differenze nella maturazione Uso di sostanze Stressor familiari e ambientali Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 72 24 04/03/2015 Diagnosi: «A dozen general tips» 8) Particolare attenzione agli anziani Sintomi dovuti a condizioni neurologiche o mediche Attenzione ai farmaci Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 73 Diagnosi: «A dozen general tips» 9) Minore gravità Più difficile diagnosi Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 74 Diagnosi: «A dozen general tips» 10) Quando si è in dubbio, meglio sottodiagnosticare Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 75 25 04/03/2015 Diagnosi: «A dozen general tips» 11) Una diagnosi accurata può portare grandi benefici, una diagnosi sbagliata può essere disastrosa Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 76 Diagnosi: «A dozen general tips» 12) Tornando a Ippocrate… «Per prima cosa, non nuocere» Frances, Essentials of psychiatric diagnosis, 2013 77 26