70 anni fa finiva la guerra

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70 anni fa finiva la guerra
di Raffaele Dicembrino – La Croce, sabato 9 maggio 2015
Un appello al “rispetto incondizionato per la dignità umana” perché solo con questo “spirito” l’Europa può affrontare
le sfide della immigrazione e della giustizia sociale. È il “messaggio” diffuso dal cardinale Reinhard Marx, presidente
della Comece, la Commissione degli episcopati dell’Unione europea, in occasione della commemorazione della fine
della seconda guerra mondiale che si sta celebrando nel suo 70° anno. “La chiave di volta” della costruzione della
casa europea – ha esordito l’alto prelato – è “lontana dall’essere posata”. Di seguito ha rammentato quanto Papa
Francesco ha affermato lo scorso novembre parlando al Parlamento di Strasburgo, il cardinale Marx ha sottolineato
come questa “chiave” è “il rispetto incondizionato per la dignità umana”. “La domanda che poniamo è la seguente:
siamo rimasti al punto di esigere gli uni dagli altri o siamo diventati capaci di metterci al servizio gli uni degli altri?”.
Si tratta di un interrogativo fondamentale da cui dipende l’approccio con cui l’Europa intende porsi di fronte ai vari
problemi che oggi l’attraversano e cioè “il modo con cui trattiamo i rifugiati che cercano protezione e soccorso in
Europa” e “nel contesto delle ingiustizie sociali e delle tensioni in Europa che colpiscono soprattutto i giovani privati
di ogni prospettiva futura”. Quindi l’arcivescovo di Monaco ha aggiunto: “Occorrono decisioni politiche in grado di
bilanciare rivendicazione e servizio. Rimane sostanzialmente la sfida, soprattutto per noi cristiani, e che viene
dall‘esempio di Gesù: è solo nell‘attenzione verso l‘altro che io posso difendere la dignità dell‘uomo. Ed è proprio in
memoria di tutte le sofferenze che ci ha colpito durante il nostro passato in Europa, che si fonda la nostra convinzione
che ogni vita umana è preziosa e unica. La realtà è che non sono gli altri ad aver bisogno di noi; ma noi abbiamo
bisogno degli altri per poter essere in grado di posare la chiave di volta” della costruzione europea.
Ma qual è stato il ruolo della Chiesa in Germania durante e dopo il secondo conflitto mondiale?
L’opposizione di tutte le Chiese al nazismo in Germania, come le opposizioni da parte di altri soggetti, diretta
all’abbattimento del regime nazista fu, per quanto riguarda l’efficacia, limitata e irrilevante, più simbolica che fattiva.
Gli ostacoli per lo sviluppo in Germania, di una fattiva opposizione al nazismo, fra il 1933 e il 1939, furono i successi
del regime in politica interna, quelli in politica estera e la spietata opera di repressione nazista, di una durezza ed
organicità eccezionali.
La repressione, che assunse l’aspetto del terrore, decapitò drasticamente fin dall’inizio le opposizioni. L’opposizione,
praticamente annientata, si manifestò con piccoli gruppi che diffondevano materiali clandestini e sabotavano
l’industria bellica, oltre che con i contatti diretti con gli emigrati attraverso cui acquisivano e davano notizie. Accanto
a questi rari gruppi, composti prevalentemente da comunisti e socialdemocratici, vi era un’opposizione che potremmo
chiamare di vertice composta cioè da borghesi, da alti gradi militari e da alti prelati cattolici e protestanti.
Nell’opposizione dei militari e dei civili prevalevano due considerazioni essenziali, che la politica economica nazista,
diretta essenzialmente al riarmo, avrebbe portato la Germania alla rovina e che il nazismo avrebbe precipitato il paese
in una nuova guerra mondiale, che avrebbe annientato il popolo tedesco, mentre l’opposizione delle Chiese Cattolica
e Protestante era diretta contro non solo il regime e le sue forme di neopaganesimo o allo spirito antireligioso proprio
della ideologia nazista, ma contro la visuale ideologica totalizzante che il regime voleva attuare sulla formazione
culturale della popolazione.
Nel 1930 l’arcidiocesi di Magonza aveva proclamato proclamava pubblicamente che : «Ai membri del partito
hitleriano non è permesso prendere parte in gruppo a funerali o altre simili funzioni cattoliche e finché un cattolico
rimane iscritto al partito hitleriano non può essere ammesso ai sacramenti ».
I vescovi cattolici tedeschi nell’agosto del 1932,durante i lavori della Conferenza episcopale tedesca, emanarono un
documento ufficiale in cui si ribadiva in modo solenne l’interdizione dei cattolici a iscriversi al partito nazista, pena la
scomunica e si metteva all`indice il Mein Kampf
Malgrado questi contrasti i nazisti, poco dopo la nomina di Hitler a cancelliere, firmarono, nel luglio 1933, il
concordato con la Chiesa Cattolica, con la speranza di tacitare e assicurare loro, la non ostilità dei politici e degli
esponenti cattolici . La Chiesa pur non fidandosi del tutto dei nazisti, sperava così d’avere un punto preciso e chiaro
con cui definire i rapporti tra stato e chiesa. Ben presto il regime violò le clausole e le più importanti associazioni e i
giornali cattolici vennero fatti chiudere. I partiti cattolici come il Zentrum vennero sciolti, già nel Giugno del 1933,
prima del concordato, con la promessa, non mantenuta, che la loro libertà d’azione, sotto altre forme, sarebbe stata
garantita dal concordato stesso. Va rammentato che lo stesso Hitler aveva dichiarato :”Ciò (il “Reichskonkordat”) non
mi impedirà di sradicare totalmente il cristianesimo dalla Germania, di eliminarlo in maniera completa, radicale e
definitiva. È una questione decisiva: o il nostro popolo ha una fede ebraico-cristiana, con la sua morale molle e
compassionevole, oppure una forte ed eroica fede nel dio della natura, nel dio del proprio popolo, nel dio del proprio
destino, nel dio del proprio sangue. Non è possibile essere cristiani e tedeschi insieme”. L’ opposizione al
nazionalsocialismo da parte della chiesa cattolica in Germania venne riconosciuta anche da molti ebrei. Uno dei più
famosi fu Albert Einstein che dichiarò in una famosa intervista alla rivista americana Time : « Essendo amante della
libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università ma gli atenei vennero zittiti.
Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani ma anche loro vennero ridotti al silenzio, soffocati nell’arco di poche
settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità.
Prima io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto
e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l’ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la
libertà morale.
A conferma di questo stato di cose ecco le parole di Emmanuel Lévinas, grande filosofo ebreo del novecento, il quale
ha riconosciuto di essere vivo grazie ai sacerdoti cristiani. Infatti lui fu segregato dai nazisti fino alla fine della guerra
in un campo per prigionieri di guerra ebrei. “Allora ovunque appariva una tonaca nera c’era rifugio. Io stesso devo la
vita della mia famiglia a un monastero”.
Il cardinale George William Mundelein definì Hitler “un pazzo imbianchino”. Anche le posizioni del vescovo di
Münster Clemens August von Galen contro la soppressione delle “vite indegne di essere vissute” (cioè dei disabili)
predisposto dal regime nazista, suscitarono l’ira dei capi nazisti, tanto che Martin Bormann chiese l’impiccagione di
von Galen, ma Joseph Goebbels convinse Hitler ad attendere la vittoria finale per pareggiare i conti.
Lo stesso Hitler ribadì il concetto affermando “Quando avrò risolto tutti gli altri miei problemi, farò i conti con la
Chiesa. Allora essa vedrà i sorci verdi.”
Non si contano poi i sacerdoti, i religiosi e le suore che subirono a causa della loro opposizione pubblica al regime
restrizioni, persecuzioni giudiziarie, provvedimenti penali fino alla pena capitale (più di un terzo del clero secolare e
un quinto circa del clero regolare). Come non ricordare: padre Bernhard Lichtenberg rettore della Cattedrale di
Sant’Edvige, Jakob Gapp sacerdote marianista austriaco ghigliottinato nel carcere di Plötzensee, Karl Leisner ordinato
sacerdote a Dachau, Johannes Prassek, Hermann Lange ed Eduard Müller tre preti di Amburgo condannati a morte
come da sentenza del Tribunale del Popolo nazionalsocialista, per “disfattismo, malizia, favoreggiamento del nemico
e ascolto di trasmissioni ostili”.
Tutta questa repressione perché per la costituzione di uno stato totalitario, Hitler aveva bisogno di soffocare ogni
forma di controllo sulla vita delle persone che non fosse il nazionalsocialismo.
E l’influenza della Chiesa sulla coscienza del popolo tedesco era molto forte, per una diffusa e sentita religiosità. Per
necessità politica (interna ed estera) Hitler non riuscì pertanto a imbavagliare la totalità del clero e questo rimase, in
alcuni suoi meritevoli esponenti, una delle poche voci fuori dal coro. Tra l’altro, solo verso la fine della guerra,
quando il caos regnava in Germania, Hitler e il suo partito riuscirono a regolare i conti con alcuni dissidenti religiosi,
cosa che prima non avevano potuto fare (per la popolarità di cui godevano).
Dunque, durante i dodici anni di vita del Terzo Reich, la Chiesa a causa della sua azione di contrasto al regime
dovette subire restrizioni e vessazioni perché giudicata ostile dal governo nazista. Durante il processo di Norimberga
uno dei capi d’accusa imputati al leader nazisti era la persecuzione religiosa in ritorsione all’opposizione della chiesa
cattolica . L’accusa dichiarò infatti: «Essi (i cospiratori nazisti) hanno dichiarato il loro obiettivo di eliminare le chiese
cristiane in Germania ed hanno perciò cercato di sostituirle con le istituzioni e le credenze naziste; in ordine di ciò
hanno perseguito un programma di persecuzione di sacerdoti, chierici e membri di ordini monastici che essi
ritenevano opporsi ai loro intenti, ed hanno confiscato le proprietà della chiesa» .Le conseguenze della non
collaborazione di gran parte dell’istituzione ecclesiastica cattolica furono pesanti: più di un terzo del clero secolare e
un quinto circa del clero regolare, ossia più di 8000 sacerdoti furono sottoposti a misure coercitive, 110 morirono nei
campi di concentramento, 59 furono giustiziati, assassinati o perirono in seguito ai maltrattamenti ricevuti. Dal
conteggio sono ovviamente esclusi i laici vicino alla Chiesa e i dati riportati si riferiscono alla sola Germania e non a
tutti i territori occupati, dove la persecuzione contro la Chiesa,vista come oppositrice del nazismo, fu ancora più
tragica. La storia ci narra di quando Hitler, dopo aver invaso la cattolica Polonia, usó verso la chiesa gli stessi metodi
usati in patria: abolizione dell’ora di religione ed espulsione dei preti dalle scuole; chiusura delle associazioni
cattoliche e della stampa cattolica; persecuzione verso il clero e simpatizzanti, chiusura e distruzione di chiese e
monasteri. Alla fine della guerra in Polonia il Fuhrer lascerà come ricordo perenne della sua anticattolicità 4 vescovi,
1996 sacerdoti, 113 chierici, 238 religiose assassinati brutalmente ai quali vanno aggiunti un totale di 3642 sacerdoti ,
389 chierici, 341 conversi e 1117 suore deportati. Cifre altrettanto significative si riscontrano in tutti i paesi occupati.
Alcuni documenti ritrovati nel settembre del 2009 confermano (qualora ce ne fosse ancora bisogno) l’accaduto: questi
scritti recuperati in Germania dalla Pave the Way Foundation (PTWF) provano che già dal settembre del 1930 i
Vescovi cattolici scomunicarono il Partito Nazista di Hitler. Come sopra riportato, tre anni prima che Adolf Hitler
salisse al potere, l’arcidiocesi di Magonza condannò in forma pubblica il Partito Nazista.
“Ai membri del partito hitleriano non era permesso prendere parte in gruppo a funerali o altre simili funzioni
cattoliche”. Inoltre, “ finché un cattolico rimaneva iscritto al partito hitleriano non poteva essere ammesso ai
sacramenti”.
Nel febbraio del 1931 fu la diocesi di Monaco a confermare l’incompatibilità della fede cattolica on il partito nazista.
Nel marzo del 1931 anche le diocesi di Colonia, Paderrborn e delle province renane, denunciarono l’ideologia nazista,
vietando in forma pubblica ogni contatto con i nazisti.
Indignati e furiosi per la scomunica emessa dalla Chiesa cattolica, i nazisti inviarono Hermann Göring a Roma con la
richiesta di udienza al Segretario di Stato Eugenio Pacelli. Il 30 aprile del 1931, il Cardinale Pacelli si rifiutò di
incontrare Göring, il quale fu ricevuto dal Sottosegretario monsignor Giuseppe Pizzardo con l’incarico di prendere
nota di ciò che i nazisti chiedevano.
Nell’agosto del 1932, la Chiesa cattolica scomunicò tutti i dirigenti del Partito Nazista. Tra i principi anticristiani
denunciati come eretici, la Chiesa cattolica tedesca menzionò esplicitamente le teorie razziali ed il razzismo.
Sempre nell’agosto del 1932, la Conferenza Episcopale Tedesca pubblicò un dettagliato documento in cui dava
istruzioni su come relazionarsi con il Partito Nazista.
Nel documento è scritto che era assolutamente vietato per i cattolici diventare membri del Partito nazionalsocialista.
Chi disobbediva veniva immediatamente scomunicato.
Nel documento della Conferenza Episcopale trovato dalla PTWF è scritto che “tutti gli Ordinari hanno dichiarato
illecito l’appartenere al Partito Nazista”, perché “le manifestazioni di numerosi capi e pubblicisti del partito hanno
carattere ostile alla fede” e “sono contrarie alla dottrine fondamentali ed agli indirizzi della Chiesa cattolica”.
Nel gennaio del 1933 Adolf Hitler giunse al potere e le organizzazioni cattoliche tedesche diffusero un volantino
intitolato “Un appello serio in un momento grave”, in cui consideravano la vittoria del Partito nazionalsocialista “un
disastro” per il popolo e per la nazione.
Il 10 marzo del 1933, la Conferenza Episcopale Tedesca riunita a Fulda scrisse un appello al Presidente della
Germania, il generale Paul L. von Beneckendorff und von Hindenburg, per esprimere “le nostre preoccupazioni più
gravi che sono condivise da ampi settori della popolazione”.
I Vescovi tedeschi si rivolsero a von Hindenburg manifestando il timore che i nazisti non avrebbero rispettato “il
Santuario della Chiesa e la posizione della Chiesa nella vita pubblica”.
Per questo chiesero al Presidente una “urgente protezione della Chiesa e della vita ecclesiastica”.
Tuttavia, i Vescovi cattolici non furono ascoltati.
La guerra, come tutti i conflitti fu un’immane tragedia. Vennero uccisi migliaia di tedeschi che si rifiutarono di
prendere le armi perché cattolici e contrari al conflitto, perché sostenitore della pace. La Chiesa ebbe un ruolo
importante offrire speranza non solo alla Germania ma all’Europa intera devastate dal dolore e dalla sofferenza.
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