Il nazismo - Altervista

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CAPITOLO 2
Il nazismo
In Germania nel gennaio del 1919 esplose una rivoluzione, guidata dal movimento marxista. Artefice di tale
iniziativa fu la Lega di Spartaco, l’organizzazione rivoluzionaria guidata anche da Rosa Luxemburg. Questi
rimproveravano alla socialdemocrazia la sua adesione alla guerra a cui i comunisti invece si erano opposti.
Sostenevano una forma di marxismo ben diverso rispetto a quello leninista. Essi temevano l’eccessivo peso
assunto in Russia dal partito comunista dalla masse operaie; Luxemburg nel periodo dei tumuli promosse la
trasformazione della Lega di Spartaco in partito comunista tedesco (1°gennaio 1919). La rivolta venne
repressa, l’ordine venne riportato anche in Baviera dove si era formata la repubblica dei Consigli di stampo
sovietico. Nel frattempo una Assemblea costituente a maggioranza socialdemocratica, si era riunita a Weimar
(repubblica di Weimar) e aveva elaborato una nuova Costituzione. La Germania diveniva così una repubblica federale, costituita dagli Stati regionali retta da un cancelliere, il quale era responsabile del proprio
operato di fronte al parlamento cui spettava il potere legislativo. A capo dello Stato vi era un presidente, eletto
ogni sette anni direttamente dal popolo e detentore del potere esecutivo. La nuova repubblica dovette fare
subito i conti con le pressioni di sinistra e di destra. Questi ultimi dettero vita ad un movimento insurrezionale
militare e a un tentato colpo di Stato, il putsch di Kapp, dal nome di un alto funzionario che promosse e diresse
l’azione. La situazione era comunque aggravata dal disastro economico: la Germania doveva risarcire i danni
della prima guerra mondiale, le imprese tedesche non riescono più a vendere i proprio prodotti sui mercati
(occupati dai francesi e inglesi) ne alle colonie oramai perdute; molte imprese chiusero con il successivo
dilagarsi della disoccupazione, l’ inflazione infine raggiunge livelli altissimi. La Francia poi, occupò
militarmente il bacino minerario del Ruhr, fondamentale per la ripresa dell’economia tedesca. Ciò significa
mettere in ginocchio la Germania. L’unico risultato ottenuto fu quello di ingigantire il risentimento dei
Tedeschi e di esasperare il nazionalismo e le correnti di destra. In questo clima si costituì a Monaco, il
Partito operaio tedesco, di estrema destra, al quale nell’autunno dello sesso anno aderì un imbianchino di
nome Hitler. Grazie alla sua oratoria dette vita ad un movimento politico che egli chiamò “nazionalsocialista”,
contraddistinto dal simbolo delle camicie brune e dal segno della svastica (significa apportatore di benessere, è
diffuso in India come simbolo religioso; fu assunto poi dai gruppi tedeschi come simbolo di arianità) sul
braccio destro. Il movimento si trasformò in Partito nazionalsocialista dei lavoratori, più comunemente noto
come partito nazista. I militanti si distinsero per i loro metodi terroristici volti a restaurare in Germania un
regime autoritario. Hitler tentò nel 1923 un colpo di stato contro il governo bavarese che però fallì. Nel
frattempo la situazione della Germania stava lentamente migliorando grazie all’apertura di relazioni
diplomatiche e commerciali con Unione Sovietica e Stati Uniti. Nello stesso tempo anche la politica
internazionale cominciava a volgere in senso positivo. Nell’ottobre del 1925 infatti Francia e Germania, con la
garanzia dell’Inghilterra e dell’Italia, firmarono nella città di Locarno un patto che pur riconoscendo la
cessione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena e l’impegno della Germania a non modificare con le armi la
nuova situazione politica.
Subito dopo la Germania venne ammessa alla Società delle Nazioni e enne firmato il patto Briand-Kellog
sottoscritto dai sottosegretari di ben 60 stati. Tale patto rifiutava la guerra come mezzo per risolvere contese
fra Stati e stabiliva l’appoggio incondizionato dei paesi aggrediti.
Le ripercussioni della crisi del’29 in Germania rafforzarono le tendenze estremiste tedesche. Rinacquero gli
impulsi di irrazionalità esasperata, che trovarono nuovo sfogo nel nazionalismo.
Il nazionalsocialismo fini per prevalere sui partiti moderati di Weimar. Oltre ad ottenere il sostegno
dell’esercito e della polizia, Hitler riuscì ad assicurarsi l’appoggio dell’industria e dell’alta finanza
disposte a fornirgli cospicui mezzi economici nella speranza di veder sorgere un regime autoritario, garantendo
i loro interessi. Hitler si presentava come il paladino della nazione offeso dagli alleati a Versailles; a essi
prometteva di riscattare il paese. Nel settembre 1930 il nazismo conseguì un successo elettorale che non gli
concedeva ancora la maggioranza, ma gli assegnava il costo di secondo partito del paese. Dopo il successo
ottenuto dl partito nazista nelle successive elezioni a causa dell’impossibilità di costituire una solida compagine
governativa, il presidente Hinderburg prese ‘iniziativa di compiere una decisa svolta a destra. Facendosi forte
del risultato delle elezioni allontanò il cancelliere Von Papen e chiamò a fondare il nuovo governo lo stesso
Hitler( 3071719033).
La sera del 27 febbraio giunse improvvisa la notizia che il ReichStag, sede del parlamento, era stato
incendiato. Si sparse la voce che l’incendio fosse frutto di un complotto comunista con lo scopo di
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impadronirsi del potere. Ebbe inizio cosi una vera caccia all’uomo; in seguito a questa macchinazione i nazisti
riucirono a dare inizio a una politica fondata sul terrore infliggendo un colpo decisivo alla democrazia. Il
presedente Hindemburg sciolse il parlamento e indisse nuove elezioni al fine di dare alla Germania un
parlamento meglio rispondente alla svolta storica. Facendo leva sulla maggioranza parlamentare raggiunta,
Hitler si affrettò a far votare una legge delega destinata a concedere per quattro anni i pieni poteri al suo
governo che ne approfittò per eliminare ogni forma di opposizione e per instaurare un regime totalitario. Hitler
chiamato Fuhrer cioè duce iniziò una spietata dittatura. Con una specifica legge provvide anche a far
riconoscere ufficialmente come partito unico quello nazista. Clamoroso fu l’eccidio della notte dei lunghi
coltelli nel corso della quale furono trucidati dalle SS (squadre armate personali di Hitler) molte SA (squadre
d’assalto).
Alla morte di Hindemburg, Hitler ottenne il potere assoluto, riunendo illegalmente nelle proprie mani le due
cariche supreme dello Stato. Annientata ogni forma di opposizione e deportazione nei campi di concentramento la Germania venne trasformata da Stato federale a stato unitario. Di tutto questo la gente era
soddisfatta e anche il parlamento era diventato un luogo dove si approvavano i decreti di Hitler e si applaudiva
ai discorsi dello stesso. La principale ragione del consenso del popolo tedesco deve essere cercata nei buoni risultati ottenuti in campo economico. L’evocazione del mito del capo carismatico fu consacrata infatti dai suoi
successi in politica interna risollevando le sorti della Germania. Risollevò anche le sorti economiche instaurando la forma di autarchia. Ad instaurare in Germania il sistema totalitario contribuirono tre strumenti: il
terrore poliziesco, l’azione di propaganda, l’inquadramento della popolazione attiva nelle organizzazioni del
partito.
La politica estera del partito ebbe un carattere aggressivo nei confronti dei paesi naturalmente tedeschi
come l’Austria e la Cecoslovacchia considerando l’espansione in questi territori come la prima tappa di un
processo che avrebbe portato all’unione di tutti i Tedeschi in un'unica grande patria germanica.
I fondamenti dell’ideologia nazionalsocialista vennero delineati nel Mein Kampf. Grande fu l’avversione verso
il comunismo bolscevico e la socialdemocrazia. La politica hitleriana era basata su una specie di sentimento
mistico, su un miscuglio di aspirazioni nazionalistiche, di principi liberaleggianti e di teorie eugenetiche: che
avevano come punto di raccordo due elementi fondamentali quello della razza e quello dell’ineguaglianza. Il
nazismo sosteneva la teoria della superiorità assoluta della razza ariana alla quale andava attribuito il merito
esclusivo del progresso dell’umanità. La razza ariana si identificava con quella germanica e il compito dello
stato nazista era quello di dar vita ad un processo di purificazione. Il principale nemico del nazismo fu il popolo
ebraico considerato la vera origine di tutti i mali. Ne conseguì una politica che mirava ad una progressiva e
spietata persecuzione degli ebrei. Le persecuzioni divennero più acute con le leggi di Norimberga.
L’antisemitismo era un pretesto una copertura delle ragioni economiche; gli ebrei occupavano posizioni di
rilievo in importanti settori della finanza e potevano quindi ostacolare i piani economici del nazismo.
Tali teorie trovavano il consenso di quasi tutto il popolo tedesco il che deve far riflettere sulla propensione
umana ad individuare un capro espiatorio su cui scaricare le proprie frustrazioni.
Inorgoglito dal successo nella Saar (dove la popolazione aveva scelto con un plebiscito l’annessione alla
Germania) e deciso ad imboccare la strada della prova di forza, Hitler dopo aver potenziato l’esercito occupò
la Renania. Ciò nonostante Francia e Inghilterra non seppero reagire, mentre Mussolini procedeva a stringere
con Hitler un accordo dando vita all’asse Roma Berlino (1936) cui in seguito aderì anche il Giappone. Forte di
tali alleanze il dittatore tedesco invase nel 38 l’Austria che venne annessa alla Germania.
© Federico Ferranti S.T.A.
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