ODISSEO E CALIPSO: L’ULTIMO COLLOQUIO 175 LA FABBRICA DELLE IDEE Un eroe «borghese» «Ma anche così desidero e voglio ogni giorno giungere a casa e vedere il dì del ritorno. 220 E se un dio mi fa naufragare sul mare scuro come vino, saprò sopportare, perché ho un animo paziente nel [petto: sventure ne ho tante patite e tante sofferte tra le onde ed in guerra: sia con esse anche questa». Sono queste le parole che costituiscono l’addio di Odisseo a Calipso. Non ci sarà più alcun discorso tra di loro. In questo primo incontro con il protagonista eponimo del poema. il narratore intende connotare l’eroe con virtù particolari, distanti da quelle che abbiamo ammirato e temuto in Achille: Odisseo è anzitutto (v. 171) paziente (πολύτλας), cioè «capace di sopportare», e veniamo a sapere che questa capacità di sopportazione è legata, oltre che alle sventure belliche, a quelle di mare (πολλὰ πάθον καὶ πολλὰ μόγησα κύμασι καὶ πολέμῳ, 223-224). E questa caratteristica non è limitata a questa sezioUn’immagine da 2001 Odissea nello spazio, il celebre kolossal fantascientifico di Stanley Kubrick. Film straordinariamente complesso, tratto da una novella di Arthur C. Clarke La sentinella, ridisegna filosoficamente la vicenda dell’uomo sulla Terra a partire dal mito odissiaco del viaggio e della tensione che porta l’uomo, curioso di conoscere e di esplorare, a varcare la frontiera spazio-temporale dell’universo. Odisseo sulla nave insieme ad alcuni compagni affronta le insidie del passaggio dello stretto di Scilla e Cariddi. Parte di un gruppo scultoreo ritrovato nella «Grotta di Tiberio», anticamente un antro con piscina facente parte della Villa dell’imperatore a Sperlonga. Questo gruppo con altri frammenti, tra i quali un volto particolarmente espressivo dell’eroe, sono forse originali ellenistici degli stessi scultori cui si deve il celebre Laocconte (Agesandro, Atenodoro e Polidoro, 180 a.C.). Sperlonga, Museo Archeologico. Il ritratto è «eroico» in un senso diverso da quello che le riletture successive ci hanno consegnato. Pensiamo soprattutto a Dante e alla tradizione medievale, che ci rappresenta il grande peccatore che, macchiandosi di hybris umana, sfida i limiti imposti dal dèi «per seguir virtute e canoscenza» e varca le colonne d’Ercole. E questo vale ancora di più per l’Ulisse «eroe della modernità», tutto preso dal viaggio per il viaggio, in una tensione esistenziale che lo fa «essere per viaggiare e conoscere». ODISSEA ne, se è vero che il verso 4, nel proemio, presentandoci il protagonista e sintetizzando le sue vicende, dice proprio: πολλὰ δ’ ὅ γ’ ἐν πόντῳ πάθεν ἄλγεα ὃν κατὰ θυμόν. Se prescindiamo dai primi episodi dei cosiddetti «Vagabondaggi» – gli esordi del suo viaggio di ritorno rievocati nel racconto ai Feaci –, manca completamente quella ricerca di esperienze nuove e di vere e proprie prove in cui misurarsi che caratterizzano il personaggio nella tradizione posteriore. Odisseo, insomma, è profondamente legato alla moglie e ai valori della famiglia ed è disposto, pur di recuperare questa dimensione, a sopportare le enormi insidie di un viaggio per mare. Non un avventuriero dunque, ma un uomo che, paziente, sa affrontare le difficoltà non per amore delle stesse ma del ritorno a casa.