Il malditesta
Ho iniziato ad avere i miei attacchi a circa 15 anni.
Già. Sono già vent’anni che sopporto questo flagello.
Perché è iniziato?
Perché, soprattutto, continua dopo tanto tempo e tante cose fatte per contrastarlo?
Perché, perché, perché…?
Arriva quando vuole, a volte te lo aspetti, altre volte no.
Arriva di mattina, appena sveglio, altre volte ancora prima di alzarti già ce l’hai, a volte leggero, a volte
forte, altre fortissimo da non riuscire ad alzarti.
Arriva prima di pranzo, o subito dopo.
Arriva se bevi il caffè e se non lo bevi.
Arriva se mangi il formaggio, ma anche se non lo mangi.
Arriva se lavori, ma anche in vacanza.
Arriva in montagna, al mare ed anche in città.
Arriva se sei stanco, arriva se è tre giorni che non fai un cazzo.
Arriva di sera, mentre sei sul divano.
Arriva se sei fuori casa.
Arriva se sei da solo. Arriva se sei con la fidanzata. Arriva se sei con gli amici.
Arriva se vivi da solo. Arriva se abiti con i tuoi.
Arriva…, arriva….
Già. Sembra che l’unica cosa certa è che arriva. Senza un perché. Senza un perché?
Crediamo al destino? fino a che punto? c’è sempre un perché nelle cose? il mio malditesta ha un perché?
Si. No. Non lo so. Forse.
Ma quale?
Boh.
Sei sicuro?
Non lo so, come faccio a saperlo? Non sono un medico!
Dopo un po’ di tempo inizi a darti delle risposte.
Ma oggi vanno bene. Domani sono altre. Dopodomani ritorneranno le prime, di risposte. Tra tre giorni
saranno mescolate, tra una settimana scopri qualcosa di nuovo e segui la tua nuova pista, la tua nuova
speranza.
Ma passano gli anni. Cos’èèèèèèèèèèèèèèèèèè???????????
A volte hai 15 anni, a volte 20, a volte 30. Altre volte non ti bastano più.
“Scusate, non sto bene. Devo andare a casa” prima che arrivi forte e non riesca a guidare. Oppure
oramai è così forte che devo aspettare che passi.
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Già. Aspettare che passi. Quanto tempo? Si, il mio dura un’ora, il mio invece due ore. Che culo! Il mio
dura quarantotto ore. Beh, il mio ventiquattro: c’è chi è più sfortunato di me.
Prendi la pastiglia. No aspetto. Ma cosa aspetti? di essere uno zombie? sei già lì con una faccia! Non
posso prendere la pastiglia ogni volta che sto male!! Perché, scusa? secondo me ha senso prendere la
pastiglia quando non stai bene. Mah, non so. non voglio esagerare. Esagerare cosa? che ne prendi due al
mese! No, veramente mi viene più spesso, anche quattrocinquevoltealmese. Appunto. non vorrai stare
male così tante volte. So che hai ragione ma sai, ho un rapporto strano con la pastiglia. mi sembra di
dichiarare di essere ammalato, di essere debole. il male voglio vincerlo da solo. Bravo pirla!, se hai male
curati. Ma come, con la pastiglia? Ma che cazzo ne so io come ti devi curare, curati. e poi adesso prendi
la pastiglia, a curarti bene ci penserai dopo. Ok, prendo la pastiglia… senti mi sa che è tardi perché
oramai è troppo forte (sigh).
Quante volte figliolo?
Quante volte ti viene l’emicrania? Una, due, tre, quattro, cinque volte al mese? Di più?
Perché cazzo ti viene questo malditesta? Cosa devi espiare?
Espiare? Cosa significa con il malditesta l’espiare? Non lo so, sembra che devi scontare quando stai bene.
Sembra che ti piaccia star male, sembra che fai apposta, reagisci, fai qualcosa…
Quante volte queste parole, quante volte questa sensazione, quante volte tanta fatica?
Hai quindicianni, ti dici, poi passerà. Poi, quando sarò grande, che avrò tutto chiaro, che starò bene, non
avrò più il malditesta: perché lo stare bene implica non aver più il malditesta.
Passa il tempo, ti avvicini al diventare grande: ma quando si arriva a diventare grandi? Quanto tempo
deve ancora passare? Quanto ancora soffrire? I malditesta continuano. Cambiano forma, modo di
manifestarsi, ma continuano. Poi quando diventerò grande… e un giorno ti accorgi che dovresti già
essere grande. Lo dicono i libri, le ricerche, i sociologi, gli psicologi, i preti, lo dicono un po’ tutti: devi
essere grande, devi prenderti le tue responsabilità, devi, andare a vivere fuori casa, ti devi mantenere,
devi, devi, devi, devi, … si devo, ma forse dovrei anche starbene. Mi piacerebbe starbene. Anche fare
tutte quelle cose che mi avete detto, ma soprattutto mi piacerebbe starbene.
Beh, chi te lo impedisce, sei giovane, hai tutto, perché non puoi star bene? Non lo so, ma io non sto
sempre bene.
Piano piano ti accorgi che qualcuno o qualcosa muovono dei fili che tu non vuoi, o meglio, che tu non
controlli. C’è qualcosa che non gira… non capisci cosa.
I capriespiatori ci sono. Basta guardarsi intorno e sceglierne uno. Uno qualsiasi, o forse non proprio
qualsiasi. È lei! È lui! È il lavoro! Sono i miei genitori! Sono, sono chi?? Poi il malditesta continua, il
caproespiatorio non ha funzionato. Un altro, e poi un altro, fino a quando li hai usati tutti, i
capriespiatori. E allora non guardi più fuori di te. Non c’è più niente da guardare, fuori. Inizi a guardare
dentro. Dentro di te. Ed è un casino. Un grancasino.
Quindi: hai dato la colpa a chi ti circonda, al lavoro, al governo, al sistema, al mondo intero. Poi non ti
basta: non cambia niente. E allora inizi a guardare dentro. L’organico che c’è in tè. L’organico che si
muove dentro di te. La sinusite: la cosa più semplice. Poi il freddo, poi la luce, poi la stanchezza, poi gli
occhi, poi la digestione, poi le allergie, poi lo stress. Lo stress. Eccoci: lo stress. Ma checosaèlostress?
Come si può definire lo stress? Cerco in un vocabolario.
Inizio a intuire qualcosa. Cerco di approfondire.
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Lo stress fisico. Lo stress fisico? Ma cazzo, faccio un lavoro sedentario, non fatico, sono in ufficio, il peso
più grosso che alzo è un faldone, al massimo con la penna, contemporaneamente. Il massimo lo
raggiungo quando oltre al faldone in una mano, la penna nell’altra, tengo la cornetta del telefono con la
spalla contro l’orecchio. Questo è il massimo sforzo fisico che faccio.
Sto seduto al lavoro, non in piedi. E ci vado o con i mezzi o in macchina. Non mi devo fare
quindicikilometriapiedi.
E allora che stress fisico?
Che sia l’altro? Quello mentale? Ohi, quello mentale. Già questa parola mentale un po’ mi spaventa. Cosa
vuol dire? chesonomatto? no, forse no. Cerchiamo di capire.
Mentale, mente, mente e corpo, menssanaincorporesano. Se è mens malata anche il corpo è malato.
Forse ci siamo. Forse….
Allora si parte. Si parte per capire. Ho un amica, un amico che si, ne sanno un po’ di queste cose.
Vediamo cosa mi dicono.
Si, va bene, ma non basta. Vado dal prete, sai, ho un buon rapporto con quel prete lì. È bravo, non come
gli altri. Ha la mente aperta. Mi ascolta, non mi giudica. Dopo avermi ascoltato mi consiglia di andare da
uno psicologo.
Uno psicologo.
Lo sapevo. Che ci dovevo arrivare, prima o poi. Lo psicologo. Ahi, sono malato. Sonounmatto. Non da
legare, ma un matto.
Uh, cosa faccio.
Lo psicologo.
È impegnativo.
Altro che pastiglietta.
Altro che non la prendo perché mi dichiaro sconfitto.
Se
sono
sconfitto
con
la
pastiglietta,
Unmattonondalegaremasempreunmattosono.
con
lo
psicologo
cosa
sono?
Cerco una rivista, un libro, che definisca meglio questa parola: psicologo. Cosa fa uno psicologo? Dove
ha studiato? Cosa mangia? Che hobbys ha uno psicologo? Come scopa uno psicologo? Come parla uno
psicologo?
Poi scopro che non esistono solo gli psicologi, ma ci sono anche gli psicanalisti, gli psicoterapeuti, gli
psichiatri, gli psi, psi, psi….
Troppi. Troppo difficile. E poi … no, non è ancora il momento.
Emicrania. Cefalea a grappolo. Cefalea tensiva. Cervicale. Mah.
Ritorno al medico. Chi è l’esperto? Il mio medico mi manda al centro cefalee, terapia del dolore.
Credo faccia il mio caso. Centro cefalee, terapia del dolore. Suona bene.
La dottoressa non mi scruta, mi fa delle domande sulla mia vita, segna gli avvenimenti significativi; poi
mi visita. È una neurologa. Mi fa picchiare il martelletto contro il ginocchio. Poi contro il gomito, poi altre
cose. Sono sano. Sano…. Mi prescrive degli esami. Elettroencefalogramma, visita oculistica, raggi alla
testa. Niente. Sano come un anguilla caraibica. Beh, rimane solo da individuare la pastiglietta. Ma come
da individuare la pastiglietta. La conosco già. Ho già trovato quella che mi fa effetto. È un lavoro inutile.
Ma poi io voglio sapere che cosè che mi fa venire lemicrania. Cosè dottoressa? Non lo so. Le cause
possono essere molte. Ad esempio? Il cibo, alcuni alimenti. Ha notato che alcuni alimenti le scatenano il
malditesta. No dottoressa. È ventanni che ho il malditesta e credo sia indipendente dal cibo. Allora può
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essere il freddo. No dottoressa. Me ne vengono un sacco anche d’estate. Il pc. No! Ci lavoro tutti i giorni.
Allergie. Non ne ho. Alcol. Bevo vino saltuariamente. Un bicchiere ogni tanto, ma proprio ogni tanto.
Una bottiglia mi dura anche tresettimane. Vabbè, allora individuata la pastiglia il mio lavoro è finito. Ah.
È finito? E io cosa faccio. Lei è sano, non ha niente. Come non ho niente. Ho il malditesta! E tanto anche!!
Dottoressa, sa sono un po’ nervosetto. Nervosetto? Cosa vuol dire nervosetto? Boh, nervosetto. Ma
allora prenda la vita con più filosofia! Ah, la vita con più filosofia … … mavaffanculo!!! La vita con più
filosofia, ma dai.
...
E se avesse ragione?...
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