Convivere con il diabete
Alti e bassi della glicemia
Controllarsi meglio
per mantenere l’equilibrio
Con la consulenza scientifica di Roberto Manunta
Dirigente Medico 1° livello AULSS 18 Rovigo
Progettazione, cura editoriale e impaginazione: In Pagina - Milano
Stampa: Arti Grafiche Bazzi - Milano
Finito di stampare: gennaio 2013
Alti e bassi della glicemia
Il giusto equilibrio
La gestione attiva e responsabile
della terapia aiuta le persone
con diabete a condurre una vita
più simile a chi non ha il diabete.
Roche Accu-Chek oltre a offrire
prodotti di qualità, quali glucometri,
microinfusori per insulina e sistemi
per la gestione dei dati, è impegnata
anche nel diffondere informazioni
per educare le persone con diabete
all’autogestione della malattia.
A causa del diabete, il livello di
glicemia nel sangue potrebbe essere
troppo elevato (iperglicemia) o
troppo basso (ipoglicemia).
Misurare la glicemia fa parte
integrante di quell’insieme di azioni
che permettono di controllare
l’equilibrio metabolico. Nonostante
ciò, esistono situazioni in cui si
possono verificare iperglicemie o
ipoglicemie. Questo opuscolo vuole
aiutare a riconoscere le situazioni
critiche e fornire suggerimenti
per ridurre il rischio di sviluppare
iperglicemie o ipoglicemie.
Roche Diabetes Care
1
Alti e bassi della glicemia
Indice dei contenuti
L’informazione: la chiave della prevenzione
04
Quando controllare la glicemia
06
Persone con diabete non trattate con insulina
09
Persone con diabete trattate con ipoglicemizzanti orali
11
Persone con diabete trattate con insulina
12
L’iperglicemia13
Iperglicemie ‘acute’: la chetoacidosi
15
Cosa si può fare per prevenire l’iperglicemia
17
L’ipoglicemia
19
Cosa fare in caso di ipoglicemia
22
Le possibili cause di ipoglicemia
24
Come prevenire le ipoglicemie
25
3
4
Alti e bassi della glicemia
L’informazione:
la chiave della prevenzione
Il primo obiettivo, ovviamente, è
prevenire iperglicemie o ipoglicemie.
Per questo motivo è necessario
parlare con il proprio medico, per
definire il modo migliore di gestire
il proprio diabete. Questa è la
misura preventiva più efficace che
si possa attuare. L’autocontrollo
regolare della glicemia aiuterà a
comprendere il proprio metabolismo,
dando la possibilità di riconoscere
tempestivamente eventuali segni
di squilibrio metabolico e attuare
appropriate misure preventive.
Parlarne con franchezza
Parlare con franchezza aiuta le
persone a comprendere e ad aiutarsi
reciprocamente, non solo in caso di
diabete.
È importante mostrare alle persone
che potrebbero essere d’aiuto in
situazioni critiche il funzionamento
del proprio strumento per la
misurazione della glicemia, come
si effettua l’iniezione di insulina o
di glucagone e indicare dove viene
conservato il kit di emergenza.
Non bisogna avere paura di dire loro
che un’ipoglicemia potrebbe rendere
irritabile e aggressiva la persona.
Infine, ma non meno importante,
potrebbe essere utile che chi ci
sta vicino sappia quale medico
contattare in caso di bisogno.
Alti e bassi della glicemia
Avere sempre con sé un cartellino
che informi gli eventuali soccorritori
della propria condizione è utile sia
in caso di emergenza sia per accessi
al Pronto Soccorso per problemi non
legati al diabete.
Questione di ormoni
Le persone che non hanno il
diabete presentano oscillazioni della
glicemia molto limitate.
L’insulina, un ormone prodotto dal
pancreas, assicura che il glucosio
presente nel sangue sia assorbito
dalle cellule, impedendo così che
raggiunga livelli troppo elevati.
Se la glicemia si abbassa
eccessivamente, viene inibito il
rilascio di insulina nel sangue e
il glucagone (un altro ormone di
regolazione prodotto dalle cellule
alfa del pancreas) fa in modo che
la concentrazione di glucosio nel
sangue salga di nuovo.
Il glucagone attiva le riserve di
glucosio nel fegato e stimola la
produzione di nuovo glucosio.
Nelle persone senza diabete il
rilascio di insulina e di glucagone
viene mantenuto in equilibrio
perfetto. In caso di diabete, invece,
questo sistema non funziona
correttamente perché il pancreas o
non è in grado di produrre insulina,
o non ne produce a sufficienza o
quella prodotta non agisce in modo
appropriato.
Se si perde l’equilibrio
Si può avere un forte innalzamento
della glicemia (la cosiddetta
iperglicemia) o, per effetto della
terapia, una sua caduta (la
cosiddetta ipoglicemia). Entrambe
queste situazioni possono portare
a condizioni potenzialmente
pericolose.
Nelle pagine seguenti saranno
approfonditi questi due tipi di eventi,
come ci si deve comportare in
situazioni di questo tipo e qual è il
modo migliore per prevenirle.
Limitare al minimo le oscillazioni
glicemiche è importante perché a
parità di media dei valori glicemici
l’insorgenza delle complicanze è di
gran lunga inferiore in chi mantiene
la glicemia sempre nello stesso
range.
5
6
Alti e bassi della glicemia
Quando controllare la glicemia
Alti e bassi della glicemia
Quanto spesso e in quali momenti della giornata
è opportuno misurare la glicemia? Dipende dal tipo
di diabete e dagli obiettivi che si vogliono raggiungere.
‘Quando’ vuol dire ‘perché’
Molte persone con diabete si
chiedono quante volte al giorno
devono controllare la glicemia.
Non esiste una risposta standard.
In parte dipende dal tipo di diabete e
di terapia, in parte dagli obiettivi che
si vogliono raggiungere.
Insomma, per rispondere alla
domanda ‘Quando?’ bisogna
chiedersi ‘perché mi è utile
controllare la glicemia?’.
Le risposte possibili sono tre:
▪per comprendere meglio gli effetti
sulla glicemia di ciò che facciamo
e compiere scelte sempre più
adeguate e salutari;
▪per prevenire possibili ipoglicemie;
▪per fornire al medico dati per
capire l’evoluzione del diabete e
l’efficacia della terapia.
Ciascuna risposta è giusta ma
nessuna da sola è esauriente.
Sicuramente il diabetologo ha
bisogno di avere delle informazioni
sull’andamento della glicemia nella
giornata e nell’arco di un periodo.
È opportuno quindi misurare la
glicemia seguendo le sue indicazioni
e riportare i dati in un apposito diario,
accompagnati dal giorno e dall’ora
della rilevazione e, se è il caso, anche
da eventuali commenti.
È altrettanto evidente come le
persone che assumono insulina,
sulfaniluree (glimepiride, glicazide,
glibenclamide, glipizide, gliquidone,
clorpropamide) o glinidi (per esempio
repaglinide) devono poter verificare
immediatamente, ovunque si trovino
se un certo sintomo, malessere
o disagio, è segno di una iniziale
ipoglicemia.
Misurare la glicemia sempre alla
stessa ora vorrebbe dire utilizzare
ben poco questo straordinario
strumento che è l’autocontrollo della
glicemia.
7
8
Alti e bassi della glicemia
Misurare per imparare
Anche la persona che ha appena
iniziato a occuparsi del suo diabete
trae vantaggio dall’autocontrollo
della glicemia. Sappiamo tutti quali
attività possono innalzare la glicemia
e quali invece possono abbassarla.
Ma di quanto quel piatto, quel
dolce, quella domenica passata sul
divano a guardare la televisione, ha
aumentato la quota di glucosio nel
mio sangue? E viceversa, di quanto
sono riuscito a migliorare la glicemia
facendo poca o molta attività fisica,
variando la mia alimentazione o
semplicemente aggiungendo una
quota maggiore di fibre nel mio
pasto?
Non esiste una risposta standard
perché tutto dipende dalla singola
persona. Ciascuno può e deve
imparare sempre di più sul proprio
diabete se vuole controllarlo.
Il primo passo per capire è misurare.
Non si può controllare ciò che non si
misura.
Misurare per vedere come
cambia il diabete
Ancora, è importante fornire più
informazioni possibili sul proprio
equilibrio glicemico per discutere
insieme al proprio medico quale
terapia adottare, per valutarne gli
effetti ed eventualmente adattarla e
renderla più efficace.
Più informazioni si forniscono, più
precisa sarà la diagnosi (in fondo
ognuno ha il ‘suo’ diabete, diverso
da quello degli altri) e più efficace
sarà la terapia.
Alti e bassi della glicemia
Persone con diabete
non trattate con insulina
Automonitoraggio
intensivo a 7 punti
L
I controlli della glicemia non vanno
fatti a caso e nemmeno sempre e
solo alla stessa ora. La glicemia varia
molto nell’arco della giornata.
Nelle persone che non usano
insulina né sulfaniluree, i valori
glicemici sono influenzati
principalmente dall’alimentazione e
dallo stile di vita. Nei giorni feriali,
per esempio, la glicemia potrebbe
essere differente da quella rilevata
alla stessa ora di un sabato o di una
domenica.
Schema ‘personalizzato’
Relativamente allo schema
consigliato di automonitoraggio
glicemico si lascia alla discrezione
del medico la scelta dello schema
ritenuto più adeguato per i propri
pazienti.
Questo risponde al principio della
personalizzazione del trattamento,
sulla base delle caratteristiche
individuali. L’utilizzo degli schemi
proposti è da intendersi per periodi
limitati (per es. la settimana a ridosso
9
M
M
G
V
S
D
Al risveglio
2h dopo colazione
Prima di pranzo
2h dopo pranzo
Prima di cena
2h dopo cena
Prima di coricarsi
della visita di controllo), al fine di
inquadrare correttamente e in modo
standardizzato il paziente. In breve,
si possono consigliare tre possibili
schemi:
1. A
utomonitoraggio intensivo, a
7 punti (controllo della glicemia
prima e 2 ore dopo i tre pasti
principali e al momento di coricarsi,
per tre giorni consecutivi).
2. Automonitoraggio a schema
sfalsato (controllo della glicemia
prima e 2 ore dopo la colazione il
I, IV e VII giorno di una settimana;
prima e 2 ore dopo il pranzo il
II e il V giorno di quella stessa
settimana; prima e 2 ore dopo la
cena del III e del VI giorno).
10
Alti e bassi della glicemia
3. A
utomonitoraggio a 5 punti
(controllo della glicemia prima
della colazione e della cena, e 2
ore dopo i tre pasti principali, per
tre giorni consecutivi).
Se il sabato e la domenica si fa una
vita diversa dai giorni feriali, occorre
misurare la glicemia almeno dopo
pranzo e dopo cena in uno dei due
giorni del fine settimana. Questo
schema non deve essere ripetuto
necessariamente ogni settimana,
può bastare per esempio ogni due
settimane.
AUTOCONTROLLO STRUTTURATO
Quando possibile la persona con
Automonitoraggio
a schema sfalsato
L
M
M
diabete dovrebbe essere addestrata
ed educata ad effettuare modifiche
estemporanee della terapia,
da discutere poi con il proprio
diabetologo. È buona norma abituarsi
a compilare sempre e con cura il
diario glicemico e recarsi alle visite
anche con il glucometro per poterne
scaricare i dati memorizzati sul PC;
in questo modo si rende possibile la
visualizzazione grafica e una lettura
più veloce dello stato metabolico.
Tali atteggiamenti che arricchiscono
le informazioni a disposizione del
team diabetologico rappresentano
un valore aggiunto alla pratica
dell’automonitoraggio domiciliare.
Automonitoraggio 5 punti
G
V
S
L
D
Al risveglio
Al risveglio
2h dopo colazione
2h dopo colazione
Prima di pranzo
Prima di pranzo
2h dopo pranzo
2h dopo pranzo
Prima di cena
Prima di cena
2h dopo cena
2h dopo cena
M
M
G
V
S
D
Alti e bassi della glicemia
Persone con
diabete trattate con
ipoglicemizzanti orali
La frequenza dei controlli varia anche
a seconda della terapia. Negli ultimi
anni sono state sviluppate nuove
classi di farmaci ipoglicemizzanti
orali. Anche se l’ipoglicemia è
tradizionalmente associata all’uso
di insulina esistono alcuni farmaci
orali, vale a dire di pillole, che
possono dare lo stesso effetto.
Si tratta di farmaci secretagoghi
(che aumentano la produzione di
insulina) ed in particolar modo delle
sulfaniluree, specie quelle a lunga
durata di azione come Glinide,
Glimepiride e Glibenclamide.
Chi è in cura con questi farmaci
deve misurare la glicemia quando
avverte i sintomi dell’ipoglicemia.
Anche in mancanza di sintomi vale
la pena farsi spiegare dal medico
in quali momenti della giornata è
più opportuno controllare di routine
la glicemia per verificare eventuali
ipoglicemie leggere o comunque
asintomatiche.
Capire i sintomi
nella persona anziana
È importante controllare la glicemia
alle persone anziane, poiché i
sintomi sia di un’iperglicemia sia
di un’ipoglicemia, assumono infatti
forme diverse, facili da confondere
con i segni tipici dell’età. L’assopirsi
facilmente o la spossatezza
potrebbero essere causate da
un’iperglicemia e non dalla noia o dalla stanchezza fisica.
Un certo nervosismo o qualche difficoltà di memoria potrebbero derivare da
un’ipoglicemia e non dall’età. Misurare la glicemia è il modo migliore e più
rapido per togliersi il dubbio.
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Alti e bassi della glicemia
Persone con diabete
trattate con insulina
Le persone trattate con insulina
devono controllare spesso la
glicemia. Un’iperglicemia rilevata
la mattina a digiuno può indicare
un’insufficiente dose di insulina lenta
oppure una cena troppo ricca di
carboidrati e/o accompagnata da una
insufficiente dose di insulina rapida.
Una o due ore dopo il pasto si deve
controllare l’effetto dei carboidrati
assunti.
Chi ‘copre’ i pasti con iniezioni di
insulina effettuate prima di mangiare,
dovrà controllare la glicemia prima
del pasto, per decidere la dose di
insulina necessaria.
Situazioni specifiche
Ai controlli di routine vanno
aggiunte delle letture della glicemia:
▪ quando si avvertono sintomi
che potrebbero far pensare a
un’ipoglicemia;
▪ 1 5 e 60 minuti dopo l’efficace
correzione di un’ipoglicemia
▪q
uando si avvertono sintomi
che possono far pensare a
un’iperglicemia;
▪p
rima e dopo un esercizio fisico
(o durante se supera i 45 minuti);
▪ s e si sospetta un’ipoglicemia
notturna (sensazione di
stanchezza, ossa rotte o
annebbiamento la mattina,
sudore, incubi notturni).
Situazioni speciali
La glicemia va controllata molte
volte al giorno (anche 8 volte) nelle
situazioni in cui un serio scompenso
metabolico può crearsi in poco
tempo, per esempio:
▪d
urante una malattia anche
banale;
▪n
ei periodi di forte stress
psicologico;
▪ s e si assumono farmaci
con effetti iperglicemizzanti
(per esempio cortisone).
Alti e bassi della glicemia
L’iperglicemia
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14
Alti e bassi della glicemia
Il termine ‘iperglicemia’ indica l’elevata concentrazione
di glucosio nel sangue che, protratta nel tempo,
causa complicanze vascolari.
Un problema ‘cronico’
Il diabete si manifesta attraverso
l’iperglicemia. La difficoltà di
mantenere entro un livello adeguato
la quota di zuccheri nel sangue
è insieme il fattore comune fra le
varie forme di diabete e la ragione
per cui il diabete deve essere
trattato. L’iperglicemia tende infatti a
danneggiare l’organismo provocando
delle conseguenze negative a lungo
termine.
Gestire il diabete significa mantenere
il più possibile la glicemia entro i
valori adeguati. Ma quali sono? Non
esiste una risposta valida per tutti.
La prima cosa è concordare con il
proprio medico un ‘target’, ovvero un
obiettivo entro il quale la glicemia
dovrebbe stare sia a digiuno, sia
dopo i pasti. Questi valori possono
cambiare da persona a persona e
a seconda del tipo di terapia o dei
momenti della vita (gravidanza,
I sintomi dell’iperglicemia
▪secchezza delle fauci
▪sete
▪bisogno frequente di fare pipì
▪visione offuscata
▪dimagrimento
▪sensazione di malessere
▪mancanza di appetito
▪alti valori di chetoni nelle
urine
stress da lavoro in momenti difficili)
o dell’età.
Nella persona con diabete la
glicemia varia molto da un
momento all’altro della giornata.
Le iperglicemie si riscontrano
tipicamente la mattina appena svegli
e una o due ore dopo i pasti, oppure
nelle giornate e nelle fasi in cui si è
più sedentari.
Alti e bassi della glicemia
Iperglicemie ‘acute’:
la chetoacidosi
Accade assai di rado ma è
importante ricordare che
l’iperglicemia può avere anche delle
conseguenze acute.
Sia le persone con diabete di tipo
2, sia quelle con diabete di tipo
1 rischiano – in certe situazioni
– l’iperosmolarità.
Le persone insulinodipendenti
invece, qualora vadano in deficit
di insulina rispetto al loro bisogno,
sviluppano una chetoacidosi:
mancando l’insulina, l’organismo
non può utilizzare il glucosio e
ricorre alle riserve di grasso per
produrre l’energia necessaria; nel
corso di questo processo vengono
prodotti i cosiddetti chetoni o ‘corpi
chetonici’ che rendono il sangue
acido (acidosi) ed è per questo che
si parla di ‘chetoacidosi’.
Il valore del pH del sangue
diminuisce e la nausea e il mal
di stomaco che ne conseguono
possono causare vomito.
Le persone che si trovano in questa
situazione, non sentendo lo stimolo
Sete e diabete
L’iperosmolarità è una condizione
che colpisce soprattutto le persone
anziane, che vivono sole, in particolare
nelle stagioni calde. Una ‘normale’
iperglicemia porta l’anziano a perdere
liquidi, non sentendo lo stimolo della
sete, la disidratazione prosegue di pari
passo con l’iperglicemia.
L’anziano può entrare in uno stato di
sopore che gli impedisce di intervenire e che – in mancanza di interventi –
può portare al coma.
In presenza di sopore, forte debolezza o altri sintomi, è necessario
l’immediato trasporto in un Pronto Soccorso.
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Alti e bassi della glicemia
Esistono diversi schemi terapeutici
che indicano la quantità di insulina
che dovrebbe essere iniettata e
gli intervalli di tempo fra le varie
somministrazioni per trattare la
chetoacidosi. È pertanto importante
discutere con il proprio Team
diabetologico quale sia lo schema
più appropriato.
Un errore comune
della fame, spesso riducono la dose
di insulina, peggiorando la già critica
situazione metabolica.
Quando si rischia
la chetoacidosi
La chetaocidosi si instaura più
frequentemente a seguito di un
errore nell’assunzione di insulina.
Ecco alcune situazioni che possono
determinarla:
▪ si dimentica, si salta o si sospende
la somministrazione di insulina
▪ stato di infezione, sepsi
▪ si inietta una dose di insulina
nettamente inferiore al dovuto
▪ la penna per insulina o il
microinfusore o il set di infusione
non funzionano correttamente.
Spesso si crede che le persone
con diabete possano ridurre gli
elevati livelli di glicemia praticando
attività fisica. Tuttavia, affinché le
cellule dell’organismo possano
assorbire lo zucchero, è necessaria
la presenza di insulina, che in
questa situazione viene invece a
scarseggiare.
L’attività fisica durante una
chetoacidosi o una netta
iperglicemia è quindi la cosa
più sbagliata che si possa fare.
Alti e bassi della glicemia
Cosa si può fare
per prevenire
l’iperglicemia
▪M
isurare la glicemia
regolarmente, soprattutto se si
hanno dei dubbi sulla propria
situazione metabolica.
▪ In caso di malattia di qualsiasi
genere (con o senza febbre) la
glicemia tende a salire, è quindi
necessario ricordare che pur
avendo mangiato di meno si
potrebbe comunque aver bisogno
di insulina, anche in quantità
superiori al solito.
▪A
ssicurarsi che la penna per
insulina funzioni correttamente.
Si potrebbe manifestare uno stato di
sonnolenza o addirittura la perdita
di coscienza e la conseguente
incapacità di somministrarsi una
dose di insulina. È fondamentale
assicurarsi che i propri familiari, gli
amici e i colleghi sappiano cosa
fare in caso di bisogno; solo così si
può essere certi di ricevere l’aiuto
necessario.
È necessario pertanto, conservare
le strisce reattive per la misurazione
della glicemia e la penna dell’insulina
in un luogo facilmente raggiungibile
in qualsiasi momento.
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Alti e bassi della glicemia
Cosa influisce sulla glicemia
Quasi tutto ciò che avviene nell’organismo potrebbe influire sull’equilibrio glicemico. Ecco gli eventi che hanno maggior impatto.
Aumentano la glicemia
▪ I carboidrati (o zuccheri) assunti in un pasto o fuori pasto. Possono
essere ‘semplici’ (come lo zucchero che si adopera in cucina) o
‘complessi’ (come quelli contenuti nella pasta, nel riso, nel pane
e nei prodotti a base di farina, nelle patate e in alcuni legumi). I
carboidrati ‘semplici’ aumentano rapidamente la glicemia mentre
quelli ‘complessi’ provocano un innalzamento della glicemia più
lento.
▪ La sedentarietà. Se l’esercizio fisico si riduce, come avviene per
esempio d’inverno o durante i giorni festivi, la glicemia si alza.
▪ Gli ormoni dello stress. L’organismo risponde a ogni tipo di stimolo
esterno in una maniera standard che prevede fra le altre cose il
rilascio di ormoni che riducono la sensibilità all’insulina e quindi
aumentano la glicemia. Questi ormoni sono prodotti soprattutto
nelle prime ore del mattino, in tutte le fasi di stress fisico (dolore,
malattia) e psicologico.
Alti e bassi della glicemia
L’ipoglicemia
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Alti e bassi della glicemia
‘Ipoglicemia’ indica una bassa concentrazione di glucosio
nel sangue e si verifica quando la glicemia scende al di sotto
di 70 mg/dl.
Se la glicemia scende al di sotto
di 70 mg/dl, le cellule del corpo
vengono private del loro carburante
più importante: il glucosio. Questa
condizione è conosciuta con il
termine di ‘ipoglicemia’.
PRIMI SEGNI DI UN’IPOGLICEMIA
I sintomi precoci di un’ipoglicemia
sono sudorazione, tremori, battito
cardiaco accelerato, aumento
della pressione arteriosa, pallore e
debolezza. Questi sintomi adrenergici
(sintomi da stress) vengono scatenati
da un’aumentata secrezione
di ormoni dello stress (per es.
adrenalina). In condizioni normali gli
ormoni dello stress fanno aumentare
la glicemia, dato che sono antagonisti
dell’insulina. Tuttavia nelle persone
con diabete questa regolazione da
parte degli ormoni dello stress non
funziona in modo corretto.
IPOGLICEMIA GRAVE:
UN’EMERGENZA
Se il livello di glucosio nel sangue
continua a scendere, si potrebbero
manifestare sintomi cerebrali. La
mancanza di glucosio nel cervello
produce fame smisurata, disturbi
visivi, ridotta capacità di ragionamento
e disturbi del linguaggio, sensazione
di intorpidimento delle labbra e della
lingua, difficoltà di concentrazione,
convulsioni, difficoltà di memoria e
confusione mentale.
Le persone con ipoglicemia grave
possono manifestare anche disturbi
motori o perdita di coscienza.
Spesso presentano anche variazioni
dell’umore o dello stato emotivo che
possono sfociare in aggressività, ansia
o depressione. Se compaiono sintomi
di ipoglicemia grave è necessario
recarsi immediatamente al Pronto
Soccorso.
Alti e bassi della glicemia
A CIASCUNO IL SUO SINTOMO
Le persone con diabete devono
imparare a riconoscere i segnali
premonitori di un’ipoglicemia.
Tuttavia, è importante sapere che
non tutti i sintomi si presentano ogni
volta, che ogni persona può avere
sintomi differenti e che i segnali
I sintomi dell’ipoglicemia
ipoglicemia ‘leggera’
▪fame improvvisa
▪stanchezza
▪dolori addominali
▪difficoltà a concentrarsi
▪difficoltà a esprimersi
▪pallore
▪sudorazione
▪tremori
▪irritabilità
▪sonnolenza
ipoglicemia seria
▪forti tremori
▪stato catatonico
▪movimenti convulsi
premonitori non rimangono sempre
gli stessi per tutta la vita.
Se il segno inconfondibile di
un’ipoglicemia incombente è sempre
stato un intorpidimento della lingua,
esso potrebbe improvvisamente
diventare, per esempio, la difficoltà
di concentrazione.
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Alti e bassi della glicemia
Cosa fare in caso
di ipoglicemia
RISCHI PER LA SALUTE
Il mancato riconoscimento
e trattamento tempestivo di
un’ipoglicemia grave può portare a
convulsioni e perdita di coscienza.
Le persone colpite da un episodio di
ipoglicemia hanno inoltre un rischio
più elevato di subire incidenti,
diventando pericolosi per sé stessi e
per gli altri.
Anche una minima riduzione della
glicemia, pur non pericolosa per
l’organismo, può alterare i sensi di
una persona e le sue capacità di
controllo.
Ipoglicemie ‘leggere’
Se l’ipoglicemia è leggera la persona
con diabete può correggerla da
sola senza bisogno di aiuti esterni.
Purché agisca velocemente.
Ai primi segni di ipoglicemia è
quindi necessario seguire la ‘regola
del 15’, che permette di gestire la
maggior parte delle ipoglicemie.
Ai primi segni di ipoglicemia:
1. A
ssumere 15 g di carboidrati
(1 bustina di zucchero sciolto
in acqua o 125 ml di una bibita
zuccherata o succo di frutta o un
cucchiaio da tavola di miele)
2. M
isurare la glicemia dopo 15
minuti e ripetere il punto 1 finchè
la glicemia non superi 100 mg/dL
3. L
’effetto del trattamento può
essere solo temporaneo, quindi è
importante continuare a misurare
la glicemia ogni 15 minuti, fino
al riscontro di almeno due valori
normali in assenza di ulteriore
assunzione di zucchero tra le due
misurazioni.
Tra le alternative è consigliabile il
Alti e bassi della glicemia
miele, mentre le caramelle vanno
scelte con attenzione non tutte
influenzano la glicemia con la
velocità necessaria. Se i sintomi sono
importanti e possono interferire con
una veloce e corretta misurazione
della glicemia (tremito alle mani,
ansia, difficoltà nella visione) è meglio
prima intervenire e poi eventualmente
misurare la glicemia.
Se la glicemia resta molto bassa
(sotto i 60-70 mg/dl) si può ripetere
l’assunzione di zuccheri semplici e il
controllo deve essere ripetuto finché
non si rileva un valore glicemico
vicino al valore ideale. Se è sotto
il valore ideale ma non così bassa
si possono assumere carboidrati
complessi (per esempio del pane).
Correggere un’ipoglicemia non
grave è semplice. Ma spesso
la conseguenza è una glicemia
altalenante durante tutta la giornata.
È quindi necessario ripetere spesso le
misurazioni della glicemia.
IPOGLICEMIE SEVERE
Se non si interviene per tempo, può
succedere che la reazione del cervello
all’ipoglicemia renda impossibile alla
persona con diabete agire in modo da
correggerla.
Nel caso più grave la persona può
non essere più capace di deglutire lo
zucchero o la bevanda dolce.
In questi casi è necessario ricorrere
al glucagone.
Una persona con frequenti
ipoglicemie o che ha perso la
capacità di avvertire i sintomi
premonitori, dovrebbe avere sempre
con sé una siringa di glucagone.
Queste siringhe sono già pronte
all’uso e sono comunque disponibili
in molte farmacie. L’iniezione
dovrebbe avvenire sottocute
nell’addome (come avviene con
l’insulina) ma può essere anche
intramuscolare o endovenosa.
Il glucagone provoca, nel giro di
pochi minuti, un aumento di 30-40
mg/dl della glicemia.
Al termine di una crisi ipoglicemica
seria, è necessario farsi portare
presso un Pronto Soccorso e
poi contattare il proprio Team
diabetologico.
È importante segnare sul proprio
diario le possibili cause e la dinamica
della crisi ipoglicemica.
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Alti e bassi della glicemia
Le possibili cause
di ipoglicemia
1. Terapia
▪ Prematura correzione
postprandiale di una glicemia
elevata.
▪ Eccessiva correzione di una
iperglicemia (dose di insulina
eccessiva rispetto ai carboidrati
assunti).
▪ Errore nella posologia del
farmaco orale.
2. Alimentazione
▪ Ritardare troppo un pasto.
▪ Assunzione di un’insufficiente
quantità di carboidrati per un
bolo di insulina preiniettato.
▪ Eccessivo ritardo nell’assunzione
dell’alimento dopo l’iniezione di
insulina.
▪ Disturbi alimentari.
▪ Digestione rallentata.
▪ Vomito o nausea.
3. Attività fisica
▪ L’attività fisica riduce il bisogno di
insulina da parte dell’organismo.
La dose di insulina deve essere
pertanto adeguata secondo
consiglio del medico.
4. Consumo di alcol
▪ Un’ipoglicemia grave può essere
causata da un consumo di alcol
eccessivo. L’alcol impedisce
al fegato di compensare una
glicemia bassa e di formare nuove
riserve di glucosio. L’ipoglicemia
può manifestarsi anche 30 ore
dopo il consumo di alcol.
5. Disturbi della funzionalità renale
▪ Un danno renale può ridurre
l’eliminazione di farmaci
ipoglicemizzanti e prolungarne la
durata d’azione.
Alti e bassi della glicemia
Come prevenire
le ipoglicemie
L’intervallo di tempo compreso
fra la comparsa dei primi sintomi
di ipoglicemia e la perdita di
conoscenza può essere molto breve.
È perciò importante osservare le
seguenti raccomandazioni.
▪ R
ispettare il programma dei
pasti (in particolare le quantità
di carboidrati) che è stato
concordato con il proprio medico.
▪ A
ssicurarsi che l’intervallo fra
l’iniezione e il pasto sia corretto
▪ S
e si ha intenzione di praticare
attività fisica, ridurre per tempo
il dosaggio di insulina e tenere
a portata di mano una riserva di
carboidrati durante e dopo tale
attività.
▪ S
e si ha il dubbio che potrebbe
verificarsi un’ipoglicemia (per
esempio è stato omesso un
pasto), è necessario misurare
più spesso il proprio livello di
glucosio.
▪ S
e il livello di glucosio nel
sangue è generalmente basso, è
consigliabile consultare il proprio
medico riguardo alla terapia
insulinica.
▪ Portare sempre con sé uno
spuntino per le emergenze, per
esempio tavolette/caramelle
di zucchero o una bevanda
zuccherata.
▪ Portare sempre con sé la tessera
che attesta di essere diabetici.
▪ Se si manifestano spesso episodi
di ipoglicemia gravi, è necessario
tenere sempre a portata di
mano il kit di emergenza con
glucagone e spiegare ai propri
parenti e amici come iniettarlo in
caso di emergenza.
È importante ricordare
che un’ipoglicemia
è frequentemente la
conseguenza di un
errore. Se le cause di
questo errore vengono
identificate, l’esperienza spiacevole
dell’ipoglicemia diviene un passo nel
percorso di una gestione sempre
migliore del diabete; se invece
non si risale alle cause si rischia di
trovarsi in una situazione analoga
nel futuro.
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Alti e bassi della glicemia
Quando è difficile intervenire prima
Ogni persona ha i ‘suoi’ sintomi di ipoglicemia. Questi possono però
variare nel corso del tempo. Varia anche il livello a partire dal quale
l’organismo inizia ad avvertire i segnali.
Se le ipoglicemie sono frequenti, il cervello ‘si abitua’ al calo di zucchero nel sangue e non fa scattare quella serie di reazioni che si avvertono sotto forma di fame, nervosismo, sudore tremito o quant’altro.
Questo non significa che il cervello sia diventato immune alle ipoglicemie. Tutt’altro. Perdendo la capacità di avvertire in anticipo la situazione, la persona con diabete si accorge della crisi ipoglicemica
quando questa è già seria e inizia ad avere difficoltà nel formulare
pensieri chiari e agire di conseguenza.
Chi si trova in questa situazione definita ridotta sensibilità all’ipoglicemia deve quindi:
▪ avere sempre con sé dello zucchero
▪ aumentare i controlli della glicemia
▪ avere sempre a portata di mano una fiala di glucagone.
Frequenti ipoglicemie rendono necessario rivedere lo schema insulinico: la ridotta sensibilità all’ipoglicemia è una delle indicazioni per il
passaggio al microinfusore. Se si riesce a passare qualche settimana
senza crisi ipoglicemiche la sensibilità ai sintomi premonitori della
glicemia aumenta nuovamente.
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