Torino
Teatro Regio
Lunedì 2.XI.09
ore 21
Concerto straordinario
Ryuichi Sakamoto:
Playing the Piano
Progetto Grafico Studio Cerri & Associati
Ryuichi Sakamoto: Playing the Piano
Con il sostegno di Audi Japan
Tour a Impatto Zero, compensazione per le emissioni di anidride carbonica
finanziata da Audi
PA system fornito da Musikelectronic Geithain GmbH & Ballad Co., Ltd.
YAMAHA DCFIIIS M4PRO fornito da YAMAHA Music Europe GmbH
La tournée italiana è prodotta da International Music and Arts
in collaborazione con William Morris Endeavor Entertainment.
Sito web ufficiale: www.sitesakamoto.com
Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino
la modalità stessa dello spettacolo a simboleggiare la sfaccettata personalità
artistica del protagonista. Sul palco, due pianoforti, uno dei quali programmaÈ
to elettronicamente, per consentire la messa in scena di un duetto “virtuale”: rappresentazione allegorica della duplice pulsione che ha indirizzato fin dagli esordi la
ricerca creativa del musicista giapponese. Da un lato l’attitudine a considerarsi
comunque parte della tradizione “classica”, derivata dalla formazione accademica
presso l’Università delle Arti di Tokyo e resa esplicita dal riferimento a compositori quali Bach e Debussy, da lui espressamente citati – insieme ai Beatles – come
principali fonti di ispirazione. Dall’altro una costante attenzione all’innovazione
tecnologica e ai risvolti applicativi della stessa, fin dai tempi gloriosi della Yellow
Magic Orchestra, quando divenne – insieme ai sodali Haruomi Hosono e Yukihiro
Takahashi – divo pop in patria e fenomeno di culto all’estero.
L’identità espressiva di Ryuichi Sakamoto è altrettanto complessa sul piano della
forma musicale. L’intreccio, a lungo andare indissolubile, fra tradizione nipponica,
classica e non, e suggestioni provenienti dal resto del mondo (tanto il techno pop
dei Kraftwerk, matrice originaria da cui scaturì la “magia gialla”, quanto la bossa
nova di Antonio Carlos Jobim, onorata nei due dischi di tributo realizzati insieme ai coniugi Morelenbaum), ha generato uno spettro di codici sonori sbalorditivo per ampiezza e profondità lessicali. E dunque non sorprende che l’estro del
57enne artista giapponese si sia manifestato, negli ultimi anni, in ambiti fra loro
quasi antipodici: dal marketing pop (le suonerie per telefoni portatili commissionategli da Nokia) all’aristocrazia sperimentale (i due lavori realizzati in coppia
con l’avanguardista berlinese Carsten Nicolai, in arte Alva Noto: Vrioon e Insen).
A suo tempo, per evidenziare questa tensione verso una più elevata sintesi fra linguaggi differenti, intitolò un album Esperanto (1985) e in seguito, per un altro
disco, volendo riassumerne la vocazione cosmopolita, coniò la definizione Neo
Geo (1987).
Dell’imponente repertorio ascritto a Sakamoto, senz’altro la parte più nota è però
quella riferita alle musiche da film, che gli hanno dato fama planetaria e assicurato prestigiosi riconoscimenti, a cominciare dall’Oscar conquistato nel 1988 per la
colonna sonora de L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, fino al recentissimo
Leone d’Argento attribuitogli in settembre alla Mostra del Cinema di Venezia per le
musiche incluse nel film Women Without Men della regista iraniana Shirin Neshat.
Ciò spiega l’ingente peso specifico delle composizioni “cinematografiche” nell’economia di Playing the Piano, spettacolo che ricalca il canovaccio dell’omonimo
album appena edito, a sua volta testimonianza di una serie di esibizioni dal vivo
tenute in Giappone. È tuttavia la combinazione di quell’ingrediente con altri di
diversa provenienza, sia materiale autografo – con accento particolare su alcuni episodi di Out of Noise, disco accoppiato alla versione deluxe di Playing the Piano
destinata al mercato euroamericano – sia reinterpretazioni di pagine di autori classici, Bach e Satie, a fare del concerto una sorta di compendio dell’eclettica arte
musicale di Ryuichi Sakamoto.
Alberto Campo
Ryuichi Sakamoto, compositore e musicista, vincitore di un Oscar, nel corso della
sua carriera ha attraversato molti confini, sperimentando con successo vari stili musicali che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Mai soddisfatto, Sakamoto continua
a spostare in avanti il limite della propria creatività, mescolando generi e tecnologie
che gli hanno consentito di trovare nuove ed eccitanti forme di espressione musicale.
Nato a Nakano (Tokyo) nel 1952, Sakamoto ha incominciato a studiare composizione con il Professor Matsumoto a undici anni. Otto anni dopo è entrato all’Università delle Arti dove si è diplomato in composizione e ha ottenuto un master in musica elettronica ed etnica. Nel 1977 ha iniziato il suo lavoro di compositore e session man
con i più importanti artisti di musica jazz, rock e classica e ben presto è diventato
famoso come produttore, arrangiatore e tastierista.
Nel 1978 ha realizzato il suo primo album solista e ha formato la Yellow Magic Orchestra con Haruomi Hosono e Yukihiro Takahashi, subito riconosciuta e apprezzata a
livello internazionale. Il secondo disco del gruppo ha venduto più di un milione di
copie e ha portato i tre a un tour mondiale che li ha resi famosi come i re del techno
pop insieme ai Kraftwerk. Con 11 album nei successivi 5 anni la YMO si è creata un
seguito che continua ancora a influenzare i movimenti musicali techno e ambient.
L’interesse di Sakamoto per diversi generi, dal jazz alla bossa nova, alla classica, al dub,
al gamelan, è stato evidente fin dall’inizio nelle sue composizioni per la YMO, nei suoi
album solisti e nelle sue colonne sonore per il cinema, iniziate nel 1983 con Furyo.
Quello stesso anno ha lasciato la YMO per dedicarsi alla carriera solista e alla world
music. Raccontò all’epoca: «Ho una sorta di mappa culturale nella mia testa, dove
trovo similitudini tra differenti culture. Per esempio la musica pop giapponese mi
ricorda la musica araba, per l’intonazione vocale e il vibrato, e nella mia mente Bali è
vicina a New York. Forse tutti hanno questo tipo di geografia nella testa; io lavoro
così». Questo approccio si è evidenziato nelle sue molte collaborazioni, come quelle
con David Bowie, David Byrne, David Sylvian, Iggy Pop, Youssou N’Dour, Robbie
Robertson e Caetano Veloso o con gli scrittori William Burroughs e William Gibson.
Il lavoro più noto di Sakamoto è probabilmente la colonna sonora del film Merry
Christmas, Mr. Lawrence (in Italia Furyo), che gli ha fatto vincere un Anthony Asquith
Award for Film Music dalla British Academy of Film and Television Arts (BAFTA). La
colonna sonora del 1987 per L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci gli è valsa un
Oscar, un Grammy e un Golden Globe, oltre che il premio della Los Angeles Film
Critics Association e una nomination ai BAFTA. Da allora ha lavorato ancora due
volte con Bertolucci (Il tè nel deserto e Il piccolo Buddha), con Oliver Stone (Wild
Palms), con Pedro Almodóvar (Tacchi a spillo) e due volte con Brian de Palma (Snake
Eyes, Femme Fatale).
Sakamoto è anche un valido attore ed è stato protagonista di Furyo; ha recitato
anche nell’Ultimo imperatore, nel video Rain di Madonna e nel film New Rose Hotel
di Abel Ferrara accanto a Christopher Walken e Willem Dafoe.
Nel 1999 la sua prima opera, Life, ha debuttato con sette serate da tutto esaurito a
Tokyo e Osaka. Questo ambizioso progetto ha visto il contributo di più di 100 performer, tra i quali José Carreras, Salif Keita, Bernardo Bertolucci, Salman Rushdie, Pina
Bausch, il Dalai Lama e membri del Frankfurt Ballet. Il 1999 si è chiuso con la pubblicazione del suo primo singolo per pianoforte solo Energy Flows, seguito nel 2001
da Zero Landmine. Nel 2004 ritorna alle sue radici elettroniche con CHASM. Nel
2006 riprende la collaborazione con Alva Noto, con il quale intraprende due tournée
in Europa e il suo primo tour in Asia presentando Vrioon, Insen e Revep.
Il 2007 vede la pubblicazione di Cendre e Ocean Fire, la composizione di brani
minimalisti pianistici per il film Tony Takitani e orchestrali per Shining Boy and Little
Randy e Silk. Nello stesso anno si è riunito con la Yellow Magic Orchestra per una
performance in occasione dell’Al Gore’s Live Earth Festival. Nel 2008 il gruppo si è
nuovamente esibito al Meltdown Festival sotto la direzione artistica dei Massive
Attack.