CHRISTIAN FENNESZ & RYUICHI SAKAMOTO Venerdi 27 giugno CASTEL del MONTE h. 21,30 Ryuichi Sakamoto, compositore e musicista, vincitore di un Oscar, nel corso della sua carriera ha attraversato molti confini musicali e tecnologici. Sakamoto ha sperimentato, con successo, vari stili musicali e è diventato famoso sia a livello di musica popolare, che di musica orchestrale e da film. Il lavoro più noto di Sakamoto è probabilmente la colonna sonora del film Merry Christmas, Mr. Lawrence, (in Italia Furyo) che gli ha fatto vincere un Anthony Asquith Award for Film Music dalla British Academy of Film and Television Arts (BAFTA). La colonna sonora del 1987 per L'Ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci gli ha fatto vincere un Oscar, un Grammy ed un golden Globe, oltre che il premio della Los Angeles Film Critics Association e una nomination ai BAFTA. L'interesse di Sakamoto per diversi generi, dal jazz alla bossanova, al classico moderno, al dub, al gamelan, è stato evidente fin dall'inizio nelle sue composizioni per la Yellow Magic Oorchestra (YMO), nei suoi album solisti e nelle sue colonne sonore per il cinema, iniziate nel 1983 con quella per Furyo. Recentemente Sakamoto si è incontrato con Jaques e Paula Morelenbaum, che spesso hanno collaborato con lui, a casa del compianto Antonio Carlos Jobim (amico della coppia) a Rio per registrare Casa, una collezione di tesori nascosti e di materiale inedito scritto da Jobim. La registrazione, effettuata sotto il nome di Morelenbaum2/Sakamoto, è stata un'esperienza magica per Sakamoto e che poi ha avuto seguito in un secondo album dal titolo A Day In New York che è stato universalmente acclamato da critica (New York Times e London Times) e pubblico. Nel luglio del 2004 Sakamoto ritorna alle sue radici elettroniche con il 15° album solista CHASM. Con Sakamoto l'unica cosa costante è il cambiamento. L'ampiezza degli stili musicali che affronta, perfino all'interno di un solo disco, è uno degli elementi essenziali della sua essenza artistica. Il solo fatto di varcare i confini dei generi è per lui motivo di gioia. "Questa visione globale nei confronti delle differenti culture è parte della mia natura. Voglio rompere le barriere tra generi, categorie o culture. Invece di innalzare muri cerco di combinare elementi diversi. E' la cosa che più mi piace fare”. Christian Fennesz è l'uomo chiave della musica elettronica contemporanea: dal glitch a suoni levigati e orchestrali, al guitar box ai moderni software digitali. Di base a Vienna, Christian Fennesz ha acquistato una eccezionale reputazione internazionale, imponendosi come uno dei più innovativi compositori di musica elettronica. Le sue pubblicazione possono essere reperite su label quali Touch e Mego, etichette che hanno reinventato il suono digitale degli ultimi 25 anni, ma il lavoro di Fennesz si distingue immediatamente per l’incredibile carica emozionale e la straordinaria abilità tecnica. Il primo disco solista di Fennesz per la Mego, l’EP Instrument, fu pubblicato nel 1996 e combinava elementi di elettronica sperimentale, techno e chitarre trattate. Le opere successive perseguono un’idea di elettronica calda ed elaborata chirurgicamente, ma è con Hotel Paral.lel e soprattutto con Endless Summer che il nome di Fennesz esplode a livello planetario. Il suo lavoro su Mego viene indicato come una delle pietre miliari dell’elettronica moderna, capolavoro indiscusso di un una nuova epoca. Glitch e chitarre filtrate elettronicamente si incontrano in paesaggi onirici di eccitante bellezza, contribuendo alla realizzazione di un disco fondamentale. Con Venice (Touch, 2004) il musicista austriaco realizza un concept di sonorità liquide ed evocazioni nebbiose in cui l’elettronica diventa filtro per esperienza immaginifiche ed astratte. La collaborazione di David Sylvian arricchisce uno dei brani dell’album con una splendida interpretazione vocale, ma è l’intero disco a sorprende per l’incredibile capacità di Fennesz di reinventare (vien quasi da dire “ricreare”) il suono dell’acqua e del suo continuo fluire in moti oscillanti; come di piccole onde che collidono con la roccia o si infrangono in minuscoli conche. Resta ancora una volta il suono di chitarra, rielaborata, smembrata e disciolta, eppure assolutamente riconoscibile e di forte impatto emotivo. Accanto al suo lavoro solista Fennesz ha anche collaborato con Jim O’Rourke e Peter Rehberg in un trio per laptop chiamato Fenn O’Berg e con un gruppo di improvvisatori elettronici dal nome MIMEO (Music In Movement Electronic Orchestra. Ha inoltre suonato con artisti come Mika Vainio (Pan Sonic), Pimmon, Oren Ambarchi e Rosy Parlane. Fennesz ha inoltre registrato con Ryuichi Sakamoto - col quale realizza anche performance dal vivo - con Keith Rowe e con l’eccezionale Sparklehorse. Che lo si voglia chiamare sogno o sensazione umorale allo stato puro, trasfigurazione pop o ancora destrutturazione melodica, poco importa; la musica di Fennesz è già entrata nel patrimonio genetico dell’arte mondiale. Cendre è il secondo album nel quale Sakamoto ed il chitarrista viennese Christian Fennesz intraprendono un percorso alternativo di ricerca musicale e intellettuale. Nell’album, e nel progetto live da esso derivato, parti destrutturate (più che improvvisate) si mescolano e si sovrappongono a parti dove è lasciato largo spazio all'elettronica, a libertà strumentali e anche ad una certa inquadratura compositiva. Il pianoforte spesso stende dei tappeti ambient disturbati da ronzii digitali, a volte è centellinato e punteggia in maniera impressionista le melodie di Fennesz che, nascoste dal rumore, sembrano uscire dalle frequenze radio di qualche stazione aliena. I sottili tappeti sonori di Fennesz fanno da contrappeso e raggirano gli eleganti fraseggi del pianoforte di Sakamoto, creando un vivace dialogo tra melodia e tessiture, esplorando l’idea di musica elettronica come un’ispirazione per nuove strutture musicali WILLY DEVILLE Sab. 12 luglio RUVO DI PUGLIA, P.za Delle Monache h.21,00 Uno dei più grandi artisti americani in circolazione, un autentico catalizzatore della tradizione musicale del proprio Paese; musicista poliedrico (canta e suona chitarra, dobro e armonica), con un look da dandy luciferino che tradisce però l'amore per il mondo gitano, Willy DeVille è un pirata metropolitano che miscela con sapienza i generi più diversi: il blues di Robert Johnson, il r&b di Solomon Burke, il rock'n'roll anni '50 di Gene Vincent e il New Orleans sound di Allen Toussaint e Dr. John. Una spiccata insofferenza per il music business, unita ad una travagliata esperienza di vita, lo portano lontano dai favori dell'industria discografica americana e lo rendono un mito fuori patria, soprattutto nel vecchio continente che lo ha adottato come icona dell'artista maledetto, largamente amato ed apprezzato. La sua voce aspra sussurra il blues, urla urock'n'roll scalcinato e seduce come ad una fiesta latina (ha fatto storia la sua versione chicana della "Hey Joe" di Jimi Hendrix). Qualcuno lo ricorderà con un nome diverso, infatti i suoi primi sette album uscirono a nome della band "Mink DeVille", formula che si lascia alle spalle dopo "Sportin' Life". Nel 1987, con Mark Knopfler (Dire Straits) alla produzione parte la sua illuminata carriera solista con il capolavoro "Miracle".Il brano "Storybook Love" (inserito nella colonna sonora "The Prince's Bride") si conquista nientemeno che una nomination all'Oscar. Da questo momento in poi sarà "Willy DeVille" e pubblica altri otto album. L'ultimo è "Crow Jane Alley" (2005) con cui Willy fa ancora centro nel cuore dei fans e della critica. Con nove brani inediti e ispirati e due cover: "Slave To Love" di Bryan Ferry e "Come A Little Bit Closer" di Jay And The Americans. In pieno DeVille style, denotano il particolare stato di grazia musicale e personale che questo artista sta attraversando. Può confermarlo chi ha partecipato ai concerti del tour promozionale di quest'album nell'estate del 2005 e potranno riconfermarlo in quanti accoreranno a questo nuovo tour in Trio di DeVille, dove ad accompagnarlo tornano Seth Farber (piano) e David Keyes (contrabasso). A DeVille piace dire: "La vita è un libro aperto. Sei tu a scriverne le pagine." Ecco perché gli piace tanto stare sul palco. Ogni suo concerto è un libro aperto, una meravigliosa avventura musicale per un'artista con un'estensione di repertorio che può essere eguagliata soltanto da quella della sua generosità. TERESA SALGUEIRO - MADREDEUS “Lusitania” Sabato 25 luglio PUTIGNANO Piazza Plebiscito h.21,00 Teresa Salgueiro, nata ad Amadora l'otto gennaio 1969, è una delle più famose cantanti portoghesi ed è conosciuta principalmente per essere, fin dal 1987, la voce dei Madredeus. In particolare grazie alla fortunata pellicola di Wenders Lisbon Story, questa musica, anima di un popolo, è stata riscoperta e attualizzata, superando (ma non dimenticando) l‘eredità della grande Amalia Rogriguez. Artefici di questo eccezionale mutamento sono stati i Madredeus e fondamentalmente la loro musa Teresa Salgueiro. Nata ad Amadora nel gennaio del 1969, Teresa Salgueiro fin da giovanissima ha iniziato a cantare fado e bossa nova nelle strade e nei locali di Lisbona. All’età di sedici anni cominciò ad addentrarsi nella città vecchia di Lisbona, esibendosi nei quartieri del Bairro Alto e dell’Alfama con un piccolo gruppo musicale chiamato Amenti. L’intensa attività di cantante la portò nel giro di pochi anni ad una celebrità sia nazionale che internazional,e ma fu nel 1987 che incontrò il chitarrista e produttore Pedro Ayres Magallhães. Con lui e con il violoncellista Francisco Ribeiro, il fisarmonicista Gabriel Gomese e il tastierista Rodrgio Leão, dà vita ai Madredeus. Da quel momento la band ha realizzato undici album riscuotendo, anche grazie a numerosi tour, un grande successo in tutto il mondo. Parallelamente alla sua attività come voce dei Madredeus, l'artista portoghese ha anche interpretato una delle parti principali nel film di Wim Wenders Lisbon Story (girato nel 1994), curandone anche la colonna sonora, che è stata poi pubblicata con il titolo di Ainda. Ha inoltre collaborato con artisti del calibro di Sérgio Godinho e Angelo Branduardi. Nel 2005 esce il suo primo album da solista, intitolato Obrigado, disco che vede la partecipazione anche di altri importanti artisti, come Caetano Veloso, Carlos Nuñez e José Carreras. Di recente Teresa Salgueiro ha fatto uscire altri due lavori da solista, Você e Eu e La Serena, in cui canta molti brani classici della bossa nova e della musica popolare brasiliana. Il progetto con cui arriva a Primitivo è l’ultima tappa di un percorso che vede la Salgueiro misurarsi con parte del suo repertorio e con una sentita rivisitazione di alcuni brani di musiche di grandi artisti JOHN TRUDELL Dom. 26 luglio POLIGNANO a MARE p.za S. Benedetto h.21,30 John Trudell è un acclamato poeta, musicista, attore ed anche un attivista. È stato uno dei portavoce per tutte le tribù indiane durante l’occupazione dell’isola di Alcrataz dal 1969 al 1971. Ha poi lavorato con l’American Indian Movement (AIM) dal 1973 al 1979. Nel febbraio di quell’anno un incendio di origini sconosciute ha ucciso la moglie di Trudell, tre bambini e la madre adottiva. Attraverso questa orribile tragedia Trudell ha cominciato a trovare la sua voce di artista e poeta, scrivendo di proprio pungo “di essersi connesso alla realtà”. Nel 1982 Trudell ha cominciato a registrare le sue poesie su musica tradizionale Native e nel 1983 ha pubblicato il suo debut album Tribal Voice sulla sua etichetta discografica Peace Comapany. Si è poi unito con il leggendario chitarrista Jesse Ed Davis e insieme hanno registrato tre album durante gli anni 80. Il primo di questi, AKA Graffiti Man, è stato pubblicato nel 1986 ed è stato indicato da Bob Dylan come il miglior album dell’anno. AKA Graffiti Man è innanzi tutto servito a far notare la singolare abilità di Trudell nell’esprimere verità fondamentali attraverso un mix unico di poesia, musica Native, blues e rock. Da allora Trudell ha pubblicato altri sette dischi più una collection rimasterizzata delle sue prima cassette Peace Company. Il suo cd del 2002, Bone Days, ha avuto alla produzione esecutiva la vincitrice dell’Oscar Angelina Jolie ed è stato pubblicato su etichetta Daemon Records. Il suo ultimo album doppio, Madness & The Moremes, mostra più di cinque anni di nuova musica e include speciali tracce nascoste di alcuni brani preferiti suonati con Jesse Ed Davis. Questa pubblicazione è stata resa disponibile solo su internet e offre l’intero spettro della classica poesia di Trudell; ci sono testi di penetrante intensità interiore o di incredibile humor, il tutto messo assieme da alcune delle migliori sonorità che la sua band dei Bad Dog abbiano mai preparato. Madness and The Moremes si può trovare sul sito www.johntrudell.com. Oltre alla sua carriera musicale Trudell ha recitato in molti film ed ha anche avuto il ruolo d protagonista nel lungometraggio della Miramax Thunderheart; ha anche ottenuto una parte di grande rilievo nel film Smoke Signals di Sherman Alexie e di recente ha anche recitato nella serie televisiva Dreamkeeper su Hallmark. GIOVANNI SOLLIMA Lunedì 4 agosto ALBEROBELLO Trullo Sovrano h.21,30 GIOVANNI SOLLIMA, violoncellista e compositore, nasce a Palermo il 24 ottobre 1962 da una famiglia di musicisti. Presso il Conservatorio della sua città si diploma in Violoncello con Giovanni Perriera e in Composizione con il padre, Eliodoro Sollima, perfezionandosi a Salisburgo con Antonio Janigro e a Stoccarda con Milko Kelemen. Vive fra Palermo, Berlino e New York. Intraprende giovanissimo una brillante carriera internazionale di violoncellista, collaborando con grandi musicisti, come Franco Ferrara, Claudio Abbado, Giuseppe Sinopoli, Jorg Demus e Martha Argerich. Parallelamente la sua curiosità creativa lo spinge ad esplorare nuove frontiere nel campo della Composizione, attraverso contaminazioni fra generi diversi: rock, jazz, electric, minimalismo anglosassone e musica etnica di tutta l'area mediterranea, dalla Sicilia al Mondo arabo, dai Balcani a Israele, dalla Turchia all’Andalusia. Sulla base di una profonda preparazione classica, nasce così lo stile inconfondibile di Sollima, che nelle sue creazioni si avvale dell'utilizzo di strumenti acustici occidentali ed orientali, di strumenti elettrici ed elettronici, e di altri di sua invenzione (l'aquilarco, il d-touch, il body-cello....) o di sua ricostruzione, come il violino tenore raffigurato nei quadri di Caravaggio. Nel 1993 si mette in luce scrivendo l’“Agnus Dei” del Requiem per le vittime della mafia, una messa composta da diversi autori, su testo di Vincenzo Consolo, e presentata nella Cattedrale di Palermo ad un anno esatto dall’attentato di Capaci. Da allora le sue composizioni sono eseguite in tutti i continenti, e fra i maggiori interpreti si trovano direttori come Riccardo Muti con la Filarmonica della Scala, Gidon Kremer con la Kremerata Baltica, Yuri Bashmet con I Solisti di Mosca, Daniele Gatti con l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Ivan Fischer con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma; solisti come Yo-Yo Ma, Mischa Maisky, Viktoria Mullova, Mario Brunello, Bruno Canino, Katia Labeque, Enrico Dindo, Julius Berger, David Geringas, Larry Coryell, Mauro Pagani; interpreti vocali come Ruggero Raimondi, Patti Smith, Vinicio Capossela, Morgan, Edoardo Bennato ed Elisa (protagonista della sua opera Ellis Island, su testo di Roberto Alajmo, commissione del Teatro Massimo di Palermo); coreografi come Karole Armitage, Bebe Miller, Fabrizio Monteverde, Micha van Hoecke e Carolyn Carlson. Quest’ultima, alla Biennale di Venezia, lo fa suonare sul palco in mezzo ai danzatori, avvalendosi del suo carisma scenico. Per il cinema e la televisione collabora con Marco Tullio Giordana (I cento passi, La meglio gioventù), Peter Greenaway (The Tulse Luper Suitcases), Maurizio Zaccaro (Il bell'Antonio, RaiUno), Franco Battiato (“Bitte Keine Reklame”, RaiDue). Nel 2006 Peter Greenaway ha utilizzato la sua musica per la grande installazione allestita ad Amsterdam in occasione del quarto centenario rembrandtiano, e lo ha scelto come autore della colonna sonora del suo ultimo film: Nightwatching. In campo teatrale scrive ed esegue musiche di scena per registi come Bob Wilson (Imagining Prometheus a Siracusa e Milano), Alessandro Baricco (City Reading Project al Teatro Valle di Roma e Iliade all’Auditorium di Roma e al Lingotto di Torino), Peter Stein (Medea, nella traduzione di Dario Del Corno, in tour in Italia e Grecia), Lamberto Puggelli (Il Gattopardo, con Turi Ferro). In veste di solista o con diversi gruppi strumentali (tra i quali la Giovanni Sollima Band, da lui fondata a New York), dal 1995 esegue la sua musica in tutto il mondo, effettuando tre tour negli Stati Uniti e Canada e due in Giappone. Nel 2000 tiene un concerto alla Carnegie Hall, unico italiano nella storia del massimo auditorium americano ad aver eseguito nella sua sala principale un intero programma di proprie musiche. In questa occasione riceve una standing ovation dal pubblico e un importante riconoscimento dal Console italiano. Ma a New York, in tutt’altro contesto, si esibisce anche alla Knitting Factory, autentico tempio dell’underground, che negli Stati Uniti lo fa conoscere come The Jimi Hendrix of the Cello (“Newsday”, Justin Davidson, Pulitzer Price for Criticism 2002). Memorabili, nel 2006, le due performance con Patti Smith alla Queen Elizabeth Hall di Londra. La sua carriera si dispiega quindi fra sedi prestigiose ed ambiti alternativi, vicini al pubblico più giovane e di confine: Brooklyn Academy of Music e Merkin Hall a New York, Wigmore Hall a Londra, Salle Gaveau a Parigi, Kunstfest di Weimar, Kronberg Festival di Francoforte, Munsterhof di Strasburgo, Kuopio Festival in Finlandia, International Music Festival di Istanbul, Summer Festival di Tokyo. In Italia presenta le sue composizioni a Milano (Suoni e Visioni, Serate Musicali, Auditorium, Palazzina Liberty, Teatro Dal Verme), Torino (Teatro Regio, Unione Musicale, Lingotto, Galleria d’Arte Contemporanea), Genova (Palazzo Ducale), Parma (Teatro Regio, Pievi in Scena), Bologna (Teatro Comunale, Musica Insieme), Roma (Santa Cecilia, RomaEuropaFestival, Accademia Filarmonica, Iuc, Auditorium), Perugia (Sagra Musicale Umbra), Napoli (Teatro San Carlo), Bari (Time Zones), Palermo (Teatro Massimo, Amici della Musica, Cantieri della Zisa), e partecipa alle seguenti stagioni estive: Biennale di Venezia, Ravenna Festival, Festival dei Due Mondi di Spoleto, “Il Violino e la Selce” di Fano, “La Milanesiana”, Mantova Musica Festival, Macerata Opera Festival, “I Suoni delle Dolomiti”, Estate Fiorentina, Ravello Festival, Taormina Arte, inaugurando con Bob Wilson l’Ortigia Festival di Siracusa. Il 21 gennaio 2007 debutta alla Scala, esaurita in ogni ordine di posti, eseguendo, oltre a sue composizioni, anche arrangiamenti di brani barocchi e di Jimi Hendrix. Due settimane dopo ripropone lo stesso programma a Radio DeeJay, nella fascia di maggior ascolto. Nel febbraio 2007 in Alto Adige, a 3.500 metri, a -20°, in un teatro-igloo, si cimenta con un violoncello di ghiaccio, costruito appositamente per lui. Il Primo Maggio 2007 viene invitato al grande concerto rock di Piazza San Giovanni a Roma. Contemporaneamente, nei suoi concerti, comincia ad affrontare le Suites di Bach dal vivo. Fra i numerosi compact disc si ricorda Aquilarco, realizzato nel 1998 per la Point Music/PolyGram, su invito di Philip Glass. Questo lavoro per ensemble viene utilizzato innumerevoli volte nel campo della danza, in Italia e all’estero (Festival La Versiliana, Teatro Real di Madrid, The Kitchen di New York, The Brooklyn Center for the Performing Arts, The Pennsylvania Ballet di Filadelfia, The San Francisco Ballet, Les Ballets Jazz di Montreal…). Nel 2001 Gidon Kremer e la Kremerata Baltica, nell'album “Tracing Astor”, incidono per la Nonesuch/Warner Violoncelles, vibrez!. Nell’ambito della cosiddetta “musica contemporanea", si tratta del brano di autore italiano vivente più eseguito nel mondo. Nel 2005 esce per la Sony Works, un album che raccoglie, tra l’altro, anche i brani principali del suo ultimo progetto per ensemble: le Songs From the Divine Comedy. Nel 2007 recita e suona nel cortometraggio DayDream, realizzato dal ventiduenne regista norvegese Lasse Gjertsen, astro nascente della nuova cinematografia digitale e vera star di YouTube. Attualmente sta lavorando ad una cantata sacra per soli, coro e orchestra, di ispirazione bizantina, commissionata da Riccardo Muti e dall'Orchestra Cherubini per il Ravenna Festival 2008, e a diversi progetti discografici, tra i quali un secondo album per la Sony che vedrà la partecipazione di Patti Smith e della giovane violoncellista croata Monika Leskovar. MACEO PARKER Venerdì 15 agosto GIOVINAZZO P.za Vittorio Emanuele h.21,30 Maceo Parker: il suo nome è sinonimo di Funk Music, il suo pedigree è impeccabile; la sua band è la più professionale piccola orchestra funk della terra. Tutti sanno che ha suonato con ognuno dei grandi leader del funk; ha cominciato con James Brown, che Maceo descrive come “andare all’università della musica”; è saltato a bordo della Mothership di George Clinton, poi è passato alla Bootsy's Rubber Band. Lui è il respiro e la vita che collega la storia del funk in un unico filo dorato. Il codice segreto che svela l’unione fra la dance music e il suo nucleo centrale. “Tutto sta per cominciare Maceo” concluse il DownBeat Magazine in un articolo del 1991 all’inizio della carriera solista di Maceo Parker. In quel periodo Maceo era un ricordo per gli aficionados della funk music come un semplice sideman. Dopo una decade e mezzo Maceo Parker ha portato avanti un’esaltante carriera. Negli scorsi anni Maceo ha costruito un nuovo impero funk, fresco e stilisticamente innovaivo. Egli si muove audacemente fra il soul degli anni 60 e il freaky funk anni 70 di George Clinton, in una continua esplorazione di jazz vellutato e groove hip-hop. Le sue collaborazioni in questi hanno sia in studio che sul palco includono fra gli altri Ray Charles, Ani Difranco, James Taylor, De La Soul, Dave Matthews Band e i Red Hot Chilli Peppers. Il suo suono senza tempo lo ha collegato a un pubblico giovane di fan. È quasi impossibile decidere quel che viene prima, se Maceo o il funk. Negli anni 60 Maceo entrò nella band di James Brown, musicisti considerati dagli studiosi di musica come i primi pionieri del moderno funk e dell’hip-hop. Nella metà degli anni 70 Maceo si agganciò a Bootsy Collins, George Clinton e alle varie incarnzioni dei Funkadelic and Parliament, lavorando con le figure più importanti del funk nel periodo in cui erano all’apice del loro successo. Dagli show di James Brown, capaci di togliere il fiato, fino alle più moderne formazioni della scena, Maceo è rimasto lì, legato ai momenti più esaltati della storia della musica moderna, contribuendo al suo avanzamento grazie ad un suono personale e in costante crescita. Nel 1990 arrivò l’opportunità per Maceo di concentrarsi sui suoi progetti personali; da allora ha realizzato due album solisti di successo intitolati Roots Revisited (che è stato dieci settimane in cima alla top ten jazz di Billboard) e Mo’ Roots, ma è stato solo col terzo disco solista Life on Planet Groove (registrato dal vivo nel 1992) che è presto diventato un vero idolo per i suoi fan. Grazie a questo disco è anche passato alla storia per la frase “2% Jazz, 98% di roba Funk”. Nel 2003, Maceo ha ricevuto il Pioneer Award dalla Rhythm and Blues Foundation per il suo contributo al genere Rhythm & Blues. All’inizio del 2007 Maceo ha anche avuto l’opportunità di avverare un suo sogno e lavorare con una Big Band, più precisamente con la WDR Big Band, vincitrice del Grammy Award. Egli ha suonato dal vivo in una serie di show in tributo a Ray Charles, mentre al termine di questa avventura ha pubblicato Roots and Grooves con le registrazioni di queste performance al fianco di Dennis Chambers e Rodney "Skeet" Curtis.