RUBRICA MEDICA AMINAFTONE: UN POSSIBILE RUOLO NELLA SCLEROSI SISTEMICA? Prof.ssa Raffaella Scorza, Dott.ssa Giulia Salazar, Dott.ssa Chiara Bellocchi.- U.O.C. Immunologia Clinica, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico – Milano Negli ultimi tempi abbiamo indirizzato alcune nostre ricerche verso lo studio approfondito di un’interessante molecola: l’ Aminaftone. L’Aminaftone è un derivato sintetico dell’acido 4-amminobenzoico ed è utilizzato da lungo tempo nel trattamento dei disordini del microcircolo capillare. Alcuni studi hanno suggerito che nell’ambito del trattamento di pazienti affetti da insufficienza venosa cronica (IVC) degli arti inferiori, questo farmaco risulti efficace nel ridurre sia la permeabilità vascolare che le dimensioni ed il numero delle ulcere delle gambe. La patogenesi della IVC può essere riassunta in due fasi. Nella prima fase a causa dell’insufficienza valvolare venosa, si verifica un’attivazione endoteliale con l’insorgenza di uno stato infiammatorio acuto e un aumento dell’espressione delle molecole di adesione. Nel secondo stadio è presente una stasi venosa cronica alla quale si associa ipossia endoluminare. L’ipossia a sua volta determina ischemia, attivazione dei fibroblasti e aumentata produzione di endotelina-1 con conseguente alterazione del tono vasale in senso vasocostrittivo. Questi eventi nel loro complesso determinano iperplasia intimale e fibrosi periva scolare, la cui diretta conseguenza clinica è la comparsa di dermatiti ed ulcere. Poiché il meccanismo di azione dell’aminaftone non è ancora stato ben chiarito, nei nostri primi esperimenti abbiamo voluto valutare la sua azione proprio sulla produzione della molecola a forte azione vasocostrittiva endotelina-1 e sulla produzione di molecole di adesione. In vitro la sperimentazione eseguita su modelli di cellule endoteliali umane stimolate con interleuchina-1 e trattate con aminaftone a diverse concentrazioni ed in diversi tempi, ha mostrato che aminaftone abbassa efficacemente la produzione di endotelina in tutti i tempi di trattamento considerati. Poiché l’ipertensione polmonare (nella cui patogenesi l’endotelina gioca un ruolo rilevante) rappresenta una delle più importanti complicanze della sclerosi sistemica abbiamo effettuato un ulteriore esperimento. Tramite l’utilizzo di monocrotalina abbiamo indotto su ratti ipertensione polmonare e abbiamo così osservato come aminaftone sia in grado di ridurre non solo la concentrazione plasmatica di endotelina-1, ma anche l’ipertrofia ventricolare della branca destra del cuore e l’ ispessimento delle pareti dell’arteria polmonare dei ratti. Inoltre in vivo, la sperimentazione su 24 pazienti con sclerosi sistemica (12 controlli e 12 trattati con aminaftone 75mg tid per tre mesi) ha mostrato che aminaftone è in grado di diminuire le molecole di adesione presenti nel siero. Negli ultimissimi studi che abbiamo effettuato, abbiamo voluto valutare l’effetto complessivo di aminaftone sullo stato infiammatorio, fenomeno così importante nelle patologie autoimmuni. L’utilizzo della PCR e di una nuova tecnica chiamata microarray ci ha permesso di quantificare contemporaneamente l’espressione della maggior parte dei geni delle citochine implicate nei processi infiammatori. L’utilizzo poi di kit-elisa e del sistema multiplex ci ha condotto a calcolare la quantità effettiva di proteina prodotta per ciascuna citochina la cui espressione genica risultava modulata dal farmaco. I risultati di questi ultimi studi ci sono sembrati davvero molto interessanti e incoraggianti. Aminaftone down-regola in modo molto efficace, sia la trascrizione genica sia il prodotto proteico di quasi tutte le più importanti molecole responsabili dello stato infiammatorio. Downregola molte citochine tra le quali ad esempio IL-6 che interviene nella fase infiammatoria acuta. Diminuisce anche i livelli di TGF-β che può condurre a fibrosi polmonare attivando i fibroblasti a produrre un eccessivo deposito di collagene. Tutti i nuovi dati relativi a questo farmaco che migliora in modo rilevante il microcircolo, la stasi, l’ edema e lo stato infiammatorio ci possono far pensare che nel prossimo futuro potrebbe essere impiegato con buoni risultati anche su patologie a base infiammatoria come l’ipertensione polmonare e la sclerosi sistemica.