Parrocchia di san Pellegrino tramonterà e allora, ancora una volta, avremo Reggio Emilia bisogno degli altri, avremo bisogno di essere Catechesi 2007 È APPARSA LA GRAZIA DI DIO, APPORTATRICE accompagnati nell’ultimo tratto di strada. Grandezza dell’uomo e miseria dell’uomo: forza DI SALVEZZA PER TUTTI GLI UOMINI (Tt 2,11) e fragilità. Ambedue queste dimensioni vanno 3. tenute presenti: parlare solo delle debolezze Abbiamo meditato sull’uguaglianza di tutti gli esseri umani, la loro uguale dignità, fondata sul fatto che “uno è morto per tutti” (2 Cor 5, 14), che ogni uomo vale il sangue di Cristo. Oggi, cerchiamo di andare un po’ più in profondità, nella nostra riflessione sull’uomo, alla luce della frase natalizia: “E’ apparsa la grazia (cioè l’amore gratuito) di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2, 11). Una “grazia” che porta “salvezza”. Questo vuol dire che ogni uomo ha bisogno di essere salvato, che non può salvarsi con le sue forze e che quindi la vita che egli riceve è un dono, un regalo gratuito. Ma se ha bisogno di essere salvato, vuol dire che l’uomo è povero, è un miserabile, che è tutto tranne che autosufficiente. Dovremmo riflettere molto, quando vediamo una mamma e un papà con il loro bambino appena nato. Dovremmo pensare che noi siamo stati quel bambino, cioè un essere assolutamente dipendente dagli altri, incapace di sopravvivere anche per un solo giorno, se gli altri non ci avessero nutrito e curato. Oggi siamo certamente molto più autonomi. Ma quel debito originario rimane. La vita, prima di essere un diritto è un dono. Dunque, dovremmo essere pieni di gratitudine per chi ce lo ha dato, per chi ci ha aiutato ad diventare quello che siamo. D’altra parte, un giorno, la nostra vita dell’uomo, può portare al disprezzo; parlare solo della sua grandezza, può portare alla presunzione. Anche nella vita sociale vanno considerati ambedue gli aspetti. Se consideriamo solo la debolezza dell’uomo, facilmente arriviamo ad atteggiamenti paternalistici e autoritari. No, ogni autorità, da quella dei genitori a quella di chi ha responsabilità pubbliche, deve avere come scopo la crescita dell’autonomia; autorità deriva da “augere”, che in latino vuol dire “far crescere”. Ci dev’essere fiducia nell’uomo e questa fiducia deve esprimersi nella capacità di leggere le doti e le capacità di chi ci sta di fronte e nella capacità di fare delle richieste. Se io faccio le cose al posto tuo, vuol dire che non ti considero capace di farle. E’ vero che ho l’impressione che, se le faccio io, le faccio prima e meglio: ma, se “perdo tempo” nell’insegnarti, cresce quel bene straordinario che è l’alleanza tra te e me. Ma se considero solo la grandezza dell’uomo, costruirò un mondo basato sulla competizione e sulla selezione. Tutto quello che pregiudica l’efficienza e il risultato, sarà considerato un peso morto, un problema. A me sembra che sia questo il punto delicato, quando si parla di eutanasia. Chi stabilisce che la vita non ha più valore, che non è più degna di essere vissuta? Sulla base di quali criteri, di quali parametri? La debolezza dell’uomo non è un incidente o un limite. L’uomo non è una momenti più dolorosi, nel peccato e nella morte. macchina, che viene misurata dalla sua efficienza e Chi ha meglio di ogni altro illustrato questo che, se non funziona più, viene buttata via. La mistero è stato, a mio parere, Alessandro Manzoni. debolezza sua Nei suoi personaggi, c’è sempre una soglia, al di là dimensione essenziale. Se lo dimentichiamo, il della quale l’uomo non può andare, nella mondo diventa orribile. Questo è stato il grande conoscenza dell’altro uomo. Valga per tutte la errore di Nietzche: dalla sua idea che esistessero scena di don Rodrigo morente e ormai privo di uomini superiori, sono nate le grandi sciagure del coscienza. Fra’ Cristoforo dice a Renzo: “ Può novecento e, tuttora, noi rischiamo di riprodurre, essere castigo, può essere misericordia”. E, nel nella nostra considerazione del mondo, una visione “Cinque Maggio”, di fronte alla morte di castale, come se gli uomini avessero valore Napoleone, dice: “Tu, dalle stanche ceneri – diverso, a seconda del gradino della scala sul quale sperdi ogni ria (cattiva) parola; - il Dio che si trovano. atterra e suscita – che affanna e che consola – fa parte dell’uomo, è una Grandezza e miseria dell’uomo, dunque. Ma bisogna aggiungere un altro aspetto, se vogliamo avere dell’uomo una visione corretta e rispettosa sulla deserta coltrice (il letto solitario di morte) – accanto a lui posò”. Dobbiamo avere grande rispetto per il mistero del suo mistero. Ogni uomo è un insieme di della sofferenza. E’ importante visitare gli possibilità: ma queste possibilità si accendono, ammalati, è un dovere di umana solidarietà. diventano realtà, solo quando qualcuno mi viene Tuttavia, quando la malattia diventa grave, è più incontro, quando io incontro il dono di un “tu” che difficile stare loro accanto. E’ necessario molto mi chiama per nome. Non c’è vita senza incontro. rispetto e, soprattutto, la coscienza che si sta E tuttavia c’è un mistero più grande. Ogni compiendo un mistero, l’uomo di fronte a Dio e incontro umano rinvia a un orizzonte più vasto: Dio di fronte all’uomo. Di quel dialogo, noi ogni “tu” dell’uomo porta in sé la traccia del “Tu” possiamo essere solo testimoni e, forse, renderlo un divino. po’ più facile. Lo vedo, per esempio, quando i fidanzati si Quando l’uomo è di fronte alla propria morte, preparano al matrimonio. Per loro, è naturale Dio gli mostra la propria morte. La croce collocare il loro rapporto in questo orizzonte, dell’uomo e la croce di Dio si incontrano. Ecco accorgersi che c’è un mistero più grande che li perché è necessario il silenzio: un silenzio attento, avvolge e li accompagna, e al quale è bello sollecito, amoroso, come quello di Maria accanto consegnarsi e in questa consegna nasce la speranza, alla croce del Figlio. E’ in quei momenti così la certezza che la vita comune è fondata su una difficili che l’anima dell’uomo si apre dall’eternità. roccia più forte del puro consenso umano. Il “Tu” divino. Dobbiamo saper leggere questa presenza nella vita di ogni uomo, soprattutto nei don Giuseppe Dossetti