I modelli atomici La teoria di Dalton All’inizio del XIX lo studioso Dalton, utilizzando le leggi fondamentali della chimica note a quel tempo (la legge delle proporzioni definite e la legge della conservazione della massa) ed aggiungendone un’altra formulata da lui stesso (la legge delle proporzioni multiple: combinando una certa quantità di un elemento con una quantità di un altro elemento, il rapporto di queste due quantità rimarrà sempre costante e sarà sempre esprimibile con numeri interi e piccoli. Per esempio nella combinazione tra ossigeno e carbonio c’è sempre un rapporto di 1:2, infatti si scrive: CO2.), arrivò alla conclusione che la materia fosse discontinua e quindi formata da particelle. Sulla base di queste tre leggi Dalton formulò la prima teoria atomica che può essere schematizzata così: - La materia non è continua, ma è composta da particelle che non possono essere ulteriormente divise né trasformate: gli atomi. - Gli atomi di un particolare elemento sono tutti uguali tra loro ed hanno la stessa massa. - Gli atomi di elementi diversi hanno massa e proprietà differenti. - Le reazioni chimiche avvengono tra atomi interi e non tra frazioni da essi. - In una reazione chimica tra due o più elementi gli atomi, pur conservando la propria identità, si combinano secondo rapporti definiti dando luogo a composti. Il modello atomico di Thompson Dopo le teorie antiche ( Democrito, Leucippo, Lucrezio) e adesso anche confermato da Dalton sembrava dimostrato che la materia fosse costituita da mattoni primari, particelle indivisibili o, detto brevemente: atomi (dal greco: non tagliabile, non divisibile), ma nel 1897 J.J.Thompson fa una scoperta che sconvolge questa ipotesi: il 30. aprile 1897 ha annunciato che l’atomo non è la più piccola unità di materia, ma che questo a sua volta sia costituito da particelle minori: la prima, l’elettrone, è stata da lui individuata. Per circa due anni ha condotto esperimenti con un tubo catodico per poter dimostrare questa scoperta. Gli esperimenti funzionavano in questo modo: Usando un tubo a raggi catodici [nel disegno], Thompson ha notato che il fascio veniva deviato dal campo elettrico creato dalle due placche sottoposte a una differenza di potenziale. Doveva pertanto essere formato da particelle cariche negativamente. Non potendo misurare direttamente la massa di queste particelle, lo scienziato ha invece misurato di quanto i raggi catodici venivano deviati e di quanta energia erano dotati, ed è risalito al rapporto tra massa della particella e carica. Dopo qualche tempo Thompson riesce a misurare precisamente la massa e la carica dell’elettrone: La massa è 1/1836 di quella dell’atomo di idrogeno,cioè 9,11 x 10^-28 g, mentre la carica vale -1,6 x 10^-19 C. Thompson formulerà anche un modello della struttura dell'atomo, a "panettone", formato da una nube di particelle cariche positivamente nella quale gli elettroni sono inseriti come l'uvetta.