Antiseri I motivi di fondo del pensiero kierkegaardiano Attraverso una serie di citazioni, che ci mettono direttamente in ascolto della voce di Kierkegaard, lo storico della filosofia Dario Antiseri fa emergere gli aspetti più significativi del pensiero kierkegaardiano, in cui risalta il bisogno di riscoprire la verità del cristianesimo: una verità che deve essere testimoniata, non dimostrata. Oltre a questo aspetto, però, viene rimarcato l’interesse di Kierkegaard per le prerogative del singolo individuo, in contrapposizione a Hegel. Per Kierkegaard “il Singolo è la contraddizione e la confutazione del sistema, l’unica alternativa valida all’hegelismo”. Ovviamente il “sistema” a cui allude Kierkegaard è proprio il complesso impianto della filosofia hegeliana. 1. “Io sono e sono stato uno scrittore religioso, tutta la mia attività letteraria si rapporta al cristianesimo, al problema del “diventare cristiani””. Questo scrive Kierkegaard nel Punto di vista della mia attività letteraria. “Diventare cristiani”, tornare al cristianesimo in una società e in un paese notoriamente cristiani: è questo il compito che Kierkegaard ha cercato di portare a termine nel corso della sua vita. “Il cristianesimo qui non esiste più, ma perché si possa parlare di riaverlo, bisogna spezzare il cuore di un poeta, e questo poeta sono io.” È un cristianesimo “snaturato” quello che Kierkegaard si trova a fronteggiare. Nei tempi passati si lasciava che il cristianesimo fosse quel che era: o lo si accettava o si rompeva con esso sul serio. “Ora l’unico cristianesimo esistente è una falsificazione”: sentimentalismo annacquato e stilizzato, raffinato epicureismo. E la filosofia di Hegel è “la più pericolosa giustificazione” di una situazione putrescente: “Hegel ha snaturato il cristianesimo mettendolo d’accordo con la sua filosofia”. E, con Hegel e dopo Hegel, “pastori” e “professori” si sono affaccendati a soddisfare il tempo, mentre era più che urgente soddisfare l’eternità. “Vigliacchi” che trovano che “è più comodo adulare i contemporanei”. E, allora, “ecco alla fine, con tanta bravura, queste canaglie, come Goethe, Hegel, e, da noi, Mynster1, predicare o comunque portare ad effetto il principio che la serietà è soddisfare il tempo”. 1 Vescovo danese, avversato da Kierkegaard in quanto rappresentante della cristianità ufficiale. 2. Hegel fa diventare il cristianesimo un “momento” della storia dell’umanità; e concepisce gli uomini come “un genere animale dotato di ragione”. Fa presente Kierkegaard: “in un genere animale vale sempre il principio: il Singolo è inferiore al genere”. E, allora, è proprio “qui che si deve dare battaglia, giacché ogni singolo è creato ad immagine di Dio” e, dunque, “il Singolo è più del genere”. Il Singolo, insomma, conta più della specie. Il Singolo è la contraddizione e la confutazione del sistema, l’unica alternativa valida all’hegelismo, “Il Singolo: con questa categoria sta o cade la causa del cristianesimo [...]. Il Singolo è e rimane l’àncora che deve arrestare la confusione panteista, è e rimane il peso con cui la si può comprimere”. Un uomo singolo non ha un’esistenza concettuale. Ed è l’angoscia a caratterizzare l’esistenza, la condizione umana. E la cosa importante – scrive Kierkegaard – è che l’angoscia forma. È una scuola dove un grande inquisitore “distrugge tutte le finitezze scoprendo tutte le loro illusioni”. È così che “Dio che vuole essere amato, discende con l’aiuto dell’inquietudine in caccia dell’uomo”. La scelta è tra la speranza e la disperazione. Ma: dove riporre la propria speranza? Quale senso assoluto della vita e della storia possiamo aspettarci dagli uomini, dai filosofi? La filosofia non salva. La speranza irrompe nell’animo del Singolo che ha fede. “Col credere io mi difendo dalla disperazione”; “solo chi ha provato la disperazione capisce in fondo la redenzione e ne sente il bisogno”. Così Kierkegaard nel Diario. E nelle Annotazioni da Berlino: “Provvidenza e Redenzione sono categorie della disperazione [...]. Esse non sono ciò che fa disperare, ma ciò che allontana la disperazione”. 1 Angoscia e disperazione aprono alla fede. D’accordo con Lutero, Kierkegaard insiste sul fatto che tutta la dottrina della Redenzione e, in fondo, tutto il cristianesimo vanno messi in rapporto con la coscienza angosciata. Ed è con Lutero che egli ripete: “Eliminate la coscienza angosciata e potete chiudere tutte le chiese e trasformarle in sale da ballo”. Sulla strada della disperazione l’esistenza autentica si affida a Dio. Angoscia e disperazione, dunque, come vie alla fede. 3. Per avere fede è necessaria una determinazione esistenziale. La fede cristiana non è questione di storia, di filologia o di filosofia, non è un problema di “comunicazione diretta”, cioè scientifica. Scrive Kierkegaard: “Che meraviglia se ci si sbriga così facilmente del cristianesimo, se sin dall’inizio ci si pone nella condizione di non poter ricevere la menoma impressione personale dal cristianesimo? Si diventa oggettivi, si vuole considerare oggettivamente nientemeno che il fatto che Dio è stato crocefisso, mentre, quando questo accade, neppure il tempio poté rimanere oggettivo, perché il suo velo si squarciò; neppure i morti poterono rimanere oggettivi, perché uscirono dai loro sepolcri: insomma, si giunge al punto che ciò che è capace di far diventare soggettive persino le cose inanimate e i morti, è ora considerato oggettivamente da parte di questi signori dell’oggettività”. No, “la fede è contro la ragione”; è fede nell’assurdo; è la fede di Abramo; è la risposta del Singolo alla provocazione di Cristo. La fede, se è fede, non ha bisogno di dimostrazioni filosofiche. È spenta o addirittura morta la fede di chi va in cerca di dimostrazioni: non è più fede la fede che si vergogna di se stessa. [D. Antiseri, Come leggere Kierkegaard, Bompiani, Milano 2005, pp. 7-10] Competenze Individuare e comprendere 1 Perché, per Kierkegaard, “l’unico cristianesimo esistente è una falsificazione”? (max 3 righe) 2 Secondo Kierkegaard “il Singolo è più del genere”: per quale motivo? (max 3 righe) Riflettere e valutare 3 “Un uomo singolo non ha un’esistenza concettuale. Ed è l’angoscia a caratterizzare l’esistenza, la condizione umana”: spiega e commenta questa affermazione, che riassume aspetti fondamentali del pensiero di Kierkegaard (max 5 righe) 4 “La fede è contro la ragione”, sostiene Kierkegaard. Spiega il significato di questo pensiero, facendo anche riferimento alla fede di Abramo (max 5 righe). 2