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IL CUORE E LA MANO
Il f u tu ro i n m a n i più fo r ti de l le no stre
Il cristianesimo è una religione che ha solide radici nel passato,
s'incarna nel presente ed è proiettata verso il futuro. Abbraccia
il tempo nel suo insieme, poiché è in questo 'spazio' che Dio ha
deciso di manifestarsi e di prendere posto.Venendo al mondo in
Gesù Cristo, Dio ha accettato di cogliere la sfida dei limiti posti
dal vivere come un essere temporale. L'eternità divina ha indossato gli abiti stretti dell'esistenza umana, non per stravolgerli,
bensì per dare loro un nuovo significato. Per questo motivo, il
cristianesimo è a pieno titolo inserito nella storia dell'umanità,
di cui si fa portatore nel medesimo tempo delle aspirazioni e
delle debolezze.
di fra Martino Dotta, assistente spirituale ACLI Svizzera
Nel diventare uno di noi, Dio non ha voluto dare
vita ad un super-uomo, né ad un eroe immortale,
ma si è fatto paziente restauratore di un legame
amoroso spezzatosi per la disobbedienza umana.
In ciò consiste la pedagogia divina: lasciare che il
tempo diventi momento di crescita e maturazione,
sacro nella sua vera accezione, cioè riservato all'esperienza della presenza di forze benevole che ci
guidano. Perciò per la Bibbia la storia è un trascorrere dei giorni segnato dall'intervento di Dio,
che è luogo di liberazione e salvezza.
Questa è la causa prima della fede cristiana: Dio
ristabilisce nel Figlio suo l'amicizia tradita, non
colpevolizzando l'essere umano, ma piuttosto
offrendogli un supplemento di perdono, nel dono
totale della sua vita, nella santificazione del tempo
"in cui Dio si fa conoscere". Perciò il cristianesimo è una fede concreta, che chiede visibilità seppur nella discrezione e nell'umiltà. Se fosse sradicata dalla quotidianità, questa fede sarebbe inconcepibile, come ricordano san Paolo e l'autore della
Lettera di Giacomo: senza le opere, cioè senza la
concretezza della testimonianza, essa non ha valore, né consistenza. Assomiglia a un sacco vuoto, a
un tronco d'albero concavo o ancora ad un cibo
insipido.
Nell'attivismo del presente, tuttavia, ho spesso
l'impressione che rischiamo di perdere la bussola
e di non sapere più dove individuare i nostri punti
di riferimento. Nel cosiddetto "secolo breve" della
rivoluzione tecnologica, dove il tempo è essenzialmente contemporaneità, immediatezza, attualità
ad oltranza (su cui i mezzi di comunicazione ci
tengono costantemente aggiornati, persino in
maniera ossessiva) non è facile preservare il giusto
equilibrio tra rifugi in un preteso passato d'oro e
fughe in avanti. La tentazione di perdere la memoria e il senso del divenire è grande ed insinua pure
la nostra fiducia nel messaggio evangelico. E se è
nel presente che si consuma la nostra esistenza
operosa, nondimeno siamo chiamati a non
dimenticare che il senso delle cose non è in noi
stessi, né nei segreti dell'universo. L'origine e lo
scopo del nostro agire e volere sono nascosti e
conservati in mani più forti delle nostre, da cui
tutto proviene e verso le quali tutto è diretto. Di
conseguenza, possiamo accogliere fiduciosi l'insegnamento di Gesù: "non preoccupatevi del domani, poiché il Padre sa di cosa avete bisogno".
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il dialogo 5/08
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