Pensiero positivo e autostima?
22/05/2017
É credenza diffusa che il pensiero positivo e l’autostima siano precondizione del benessere e del
successo, e che al contrario, la mancanza di questi possa costituire un serio problema. Esaminiamo che
cosa significano per il senso comune questi due elementi, per poi verificare l’effettiva utilità di questo punto
di vista da “uomo della strada”. Il primo, il “pensiero positivo”, rappresenta una visione del mondo
ottimistica, che cerca di vedere il buono di ogni situazione; il secondo, l’autostima, si può vederla come il
pensiero positivo rivolto a se stessi. Come si vede, due concetti sono molto vicini fra loro.
Occorre innanzi tutto osservare che i pensieri positivi e la buona opinione di sé, sono esperienze molto
più piacevoli dei loro opposti, cioè dei pensieri di pessimismo e sentimento di sfiducia in sé e nel mondo;
perciò è perfettamente naturale che le persone preferiscano i primi ai secondi.
Tuttavia la questione cambia di molto quando si comincia a credere che per raggiungere un qualunque
risultato siano necessarie queste qualità positive e che, contemporaneamente, sarebbe meglio tenere
distanti quelle negative. Questo atteggiamento selettivo rispetto all’esperienza interna spinge le persone a
rifuggire le esperienze che potenzialmente potrebbero evocarne di negativa. Questo rifiuto delle esperienze
interne poco piacevoli, anche conosciuto dagli psicologi ACT come “evitamento esperienziale”, è il
meccanismo che sta alla base di molti problemi di natura psicologica, perché in grado di innescare circoli
viziosi di evitamenti sempre più ampi e dannosi per la qualità della vita della persona.
Quindi, paradossalmente, è proprio l’eccessiva e sistematica enfasi sui contenuti positivi su di sé e sul
mondo che porta le persone verso una condizione di maggiore sofferenza.
I contenuti negativi, cioè le emozioni come ansia, rabbia, paura, senso di inadeguatezza, sono
esperienze che caratterizzano la vita di ognuno di noi: chiedete in giro, e non incontrerete mai nessuno che
in qualche occasione non le abbia provate. Detto in altre parole, queste sono esperienze normali. E queste
emozioni e questi pensieri sono esperienza anche di coloro ai quali guardiamo come modelli da imitare,
come guide o maestri, in quanto esseri umani. Queste persone sono arrivate dove sono con anche quelle
emozioni, con quei pensieri… potete starne certi.
In realtà quello del pensiero positivo e dell’autostima è un falso problema. Quello che cambia la vita delle
persone sono le azioni che esse compiono. La qualità della vita di una persona è influenzata dalle azioni
che compie, non dai pensieri che essa formula su di sé o sul mondo.
Dott. Andrea Compiani - Via Baio 3, 29122 Piacenza (PC)
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L’impegno costante vi conduce ai risultati sperati, anche se nel frattempo stavate pensando che non ce
l’avreste mai fatta; all’opposto, l’incrollabile fiducia nei propri mezzi che non sia seguita da gesti concreti
non è che vuota vanità.
Per compiere queste azioni, la persona è chiamata a valutare francamente le proprie capacità in rapporto
alla prova che l’attende; in tal senso, un’alta “autostima” non è necessariamente cosa buona: moltissimi
danni nella storia sono stati fatti da coloro che si credevano capaci in campi in cui non lo erano. Allo stesso
modo, sono ingenti anche i danni generati dalla sottostima dei propri mezzi.
Quello che conta è rimanere aderenti alla realtà, anche se questa ci dispiace o ci spaventa, e dirigere le
nostre azioni nella direzione da noi desiderata.
Se nel fare questo vi sentirete timorosi, ansiosi, insicuri del risultato che vi attende, non datevene pena: è
normale.
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