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ERACLITO E L’“ASCOLTO” DEL LÓGOS
Ascoltando non me, ma il lógos, è saggio convenire che tutto è uno.
(DK 22 B 50, trad. it. di G. Giannantoni, ne I Presocratici. Testimonianze e frammenti,
a cura di G. Giannantoni, Laterza, Bari 1969)
Analisi del testo
■ A differenza di quanto farà Parmenide, Eraclito non si
propone come portavoce della divinità, ma invita a rivolgersi direttamente al lógos. In altre parole, il filosofo
presenta un’esperienza che egli ha realizzato, ma che
anche altri possono attuare se in possesso dell’atteggiamento e del metodo adeguati, cioè «provandosi»
nelle parole e nelle opere corrette. La stessa parola del
filosofo non ha alcun valore se appartiene a lui in quanto uomo, ovvero se si pone come individuale, privata;
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Filosofia, Paravia
acquista invece peso allorché riporta quanto è il lógos
ad aver stabilito. Se il filosofo propone anche un metodo (cioè, proprio nel senso etimologico, un cammino)
per avvicinarsi a questa conoscenza, è evidente che il
sapere non sarà oggetto di una rivelazione mistica,
bensì il risultato del razionale procedere della ricerca
umana, la conquista da parte del graduale lavoro
dell’intelletto: questo ci sembra deporre a favore della
laicità dell’impostazione di Eraclito.
I TESTI
Nel frammento riportato di seguito Eraclito presenta le proprie convinzioni come dettate
direttamente dal lógos, e non come dovute a una rivelazione divina.