Origini dello schiavismo La tratta degli schiavi dall’Africa alle colonie europee nelle Americhe ha permesso un arricchimento europeo a danno delle società dell’Africa e delle risorse naturali e umane indigene. I primi negrieri furono portoghesi (1444), ma nel XVIII secolo furono i britannici i maggiori trafficanti di schiavi. I primi schiavi neri giunsero nelle Americhe nel 1508 per essere impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero. La Gran Bretagna abolì la schiavitù nel 1807, la Francia nel 1848, in Brasile continuò fino al 1850, mentre nelle colonie caraibiche spagnole e a Cuba il commercio degli schiavi, pur abolito nel 1867, sopravvisse fino al 1886. 440 anni di tratta degli schiavi africani, uomini e donne strappati alla loro terra.Si calcola che in tre secoli, siano stati non meno di 8.300.000 gli schiavi trasportati oltre Oceano. I neri americani ed i mulatti, residenti nelle Americhe da generazioni, sono i discendenti di quegli schiavi. Tratta negriera Come avveniva la tratta degli schiavi. I trafficanti europei non si avventuravano all’interno dell’Africa in cerca di neri da schiavizzare, bensì rimanevano confinati sulla costa in attesa che i capi africani consegnassero loro gli schiavi richiesti; questo avveniva sia perché c’era l’ordine dei sovrani africani, sia per il rischio di malattie letali. C’è da aggiungere che la schiavitù era diffusa in Africa anche prima della tratta atlantica, pertanto i commercianti europei sfruttarono un traffico che già esisteva. I trafficanti europei pagavano per gli schiavi con tessuti, collane di perline, fucili, monili in rame, alcolici, utensili vari. Chi erano gli schiavi. Gli schiavi africani erano in gran parte prigionieri di guerra, quindi oppositori politici, ma vi erano anche persone accusate di crimini come assassinio, stregoneria, debiti o furto, o che, semplicemente, erano cadute nelle reti dei trafficanti locali. Nave negriera Il lungo viaggio atlantico e la vendita. Il viaggio in nave attraverso l’Atlantico durava due-tre mesi, a seconda dei porti di partenza e di arrivo. Gli schiavi viaggiavano ammassati e incatenati, mentre le donne erano spesso costrette a subire violenze e stupri da parte dei marinai e del capitano. Fin quando il porto di partenza era abbastanza vicino, l’equipaggio era impegnato a sedare nel sangue le rivolte. Anche per i marinai non era, comunque, un bel viaggio; la metà degli europei che si recarono in Africa occidentale nel XVIII secolo morì, soprattutto di malaria o febbre gialla; coloro che si arruolavano lo facevano solo per disperazione o per mancanza di altre possibilità ed erano chiamati “schiavi bianchi”. Giunti a destinazione, i marinai dovevano preparare gli schiavi per la vendita. Quando la nave era abbastanza vicina alla destinazione, toglievano i ceppi ai prigionieri e curavano le ferite, pulivano e radevano gli uomini , tingevano i capelli bianchi per dare un aspetto più giovane e virile e ungevano i loro corpi con olio di palma. La vendita avveniva al mercato degli schiavi, direttamente ai proprietari delle piantagioni oppure ad intermediari. Schiavi in una piantagione Le origini dello schiavismo. Nelle colonie americani gli europei, inizialmente, impiegarono salariati europei, lavoratori forzati e manodopera indigena nella produzione dello zucchero. Successe però che gli europei furono decimati dalle malattie endemiche dei paesi tropicali e le popolazioni indigene furono decimate dalle infezioni portate dagli europei. Venne così a mancare la manodopera necessaria per le piantagioni, peraltro in espansione, che andarono a cercare in Africa. Nel XVIII secolo, il 40 per cento degli schiavi era impiegato nelle piantagioni di canna da zucchero. La preponderanza degli schiavi africani come manodopera non fu, pertanto, un fenomeno repentino, ma seguì la progressione del calo demografico delle popolazioni schiave in America. Nelle piantagioni brasiliane, ad esempio, prima del 1600 la manodopera era costituita principalmente dai nativi americani e nel 1690, nei possedimenti caraibici inglesi, c’erano più lavoratori forzati europei e indiani americani che africani. Atto di acquisto di uno schiavo nero, datato 1840 La fine della schiavitù. Gli inglesi furono tra i più grandi commercianti di schiavi, ma furono anche i primi ad abolire la schiavitù, nel 1807, e a lottare contro gli schiavisti; i britannici si sentirono autorizzati a catturare qualsiasi nave negriera incrociassero sul loro cammino. Lo schiavismo, tuttavia, nelle colonie caraibiche spagnole e a Cuba sopravvisse fino al 1886. Dipinto di Francois-Auguste Biard raffigurante la fine della schiavitù nelle colonie francesi nel 1848 I vantaggi economici dello schiavismo. L’Europa tra il XVI ed il XVIII secolo trasse molti vantaggi economici con la tratta degli schiavi. Tutti i settori dell’economia europea ne trassero vantaggi, in particolare: agenti delle assicurazioni delle navi, capitani, equipaggi, fornitori di viveri, proprietari di schiavi e intermediari che vendevano manufatti e prodotti realizzati con il lavoro degli schiavi. Un arricchimento costato vite umane e sofferenze incalcolabili e terribili. Cinzia Malaguti Bibliografia: O. Pétré-Grenouilleau, La tratta degli schiavi. Saggio di storia globale, Bologna, Il Mulino, 2010 Storica NG, NR. 75