Gli abstract degli interventi - Università degli Studi di Trieste

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Convegno degli antropologi brasilianisti Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia, 27 maggio 2011 Aula Magna “G. Tovini” Abstract degli interventi Prima sessione: identità e incroci Tullio Seppilli Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute Società Italiana di Antropologia Medica Una previsione sbagliata e la sua tardiva correzione: riflessioni di un antropologo italobrasiliano. Nel 1955 ho pubblicato alcuni lavori sui culti sincretistici afro‐brasiliani, poi ripubblicati in Italia e in Brasile e oggetto di un puntuale carteggio con Roger Bastide: nelle conclusioni vi era adombrata la ipotesi di un probabile indebolimento di tali culti negli anni a venire. Una ipotesi dimostratasi poi errata, da me corretta con una relazione alla tavola rotonda “Reafricanizaçao e sincretismo” al V Congresso Afro‐Brasileiro svoltosi a Salvador da Bahia nell’agosto 1997. Lungo la linea di questo percorso cercherò di sviluppare alcune riflessioni generali sull’antropologia della società brasiliana. Angelo Eugenio Fossati Università Cattolica (Milano) L'arte rupestre della Serra de Capivara, Piauì, Patrimonio Mondiale. Temi, cronologia e problematiche La Serra de Capivara nel sud‐est dello Stato del Piauì, rappresenta un patrimonio di inestimabile valore archeologico, storico, naturalistico ed etnografico. Pitture, incisioni rupestri ed antiche aree abitative sono distribuite nei numerosi ripari rocciosi della Serra, oggi Parco nazionale gestito dalla FUMDHAM – Fondazione Museo dell’Uomo Americano, istituzione associata all’Ibama. Niéde Guidon e il suo team attraverso lo scavo e lo studio dei numerosi siti archeologici scoperti, quasi un migliaio ormai, hanno fornito interessanti conclusioni cronologiche sulle origini della presenza dell’uomo in Sudamerica, datazioni molto dibattute nel mondo scientifico, in quanto porterebbero indietro nel tempo l’arrivo nel continente americano degli uomini geneticamente moderni. Nel 1991 l’UNESCO ha inserito il parco Nazionale della Serra de Capivara nella prestigiosa lista del Patrimonio Mondiale. Il presente intervento intende contribuire alla discussione sulle problematiche inerenti la cronologia delle fasi pittoriche e delle origini della presenza umana nell’area. 1
Bruno Barba Università degli Studi di Genova Retrato em Preto e Branco Il calcio‐samba e l’identità brasiliana Il calcio è politica, economia, educazione, simbologia, religione, rituale, mitologia, ma anche uno straordinario strumento di affermazione identitaria. Una maniera di capire come una società pensa e “vive”. Il futebol bailado dei brasiliani unisce i movimenti africani della capoeira e del samba alla mentalità europea, rappresenta il trionfo dell'idea del meticciato, biologico e culturale, ha permesso l'affermazione del povero, del favelados e del nero, ha accompagnato la formazione ‐ e la coscienza ‐ di un paese intero. Un paese che si appresta a organizzare l’edizione più attesa dei Campionati del mondo di calcio: nel 2014 o futebol voltar para a casa… Marco Antonio Ribeiro Vieira Lima IBRIT‐ Istituto Brasile Italia La rete culturale brasiliana all'estero: l'esperienza dell'istituto Brasile Italia di Milano. L’intervento si propone di problematizzare il concetto di cultura attraverso il racconto dell’esperienza dell’Istituto Brasile Italia di Milano negli ultimi otto anni. Si propone anche di aprire una finestra critica alla riflessione della politica culturale dello Stato Brasiliano all’estero, alle realtà culturali delle comunità di emigranti brasiliani, nonché sulle loro reali possibilità di accesso e contatto con il panorama culturale in patria. Infine, condivide ipotesi sulle modalità in cui la politica culturale può essere tessuta e rilanciata tra lo Stato brasiliano e i brasiliani all’estero. Alessandro Simonicca Università “La Sapienza” Roma Progetto Missione etnologica SudAmerica/Brasile sull’immigrazione italiana 2009‐2011 La ricerca, triennale, si avvale del Mae e dei corsi di Laurea Specialistica per attivare percorsi di formazione e ricerca in ambito sudamericano in temi di immigrazione. L'attuale ricerca riguarda quattro comunità di italo‐discendenti, nello Stato Federale del Minas Gerais, situate rispettivamente nei Comuni di Itueta, Machado, Pocos de Caldas e Sao Joao del Rei.Le famiglie fondatrici, per lo più provenienti dal Veneto e dalla Toscana, si sono insediate l'ultimo torno del secolo decimonono e nel Novecento si sono consolidate in comunità di caffecultori, con sistema di famiglia allargata, comunanza di terra e forte distinzione rispetto allo spazio sociale più ampio di appartenenza. La ricerca ha cercato di individuare temi di politiche dell'identità, forme di autorappresentazione e processi di sviluppo economico locale‐globale. 2
Luisa Faldini Università degli Studi di Genova Il candomblé bianco. Tensioni e conflitti nelle politiche di affermazione territoriale: un caso italiano I processi migratori dal Brasile verso l'Europa, ed in particolare in questo caso verso l'Italia, hanno visto migrare anche alcune religioni afrobrasiliane, soprattutto l'umbanda, più semplice da trapiantare, ed in seguito il candomblé, di cui si tratterà in questa sede, che ha invece avuto una gestazione più lunga. La sua affermazione sul territorio italiano è stata ed è irta di difficoltà ed ha visto anche l'affrontarsi in prima istanza di diverse personalità religiose del culto, sia di diverse tradizioni (radici angola e keto) sia all'interno della stessa tradizione. Altri conflitti sono venuti dalla difficoltà, da parte di alcune personalità italiane, da un lato di rispettare secondo le norme la dipendenza dal sacerdote brasiliano iniziatore del culto, dall'altro di accettare la crescita iniziatica dei propri fedeli, visti come eventuali rivali, e dall'altro ancora dalla tendenza a conservare con metodi prossimi alla coercizione i propri fedeli‐clienti. Il caso di cui si discuterà verte su due terriero Italiani, nati a distanza di alcuni anni, che ben esemplificano non solo la creazione delle narrazioni relative ai conflitti, ma anche le strategie di affermazione territoriale per mezzo di una legittimità acquisita proprio mediante il conflitto stesso. A margine si tratterà del problema di posizionamento del ricercatore nell'ambito di una catena di conflitti. Valeria Ribeiro Corossacz Università di Modena e Reggio Emilia O que faz de um branco um branco? Definizioni ed esperienze in bilico tra colore e classe. In questa relazione propongo un’analisi del razzismo nella società brasiliana a partire dal punto di vista di un gruppo di uomini bianchi di classe medio‐alta di Rio de Janeiro. Si tratta di una prospettiva poco indagata nell’ambito degli studi sul razzismo, anche se lo sviluppo dei critical whiteness studies e alcune ricerche condotte nel contesto brasiliano offrono un quadro teorico ricco di interesse entro cui collocare l’oggetto di indagine. L’obiettivo principale della ricerca, da cui sono tratti i dati presentati, è studiare il razzismo interrogando la condizione di chi si trova in una posizione strutturale di dominio all’interno di esso. L’analisi delle definizioni proposte dagli intervistati di cosa significhi considerarsi ed essere considerato bianco offre la possibilità di comprendere il razzismo come sistema di rappresentazioni sociali, ossia non solo riferito a episodi intenzionali di esplicita discriminazione e/o violenza razzista. In particolare mi concentrerò sulle difficoltà incontrate nelle interviste a definire le caratteristiche della bianchezza: esse da una parte rimandano all’invisibilità della propria posizione caratteristica di chi si trova in una condizione di privilegio, dall’altra ad aspetti metodologici inerenti alla relazione etnografica in un contesto di ricerca “non esotico”. Infine, partendo sempre dai dati delle interviste, si affronterà uno dei temi più discussi del dibattito scientifico sul razzismo in Brasile, ossia il rapporto tra classe e colore nel definire posizioni e classificazioni sociali. 3
Seconda sessione: terra, diritti e identità Vincenzo M. Lauriola Instituto Nacional de Pesquisa da Amazônia (INPA) – Manaus, AM Terre Indigene, proprietà comune, pluralismo giuridico e sostenibilità. Il caso Raposa Serra do Sol (Brasile) tra opportunità e rischi di etnocentrismo. Dopo aver caratterizzato le TIs come “anomalie” giuridiche nei sistemi occidentali moderni, forme di proprietà né pubblica né privata, ne discuteremo la classificazione in termini di “proprietà comune”. In seguito abborderemo la relazione tra risorse comuni, pluralismo giuridico e sostenibilità ambientale, su basi teoriche ed empiriche. Svilupperemo quindi un’analisi delle sovrapposizioni tra Aree di Conservazione e Terre Indigene sulla base del caso della TI Raposa Serra do Sol, recentemente discusso dal Supremo Tribunale Federale, Corte Suprema del Brasile. Concluderemo interrogandoci sulle prospettive di valorizzazione del pluralismo giuridico nell’ambito di politiche pubbliche di sostenibilità in Brasile, nel contesto di segnali contraddittori sugli scenari politico e giudiziario. Elaine Moreira Università Federale del Roraima Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Parigi Identità indigene e (in)visibilità sullo scenario multi‐etnico dell’Amazzonia brasiliana. Riflessioni sul caso Ye’kuana, Roraima. Lo stato del Roraima è da decenni noto per le lotte identitarie e territoriali dei popoli indigeni, principalmente i Macuxi, Wapichana ed altri della Raposa Serra do Sol, oltre agli Yanomami. Su questi scenari esistono tuttavia anche altri gruppi che cercano di affermare le proprie identità etniche ed i propri interessi. Proponiamo di analizzare il percorso degli Ye’kuana, popolo di lingua Karib, che abita la Terra Indigena Yanomami, nelle sue relazioni col movimento politico indigeno, mettendo in evidenza l’importanza della mobilità socio‐spaziale di questo gruppo rispetto alla posizione sui generis che oggi occupa sullo scenario interetnico del Roraima. Paride Bollettin Università degli Studi di Perugia La relazione con i non indigeni secondo i mebengokré e secondo l'antropologia amazzonista L'intervento intende discutere la specifica maniera in cui i mebengokré che abitano lungo le sponde del fiume Bakajá, nel Brasile centrale, attribuiscono significati ai non indigeni. Nello specifico voglio provare a tessere una rete che unisca sia le specifiche relazioni vissute sia come queste relazioni vengono significate. Attraverso il dialogo con alcune delle più recenti discussioni antropologiche sviluppate in 4
ambito amazzonico, credo sia possibile delineare un panorama in cui l'Alterità appare come il motore di un costante divenire che permette la costruzione dei soggetti. In questo modo diviene possibile sviluppare il tema del rapporto con il non indigeno in una maniera che permetta una reale approssimazione alla specifica ontologia mebengokré, tale da comprendere i processi di significazione messi in atto localmente. Azzurra Carpo Università di Siena (Centro interdipartimentale di Studi sull'America Indigena) La protezione dei diritti dei popoli indigeni isolati in Brasile Il caso brasiliano é il punto di riferimento nel bacino amazzonico, non solo per la diversitá di popoli indigeni che risiedono nel territorio nazionale, ma soprattutto per le caratteristiche delle sue politiche e dei meccanismi di protezione. Rappresenta l’asse principale per comprendere meglio la situazione dei popoli indigeni isolati nella regione, le complessitá di una issue regionale che richiede di una strategia di ampio raggio, con orizzonti transfrontiera e necessitá di appoggio internazionale. In primo luogo, si analizzerá il tipo di intervento della CGII (Coordinadora Geral do Indio Isolado) nell’ambito dei “Frentes de Protección Etno‐ambiental” di 5 Stati federali brasiliani. In secondo luogo, si esporranno le strategie multisettoriali e interdisciplinari di difesa dei diritti dei popoli indigeni isolati da parte delle organizzazioni della societá civile internazionale. Terza sessione: questioni politiche Filippo Lenzi Grillini Università di Siena (Centro interdipartimentale di Studi sull'America Indigena) La partecipazione politica degli indios brasiliani all'interno delle istituzioni, fra sfide e rischi: il caso dell'elezione di un sindaco Xacriabá nel Minas Gerais. Il caso etnografico dell'elezione di un sindaco indigeno Xacriabá candidatosi per il PT (Partido dos Trabalhadores) in un comune dello stato brasiliano del Minas Gerais offre importanti spunti di riflessione sul ruolo politico che gli indios possono rivestire oggi all'interno delle istituzioni brasiliane. Una volta che le politiche paternaliste di “tutela” nei confronti delle popolazioni indigene, sono state ufficialmente abbandonate, come sancito dalla Costituzione del 1988 tuttora in vigore, si aprono per loro nuovi spazi di partecipazione politica attiva. Una partecipazione che, nel caso analizzato, non si limita alla rivendicazione dei propri diritti attraverso i canali della politica indigenista nazionale, per mezzo della FUNAI (Fundação nacional do indio), ma si afferma anche all'interno delle entità amministrative dello stato. In un contesto politico regionale caratterizzato storicamente da una struttura di potere “coronelista”, termine con cui in Brasile si definisce un sistema politico informale di tipo clientelare, la prima storica elezione di un sindaco indigeno a capo di una coalizione di Xacriabá, può aprire due scenari differenti. Il primo è rappresentato dal cambiamento radicale di questo quadro politico e di queste dinamiche, il secondo, dalla cooptazione degli indios all'interno di queste prassi 5
tradizionali di gestione del potere. Questo caso ci permette di approfondire una riflessione teorica, sui rischi e le sfide affrontate oggi dalle popolazioni e organizzazioni indigene brasiliane quando, attraverso i loro rappresentanti, assumono ruoli importanti all'interno delle istituzioni e della scena politica nazionale: fra partecipazione attiva da protagoniste e cooptazione nelle trame di una politica che rischia di essere tutelare “sotto mentite spoglie”. Fabio Mura Universidade Federal da Paraíba Diritti territoriali indigeni e conflitti fondiari in Brasile: Il caso dei Guarani in Mato Grosso do Sul La costituzione federale brasiliana del 1988, nell’articolo 231, stabilisce diritti territoriali agli indigeni, regolamentando le relazioni tra Stato e popoli nativi nella prospettiva di costruire una nazione plurietnica e multiculturale. Tuttavia, nonostante questo posizionamento formale, in molti luoghi l’applicazione dei dettami costituzionali trova forte opposizione da parte di proprietari rurali, politici locali e anche diversi esponenti del mondo giudiziario legati ad una mentalità che vede nella diversità culturale ed etnica un ostacolo per lo sviluppo economico regionale e nazionale. I propri procedimenti amministrativi instituiti dallo Stato per identificare e delimitare le terre indigene sono così osteggiati, e con loro i saperi antropologici che sono utilizzati per dare fondamento agli studi che li costituiscono. Si instaurano così processi sociali che vedono interagire e confrontarsi saperi giuridici e antropologici, oltre che interessi politici diversificati. Prendendo come esempio il caso dei Guarani in Mato Grosso do Sul, uno dei luoghi dove tali conflitti sono più accentuati, realizzerò un’analisi di questi processi, cercando anche di indicare quali sono le loro conseguenze nella definizione dei territori indigeni. Parole chiave: conflitti fondiari – diritti indigeni – indios Guarani Anna Casella Paltrinieri Università Cattolica (Brescia) “Para não dizer que eu não falei das flores” (Esperienza culturale, politica ed etica nel Maranhão odierno) Da decenni il mio interesse è concentrato sul mondo maranhense, del quale ho indagato i processi di trasformazione, espressi nelle migrazioni campagna‐città, le relazioni che le comunità più povere intrattengono con istituzioni sociali ed amministrative, i conflitti e le forme di organizzazione e rivendicazione, le simbologie e i significati legati al potere. Temi che permettono di recuperare le ipotesi classiche dell’antropologia politica brasiliana nelle sue riflessioni sulla “questione nazionale” e sulla “questione sociale”, e permettono anche, lavorando in prospettiva etnografica, di individuare nuove modalità di azione, di organizzazione e nuovi significati. A partire da una ricognizione delle fondamentali teorie prodotte dalla antropologia politica brasiliana, il mio contributo intende leggere alcune situazioni specifiche, come le pratiche di riconoscimento delle identità, l’emergere del dibattito sulla multi cultura, le forme di conflitto, il ricorso all’azione politica a partire dalla esperienza della sofferenza e della costrizione, da parte di comunità maranhensi. Centrale risulta la riflessione tra esperienza esistenziale, azione politica ed etica. 6
Parole chiave: politica, conflitto, etica. Francesco Lazzari Università degli Studi di Trieste‐Direttore del Centro Studi per l’America Latina e della rivista “Visioni LatinoAmericane” Terra, movimenti collettivi e lotte per la democrazia in Brasile La ripresa del processo democratico, che in tanti Paesi latino‐americani si era interrotto tra gli anni Sessanta e Ottanta con l’ascesa violenta e lacerante dei governi militari o autoritari, propone alla riflessione, tra il XX e il XXI secolo, alcune questioni legate alla trasformazione dello stato sociale, all’ampliamento e all’irrobustimento delle libertà, alla perequazione distributiva, all'accesso alla terra... Si è in presenza di un nuovo vigore democratico che sembra nutrirsi e interpretare le molte spinte che nascono dal basso, volute dalla gente. Paulo Afonso de Araújo Quermes Universidade Católica de Brasília Democracia Participativa e Esquizofrenia Política no Brasil: o Social contra o Social A minha exposição visa fazer uma retomada do processo de estruturação, mobilização e burocratização instrumentalizada pelo governo das organizações sociais, resultando em abandono dos grupos populares no Brasil. Na década de 80 a luta pela redemocratização do Brasil refletiu um processo intenso de participação ativa dos movimentos populares e sociais. As duas décadas seguintes são marcadas por processos de institucionalização dos movimentos sociais, possibilitando um forte advento das Organizações Não Governamentais (ONGs) e da luta política que culminou na criação de novos partidos e na eleição do presidente Lula. Esse processo caracteriza‐se por uma profunda burocratização da sociedade civil institucionalizada, que se faz alienada, sustentada por uma nova elite política oriunda dos movimentos sociais e populares. Esse processo foi de cooptação da sociedade civil institucionalizada – atrelada ao governo ‐ e de alguns movimentos sociais que aceitaram e aplaudiram a Pequena Política (nos termos de Gramsci) no Brasil da era Lula – caracterizo esse processo como Esquizofrenia Política. O processo analisado resultou na confluência de projetos da velha elite com a nova elite, ambas agasalhadas no governo Lula. Urge no Brasil uma reflexão crítica desse processo e uma retomada da práxis política, fundada na experiência da educação popular. 7
Quarta sessione: Identità, media e contemporaneità Chiara Bergaglio Università degli Studi di Torino Nuove generazioni indigene, tra opy e scuola. Una ricerca tra i Guaraní Mbya del Brasile L'intervento si propone di illustrare i principali risultati della ricerca etnografica che ho condotto in alcune comunità di Guaraní Mbya dello Stato di São Paulo in Brasile nel 2007. La ricerca si è concentrata sul tema delle giovani generazioni di nativi e su come esse articolino gli aspetti della tradizione indigena con la dimensione della contemporaneità, esplorando in particolare la questione dell'educazione. Muovendomi tra i contesti etnografici dei villaggi guaraní e scenari urbani di São Paulo, ho potuto cogliere come i Guaraní pensino e pratichino il rapporto, non privo di contraddizioni, tra educazione di tipo “tradizionale” ed educazione scolastica di tipo occidentale. Il tema dell'educazione indigena offre una lente interessante per riflettere sulla complessa trama di rapporti politici, culturali ed economici che legano i gruppi nativi e la società nazionale brasiliana e per cogliere le strategie di rielaborazione culturale messe in atto dai nativi. Daniela Marchese LA “CULTURA” FILMATA: uno sguardo kaxinawá sulla realtà. Dal 1997 una piccola ONG opera in Brasile nella formazione di giovani indigeni come realizzatori di video. La produzione audiovisiva di questi nuova generazione di autori indigeni è oggi considerevole sia in termini di quantità che di qualità ed impatto sociale. I video si propongono come registro culturale da lasciare alle generazioni future, ma anche come scambio di informazioni e di conoscenza reciproca tra i diversi popoli indigeni che, per la prima volta, offrono un’immagine completamente autogestita di se stessi anche al resto della società. Gli indigeni gestiscono l’informazione raccontando il quotidiano, i rituali, i miti come in una sorta di etnografia di se stessi. Narrano la storia, descrivono i conflitti fondiari che interessano le aree indigene in amazzonia o quelli causati dall’avanzare del fronte economico. E controllano l’informazione soprattutto non mostrando ciò che un popolo decide di tenere per sé. Nelle parole di Isaac Pinhanta, un indio Ashaninka, si coglie chiaramente l’importanza che gli stessi indios danno al video: “…è uno strumento di difesa della nostra cultura… il fatto di essere indigeni e registi dà la possibilità di decidere cosa mostrare e cosa non mostrare all’esterno, di scambiare esperienze con altri popoli e di riflettere sul cambiamento che ci interessa e quindi sul corso che vogliamo dare alla nostra propria storia: è uno strumento politico e di autoriflessione.” Da “oggetto osservato” grazie alla mediazione di un informatore, gli indigeni passano ad essere “soggetti del proprio discorso”, anche politico, attraverso l’occhio di una telecamera complice e non giudice. I Kaxinawá di Praia do Carapanã, che hanno visto la propria terra demarcata solo nel 2000, sono protagonisti già di una considerevole produzione di video, fatto che verrà analizzato principalmente in relazione al processo di costruzione territoriale ed alla luce dei concetti di cultura & “cultura”, come espressi da Manuela Carneiro da Cunha. 8
Silvia Zaccaria Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Torino) Tra media e realtà: residui di esotismo e identità collettive emergenti in Amazzonia Ai giorni nostri, i media giocano un ruolo centrale nel creare nuove narrative mitiche sull’Amazzonia. Mentre gli articoli dei giornali italiani dedicati al tema hanno quasi sempre per protagonisti i cosiddetti popoli “no contact”, capaci di soddisfare la nostalgia dell’Occidente per il paradiso perduto, in Brasile, la “centralità ambientale” nel discorso politico‐mediatico sull’Amazzonia occulta gli interessi economici per risorse suppostamente illimitate e, dall’altro lato, l’emergere di “nuove identità collettive” in lotta per il proprio riconoscimento, i propri diritti territoriali e la giustizia sociale. 9
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