ECCO COME COMBATTERLA A TAVOLA

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Nutri&Previeni
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Edizione italiana di Nutrition&Prevention
MENSILE • NUMERO 1 • ANNO II • FEBBR AIO 2016
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SALUTE Mangiare
a colori fa bene
CAFFÉ
Il vero e il falso
Influenza
ECCO COME
COMBATTERLA
A TAVOLA
PROBIOTICI
Tutti i benefici
DENTI DA LATTE
La guida per proteggerli
a Carnevale
STRESS
10
MOSSE
PER ELIMINARLO
CARNE
7 motivi
per non
rinunciarci
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Le ultime
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non basta saltare qualche pasto, anzi, col digiuno
prolungato aumenta il senso di fame, si perdono le forze e si rischia la salute. Un intervento
dietetico non si può improvvisare e deve essere
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Puglia
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Lombardia
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Sardegna
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Veneto
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Sicilia
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* Nutrizionisti
Rientrano nella qualifica i medici e i biologi nutrizionisti. Il primo può intervenire nella prescrizione della dieta nel soggetto
sano e malato, il secondo può elaborare la dieta sia nei confronti di soggetti sani, sia di soggetti cui è stata diagnosticata
una patologia.
N&P 5
12
13
IN QUESTO NUMERO
Nutrizione
Salute
11 Prima colazione
19
12 Una sana merenda
20 Ipovitaminosi D
Un valore troppo spesso trascurato
Ecco le regole
13 Cibo
Di tutto un po’
14 Olio extravergine di oliva
Un aiuto per il cuore
15 Sport di resistenza
Bere acqua e zucchero
16 Polifenoli
Per rallentare l’invecchiamento cerebrale
17 Carne suina
Pedalare fa bene
… anche alla vista
Ne soffre un bambino su due
21 Bimbi
Facciamo più attenzione ai loro occhi
22 Carenza di ferro
Un problema per il cervello del feto
23 Rughe
Intorno agli occhi non sono poi così male
24 Non riesci a dormire?
Ti vengono in aiuto gli amici
a quattro zampe
In arrivo i maiali geneticamente modificati
25 Antidepressivi
18 E-LENA
Rischio di autismo nel nascituro
in gravidanza
Tutta la nutrizione in un’App
26 Malattie sessualmente
trasmesse
Più di 1 milione al giorno
6 N&P
31
34
Febbraio 2016
Reportage
2016
Dossier
28 Vitamina C
Le ultime novità
34 Via lo stress in 10 mosse
Quando l’organismo dice “basta”
40 Mangiare a colori
Un arcobaleno a tavola per stare in forma
44 Sesso e… buon cibo
Un’accoppiata vincente
48
INFLUENZA
Cosa mangiare per evitarla e curarla
Siamo entrati nel periodo del picco di casi di
influenza. Secondo le stime degli esperti, a fine
stagione potrebbe mettere a letto dai 4 ai 5
milioni di italiani.
76 Insonnia
Piccoli accorgimenti quotidiani
82 Carne
Sette buoni motivi per non farne a meno
86
Caffè
Il vero e il falso
62
92 Tutta l’efficacia dei probiotici
Coriandoli, maschere, sfilate. Ma
anche dolci, di cui la maggior parte
fritti. Un attentato per la linea degli
adulti e per i denti dei più piccoli.
Per il cuore e il sistema immunitario
Anno
internazionale
dei legumi
Per promuoverne
il consumo, l’Onu
ha dichiarato
il 2016 “Anno
internazionale dei
legumi”. All’agenzia
delle Nazioni Unite
per l’agroalimentare,
la Fao, è stato
affidato il compito di
organizzare iniziative
con i governi,
per far conoscere
meglio questi umili e
preziosi vegetali. Per
legumi si intendono
i semi secchi nei
baccelli, usati come
cibo o mangime:
fagioli, piselli,
lenticchie, ceci e
affini. CARNEVALE
Una dolce festa
N&P 7
Nutri&Previeni
MENSILE - ANNO II - NUMERO 1 - FEBBR AIO 2016
Direttore Responsabile Francesco Maria Avitto
Direttore Editoriale Vincenzo Coluccia
Vicedirettore Lucia Limiti
PA R T N E R B O A R D
Roberto Circià, Walter Di Legge, Massimo Mangia
E D I T O R I A L S TA F F
Scientific Editor Patrizia Maria Gatti, Sara Raselli
Magazine Editor Marco Landucci
Web Editor Marzia Caposio
International Edition Chiara Breccolotto
Contributors Francesca Morelli, Elisabetta Ballario, Irma D’Aria,
Elisabetta Gramolini, Christian Toscano, Patrizia Maria Gatti
SCIENTIFIC ADVISOR
Centro Ricerche Nutrizionali DIETOSYSTEM – Milano
ART
Magazine Art Director Francesco Morini
Web Art Dominga Cozzi, Paolo Gobbi
Web Developer Roberto Zanetti, Paolo Cambiaghi
Photos shutterstock.com
C O M M U N I C AT I O N & M A R K E T I N G
Chief Marketing Officer Luigi De Santis
Advertising Silvia Brugnara, Marcella Coluccia, Manuela Pavan,
FINANCE
Chief Financial Officer Marco Amicarelli
I T & D I G I TA L
ICT Manager Giuseppe Ricci
Digital Operation Manager Davide Battaglino
App Manager Fabio Cagnizzi, Fabrizio Battaglia, Davide Losco
EDITORE
Kekoa Publishing Srl (Gruppo Sics)
Amministrazione Via Mantova 44, 00198 - Roma
Redazione:Via Boncompagni, 16 - 0187 Roma
Viale Monza, 133 - 20125 Milano
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EDIZIONE ITALIANA REALIZZATA
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DISTRIBUZIONE
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Via Tiberio Claudio Felice, 7
84131 - Salerno
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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N.103/2015 DEL 22.06.2015
Via Mantova 44, 00198 ROMA
8 N&P
Prof. Gianfranco Beltrami
Presidente Commissione Medica della Federazione Italiana
Baseball e Softball - Consigliere Nazionale FMSI
Dr Antonio Caretto
Presidente Associazione Italiana di Dietetica
e Nutrizione Clinica (ADI)
Prof.ssa Hellas Cena
Università di Pavia Dip.to di Sanità Pubblica, Medicina
Sperimentale e Forense Unità di Scienza dell’Alimentazione
Prof. Costantino De Giacomo
A.O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Direttore Dipartimento Materno Infantile
Prof. Lorenzo Maria Donini
Direttore della Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione
Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza - Roma
D.ssa Sara Farnetti
Specialista in Medicina Interna, Fisiopatologia della Nutrizione
e del Metabolismo
Prof. Marco Gasparotti
Chirurgo Plastico
Prof.ssa Maria Gabriella Gentile
Presidente Fondazione FOBAN
Responsabile Centro DCA - Centro Diagnostico Italiano
Prof. Michelangelo Giampietro
Specialista in Medicina dello Sport e in Scienza dello Sport.
Presidente SIAMAB
Prof. Filippo Graziani
Professore associato Università di Pisa
Honorary Senior Lecturer University College of London
Prof. Giacinto Miggiano
Direttore di Unità Operativa Complessa
di Dietetica e Nutrizione Umana Policlinico A.Gemelli
Prof.ssa Silvia Migliaccio
Dipartimento di Scienze del Movimento, Umane
e della Salute Università di Roma “Foro Italico”
Prof. Fabrizio Muratori
Presidente eletto Società Italiana
dell’Obesità (SIO)
Prof. Pierluigi Pecoraro
Biologo Nutrizionista, Dirigente SIAN – ASL Napoli 3 Sud
Consigliere Ordine Nazionale Biologi e Membro direttivo SINU
Prof. Alessandro Pinto
Membro del Consiglio direttivo nazionale
Società Italiana Nutrizione Umana (SINU)
Dr Enrico Prosperi
Segretario Società Italiana
di Psicologia Clinica Medica (SIPCM)
Dr Pier Luigi Rossi
Docente di Nutrizione Clinica Università degli Studi di Bologna
Specialista in Scienza dell’Alimentazione e Igiene, Divulgatore scientifico
Prof. Luca Scalfi
Professore Ordinario di Nutrizione Umana Universitaria Policlinico
Federico II - Napoli
D.ssa Tiziana Stallone
Biologa Nutrizionista libera professionista
Direttore responsabile “la Scuola di Ancel”- Divulgatrice scientifica
Prof. Andrea Vania
Responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica
Università “La Sapienza”- Roma
Prof. Stefano Zurrida
Professore Associato di Chirurgia Generale, Università degli Studi
di Milano Dir. Unità Diagnostico Chirurgica in Senologia Istituto
Europeo di Oncologia
Nutri&Previeni
L’EDITORIALE
Etciù? Vitamina C
C
ome ogni anno a febbraio
arriva l’Influenza. Secondo
le stime degli esperti, alla
fine dell’inverno, l’influenza
avrà messo a letto dai 4 ai 5 milioni
di italiani, con un 40% di casi tra i 0
e i 18 anni, un altro 40% tra i 18 e i
65 e un 20% tra gli over 65. I virus
responsabili sono H1N1, H3N2 e il
Virus B Phuket ma il probabile arrivo
di un altro virus, il virus B Brisbane,
potrebbe portare a un aumento del
numero di casi, complice anche le
condizioni meteorologiche con temperature che iniziano a diventare più
rigide facilitando ancor più l’influenza.
Anche l’emergenza smog potrebbe
giocare a favore dei virus: con le vie
respiratorie, già irritate dalle polveri
sottili, i virus potrebbero trovare una
breccia aperta per introdursi più facilmente nell’apparato bersaglio. Oltre
al vaccino, come fare una prevenzione che funzioni davvero e come riprendersi quando l’influenza è ormai
arrivata? Scegliendo con attenzione
i cibi da portare a tavola perché solo
assumendo i nutrienti giusti possiamo
fornire al sistema immunitario le difese necessarie. L’influenza si combatte
e si previene anche a tavola. Come?
Se riuscissimo quotidianamente ad
assumere circa 60 milligrammi di
vitamina C, il nostro organismo opporrebbe una “barriera” difficilmente
penetrabile dal virus.
La Vitamina C rafforza il sistema
immunitario, difendendo da malattie
stagionali ma anche contribuendo a
prevenire alcune patologie più serie
come il cancro. Contrasta l’azione dei
radicali liberi grazie alle proprietà
antiossidanti; favorisce l’assorbimento di alcuni principi nutritivi tra cui
il ferro, l’acido folico e la vitamina E.
Stimola la formazione di collagene,
indispensabile per la produzione di
tessuto connettivo, la riparazione dei
tessuti e mantiene sani capillari, gengive e denti. Sono queste le principali
proprietà riconosciute alla vitamina
C, che sembrano arricchirsi di una
nuova potenzialità: proteggere il cuore da eventi cardiovascolari, simulando i benefici dell’attività fisica.
Tanti i temi presenti in questo numero. Oltre che di influenza e vitamina
C parleremo di sesso e cibo ma anche
dei dolci di carnevale e di come
proteggere i più piccini dalle carie.
Scopriremo come dormire meglio e
combattere lo stress e sfateremo tanti
miti sulla carne e il caffè.
Francesco Maria Avitto
Direttore Responsabile
Febbraio è... una finestra sulla primavera. Ancora non del tutto aperta.
N&P 9
10 N&P
Nutrizione
I CONSIGLI DELLA SCIENZA A PORTATA DI MANO A CURA DI LUCIA LIMITI
PRIMA COLAZIONE
C H R I S T I A N-F I S C H E R/S H U T T E R S TO C K.CO M
Un valore troppo spesso trascurato
T
roppi bambini non fanno la prima colazione, sia per la frenesia della vita moderna,
sia perché alcuni vivono nell’indigenza. In Italia, meno della metà del totale dei 6,3
milioni di bambini tra i 3 e i 13 anni fa tutti i giorni una colazione che prevede alimenti e bevande, 2,6 milioni di bambini la fanno qualche volta e 1,2 milioni non la fa quasi mai. Qualcosa cambia durante il week end quando il numero di bambini che fa colazione
sale a 4,1 milioni (65% del totale). Rimangono comunque 3,5 milioni di bambini che non
mangiano o non bevono a colazione. È quanto evidenzia una ricerca dell’agenzia internazionale ricerche di mercato. La colazione è riconosciuta come il pasto più importante nella
giornata. Le famiglie italiane dichiarano di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata e
sono consapevoli che questa debba includere una colazione varia e bilanciata, che contenga
quindi carboidrati (cereali, pane, biscotti, ecc.), proteine (latte e derivati), vitamine e minerali
(frutta). Tuttavia, secondo quanto rilevato dall’agenzia, gli attuali ritmi di vita frenetici delle
famiglie rischiano di incidere anche sulla prima colazione e sulle sue modalità di consumo.
3,5
Milioni di bambini
che, in Italia,
non mangiano
o non bevono a
colazione
N&P 11
NUTRIZIONE
ENERGIA PER GLI IMPEGNI
UNA SANA MERENDA
Ecco le regole
S
SE IL BAMBINO
PRATICA SPORT?
1
Educare i bambini alla
varietà È giusto assecondare le loro preferenze ma è
bene anche essere propositivi.
Offrite spesso delle alternative,
educate al gusto e insegnate a non demonizzare alcun
alimento.
12 N&P
2
Non saltare mai la
merenda È fondamentale
sia a metà mattina che a metà
pomeriggio per ricaricarsi e
mantenere costante la glicemia.
La merenda deve essere bilanciata e composta
prevalentemente da carboidrati
3
a lento assorbimento: fette
biscottate o pane integrale con
marmellata o miele o creme
spalmabili, biscotti secchi, meglio non ricchi di creme, o un
prodotto da forno. In alternativa
uno yogurt, accompagnato da
un frutto.
“Che sia un’ora di nuoto, calcio o
pallavolo, bisogna sfatare il falso
mito secondo cui chi fa sport
deve mangiare di più. – dichiara
Maffeis – Molti genitori fanno l’errore di esagerare con la quantità
di cibo proposta a merenda,
perché sentono il bisogno di
compensare la fatica dei figli che
fanno sport, mentre nella gran
parte dei casi il dispendio calorico non giustifica una doppia
razione. Il discorso cambia solo
se il bambino pratica un’attività
agonistica”.
AEDKA STUDIO/SHUTTERSTOCK
iamo ormai in pieno inverno e i ragazzi hanno bisogno di molte energie per
poter affrontare tutti gli impegni quotidiani: la scuola, lo sport, il gioco e tutte
le altre attività extrascolastiche. Una corretta
alimentazione, dunque, ha un ruolo fondamentale nell’ottimizzazione del rendimento
dell’intero organismo che si trova in una fase
delicata della crescita. “È importante non far
passare troppe ore di digiuno tra un pasto e
l’altro per non costringere l’organismo, già
impegnato nelle mille battaglie quotidiane,
all’inutile stress di dover attingere alle proprie
riserve, con il rischio di esaurirle”, spiega il pediatra Claudio Maffeis che ha stilato un breve
decalogo per approfondire qual è il modo più
giusto per preparare la merenda a bambini e
ragazzi e quali regole tenere a mente per una
corretta alimentazione in inverno.
OCCHIO ALLA QUANTITÀ
CIBO
Di tutto un po’
NUTRIZIONE.
In assenza di specifiche controindicazioni
mediche è controproducente indicare un
singolo alimento come “cattivo” e dare divieti
molto rigidi nell’assumerlo, perché la prima
reazione, soprattutto in certe fasce di età come
l’adolescenza, è quella di violare il divieto
R AWP I X E L.CO M/S H U T T E R S TO C K
T
utto sta nella quantità.
In linea di massima non
esistono cibi buoni e cibi
cattivi, ma solo quantità
giuste o sbagliate. Questo il principio chiave su cui si sono trovati
d’accordo gli esperti e i rappresentanti di cinque paesi diversi
(Stati Uniti, Cina, India, Australia
e Italia) riuniti in occasione del
workshop “Alimenti e dieta: innovare la tradizione” che si è svolto
nell’ambito del XXXVI Congresso nazionale della Società
italiana di nutrizione umana a
Firenze, per mettere a confronto
le rispettive Linee guida nazionali
stilate con lo scopo di raggiungere un’alimentazione sana e in grado di soddisfare il fabbisogno dei
nutrienti. In assenza di specifiche
controindicazioni mediche è
probabilmente controproducente
indicare un singolo alimento
come “cattivo” e dare divieti
molto rigidi nell’assumerlo,
perché la prima reazione, soprattutto in certe fasce di età come
l’adolescenza, è quella di violare
il divieto. È sbagliato pensare in
modo prescrittivo a un singolo
alimento perché il bisogno di
nutrienti varia nelle diverse fasi
della vita ed è difficile stabilire
dei limiti su nutrienti come grassi,
zucchero o sale che siano validi
in tutte le fasce d’età. L’obiettivo
sarebbe quindi quello di abbracciare un approccio educativo
all’alimentazione equilibrata che
tenga conto non solo dei vari cibi
che ciascuno di noi assume ogni
giorno, ma anche dello stile di
vita che si conduce.
N&P 13
NUTRIZIONE
SEMPRE PIÙ “ORO VERDE”
OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA
Un aiuto per il cuore
S
Se gli stessi
risultati, ottenuti
sui topi, saranno
replicati sull’uomo,
il DMB potrebbe
entrare in corsa
nella lotta contro
l’aterosclerosi
e le malattie
cardiovascolari
14 N&P
M A R C O M AY E R / S H U T T E R S T O C K .C O M
econdo una nuova ricerca, una sostanza chiamata 3,3-dimetil-1-butanolo o DMB, naturalmente presente nell’olio extravergine di oliva, specie in quello ottenuto dalla spremitura a
freddo, sarebbe in grado di agire sulla flora batterica intestinale, impedendo ai microbi che la compongono di produrre molecole
tossiche in grado di provocare danni alle arterie e conseguenti malattie cardiovascolari. Quando si mangiano in maniera eccessiva alimenti
come carne, uova o latticini, l’organismo accumula molecole, quali
la carnitina e la colina, che poi vengono trasformate da alcuni batteri
intestinali in sostanze tossiche (TMA, TMAO) causa dell’aterosclerosi. La DMB, sembrerebbe svolgere in questi casi un ruolo protettivo
impedendo tale trasformazione.
PER RECUPERARE ENERGIA
NUTRIZIONE .
Secondo uno studio, se un esercizio
dura più di due ore e mezzo,
è opportuno bere una soluzione
ottenuta diluendo 8 grammi di
zucchero in 100 millilitri d’acqua
SPORT DI RESISTENZA
Bere acqua
e zucchero
STEVE HOLDERFIELD/ SHUTTERSTOCK
Q
14
I ciclisti
partecipanti
all’indagine
uando si praticano gli sport di resistenza occorre
molta energia che va recuperata rimpiazzando gli
zuccheri spesi. In questi casi molti ricorrono agli
energy drink, ma secondo una nuova ricerca è meglio
bere una miscela di acqua e zucchero. Questo suggerimento viene
da uno studio dell’Università di Bath, pubblicato sull’American
Journal of Physiology Endocrinology & Metabolism, nel quale è
stato calcolato anche l’esatto quantitativo di acqua e zucchero necessario per non avere cali di energia pericolosi. Sia il saccarosio,
il comune zucchero utilizzato in cucina, che il glucosio, che è uno
dei suoi componenti e che spesso è la base per gli energy drink,
sono importanti per il metabolismo. Per verificare quale fosse il
migliore sono stati arruolati 14 ciclisti, a cui è stato chiesto di assumere saccarosio, glucosio o sola acqua durante un allenamento di
tre ore. Durante e dopo l’allenamento sono stati misurati i livelli di
glicogeno, la riserva energetica, nei muscoli. “Abbiamo scoperto che l’esercizio risulta più facile quando gli atleti ingeriscono
saccarosio – spiega Javier Gonzalez, uno degli autori – e questo
suggerisce che, se l’obiettivo è massimizzare la disponibilità dei
carboidrati, il saccarosio è probabilmente una scelta migliore”.
N&P 15
NUTRIZIONE MENTE IN FORMA
POLIFENOLI
Per rallentare
l’invecchiamento cerebrale
1.500
Gli anziani toscani
coinvolti nello
studio InChianti
I ricercatori hanno misurato la concentrazione totale di polifenoli
con un semplice test delle urine e hanno correlato il risultato di
questo esame clinico col grado di declino delle capacità cognitive di
ciascun partecipante nell’arco dei tre anni
16 N&P
P I N KC A N DY/S H U T T E R S TO C K.CO M
È
confermato: i
preziosi antiossidanti presenti
nell’uva, nel
vino rosso, in tè, frutta
e verdura, ovvero i
cosiddetti ‘polifenoli’,
possano rallentare
l’invecchiamento del
cervello. Lo rivela
una ricerca condotta
nell’ambito di un
ampio progetto di
ricerca che riguarda le
popolazioni di anziani
che vivono nella zona
di maggior produzione
del vino Chianti. Questo studio è nato per
valutare i fattori di rischio che affliggono gli
anziani e in particolare
le loro capacità motorie. Ideato e promosso
dal gerontologo Luigi
Ferrucci del National
Institute on Aging
americano a Baltimora, lo studio InChianti
è durato 15 anni
coinvolgendo in tutto
circa 1.500 anziani
residenti nella zona del
Chianti. Dalla ricerca
è emerso che, a parità
di età, gli anziani con
minori concentrazioni di polifenoli nelle
urine erano quelli che
mostravano un più
marcato declino delle
capacità cognitive.
BRACIOLE “DOLLY”
NUTRIZIONE .
1,5
CARNE SUINA
Miliardi di euro
di danni
provocati ogni
anno dalla PRRS
AVA B I T T E R/S H U T T E R S TO C K.CO M
In arrivo i maiali geneticamente modificati
Lo ‘zoo’ degli animali geneticamente modificati con la nuova tecnica di ingegneria genetica denominata “Clustered
regularly interspaced short palindromic repeats” (Crispr) che permette un ‘editing’ del genoma, si è arricchito di alcuni maiali resistenti ad una delle infezioni più devastanti per gli allevamenti: la Sindrome riproduttiva e respiratoria
del suino (PRRS). Gli autori dei maiali geneticamente modificati sono i ricercatori dell’Università del Missouri che,
insieme all’azienda biotech britannica Genus, hanno pubblicato uno studio in proposito su Nature Biotechnology e
hanno in programma di commercializzarli entro cinque anni. La tecnica, usata ad esempio per realizzare zanzare
resistenti alla malaria, sfrutta un vettore virale per poter fare un ‘copia e incolla’ estremamente preciso del DNA.
Nel caso dei maiali è stato eliminato un gene che produce una proteina necessaria al virus per replicarsi. “Una volta
esposti al virus – scrivono gli autori – i maiali non sviluppano i sintomi e continuano a crescere normalmente”.
N&P 17
NUTRIZIONE LINEE GUIDA 2.0
E-LENA
Molti gli argomenti e le informazioni che vi si
possono trovare: si va dall’alimentazione da seguire in
allattamento alla prevenzione dell’anemia nei bambini,
dalla sverminazione e diarrea all’alimentazione migliore
per i malati di Ebola e HIV, dai supplementi a base di
iodio, potassio e ferro in determinate fasi della vita, fino
alle pubblicità di cibo, bevande e alcolici
L’
Organizzazione
mondiale della
sanità (Oms)
ha lanciato
un’App che permette
di consultare con lo
smartphone tutte le
linee guida attualmente
disponibili e gli interventi più corretti nel campo
della nutrizione. Il nome
della app è “E-LENA”
(E-Library of Evidence
for Nutrition Actions), si
tratta di una biblioteca
online creata nel 2011,
nella quale è possibile consultare le linee
guida sulla nutrizione,
raccomandazioni e altre
informazioni e commenti di esperti basati su
prove e sperimentazioni
scientifiche.
Oltre un milione di utenti in questi anni l’hanno
già consultata, ma, per
consentire l’accesso ai
suoi contenuti anche in
posti dove non si dispone di una connessione
internet affidabile, il dipartimento di nutrizione
dell’Oms ha sviluppato
un’applicazione per cellulari, che non necessita
di collegamento alla rete
web, da cui è possibile consultare tutta la
documentazione della
libreria elettronica.
2011
Anno di creazione
della libreria
on line
18 N&P
J O S H UA R E S N I C K/S H U T T E R S TO C K.CO M
Tutta la nutrizione
in un’App
Salute
I CONSIGLI DELLA SCIENZA A PORTATA DI MANO A CURA DI LUCIA LIMITI
PEDALARE FA BENE
… anche alla vista
T
DEAN DROBOT/SHUTTERSTOCK.COM
utti sanno quanto sia salutare
praticare dello sport, ma c’è
una novità: andare in bicicletta, oltre a mantenere in forma
il fisico, aiuterebbe anche a migliorare la vista. Lo ha rivelato uno studio
di due ricercatori dell’Università di
Pisa e dell’Istituto di Neuroscienze
del Consiglio nazionale delle ricerche
pisano che hanno scoperto come l’attività motoria possa agire anche sui
processi di plasticità cerebrale. La ricerca, pubblicata su Current Biology,
riguarda in particolare un fenomeno
chiamato rivalità binoculare (ovvero
la percezione di segnali diversi dei
due occhi) e lo studio della plasticità
“Questo studio rappresenta
la prima dimostrazione
degli effetti dell’attività
motoria sulla plasticità del
sistema visivo e ci porta a
considerare l’esercizio fisico
non solo come un’abitudine
salutare, ma anche come
un aiuto per il cervello a
mantenersi giovane”
Claudia Lunghi
e Alessandro Sale
autori dello studio
del cervello quando si svolge un’attività motoria. Sono stati testati gli
effetti di due ore di bendaggio di un
occhio su 20 soggetti adulti in due
diverse condizioni sperimentali. In
una i partecipanti sono rimasti seduti
durante il bendaggio mentre nell’altra
pedalavano su una cyclette. Quando
i soggetti svolgevano attività motoria
gli effetti del bendaggio monoculare
sono risultati molto più marcati, con
un notevole potenziamento della
risposta agli stimoli presentati all’occhio che era stato chiuso.
20
I soggetti adulti
partecipanti
alla ricerca
N&P 19
SALUTE
“FARSI LE OSSA”
IPOVITAMINOSI D
Ne soffre un bambino su due
20 N&P
1
Bambino su due
presenta
un’ipovitaminosi
D
Nel neonato la vitamina D aiuta
a prevenire il rachitismo e,
in generale, a migliorare
la densità ossea
TA T Y A N A V Y C / S H U T T E R S T O C K . C O M
L
e conseguenze dell’ipovitaminosi
D possono essere molto importanti. Ad esempio nel neonato
la vitamina D aiuta a prevenire
il rachitismo e, in generale, questa
vitamina aiuta a migliorare la densità
ossea, ma nuove evidenze scientifiche
suggeriscono anche un ruolo positivo
in alcune malattie autoimmuni, come il
diabete mellito di tipo 1 e l’asma.
L’ipovitaminosi è una condizione che
va dall’insufficienza al deficit vero e
proprio di vitamina. Per quanto riguarda il deficit di vitamina D, ne soffre
oltre un bambino su due, con punte
massime in epoca neonatale e nell’adolescenza, dove si arriva a percentuali
del 70%. Tra i fattori di rischio: la
scarsa esposizione solare, la prematurità, le malattie croniche, l’allattamento
al seno esclusivo prolungato e la pelle
scura. I pediatri suggeriscono, innanzitutto, gioco e attività fisica all’aria
aperta, ma anche un cambiamento negli stili di vita che preveda, ad esempio,
la colazione con il latte, che contiene
calcio.
“I bambini italiani mediamente non arrivano al 50% del fabbisogno giornaliero di calcio. Pediatri e genitori devono
incoraggiarli di più a fare colazione con
una bella tazza di latte, un’abitudine
italiana da difendere”, ha dichiarato
Giuseppe Di Mauro, Presidente della
Società italiana di pediatria preventiva
e sociale (Sipps). Tra le raccomandazioni la profilassi con vitamina D per
tutti i neonati per tutto il primo anno
di vita, indipendentemente dall’allattamento al seno, e da 1 a 18 anni solo in
bambini e ragazzi a rischio.
AGUZZIAMO LA VISTA
SALUTE.
BIMBI
Facciamo più attenzione ai loro occhi
G
li occhi hanno bisogno di essere protetti sin dai primi giorni di vita, come hanno ben capito oltre il 63% dei genitori che si rivolge al pediatra ai primi segni
di disturbi oculari dei loro figli. Tuttavia, per la cura della vista e degli occhi dei
bambini, molti si affidano ancora all’improvvisazione. Secondo un’indagine
condotta da Datanalysis per conto dell’osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e
dell’adolescenza, il 34% dei genitori, in presenza di secrezioni all’occhio del figlio, ancora
usa acqua e camomilla o acido borico. Se un occhio è storto il 20% aspetta che torni dritto spontaneamente. Oltre il 10% pensa che il cosiddetto ‘occhio pigro’ sia una malattia
che si cura con il collirio, contro il 56% che sa che è un difetto della vista e il 33% che
lo reputa un problema di miopia. Ancora, il 14% ritiene che con la miopia si veda bene
da vicino e lontano, ma male alla sera e il 20% bene da lontano e male da vicino. Il 25%
porterebbe il bambino alla visita oculistica quando ha imparato a leggere, mentre solo
l’11% sa che va effettuata entro i 3 anni ed il 62% ritiene che gli occhiali siano prescrivibili
dall’oculista dall’inizio della prima elementare. Inoltre si fa ancora confusione su alcuni
disturbi che si possono accompagnare a un problema di vista, come mal di testa o occhi
arrossati. Insomma, molti luoghi comuni devono ancora essere sconfitti con l’informazione e l’educazione.
63%
La percentuale
di genitori che si
rivolge al pediatra
ai primi segni di
disturbi oculari
dei figli
CAMPANELLI DI ALLARME MERITEVOLI
DI UNA VISITA SPECIALISTICA
CARBALLO/SHUTTERSTOCK.COM
ü La testa del bimbo sempre reclinata da un lato mentre studia
ü La testa del bimbo che si avvicina molto al piano di lettura
ü Le palpebre che si strizzano o gli occhi arrossati da un
continuo sfregamento
ü Il fastidio alla luce, ma anche un riflesso bianco attorno
all’occhio rilevabile da una foto
ü Strabismo
ü Presenza di secrezioni su palpebre e ciglia
N&P 21
SALUTE
MAMMA E NEONATI/1
CARENZA DI FERRO
40
Un problema
per il cervello del feto
Le mamme che
hanno
preso parte
allo studio
22 N&P
L E N E T S TA N / S H U T T E R S T O C K . C O M
L
a carenza di ferro, minerale presente nelle donne
sane in percentuali che
vanno dal 35 al 58%,
può essere molto dannosa per
il feto quando la donna affronta
una gravidanza. L’insufficiente
assunzione di ferro, infatti,
esercita effetti negativi, seppure
modesti, sullo sviluppo del cervello del nascituro. Lo dimostra
il primo studio di questo tipo
sull’uomo, pubblicato sulla
rivista Pediatric Research e condotto da ricercatori del Saban
Research Institute of Children’s
Hospital di Los Angeles e dal
Columbia University Medical
Center.
Nello studio i ricercatori hanno
esaminato i valori di un campione di 40 madri adolescenti
e l’organizzazione del tessuto
cerebrale dei loro figli neonati.
Esaminando il cervello dei piccoli, 20 giorni dopo la nascita,
tramite la risonanza magnetica
con tensore di diffusione, sono
state evidenziate differenze di
materia grigia corticale. Mettendo in relazione queste immagini
con i dati relativi all’assunzione
di ferro durante la gravidanza,
si è scoperto che un maggiore
apporto di questo minerale nella dieta era associato a maggiore complessità e maturità nello
sviluppo di materia grigia corticale. Viceversa, poco ferro era
associato a minore complessità
e maggiore immaturità nello
sviluppo della materia grigia.
FASCINO E TEMPO
SALUTE.
RUGHE
Intorno agli occhi non sono poi così male
L
ANTONIO GUILLEM/SHUTTERSTOCK.COM
e rughe, si sa, sono segni del viso imbarazzanti per molte donne, perché associate all’invecchiamento, specie quelle che compaiono
intorno alla bocca, tra gli occhi e sulla fronte.
Le cosiddette ‘zampe di gallina’, invece, sono meglio accettate e in alcuni casi considerate anche
segni che migliorano il viso. È il risultato di un
sondaggio online eseguito tra 500 donne tra i 20 e
i 50 anni proposto dal chirurgo estetico Giulio Basoccu, docente all’Università Tor Vergata di Roma
e responsabile della Divisione di Chirurgia Plastica
Estetica e Ricostruttiva dell’Istituto neurotraumatologico italiano. “Le rughe intorno alla bocca
– sottolinea lo specialista – sono il terrore per 8
donne su 10, poiché questo tipo di inestetismo invecchia particolarmente il viso femminile. Le rughe
glabellari, quei due solchi più o meno profondi che
si formano nel tempo tra gli occhi, vissute quasi
come una cicatrice, sono invece insopportabili per
6 donne su 10. E le rughe orizzontali che vanno
sempre più in profondità, le cosiddette rughe frontali, che si formano sulla pelle della fronte nel corso
degli anni, creano forti imbarazzi a una donna su
due”. Ci sono però rughe che vengono accettate di
più e che, sebbene indichino il passare del tempo,
possono per molte donne, 6 su 10, rappresentare
un segno di forza e di energia: sono le rughe perioculari, quelle intorno agli occhi.
“Al formarsi delle rughe sul viso contribuiscono
l’invecchiamento cronologico nel suo complesso, la
degradazione delle fibre elastiche operata dal sole, i movimenti
muscolari e articolari, la forza di gravità, lo stress, ma anche le
preoccupazioni che portano inconsapevolmente ad impostare
i muscoli del visto in movimenti che creano segni sulla pelle”
Giulio Basoccu
Università Tor Vergata, Roma
500
Il numero di
donne che hanno
partecipato al
sondaggio online
N&P 23
SALUTE
FIDO, MICIO E IL SONNO
NON RIESCI A DORMIRE?
Ti vengono in aiuto
gli amici a quattro zampe
150
Il numero delle
persone intervistate
nello studio
24 N&P
SUNKIDS/SHUTTERSTOCK.COM
B
asta con la “conta delle pecore”
o con i sonniferi
e le tisane! Per
chi soffre d’insonnia sembra che sia utile dormire
con il proprio animale
domestico, seppure con
qualche precauzione. È
quanto emerge da uno
studio della Mayo Sleep
Clinic, negli Usa, pubblicato sulla rivista Mayo
Clinic Proceedings.
Per lo studio sono state
intervistate 150 persone,
49% delle quali aveva
un animale domestico.
Oltre la metà dei ‘quattro
zampe’ dormiva nel letto
o in camera da letto e il
20% degli intervistati ha
dichiarato di essere stato
disturbato durante la
notte dall’animale con
atteggiamenti come
quello di aggirarsi in giro
per la stanza, piagnucolare o russare, ma ben
il 41% ha riportato di
avere avuto dei benefici
e di sentirsi più sereno e
tranquillo, o quantomeno
di non aver avuto problemi. Questa sensazione
di maggiore sicurezza e
tranquillità risultava più
rafforzata in chi dormiva
da solo: i single o chi ad
esempio aveva spesso il
partner lontano.
MAMMA E NEONATI/2
ANTIDEPRESSIVI
IN GRAVIDANZA
Rischio di autismo
nel nascituro
ZANNA KOROBOVA/SHUTTERSTOCK.COM
U
na nuova indagine canadese
suggerisce che
l’assunzione
di farmaci antidepressivi
in gravidanza potrebbe
duplicare il rischio di
autismo del nascituro,
soprattutto se avviene durante il II e il III trimestre
di gestazione. I ricercatori
hanno seguito lo stato di
salute di oltre 145 mila
bambini, dal momento del
loro concepimento, fino
al compimento del loro
decimo compleanno. Tra
le informazioni raccolte
dagli studiosi figuravano:
casi di autismo in famiglia
e l’assunzione di antidepressivi in gravidanza.
Nel corso del periodo
di monitoraggio per
oltre 1000 bambini è
stata fatta una diagnosi
di disturbo nello spettro
autistico. Dalla ricerca è
emerso che a sviluppare
l’autismo entro il settimo
compleanno erano stati
con maggiore probabilità
(+87%) i bambini le cui
mamme avevano assunto
antidepressivi nel II o III
trimestre di gravidanza,
non a caso nel periodo
critico per lo sviluppo
cerebrale del bambino.
145 mila
SALUTE.
Il legame tra
autismo e
antidepressivi
in gestazione
restava forte
anche quando
sono stati
considerati tutti
gli altri fattori
che potevano
influenzare
il rischio di
ammalarsi,
come per
esempio avere
uno o più fratelli
a loro volta
malati
di autismo
I bambini
rientranti nella
ricerca
N&P 25
SALUTE
... E SESSO
MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE
Più di 1 milione al giorno
26 N&P
I casi di cancro
al collo dell’utero causati
dall’Hpv. Le morti ogni
anno ad esso correlate
sono circa 250 mila
PROSTOCKSTUDIO/SHUTTERSTOCK.COM
S
econdo le ultime stime,
pubblicate sulla rivista
Plos One, sarebbero
oltre un milione le malattie a trasmissione sessuale che
si contraggono ogni giorno nel
mondo. Lo rivela un’indagine
coordinata da Lori Newman
dell’Harvard Medical School,
che stima un numero totale di
357 milioni di nuove infezioni
l’anno tra clamidia, gonorrea,
sifilide e tricomoniasi. Unite
ai recenti dati dell’Organizzazione mondiale della sanità
(Oms) sulle infezioni da herpes
e papilloma virus umano (Hpv)
si arriva così alla cifra di un milione di infezioni a trasmissione
sessuale. Una buona parte di
questi casi si verifica tra adolescenti e giovani che non sanno
spesso di essere stati contagiati
e possono subire nel tempo
danni alla loro salute sessuale
e riproduttiva. Se non curate,
infatti, clamidia e gonorrea,
ad esempio, portano a infiammazioni pelviche che possono
danneggiare gli organi riproduttivi nelle donne e causare
infertilità e gravidanze extrauterine. Molte malattie a trasmissione sessuale possono, inoltre,
essere trasmesse dalla madre al
figlio durante la gravidanza e il
parto. La sifilide in gravidanza
causa ogni anno la morte di
circa 305mila feti e neonati
e aumenta il rischio di parto
prematuro o malattie congenite
per 215mila bambini.
500 mila
È fondamentale, secondo l’OMS, promuovere l’uso
del preservativo e l’educazione sessuale negli adolescenti,
aumentare l’accesso a test e terapie, prevedendo anche
il test per la sifilide a tutte le donne incinte
N&P 27
28 N&P
C
Vitamina
Le ultime
SHUTTERSTOCK
novità
di Francesca Morelli
Rafforza il sistema immunitario,
difendendo da malattie stagionali
come l’influenza o il raffreddore,
ma anche contribuendo a
prevenire alcune patologie più
serie come il cancro. Contrasta
l’azione dei radicali liberi grazie
alle proprietà antiossidanti;
favorisce l’assorbimento di alcuni
principi nutritivi tra cui il ferro,
l’acido folico
e la vitamina E. Stimola la
formazione di collagene,
indispensabile per la produzione
di tessuto connettivo, la
riparazione dei tessuti e mantiene
sani capillari, gengive e denti.
Sono queste le principali proprietà
riconosciute alla vitamina C,
che sembrano arricchirsi di una
nuova potenzialità: proteggere il
cuore da eventi cardiovascolari,
simulando i benefici
dell’attività fisica
N&P 29
L
a notizia arriva da uno studio condotto
dall'Università del Colorado di Boulder,
negli Stati Uniti, presentato durante
la ‘14ma Conferenza Internazionale
sull'Endotelina: Fisiologia, Patofisiologia
e Terapici’ tenutasi a Savannah (Usa). Un
abbondante consumo di vitamina C al
naturale, ovvero attraverso l’alimentazione,
supplementare alla dieta, apporterebbe
significativi benefici al cuore, specie in condizioni di sovrappeso e obesità, proteggendolo
maggiormente dal rischio di eventi cardiovascolari e diabete, noti effetti collaterali della
sindrome metabolica. Alcune prime evidenze sul miglioramento della funzionalità dei
vasi sanguigni, dovuti all’integrazione nella
dieta di vitamina C, o comunque a un suo
consumo quotidiano adeguato, erano già
emerse in precedenti studi internazionali.
Partendo da questa premessa, i ricercatori
americani sono andati a osservare l'attività
di una singola proteina, l'endotelina-1 (ET-1).
Questa risulta infatti particolarmente elevata
e produttiva in soggetti con problemi di peso
importante e, pare, anche responsabile del
restringimento dei piccoli vasi sanguigni che
ha come diretta conseguenza l’aumento del
rischio cardiovascolare. Intento dei ricercatori era dunque capire se alcuni nutrienti,
in particolare gli integratori con vitamina
C, fossero in grado di controllare la vivacità
dell’ET-1, alleandosi agli effetti derivanti da
una attività fisica che - praticata in modo
costante e quotidiano, specie da soggetti
con problemi di sovrappeso - riduce i livelli
della proteina ET-1 in maniera significativa.
Gli esperti hanno così osservato le reazioni
alla vitamina C di 35 sedentari, dopo averli
suddivisi in due gruppi di cui 20 invitati solo
a consumare 500 milligrammi al giorno di
integratore per 3 mesi e i restanti destinati
ad aggiungere all'assunzione di vitamina C
una ‘dose’ giornaliera di attività fisica di tipo
aerobico. «Confrontando i risultati ottenuti
nei due gruppi di volontari – ha commentato Caitlin Dow, ricercatrice dell’ateneo
americano e fra gli autori della ricerca abbiamo potuto dimostrare che l’efficacia
degli integratori di vitamina C nel ridurre la
vasocostrizione associata alla proteina ET-1,
era pari a quella che svolgeva attività l'attività
fisica. Questo non significa però che la regolare pratica sportiva, secondo le modalità e
le necessità personali, debba essere esclusa
dalle buone abitudini quotidiane».
COME ASSICURARSI IL GIUSTO
APPORTO QUOTIDIANO?
Dalla buona alimentazione, innanzitutto. La
vitamina C, o acido ascorbico, appartiene
infatti al gruppo delle vitamine idrosolubili,
quelle cioè che l’organismo non è in grado
di produrre da solo, ma che devono essere
assunte attraverso la dieta. Secondo i nuovi
LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento
dei Nutrienti) della Società Italiana di Nutrizione Umana, l’assunzione raccomandata
per gli adulti si attesterebbe attorno ai 105
mg al giorno. Ovvero il fabbisogno giornaliero di vitamina C, in condizioni normali, è
di circa 90 mg per gli uomini e 70 mg per le
donne, con necessità di un netto incremento
in caso di gravidanza.
DOVE TROVARLA?
Non tutti gli alimenti contengono vitamina
C; essa infatti è di origine vegetale pertanto
è presente in cibi ‘green’, come il tarassaco e
l’ortica, in alcuni tipi di frutta fra cui arance,
limoni, mandarini e agrumi in genere,
fragole, kiwi, ribes nero, papaia e in verdure
quali spinaci, broccoli, cavoli di Bruxelles,
ravanelli, bietole, asparagi, fave, pomodori
e peperoni, specialmente verdi. Per godere
appieno dei benefici della vitamina C, questi
alimenti vanno consumati freschi: ovvero
entro 3-4 giorni dalla conservazione, preferibilmente crudi o comunque poco cotti. La
Da sapere
VITAMINA C
ANCHE PER LA PELLE
30 N&P
È allo studio una crema
a base di arance rosse in
particolare 'Tarocco', 'Moro' e
'Sanguinello', per proteggere
la pelle dai danni provocati
dal sole e dal fumo delle
sigarette. La sta mettendo
a punto il Crea, il Consiglio
POTENZIA
(FORSE) GLI
EFFETTI DELLA
CHEMIOTERAPIA
Lo studio - condotto dai
ricercatori dell’Università
americana del Kansas con
la collaborazione del National Institute of Diabetes
and Diagestive and Kidney
Diseases dei National
Instiutes of Health e pubblicato sulla rivista Science
Translational Medicine - è
ancora sperimentale. Ma
i primi dati confermerebbero la potenzialità della
vitamina C nell’aumentare
l’efficacia della chemioterapia nel tumore dell’ovaio.
«Combinata alla chemioterapia – dichiara Mark Levin
del NIH – la vitamina C,
somministrata ad alte dosi
iniettate in vena, agirebbe
da potente antiossidante
grazie alla produzione
di perossido di idrogeno
(acqua ossigenata) che distrugge le cellule del tumore ovarico, potenziando da
un lato l’azione antitumorale della chemioterapia e
dall’altro limitando gli effetti
collaterali del trattamento
standard (carboplatino e
paclitaxel) senza aggiunta
di vitamina C». Risultati
preliminari che, a detta
degli esperti, indurrebbero ad avviare trial clinici
e a testare il cocktail su
larga scala prima di poter
confermare con certezza
l’efficacia della vitamina C.
per la ricerca in agricoltura e
l'analisi dell'economia agraria.
La crema, attraverso un test
sull'epidermide, avrebbe
dimostrato il miglior effetto
foto-protettivo dell'estratto
concentrato, ottenuto dal
succo e dai sottoprodotti degli
SHUTTERSTOCK
caratteristica di questa vitamina infatti non
è solo la capacità di sciogliersi in acqua, ma
anche l’ipersensibilità alle alte temperature,
tanto che le sue proprietà vengono quasi
del tutto disperse durante la cottura, per cui
è meglio optare per cotture brevi e senza
acqua: ad esempio al microonde, al vapore
o alla piastra. La vitamina C soffre anche la
luce, l’ossigeno e l’umidità: questo significa
che una volta pulite, sbucciate o spremute
frutta e verdura, dovrebbero essere consumate subito.
NÉ TROPPA, NÉ POCA
La vitamina C non ama gli eccessi e neppure
i difetti, vale a dire che il suo consumo deve
essere moderato per non incorrere in importanti effetti collaterali. Se i suoi livelli sono
abbondantemente sotto la soglia del normale
fabbisogno, potrebbe provocare lo scorbuto,
una patologia in passato molto diffusa fra i
marinai che vivevano a lungo sulle navi senza cibarsi per mesi e mesi di alimenti freschi.
Seppure molto raro, lo scorbuto è ancora
oggi presente: negli adulti è generalmente
dovuto ad avversione per alcuni alimenti, a
diete inappropriate o per carenze legate a
particolari condizioni come la gravidanza,
l’allattamento, l’ipertiroidismo, le malattie
infiammatorie acute e croniche, le operazioni chirurgiche, che possono aumentare le
richieste di vitamina C e non essere sopperite in modo adeguato. Anche i bambini ne
possono essere affetti; in età pediatrica, di
norma compare tra il 6º e il 12º mese di vita
e i primi possibili segnali da non trascurare
sono l’irritabilità, l’inappetenza, lo scarso
aumenta di peso, o le estremità delle ossa
lunghe (per esempio, femore) gonfie, le
gengive sanguinanti, la presenza di febbre,
anemia e l’aumento della frequenza cardiaca. Manifestazioni che sono tipiche anche
nell’adulto. Anche l’assunzione eccessiva di
vitamina C, attraverso una dieta sbilanciata
agrumi pigmentati ricchi di
antocianine, flavanoni, acidi
idrossicinnamici e vitamina
C, rispetto al tocoferolo, un
altro antiossidante naturale
comunemente utilizzato in
cosmetica. «In un primo
studio l'estratto di agrumi
Presente in
molti tipi di
frutta e verdura,
la vitamina
C ha molte
proprietà, ma
è anche molto
delicata.
Per essere
efficace, la sua
azione non
deve essere
compromessa
dalla cottura
ad alte
temperature
applicato sull'epidermide è
stato in grado di inibire eritemi indotti da lampade Uv –
ha spiegato Paolo Rapisarda,
direttore del Crea Agrumi – e
in un secondo ha dimostrato una capacità protettiva
contro l'attacco dei radicali
o un abuso di integratori, può danneggiare
l’apparato urinario con la formazione di
calcoli, o provocare un’overdose di ferro il
cui assorbimento è favorito dalla vitamina
C. Inoltre, sebbene abbia azione antiossidante, assunta in quantità oltre la media, la
vitamina C potrebbe generare effetti contrari
e avviare un processo di ossidazione. Tra i
sintomi indicativi di una indigestione questa
sostanza vi sono mal di testa, bruciori di
stomaco, vomito, diarrea, gastrite e crampi
addominali, ma anche debolezza, vertigini e
vampate improvvise di calore.
Un'attenzione all’assunzione della vitamina
C va prestata anche in corso di terapie, perché potrebbe interferire con alcuni farmaci,
alterandone l’efficacia. Ad esempio, non
viene assorbita se si assumono contraccettivi
orali, acido acetilsalicilico e barbiturici; in
quest'ultimo caso, in particolare, ne potenzia
l'effetto, mentre diminuisce l'azione degli
anticoagulanti.
liberi generati dal fumo delle
sigarette». Se ulteriori studi
confermassero le proprietà
antinfiammatorie, l’estratto
potrebbe trovare un impiego
topico per mitigare le conseguenze di alcune patologie
infiammatorie della pelle.
N&P 31
SHUTTERSTOCK
SHUTTERSTOCK
Una scarsa
assunzione di
vitamina C può
avere ripercussioni
importanti sul
benessere fisico.
In particolare
momenti e
situazioni della vita
la vitamina C può
scarseggiare nel
nostro organismo;
è il caso della
gravidanza,
dell’allattamento,
dei periodi
successivi a
un intervento
chirurgico
32 N&P
I principali benefici
dalla ‘giusta’
assunzione
Come sempre in salute vince
la moderazione. Infatti, correttamente
consumata, la vitamina C contribuisce a...
Una
vitamina
polivalente
La vitamina C
ha un’efficacia
documentata
nel rafforzare
il sistema
immunitario e
nel far assorbire
all’organismo
alcune sostanze
nutrienti
FAR ASSORBIRE ALCUNI
NUTRIENTI, primo fra tutti il ferro,
difficile da fare accettare all’organismo
ma particolarmente prezioso poiché
aiuta l’efficienza dell’ossigeno e il
mantenimento dei livelli di energia.
Esistono due tipologie di ferro: quello
"eme" contenuto in carne, pollame,
pesce e frutti di mare e il ferro non eme
che si trova invece in uova, verdure,
frutta e noci ed il cui assorbimento è
più problematico per la presenza in
questi alimenti di fitonutrienti. Alcune
gocce di succo di limone spremuto su
una bistecca, sul pesce o nelle insalate,
o una spremuta d’arancia (a patto che
non vengano zuccherati) possono aiutare
l’integrazione del ferro. Mantenere
questo metallo nei parametri soglia
significa prevenire il rischio di anemia,
specialmente di quella sideropenica che
è la forma più ricorrente nell’infanzia e
nell’adolescenza, ma che si può verificare
anche nell’adulto (uomini e donne),
specie in caso di difetti nell’assorbimento,
dopo interventi di asportazione totale
o parziale dello stomaco, a seguito
di emorragia gastro-intestinale o di
malassorbimento del primo tratto del
piccolo intestino, in donne in età fertile a
causa del flusso mestruale abbondante o
in gravidanza, per una maggiore richiesta
di ferro da parte dell’organismo.
CONTRASTARE IL RAFFREDDORE,
RAFFORZANDO IL SISTEMA
IMMUNITARIO: sull’efficacia della
vitamina C contro il raffreddore si è
discusso a lungo. Poi la prova sarebbe
giunta da uno studio scientifico condotto dall'Università di Helsinki,
suffragata da una revisione pubblicata
da The Cochrane Library, secondo
cui anche in persone particolarmente
stressate, come coloro vivono in
condizioni climatiche estreme o
straordinarie, quali soldati, sciatori e
maratoneti - la vitamina C ridurrebbe
il rischio di sviluppare il raffreddore
di circa il 50%. Oltre al raffreddore,
la vitamina C contrasterebbe anche le
infezioni in generale, favorendo una
più rapida cicatrizzazione delle ferite,
attivando l’azione dei globuli bianchi e la
produzione di mediatori chimici cellulari
che dirigono le risposte immunitarie.
AUMENTARE IL TONO
DELL’UMORE E CONTROLLARE
LA GESTIONE DELLO STRESS:
uno studio condotto dal Jewish General
Hospital di Montréal, in Canada, avrebbe
dimostrato che pazienti con problemi
umorali, grazie all'assunzione di vitamina
C, dopo 7-10 giorni presentavano un
miglioramento del tono dell’umore. Ma
non solo: dell’assunzione di vitamina C
beneficerebbe anche lo stress, grazie alla
riduzione del cortisolo. 
Il tono dell’umore può
migliorare grazie a una
corretta assunzione
di vitamina C, che
agisce anche sulla
regolazione del
cortisolo, l’ormone
dello stress
N&P 33
34 N&P
O L LY Y/ S H U T T E R S T O C K .C O M
Via
di Elisabetta Ballario
lo stress
in
10
mosse
ALL’ETÀ DI CINQUE ANNI MOLTI DI NOI METTEVANO UN POLLICE IN
BOCCA PER RILASSARSI. DA ADULTI RICORRIAMO PIÙ SPESSO A RIMEDI
‘FAI DA TÈ - COME INGURGITARE CIBO SPAZZATURA, BERE UNO O DUE
BICCHIERI DI VINO O GUARDARE PROGRAMMI LEGGERI IN TV. SOLUZIONI
CHE SPESSO REGALANO SOLO UNA MOMENTANEA ILLUSIONE DI
BENESSERE, AUMENTANDO POCO DOPO LA SENSAZIONE DI VUOTO GIÀ
PRESENTE. FORTUNATAMENTE, PERÒ, STUDI RECENTI HANNO RIVELATO
ALCUNI FACILI METODI PER SOLLEVARE LO SPIRITO E RIDURRE IL PROPRIO
STRESS, GENERANDO REALI EFFETTI POSITIVI SU MENTE E CORPO
N&P 35
Da sapere
NON STRESSARTI,
LAVORERAI MALE!
36 N&P
Quando
l’organismo
dice “basta”
Lo stress è
una risposta
fisiologica
del nostro
corpo a un
cambiamento,
sia fisico che
psichico.
Non deve
però durare
nel tempo,
altrimenti
potrebbe
causare disturbi
1.
COLTIVARE TEMPO LIBERO
ED EMOZIONI POSITIVE
“Troppo spesso dimentichiamo di ritagliare dei momenti tutti per noi, a causa
degli impegni quotidiani”, spiega Regoli.
“È inoltre fondamentale coltivare relazioni con chi ci fa stare bene. Esistono
infatti diverse evidenze sulla ‘scienza del
sorriso’”. Solo per citarne una, alcuni
anni fa i medici della Loma Linda University in California hanno osservato come
una ventina di pazienti, dopo essere stati
“trattati” per circa tre settimane con risate
sonore prolungate - tutte persone a rischio
diabete e con un livello eccessivo di grassi
nel sangue - registravano un miglioramento dell’equilibrio ormonale. In particolare
cortisolo ed epinefrina, due sostanze che
Nel lavoro, tutti prima o poi
si trovano a fare i conti con
momenti di forte stress.
Ma sul piano lavorativo
questo fattore può abbassare notevolmente il livello
di produttività. Secondo una
ricerca condotta da IMR (per
A N TO N I O G U I L L E M/S H U T T E R S TO C K.CO M; R.I EG O S Y N/S H U T T E R S TO C K.CO M
“Lo stress è una reazione
dell’organismo a un
cambiamento fisico o psichico”,
spiega Giulia Regoli,
psicologa laureata presso
l’Università Sapienza di Roma
e psicoterapeuta specializzata
in Orientamento Umanistico
Bioenergetico. “Come dice il
neuropsicologo Rick Hanson,
autore di Buddha’s Brain,
quando siamo in condizioni di
stress il nostro corpo produce
cortisolo e adrenalina, ormoni
che aiutano le funzioni vitali a
lavorare in condizioni critiche.
Alla lunga, però, questi ormoni
contrastano la produzione di
serotonina e di altre sostanze
fondamentali per l’organismo,
causando una serie di disturbi”.
Ecco allora alcuni piccoli
segreti per sentirci meglio
quando siamo stressati
è sempre benefico. Bisogna stare attenti
però che il viaggio non preveda situazioni
e luoghi stressanti o pericolosi. Scegliere la
giusta compagnia è fondamentale”.
2.
aumentano nei periodi di stress, si erano
abbassate. Una risata al giorno ha fatto
anche diminuire il livello della leptina e
crescere quello della grelina, con l’effetto
di un miglioramento dell’appetito. “Questo perché - spiega l’esperta - le neuroscienze considerano il cervello un’unità
globale in cui tutte le parti sono interdipendenti. Quando una di esse subisce un
cambiamento, anche le altre reagiscono
allo stesso modo. In poche parole, il
nostro cervello si sente bene e ci dice di
sorridere. All’inverso, noi sorridiamo e
diciamo al nostro cervello di sentirsi bene.
Per sfuggire a stress e doveri quotidiani
è inoltre un’ottima occasione intraprendere un viaggio per vacanza. Uscire dalla
routine quotidiana o concedersi più riposo
4manconsulting), su un panel
di 300 lavoratori, il 47% degli
imprenditori dichiara di sentirsi stressato e che questo
influisce sensibilmente sul
grado di produttività.
Tra i manager, coloro che
dichiarano questi disturbi
Una risata
lo seppellirà
C’è un rapporto
positivo tra
il sorriso e
l’abbassamento
dei livelli
di stress
sono circa il 34%, percentuale che scende a 25% tra i
collaboratori.
Tra le cause di stress, quella
indicata più frequentemente
è la crisi economica, seguita
dalla mancanza di orari prestabiliti, che tolgono tempo
RILASSARSI OSSERVANDO
“Quando paura e ansia ci assalgono il sistema nervoso centrale fa fluire il
sangue verso i muscoli più grandi, facendo
arrivare meno sangue agli arti, cosi che abbiamo mani e piedi più freddi. Può essere
utile in questi casi visualizzare qualcosa di
caldo tra le mani come una tazza di latte
o di the, per ridurre i livelli di stress,” prosegue l’esperta che collabora anche con la
Words Of Peace Global (WOPG), Fondazione Umanitaria Internazionale impegnata a diffondere e garantire la pace nel
mondo. Questo avviene perché il sistema
nervoso centrale fa affluire il sangue verso
gli organi vitali. Visualizzare qualcosa di
caldo tra le mani in questi casi equivale
a inviare al sistema nervoso centrale il
messaggio che va tutto bene. Le mani
calde indicano che il sangue vi affluisce
normalmente e quindi non c’è nessun pericolo. Può essere anche utile fare un bagno
caldo o bere qualcosa di caldo, quando è
possibile. Un’ottima occasione per sfuggire
a stress e doveri quotidiani.
3.
PRATICARE ATTIVITÀ FISICA,
SPORT O YOGA
Un’equilibrata attività fisica permette di
eliminare le tensioni e le tossine accumulate, inducendo una significativa produzione
di serotonina, nota come ‘l’ormone del
buonumore’. “Qualsiasi attività fisica che
risulti piacevole - continua la psicoterapeuta - induce una significativa produzione di
serotonina, che contrasta il livello di stress.
Anche una semplice passeggiata in un bel
posto, in un parco verde o sulla riva del
mare, serve”.
alla famiglia e a sé stessi. Al
terzo posto, la difficoltà nel
gestire il rapporto con dipendenti e collaboratori. I dati
raccolti confermano quelli già
diffusi dall’Università Sapienza di Roma, in collaborazione
con l’AISIC (Associazione
Italiana contro lo Stress e
l’Invecchiamento Cellulare).
Si stima perciò che in Italia un
cittadino su 3 sia ansioso, 12
milioni e mezzo facciano uso
di ansiolitici e che circa il 14%
della popolazione soffra di
disturbi del sonno.
N&P 37
Ansia, aggressività e
manifestazioni ossessive
diminuiscono e si fanno
più frequenti sorrisi, gesti
affettuosi e di socievolezza.
Alcuni parlano di più e più
volentieri. Sono i bambini
affetti da autismo e da
tutti quei disturbi cosiddetti dello spettro autistico
che interagiscono con
un cane. È quanto hanno
potuto osservare i ricercatori dell’Istituto Superiore
di Sanità nel corso di una
revisione scientifica di
alcune pubblicazioni dedicate all’argomento, in cui i
protagonisti, oltre ai bimbi,
erano gli “assistance dogs”
e i “therapy dogs”, i primi
addestrati a sopperire a
menomazioni fisiche del padrone, come per esempio i
cani per ciechi, i secondi ad
entrare in interazione con
uomini e bambini. “Questo
avviene – hanno spiegato
gli scienziati – perché gli
animali, i cani in special
modo, sono in grado di
rispondere affettivamente
all’attenzione umana, reagendo con comportamenti
di tipo sociale e ispirando
sentimenti positivi. Mostrano così di possedere
una capacità unica: quella
di agire come un ponte
attraverso cui fluiscono le
emozioni e di fungere da
catalizzatore sociale”.
38 N&P
4.
PRATICARE TECNICHE
DI RESPIRAZIONE
Una delle soluzioni più efficaci per combattere lo stress è mettere in pratica la
respirazione diaframmatica o addominale.
“Immaginate che il vostro addome sia un
palloncino che si gonfia quando inspirate e
si sgonfia quando espirate”, spiega Regoli.
“Tenendo la mano appoggiata sulla pancia,
inspirate profondamente cercando di gonfiare il più possibile la pancia senza muovere il
torace. Dopo, espirate cercando di svuotare il più possibile la pancia, visualizzando il
palloncino che si svuota. Ripetere l’esercizio con frequenza vi permetterà di passare
gradualmente da una respirazione toracica
a una addominale”.
5.
MANGIARE BENE
I cibi possono contrastare lo stress
aumentando la produzione di alcune sostanze nell’organismo. La quantità deve sempre
essere equilibrata, perché ogni eccesso può
provocare squilibri di vario tipo nel corpo.
I dietologi indicano i carboidrati complessi
– pane, pasta, cereali - come ottimi alimenti
per mantenere costanti i livelli di serotonina, l’ormone del buonumore. Studi compiuti dalla Johns Hopkins University indicano
che il gusto dolce sulla lingua aumenta le
endorfine. Il cioccolato fondente è particolarmente utile nel diminuire gli ormoni dello
stress, come testimonia una ricerca pubblicata nel 2009 dal Journal of Psychopharmacology.
“Un rimedio anti stress da adottare prima
di dormire - continua l’esperta - è il classico
bicchiere di latte caldo. Gli studiosi hanno
scoperto che il calcio riduce gli spasmi muscolari e allevia tensione e ansia. I ricercatori australiani della Swinburne University of
Thecnology, a seguito di uno studio di tre
mesi, consigliano inoltre la carne e i fagioli
perché contengono vitamina B, che diminuisce agitazioni e nervosismi. Anche l’avocado riduce l’ipertensione perché contiene
potassio in misura maggiore rispetto a una
banana di medie dimensioni. Infine, quando
il sistema immunitario è sotto stress, è bene
assumere betacarotene, insieme alle vitami-
A N D R E S R/S H U T T E R S TO C K.CO M; WAV E B R E A K M E D I A/S H U T T E R S TO C K.CO M
PET THERAPY:
UN RIMEDIO
CONTRO ANSIA
E STRESS,
SOPRATTUTTO
PER I BIMBI
ne A e C, per rafforzare le nostre difese”.
6.
DONARE QUALCOSA DI SÉ
Donare soldi per una buona causa
può farci sentire molto meglio rispetto a
comprare un paio di jeans alla moda. “Se
la beneficenza è fatta con piacere e con
un reale intento di donare agli altri - spiega Regoli - avrà un effetto antistress. Lo
shopping allenta le tensioni accumulate se
rappresenta un momento divertente o un
modo per regalarsi qualcosa, prendendosi
cura di se stessi. Quando diventa l’unica
valvola di sfogo alla frustrazione è invece un
comportamento negativo, perché meramente compulsivo”.
7.
ASCOLTARE MUSICA
“In generale, la musica influisce sul
sistema nervoso perché libera endorfine e
riduce il livello di cortisolo”, spiega Regoli.
“Suggerisco musiche lente o allegre. L’importante è che evochino a chi ascolta pensieri, immagini e ricordi felici. Gli studi in
psicologia suggeriscono, ad esempio, l’Inno
Un
“rimedio”
contro
lo stress?
L’altruismo
Fare del bene ci
fa sentire bene,
migliora il
nostro rapporto
con il mondo.
E l’effetto
antistress è
assicurato, così
come quando si
abbraccia una
persona cara
alla Gioia di Beethoven, il Chiaro di Luna
di Debussy, i Notturni di Chopin e L’Apocalisse degli animali di Vangelis”. Particolarmente utile può essere poi la musicoterapia,
che rappresenta infatti uno strumento di
comunicazione non-verbale per intervenire
a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche
e parafisiologiche”.
8.
CERCARE DI COMPIERE GESTI
AFFETTUOSI VERSO SÉ STESSI
E GLI ALTRI
L’abbraccio affettuoso e le coccole permettono al corpo di produrre sostanze come
l’ossitocina, che favoriscono il benessere.
Cerchiamo perciò di non esserne avari con
le persone che amiamo. “L’auto-abbraccio è
talvolta un gesto automatico in persone che
si trovano in difficoltà. Ha lo stesso effetto
biochimico delle coccole e, psicologicamente, permette di entrare in contatto con se
stessi”, spiega l’esperta.
9.
Spezzare
la routine, un
grande alleato
dello stress
Praticare
sport, fare
giardinaggio,
strappare alla
quotidianità
spazi, anche
piccoli, per
sé stessi. E
ogni tanto
concedersi una
breve vacanza.
Lo stress si
combatte anche
così
FARE GIARDINAGGIO
Una ricerca tedesca, pubblicata nel
2011 sul Journal of Health Psychology, sembra dimostrare che non sia solo l’attività fisica e sportiva ad avere un effetto antistress.
E’ emersa una correlazione tra l’incremento
della serotonina e un comune batterio presente nel terreno - Mycobacterium vaccae
- che apparentemente i giardinieri inalano,
mentre lavorano la terra. Anche queste
sono le meraviglie della natura!
10.
PRATICARE QUALSIASI ATTIVITÀ CHE RISULTI PIACEVOLE E ‘SPEZZARE’ LA ROUTINE
Quando si è sotto stress è fondamentale
staccare la spina, sospendendo i meccanismi psico-fisiologici sottostanti all’accumulo
di tensione. Già riuscire a ‘spezzare’ la
routine favorirà infatti un maggiore benessere. “Con i pazienti particolarmente stressati
- conclude la psicoterapeuta che ha collaborato anche con Human Trainer, portale di
psicologia per psicologi professionisti - uso
l’aromaterapia e i fiori di Bach. Per quanto
riguarda gli integratori, si può ricorrere a
camomilla, valeriana, biancospino e melissa.
Tra le tisane consiglio quella a base di valeriana, passiflora e biancospino. Oppure uno
degli svariati decotti in commercio”. 
N&P 39
Mangiare
a
colori
SHUTTERSTOCK
di Irma D’Aria
40 N&P
Un arcobaleno a tavola. Per mangiare con piacere soddisfacendo
l’occhio e soprattutto assicurandosi il giusto apporto di tutti i
nutrienti. È questo l’obiettivo dell’iniziativa “Nutritevi dei colori
della vita”, la campagna di sensibilizzazione lanciata in questi
giorni da all’Unione nazionale tra le organizzazioni dei produttori
ortofrutticoli, agrumari e di frutta in guscio (Unaproa), con il
supporto dell’Unione Europea e del Ministero delle olitiche
agricole, alimentari e forestali (Mipaf). Per lanciare la campagna
durerà fino al 2018 e prevede numerose iniziative tra
cui la distribuzione di guide informative e schede
tematiche. Per conoscere i punti vendita che hanno
aderito all’iniziativa si può visitare il sito:
www.nutritevideicoloridellavita.com
N&P 41
«Un consumo adeguato di frutta e verdura - spiega il Presidente di Unaproa
Ambrogio De Ponti - è un investimento in benessere per il singolo, ma anche
un vero e proprio risparmio per la collettività. Da qui il valore sociale, oltre che
economico, della campagna “Nutritevi dei colori della vita”. L’importanza della posta
in palio è evidenziata dai numeri: secondo gli ultimi dati dello studio EPIC (European
Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), 600 grammi quotidiani
di ortofrutta invece di 250, basterebbero a ridurre del 15% il rischio di malattie
cardiovascolari, del 27% quello di malattie respiratorie e del 40% quello relativo
a patologie dell’apparato digerente, con un conseguente risparmio sulla spesa
sanitaria nazionale. L’obesità, invece, affligge nel nostro Paese 4,9 milioni di adulti
e l’11,1% dei bambini, con un costo sanitario di circa 23 miliardi di euro, ovvero il
6,7% della spesa sanitaria pubblica (dati Rapporto Nomisma-Unaproa 2015).
Giallo-arancio
Arancia, carota, clementina, kaki, limone,
mandarino, ma anche peperone e zucca devono
la loro colorazione alle elevate quantità di
betacarotene, una sostanza appartenente alla
famiglia dei carotenoidi, che il nostro organismo converte in vitamina A, fondamentale per
numerose funzioni dell’organismo. La vitamina
A, infatti, contribuisce al normale metabolismo
del ferro e al mantenimento della pelle, della
capacità visiva e della funzione del sistema
immunitario. In generale il beta-carotene è un
potente antiossidante che viene assorbito con i
grassi e se assunto con gli alimenti non procura
sovradosaggio, come può invece verificarsi nel
caso di un eccessivo uso di integratori.
La frutta e le verdure di colore rosso hanno un
alto contenuto di due fitocomposti con azione antiossidante: il licopene e le antocianine.
Fragole, anguria e ciliegie, ma anche pomodori
e peperoni, a patto di mangiarli crudi, per esempio in insalata, forniscono inoltre un nutriente
importantissimo in grande quantità: la vitamina
C che, se assunta giornalmente in una quantità
di almeno 200 mg (il fabbisogno medio europeo
è di 90 mg al giorno per gli uomini e 80 mg per
le donne), contribuisce al mantenimento della
normale funzione del sistema immunitario durante e dopo uno sforzo fisico intenso, alla normale formazione del collagene e alla normale
funzione delle ossa, di cartilagini, gengive, pelle
e denti. La vitamina C favorisce anche l’assorbimento del ferro presente negli altri alimenti.
42 N&P
SHUTTERSTOCK (5)
Rosso
Verde
Il tipico colore di agretti, asparagi, bieta,
broccoletti, carciofo e cavolo, non dovrebbe
mai mancare a tavola. Ci sono due sostanze
nutrienti che accomunano tutti gli ortaggi
verdi, in particolare quelli a foglia: il magnesio e l’acido folico. Il magnesio è parte della
molecola della clorofilla e nell’uomo contribuisce al normale metabolismo energetico e alla
riduzione della stanchezza e dell’affaticamento,
al normale funzionamento del sistema nervoso
e di quello muscolare. L’acido folico o folato,
invece, oltre a essere utile durante la gravidanza, contribuisce alla riduzione della stanchezza
e dell’affaticamento e alla normale funzione del
sistema immunitario.
Blu-viola
Questo gruppo di alimenti contiene fitocomposti con azione antiossidante: le antocianine.
Le verdure blu-viola, e in particolare i frutti di
bosco, sono ricchi di vitamina C che, se assunta
giornalmente in una quantità di almeno 200
mg (il fabbisogno medio europeo è di 90 mg al
giorno per gli uomini e 80 mg per le donne),
contribuisce al mantenimento della normale funzione del sistema immunitario durante e dopo
uno sforzo fisico intenso, alla normale formazione del collagene e alla normale funzione delle
ossa, delle cartilagini, delle gengive, della pelle
e dei denti. Il radicchio contiene anche discrete
quantità di beta-carotene ed è una buona fonte
di potassio, che contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso, alla normale
funzione muscolare e al mantenimento di una
normale pressione sanguigna. Buone fonti di
potassio sono anche i fichi, i ribes e le more.
Bianco
Aglio, cavolfiore, cipolla, finocchio, funghi,
mela, pera: sono i cibi bianchi che contengono
due principi nutritivi particolarmente interessanti: il potassio e le fibre. Il potassio contribuisce
al funzionamento del sistema nervoso e alla
normale funzione muscolare, nonché al mantenimento di una normale pressione sanguigna.
Le fibre vegetali, invece, mantengono in salute
l’intestino; quelle solubili come la pectina, se
assunta giornalmente in una quantità di almeno
6 grammi, come quella contenuta per esempio
in circa tre mele, contribuisce al mantenimento
di livelli normali di colesterolo nel sangue. Le
mele e le cipolle sono potenti antiossidanti, mentre i funghi rappresentano una delle principali
fonti di selenio, che contribuisce al normale
mantenimento di unghie e capelli, alla normale
funzione tiroidea e alla protezione delle cellule
dallo stress ossidativo provocato da un eccesso
di radicali liberi dell’ossigeno.
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YURIY RUDYY/ SHUTTERSTOCK.COM
Sesso e...
44 N&P
Una coppia
buon cibo
vincente
di Elisabetta Gramolini
N&P 45
I
l perfetto amatore mangia bene ed è attento alla salute
a tavola. Questo non significa che chi è magro debba
essere anche bravo sotto le lenzuola o chi è sovrappeso
non possa dimostrarsi un Don Giovanni. Certo è, però,
che fra alimentazione corretta e buon sesso il legame c’è. A
dimostrarlo è la scienza. Mantenere infatti parametri metabolici nella norma, come un basso livello di colesterolo nel
sangue o l’ipertensione sotto controllo, aiuta ad avere una
buona risposta vascolare, importantissima quando si parla
di sesso. Viceversa, un’alimentazione scorretta può portare
a problemi nella funzionalità sessuale, come il calo del
desiderio nella donna e la disfunzione erettile nell’uomo,
perché l’organismo è gravato da un eccesso di grassi o da
un’assunzione sbagliata di zuccheri.
Attenzione, in natura non esistono i cosiddetti afrodisiaci,
alimenti capaci di accendere la passione come per magia.
Esistono però delle sostanze, contenute in alcuni cibi, che
agevolano alcune azioni fondamentali per l’arte amatoria. Per l’uomo, sono addirittura quattro le categorie da
tenere in considerazione. Si comincia con i vasodilatatori,
elementi che agiscono come il viagra sull’apparato circolatorio. Oltre al prevedibile peperoncino, che ha un alto
tasso di acido capsico ma in dosi eccessive è un irritante,
anche gli insospettabili aglio, per via dell’allicina, e anguria,
che contiene citrullina, capace di aumentare il contenuto di
ossido nitrico, sono da inserire nella lista degli ingredienti
da assumere se si vuole aumentare l’azione circolatoria del
sangue nelle parti intime.
“Altra categoria – spiega il professor Carlo Cangiano,
responsabile dell’unità di Nutrizione clinica e dietologia
dell’Ospedale S. Andrea di Roma - è rappresentata dalle
vitamine, in particolare quelle del gruppo B, fra cui la B6
che è uno stimolo alla produzione di ormoni maschili,
contenuta in gradi quantità nell’avocado e nel miele. Ma è
importante anche il betacarotene, che si trasforma in vitamina A, eutrofizzante, cioè nutriente per gli organi sessuali,
riscontrabile soprattutto nei pomodori. E infine la vitamina
E, in abbondanza negli asparagi, che aumenta la produzione di ormoni sessuali”. Nella terza categoria troviamo
i micronutrienti, principi nutritivi indispensabili per una
serie di funzioni fra cui il metabolismo”. “Qui non manca
lo zinco - continua il professor Cangiano - che aumenta la
sintesi di testosterone e di dopamina che accresce lo stimolo della libidine ed è contenuto sia nelle ostriche sia nel
sedano. Altro elemento è il selenio
che ha un effetto rivitalizzante
per gli spermatozoi ed è in
Mangiare
gran quantità nelle noci
bene significa
brasiliane”. Nell’ultima
amare bene. Cibo
categoria che deve
e sesso stimolano due
interessare gli uomini,
aree cerebrali molto
ritroviamo i pomodovicine. Anche per questo
ri, importanti perché
una cena romantica
comprendono il licopeè spesso il preludio
di una notte di
fuoco
46 N&P
ne che stimola la concentrazione del liquido seminale. Per
le donne, il discorso si limita a due funzioni: la produzione
di endorfine, stimolata dal cioccolato amaro che ha anche
un effetto rilassante, e poi la secrezione vaginale, migliorata
dal consumo di zafferano. “Le sostanze possono migliorare
l’attività sessuale – ribadisce Cangiano - ma resta il ruolo
svolto dalla psiche nell’uomo così come nella donna e una
dieta equilibrata senza eccessi di alcol, fumo e cibi grassi
che non facilitano le prestazioni dopo cena”. Infine una
curiosità: nella zona appenninica esiste un formaggio dal
nome ‘scoparolo’, spacciato come potente afrodisiaco. In
realtà l’origine del nome deriva dal fatto che questo tipo di
prodotto veniva anticamente conservato nel ripostiglio delle
scope. Inoltre la leggenda popolare vuole tutti i formaggi
stagionati capaci di riabilitare gli uomini più pigri a letto,
ma non ha alcuna evidenza scientifica.
Al di là di quello che mangiamo, cibo e sesso per tutti sono
intimamente legati. “Questo perché stimolano due aree
cerebrali molto vicine”, afferma il dottor Roberto Bernorio, specialista in ginecologia, psicoterapeuta e sessuologo
clinico della Federazione italiana di sessuologia scientifica
(Fiss) che al tema ha dedicato un seminario dal titolo
‘Nutrire il benessere sessuale’. Che il connubio sia stretto
se n’è accorta da tempo l’industria che sta dietro ai sex
shop dove si vendono indumenti intimi commestibili, “La
spiegazione – aggiunge Bernorio - è che la bocca viene usata per assimilare un piacere sessuale e alimentare”. Il cibo
può essere usato anche come gioco nelle terapie di coppia:
“Basti pensare che quando due persone si conoscono si
danno appuntamento a cena o in altre occasioni dove gioca
un ruolo da coprotagonista – suggerisce lo psicoterapeuta
sessuologo – e può essere usato nelle terapie come preliminare per riattivare una comunicazione nella coppia”.
Un buon rapporto con il cibo quindi significa anche una
buona attitudine al sesso. In negativo, spesso i disturbi
alimentari sono accompagnati da disfunzioni sessuali.
È il caso dell’anoressia che impedisce alla persona di avere
rapporti con il partner. “Per prima cosa si interviene sul
disturbo dell’alimentazione – aggiunge Bernorio - anche
perché biologicamente un corpo troppo magro non riesce
a produrre gli ormoni necessari all’attività sessuale. La bulimia sessuale invece – spiega – è meno frequente; inoltre
l’ipersessualità non necessariamente è legata al disturbo
alimentare e colpisce di solito persone che hanno difficoltà
di controllo”. Il rapporto con il cibo si rispecchia anche
nelle età della vita: dalla fame nell’adolescenza, all’appetito
nella fase della maturità che tuttavia rischia di scomparire
nella vecchiaia. “Nella terza età l’appetito a tavola tende a
diminuire così come a letto - prosegue il sessuologo della
Fiss - in questa fase dell’esistenza si dà più importanza
ad altre cose, mentre mantenere il desiderio sessuale con
un’attività costante sarebbe l’ideale”. 
TUTTI CHEF…
E AMATORI?
GOODLUZ/ SHUTTERSTOCK.COM
Se buon cibo e sesso vanno
così di pari passo, grazie
al boom che sta vivendo
l’arte culinaria nel nostro
Paese e altrove, dovremmo
avere un’infinità di latin lover.
Eppure non è detto che un
ottimo chef sia anche un
bravo amatore. Il professionista dei fornelli “corre il rischio
– osserva il dottor Bernorio
- di trasportare tutta la sua
energia in un solo settore.
Avviene già così nei casi dei
grandi manager d’azienda
che erotizzano il proprio
lavoro escludendo altre sfere
importanti, come il sesso,
dalla propria vita”.
Di sicuro è più facile per alcune persone che non hanno
una vita sociale appagante
concentrarsi sulla qualità del
cibo perché è molto più facile
per loro ottenere risultati dai
piatti piuttosto che dalla
felicità con il partner. “C’è
un rischio che il cibo possa
sostituire il piacere del sesso,
come ribadisce il ginecologo
e sessuologo. In realtà le due
cose dovrebbero entrare in
sinergia ed è importante che
il cibo non vada a sottrarre troppa energia libidica,
attraverso la soddisfazione
riscontrata sul lavoro, all’attività sessuale”.
N&P 47
a
z
n
e
u
l
f
n
I
Cosa mangiare
per evitarla
e curarla
48 N&P
T E T I A N A I AT S E N K O / S H U T T E R S T O C K . C O M
di Irma D’Aria
IL DOSSIER DI
Nutri&Previeni
febbraio 2016
N&P 49
50 N&P
BLUESKYIMAGE/SHUTTERSTOCK.COM
Siamo nel cuore
dell’inverno e…
dell’influenza.
Generalmente nel
mese di febbraio
si registra il
picco di questa
banale quanto
invalidante
sindrome
Secondo le stime degli esperti, alla fine dell’inverno, l’influenza avrà
messo a letto dai 4 ai 5 milioni di italiani, con un 40% di casi tra 0 e
18 anni, un altro 40% tra i 18 e i 65 e un 20% tra gli over 65. I virus
responsabili sono H1N1, H3N2 e il Virus B Phuket, ma il probabile
arrivo di un altro virus, il virus B Brisbane, potrebbe portare a
un aumento del numero di casi, complice anche le condizioni
meteorologiche con temperature che iniziano a diventare più rigide
facilitando ancor più l’influenza. Anche l’emergenza smog potrebbe
giocare a favore dei virus: con le vie respiratorie, già irritate dalle
polveri sottili, i virus potrebbero trovare una breccia aperta per
introdursi più facilmente nell’apparato bersaglio. Oltre al vaccino,
come fare una prevenzione che funzioni davvero e come riprendersi
quando l’influenza è ormai arrivata? Scegliendo con attenzione
i cibi da portare a tavola perché solo assumendo i nutrienti giusti
possiamo fornire al sistema immunitario le difese necessarie.
La dieta
per l’influenza
e la convalescenza
L’influenza si
combatte e si
previene anche
a tavola. Come?
Se riuscissimo
quotidianamente
ad assumere circa
60 milligrammi
di vitamina C, il
nostro organismo
opporrebbe una
“barriera” difficilmente
penetrabile dal virus
Un aiuto fondamentale per rinforzare le difese
immunitarie arriva dall’alimentazione: saper
scegliere e abbinare i cibi tenendo conto
della loro capacità di difenderci dai virus può
davvero aiutarci a restare in buona salute.
E se l’influenza ci ha già colpiti? Tra dolori
articolari e muscolari, febbre e disturbi vari,
spesso mangiare è l’ultimo dei nostri pensieri.
Invece, per superare velocemente una malattia banale, ma debilitante, come l’influenza, è
fondamentale scegliere la dieta adatta. “L’alimentazione da seguire deve essere leggera,
digeribile e, allo stesso tempo, nutriente” dice
Pietro Migliaccio, nutrizionista e Presidente
della Società italiana di Scienza dell’Alimentazione (S.I.S.A). “Il primo consiglio è, naturalmente, di mettersi a letto, a riposo, e praticare
una terapia sintomatica preferibilmente
consigliata dal medico di famiglia”.
GLI ALIMENTI ANTI-VIRUS. Per combattere i sintomi influenzali bisogna bere molta
acqua a temperatura ambiente, consumare
alimenti ricchi di vitamina C (soprattutto
agrumi e kiwi), preferire tra gli alimenti proteici le carni bianche ed il pesce in quanto più
facilmente digeribili. Secondo l’Associazione
Italiana di Dietetica basterebbero circa 60 milligrammi di vitamina C tutti i giorni, dall’azione antinfiammatoria e utili per aumentare le
naturali difese dell’organismo. “Per questo è
consigliabile assumere almeno 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura per assicurarsi tale
apporto” spiega Giampaolo Guida, medico di
famiglia esperto in omeopatia a Bologna. “Tra
i cibi da privilegiare si consigliano agrumi,
frutti di bosco, kiwi, peperoni, pomodori,
broccoli. Un altro accorgimento significativo
è quello di condire le pietanze con il limone:
è infatti un antibatterico naturale e facilita
l’assorbimento del ferro, elemento utile al
potenziamento delle naturali difese dell’organismo”.
IL RUOLO DELLA PASTA. Ma nella dieta
per l’influenza è presente ogni giorno anche la
pasta. “Fa parte della tradizione gastronomica
italiana e la sua presenza sulle nostre tavole
ci permette di seguire un’alimentazione sana,
corretta ed equilibrata” spiega Migliaccio. Oltre ai carboidrati (79,1%) fornisce anche proteine vegetali, (11-13% a seconda del “tipo”) e
una piccola quantità di lipidi (1,4%). Inoltre,
è ricca di vitamine del gruppo B, contiene
poco sodio e non apporta colesterolo. “E’ un
alimento che rappresenta una delle principali
fonti di energia della dieta mediterranea che
è il modello alimentare considerato ottimale
per mantenere un buono stato di salute e per
prevenire e curare molti stati patologici. Per
queste ragioni nei giorni in cui si è particolarmente debilitati dall’influenza e si ha poco appetito consiglio di mangiare la pasta, a pranzo
o a cena, sotto forma di minestrina in quanto
facilmente digeribile, deglutibile e riesce anche
a calmare la tosse”.
LA DIETA DELLA CONVALESCENZA.
Dopo l’influenza il nostro organismo ha
bisogno di rimettersi in sesto e recuperare le
forze.
“Si può introdurre della pastasciutta per
recuperare le forze perse durante la malattia”,
continua Migliaccio. I carboidrati complessi
della pasta, infatti, costituiscono la principale
fonte di energia per il cervello, per i muscoli,
per i globuli rossi e per l’organismo e rappresentano dunque il carburante indispensabile per svolgere le attività quotidiane. “E’
preferibile condirla con olio extravergine di
oliva e pomodoro pelato fresco, ottime fonti
di vitamine (A, C, E) e di antiossidanti, in
particolare di licopene, presente in quantità
maggiore nel pomodoro cotto. Con l’aggiunta
nel condimento di proteine di origine animale
(tonno o carne trita o pesce sminuzzato) si
rende il pasto equilibrato da un punto di vista
nutrizionale e si permette di recuperare le
masse muscolari perse con la scarsa attività
fisica svolta”.
N&P 51
ELABORATA DAL PROFESSOR MIGLIACCIO
Dieta per l’influenza
e la convalescenza
(PER I PRIMI TRE GIORNI)
Colazione: Latte, caffè a piacere, zucchero o miele,
due fette biscottate.
Metà mattina: una spremuta d’arancia o di pompelmo oppure una arancia o un mandarancio o due
mandarini.
Pranzo: pesce fresco o surgelato lesso; verdure
preferibilmente cotte; condire con olio extravergine di
oliva e succo di limone; pane tostato; frutta, preferibilmente cotta.
Pomeriggio: latte caldo con zucchero o miele oppure
una spremuta d’arancia o di pompelmo.
Cena: brodo vegetale con pasta o riso, due/tre cucchiaini di formaggio grattugiato; carne bianca cucinata
semplicemente; verdure preferibilmente cotte; condire
con olio extravergine di oliva e succo di limone; pane
tostato; una porzione di frutta, preferibilmente cotta.
Colazione: thè con zucchero o miele, due fette biscottate o pane tostato.
Metà mattina: una mela
grattugiata con succo di
limone.
Pranzo: pesce fresco o
surgelato lesso; patate
lesse; condire con olio
extravergine di oliva e succo
di limone; pane tostato; una
porzione di frutta preferibilmente cotta.
Pomeriggio: un thè con due
fette biscottate.
Cena: riso con due/tre
cucchiaini di formaggio
grattugiato. carne bianca
cucinata semplicemente;
patate lesse; condire con
olio extravergine di oliva e
succo di limone; pane tostato. Una porzione di frutta,
preferibilmente cotta.
52 N&P
In fase
di guarigione:
ü Passare dalla minestrina
alla pastasciutta.
ü Aumentare le quantità
delle porzioni.
ü Inserire gradualmente
tutti gli alimenti, tra i quali i
formaggi.
ü Reintrodurre il vino durante i pasti.
ü Le vitamine che aiutano a
prevenire l’influenza
MARAZE/SHUTTERSTOCK.COM; ANNA KUCHEROVA/SHUTTERSTOCK.COM; HOMG VO/SHUTTERSTOCK.COM
In caso di disturbi
gastrointestinali
L’influenza, come il raffreddore e le
altre malattie, si trasmette con estrema
rapidità soprattutto nei luoghi chiusi e
affollati: dopo lo starnuto di una persona
infetta, in un metro cubo di aria si possono
ritrovare fino a 16mila particelle di virus
disseminate in un raggio di 1,8 metri
Il vaccino è una strategia di primaria
importanza e va consigliato in particolare
ai portatori di malattie croniche (asmatici,
diabetici, cardiopatici). È bene, però, ricordare che la protezione vaccinale è limitata
ai soli virus inclusi nella composizione
annuale: restano inevitabilmente “scoperte” tutte le malattie causate dagli altri
patogeni, stagionali e non, quali rhinovirus,
adenovirus, virus parainfluenzali e così
via, che spesso favoriscono l’insediamento
secondario di batteri (quando non sono
questi ultimi a prendere il sopravvento).
Ma allora come fare prevenzione? Innanzitutto seguendo basilari norme igieniche
quali il lavaggio delle mani e l’abitudine di
starnutire e tossire nel fazzoletto, difficili
da insegnare ai bambini piccoli. Ma il
sistema immunitario, per operare in piena
efficienza e reagire prontamente alle aggressioni microbiche, ha bisogno di alcuni
componenti che devono essere introdotti
con l’alimentazione. Tra questi spiccano le
vitamine del gruppo B: un apporto adeguato di acido folico, riboflavina (B2) e altre
vitamine del gruppo, quali la B6 e la B12,
è indispensabile per mantenere un perfetto
equilibrio funzionale necessario alla risposta immunitaria, sia anticorpale (inclusa la
risposta allo stesso vaccino influenzale) che
cellulare. La “preparazione” alla nuova stagione epidemica comincia con un’alimentazione sana ed equilibrata. La supplementazione con vitamine del gruppo B, spesso
suggerita nei periodi di convalescenza o
in caso di inappetenza, può essere d’aiuto
anche nella prevenzione dell’influenza. Il
ricorso a un integratore che le contenga
nella giusta misura è utile sia a compensare
la perdita di queste vitamine, dovuta alla
conservazione e alla cottura dei cibi, sia a
soddisfare i giusti fabbisogni in quei bam-
Il fattore
“V”
Vaccino
e Vitamine
Il vaccino è
un presidio
fondamentale
per prevenire
l’influenza.
Ma non basta.
L’igiene e
un’adeguata
alimentazione
devono
sostenerne
l’azione. In
convalescenza
può essere
utile un
supplemento
di vitamine del
gruppo B
bini e adulti costretti a pasti rapidi o per lo
più legati a una dieta monotona, selettiva
o ripetitiva. Ma anche lo zinco ha un ruolo
strategico nella lotta contro i virus influenzali. Di recente la Cochrane Reviews ha
condotto una revisione su studi che hanno
coinvolto 1360 persone, stabilendo che
lo zinco ha un’azione di prevenzione e di
riduzione dell’intensità della sintomatologia
delle malattie tipiche della stagione invernale. Lo zinco praticamente agisce bloccando
la replicazione virale e parallelamente ha
anche un’attività immunostimolante. Altro
ruolo primario è quello dei probiotici.
Tra i sintomi più fastidiosi dell’influenza,
infatti, ci sono quelli gastrointestinali che
si manifestano con scariche diarroiche e
crampi, colpendo spesso in modo violento
e improvviso, e che si protraggono per 2-3
giorni. Un valido aiuto per una ripresa
efficiente dell’organismo è rappresentato
dai probiotici che non agiscono solo nel
ripristino dell’equilibro della microflora
intestinale, ma possono determinare, tra i
meccanismi principali d’azione, un effetto
di tipo protettivo - soprattutto nei confronti
delle infezioni sulla mucosa intestinale - di
modulazione positiva sul sistema immunitario e di inibizione sia dell’adesione che
della crescita dei batteri causa di infezioni.
Per ripristinare la naturale flora batterica,
combattendo così i disturbi intestinali, può
essere davvero utile integrare la dieta con
un prodotto che contenga 300 miliardi di
fermenti lattici di 9 ceppi diversi, tra cui
Lactobacilli, Bifidobatteri e Streptococchi.
Una recente revisione
di studi che hanno
coinvolto oltre 1000
persone, ha individuato
nello zinco la capacità
di prevenire e di
ridurre l’intensità dei
sintomi influenzali
N&P 53
54 N&P
SHUTTERSTOCK
N I N A B U D AY/ S H U T T E R S T O C K .C O M
Oltre all’apparato
respiratorio,
l’influenza può
colpire quello
gastrointestinale,
con crampi
e violente,
improvvise
scariche di
diarrea, che si
protraggono per
due-tre giorni
Il vero e falso
sull’influenza
L’arancia aiuta davvero a prevenire
il raffreddore? È vero che dopo tre giorni
non si è più contagiosi? E dormire ci fa
guarire prima? Sono alcuni dei dubbi e
luoghi comuni più diffusi sull’influenza.
Per capire come stanno davvero le cose,
gli esperti di Assosalute (Associazione
Nazionale Farmaci di Automedicazione)
ci svelano il VERO e il FALSO sull’influenza
Influenza.
Tra verità e
falsi “miti”
Lana, letto e
latte. Così, nel
Medioevo,
si curava
l’influenza. Da
allora, alcune
convinzioni
sono state
“smontate”
dalle evidenze
scientifiche,
ma altre hanno
retto benissimo
all’urto del
tempo
“PULIRE E DISINFETTARE CASA
AIUTA A LIBERARSI DEI VIRUS IN
CIRCOLAZIONE”
Vero
La durata della sopravvivenza dei virus
varia da tipo a tipo. Il virus dell’influenza
ad esempio può vivere per 8-12 ore su
superfici dure come i top dei mobili o della
cucina e nei lavelli in acciaio inox. Su superfici morbide, invece, come ad esempio
un panno, non vivrà a lungo. Quindi se
qualcuno in casa si ammala è sicuramente
utile usare prodotti a base di candeggina e
sostanze disinfettanti per limitare la diffusione dei virus.
“BERE UNA SPREMUTA D’ARANCIA
AL GIORNO AIUTA A PREVENIRE
RAFFREDDORE E INFLUENZA”
“DORMIRE AIUTA A DIFENDERSI
DAL VIRUS”
Vero
Vero
Alcune persone pensano che assumere
vitamina C possa aiutarli ad affrontare
meglio la stagione invernale. È vero che
l’assunzione di giuste dosi di vitamina C
contribuisce a rafforzare il sistema immunitario. Quindi via libera agli alimenti che la
contengono. Bisogna fare solo attenzione
alle quantità: assumerne in eccesso, magari
non solo dalla dieta, ma anche attraverso
gli integratori, potrebbe dar luogo a disturbi gastrointestinali.
Sonno e riposo sono estremamente importanti per aiutare il corpo a combattere
un virus. Questo vale ancora di più per i
bambini: lasciamoli dormire anche più del
solito e teniamo monitorate le vie respiratorie quando infiammate, aiutandoli a liberarle in caso di necessità.
“DOPO TRE GIORNI IL MALATO NON
È PIÙ CONTAGIOSO”
Recenti ricerche hanno evidenziato l’opportunità di assumere proteine per facilitare la ricostruzione delle cellule danneggiate
dall’infezione. Il brodo è in genere il modo
migliore per nutrirsi in un momento in cui,
a causa dell’infezione, si è inappetenti.
Falso
Ogni virus è diverso e colpisce ogni persona in modo differente. Sebbene un virus
non sopravviva in eterno, non esiste tuttavia un tempo prestabilito in cui si smette di
essere contagiosi. Per prevenire il contagio,
quindi, piuttosto che guardare il calendario
è meglio seguire delle semplici regole come
lavarsi frequentemente le mani e fare attenzione al contatto con starnuti e fazzoletti
altrui.
“BERE IL BRODO DI GALLINA, AIUTA
A CONTRASTARE L’INFIAMMAZIONE”
Vero
“OGNI TIPO DI TOSSE
HA IL SUO RIMEDIO”
Vero
È importante farsi consigliare dal farmacista sul giusto sciroppo a seconda del
tipo di tosse. Se la tosse è grassa infatti, lo
N&P 55
“SE SI È VACCINATI NON CI SI
AMMALERÀ PER TUTTO L’INVERNO”
Falso
Il vaccino protegge dai virus prevalenti
in un anno specifico, ma non copre
l’organismo da tutti i virus influenzali.
In generale, si può dire però che chi si
è vaccinato ha una bassa probabilità di
ammalarsi o, se si ammala, la forma influenzale sarà più lieve. Soprattutto per
le categorie a rischio il vaccino rimane
56
Gli antibiotici
non combattono
l’influenza, perché la
loro azione è diretta
contro le infezioni
batteriche e non
contro i virus. Meglio,
dunque, non abusarne
N&
P
comunque una delle armi di prevenzione
più importanti.
Dopo
le V di
vaccini e
vitamine, la
“R” di riposo
Il riposo è
senz’altro
una buona
medicina per
l’influenza.
Anche per
i bambini.
Dormire più
del solito
aiuta il corpo
a contrastare
l’attività del
virus
“GLI ANTIBIOTICI COMBATTONO
L’INFLUENZA”
Falso
Gli antibiotici combattono soltanto le infezioni batteriche e l’influenza stagionale non
è causata da un batterio, ma da un virus.
Tuttavia però, in alcuni casi e per particolari
soggetti (ad es. anziani e malati cronici), dopo
aver consultato il medico, può essere utile assumere una terapia antibiotica per contrastare alcune infezioni batteriche come bronchiti,
sinusiti e polmoniti, che possono sopraggiungere a causa dell’influenza e che tendono a
colpire il corpo già debilitato dal virus.
“PEZZETTE BAGNATE E ALCOL ETILICO
DENATURATO AIUTANO A FAR
SCENDERE LA FEBBRE”
Vero
Oltre ad assumere un antipiretico quando
la febbre supera i 38°, pezzette inumidite e
alcol possono aiutare a trovare velocemente un po’ di sollievo quando la temperatura
corporea è troppo alta.
S U B B OT I N A A N N A/S H U T T E R S TO C K.CO M
sciroppo dovrà avere un’azione espettorante per aiutare i bronchi a liberarsi dalle
secrezioni; mentre se si tratta di tosse secca
può essere utile uno sciroppo ad azione
calmante o un cucchiaino di miele, per
dare un po’ di sollievo e riposare meglio.
Succo di Noni e bacche di Acai
VA L E N T I N A R A Z U M O VA / S H U T T E R S T O C K .C O M ; B U T T E R F LY H U N T E R / S H U T T E R S T O C K .C O M ; J E N I F O T O / S H U T T E R S T O C K .C O M
Ecco i nuovi alimenti-scudo
Gli agrumi, insieme al kiwi,
restano ancora al top dei cibi
ricchi di vitamina C che possono
aiutarci a combattere i virus
influenzali e potenziare le difese
immunitarie. Ma la natura ci
mette a disposizione anche
altri frutti e piante che tra l’altro
aiutano anche a rallentare
l’invecchiamento. Come il succo
di Noni. Si tratta di un albero
tahitiano (Morinda citrifolia)
di cui la medicina tradizionale
utilizza il succo conosciuto come
“noni juice” o anche “pianta che
uccide il dolore”. Ricco di sali
minerali e vitamine, può essere
utile per prevenire le infezioni
delle prime vie respiratorie.
Lo si può consumare sotto
forma di succo o in capsule.
Da scoprire anche le bacche
di Acai, Euterpe oleracea, una
palma che cresce nella foresta
amazzonica. Le sue bacche
sono ricchissime di antocianine,
potenti agenti antiossidanti.
Inoltre, contengono vitamine
del gruppo B, vitamina C ed
E che completano l’azione
anti-radicali liberi. Questo mix
di nutrienti rende l’estratto di
Acai un eccellente ricostituente
generale. È facilmente
reperibile in tutte le erboristerie
e nelle farmacie con reparto
naturale.
Ci sono alcuni alimenti
naturali in grado di offrirci
un mix di nutrienti che
accelerano la nostra
convalescenza dopo
l’influenza. È il caso del
succo di Noni e delle
bacche di Acai
IL FRAPPÈ ANTI-INFLUENZA
Gli esperti concordano su quanto sia
importante fare il pieno di vitamine
e sali minerali portando ogni giorno
in tavola frutta e verdura. Ma per
chi ha poco tempo a
disposizione non è
facile preparare tutti i
giorni verdure fresche.
Ecco perché una
buona soluzione può
essere quella di assumere
ortaggi e frutta a colazione
sotto forma di frappè o
centrifugati in modo da
assorbire tutti i nutrienti.
“L’ideale per rinforzare
il sistema immunitario
è un frappé protettivo
agli agrumi”, suggerisce
Stefano Polato, chef che ha
supportato l’ideazione e la produzione di cibo per Samantha Cristoforetti
in vista della missione spaziale Futura
e che ha scritto di recente il libro “Il
potere rigenerante dei succhi” (Sperling & Kupfer). Per prepararlo servono:
un’arancia, ½ pompelmo, ½ banana,
un cucchiaino di zenzero fresco grattugiato, tre cucchiai di yogurt di soia
e tre cubetti di ghiaccio tritati. Dopo
aver spremuto l’arancia e il pompelmo, si mettono tutti gli ingredienti nel
frullatore fino a ottenere un composto
omogeneo. “Il pompelmo è antiossidante e antinfiammatorio grazie alla
vitamina C, antibatterico grazie
all’acido citrico e antitumorale per il limonoide, inoltre
contiene pectine che
regolarizzano il transito
intestinale” spiega Polato. “Le arance contengono vitamina C e altre
sostanze fitochimiche
che migliorano la salute dei vasi sanguigni,
abbassano l’incidenza di
diversi tumori e potenziano il
sistema immunitario. La banana
è ricca di vitamina A e di vitamina
C, che potenzia le difese immunitarie,
nonché di minerali e per questo aiuta
a combatterne alcune carenze, come
quelle da potassio o da ferro. Lo zenzero, infine, contrasta la nausea, la
diarrea e le infiammazioni, ma anche
il comune raffreddore, ed è antiossidante e antitumorale”.
N&P 57
58 N&P
R.I EG O S Y N/S H U T T E R S TO C K.CO M
Le tisane ci
danno una mano
a riprendere la
forma migliore.
Per dolcificarle
e potenziarne
l’effetto, usiamo
il miele al posto
dello zucchero
7
Le tisane che combattono
i sintomi influenzali
Per combattere raffreddori e influenza si può ricorrere
anche ai rimedi naturali alla portata di tutti, come tisane e
decotti che, oltretutto, sono l’ideale d’inverno visto che si
tratta di bevande calde e di gusto gradevole.
E per potenziare il loro effetto, al posto dello zucchero
meglio usare il miele: secondo numerosi studi,
ha proprietà sedative della tosse, antibiotiche
e antinfiammatorie.
REGOLE
DELLA
PREVENZIONE
1.
Detergere le mani,
spesso e accuratamente, con acqua e
sapone.
2.
Riparare la bocca
e il naso quando si
tossisce o si starnutisce.
Subito dopo lavarsi le mani.
3.
Non toccare occhi,
naso e bocca: sono
facili vie di accesso per i
virus.
4.
Evitare il fumo, sia
attivo che passivo
(soprattutto in presenza di
bambini).
5.
C H A M I L L E WH I T E/S H U T T E R S TO C K.CO M
Seguire sempre
uno stile alimentare
sano che preveda cibi
ricchi di vitamina C, come
kiwi, ananas, broccoli e,
naturalmente, arance. E’
importante bere molto e
spesso.
Per la prevenzione dell’influenza, l’ideale
sono le bacche di rosa canina e il karkadè.
Sono piante ricche di antocianine, carotenoidi, flavonoidi e polifenoli che svolgono una
buona attività anti-infiammatoria. Inoltre
consentono di fare il pieno di vitamina C
fondamentale per la prevenzione dei sintomi
influenzali.
Quando si ha il raffreddore, invece, serve
una tisana che agisca sui sintomi. L’ideale
è lo zenzero che contiene gingerolo e altre
sostanze con una forte azione anti-infiammatoria. Lo zenzero si può usare sia fresco
che secco ed oltretutto, come infuso, risulta
anche gradevole e non pungente come quando lo si consuma fresco. Infine, se l’influenza
è già arrivata con febbre, dolori muscolari e
spossatezza, è meglio ricorrere a un decotto
con chiodi di garofano e un frammento di
corteccia di cannella. Sono due erbe che contengono polifenoli ed oli essenziali con azione
tonificante ed energetica su tutto l’organismo.
Si fanno bollire per un paio di minuti due
cucchiaini di chiodi di garofano e uno di
corteccia di cannella. Poi si lascia in infusione per 20-30 minuti, si filtra e si aggiunge
il succo di mezzo limone e un cucchiaio da
minestra di miele. Si beve due volte al giorno.
6.
Rimanere a casa
quando si manifestano i primi sintomi
dell’influenza ed evitare
i luoghi affollati quando i
casi di malattia sono molto
numerosi.
7.
Vaccinarsi. Il medico
di base - e il pediatra
per i propri figli - è la
persona più indicata a cui
rivolgersi.
N&P 59
Il virus può essere anche informatico
Quanto tempo trascorri davanti al computer?
S
e sei tra gli internet addicted allora
il tuo sistema immunitario potrebbe
essere meno forte. Lo dimostra una
ricerca condotta dall’Università di Milano, in collaborazione con alcuni ricercatori
americani, che è stata pubblicata sulla rivista
Plos one. Lo studio ha valutato 500 persone
maggiorenni e ha evidenziato che coloro che
avevano problemi di uso eccessivo di internet hanno anche manifestato sintomi di raffreddore e influenza più frequenti rispetto a
coloro che non presentavano dipendenza da
Internet. In circa il 40% del campione si sono
riscontrati livelli moderati o alti di dipendenza da internet - una cifra che non differiva tra
maschi e femmine. Le persone con livelli più
elevati di dipendenza da internet avevano
circa il 30% in più di sintomi di raffreddore
e influenza rispetto a coloro che utilizzavano
internet in modo meno frequente. Precedenti
ricerche hanno dimostrato che le persone
che trascorrono più tempo su internet sono
più soggette a privazione di sonno, hanno
abitudini alimentari peggiori, si impegnano
di meno nell’esercizio fisico e tendono a
bere e fumare di più. Questi comportamenti, indipendentemente dall’età, possono danneggiare il sistema immunitario
e aumentare la vulnerabilità alle malattie.
Lo studio suggerisce che coloro che sono
dipendenti da Internet possono soffrire di
stress importante quando sono disconnessi
dalla Rete; di conseguenza questo ciclo di
stress e sollievo, associato alla dipendenza
da Internet, può portare a un aumento
Chi sta troppe
ore al computer
ha un sistema
immunitario
meno forte.
Magari resiste
al virus
informatico,
ma non a quello
influenzale
dei livelli di corticosteroidi, ormoni che
possono ridurre la funzione immunitaria.
I ricercatori suggeriscono un’ipotesi: “È
possibile che coloro che trascorrono molto
tempo da soli su Internet presentino una
ridotta funzione immunitaria semplicemente perché non hanno un adeguato contatto
con gli altri e i loro germi”. Lo studio ha
anche evidenziato che le persone usavano
internet in media 6 ore al giorno, ma una
minoranza considerevole del campione lo
usava per oltre 10 ore. Si sono evidenziate
differenze nel modo in cui uomini e donne
utilizzavano Internet: le donne che usavano
maggiormente Internet per i social media e
lo shopping, gli uomini maggiormente per il
gioco e la pornografia. 
I VIRUS DI QUEST’ANNO
Sono tre i virus attesi. Si tratta
ancora del virus H1n1, che dal
2009 sta completando la sua
opera, un virus H3n2 di origine
svizzera, un virus B thailandese, ma c’è un possibile ulteriore virus B Brisbane, di origine
australiana, che potrebbe essere una variante che insieme
60 N&P
al tempo può determinare un
possibile incremento dei casi.
“Non è facile dire quando ci
sarà il picco” spiega Fabrizio
Pregliasco, virologo dell’università di Milano “però alcuni
studi relativi alla combinazione
di fenomeni meteorologici
indicano che l’influenza scatta
quando la temperatura si
abbassa e rimane per alcuni
giorni bassa e tipicamente
questo accade dopo Natale,
complici anche i viaggi, baci e
abbracci delle Feste”. Il fatto
che i virus di quest’anno non
siano del tutto nuovi “permetterà probabilmente ad una
parte di italiani di scamparla”
dice Pregliasco. “Però potrebbe anche succedere ciò che
è avvenuto lo scorso anno,
quando un inverno molto
freddo ha aumentato fino a 6
milioni e mezzo il numero di
casi che abbiamo registrato a
fine stagione”.
N&P 61
IL DOSSIER DI
Nutri&Previeni
febbraio 2016
Carnevale
dolce
festa
di Patrizia Maria Gatti
62 N&P
STUDIOGI/SHUTTERSTOCK.COM
una
N&P 63
ELENA SCHWEITZER/SHUTTERSTOCK.COM
Non solo coriandoli,
maschere, sfilate
e carri. Non solo
divertimento.
Il Carnevale per
gli antichi era la
festa dell’inverno
in cui si poteva
gozzovigliare prima
della Quaresima.
Oggi ha perso quel
significato, ma
resistono nella
tradizione i dolci
tipici, che mettono
a dura prova la
linea degli adulti e i
denti dei più piccini
64 N&P
Che bella festa è il Carnevale, soprattutto per i bambini.
Coriandoli e stelle filanti dai mille colori, costumi e mascherine,
trombette e sorrisi, ma anche scherzetti, per non parlare dei
gustosi e tipici dolcetti. Nella tradizione carnevalesca italiana
anche i dolci hanno, infatti, un posto importante e ce ne sono per
tutti i gusti. Le mamme e le nonne sfoderano ciotole e padelle per
preparare impasti e creme, perché i più noti dolci di carnevale
sono quasi tutti da friggere. Ogni regione del nostro Paese li
chiama con nomi diversi. In Lombardia ci sono le chiacchiere e i
tortelli, nel Lazio le frappe e le castagnole, in Toscana le prime
diventano bugie e le seconde frittelle, in Veneto crostoli e frittole,
in Campania chiacchiere e struffoli e in Puglia frappe e ravioli
ripieni di marmellata o di cioccolato. Tutti buoni davvero, vanno
a ruba nelle festicciole mascherate all’asilo, a scuola e in casa
con gli amichetti. Ma attenzione a non esagerare, perché ogni
dolcetto in più del dovuto può far male specialmente ai denti dei
piccoli. Primo colpevole: lo zucchero.
Zucchero e dentini
Conosciamoli insieme
I denti si trovano all’interno del cavo orale;
vengono considerati veri e propri organi in
quanto sono composti da tessuto vivo, vasi
e terminazioni nervose. La loro funzione
principale è quella di afferrare, trinciare e
masticare il cibo; secondariamente, svolgono
anche il ruolo di modulatori fonetici, ovvero
regolano i suoni della voce. Di solito i denti
da latte sono 20, molto più piccoli dei 32
permanenti degli adulti.
Il gruppo dei denti da latte, chiamati anche
“denti primari”, è costituito da quattro
incisivi, due canini e quattro molari per
ogni mandibola. I denti da latte iniziano a
formarsi nell’utero della mamma e possono
spuntare nei piccolini tra i cinque e gli otto
mesi, sebbene la loro comparsa possa variare
e nei maschietti si presentino generalmente
più tardi che nelle bambine.
L’ultimo di questi denti primari spunta di
solito quando il bambino ha tra i due e i tre
anni. Iniziano invece a cadere intorno ai sei
anni e in media fino ai 12 anni. In ciascuna
mandibola, i quattro incisivi primari sono
sostituiti dai quattro incisivi permanenti,
i due canini primari da due canini permanenti, e i quattro molari primari da quattro
premolari permanenti. Intorno ai sei anni
spuntano i primi quattro molari permanenti
in fondo alla bocca che non hanno un loro
equivalente nei denti da latte. Intorno ai
13 anni, un ragazzino, normalmente, non
ha più denti da latte e presenta 28 dei 32
denti permanenti in bocca. Gli ultimi 4 denti
permanenti a spuntare sono di solito i terzi
molari o “denti del giudizio” che possono
comparire in qualsiasi momento durante gli
ultimi anni dell’adolescenza o anche a metà
dei vent’anni, o addirittura non comparire
affatto. Come è organizzata la struttura di un
dente? La porzione che emerge dalla gengiva
si chiama corona, mentre quella nascosta
dalla stessa e che si insedia nell’osso viene
definita radice. Esternamente, solo sulla corona, è posizionato lo smalto (tessuto duro);
sotto di esso, il dente è formato da uno strato
di dentina, a sua volta ricoperto da un sottile
velo di cemento. Nella loggia più interna si distingue la polpa, nella quale circolano i vasi e
i nervi per la sensibilità. Il rapporto tra i denti
e la salute dell’uomo è piuttosto stretto ed
articolato. Anzitutto, i denti sono fondamentali per iniziare il processo digestivo; senza
di essi, il cibo non potrebbe essere masticato
e imbevuto di saliva, che contiene i primissimi enzimi digestivi. La masticazione corretta
I BAMBINI E LA CARIE
Fino alla fine dell’adolescenza si è maggiormente esposti al rischio di carie sia per
fattori costituzionali (minore
mineralizzazione dentale),
sia alimentari (maggior
propensione al consumo
di zuccheri). In giovane
età è infatti più spiccata la
sensibilità verso il sapore
dolce, spinta ed amplificata
dall’industria alimentare che
propone cibi molto appetitosi e molto zuccherati. Si
calcola che entro i 6 anni
di età quasi i due terzi dei
bambini sviluppino almeno
una carie.
Il genitore può cercare di
educare il palato del figlio
diminuendo il contenuto
di zucchero negli alimenti
fatti in casa. In ogni caso,
senza costringere il bambino a troppe provazioni, è
fondamentale insegnargli
l’importanza di una corretta
igiene orale.
N&P 65
consente di ridurre il carico di lavoro dello
stomaco e i denti possono rappresentare una
fonte di accesso diretto per i batteri verso il
circolo sanguigno.
“Se i denti rappresentano un fattore determinante per la nutrizione dell’essere umano,
anche la dieta può agevolare o compromettere l’integrità di questi organi. La complicazione più frequente è di certo la carie dentaria”,
afferma la professoressa Antonella Polimeni,
Professore Ordinario dell’Università di Roma
Sapienza, Direttore della Clinica Odontoiatrica del Policlinico Umberto I a Roma.
“La carie è dovuta all’insieme di più fattori
e viene definita come l’erosione dello smalto dentario che, se non curata, sfocia nella
contaminazione batterica prima della dentina
e poi della polpa dentaria. In quest’ultimo
caso è frequente che l’infezione comporti
la formazione di un ascesso, ovvero una
sacca di pus. L’erosione dello smalto deriva
principalmente da tre fattori: spessore (geneticamente determinato), pH della saliva (deve
essere alcalino per compensare l’acidità della
bocca), acidi residui”. Se per i primi due
non è possibile intervenire, per il terzo esiste
una serie di accorgimenti atti a favorire una
maggior conservazione dei denti. Questi
acidi, capaci di intaccare lo smalto dentario,
derivano sia dalla naturale composizione degli alimenti, sia dalla fermentazione batterica
fisiologica del cavo orale. I batteri predominanti in bocca sono: streptococchi, lattobacilli, corinebatteri, actinomiceti, stafilococchi
e alcuni batteri anaerobi. Tra tutti, pare che
quelli maggiormente responsabili della produzione acida siano i lattobacilli. Il substrato
prediletto da questi microorganismi è di
certo quello dei carboidrati, in particolare
semplici o poco complessi, come gli zuccheri.
Per quel che concerne gli acidi degli alimenti,
invece, sono presenti soprattutto nei prodotti
aciduli. È il caso dell’acido malico (presente
in particolare nelle mele), dell’acido ascorbico (vitamina C), dell’acido citrico (negli
agrumi), dell’acido tartarico (uva, vino ecc.),
dell’acido fosforico (bevande a base di cola),
dell’acido acetico (aceto), dell’acido lattico (yogurt). Avendo un’azione corrosiva sullo
smalto, alcuni di questi acidi presenti nella
dieta hanno anche un effetto sbiancante.
Ovviamente, il loro utilizzo per lo sbiancamento (succo di limone, aceto di mele ecc.)
deve prevedere una corretta diluizione e la
66 N&P
LO ZUCCHERO RAFFINATO
Biscotti, caramelle e alcuni tipi di pane e pasta possono contenere
zucchero raffinato. Lo zucchero raffinato è il prodotto dei trattamenti a cui lo zucchero grezzo viene sottoposto per ottenere grandi
quantità di un dolcificante poco costoso. Lo zucchero grezzo, invece,
viene estratto mediante macinazione della canna e viene sbiancato per ottenere zucchero raffinato, con un contenuto di saccarosio pari
al 99%. Questa trasformazione industriale uccide e sottrae tutte le
sostanze vitali e le vitamine presenti nella canna da zucchero. Secondo il Center For Disease Control and Prevention e la American Dental
Association, i bambini che consumano regolarmente zuccheri raffinati
corrono un rischio maggiore di contrarre diverse malattie.
A proposito di dolciumi: durante il Congresso Nazionale del Collegio
dei Docenti Universitari di Odontoiatria di Roma, nel 2014, si è fatto
il punto su nuove scoperte e alimenti che favoriscono o peggiorano
la salute dei denti. La prima buona notizia è che il cacao, soprattutto quello amaro, contiene sostanze antibatteriche che riescono ad
avere la meglio anche sullo zucchero presente nei dolci al cioccolato.
Anche alimenti come caffè, vino e formaggio aiutano i denti di grandi
e piccini a tenere lontano il batterio responsabile della carie, e cioè lo
Streptococcus mutans. “Consumando cioccolato fondente all’80%
-spiega la professoressa Polimeni- si può ridurre il rischio di carie,
soprattutto se si ha l’accortezza di non mangiarlo assieme a dessert
troppo ricchi di zuccheri e carboidrati, proprio come i dolcetti di
Carnevale, che ne vanificherebbero gli effetti positivi. Sono molto utili
nel contrastare la placca batterica anche alimenti come i mirtilli, che
contengono sostanze antibatteriche in grado di ridurre il rischio di
carie del 45%, e lo yogurt ai fermenti lattici, che lo abbassa di oltre il
20%”. Sono amici dei denti dei bambini anche alimenti come funghi,
cicoria e verdure crude, in quanto lavorano come ‘spazzolini naturali’
in grado di assorbire ed eliminare i residui di cibo dai denti. Promosso
infine, dopo molte controversie sull’argomento, il chewing-gum allo
xilitolo: le ricerche hanno dimostrato come questo particolare tipo di
zucchero sia in grado di ridurre la proliferazione dei batteri.
La carie è la
complicazione
più frequente
dell’integrità
dei denti. È
dovuta a molti
fattori e, se
non curata,
può sfociare in
infezioni con la
formazione di
ascessi
giusta modalità di applicazione. Facendone
un uso smodato, aumenterebbe molto la
probabilità di erosione grave dello smalto. Va
ricordato che la composizione chimica dello
smalto dentario è quasi totalmente a base
di calcio, in maniera simile alle ossa, e che
il fluoro svolge un ruolo fondamentale nel
suo processo di fissazione. È dunque chiaro
che una dieta carente di questi minerali, oltre
a compromettere la densità scheletrica, possa
incidere negativamente sul mantenimento
dello smalto. Per l’integrità delle gengive,
invece, è consigliabile accertarsi che la dieta
non sia carente di magnesio, zinco, ferro,
manganese, selenio, vitamina C e vitamina E.
Le gengive rivestono la porzione inferiore del
dente, non provvista di smalto; se arretrate,
favoriscono l’insediamento dei residui di cibo
ed espongono i punti più delicati del dente ai
batteri e agli acidi degli alimenti. “A questo
proposito - sottolinea Polimeni - una ricerca
ALENA OZEROVA/SHUTTERSTOCK.COM
sulla salute delle gengive ha evidenziato come
i consumatori di buone porzioni di yogurt,
ovvero latticini contenenti lattobacilli, siano
meno colpiti dai disturbi delle gengive. In pratica, nonostante l’acido lattico possa risultare
erosivo per lo smalto, la presenza dei batteri
residenti in bocca tende a preservare i tessuti
dall’azione nociva dei microrganismi patogeni, analogamente a quanto accade nelle
mucose intestinali e degli organi riproduttori”. Infine, ricordiamo che, per motivi “fisici”
o di consistenza, certi alimenti favoriscono
più di altri l’insorgenza di carie dentaria. È il
caso dei prodotti semi-liquidi e/o collosi (ad
esempio gli sciroppi, le caramelle, il miele
pastorizzato, la crema di nocciole, ecc.) e di
quelli che diventano poltiglia subito dopo
la masticazione, come marmellate, cracker,
biscotti, fette biscottate. Questi alimenti,
aderendo e lasciando più residui sui denti,
favoriscono la proliferazione dei batteri e la
formazione degli acidi. Al contrario, i cibi più
duri (nocciole, mandorle, noci, carote, finocchi, sedano) favoriscono l’utilizzo della dentatura e lasciano meno residui fermentabili dai
batteri del cavo orale. “La carie, dunque, non
è altro che un’infezione provocata da alcuni
microrganismi che popolano il cavo orale.
- aggiunge Polimeni - Dal momento che lo
sviluppo e la proliferazione di questi batteri
sono favoriti dai residui di cibo che rimangono negli interstizi tra i denti, è importante
associare un’alimentazione adeguata ad una
corretta igiene orale. “Per capire quali siano
gli alimenti consentiti e quelli da consumare
con moderazione occorre innanzitutto aver
ben presente il meccanismo di formazione
della carie. I batteri vivono in colonie situate
sulla parete esterna dei denti, formando la cosiddetta placca batterica”, precisa la professoressa. “Come tutti gli organismi viventi anche
i batteri hanno bisogno di cibo per sopravvivere. Per questo motivo trovano terreno
fertile nei residui alimentari che rimangono
tra i denti. In particolare, le sostanze nutritive preferite dai batteri sono gli zuccheri
che vengono utilizzati e trasformati in acido
lattico, un prodotto di rifiuto in grado di
intaccare lo smalto dentale e causare la carie.
Gli alimenti zuccherini hanno pertanto un
ruolo determinante nella formazione della
carie. Maggiore sarà la permanenza di questi cibi nel cavo orale, più alto sarà il rischio
di sviluppare questa patologia”.
N&P 67
SHUTTERSTOCK
E VG E N Y ATA M A N E N KO/S H U T T E R S TO C K.CO M
I batteri
responsabili della
carie vivono in
colonie situate
sulla parte esterna
dei denti. Si tratta
della cosiddetta
“placca batterica”
e trova terreno
fertile nei residui
alimentari che
rimangono
tra i denti, in
particolare tra gli
zuccheri
68 N&P
Come evitare la carie
nei denti da latte
Fondamentale la cura dell’igiene
Da evitare assolutamente il ciuccio
dolcificato con zucchero o miele
N
ei primi mesi di vita del bimbo,
la cosa più importante che la
mamma può fare è curare attentamente l’igiene dei suoi denti.
Ci sono infatti notevoli possibilità che la
mamma possa infettare il piccolo con lo
Streptococcus Mutans. “Un’elevata presenza di carie nella mamma potrà influenzare in maniera significativa lo sviluppo
di carie nel bambino già nella dentatura
da latte. - aggiunge Polimeni - Uno studio
pubblicato di recente ha dimostrato che
per avere denti sani l’alimentazione va
curata sin da neonati. Ad esempio, per i
bambini non allattati al seno, i latti artificiali arricchiti di probiotici si sono rivelati
efficaci nel ridurre il rischio di carie. Inoltre, bisogna assolutamente evitare di dare
al bimbo il ciuccio dolcificato con zucchero o miele o il biberon con camomilla
o altra bevanda zuccherata. Attenzione
anche alla combinazione di alimenti pieni
di zuccheri semplici con i carboidrati:
l’unione di impasti a base di uova e farina,
insieme allo zucchero, crea per il batterio
della carie un richiamo irresistibile. Perciò
bisogna assicurarsi che il bimbo lavi subito
i denti, specie dopo questo tipo di pasti.
Non si rischia solo di sviluppare la carie,
ma anche di compromettere lo sviluppo
corretto della dentatura permanente”.
ECCO UN PRATICO DECALOGO
DELLE PRECAUZIONI IMPORTANTI
PER DIFENDERE LA DENTATURA
DEI BIMBI:
1.
Limitare il consumo di zuccheri
semplici
Gli zuccheri più cariogeni sono quelli
semplici: saccarosio, glucosio e derivati
industriali. Tuttavia non è sufficiente
limitare l’assunzione diretta di zucchero per prevenire la carie. Oggi, infatti,
il saccarosio è diventato l’ingrediente
fondamentale di molti alimenti. Si trova
nelle bibite, nei dolciumi, nelle pastine
e persino nei cereali per la prima colazione. La limitazione del consumo
di dolcificanti è quindi un fattore poco
controllabile.
2.
Lavare
i denti,
la migliore
prevenzione
della carie
Anche quando
sono “da latte”,
quindi destinati
a cadere, è
importante
non permettere
alla carie di
intaccare i
denti. Come?
Facendo
attenzione a
non introdurre
troppi zuccheri
nella dieta del
bambino
Limitare il tempo di permanenza
degli zuccheri nella bocca
Se è vero che gli zuccheri semplici vengono rapidamente utilizzati dalla flora
batterica, è altrettanto vero che gli
alimenti contenenti carboidrati complessi possono essere ugualmente pericolosi. Secondo le ultime ricerche sembra
infatti che sia più importante il tempo
di permanenza del cibo all’interno della
bocca rispetto alla quantità di zucchero
in esso contenuta. Inoltre è molto importante che l’alimentazione sia bilanciata e
che apporti tutte le vitamine e i minerali
necessari a garantire la salute dei tessuti
dentari, calcio, magnesio fluoro e fosforo in primis.
3.
Evitare gli alimenti “appiccicosi”
Gli alimenti zuccherini che
tendono ad attaccarsi ai denti, come
il caramello, sono molto pericolosi perché permangono più a lungo all’interno
del cavo orale, esponendo così i denti
all’attacco degli acidi.
Saccarosio, glucosio
e derivati industriali.
Sono in principali
nemici dei denti da
latte. Il saccarosio,
purtroppo, si trova in
molti alimenti, nelle
bibite e nei dolciumi
N&P 69
4.
Caramelle e cioccolatini, no fra
un pasto e l’altro
Succhiare caramelle o mangiare cioccolatini tra un pasto e l’altro è uno dei
maggiori fattori di rischio, sia perché
in questo modo aumentano i tempi di
permanenza degli zuccheri nella bocca,
sia perché di solito questa abitudine non
è seguita da un’adeguata igiene orale.
5.
Preferire zuccheri poco cariogeni
In natura esistono degli zuccheri
con potere cariogeno molto basso o
addirittura assente, altri vengono invece
riprodotti in laboratorio come il fruttosio e i polialcoli. Questi ultimi hanno,
tra l’altro, un potere calorico inferiore
allo zucchero, non sono tossici, ma se
consumati in eccesso hanno un effetto
lassativo. Curiosamente alcuni di questi
dolcificanti svolgono un’azione positiva
sull’igiene orale. Pensiamo, ad esempio,
allo xilitolo che con la sua forte attività
antibatterica sarebbe in grado di previene la carie.
6.
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Abituare il palato a un gusto
meno dolce
I piccoli hanno una preferenza innata
per il gusto dolce e, benché questa
tendenza possa essere educata, lo
“svezzamento” dallo zucchero avviene
generalmente in maniera spontanea con
l’avanzare dell’età. Non a caso, dati alla
mano, dopo i quarant’anni la probabilità
di sviluppare carie diminuisce.
7.
Bere acqua ricca di fluoro
In alcuni comuni italiani si è
pensato di aggiungere fluoro all’acqua
potabile. Questo minerale ha un’azione
protettiva sulla dentatura poiché insieme
al calcio forma una sostanza molto resistente, che si deposita come una patina
sulla superficie del dente difendendolo
dagli attacchi esterni.
Il tè, i cereali e gli alimenti di origine marina sono ottime fonti di fluoro. Bisogna
tuttavia fare attenzione a non abusarne,
poiché l’eccesso può essere dannoso
quanto, o forse più, del difetto.
Per questo motivo l’opportunità di
aggiungere fluoro all’acqua è ancora
controversa.
70 N&P
Esistono
zuccheri
“innocui” per
i denti. Due su
tutti: il fruttosio
e lo xilitolo,
che ha notevoli
proprietà
antibatteriche
8.
“Muovere le mascelle”
Forse non tutti sanno che la mineralizzazione dei denti è stimolata dalle
sollecitazioni meccaniche della masticazione. Oggi, per il maggior consumo
di succhi, tisane, minestre e frullati lo
stimolo della masticazione sui denti è
inferiore rispetto al passato. Nel periodo
della crescita è quindi importante allenare la masticazione, sia per rafforzare
i denti, sia per migliorare la funzionalità
masticatoria.
10.
Lavare i denti
Per ultimo, ma non ultimo, al termine di ogni pasto è consigliabile eseguire
una buona pulizia dei denti, allo scopo di
aumentare il livello di igiene orale.
A PROPOSITO D’IGIENE ORALE,
QUANDO E COME SI DOVREBBE
COMINCIARE AD EDUCARE I BIMBI
ALLO SPAZZOLINO E AL DENTIFRICIO? ECCO I CONSIGLI DELLA
PROFESSORESSA POLIMENI.
Il palato è meno
attratto dal dolce
con l’avanzare
dell’età. Per
questo, dopo
i 40 anni,
diminuiscono
le possibilità di
avere una carie
9.
Masticare chewingum
Anche se le gomme da masticare
non possono e non devono sostituire
la pulizia dei denti, hanno comunque
una certa utilità nella prevenzione della carie, specie se contengono fluoro
o xilitolo; meglio evitare tutte quelle
contenenti zucchero. La masticazione
del chewingum, tra l’altro, stimola la salivazione che contiene sostanze antibatteriche e favorisce il riequilibrio del pH
orale riducendone l’acidità.
ü L’igiene orale deve iniziare sin dall’eruzione del primo dente da latte. La mamma
può detergere la superficie del dente con
garze sterili;
ü Fino ai 6-7 anni l’igiene orale nel bambino deve essere effettuata dai genitori o da
questi supervisionata fino all’acquisizione,
da parte del bambino, di una manualità
adeguata. Si consigliano generalmente spazzolini a setole di durezza media;
ü La tecnica di spazzolamento prevede
solitamente movimenti rotatori con allontanamento della placca iniziando dalle zone
della superficie dentale vicine alla gengiva
e spostandosi poi verso i margini interni
dei denti anteriori e quelli esterni dei denti
posteriori;
ü Vanno deterse tutte le superfici dei
denti: quelle esterne, quelle interne e quelle
masticanti;
ü L’uso del filo interdentale è sconsigliato
nella dentatura destinata a cadere, perché
tra i denti da latte vi sono superfici e non
punti di contatto. Se ne consiglia l’utilizzo
nel bambino solo quando sono presenti
punti di contatto tra i denti adiacenti, quindi
in una fase avanzata della dentatura mista
(permanente e destinata a cadere), sempre
dopo aver ricevuto adeguate istruzioni
sull’uso, in modo da essere in grado di
utilizzare correttamente il filo interdentale.
L’igiene orale deve
iniziare quando
comincia a spuntare
il primo dentino.
Mamma e papà
possono detergerlo
con una garza sterile
N&P 71
SHUTTERSTOCK
SHUTTERSTOCK
La tecnica di
spazzolamento
deve prevedere
movimenti
rotatori. Vanno
pulite tutte le
superfici del dente:
esterne, interne
e masticanti. Si
inizia dalla parte
vicina alla gengive
per passare ai
margini interni dei
denti anteriori e a
quelli esterni dei
denti posteriori
72 N&P
ZUCCHERO
E BAMBINI
Abbiamo detto, e molto, di questo
straordinario feeling tra zucchero
e bambini. Ma quando scatta l’allarme?
“G
Zuccheri
e
carboidrati,
praticamente
la stessa
cosa
Carboidrati
come l’amido
sono zuccheri
complessi. Il
saccarosio è
uno zucchero
semplice.
Fruttosio,
saccarosio
e lattosio si
trovano nella
frutta, nella
barbabietola e
nel latte
li zuccheri possono senz’altro far parte dell’alimentazione dei bambini che
non presentano particolari
problemi metabolici. – dice afferma la dottoressa Patrizia Bollo, Dietista e professore
a contratto di Scienze Tecniche Dietetiche
all’Università degli Studi di Milano, autrice
di saggi e ricettari dietetici (ultimo uscito
“L’oro in bocca” editore Vallardi, dedicato
alla prima colazione) esperta nell’alimentazione dei bambini -L’importante è limitarne la quantità giornaliera, ma ancora
più determinante per la salute è la fonte
degli zuccheri che il bambino consuma.
Ovvero, è decisamente preferibile che gli
zuccheri provengano da cibi come torte e
biscotti fatti in casa o, meglio ancora, da
confettura spalmata sul pane piuttosto che
da caramelle, bibite dolcificate e succhi di
frutta. Infatti, gli zuccheri di questi tre prodotti forniscono solo ‘calorie vuote’, cioè
senza apporti di altre sostanze nutritive,
e parallelamente hanno un elevato potere
cariogeno”.
Diversi prodotti industriali contengono
molti zuccheri aggiunti sia sotto forma di
saccarosio, nonché come sciroppo di glucosio e fruttosio, sciroppo di mais o melassa.
Quanto zucchero raffinato, merendine e
pasti pronti consumano i nostri bambini?
“Gli zuccheri vengono purtroppo utilizzati
in modo eccessivo dall’industria alimentare
– continua Bollo -per rendere sempre più
appaganti i suoi prodotti, di conseguenza i
bambini che consumano molti cibi industriali abituano il loro palato a concentrazioni zuccherine molto elevate. Così facendo aumenta la loro soglia di sensibilità per
il sapore dolce e ciò li induce a ricercare
cibi sempre più dolci e a snobbare quelli
che non lo sono abbastanza. Si tratta di un
circolo vizioso pericoloso per la salute, presente e futura, dei piccoli. Infatti l’eccesso
di zuccheri nella loro alimentazione, oltre
a provocare danni a breve e lungo termine
alla salute orale, è un fattore di rischio in
senso molto ampio, in quanto altera la
naturale capacità del palato di discernere e
apprezzare altri sapori legati a cibi più sani
e nutrienti, creando così i presupposti per
uno stile dietetico sbilanciato e poco adatto
a una crescita armoniosa”.
Va anche ricordato che con il termine
“zuccheri” si indicano i carboidrati, o
glucidi, che si dividono in zuccheri semplici (ad esempio il saccarosio) e in zuccheri
complessi, come l’amido. Gli zuccheri si
trovano principalmente nella frutta, nel
miele, nella canna da zucchero e nella
barbabietola.
I più importanti sono glucosio, fruttosio,
saccarosio e lattosio. I carboidrati complessi sono rappresentati principalmente
dall’amido, contenuto nei cereali (riso,
frumento, orzo, mais, avena) e nelle farine
e semole, nonché nei prodotti da queste
derivati (pane, grissini, pasta). È dunque
preferibile consumarli sotto forma di carboidrati complessi.
I carboidrati presenti negli amidi dei cereali, nella frutta e nel latte sono da preferire in quanto sono associati a vitamine,
minerali e fibra alimentare.
Lo zucchero bianco, raffinato per essere
assimilato e digerito, sottrae al nostro
organismo vitamine e sali minerali come
calcio e cromo, con conseguente perdita di
Riso, frumento, orzo,
mais, avena, pane,
grissini e pasta: ecco
le principali fonti di
carboidrati complessi.
Amici dei denti, se
non consumati con
gli altri zuccheri
N&P 73
Tornando al Carnevale con i suoi deliziosi
dolcetti, è meglio, quindi, far saltare qualche pasto ai bimbi, così possiamo concedere loro di mangiare più dolcetti? Per
esempio, il giorno della festa tanto attesa
si può evitare che facciano la colazione e
alleggerire il loro pranzo? “Sarebbe un
grave errore, per tutti e specialmente per
i piccoli, saltare i pasti per compensare
le calorie in eccesso introdotte durante le
feste” afferma la dottoressa Bollo, “semmai
è meglio praticare più esercizio fisico, una
camminata, qualche vasca in piscina o un
bel giro in bicicletta, attività che aiutano a
smaltire le calorie extra dei dolcetti delle
feste e giovano alla salute in generale. Per
dirla sotto forma di slogan: non saltare i
pasti, ma salta la corda”!
74 N&P
ECCO, DUNQUE, COSA SI PUÒ
FARE PER CONCEDERE UN PO’
DI DOLCEZZA IN PIÙ AI BIMBI:
Zucchero
fonte di
energia, ma con
moderazione
È una buona
regola
assumere
gli zuccheri
necessari al
funzionamento
del nostro
organismo da
fonti naturali
come cereali,
frutta e latte
ü Evitare i prodotti preparati industrialmente: merendine, yogurt aromatizzati, succhi,
budini, biscotti, snack e bibite, che alterano il
gusto e tolgono nutrienti.
ü Preparare quanto più possibile i dolcetti in
casa con materie prime di elevata qualità.
ü Abituare i bambini ai cibi semplici non
troppo elaborati e mai troppo salati o troppo
zuccherati.
ü Preparare dolci lievitati naturalmente, con
frutta fresca o secca.
ü Coinvolgere i bambini nella preparazione
dei dolcetti.
ü Non aggiungere zucchero al latte della
prima colazione.
ü Nel giorno della festa non tenere caramelle e merendine in casa, oltre ai dolcetti di
Carnevale.
ü Pianificare le ore di gioco e il momento
dei dolcetti, senza lasciarli a portata di mano
incustoditi e senza utilizzarli come premio;
in questo modo tutti ne avranno una stessa
quantità e la mamma potrà tenere tutto sotto
controllo, senza troppi divieti o raccomandazioni che, spesso, invitano a trasgredire. 
S T U D I O G I/S H U T T E R S TO C K.CO M
calcio nei denti e nelle ossa. Lo zucchero
bianco raffinato è comunque il dolcificante
più utilizzato. È il prodotto finale di una
lunga trasformazione industriale, che lo
rende privo di vitamine e altre sostanze
vitali. “Quindi è una buona regola assumere principalmente gli zuccheri necessari al
funzionamento del nostro organismo da
fonti naturali quali cereali e derivati, frutta,
latte”, aggiunge Bollo.
N&P 75
Insonnia
76 N&P
SHUTTERSTOCK
Una movimentata giornata
di lavoro, la palestra in
pausa pranzo, la spesa,
mille incombenze da sbrigare
all’uscita dall’ufficio e
una stanchezza micidiale
che sembra promettere, o
addirittura garantire, un
sonno immediato non appena
si toccherà il materasso. Con
buona pace del cane e della
sua passeggiatina serale o di
chi contava di vedere con voi
l’ultimo, attesissimo episodio
della serie del momento.
Invece niente, è sempre
la solita storia: una volta
posata la testa sul cuscino,
svegli come grilli! Col cane,
potreste attraversare un
campo da golf a diciotto
buche, e riuscireste a vedere
un’intera stagione del Trono
di spade in una volta sola,
che tanto di addormentarsi
non se ne parla. Non siete
soli, a soffrire di disturbi del
sonno. In Italia è circa il 35%
della popolazione adulta,
con maggior incidenza tra le
donne fra i 45 e i 54 anni
di Christian Toscano
PICCOLI ACCORGIMENTI
QUOTIDIANI
N&P 77
IL SONNO DEI
PERSONAGGI
FAMOSI
78 N&P
Problemi
+
pensieri
=
Notte in
bianco
Ci sono diverse
tipologie di
insonnia
e possono
dipendere da
svariate cause
è il latte di mandorla: un’eccellente fonte
di calcio che aiuta il cervello a produrre la
melatonina. Siamo esseri suggestionabili
e anche l’imprinting è importante, quindi
non trascurate il potere evocativo di un
gesto così semplice come bere il latte caldo
prima di dormire: qualcosa che vi riporterà
all’infanzia e a un ritmo “latte e poi a letto!”, che il cervello ha un tempo conosciuto
e naturalmente rispettato.
A giocare un ruolo fondamentale nella regolazione del sonno è il magnesio. Diversi
studi hanno dimostrato come anche una
minima carenza sia in grado di impedire al
cervello di predisporsi al riposo notturno. È
quindi bene che i livelli di questo elemento
Se dormite poco o niente,
probabilmente vi consolerà
sapere che anche i grandi
della storia e della cultura
dedicavano ben poche ore al
riposo. Alessandro Magno il
SHUTTERSTOCK (2)
Q
uando avete contato l’ultima
pecora senza risultato, è il
momento di capire quale sia
il problema. La psicologa
psicoterapeuta e psicosomatista Laura
D’Onofrio, esperta in disturbi del sonno e
ipnosi, sottolinea l’importanza di evitare
auto-prescrizioni di sonniferi.
Non tutte le tipologie di insonnia sono
uguali o dipendono dalle stesse cause e
spesso risulta necessaria una combinazione
di farmaci differenti. «Prima di iniziare
un trattamento, bisogna conoscere in
maniera globale la situazione del paziente,
per indicargli il percorso più adatto e per
determinare se le cause dei disturbi siano
psicologiche, cioè di carattere prettamente
emotivo, piuttosto che strettamente fisiche,
quindi legate a condizioni di salute. Alcune
cause possono essere attribuite a un errato
stile di vita, ma anche diverse patologie
possono alterare il sonno e l’insonnia può
essere l’effetto collaterale di certi farmaci»,
ricorda la dottoressa.
Il ciclo sonno/veglia è regolato dalla melatonina; si tratta di un ormone che contribuisce a mettere il nostro corpo in “modalità riposo”, determinando la durata e la
qualità del sonno. Ricorrere agli integratori
può aiutare. Ma non tutti siamo uguali e in
molti casi l’effetto risulta particolarmente
blando. Tuttavia se ne riscontra una particolare efficacia su chi risente di problemi
come jet lag (insonnia da lungo viaggio per
cambiamento del fuso orario) o scompensi
di sonno dovuti a cambi di turno sul lavoro.
Se è fondamentale la strettissima supervisione del medico durante il periodo di
assunzione di integratori a base di melatonina, a casa si può sempre ricorrere al
classico metodo della mamma e della nonna, bevendo una tazza di latte caldo prima
di andare a (si spera) dormire. In caso di
intolleranze al lattosio, un valido sostituto
siano sempre nella norma. Consultate il medico prima di assumere integratori a base
di questo sale minerale: può infatti interferire con svariati medicinali e un abuso può
portare a seri problemi di salute. Potete assorbire comunque una certa quantità di magnesio dal cibo; tra le fonti migliori ci sono
senz’altro le verdure a foglia verde, il germe
di grano, i semi di zucca e le mandorle.
Spesso per l’insonnia non esiste una causa
apparente e questo rende il consulto col
medico assolutamente necessario; altre
volte tra le ragioni ci sono lo stress, l’ansia e
gli stati depressivi. «La componente ansiosa
in chi soffre di insonnia è sempre presente.
– spiega D’Onofrio – Esiste una forma di
conquistatore non passava
più di quattro ore a letto,
così come Napoleone Bonaparte e come lo scrittore
francese Marcel Proust, a
dispetto dell’incipit della
Melatonina,
l’ormone che
regola il sonno
La melatonina
mette il corpo
in “modalità
riposo” e ne
determina
durata e qualità
sua opera principale “Alla
ricerca del tempo perduto”
che iniziava dicendo: “Per
molto tempo, sono andato
a letto presto la sera…”.
Quattro ore di sonno anche
ansia “anticipatoria” nella fase precedente
dell’addormentamento: siamo già convinti
che la notte successiva non riusciremo a
dormire e il pensiero ci innervosisce già
durante il giorno, ben prima dell’ora di
andare a letto. Inoltre, a volte, le persone
che tendono ad agitarsi nel quotidiano
sono portate ai disturbi del sonno perché
non riescono a staccare i pensieri prima
dell’addormentamento». Un circolo vizioso,
insomma, quello di cui parla la dottoressa
D’Onofrio. «Importante è riuscire a confinare i pensieri nel diurno e a non portare
le preoccupazioni che si accumulano nella
giornata fino alla notte.»
Non tutti i disturbi del sonno rappresenta-
per l’ex premier inglese,
Margaret Thatcher. Il fisico
e premio Nobel Albert
Einstein riposava in media
undici ore per notte e altrettanto era in grado di fare
lo scrittore Franz Kafka.
Che sia la stessa ispirazione
quella che consente alla
cantante americana Mariah
Carey di dormire anche per
quindici ore consecutive?
N&P 79
I disturbi del sonno non
sono tutti uguali, ed è
possibile classificare la
nostra forma di insonnia
in base alla durata e alla
frequenza degli episodi che
la riguardano.
INSONNIA TRANSITORIA
Ha una durata che va da
pochi giorni a una settimana. Spesso è il prodotto
di eventi stressanti, ha
carattere occasionale e
passa col risolversi delle
questioni che ci preoccupano durante il giorno. Può
essere ricorrente quando
è invece legate a episodi
a loro volta ricorrenti nel
periodo di veglia, come gli
attacchi di cefalea oppure il
forte caldo estivo.
INSONNIA
A BREVE TERMINE
Ha una durata che supera
la settimana fino a una
durata di tre. Anche in questo caso le cause hanno
a che fare col quotidiano:
un cambio di fuso orario a
seguito di un trasferimento
a lungo termine, l’organizzazione del lavoro su turni
o preoccupazioni legate
a eventi di non rapida
soluzione.
INSONNIA CRONICA
Può affliggere per anni e si
manifesta in concomitanza
di condizioni psichiche
importanti, come la depressione e le nevrosi di varia
natura.
80 N&P
no condizioni croniche e molto spesso è
possibile contrastarli modificando il nostro
stile di vita e, attraverso piccoli accorgimenti, l’ambiente che ci circonda. Sono cose
cui spesso non si fa caso ma che possono
contribuire massivamente a creare le circostanze ideali per favorire un buon sonno.
Andare a letto con la pancia troppo piena
non è mai un bene, ma uno snack leggero,
che bilanci proteine e carboidrati, consumato almeno una mezz’ora prima di ritirarvi
per la notte, è certamente accettabile...
sarà bene rimandare quella spaghettata di
mezzanotte cui stavate pensando a un’altra
volta.
Lasciamo le pecore ai loro prati, ma
possiamo comunque rivolgerci alla natura
per avere un validissimo aiuto utilizzando valeriana e olio di lavanda che hanno
consolidate proprietà calmanti. Provate a
fare un bagno con qualche goccia di olio di
lavanda prima di andare a letto; in questo
modo favorirete il rilassamento di corpo e
mente. La radice di valeriana ha proprietà
sedative e può risultare davvero utile per
aiutarvi a dormire. Dovrete tuttavia essere
molto pazienti: possono infatti essere
necessarie alcune settimane perché sortisca
qualche effetto. Non sono pozioni magiche... Un’importante stoccata ai problemi
di insonnia può arrivare in conseguenza di
alcune modifiche al nostro stile di vita.
Non è un segreto che l’esercizio fisico sia
un modo di migliorare e mantenere la salute. Ma uno studio pubblicato sulla rivista
statunitense Sleep mostra come il momento
del giorno in cui si sceglie di allenarsi faccia
la differenza ai fini di un giusto riposo.
Riscontra meno disturbi del sonno chi si
allena al mattino per almeno mezz’ora
rispetto a chi lo fa per meno tempo o in
una fascia oraria diversa della giornata. Tra
le ragioni di questa interdipendenza tra
l’esercizio fisico e il sonno c’è l’escursione
termica corporea causata dall’allenamento.
La temperatura del nostro corpo si alza
durante l’esercizio e impiega almeno sei
ore per tornare nella norma. E poiché
SHUTTERSTOCK (2)
DI CHE TIPO
D’INSONNIA SEI?
le temperature corporee più basse sono
associate a un miglior riposo, è importante
dare all’organismo il tempo di raffreddarsi prima di andare a dormire. Sempre a
proposito di imprinting, non è soltanto
la stanchezza a ricordare al cervello che
sarebbe ora di andare a dormire, ma contribuisce a “convincerlo” anche una serie
di segnali esterni che devono essere molto
chiari e riconoscibili. In alcune persone le
luci accese di notte possono “confondere”
il cervello dando vita a una sorta di jet lag
domestico. Circondatevi dal maggior buio
possibile e pure i rumori andrebbero ridotti
al minimo, il cervello, infatti, continua a
sentire mentre riposiamo. L’insonnia è
anche una buona occasione per mettere in
ordine. Infatti, i vestiti lanciati sulle sedie,
i libri sparsi ovunque e le scarpe come in
un percorso minato sul pavimento, per non
dire di documenti e bollette importanti che
vi fissano dal comodino, saranno un ostacolo alla vostra serenità e a nulla sarà valso il
sacrificio del televisore se non renderete la
Indossare il
pigiama prima
di infilarsi nel
letto, tenere la
temperatura
della camera
sotto i 22
gradi, coricarsi
su un buon
materasso.
Sono rituali e
abitudini che
segnalano
al cervello
di attivare
la “modalità
riposo”
vostra camera da letto uno spazio calmo e
organizzato.
È ancora una questione di imprinting
quella che farà della vostra preparazione
pre-nanna un vero e proprio segnale per
il cervello. Indossate sempre il pigiama
quando andate a dormire: la vostra mente
riconoscerà quello come uno dei segnali
che è il momento di lasciarsi andare al
sonno. Assicuratevi che la temperatura
della vostra camera da letto stia tra i 12°
e i 22°. Scegliete un buon materasso e un
buon cuscino: trascorriamo un terzo della
nostra vita a letto, quindi vale davvero
l’investimento. Scegliete biancheria da letto
traspirante in fibre naturali che ridurranno
il sudore, gli odori corporei e le irritazioni
della pelle, tutti fattori che interferiscono
con il buon sonno.
«Se non ci sono ragioni mediche, allora
l’insonnia deriva da componenti emotive.
Una buona norma è apprendere tecniche
di rilassamento, attività naturali in cui si
raggiunge uno stato di benessere del corpo.
I benefici – spiega la specialista – sono
molti perché vanno a ridurre la parte di
attività ansiosa liberando dai pensieri».
Sono tecniche che la persona fa da sé per
rilassarsi in maniera profonda, una sorta di
addestramento che richiede tempo e pratica. «Lo scopo degli esercizi – chiarisce la
psicoterapeuta – non è far dormire ma far
rilassare profondamente, creando condizioni che favoriscano il sonno».
Nessuna soluzione è efficace al cento per
cento, ed è sempre fondamentale confrontarsi con uno specialista quando le condizioni di insonnia perdurano oltre le poche
settimane, ma nella nostra società, attiva
ventiquattro ore su ventiquattro per sette
giorni alla settimana, molti di noi vivono il
sonno come un lusso più che come una necessità. Ormai nessuno si fa più problemi, è
anzi quasi normale, trascorrere moltissime
ore al lavoro, cui si sommano tante altre
attività. A qualcosa bisogna rinunciare, così
ritardiamo la nostra naturale ricarica fisica
e mentale riducendo le ore di sonno. Quando finalmente ci stendiamo, le nostre menti
così impegnate non sempre sono pronte al
riposo. È quindi fondamentale che siamo
noi i primi a non lasciare nulla di intentato
per cambiare le cose, specialmente quando
basta così poco. 
N&P 81
82 N&P
SHUTTERSTOCK
di Irma D’Aria
Carne
7
buoni
motivi
per non
farne a meno
(ALMENO DA BAMBINI)
N&P 83
P
quello che c’è bisogno che il bambino mangi tanta carne, tutti giorni
perché altrimenti non cresce bene’’,
afferma il professor Andrea Vania,
Dirigente di I livello e Responsabile
del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica del Dipartimento di
Pediatria dell’Università La Sapienza di Roma. “Tutto questo è soltanto
un mito”, spiega Vania sottolineando che la carne “possiede proprietà
nutrizionali che la rendono davvero
preziosa per i bambini ed è importante che ci sia, ma come qualunque
altro alimento, sia presente in quantità piccole, in un numero di volte
contenuto nella settimana”. Secondo
Vania ci deve essere spazio “per tutte le proteine, per tutti i cibi animali
contenenti proteine nobili e, come
nel caso della carne, minerali di alto
valore come sono il ferro, lo zinco,
il rame, vitamine come la B12 la B6
che sono particolarmente utili per
la crescita del bambino e sono fonte
di aminoacidi essenziali che l’organismo non è in grado di produrre
autonomamente. Quindi un po’ di
tutto, e di tutto un po’”.
Rassicurazioni arrivano anche sotto
il profilo della sicurezza alimentare:
in Italia la carne è garantita da una
rigorosa normativa e da un sistema
sanitario tra i più strutturati a livello
internazionale: ‘’In tutta Europa,
e in particolare in Italia, c’è un
sistema di controllo che verifica tutte
le fasi di passaggio dell’alimento,
dalla produzione alla trasformazione, alla distribuzione fino all’arrivo
sulla nostra tavola’’, ha sottolineato la dottoressa Maria Caramelli,
direttore dell’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale del Piemonte, Liguria
e Valle d’Aosta. ‘’Anche il consumatore gioca un ruolo importante:
è fondamentale la formazione e
l’informazione per la sua sicurezza.
Tutto quello che è il prodotto carne subisce verifiche che rispondono a criteri dell’intera Europa’’,
aggiunge Caramelli. ‘’Al di fuori
dell’Europa -prosegue Caramelli - ci
sono delle sentinelle, come dei grandi occhi di allerta verso gli alimenti
che potrebbero non essere conformi
ai nostri criteri. Per questo motivo
ormai i nostri controlli ci dicono
di un’assenza pressoché totale per
quanto riguarda i prodotti di carne
italiani dal punto di vista dei residui,
quindi dei farmaci, delle sostanze
contaminanti e delle contaminazioni
da microorganismi. Le carni italiane
SHUTTERSTOCK
roprio quando il numero di
vegetariani e vegani continua
ad aumentare, i nutrizionisti
ribadiscono l’importanza di
assumere anche la carne soprattutto in alcune fasi cruciali della vita.
L’Organizzazione Mondiale della
Sanità (Oms) raccomanda, infatti, l’assunzione di alimenti di origine
animale nella fase di svezzamento
per sopperire alle carenze di ferro,
zinco, vitamina B12, importanti
nella crescita del bambino.
Proprio di recente gli esperti in
Nutrizione, Sicurezza e Ambiente,
hanno tracciato un quadro rassicurante sulla qualità alimentare
della carne italiana e sugli impatti
ambientali delle filiere zootecniche
in occasione del IX Congresso
Nazionale Fimp (Federazione
italiana medici pediatri), all’interno
dell’incontro ‘’Il ruolo delle proteine
della carne nella crescita dei bambini’’. Un’occasione per sfatare quei
miti che alimentano false credenze, e che spesso impediscono alle
famiglie di consumare serenamente
questo alimento. ‘’Quando si parla
della presenza delle carni nell’alimentazione del bambino, il mito
più grosso che sentiamo ripetere è
84 N&P
sono tra le più controllate e sicure”.
La normativa italiana, rassicura
Caramelli, “non solo vieta l’uso
di ormoni negli allevamenti, ma
pone delle restrizioni considerevoli
anche all’utilizzo di antibiotici per
la cura degli animali, la cui somministrazione è consentita solo in casi
specifici e seguendo dei protocolli
che impediscono la presenza di eventuali residui nella carne destinata al
consumatore finale’’. Un consumo
moderato di carne non solo apporta
benefici all’organismo, ma è anche
sostenibile per l’ambiente, come ha
dichiarato Massimo Marino, Ingegnere Ambientale, dottore di ricerca
in Life Cycle Assesment al Politecnico di Torino, tra i fondatori di Life
Cycle Engineering ed esponente del
progetto ‘Carni Sostenibili’ promosso dalle tre associazioni che rappresentano tutte le filiere delle carni in
Italia (bovina, suina e avicola). “La
clessidra - spiega Marino - che è il
logo del progetto, è un simbolo che
rappresenta l’impatto ambientale del
consumo di cibo per una settimana,
e che vuol dirci che mangiare in
modo equilibrato, e quindi seguire le
indicazioni dei nutrizionisti relativamente alla dieta mediterranea, comporta impatti equilibrati anche per
l’ambiente. Quindi anche le carni,
che sono l’alimento che per chilogrammo impatta di più, all’interno
di una dieta equilibrata trovano il
loro posto eco-sostenibile’’.
Ecco i 7 buoni motivi
per non farne a meno
Carne,
alimento
prezioso in
una dieta
equilibrata
Il consumo di
carne fornisce
un apporto
essenziale
alla dieta del
bambino sin
dalla fase dello
svezzamento.
Le sue proteine
sono molto
digeribili ed è
un alimento
ricco anche di
ferro e di zinco
1.
2.
La carne è parte di una dieta equilibrata: la carne
consumata nelle giuste quantità è utile per garantire un
buon equilibrio di energia, proteine, vitamine e minerali
nella dieta.
La carne è una fonte primaria di proteine di ottima
qualità: le proteine della carne sono di grande
pregio, perché vengono utilizzate per garantire e
regolare la crescita del corpo umano e forniscono tutti gli
aminoacidi essenziali che l’organismo non è in grado di
produrre autonomamente.
3.
4.
Le proteine della carne sono molto digeribili: la carne è uno dei primi alimenti che si può introdurre nello
svezzamento, perché è fonte di nutrienti essenziali
alla crescita del bambino ed è anche facilmente digeribile.
L’assunzione di alimenti di origine animale è raccomandata nella fase di svezzamento: l’Oms raccomanda l’assunzione di alimenti di origine animale per
soddisfare pienamente i fabbisogni nutrizionali del bambino
dai 6 - 23 mesi di età, perché le diete a base di soli vegetali
non apportano a sufficienza Ferro e Zinco, a meno che non
si ricorra all’impiego di integratori o prodotti fortificati (World
Health Organization, 2009).
5.
6.
7.
La carne è fonte di vitamine: è un alimento molto
importante anche per il suo contenuto di vitamine
del gruppo B, che rivestono un ruolo essenziale
nel funzionamento del sistema nervoso e della mucosa
intestinale.
La carne è ricca di ferro: la carne è un’ottima fonte
di ferro, facilmente assorbibile ed utilizzabile dal
nostro organismo che è fondamentale per il corretto
funzionamento di tutti gli organi, cervello compreso.
La carne è ricca di zinco: lo zinco contenuto nella
carne, più facilmente assorbibile rispetto a quello
contenuto nei vegetali, è necessario per la crescita, la
cicatrizzazione delle ferite, la sensibilità del gusto e dell’olfatto e per combattere le infezioni.
N&P 85
86 N&P
SHUTTERSTOCK
Il vero
e il falso
sul
caffè
di Francesca Morelli
N&P 87
•••
Il caffè ritarda il momento
dell’addormentamento
ü
Vero
Falso
Un gruppo di ricercatori americani della
University of Colorado e inglesi del Mrc
Laboratory of Molecular Biology di Cambridge, avrebbero scoperto che la caffeina
è in grado di rallentare il ritmo circadiano
di circa 40 minuti. Vale a dire che il caffè
influenzerebbe la facoltà di addormentamento, estendendo la sua azione sia sulla
vigilanza della persona, sia sulle stesse
cellule dell’organismo. In pratica il caffè,
assunto in giuste dosi, potrebbe in taluni
casi aiutare a gestire alcuni disturbi del
sonno e in altri a prevenire o combattere il
jet lag, derivante da lunghi viaggi inter-
88 N&P
Gli antiossidanti
stanno anche
nei fondi
I fondi del caffè non
servono solo per leggere
il destino; potrebbero
infatti contribuire efficacemente alla salute e
non solo. Secondo uno
studio dell’Università
di Navarra di Pamplona (Spagna) e della
Technische Universität
di Berlino (Germania),
pubblicato sul Journal
of Agricultural and Food
Chemistry, sarebbero una preziosa fonte
alternativa di antiossidanti, ovvero di molecole
dall’attività anti-invecchiamento. A fare la differenza sul contenuto di
antiossidanti sono però
sia le modalità di preparazione che la tipologia
del caffè; pare infatti che
ne siano ricchi di fondi di
caffè lasciati dalle capsule, filtri e dall’espresso da
bar mentre molto meno
sarebbero quelli derivanti
dalla Moka.
«Ci sarebbero almeno tre
buoni motivi per sfruttare
gli “scarti” del caffè –
commentano i ricercatori
- il primo è ambientale,
poiché, dopo avere
estratto gli antiossidanti,
i fondi possono essere
ancora utilizzati come
fertilizzanti; il secondo è
legato all’azione benefica
sulla salute, il terzo motivo è economico, perché
riutilizziamo un prodotto
destinato alla discarica
che non costa quasi
nulla».
nazionali, specie in direzione di paesi da
est verso ovest. «Questo accade – spiega
La Vecchia – perché il caffè ha un effetto
di “arousal” o aumento dell’attenzione,
che varia da persona a persona in base al
metabolismo individuale della caffeina. In
genere, esso dura un’ora/un’ora e mezza,
e raramente supera le quattro ore».
Il caffè aiuta il cervello
a restare in forma
ü
Vero
ü
Falso
Uno studio dell’Università degli Studi
di Bari “Aldo Moro”, dell’Irccs “Casa
Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni
Rotondo (FG) e dell’Istituto Superiore di
Sanità, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, condotto su oltre 1.400
persone tra i 65 e gli 84 anni, avrebbe attestato che un consumo regolare e moderato
di caffè, pari a una/due tazzine al giorno,
può avere effetti neuroprotettivi, prevenendo o rallentando il declino cognitivo lieve,
SHUTTERSTOCK (3)
È
il caffè, la bevanda nazionale degli italiani. Non ci sono più dubbi:
una recente indagine condotta da
Astra Ricerche, attesta infatti che
è amato da oltre il 96% della popolazione, di età compresa fra 18 e i 65 anni,
che lo consuma abitualmente a casa propria o al bar, subito dopo il risveglio, nel
break mattutino o pomeridiano, come
dopo pasto e pure alla sera. I bevitori
della ‘tazzulella e cafè’ sono soprattutto
di sesso maschile e in generale possono
essere raggruppati in tre grosse categorie: i ‘caffettari deboli’, che ne gustano
cioè una o due tazzine al giorno (36%),
i ‘medi’ che assaporano invece due-tre
tazzine (36%) e i consumatori ‘forti’ che
oltrepassano la misura di tre tazzine
quotidiane. Sul caffè le dicerie o le credenze sono molteplici: con l’aiuto di un
esperto, Carlo La Vecchia, professore di
Epidemiologia all’Università degli Studi
di Milano, abbiamo cercato di capire
quanto ci sia di vero o di falso fra quelle
che più di altre potrebbero influire sulle
abitudini, lo stile di vita o lo stato di
salute.
tipico dell’età avanzata. Mentre il non consumo di caffè o l’aumento dell’assunzione
quotidiana nel corso del tempo, avrebbero
effetti contrari, ovvero indurrebbero un
rischio maggiore di sviluppo di disturbi
intellettivi.
«Una possibile spiegazione – dichiara lo
specialista - starebbe nel fatto che la caffeina entra in circolo nel sangue e agisce
quale antagonista di particolari recettori
cerebrali (adenosina A2a), stimolando
l’attività di particolari neuroni (colinergici)
che proteggono contro la neurotossicità
indotta da beta-amiloidi, ovvero i precursori del declino cognitivo. Inoltre il consumo
di caffè aumenta le proprietà antiossidanti
nel plasma, le quali forniscono un effetto
protettivo contro i radicali liberi che causano danni ossidativi ai neuroni. Tuttavia
va anche detto che i soggetti con disturbi
cognitivi lievi – pre-demenza, che può
durare anni o fino alla morte – tendono a
smettere di bere alcool, caffè, di fumare.
Quindi, molte di queste apparenti associazioni sono dovute o sono una conseguenza
dell’inizio della patologia».
Un piccolo,
grande
piacere
quotidiano
Da sempre il
consumo di caffè
è accompagnato
da verità
e leggende.
Gli studi
scientifici
promuovono a
pieni voti questa
bevanda per le
molte proprietà
benefiche
In gravidanza, non più
di 2 caffè al giorno
ü
Vero
Falso
Uno studio condotto a livello europeo
dall’Autorità europea per la sicurezza
alimentare (Efsa) ha stimato “sicuro”, per
un adulto, l’introito di 400 milligrammi di
caffeina, equivalenti a un massimo di 4 tazzine al giorno, in cui il quantitativo medio
di caffeina è di circa 7 -100 milligrammi.
Quantità che si riduce a 2 tazzine quotidiane in donne in dolce attesa, perché la
caffeina in dosi eccessive potrebbe nuocere
allo sviluppo del feto. Una particolare raccomandazione va fatta a giovani e adolescenti
in cui l’introito di caffeina potrebbe superare facilmente le soglie adeguate – calcolate
in 3 milligrammi per ogni chilogrammo
di peso corporeo - a causa del consumo
abbinato di bevande quali energy e sport
drink, tutte contenenti elevati quantitativi
di caffeina, e anche te e coca cola, con
quantità più limitate.
«Tuttavia in genere, – commenta l’epide-
N&P 89
Aiuta la disfunzione erettile
ü
Vero
ü
Falso
Secondo quanto emerso da ricerche
dell’Health Science Center dell’Università
del Texas, pubblicate su PLos One, un consumo giornaliero di caffeina da caffè e/o
a altre bevande, tra 85 e 170 milligrammi,
si assocerebbe a una riduzione anche del
42% di alcuni problemi della sfera sessuale. La caffeina provocherebbe, nell’organo,
un rilassamento di alcune arterie e della
muscolatura liscia che circonda i corpi
cavernosi, favorendo l’aumento del flusso
del sangue, positivo in termini di erezione. Effetti di cui potrebbero beneficiare
maschi in età, in sovrappeso e/o obesi, con
ipertensione, ma non i diabetici nei quali il
rischio di disfunzione erettile è molto maggiore ed è un fattore correlato. «L’effetto,
comunque, è modesto e da confermare –
precisa La Vecchia – quindi l’impatto sul
singolo soggetto non è definito».
Protegge la salute
delle coronarie
ü
Vero
Falso
Esisterebbe una correlazione tra un
moderato consumo di caffè di circa 3-5
tazze al giorno e una minore incidenza
di aterosclerosi alle arterie coronariche,
ovvero un minor rischio di incorrere in
angina pectoris, infarto del miocardio,
attacchi ischemici transitori o ictus,
grazie a un controllo sulla formazione di
C’È ANCHE
IL CAFFÈ VERDE
E CRUDO
90 N&P
Cuore,
fegato,
pancreas…
Il caffè fa bene
alla nostra salute
e aiuta cuore,
pancreas e fegato
a lavorare al
meglio. Protegge
la salute delle
coronarie.
La soglia di
tolleranza al caffè
è individuale.
Sarebbe scritta
in 8 geni del
DNA. Tuttavia,
la comunità
scientifica
è concorde
nell’indicare in
3/5 tazzine la
dose ottimale
da consumare
quotidianamente
placche aterosclerotiche. Lo attesterebbe
uno studio del Kangbuk Samsung Hospital di Seul in Corea del Sud, condotto su
25 mila individui sani di entrambi i sessi
residenti nel Paese asiatico, pubblicato
sulla rivista Heart.
«Un ulteriore meccanismo – dice La
Vecchia - può essere il ridotto rischio di
diabete».
È un buon alleato
contro il diabete
ü
Vero
Falso
Recenti studi, di cui alcuni raccolti
nel rapporto annuale dell’Institute for
Scientific information on Coffee, indicherebbero che il consumo di tre-quattro
tazze di caffè al giorno, comparato con
il consumo nullo o inferiore a due tazze
al giorno, può associarsi a una riduzione
anche del 25% dello sviluppo del diabete
di tipo 2. Questo perché gli antiossidanti
presenti nel caffè contribuirebbero a un
miglior controllo di possibili danni cellulari e a una riduzione delle concentrazioni di glucosio nel sangue. «In alternativa
- aggiunge l’epidemiologo – un impatto
del caffè sul metabolismo può essere
rilevante».
Geni e DNA regolano
la tolleranza al caffè
ü
Vero
Falso
Ricercatori di Harvard avrebbero scoperto, secondo uno studio pubblicato
su Molecular Psychiatry, che la sopportazione individuale dei livelli di caffeina
sarebbe scritta nel DNA e in particolare
Il caffè verde è una miscela di
classiche varietà tra le più diffuse,
come la arabica, ad esempio,
ma che non viene torrefatta; resta
quindi crudo, conservando il
colore naturale dei chicchi (il bruno deriva infatti dalla tostatura).
SHUTTERSTOCK (3)
miologo – la maggioranza delle donne in attesa riduce drasticamente o smette spontaneamente di bere caffè, per ragioni dovute
ad alterazioni del gusto in gravidanza».
in 8 geni. Questo spiegherebbe perché
alcune persone possono bere molti caffè
quotidiani senza effetti collaterali ed altre,
anche con moderate quantità, ne risentono fisicamente.
«Ciò fornisce – commenta La Vecchia una base biologica e genetica alle osservazioni cliniche sulle variazioni individuali
sul metabolismo del caffè».
La prima tazzina meglio
se dopo le 9:30
ü
Vero
ü
Falso
Altro che bere caffè al risveglio. Per godere appieno dei benefici della caffeina,
secondo uno studio dell’University of
the Health Sciences di Bethesda, negli
Stati Uniti l’ora migliore per il primo
caffè della giornata sarebbe tra le 9:30
e le 11:30 del mattino. Infatti tra le 8
e le 9 mattutine l’organismo produce e
accumula quantità elevate di cortisolo,
una sostanza che dà vigilanza e lucidità
mentale.
Ovvero gli effetti che vengono ricercati
di norma bevendo il caffè. Dunque non
avrebbe senso berlo prima o durante
quest’arco di tempo, generando una
diatriba tra cortisolo e caffeina o maggiorando la richiesta di caffeina da parte
dell’organismo per ottenere gli effetti
desiderati.
Meglio non bere caffè neppure nelle fasce orarie tra le 12 e le 13 e tra le 17:30
e le 18.30, in cui i livelli di cortisolo
sono altrettanto elevati.
«Tuttavia – afferma il Professore – un
caffè appena alzati può essere piacevole
e fornire comunque un aiuto al risveglio
e all’attenzione, né presenta alcuna controindicazione».
Rispetto al caffè classico, quello
verde contiene meno caffeina, la
quale è legata all’acido clorogenico, un potente antiossidante,
che rallenta molto l’assorbimento da parte delle mucose e ne
allunga la permanenza nel flusso
Dimezza il rischio cancro
al fegato
ü
Vero
Falso
Tre tazze di caffè al giorno possono
contribuire a ridurre il rischio di tumore
al fegato anche del 50%, secondo le analisi
dei dati di 16 ricerche condotte tra il 1996
e il 2012, per un totale di 3153 soggetti, effettuate dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e del Dipartimento di
Scienze cliniche dell’Università degli Studi
di Milano, sotto la guida dello stesso La
Vecchia e pubblicati sulla rivista Clinical
Gastroenterology and Hepatology.
«La nostra ricerca confermerebbe quanto
emerso da ricerche precedenti – dichiara il
professor La Vecchia – ovvero che l’effetto
positivo del caffè sul cancro al fegato
potrebbe dipendere dall’azione preventiva
della caffeina verso il diabete, noto fattore
di rischio per i tumori epatici, o dagli effetti sugli enzimi epatici e sulla cirrosi».
Bevuto con i colleghi aiuta a
lavorare con meno stress
ü
Vero
Falso
Al bar o al distributore automatico, il caffè
bevuto con i colleghi è un toccasana per
ridurre lo stress correlato al lavoro. Lo dice
una ricerca danese dell’Università di Copenhagen, pubblicata sulla rivista Symbolic
Interaction. Infatti il coffee break è una
sorta di ‘gruppo di sostegno psicologico’
durante il quale confrontarsi, condividere
opinioni professionali e/o frustrazioni correlate al lavoro, con un sensibile beneficio
su tensioni e stress. «Quindi il caffè – conclude l’epidemiologo – può avere non solo
effetti biologici, ma anche socio-psicologici».
ematico. Ancora, rispetto al caffè
tradizionale, quello verde è più
ricco di polifenoli, acido tannico e
acido ferulico, ma anche di vitamine del gruppo B e sali minerali.
Si dice che l’assunzione del caffè
verde crudo abbia altrettanti
svariati benefici per la salute
di cui i principali sono cinque:
sarebbe un potente antiossidante per l’elevato contenuto
di omega 3 e 6; ridurrebbe colesterolo e trigliceridi, regolando
anche la pressione; limiterebbe
l’assorbimento dei grassi con
un migliore controllo del peso;
svolgerebbe una azione benefica
contro stress e disturbi psichici;
rinforzerebbe infine i tessuti connettivi, con effetti positivi anche
su pelle e capelli.
N&P 91
Tutta
l’efficacia
dei
probiotici
di Francesca Morelli
SHUTTERSTOCK
Non tutti i batteri sono nocivi. È il caso dei probiotici,
ovvero dei microrganismi presenti nel tratto gastrointestinale, specie nel colon, dove si localizzano
per formare la ‘microflora intestinale’, contribuendo
anche a rafforzare il sistema immunitario intestinale
e a proteggere la salute dell’intero organismo
92 N&P
N&P 93
E
Da sapere
PREBIOTICI
E SIMBIOTICI
94 N&P
SHUTTERSTOCK (2)
sistono infinite varietà di probiotici,
ma i più importanti per il nostro
benessere sono i Lattobacilli, o
batteri lattici, tra cui i Lactobacillus
casei shirota, Bifidobatteri, Streptococchi,
ed altri di diversa natura come i Saccharomyces. Se sono carenti, o in caso di
necessità, la presenza di questi batteri
nell’intestino può essere ‘integrata’ con
la somministrazione orale di appositi
preparati che potranno svolgere azioni
e offrire diversi vantaggi, a seconda del
ceppo probiotico specifico e delle modalità
d’impiego. Non vi è controindicazione ai
probiotici: sono utili ad ogni età, soprattutto per ristabilire l’equilibrio intestinale
quando è compromesso dall’uso di antibiotici, da una malattia, da interventi chirurgici o da diete estreme. Sono poi efficaci
anche nella prevenzione della diarrea del
viaggiatore, che si contrae soprattutto nei
paesi tropicali o a rischio igienico, della
stitichezza, della predisposizione allergica,
delle malattie infiammatorie dell’intestino, tra cui il morbo di Crohn o la colite
ulcerosa, delle infezioni della cute e delle
vie urinarie.
Questo è ciò che sappiamo dei probiotici,
che oggi sembrano però arricchirsi anche
di una potenzialità in più: aiutare a combattere, nei neonati o nei bambini molto
piccoli, l’allergia al latte vaccino. Almeno
secondo quanto attesta uno studio, pubblicato su The Isme Journal, condotto da
ricercatori italiani dell’Università Federico
II di Napoli e americani della University of
Chicago e dell’Argonne National Laboratory. Dalla ricerca emergerebbe infatti che
la somministrazione attraverso la dieta
di specifici probiotici in bambini allergici
ad alcuni componenti del latte vaccino
stimolerebbe la formazione di nuovi
batteri, inizialmente inesistenti, e capaci
di accelerare il processo di acquisizione di
I prebiotici sono degli zuccheri, ovvero dei carboidrati non
digeribili, di cui i più conosciuti
sono i polisaccaridi non amidacei (cellulosa), le gomme e
le pectine.
Essi sono preziosi per l’organismo poiché contribuiscono
Un mix
di probiotici
contenenti caseina e di
Lactobacillus rhamnosus
può aiutare i bimbi a
sviluppare tolleranza al
latte di mucca
alla crescita di alcuni microrganismi benefici, quali i bifidobatteri e i lattobacill, e ne
potenziano numero e attività.
Per essere efficaci, i prebiotici
devono però essere anche
selettivi; devono cioè riuscire
a insediarsi nell’intestino e
a svolgervi la loro positiva
funzione. Come fanno, per
esempio, i frutto-oligosaccaridi (FOS) che hanno un
“effetto bifidogeno”, promuovono cioè la crescita di bifido
batteri. Ma non solo: oltre al
basso potere dolcificante,
tolleranza verso il latte di mucca. «Dal nostro studio - spiega il dottor Roberto Berni
Canani dell’Università di Napoli – si dimostra che bambini, alimentati con probiotici
contenenti un mix di caseina, una proteina
del latte, e di Lactobacillus rhamnosus
GG(LGG), sviluppano la tolleranza al latte
vaccino in misura maggiore rispetto ai
bambini che avevano assunto una formula
senza probiotici». Per arrivare a questa
conclusione e comprendere le potenzialità
dell’LGG nel modificare la composizione
dell’insieme dei batteri presenti nell’intestino, ovvero il microbiota (flora) intestinale,
i ricercatori hanno analizzato dei campioni
fecali di un gruppo di 39 bambini da 1 a
12 mesi, di cui 12 bambini con allergia al
latte vaccino e alimentati con la formula
arricchita da probiotici, 7 allergici trattati
con una integrazione senza probiotici e
20 non allergici al latte vaccino. «E’ stato
così possibile osservare – continua Berni
Canani – che il microbiota intestinale dei
bambini con allergia al latte vaccino non
solo era diverso da quello dei bambini
del gruppo di controllo senza allergia, ma
anche che i neonati che avevano sviluppato la tolleranza dopo l’assunzione della
formula con il probiotico LGG - rispetto a
quelli alimentati con un integratore senza
probiotici e rimasti allergici al latte vaccino
- avevano una componente più elevata
di batteri che producono butirrato, una
sostanza di scarto generata dai batteri».
Sebbene i dati siano ancora preliminari
per trarre conclusioni definitive, sembra
comunque possibile fare due ipotesi: la prima è che le differenze nella composizione
batterica potrebbero influenzare lo sviluppo di allergia al latte vaccino, e la seconda
è che la tolleranza acquisita al latte vaccino
possa essere legata alla presenza di ceppi
di batteri che producono butirrato, inclusi
Blautia e Coprococcus.
i FOS favoriscono anche la
riduzione dell’assorbimento
del colesterolo e l’aumento
dell’assorbimento di calcio e
magnesio.
I simbiotici, invece, sono un
mix di prebiotici e probiotici.
Sono dunque dei preparati,
disponibili sotto forma di
integratori o alimenti, che
associano una specie probiotica con il suo “nutrimento”
specifico. Un esempio è
rappresentato dall’associazione di bifido batteri con
frutto-oligosaccaridi.
N&P 95
Il primo pesce probiotico
è italiano. È stato realizzato da un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto
di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio
nazionale delle ricerche
(Ispa-Cnr) di Bari e Torino che hanno pubblicato
i risultati, preliminari,
delle proprietà benefiche
di questo innovativo
alimento sul Journal of
Functional Foods. Il pesce
parrebbe in grado di migliorare l’effetto barriera
della mucosa intestinale,
grazie anche alla modulazione dei componenti del
sistema immunitario intestinale e a una stimolazione efficace della risposta
immunitaria umorale.
«Il trial nutrizionale che
abbiamo condotto su 8
soggetti sani - spiega Paola
Lavermicocca, autrice
del lavoro e coordinatrice
della ricerca - a cui sono
stati somministrati a
giorni alterni 100 gr di
filetto di pesce probiotico
per un totale di 20 giorni,
attesterebbe che 5 sole
porzioni di pesce probiotico sono sufficienti per
aumentare la colonizzazione di microorganismi
nell’intestino ottenendo
gli stessi benefici di una
assunzione quotidiana di
probiotici». Se i dati di
future ricerche dovessero
confermare le premesse, il
filetto di pesce probiotico
potrebbe candidarsi come
una valida soluzione
alimentare anche in diete
a basso contenuto di colesterolo e/o senza lattosio.
96 N&P
La scoperta, se confermata, potrebbe
aiutare a contenere il tasso crescente di
allergia al latte vaccino che, stando alle
ultime stime, colpirebbe a livello globale
circa 3 bambini su 10, marcando un incremento generale delle allergie alimentari
che hanno raggiunto, nell’arco degli ultimi
10 anni, punte anche del 20%.
Ma non ci sono solo l’immunizzazione intestinale e la difesa alimentare: i probiotici
svolgerebbero effetti preventivi e protettivi
verso altre condizioni di cronicità, largamente diffuse tra la popolazione, e/o di
specifiche problematiche.
controllare la salute cardiovascolare, ma
gli effetti sull’uomo devono essere ancora
testati.
Difendono dalle allergie. Secondo i più re-
centi dati Istat, è allergico 1 italiano su 10
tanto che questa condizione rappresenta
la terza malattia cronica dopo ipertensione
e problemi articolari. La ragione risiede
spesso in una modificazione del microbiota intestinale che, a sua volta, indurrebbe
una risposta immunitaria anomala. Un
comportamento che, secondo le affermazioni della World Allergology Organization, potrebbe essere controllato o ridotto
I probiotici farebbero bene al cuore, contridall’uso costante di probiotici specifici in
buirebbero cioè a ridurre il rischio di even- grado di influire positivamente sul microti cardiovascolari, in particolare di attacchi biota e, di conseguenza, sulla tolleranza
di cuore, e delle associate condizioni di
immunitaria e sulla modulazione degli
diabete, sovrappeso e obesità. Per protegstati infiammatori, la “miccia” dei processi
gere il muscolo cardiaco, la prima indicaallergici. Con risultati positivi soprattutto
zione è naturalmente seguire
su alcune patologie, quali
una dieta sana e povera di
eczemi e dermatiti pediatriIn alcuni studi
grassi, perché questi possono
che come attesta uno studio
portare a uno stato di infiamclinici i probiotici condotto da ricercatori del
mazione cronica, spesso alla
Taipei Veterans General
hanno
mostrato
base della sindrome metaboHospital di Taiwan su 60
di essere efficaci bambini di età compresa fra i
lica. Sarebbe cioè fondamentale incrementare nell’alimennel mantenimento 2 e i 14 anni affetti da forme
tazione il consumo di frutta e
di eczema più o meno grave.
della salute del
verdura, che sono una fonte
Suddivisi in due gruppi, il
preziosa di molecole ancuore e capaci di primo ha ricevuto un trattatiossidanti e i cui benefici
con 950 mg al giorno
rafforzare il sistema mento
potrebbero essere potenziati
di frutto-oligosaccaride preimmunitario
dall’assunzione di probiotici,
biotica e il secondo la stessa
con azione mirata sul cuore.
sostanza, incrementata però
Lo dimostrerebbe uno studio sperimenda un’alta concentrazione di probiotico
tale, condotto cioè solo in laboratorio e
Lactobacillus salivarius per otto settimane.
su modelli animali, dal Medical College
Alla fine del trattamento è emerso che
of Wisconsin, negli stati Uniti, in cui topi
meno del 10% dei bambini aveva eczema
alimentati con un integratore probiotico
grave, contro il 40% di forma moderata
contenente Lactobacillus plantarum - un
e il 50% lieve. Con una differenza: che i
batterio che tiene a bada la produzione
bambini trattati con la combinazione predi leptina, l’ormone che stimola appetito
biotica-probiotica aveva ottenuto risultati
e metabolismo - avrebbero registrato una
sensibilmente migliori, con una riduzione
diminuzione nel sangue del 41% di lectina, anche del 52% della sintomatologia (in
che significa il 29% in meno di probabilità
caso di manifestazioni lievi e/o moderate),
di sviluppare un evento cardiovascolare.
rispetto al 30% dei bambini che avevano
Di contro i topi nutriti con una dieta con
avuto solo prebiotici.
antibiotico (vancomicina) avevano ridotto
Agirebbero sul virus HIV. L’assunto è che
la leptina del 38% e il rischio di gravi
pazienti affetti dal virus hanno di norma
attacchi di cuore del 28%. Esisterebbero
dunque potenziali premesse per ipotizzare un disequilibrio del microbiota intestinale.
Uno studio dell’Università degli Studi ‘G.
che l’uso di probiotici possa contribuire a
SHUTTERSTOCK
IL PESCE
‘PROBIOTICO’
N&P 97
D’Annunzio’ Chieti-Pescara dimostrerebbe che la somministrazione di specifici
probiotici può contribuire a migliorare i
marker immunologici di progressione della
malattia. «I risultati ad oggi conseguiti
– dichiara la ricercatrice Marcella Reale
– sebbene ancora preliminari, invitano ad
approfondire se un trattamento combinato
con probiotici e antivirali possa migliorare
la funzione immunitaria di pazienti HIV in
terapia farmacologica».
Favorirebbero la gestione di ansia e stress.
Avrebbero cioè la capacità di influenzare
anche il sistema nervoso. Anche questo
studio è, al momento, solo sperimentale,
condotto in laboratorio su topi affetti da
stati depressivi o ansiosi da un gruppo di
ricercatori del Centro Alimentare Pharmabiotic dell’University College Cork, in
Irlanda. I risultati della ricerca, pubblicata
sulla rivista Proceeding della National
Academy of Science, dimostrerebbero che
a fare la differenza sul miglioramento di
questi stati umorali sono proprio i probiotici. I topini sono stati infatti suddivisi in
due gruppi di cui i primi curati con probiotici ed i secondi con il medesimo trattamento ma addizionato con Lactobacillus
rhamnosus Jb1, fisiologicmente presente
nell’intestino umano. Proprio questi ultimi
avrebbero mostrato un numero significativamente inferiore di comportamenti da
stress, ansia e depressione e una riduzione
dei livelli di corticosterone, un ormone
tipico dello stress. Insomma, le conclusioni dello studio indurrebbero a pensare a
una stretta interazione e corrispondenza
fra cervello e intestino: «L’intestino – ha
dichiarato John Cryan, docente di Neuroscienze e fra gli autori dello studio - è
‘un secondo cervello’ tanto che lo stato
mentale dipenderebbe anche da quello
intestinale. Questo perché il microbiota
produce dei neurotrasmettitori che agiscono a livello cerebrale attraverso il nervo
vago, influenzando il benessere psichico».
In funzione di questa possibile interdipendenza, i ricercatori stanno valutando la
possibilità d’azione di probiotici specifici
nella gestione di stress e ansia, secondo
quella che definiscono un strategia “psicobiotica”. Ma sui tempi di realizzazione
terapeutica non vi è ancora certezza. 
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