Nutri&Previeni S E S S O E B U O N C I B O U N ’A C C O P P I A T A V I N C E N T E Edizione italiana di Nutrition&Prevention MENSILE • NUMERO 1 • ANNO II • FEBBR AIO 2016 € 2,00 € 1,50 SALUTE Mangiare a colori fa bene CAFFÉ Il vero e il falso Influenza ECCO COME COMBATTERLA A TAVOLA PROBIOTICI Tutti i benefici DENTI DA LATTE La guida per proteggerli a Carnevale STRESS 10 MOSSE PER ELIMINARLO CARNE 7 motivi per non rinunciarci VITAMINA C Le ultime novità N&P 1 2 N&P Perdi peso, Ritrova la tua forma Senza fatica, con l’aiuto di un nutrizionista Dieta combinata con È il trattamento dietetico d’urto che ti aiuta a perdere peso rapidamente e che ti motiva a intraprendere un percorso di dimagrimento equilibrato, l’unico in grado di darti una soluzione definitiva ai tuoi problemi di peso. Dieta Combinata integra la personalizzazione dietetica realizzata con il contributo scientifico di Dietosystem con ProteoNorm, l’integratore proteico di altissima qualità. Dieta Combinata e il prodotto ProteoNorm sono esclusivamente affidati ai nutrizionisti*, in grado di prescriverti il trattamento personalizzato e monitorare il tuo stato di salute. Consulta qui di seguito l’elenco dei professionisti abilitati N&P 3 Dimagrirein insicurezza sicurezza Dimagrire sottoililcontrollo controllodel delnutrizionista nutrizionista sotto Quando è necessario perdere peso rapidamente, non basta saltare qualche pasto, anzi, col digiuno prolungato aumenta il senso di fame, si perdono le forze e si rischia la salute. Un intervento dietetico non si può improvvisare e deve essere personalizzato e prescritto da un nutrizionista esperto. Basilicata M BN I I Calabria BN Ecco perché Dieta Combinata abbinata all’integratore ProteoNorm sono esclusivamente affidati ai nutrizionisti, i soli specialisti qualificati che sono in grado di prescrivere un trattamento dietetico personalizzato tenendo regolarmente sotto controllo il tuo stato di salute. 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Il primo può intervenire nella prescrizione della dieta nel soggetto sano e malato, il secondo può elaborare la dieta sia nei confronti di soggetti sani, sia di soggetti cui è stata diagnosticata una patologia. N&P 5 12 13 IN QUESTO NUMERO Nutrizione Salute 11 Prima colazione 19 12 Una sana merenda 20 Ipovitaminosi D Un valore troppo spesso trascurato Ecco le regole 13 Cibo Di tutto un po’ 14 Olio extravergine di oliva Un aiuto per il cuore 15 Sport di resistenza Bere acqua e zucchero 16 Polifenoli Per rallentare l’invecchiamento cerebrale 17 Carne suina Pedalare fa bene … anche alla vista Ne soffre un bambino su due 21 Bimbi Facciamo più attenzione ai loro occhi 22 Carenza di ferro Un problema per il cervello del feto 23 Rughe Intorno agli occhi non sono poi così male 24 Non riesci a dormire? Ti vengono in aiuto gli amici a quattro zampe In arrivo i maiali geneticamente modificati 25 Antidepressivi 18 E-LENA Rischio di autismo nel nascituro in gravidanza Tutta la nutrizione in un’App 26 Malattie sessualmente trasmesse Più di 1 milione al giorno 6 N&P 31 34 Febbraio 2016 Reportage 2016 Dossier 28 Vitamina C Le ultime novità 34 Via lo stress in 10 mosse Quando l’organismo dice “basta” 40 Mangiare a colori Un arcobaleno a tavola per stare in forma 44 Sesso e… buon cibo Un’accoppiata vincente 48 INFLUENZA Cosa mangiare per evitarla e curarla Siamo entrati nel periodo del picco di casi di influenza. Secondo le stime degli esperti, a fine stagione potrebbe mettere a letto dai 4 ai 5 milioni di italiani. 76 Insonnia Piccoli accorgimenti quotidiani 82 Carne Sette buoni motivi per non farne a meno 86 Caffè Il vero e il falso 62 92 Tutta l’efficacia dei probiotici Coriandoli, maschere, sfilate. Ma anche dolci, di cui la maggior parte fritti. Un attentato per la linea degli adulti e per i denti dei più piccoli. Per il cuore e il sistema immunitario Anno internazionale dei legumi Per promuoverne il consumo, l’Onu ha dichiarato il 2016 “Anno internazionale dei legumi”. All’agenzia delle Nazioni Unite per l’agroalimentare, la Fao, è stato affidato il compito di organizzare iniziative con i governi, per far conoscere meglio questi umili e preziosi vegetali. Per legumi si intendono i semi secchi nei baccelli, usati come cibo o mangime: fagioli, piselli, lenticchie, ceci e affini. CARNEVALE Una dolce festa N&P 7 Nutri&Previeni MENSILE - ANNO II - NUMERO 1 - FEBBR AIO 2016 Direttore Responsabile Francesco Maria Avitto Direttore Editoriale Vincenzo Coluccia Vicedirettore Lucia Limiti PA R T N E R B O A R D Roberto Circià, Walter Di Legge, Massimo Mangia E D I T O R I A L S TA F F Scientific Editor Patrizia Maria Gatti, Sara Raselli Magazine Editor Marco Landucci Web Editor Marzia Caposio International Edition Chiara Breccolotto Contributors Francesca Morelli, Elisabetta Ballario, Irma D’Aria, Elisabetta Gramolini, Christian Toscano, Patrizia Maria Gatti SCIENTIFIC ADVISOR Centro Ricerche Nutrizionali DIETOSYSTEM – Milano ART Magazine Art Director Francesco Morini Web Art Dominga Cozzi, Paolo Gobbi Web Developer Roberto Zanetti, Paolo Cambiaghi Photos shutterstock.com C O M M U N I C AT I O N & M A R K E T I N G Chief Marketing Officer Luigi De Santis Advertising Silvia Brugnara, Marcella Coluccia, Manuela Pavan, FINANCE Chief Financial Officer Marco Amicarelli I T & D I G I TA L ICT Manager Giuseppe Ricci Digital Operation Manager Davide Battaglino App Manager Fabio Cagnizzi, Fabrizio Battaglia, Davide Losco EDITORE Kekoa Publishing Srl (Gruppo Sics) Amministrazione Via Mantova 44, 00198 - Roma Redazione:Via Boncompagni, 16 - 0187 Roma Viale Monza, 133 - 20125 Milano Tel. (numero unico nazionale): 02.28172609 EDIZIONE ITALIANA REALIZZATA IN PARTNERSHIP CON GMP Periodici S.R.L. Publisher Giuseppe Maria Pilera PUBBLICITÀ GMP Periodici S.r.l. Via Pietro Tacchini, 31 - 000197 (Roma) Tel. 06.80660294 - Fax 06.25496052 [email protected] DISTRIBUZIONE SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” Spa Via Bettola, 18 - 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.660301 Fax 02.66030330 STAMPA Arti Grafiche Boccia Spa Via Tiberio Claudio Felice, 7 84131 - Salerno © Kekoa Publishing S.r.l. REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N.103/2015 DEL 22.06.2015 Via Mantova 44, 00198 ROMA 8 N&P Prof. Gianfranco Beltrami Presidente Commissione Medica della Federazione Italiana Baseball e Softball - Consigliere Nazionale FMSI Dr Antonio Caretto Presidente Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) Prof.ssa Hellas Cena Università di Pavia Dip.to di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense Unità di Scienza dell’Alimentazione Prof. Costantino De Giacomo A.O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda Direttore Dipartimento Materno Infantile Prof. Lorenzo Maria Donini Direttore della Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza - Roma D.ssa Sara Farnetti Specialista in Medicina Interna, Fisiopatologia della Nutrizione e del Metabolismo Prof. Marco Gasparotti Chirurgo Plastico Prof.ssa Maria Gabriella Gentile Presidente Fondazione FOBAN Responsabile Centro DCA - Centro Diagnostico Italiano Prof. Michelangelo Giampietro Specialista in Medicina dello Sport e in Scienza dello Sport. Presidente SIAMAB Prof. Filippo Graziani Professore associato Università di Pisa Honorary Senior Lecturer University College of London Prof. Giacinto Miggiano Direttore di Unità Operativa Complessa di Dietetica e Nutrizione Umana Policlinico A.Gemelli Prof.ssa Silvia Migliaccio Dipartimento di Scienze del Movimento, Umane e della Salute Università di Roma “Foro Italico” Prof. Fabrizio Muratori Presidente eletto Società Italiana dell’Obesità (SIO) Prof. Pierluigi Pecoraro Biologo Nutrizionista, Dirigente SIAN – ASL Napoli 3 Sud Consigliere Ordine Nazionale Biologi e Membro direttivo SINU Prof. Alessandro Pinto Membro del Consiglio direttivo nazionale Società Italiana Nutrizione Umana (SINU) Dr Enrico Prosperi Segretario Società Italiana di Psicologia Clinica Medica (SIPCM) Dr Pier Luigi Rossi Docente di Nutrizione Clinica Università degli Studi di Bologna Specialista in Scienza dell’Alimentazione e Igiene, Divulgatore scientifico Prof. Luca Scalfi Professore Ordinario di Nutrizione Umana Universitaria Policlinico Federico II - Napoli D.ssa Tiziana Stallone Biologa Nutrizionista libera professionista Direttore responsabile “la Scuola di Ancel”- Divulgatrice scientifica Prof. Andrea Vania Responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica Università “La Sapienza”- Roma Prof. Stefano Zurrida Professore Associato di Chirurgia Generale, Università degli Studi di Milano Dir. Unità Diagnostico Chirurgica in Senologia Istituto Europeo di Oncologia Nutri&Previeni L’EDITORIALE Etciù? Vitamina C C ome ogni anno a febbraio arriva l’Influenza. Secondo le stime degli esperti, alla fine dell’inverno, l’influenza avrà messo a letto dai 4 ai 5 milioni di italiani, con un 40% di casi tra i 0 e i 18 anni, un altro 40% tra i 18 e i 65 e un 20% tra gli over 65. I virus responsabili sono H1N1, H3N2 e il Virus B Phuket ma il probabile arrivo di un altro virus, il virus B Brisbane, potrebbe portare a un aumento del numero di casi, complice anche le condizioni meteorologiche con temperature che iniziano a diventare più rigide facilitando ancor più l’influenza. Anche l’emergenza smog potrebbe giocare a favore dei virus: con le vie respiratorie, già irritate dalle polveri sottili, i virus potrebbero trovare una breccia aperta per introdursi più facilmente nell’apparato bersaglio. Oltre al vaccino, come fare una prevenzione che funzioni davvero e come riprendersi quando l’influenza è ormai arrivata? Scegliendo con attenzione i cibi da portare a tavola perché solo assumendo i nutrienti giusti possiamo fornire al sistema immunitario le difese necessarie. L’influenza si combatte e si previene anche a tavola. Come? Se riuscissimo quotidianamente ad assumere circa 60 milligrammi di vitamina C, il nostro organismo opporrebbe una “barriera” difficilmente penetrabile dal virus. La Vitamina C rafforza il sistema immunitario, difendendo da malattie stagionali ma anche contribuendo a prevenire alcune patologie più serie come il cancro. Contrasta l’azione dei radicali liberi grazie alle proprietà antiossidanti; favorisce l’assorbimento di alcuni principi nutritivi tra cui il ferro, l’acido folico e la vitamina E. Stimola la formazione di collagene, indispensabile per la produzione di tessuto connettivo, la riparazione dei tessuti e mantiene sani capillari, gengive e denti. Sono queste le principali proprietà riconosciute alla vitamina C, che sembrano arricchirsi di una nuova potenzialità: proteggere il cuore da eventi cardiovascolari, simulando i benefici dell’attività fisica. Tanti i temi presenti in questo numero. Oltre che di influenza e vitamina C parleremo di sesso e cibo ma anche dei dolci di carnevale e di come proteggere i più piccini dalle carie. Scopriremo come dormire meglio e combattere lo stress e sfateremo tanti miti sulla carne e il caffè. Francesco Maria Avitto Direttore Responsabile Febbraio è... una finestra sulla primavera. Ancora non del tutto aperta. N&P 9 10 N&P Nutrizione I CONSIGLI DELLA SCIENZA A PORTATA DI MANO A CURA DI LUCIA LIMITI PRIMA COLAZIONE C H R I S T I A N-F I S C H E R/S H U T T E R S TO C K.CO M Un valore troppo spesso trascurato T roppi bambini non fanno la prima colazione, sia per la frenesia della vita moderna, sia perché alcuni vivono nell’indigenza. In Italia, meno della metà del totale dei 6,3 milioni di bambini tra i 3 e i 13 anni fa tutti i giorni una colazione che prevede alimenti e bevande, 2,6 milioni di bambini la fanno qualche volta e 1,2 milioni non la fa quasi mai. Qualcosa cambia durante il week end quando il numero di bambini che fa colazione sale a 4,1 milioni (65% del totale). Rimangono comunque 3,5 milioni di bambini che non mangiano o non bevono a colazione. È quanto evidenzia una ricerca dell’agenzia internazionale ricerche di mercato. La colazione è riconosciuta come il pasto più importante nella giornata. Le famiglie italiane dichiarano di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata e sono consapevoli che questa debba includere una colazione varia e bilanciata, che contenga quindi carboidrati (cereali, pane, biscotti, ecc.), proteine (latte e derivati), vitamine e minerali (frutta). Tuttavia, secondo quanto rilevato dall’agenzia, gli attuali ritmi di vita frenetici delle famiglie rischiano di incidere anche sulla prima colazione e sulle sue modalità di consumo. 3,5 Milioni di bambini che, in Italia, non mangiano o non bevono a colazione N&P 11 NUTRIZIONE ENERGIA PER GLI IMPEGNI UNA SANA MERENDA Ecco le regole S SE IL BAMBINO PRATICA SPORT? 1 Educare i bambini alla varietà È giusto assecondare le loro preferenze ma è bene anche essere propositivi. Offrite spesso delle alternative, educate al gusto e insegnate a non demonizzare alcun alimento. 12 N&P 2 Non saltare mai la merenda È fondamentale sia a metà mattina che a metà pomeriggio per ricaricarsi e mantenere costante la glicemia. La merenda deve essere bilanciata e composta prevalentemente da carboidrati 3 a lento assorbimento: fette biscottate o pane integrale con marmellata o miele o creme spalmabili, biscotti secchi, meglio non ricchi di creme, o un prodotto da forno. In alternativa uno yogurt, accompagnato da un frutto. “Che sia un’ora di nuoto, calcio o pallavolo, bisogna sfatare il falso mito secondo cui chi fa sport deve mangiare di più. – dichiara Maffeis – Molti genitori fanno l’errore di esagerare con la quantità di cibo proposta a merenda, perché sentono il bisogno di compensare la fatica dei figli che fanno sport, mentre nella gran parte dei casi il dispendio calorico non giustifica una doppia razione. Il discorso cambia solo se il bambino pratica un’attività agonistica”. AEDKA STUDIO/SHUTTERSTOCK iamo ormai in pieno inverno e i ragazzi hanno bisogno di molte energie per poter affrontare tutti gli impegni quotidiani: la scuola, lo sport, il gioco e tutte le altre attività extrascolastiche. Una corretta alimentazione, dunque, ha un ruolo fondamentale nell’ottimizzazione del rendimento dell’intero organismo che si trova in una fase delicata della crescita. “È importante non far passare troppe ore di digiuno tra un pasto e l’altro per non costringere l’organismo, già impegnato nelle mille battaglie quotidiane, all’inutile stress di dover attingere alle proprie riserve, con il rischio di esaurirle”, spiega il pediatra Claudio Maffeis che ha stilato un breve decalogo per approfondire qual è il modo più giusto per preparare la merenda a bambini e ragazzi e quali regole tenere a mente per una corretta alimentazione in inverno. OCCHIO ALLA QUANTITÀ CIBO Di tutto un po’ NUTRIZIONE. In assenza di specifiche controindicazioni mediche è controproducente indicare un singolo alimento come “cattivo” e dare divieti molto rigidi nell’assumerlo, perché la prima reazione, soprattutto in certe fasce di età come l’adolescenza, è quella di violare il divieto R AWP I X E L.CO M/S H U T T E R S TO C K T utto sta nella quantità. In linea di massima non esistono cibi buoni e cibi cattivi, ma solo quantità giuste o sbagliate. Questo il principio chiave su cui si sono trovati d’accordo gli esperti e i rappresentanti di cinque paesi diversi (Stati Uniti, Cina, India, Australia e Italia) riuniti in occasione del workshop “Alimenti e dieta: innovare la tradizione” che si è svolto nell’ambito del XXXVI Congresso nazionale della Società italiana di nutrizione umana a Firenze, per mettere a confronto le rispettive Linee guida nazionali stilate con lo scopo di raggiungere un’alimentazione sana e in grado di soddisfare il fabbisogno dei nutrienti. In assenza di specifiche controindicazioni mediche è probabilmente controproducente indicare un singolo alimento come “cattivo” e dare divieti molto rigidi nell’assumerlo, perché la prima reazione, soprattutto in certe fasce di età come l’adolescenza, è quella di violare il divieto. È sbagliato pensare in modo prescrittivo a un singolo alimento perché il bisogno di nutrienti varia nelle diverse fasi della vita ed è difficile stabilire dei limiti su nutrienti come grassi, zucchero o sale che siano validi in tutte le fasce d’età. L’obiettivo sarebbe quindi quello di abbracciare un approccio educativo all’alimentazione equilibrata che tenga conto non solo dei vari cibi che ciascuno di noi assume ogni giorno, ma anche dello stile di vita che si conduce. N&P 13 NUTRIZIONE SEMPRE PIÙ “ORO VERDE” OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA Un aiuto per il cuore S Se gli stessi risultati, ottenuti sui topi, saranno replicati sull’uomo, il DMB potrebbe entrare in corsa nella lotta contro l’aterosclerosi e le malattie cardiovascolari 14 N&P M A R C O M AY E R / S H U T T E R S T O C K .C O M econdo una nuova ricerca, una sostanza chiamata 3,3-dimetil-1-butanolo o DMB, naturalmente presente nell’olio extravergine di oliva, specie in quello ottenuto dalla spremitura a freddo, sarebbe in grado di agire sulla flora batterica intestinale, impedendo ai microbi che la compongono di produrre molecole tossiche in grado di provocare danni alle arterie e conseguenti malattie cardiovascolari. Quando si mangiano in maniera eccessiva alimenti come carne, uova o latticini, l’organismo accumula molecole, quali la carnitina e la colina, che poi vengono trasformate da alcuni batteri intestinali in sostanze tossiche (TMA, TMAO) causa dell’aterosclerosi. La DMB, sembrerebbe svolgere in questi casi un ruolo protettivo impedendo tale trasformazione. PER RECUPERARE ENERGIA NUTRIZIONE . Secondo uno studio, se un esercizio dura più di due ore e mezzo, è opportuno bere una soluzione ottenuta diluendo 8 grammi di zucchero in 100 millilitri d’acqua SPORT DI RESISTENZA Bere acqua e zucchero STEVE HOLDERFIELD/ SHUTTERSTOCK Q 14 I ciclisti partecipanti all’indagine uando si praticano gli sport di resistenza occorre molta energia che va recuperata rimpiazzando gli zuccheri spesi. In questi casi molti ricorrono agli energy drink, ma secondo una nuova ricerca è meglio bere una miscela di acqua e zucchero. Questo suggerimento viene da uno studio dell’Università di Bath, pubblicato sull’American Journal of Physiology Endocrinology & Metabolism, nel quale è stato calcolato anche l’esatto quantitativo di acqua e zucchero necessario per non avere cali di energia pericolosi. Sia il saccarosio, il comune zucchero utilizzato in cucina, che il glucosio, che è uno dei suoi componenti e che spesso è la base per gli energy drink, sono importanti per il metabolismo. Per verificare quale fosse il migliore sono stati arruolati 14 ciclisti, a cui è stato chiesto di assumere saccarosio, glucosio o sola acqua durante un allenamento di tre ore. Durante e dopo l’allenamento sono stati misurati i livelli di glicogeno, la riserva energetica, nei muscoli. “Abbiamo scoperto che l’esercizio risulta più facile quando gli atleti ingeriscono saccarosio – spiega Javier Gonzalez, uno degli autori – e questo suggerisce che, se l’obiettivo è massimizzare la disponibilità dei carboidrati, il saccarosio è probabilmente una scelta migliore”. N&P 15 NUTRIZIONE MENTE IN FORMA POLIFENOLI Per rallentare l’invecchiamento cerebrale 1.500 Gli anziani toscani coinvolti nello studio InChianti I ricercatori hanno misurato la concentrazione totale di polifenoli con un semplice test delle urine e hanno correlato il risultato di questo esame clinico col grado di declino delle capacità cognitive di ciascun partecipante nell’arco dei tre anni 16 N&P P I N KC A N DY/S H U T T E R S TO C K.CO M È confermato: i preziosi antiossidanti presenti nell’uva, nel vino rosso, in tè, frutta e verdura, ovvero i cosiddetti ‘polifenoli’, possano rallentare l’invecchiamento del cervello. Lo rivela una ricerca condotta nell’ambito di un ampio progetto di ricerca che riguarda le popolazioni di anziani che vivono nella zona di maggior produzione del vino Chianti. Questo studio è nato per valutare i fattori di rischio che affliggono gli anziani e in particolare le loro capacità motorie. Ideato e promosso dal gerontologo Luigi Ferrucci del National Institute on Aging americano a Baltimora, lo studio InChianti è durato 15 anni coinvolgendo in tutto circa 1.500 anziani residenti nella zona del Chianti. Dalla ricerca è emerso che, a parità di età, gli anziani con minori concentrazioni di polifenoli nelle urine erano quelli che mostravano un più marcato declino delle capacità cognitive. BRACIOLE “DOLLY” NUTRIZIONE . 1,5 CARNE SUINA Miliardi di euro di danni provocati ogni anno dalla PRRS AVA B I T T E R/S H U T T E R S TO C K.CO M In arrivo i maiali geneticamente modificati Lo ‘zoo’ degli animali geneticamente modificati con la nuova tecnica di ingegneria genetica denominata “Clustered regularly interspaced short palindromic repeats” (Crispr) che permette un ‘editing’ del genoma, si è arricchito di alcuni maiali resistenti ad una delle infezioni più devastanti per gli allevamenti: la Sindrome riproduttiva e respiratoria del suino (PRRS). Gli autori dei maiali geneticamente modificati sono i ricercatori dell’Università del Missouri che, insieme all’azienda biotech britannica Genus, hanno pubblicato uno studio in proposito su Nature Biotechnology e hanno in programma di commercializzarli entro cinque anni. La tecnica, usata ad esempio per realizzare zanzare resistenti alla malaria, sfrutta un vettore virale per poter fare un ‘copia e incolla’ estremamente preciso del DNA. Nel caso dei maiali è stato eliminato un gene che produce una proteina necessaria al virus per replicarsi. “Una volta esposti al virus – scrivono gli autori – i maiali non sviluppano i sintomi e continuano a crescere normalmente”. N&P 17 NUTRIZIONE LINEE GUIDA 2.0 E-LENA Molti gli argomenti e le informazioni che vi si possono trovare: si va dall’alimentazione da seguire in allattamento alla prevenzione dell’anemia nei bambini, dalla sverminazione e diarrea all’alimentazione migliore per i malati di Ebola e HIV, dai supplementi a base di iodio, potassio e ferro in determinate fasi della vita, fino alle pubblicità di cibo, bevande e alcolici L’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un’App che permette di consultare con lo smartphone tutte le linee guida attualmente disponibili e gli interventi più corretti nel campo della nutrizione. Il nome della app è “E-LENA” (E-Library of Evidence for Nutrition Actions), si tratta di una biblioteca online creata nel 2011, nella quale è possibile consultare le linee guida sulla nutrizione, raccomandazioni e altre informazioni e commenti di esperti basati su prove e sperimentazioni scientifiche. Oltre un milione di utenti in questi anni l’hanno già consultata, ma, per consentire l’accesso ai suoi contenuti anche in posti dove non si dispone di una connessione internet affidabile, il dipartimento di nutrizione dell’Oms ha sviluppato un’applicazione per cellulari, che non necessita di collegamento alla rete web, da cui è possibile consultare tutta la documentazione della libreria elettronica. 2011 Anno di creazione della libreria on line 18 N&P J O S H UA R E S N I C K/S H U T T E R S TO C K.CO M Tutta la nutrizione in un’App Salute I CONSIGLI DELLA SCIENZA A PORTATA DI MANO A CURA DI LUCIA LIMITI PEDALARE FA BENE … anche alla vista T DEAN DROBOT/SHUTTERSTOCK.COM utti sanno quanto sia salutare praticare dello sport, ma c’è una novità: andare in bicicletta, oltre a mantenere in forma il fisico, aiuterebbe anche a migliorare la vista. Lo ha rivelato uno studio di due ricercatori dell’Università di Pisa e dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche pisano che hanno scoperto come l’attività motoria possa agire anche sui processi di plasticità cerebrale. La ricerca, pubblicata su Current Biology, riguarda in particolare un fenomeno chiamato rivalità binoculare (ovvero la percezione di segnali diversi dei due occhi) e lo studio della plasticità “Questo studio rappresenta la prima dimostrazione degli effetti dell’attività motoria sulla plasticità del sistema visivo e ci porta a considerare l’esercizio fisico non solo come un’abitudine salutare, ma anche come un aiuto per il cervello a mantenersi giovane” Claudia Lunghi e Alessandro Sale autori dello studio del cervello quando si svolge un’attività motoria. Sono stati testati gli effetti di due ore di bendaggio di un occhio su 20 soggetti adulti in due diverse condizioni sperimentali. In una i partecipanti sono rimasti seduti durante il bendaggio mentre nell’altra pedalavano su una cyclette. Quando i soggetti svolgevano attività motoria gli effetti del bendaggio monoculare sono risultati molto più marcati, con un notevole potenziamento della risposta agli stimoli presentati all’occhio che era stato chiuso. 20 I soggetti adulti partecipanti alla ricerca N&P 19 SALUTE “FARSI LE OSSA” IPOVITAMINOSI D Ne soffre un bambino su due 20 N&P 1 Bambino su due presenta un’ipovitaminosi D Nel neonato la vitamina D aiuta a prevenire il rachitismo e, in generale, a migliorare la densità ossea TA T Y A N A V Y C / S H U T T E R S T O C K . C O M L e conseguenze dell’ipovitaminosi D possono essere molto importanti. Ad esempio nel neonato la vitamina D aiuta a prevenire il rachitismo e, in generale, questa vitamina aiuta a migliorare la densità ossea, ma nuove evidenze scientifiche suggeriscono anche un ruolo positivo in alcune malattie autoimmuni, come il diabete mellito di tipo 1 e l’asma. L’ipovitaminosi è una condizione che va dall’insufficienza al deficit vero e proprio di vitamina. Per quanto riguarda il deficit di vitamina D, ne soffre oltre un bambino su due, con punte massime in epoca neonatale e nell’adolescenza, dove si arriva a percentuali del 70%. Tra i fattori di rischio: la scarsa esposizione solare, la prematurità, le malattie croniche, l’allattamento al seno esclusivo prolungato e la pelle scura. I pediatri suggeriscono, innanzitutto, gioco e attività fisica all’aria aperta, ma anche un cambiamento negli stili di vita che preveda, ad esempio, la colazione con il latte, che contiene calcio. “I bambini italiani mediamente non arrivano al 50% del fabbisogno giornaliero di calcio. Pediatri e genitori devono incoraggiarli di più a fare colazione con una bella tazza di latte, un’abitudine italiana da difendere”, ha dichiarato Giuseppe Di Mauro, Presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps). Tra le raccomandazioni la profilassi con vitamina D per tutti i neonati per tutto il primo anno di vita, indipendentemente dall’allattamento al seno, e da 1 a 18 anni solo in bambini e ragazzi a rischio. AGUZZIAMO LA VISTA SALUTE. BIMBI Facciamo più attenzione ai loro occhi G li occhi hanno bisogno di essere protetti sin dai primi giorni di vita, come hanno ben capito oltre il 63% dei genitori che si rivolge al pediatra ai primi segni di disturbi oculari dei loro figli. Tuttavia, per la cura della vista e degli occhi dei bambini, molti si affidano ancora all’improvvisazione. Secondo un’indagine condotta da Datanalysis per conto dell’osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza, il 34% dei genitori, in presenza di secrezioni all’occhio del figlio, ancora usa acqua e camomilla o acido borico. Se un occhio è storto il 20% aspetta che torni dritto spontaneamente. Oltre il 10% pensa che il cosiddetto ‘occhio pigro’ sia una malattia che si cura con il collirio, contro il 56% che sa che è un difetto della vista e il 33% che lo reputa un problema di miopia. Ancora, il 14% ritiene che con la miopia si veda bene da vicino e lontano, ma male alla sera e il 20% bene da lontano e male da vicino. Il 25% porterebbe il bambino alla visita oculistica quando ha imparato a leggere, mentre solo l’11% sa che va effettuata entro i 3 anni ed il 62% ritiene che gli occhiali siano prescrivibili dall’oculista dall’inizio della prima elementare. Inoltre si fa ancora confusione su alcuni disturbi che si possono accompagnare a un problema di vista, come mal di testa o occhi arrossati. Insomma, molti luoghi comuni devono ancora essere sconfitti con l’informazione e l’educazione. 63% La percentuale di genitori che si rivolge al pediatra ai primi segni di disturbi oculari dei figli CAMPANELLI DI ALLARME MERITEVOLI DI UNA VISITA SPECIALISTICA CARBALLO/SHUTTERSTOCK.COM ü La testa del bimbo sempre reclinata da un lato mentre studia ü La testa del bimbo che si avvicina molto al piano di lettura ü Le palpebre che si strizzano o gli occhi arrossati da un continuo sfregamento ü Il fastidio alla luce, ma anche un riflesso bianco attorno all’occhio rilevabile da una foto ü Strabismo ü Presenza di secrezioni su palpebre e ciglia N&P 21 SALUTE MAMMA E NEONATI/1 CARENZA DI FERRO 40 Un problema per il cervello del feto Le mamme che hanno preso parte allo studio 22 N&P L E N E T S TA N / S H U T T E R S T O C K . C O M L a carenza di ferro, minerale presente nelle donne sane in percentuali che vanno dal 35 al 58%, può essere molto dannosa per il feto quando la donna affronta una gravidanza. L’insufficiente assunzione di ferro, infatti, esercita effetti negativi, seppure modesti, sullo sviluppo del cervello del nascituro. Lo dimostra il primo studio di questo tipo sull’uomo, pubblicato sulla rivista Pediatric Research e condotto da ricercatori del Saban Research Institute of Children’s Hospital di Los Angeles e dal Columbia University Medical Center. Nello studio i ricercatori hanno esaminato i valori di un campione di 40 madri adolescenti e l’organizzazione del tessuto cerebrale dei loro figli neonati. Esaminando il cervello dei piccoli, 20 giorni dopo la nascita, tramite la risonanza magnetica con tensore di diffusione, sono state evidenziate differenze di materia grigia corticale. Mettendo in relazione queste immagini con i dati relativi all’assunzione di ferro durante la gravidanza, si è scoperto che un maggiore apporto di questo minerale nella dieta era associato a maggiore complessità e maturità nello sviluppo di materia grigia corticale. Viceversa, poco ferro era associato a minore complessità e maggiore immaturità nello sviluppo della materia grigia. FASCINO E TEMPO SALUTE. RUGHE Intorno agli occhi non sono poi così male L ANTONIO GUILLEM/SHUTTERSTOCK.COM e rughe, si sa, sono segni del viso imbarazzanti per molte donne, perché associate all’invecchiamento, specie quelle che compaiono intorno alla bocca, tra gli occhi e sulla fronte. Le cosiddette ‘zampe di gallina’, invece, sono meglio accettate e in alcuni casi considerate anche segni che migliorano il viso. È il risultato di un sondaggio online eseguito tra 500 donne tra i 20 e i 50 anni proposto dal chirurgo estetico Giulio Basoccu, docente all’Università Tor Vergata di Roma e responsabile della Divisione di Chirurgia Plastica Estetica e Ricostruttiva dell’Istituto neurotraumatologico italiano. “Le rughe intorno alla bocca – sottolinea lo specialista – sono il terrore per 8 donne su 10, poiché questo tipo di inestetismo invecchia particolarmente il viso femminile. Le rughe glabellari, quei due solchi più o meno profondi che si formano nel tempo tra gli occhi, vissute quasi come una cicatrice, sono invece insopportabili per 6 donne su 10. E le rughe orizzontali che vanno sempre più in profondità, le cosiddette rughe frontali, che si formano sulla pelle della fronte nel corso degli anni, creano forti imbarazzi a una donna su due”. Ci sono però rughe che vengono accettate di più e che, sebbene indichino il passare del tempo, possono per molte donne, 6 su 10, rappresentare un segno di forza e di energia: sono le rughe perioculari, quelle intorno agli occhi. “Al formarsi delle rughe sul viso contribuiscono l’invecchiamento cronologico nel suo complesso, la degradazione delle fibre elastiche operata dal sole, i movimenti muscolari e articolari, la forza di gravità, lo stress, ma anche le preoccupazioni che portano inconsapevolmente ad impostare i muscoli del visto in movimenti che creano segni sulla pelle” Giulio Basoccu Università Tor Vergata, Roma 500 Il numero di donne che hanno partecipato al sondaggio online N&P 23 SALUTE FIDO, MICIO E IL SONNO NON RIESCI A DORMIRE? Ti vengono in aiuto gli amici a quattro zampe 150 Il numero delle persone intervistate nello studio 24 N&P SUNKIDS/SHUTTERSTOCK.COM B asta con la “conta delle pecore” o con i sonniferi e le tisane! Per chi soffre d’insonnia sembra che sia utile dormire con il proprio animale domestico, seppure con qualche precauzione. È quanto emerge da uno studio della Mayo Sleep Clinic, negli Usa, pubblicato sulla rivista Mayo Clinic Proceedings. Per lo studio sono state intervistate 150 persone, 49% delle quali aveva un animale domestico. Oltre la metà dei ‘quattro zampe’ dormiva nel letto o in camera da letto e il 20% degli intervistati ha dichiarato di essere stato disturbato durante la notte dall’animale con atteggiamenti come quello di aggirarsi in giro per la stanza, piagnucolare o russare, ma ben il 41% ha riportato di avere avuto dei benefici e di sentirsi più sereno e tranquillo, o quantomeno di non aver avuto problemi. Questa sensazione di maggiore sicurezza e tranquillità risultava più rafforzata in chi dormiva da solo: i single o chi ad esempio aveva spesso il partner lontano. MAMMA E NEONATI/2 ANTIDEPRESSIVI IN GRAVIDANZA Rischio di autismo nel nascituro ZANNA KOROBOVA/SHUTTERSTOCK.COM U na nuova indagine canadese suggerisce che l’assunzione di farmaci antidepressivi in gravidanza potrebbe duplicare il rischio di autismo del nascituro, soprattutto se avviene durante il II e il III trimestre di gestazione. I ricercatori hanno seguito lo stato di salute di oltre 145 mila bambini, dal momento del loro concepimento, fino al compimento del loro decimo compleanno. Tra le informazioni raccolte dagli studiosi figuravano: casi di autismo in famiglia e l’assunzione di antidepressivi in gravidanza. Nel corso del periodo di monitoraggio per oltre 1000 bambini è stata fatta una diagnosi di disturbo nello spettro autistico. Dalla ricerca è emerso che a sviluppare l’autismo entro il settimo compleanno erano stati con maggiore probabilità (+87%) i bambini le cui mamme avevano assunto antidepressivi nel II o III trimestre di gravidanza, non a caso nel periodo critico per lo sviluppo cerebrale del bambino. 145 mila SALUTE. Il legame tra autismo e antidepressivi in gestazione restava forte anche quando sono stati considerati tutti gli altri fattori che potevano influenzare il rischio di ammalarsi, come per esempio avere uno o più fratelli a loro volta malati di autismo I bambini rientranti nella ricerca N&P 25 SALUTE ... E SESSO MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE Più di 1 milione al giorno 26 N&P I casi di cancro al collo dell’utero causati dall’Hpv. Le morti ogni anno ad esso correlate sono circa 250 mila PROSTOCKSTUDIO/SHUTTERSTOCK.COM S econdo le ultime stime, pubblicate sulla rivista Plos One, sarebbero oltre un milione le malattie a trasmissione sessuale che si contraggono ogni giorno nel mondo. Lo rivela un’indagine coordinata da Lori Newman dell’Harvard Medical School, che stima un numero totale di 357 milioni di nuove infezioni l’anno tra clamidia, gonorrea, sifilide e tricomoniasi. Unite ai recenti dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulle infezioni da herpes e papilloma virus umano (Hpv) si arriva così alla cifra di un milione di infezioni a trasmissione sessuale. Una buona parte di questi casi si verifica tra adolescenti e giovani che non sanno spesso di essere stati contagiati e possono subire nel tempo danni alla loro salute sessuale e riproduttiva. Se non curate, infatti, clamidia e gonorrea, ad esempio, portano a infiammazioni pelviche che possono danneggiare gli organi riproduttivi nelle donne e causare infertilità e gravidanze extrauterine. Molte malattie a trasmissione sessuale possono, inoltre, essere trasmesse dalla madre al figlio durante la gravidanza e il parto. La sifilide in gravidanza causa ogni anno la morte di circa 305mila feti e neonati e aumenta il rischio di parto prematuro o malattie congenite per 215mila bambini. 500 mila È fondamentale, secondo l’OMS, promuovere l’uso del preservativo e l’educazione sessuale negli adolescenti, aumentare l’accesso a test e terapie, prevedendo anche il test per la sifilide a tutte le donne incinte N&P 27 28 N&P C Vitamina Le ultime SHUTTERSTOCK novità di Francesca Morelli Rafforza il sistema immunitario, difendendo da malattie stagionali come l’influenza o il raffreddore, ma anche contribuendo a prevenire alcune patologie più serie come il cancro. Contrasta l’azione dei radicali liberi grazie alle proprietà antiossidanti; favorisce l’assorbimento di alcuni principi nutritivi tra cui il ferro, l’acido folico e la vitamina E. Stimola la formazione di collagene, indispensabile per la produzione di tessuto connettivo, la riparazione dei tessuti e mantiene sani capillari, gengive e denti. Sono queste le principali proprietà riconosciute alla vitamina C, che sembrano arricchirsi di una nuova potenzialità: proteggere il cuore da eventi cardiovascolari, simulando i benefici dell’attività fisica N&P 29 L a notizia arriva da uno studio condotto dall'Università del Colorado di Boulder, negli Stati Uniti, presentato durante la ‘14ma Conferenza Internazionale sull'Endotelina: Fisiologia, Patofisiologia e Terapici’ tenutasi a Savannah (Usa). Un abbondante consumo di vitamina C al naturale, ovvero attraverso l’alimentazione, supplementare alla dieta, apporterebbe significativi benefici al cuore, specie in condizioni di sovrappeso e obesità, proteggendolo maggiormente dal rischio di eventi cardiovascolari e diabete, noti effetti collaterali della sindrome metabolica. Alcune prime evidenze sul miglioramento della funzionalità dei vasi sanguigni, dovuti all’integrazione nella dieta di vitamina C, o comunque a un suo consumo quotidiano adeguato, erano già emerse in precedenti studi internazionali. Partendo da questa premessa, i ricercatori americani sono andati a osservare l'attività di una singola proteina, l'endotelina-1 (ET-1). Questa risulta infatti particolarmente elevata e produttiva in soggetti con problemi di peso importante e, pare, anche responsabile del restringimento dei piccoli vasi sanguigni che ha come diretta conseguenza l’aumento del rischio cardiovascolare. Intento dei ricercatori era dunque capire se alcuni nutrienti, in particolare gli integratori con vitamina C, fossero in grado di controllare la vivacità dell’ET-1, alleandosi agli effetti derivanti da una attività fisica che - praticata in modo costante e quotidiano, specie da soggetti con problemi di sovrappeso - riduce i livelli della proteina ET-1 in maniera significativa. Gli esperti hanno così osservato le reazioni alla vitamina C di 35 sedentari, dopo averli suddivisi in due gruppi di cui 20 invitati solo a consumare 500 milligrammi al giorno di integratore per 3 mesi e i restanti destinati ad aggiungere all'assunzione di vitamina C una ‘dose’ giornaliera di attività fisica di tipo aerobico. «Confrontando i risultati ottenuti nei due gruppi di volontari – ha commentato Caitlin Dow, ricercatrice dell’ateneo americano e fra gli autori della ricerca abbiamo potuto dimostrare che l’efficacia degli integratori di vitamina C nel ridurre la vasocostrizione associata alla proteina ET-1, era pari a quella che svolgeva attività l'attività fisica. Questo non significa però che la regolare pratica sportiva, secondo le modalità e le necessità personali, debba essere esclusa dalle buone abitudini quotidiane». COME ASSICURARSI IL GIUSTO APPORTO QUOTIDIANO? Dalla buona alimentazione, innanzitutto. La vitamina C, o acido ascorbico, appartiene infatti al gruppo delle vitamine idrosolubili, quelle cioè che l’organismo non è in grado di produrre da solo, ma che devono essere assunte attraverso la dieta. Secondo i nuovi LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento dei Nutrienti) della Società Italiana di Nutrizione Umana, l’assunzione raccomandata per gli adulti si attesterebbe attorno ai 105 mg al giorno. Ovvero il fabbisogno giornaliero di vitamina C, in condizioni normali, è di circa 90 mg per gli uomini e 70 mg per le donne, con necessità di un netto incremento in caso di gravidanza. DOVE TROVARLA? Non tutti gli alimenti contengono vitamina C; essa infatti è di origine vegetale pertanto è presente in cibi ‘green’, come il tarassaco e l’ortica, in alcuni tipi di frutta fra cui arance, limoni, mandarini e agrumi in genere, fragole, kiwi, ribes nero, papaia e in verdure quali spinaci, broccoli, cavoli di Bruxelles, ravanelli, bietole, asparagi, fave, pomodori e peperoni, specialmente verdi. Per godere appieno dei benefici della vitamina C, questi alimenti vanno consumati freschi: ovvero entro 3-4 giorni dalla conservazione, preferibilmente crudi o comunque poco cotti. La Da sapere VITAMINA C ANCHE PER LA PELLE 30 N&P È allo studio una crema a base di arance rosse in particolare 'Tarocco', 'Moro' e 'Sanguinello', per proteggere la pelle dai danni provocati dal sole e dal fumo delle sigarette. La sta mettendo a punto il Crea, il Consiglio POTENZIA (FORSE) GLI EFFETTI DELLA CHEMIOTERAPIA Lo studio - condotto dai ricercatori dell’Università americana del Kansas con la collaborazione del National Institute of Diabetes and Diagestive and Kidney Diseases dei National Instiutes of Health e pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine - è ancora sperimentale. Ma i primi dati confermerebbero la potenzialità della vitamina C nell’aumentare l’efficacia della chemioterapia nel tumore dell’ovaio. «Combinata alla chemioterapia – dichiara Mark Levin del NIH – la vitamina C, somministrata ad alte dosi iniettate in vena, agirebbe da potente antiossidante grazie alla produzione di perossido di idrogeno (acqua ossigenata) che distrugge le cellule del tumore ovarico, potenziando da un lato l’azione antitumorale della chemioterapia e dall’altro limitando gli effetti collaterali del trattamento standard (carboplatino e paclitaxel) senza aggiunta di vitamina C». Risultati preliminari che, a detta degli esperti, indurrebbero ad avviare trial clinici e a testare il cocktail su larga scala prima di poter confermare con certezza l’efficacia della vitamina C. per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria. La crema, attraverso un test sull'epidermide, avrebbe dimostrato il miglior effetto foto-protettivo dell'estratto concentrato, ottenuto dal succo e dai sottoprodotti degli SHUTTERSTOCK caratteristica di questa vitamina infatti non è solo la capacità di sciogliersi in acqua, ma anche l’ipersensibilità alle alte temperature, tanto che le sue proprietà vengono quasi del tutto disperse durante la cottura, per cui è meglio optare per cotture brevi e senza acqua: ad esempio al microonde, al vapore o alla piastra. La vitamina C soffre anche la luce, l’ossigeno e l’umidità: questo significa che una volta pulite, sbucciate o spremute frutta e verdura, dovrebbero essere consumate subito. NÉ TROPPA, NÉ POCA La vitamina C non ama gli eccessi e neppure i difetti, vale a dire che il suo consumo deve essere moderato per non incorrere in importanti effetti collaterali. Se i suoi livelli sono abbondantemente sotto la soglia del normale fabbisogno, potrebbe provocare lo scorbuto, una patologia in passato molto diffusa fra i marinai che vivevano a lungo sulle navi senza cibarsi per mesi e mesi di alimenti freschi. Seppure molto raro, lo scorbuto è ancora oggi presente: negli adulti è generalmente dovuto ad avversione per alcuni alimenti, a diete inappropriate o per carenze legate a particolari condizioni come la gravidanza, l’allattamento, l’ipertiroidismo, le malattie infiammatorie acute e croniche, le operazioni chirurgiche, che possono aumentare le richieste di vitamina C e non essere sopperite in modo adeguato. Anche i bambini ne possono essere affetti; in età pediatrica, di norma compare tra il 6º e il 12º mese di vita e i primi possibili segnali da non trascurare sono l’irritabilità, l’inappetenza, lo scarso aumenta di peso, o le estremità delle ossa lunghe (per esempio, femore) gonfie, le gengive sanguinanti, la presenza di febbre, anemia e l’aumento della frequenza cardiaca. Manifestazioni che sono tipiche anche nell’adulto. Anche l’assunzione eccessiva di vitamina C, attraverso una dieta sbilanciata agrumi pigmentati ricchi di antocianine, flavanoni, acidi idrossicinnamici e vitamina C, rispetto al tocoferolo, un altro antiossidante naturale comunemente utilizzato in cosmetica. «In un primo studio l'estratto di agrumi Presente in molti tipi di frutta e verdura, la vitamina C ha molte proprietà, ma è anche molto delicata. Per essere efficace, la sua azione non deve essere compromessa dalla cottura ad alte temperature applicato sull'epidermide è stato in grado di inibire eritemi indotti da lampade Uv – ha spiegato Paolo Rapisarda, direttore del Crea Agrumi – e in un secondo ha dimostrato una capacità protettiva contro l'attacco dei radicali o un abuso di integratori, può danneggiare l’apparato urinario con la formazione di calcoli, o provocare un’overdose di ferro il cui assorbimento è favorito dalla vitamina C. Inoltre, sebbene abbia azione antiossidante, assunta in quantità oltre la media, la vitamina C potrebbe generare effetti contrari e avviare un processo di ossidazione. Tra i sintomi indicativi di una indigestione questa sostanza vi sono mal di testa, bruciori di stomaco, vomito, diarrea, gastrite e crampi addominali, ma anche debolezza, vertigini e vampate improvvise di calore. Un'attenzione all’assunzione della vitamina C va prestata anche in corso di terapie, perché potrebbe interferire con alcuni farmaci, alterandone l’efficacia. Ad esempio, non viene assorbita se si assumono contraccettivi orali, acido acetilsalicilico e barbiturici; in quest'ultimo caso, in particolare, ne potenzia l'effetto, mentre diminuisce l'azione degli anticoagulanti. liberi generati dal fumo delle sigarette». Se ulteriori studi confermassero le proprietà antinfiammatorie, l’estratto potrebbe trovare un impiego topico per mitigare le conseguenze di alcune patologie infiammatorie della pelle. N&P 31 SHUTTERSTOCK SHUTTERSTOCK Una scarsa assunzione di vitamina C può avere ripercussioni importanti sul benessere fisico. In particolare momenti e situazioni della vita la vitamina C può scarseggiare nel nostro organismo; è il caso della gravidanza, dell’allattamento, dei periodi successivi a un intervento chirurgico 32 N&P I principali benefici dalla ‘giusta’ assunzione Come sempre in salute vince la moderazione. Infatti, correttamente consumata, la vitamina C contribuisce a... Una vitamina polivalente La vitamina C ha un’efficacia documentata nel rafforzare il sistema immunitario e nel far assorbire all’organismo alcune sostanze nutrienti FAR ASSORBIRE ALCUNI NUTRIENTI, primo fra tutti il ferro, difficile da fare accettare all’organismo ma particolarmente prezioso poiché aiuta l’efficienza dell’ossigeno e il mantenimento dei livelli di energia. Esistono due tipologie di ferro: quello "eme" contenuto in carne, pollame, pesce e frutti di mare e il ferro non eme che si trova invece in uova, verdure, frutta e noci ed il cui assorbimento è più problematico per la presenza in questi alimenti di fitonutrienti. Alcune gocce di succo di limone spremuto su una bistecca, sul pesce o nelle insalate, o una spremuta d’arancia (a patto che non vengano zuccherati) possono aiutare l’integrazione del ferro. Mantenere questo metallo nei parametri soglia significa prevenire il rischio di anemia, specialmente di quella sideropenica che è la forma più ricorrente nell’infanzia e nell’adolescenza, ma che si può verificare anche nell’adulto (uomini e donne), specie in caso di difetti nell’assorbimento, dopo interventi di asportazione totale o parziale dello stomaco, a seguito di emorragia gastro-intestinale o di malassorbimento del primo tratto del piccolo intestino, in donne in età fertile a causa del flusso mestruale abbondante o in gravidanza, per una maggiore richiesta di ferro da parte dell’organismo. CONTRASTARE IL RAFFREDDORE, RAFFORZANDO IL SISTEMA IMMUNITARIO: sull’efficacia della vitamina C contro il raffreddore si è discusso a lungo. Poi la prova sarebbe giunta da uno studio scientifico condotto dall'Università di Helsinki, suffragata da una revisione pubblicata da The Cochrane Library, secondo cui anche in persone particolarmente stressate, come coloro vivono in condizioni climatiche estreme o straordinarie, quali soldati, sciatori e maratoneti - la vitamina C ridurrebbe il rischio di sviluppare il raffreddore di circa il 50%. Oltre al raffreddore, la vitamina C contrasterebbe anche le infezioni in generale, favorendo una più rapida cicatrizzazione delle ferite, attivando l’azione dei globuli bianchi e la produzione di mediatori chimici cellulari che dirigono le risposte immunitarie. AUMENTARE IL TONO DELL’UMORE E CONTROLLARE LA GESTIONE DELLO STRESS: uno studio condotto dal Jewish General Hospital di Montréal, in Canada, avrebbe dimostrato che pazienti con problemi umorali, grazie all'assunzione di vitamina C, dopo 7-10 giorni presentavano un miglioramento del tono dell’umore. Ma non solo: dell’assunzione di vitamina C beneficerebbe anche lo stress, grazie alla riduzione del cortisolo. Il tono dell’umore può migliorare grazie a una corretta assunzione di vitamina C, che agisce anche sulla regolazione del cortisolo, l’ormone dello stress N&P 33 34 N&P O L LY Y/ S H U T T E R S T O C K .C O M Via di Elisabetta Ballario lo stress in 10 mosse ALL’ETÀ DI CINQUE ANNI MOLTI DI NOI METTEVANO UN POLLICE IN BOCCA PER RILASSARSI. DA ADULTI RICORRIAMO PIÙ SPESSO A RIMEDI ‘FAI DA TÈ - COME INGURGITARE CIBO SPAZZATURA, BERE UNO O DUE BICCHIERI DI VINO O GUARDARE PROGRAMMI LEGGERI IN TV. SOLUZIONI CHE SPESSO REGALANO SOLO UNA MOMENTANEA ILLUSIONE DI BENESSERE, AUMENTANDO POCO DOPO LA SENSAZIONE DI VUOTO GIÀ PRESENTE. FORTUNATAMENTE, PERÒ, STUDI RECENTI HANNO RIVELATO ALCUNI FACILI METODI PER SOLLEVARE LO SPIRITO E RIDURRE IL PROPRIO STRESS, GENERANDO REALI EFFETTI POSITIVI SU MENTE E CORPO N&P 35 Da sapere NON STRESSARTI, LAVORERAI MALE! 36 N&P Quando l’organismo dice “basta” Lo stress è una risposta fisiologica del nostro corpo a un cambiamento, sia fisico che psichico. Non deve però durare nel tempo, altrimenti potrebbe causare disturbi 1. COLTIVARE TEMPO LIBERO ED EMOZIONI POSITIVE “Troppo spesso dimentichiamo di ritagliare dei momenti tutti per noi, a causa degli impegni quotidiani”, spiega Regoli. “È inoltre fondamentale coltivare relazioni con chi ci fa stare bene. Esistono infatti diverse evidenze sulla ‘scienza del sorriso’”. Solo per citarne una, alcuni anni fa i medici della Loma Linda University in California hanno osservato come una ventina di pazienti, dopo essere stati “trattati” per circa tre settimane con risate sonore prolungate - tutte persone a rischio diabete e con un livello eccessivo di grassi nel sangue - registravano un miglioramento dell’equilibrio ormonale. In particolare cortisolo ed epinefrina, due sostanze che Nel lavoro, tutti prima o poi si trovano a fare i conti con momenti di forte stress. Ma sul piano lavorativo questo fattore può abbassare notevolmente il livello di produttività. Secondo una ricerca condotta da IMR (per A N TO N I O G U I L L E M/S H U T T E R S TO C K.CO M; R.I EG O S Y N/S H U T T E R S TO C K.CO M “Lo stress è una reazione dell’organismo a un cambiamento fisico o psichico”, spiega Giulia Regoli, psicologa laureata presso l’Università Sapienza di Roma e psicoterapeuta specializzata in Orientamento Umanistico Bioenergetico. “Come dice il neuropsicologo Rick Hanson, autore di Buddha’s Brain, quando siamo in condizioni di stress il nostro corpo produce cortisolo e adrenalina, ormoni che aiutano le funzioni vitali a lavorare in condizioni critiche. Alla lunga, però, questi ormoni contrastano la produzione di serotonina e di altre sostanze fondamentali per l’organismo, causando una serie di disturbi”. Ecco allora alcuni piccoli segreti per sentirci meglio quando siamo stressati è sempre benefico. Bisogna stare attenti però che il viaggio non preveda situazioni e luoghi stressanti o pericolosi. Scegliere la giusta compagnia è fondamentale”. 2. aumentano nei periodi di stress, si erano abbassate. Una risata al giorno ha fatto anche diminuire il livello della leptina e crescere quello della grelina, con l’effetto di un miglioramento dell’appetito. “Questo perché - spiega l’esperta - le neuroscienze considerano il cervello un’unità globale in cui tutte le parti sono interdipendenti. Quando una di esse subisce un cambiamento, anche le altre reagiscono allo stesso modo. In poche parole, il nostro cervello si sente bene e ci dice di sorridere. All’inverso, noi sorridiamo e diciamo al nostro cervello di sentirsi bene. Per sfuggire a stress e doveri quotidiani è inoltre un’ottima occasione intraprendere un viaggio per vacanza. Uscire dalla routine quotidiana o concedersi più riposo 4manconsulting), su un panel di 300 lavoratori, il 47% degli imprenditori dichiara di sentirsi stressato e che questo influisce sensibilmente sul grado di produttività. Tra i manager, coloro che dichiarano questi disturbi Una risata lo seppellirà C’è un rapporto positivo tra il sorriso e l’abbassamento dei livelli di stress sono circa il 34%, percentuale che scende a 25% tra i collaboratori. Tra le cause di stress, quella indicata più frequentemente è la crisi economica, seguita dalla mancanza di orari prestabiliti, che tolgono tempo RILASSARSI OSSERVANDO “Quando paura e ansia ci assalgono il sistema nervoso centrale fa fluire il sangue verso i muscoli più grandi, facendo arrivare meno sangue agli arti, cosi che abbiamo mani e piedi più freddi. Può essere utile in questi casi visualizzare qualcosa di caldo tra le mani come una tazza di latte o di the, per ridurre i livelli di stress,” prosegue l’esperta che collabora anche con la Words Of Peace Global (WOPG), Fondazione Umanitaria Internazionale impegnata a diffondere e garantire la pace nel mondo. Questo avviene perché il sistema nervoso centrale fa affluire il sangue verso gli organi vitali. Visualizzare qualcosa di caldo tra le mani in questi casi equivale a inviare al sistema nervoso centrale il messaggio che va tutto bene. Le mani calde indicano che il sangue vi affluisce normalmente e quindi non c’è nessun pericolo. Può essere anche utile fare un bagno caldo o bere qualcosa di caldo, quando è possibile. Un’ottima occasione per sfuggire a stress e doveri quotidiani. 3. PRATICARE ATTIVITÀ FISICA, SPORT O YOGA Un’equilibrata attività fisica permette di eliminare le tensioni e le tossine accumulate, inducendo una significativa produzione di serotonina, nota come ‘l’ormone del buonumore’. “Qualsiasi attività fisica che risulti piacevole - continua la psicoterapeuta - induce una significativa produzione di serotonina, che contrasta il livello di stress. Anche una semplice passeggiata in un bel posto, in un parco verde o sulla riva del mare, serve”. alla famiglia e a sé stessi. Al terzo posto, la difficoltà nel gestire il rapporto con dipendenti e collaboratori. I dati raccolti confermano quelli già diffusi dall’Università Sapienza di Roma, in collaborazione con l’AISIC (Associazione Italiana contro lo Stress e l’Invecchiamento Cellulare). Si stima perciò che in Italia un cittadino su 3 sia ansioso, 12 milioni e mezzo facciano uso di ansiolitici e che circa il 14% della popolazione soffra di disturbi del sonno. N&P 37 Ansia, aggressività e manifestazioni ossessive diminuiscono e si fanno più frequenti sorrisi, gesti affettuosi e di socievolezza. Alcuni parlano di più e più volentieri. Sono i bambini affetti da autismo e da tutti quei disturbi cosiddetti dello spettro autistico che interagiscono con un cane. È quanto hanno potuto osservare i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità nel corso di una revisione scientifica di alcune pubblicazioni dedicate all’argomento, in cui i protagonisti, oltre ai bimbi, erano gli “assistance dogs” e i “therapy dogs”, i primi addestrati a sopperire a menomazioni fisiche del padrone, come per esempio i cani per ciechi, i secondi ad entrare in interazione con uomini e bambini. “Questo avviene – hanno spiegato gli scienziati – perché gli animali, i cani in special modo, sono in grado di rispondere affettivamente all’attenzione umana, reagendo con comportamenti di tipo sociale e ispirando sentimenti positivi. Mostrano così di possedere una capacità unica: quella di agire come un ponte attraverso cui fluiscono le emozioni e di fungere da catalizzatore sociale”. 38 N&P 4. PRATICARE TECNICHE DI RESPIRAZIONE Una delle soluzioni più efficaci per combattere lo stress è mettere in pratica la respirazione diaframmatica o addominale. “Immaginate che il vostro addome sia un palloncino che si gonfia quando inspirate e si sgonfia quando espirate”, spiega Regoli. “Tenendo la mano appoggiata sulla pancia, inspirate profondamente cercando di gonfiare il più possibile la pancia senza muovere il torace. Dopo, espirate cercando di svuotare il più possibile la pancia, visualizzando il palloncino che si svuota. Ripetere l’esercizio con frequenza vi permetterà di passare gradualmente da una respirazione toracica a una addominale”. 5. MANGIARE BENE I cibi possono contrastare lo stress aumentando la produzione di alcune sostanze nell’organismo. La quantità deve sempre essere equilibrata, perché ogni eccesso può provocare squilibri di vario tipo nel corpo. I dietologi indicano i carboidrati complessi – pane, pasta, cereali - come ottimi alimenti per mantenere costanti i livelli di serotonina, l’ormone del buonumore. Studi compiuti dalla Johns Hopkins University indicano che il gusto dolce sulla lingua aumenta le endorfine. Il cioccolato fondente è particolarmente utile nel diminuire gli ormoni dello stress, come testimonia una ricerca pubblicata nel 2009 dal Journal of Psychopharmacology. “Un rimedio anti stress da adottare prima di dormire - continua l’esperta - è il classico bicchiere di latte caldo. Gli studiosi hanno scoperto che il calcio riduce gli spasmi muscolari e allevia tensione e ansia. I ricercatori australiani della Swinburne University of Thecnology, a seguito di uno studio di tre mesi, consigliano inoltre la carne e i fagioli perché contengono vitamina B, che diminuisce agitazioni e nervosismi. Anche l’avocado riduce l’ipertensione perché contiene potassio in misura maggiore rispetto a una banana di medie dimensioni. Infine, quando il sistema immunitario è sotto stress, è bene assumere betacarotene, insieme alle vitami- A N D R E S R/S H U T T E R S TO C K.CO M; WAV E B R E A K M E D I A/S H U T T E R S TO C K.CO M PET THERAPY: UN RIMEDIO CONTRO ANSIA E STRESS, SOPRATTUTTO PER I BIMBI ne A e C, per rafforzare le nostre difese”. 6. DONARE QUALCOSA DI SÉ Donare soldi per una buona causa può farci sentire molto meglio rispetto a comprare un paio di jeans alla moda. “Se la beneficenza è fatta con piacere e con un reale intento di donare agli altri - spiega Regoli - avrà un effetto antistress. Lo shopping allenta le tensioni accumulate se rappresenta un momento divertente o un modo per regalarsi qualcosa, prendendosi cura di se stessi. Quando diventa l’unica valvola di sfogo alla frustrazione è invece un comportamento negativo, perché meramente compulsivo”. 7. ASCOLTARE MUSICA “In generale, la musica influisce sul sistema nervoso perché libera endorfine e riduce il livello di cortisolo”, spiega Regoli. “Suggerisco musiche lente o allegre. L’importante è che evochino a chi ascolta pensieri, immagini e ricordi felici. Gli studi in psicologia suggeriscono, ad esempio, l’Inno Un “rimedio” contro lo stress? L’altruismo Fare del bene ci fa sentire bene, migliora il nostro rapporto con il mondo. E l’effetto antistress è assicurato, così come quando si abbraccia una persona cara alla Gioia di Beethoven, il Chiaro di Luna di Debussy, i Notturni di Chopin e L’Apocalisse degli animali di Vangelis”. Particolarmente utile può essere poi la musicoterapia, che rappresenta infatti uno strumento di comunicazione non-verbale per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche”. 8. CERCARE DI COMPIERE GESTI AFFETTUOSI VERSO SÉ STESSI E GLI ALTRI L’abbraccio affettuoso e le coccole permettono al corpo di produrre sostanze come l’ossitocina, che favoriscono il benessere. Cerchiamo perciò di non esserne avari con le persone che amiamo. “L’auto-abbraccio è talvolta un gesto automatico in persone che si trovano in difficoltà. Ha lo stesso effetto biochimico delle coccole e, psicologicamente, permette di entrare in contatto con se stessi”, spiega l’esperta. 9. Spezzare la routine, un grande alleato dello stress Praticare sport, fare giardinaggio, strappare alla quotidianità spazi, anche piccoli, per sé stessi. E ogni tanto concedersi una breve vacanza. Lo stress si combatte anche così FARE GIARDINAGGIO Una ricerca tedesca, pubblicata nel 2011 sul Journal of Health Psychology, sembra dimostrare che non sia solo l’attività fisica e sportiva ad avere un effetto antistress. E’ emersa una correlazione tra l’incremento della serotonina e un comune batterio presente nel terreno - Mycobacterium vaccae - che apparentemente i giardinieri inalano, mentre lavorano la terra. Anche queste sono le meraviglie della natura! 10. PRATICARE QUALSIASI ATTIVITÀ CHE RISULTI PIACEVOLE E ‘SPEZZARE’ LA ROUTINE Quando si è sotto stress è fondamentale staccare la spina, sospendendo i meccanismi psico-fisiologici sottostanti all’accumulo di tensione. Già riuscire a ‘spezzare’ la routine favorirà infatti un maggiore benessere. “Con i pazienti particolarmente stressati - conclude la psicoterapeuta che ha collaborato anche con Human Trainer, portale di psicologia per psicologi professionisti - uso l’aromaterapia e i fiori di Bach. Per quanto riguarda gli integratori, si può ricorrere a camomilla, valeriana, biancospino e melissa. Tra le tisane consiglio quella a base di valeriana, passiflora e biancospino. Oppure uno degli svariati decotti in commercio”. N&P 39 Mangiare a colori SHUTTERSTOCK di Irma D’Aria 40 N&P Un arcobaleno a tavola. Per mangiare con piacere soddisfacendo l’occhio e soprattutto assicurandosi il giusto apporto di tutti i nutrienti. È questo l’obiettivo dell’iniziativa “Nutritevi dei colori della vita”, la campagna di sensibilizzazione lanciata in questi giorni da all’Unione nazionale tra le organizzazioni dei produttori ortofrutticoli, agrumari e di frutta in guscio (Unaproa), con il supporto dell’Unione Europea e del Ministero delle olitiche agricole, alimentari e forestali (Mipaf). Per lanciare la campagna durerà fino al 2018 e prevede numerose iniziative tra cui la distribuzione di guide informative e schede tematiche. Per conoscere i punti vendita che hanno aderito all’iniziativa si può visitare il sito: www.nutritevideicoloridellavita.com N&P 41 «Un consumo adeguato di frutta e verdura - spiega il Presidente di Unaproa Ambrogio De Ponti - è un investimento in benessere per il singolo, ma anche un vero e proprio risparmio per la collettività. Da qui il valore sociale, oltre che economico, della campagna “Nutritevi dei colori della vita”. L’importanza della posta in palio è evidenziata dai numeri: secondo gli ultimi dati dello studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), 600 grammi quotidiani di ortofrutta invece di 250, basterebbero a ridurre del 15% il rischio di malattie cardiovascolari, del 27% quello di malattie respiratorie e del 40% quello relativo a patologie dell’apparato digerente, con un conseguente risparmio sulla spesa sanitaria nazionale. L’obesità, invece, affligge nel nostro Paese 4,9 milioni di adulti e l’11,1% dei bambini, con un costo sanitario di circa 23 miliardi di euro, ovvero il 6,7% della spesa sanitaria pubblica (dati Rapporto Nomisma-Unaproa 2015). Giallo-arancio Arancia, carota, clementina, kaki, limone, mandarino, ma anche peperone e zucca devono la loro colorazione alle elevate quantità di betacarotene, una sostanza appartenente alla famiglia dei carotenoidi, che il nostro organismo converte in vitamina A, fondamentale per numerose funzioni dell’organismo. La vitamina A, infatti, contribuisce al normale metabolismo del ferro e al mantenimento della pelle, della capacità visiva e della funzione del sistema immunitario. In generale il beta-carotene è un potente antiossidante che viene assorbito con i grassi e se assunto con gli alimenti non procura sovradosaggio, come può invece verificarsi nel caso di un eccessivo uso di integratori. La frutta e le verdure di colore rosso hanno un alto contenuto di due fitocomposti con azione antiossidante: il licopene e le antocianine. Fragole, anguria e ciliegie, ma anche pomodori e peperoni, a patto di mangiarli crudi, per esempio in insalata, forniscono inoltre un nutriente importantissimo in grande quantità: la vitamina C che, se assunta giornalmente in una quantità di almeno 200 mg (il fabbisogno medio europeo è di 90 mg al giorno per gli uomini e 80 mg per le donne), contribuisce al mantenimento della normale funzione del sistema immunitario durante e dopo uno sforzo fisico intenso, alla normale formazione del collagene e alla normale funzione delle ossa, di cartilagini, gengive, pelle e denti. La vitamina C favorisce anche l’assorbimento del ferro presente negli altri alimenti. 42 N&P SHUTTERSTOCK (5) Rosso Verde Il tipico colore di agretti, asparagi, bieta, broccoletti, carciofo e cavolo, non dovrebbe mai mancare a tavola. Ci sono due sostanze nutrienti che accomunano tutti gli ortaggi verdi, in particolare quelli a foglia: il magnesio e l’acido folico. Il magnesio è parte della molecola della clorofilla e nell’uomo contribuisce al normale metabolismo energetico e alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento, al normale funzionamento del sistema nervoso e di quello muscolare. L’acido folico o folato, invece, oltre a essere utile durante la gravidanza, contribuisce alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento e alla normale funzione del sistema immunitario. Blu-viola Questo gruppo di alimenti contiene fitocomposti con azione antiossidante: le antocianine. Le verdure blu-viola, e in particolare i frutti di bosco, sono ricchi di vitamina C che, se assunta giornalmente in una quantità di almeno 200 mg (il fabbisogno medio europeo è di 90 mg al giorno per gli uomini e 80 mg per le donne), contribuisce al mantenimento della normale funzione del sistema immunitario durante e dopo uno sforzo fisico intenso, alla normale formazione del collagene e alla normale funzione delle ossa, delle cartilagini, delle gengive, della pelle e dei denti. Il radicchio contiene anche discrete quantità di beta-carotene ed è una buona fonte di potassio, che contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso, alla normale funzione muscolare e al mantenimento di una normale pressione sanguigna. Buone fonti di potassio sono anche i fichi, i ribes e le more. Bianco Aglio, cavolfiore, cipolla, finocchio, funghi, mela, pera: sono i cibi bianchi che contengono due principi nutritivi particolarmente interessanti: il potassio e le fibre. Il potassio contribuisce al funzionamento del sistema nervoso e alla normale funzione muscolare, nonché al mantenimento di una normale pressione sanguigna. Le fibre vegetali, invece, mantengono in salute l’intestino; quelle solubili come la pectina, se assunta giornalmente in una quantità di almeno 6 grammi, come quella contenuta per esempio in circa tre mele, contribuisce al mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue. Le mele e le cipolle sono potenti antiossidanti, mentre i funghi rappresentano una delle principali fonti di selenio, che contribuisce al normale mantenimento di unghie e capelli, alla normale funzione tiroidea e alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo provocato da un eccesso di radicali liberi dell’ossigeno. N&P 43 YURIY RUDYY/ SHUTTERSTOCK.COM Sesso e... 44 N&P Una coppia buon cibo vincente di Elisabetta Gramolini N&P 45 I l perfetto amatore mangia bene ed è attento alla salute a tavola. Questo non significa che chi è magro debba essere anche bravo sotto le lenzuola o chi è sovrappeso non possa dimostrarsi un Don Giovanni. Certo è, però, che fra alimentazione corretta e buon sesso il legame c’è. A dimostrarlo è la scienza. Mantenere infatti parametri metabolici nella norma, come un basso livello di colesterolo nel sangue o l’ipertensione sotto controllo, aiuta ad avere una buona risposta vascolare, importantissima quando si parla di sesso. Viceversa, un’alimentazione scorretta può portare a problemi nella funzionalità sessuale, come il calo del desiderio nella donna e la disfunzione erettile nell’uomo, perché l’organismo è gravato da un eccesso di grassi o da un’assunzione sbagliata di zuccheri. Attenzione, in natura non esistono i cosiddetti afrodisiaci, alimenti capaci di accendere la passione come per magia. Esistono però delle sostanze, contenute in alcuni cibi, che agevolano alcune azioni fondamentali per l’arte amatoria. Per l’uomo, sono addirittura quattro le categorie da tenere in considerazione. Si comincia con i vasodilatatori, elementi che agiscono come il viagra sull’apparato circolatorio. Oltre al prevedibile peperoncino, che ha un alto tasso di acido capsico ma in dosi eccessive è un irritante, anche gli insospettabili aglio, per via dell’allicina, e anguria, che contiene citrullina, capace di aumentare il contenuto di ossido nitrico, sono da inserire nella lista degli ingredienti da assumere se si vuole aumentare l’azione circolatoria del sangue nelle parti intime. “Altra categoria – spiega il professor Carlo Cangiano, responsabile dell’unità di Nutrizione clinica e dietologia dell’Ospedale S. Andrea di Roma - è rappresentata dalle vitamine, in particolare quelle del gruppo B, fra cui la B6 che è uno stimolo alla produzione di ormoni maschili, contenuta in gradi quantità nell’avocado e nel miele. Ma è importante anche il betacarotene, che si trasforma in vitamina A, eutrofizzante, cioè nutriente per gli organi sessuali, riscontrabile soprattutto nei pomodori. E infine la vitamina E, in abbondanza negli asparagi, che aumenta la produzione di ormoni sessuali”. Nella terza categoria troviamo i micronutrienti, principi nutritivi indispensabili per una serie di funzioni fra cui il metabolismo”. “Qui non manca lo zinco - continua il professor Cangiano - che aumenta la sintesi di testosterone e di dopamina che accresce lo stimolo della libidine ed è contenuto sia nelle ostriche sia nel sedano. Altro elemento è il selenio che ha un effetto rivitalizzante per gli spermatozoi ed è in Mangiare gran quantità nelle noci bene significa brasiliane”. Nell’ultima amare bene. Cibo categoria che deve e sesso stimolano due interessare gli uomini, aree cerebrali molto ritroviamo i pomodovicine. Anche per questo ri, importanti perché una cena romantica comprendono il licopeè spesso il preludio di una notte di fuoco 46 N&P ne che stimola la concentrazione del liquido seminale. Per le donne, il discorso si limita a due funzioni: la produzione di endorfine, stimolata dal cioccolato amaro che ha anche un effetto rilassante, e poi la secrezione vaginale, migliorata dal consumo di zafferano. “Le sostanze possono migliorare l’attività sessuale – ribadisce Cangiano - ma resta il ruolo svolto dalla psiche nell’uomo così come nella donna e una dieta equilibrata senza eccessi di alcol, fumo e cibi grassi che non facilitano le prestazioni dopo cena”. Infine una curiosità: nella zona appenninica esiste un formaggio dal nome ‘scoparolo’, spacciato come potente afrodisiaco. In realtà l’origine del nome deriva dal fatto che questo tipo di prodotto veniva anticamente conservato nel ripostiglio delle scope. Inoltre la leggenda popolare vuole tutti i formaggi stagionati capaci di riabilitare gli uomini più pigri a letto, ma non ha alcuna evidenza scientifica. Al di là di quello che mangiamo, cibo e sesso per tutti sono intimamente legati. “Questo perché stimolano due aree cerebrali molto vicine”, afferma il dottor Roberto Bernorio, specialista in ginecologia, psicoterapeuta e sessuologo clinico della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss) che al tema ha dedicato un seminario dal titolo ‘Nutrire il benessere sessuale’. Che il connubio sia stretto se n’è accorta da tempo l’industria che sta dietro ai sex shop dove si vendono indumenti intimi commestibili, “La spiegazione – aggiunge Bernorio - è che la bocca viene usata per assimilare un piacere sessuale e alimentare”. Il cibo può essere usato anche come gioco nelle terapie di coppia: “Basti pensare che quando due persone si conoscono si danno appuntamento a cena o in altre occasioni dove gioca un ruolo da coprotagonista – suggerisce lo psicoterapeuta sessuologo – e può essere usato nelle terapie come preliminare per riattivare una comunicazione nella coppia”. Un buon rapporto con il cibo quindi significa anche una buona attitudine al sesso. In negativo, spesso i disturbi alimentari sono accompagnati da disfunzioni sessuali. È il caso dell’anoressia che impedisce alla persona di avere rapporti con il partner. “Per prima cosa si interviene sul disturbo dell’alimentazione – aggiunge Bernorio - anche perché biologicamente un corpo troppo magro non riesce a produrre gli ormoni necessari all’attività sessuale. La bulimia sessuale invece – spiega – è meno frequente; inoltre l’ipersessualità non necessariamente è legata al disturbo alimentare e colpisce di solito persone che hanno difficoltà di controllo”. Il rapporto con il cibo si rispecchia anche nelle età della vita: dalla fame nell’adolescenza, all’appetito nella fase della maturità che tuttavia rischia di scomparire nella vecchiaia. “Nella terza età l’appetito a tavola tende a diminuire così come a letto - prosegue il sessuologo della Fiss - in questa fase dell’esistenza si dà più importanza ad altre cose, mentre mantenere il desiderio sessuale con un’attività costante sarebbe l’ideale”. TUTTI CHEF… E AMATORI? GOODLUZ/ SHUTTERSTOCK.COM Se buon cibo e sesso vanno così di pari passo, grazie al boom che sta vivendo l’arte culinaria nel nostro Paese e altrove, dovremmo avere un’infinità di latin lover. Eppure non è detto che un ottimo chef sia anche un bravo amatore. Il professionista dei fornelli “corre il rischio – osserva il dottor Bernorio - di trasportare tutta la sua energia in un solo settore. Avviene già così nei casi dei grandi manager d’azienda che erotizzano il proprio lavoro escludendo altre sfere importanti, come il sesso, dalla propria vita”. Di sicuro è più facile per alcune persone che non hanno una vita sociale appagante concentrarsi sulla qualità del cibo perché è molto più facile per loro ottenere risultati dai piatti piuttosto che dalla felicità con il partner. “C’è un rischio che il cibo possa sostituire il piacere del sesso, come ribadisce il ginecologo e sessuologo. In realtà le due cose dovrebbero entrare in sinergia ed è importante che il cibo non vada a sottrarre troppa energia libidica, attraverso la soddisfazione riscontrata sul lavoro, all’attività sessuale”. N&P 47 a z n e u l f n I Cosa mangiare per evitarla e curarla 48 N&P T E T I A N A I AT S E N K O / S H U T T E R S T O C K . C O M di Irma D’Aria IL DOSSIER DI Nutri&Previeni febbraio 2016 N&P 49 50 N&P BLUESKYIMAGE/SHUTTERSTOCK.COM Siamo nel cuore dell’inverno e… dell’influenza. Generalmente nel mese di febbraio si registra il picco di questa banale quanto invalidante sindrome Secondo le stime degli esperti, alla fine dell’inverno, l’influenza avrà messo a letto dai 4 ai 5 milioni di italiani, con un 40% di casi tra 0 e 18 anni, un altro 40% tra i 18 e i 65 e un 20% tra gli over 65. I virus responsabili sono H1N1, H3N2 e il Virus B Phuket, ma il probabile arrivo di un altro virus, il virus B Brisbane, potrebbe portare a un aumento del numero di casi, complice anche le condizioni meteorologiche con temperature che iniziano a diventare più rigide facilitando ancor più l’influenza. Anche l’emergenza smog potrebbe giocare a favore dei virus: con le vie respiratorie, già irritate dalle polveri sottili, i virus potrebbero trovare una breccia aperta per introdursi più facilmente nell’apparato bersaglio. Oltre al vaccino, come fare una prevenzione che funzioni davvero e come riprendersi quando l’influenza è ormai arrivata? Scegliendo con attenzione i cibi da portare a tavola perché solo assumendo i nutrienti giusti possiamo fornire al sistema immunitario le difese necessarie. La dieta per l’influenza e la convalescenza L’influenza si combatte e si previene anche a tavola. Come? Se riuscissimo quotidianamente ad assumere circa 60 milligrammi di vitamina C, il nostro organismo opporrebbe una “barriera” difficilmente penetrabile dal virus Un aiuto fondamentale per rinforzare le difese immunitarie arriva dall’alimentazione: saper scegliere e abbinare i cibi tenendo conto della loro capacità di difenderci dai virus può davvero aiutarci a restare in buona salute. E se l’influenza ci ha già colpiti? Tra dolori articolari e muscolari, febbre e disturbi vari, spesso mangiare è l’ultimo dei nostri pensieri. Invece, per superare velocemente una malattia banale, ma debilitante, come l’influenza, è fondamentale scegliere la dieta adatta. “L’alimentazione da seguire deve essere leggera, digeribile e, allo stesso tempo, nutriente” dice Pietro Migliaccio, nutrizionista e Presidente della Società italiana di Scienza dell’Alimentazione (S.I.S.A). “Il primo consiglio è, naturalmente, di mettersi a letto, a riposo, e praticare una terapia sintomatica preferibilmente consigliata dal medico di famiglia”. GLI ALIMENTI ANTI-VIRUS. Per combattere i sintomi influenzali bisogna bere molta acqua a temperatura ambiente, consumare alimenti ricchi di vitamina C (soprattutto agrumi e kiwi), preferire tra gli alimenti proteici le carni bianche ed il pesce in quanto più facilmente digeribili. Secondo l’Associazione Italiana di Dietetica basterebbero circa 60 milligrammi di vitamina C tutti i giorni, dall’azione antinfiammatoria e utili per aumentare le naturali difese dell’organismo. “Per questo è consigliabile assumere almeno 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura per assicurarsi tale apporto” spiega Giampaolo Guida, medico di famiglia esperto in omeopatia a Bologna. “Tra i cibi da privilegiare si consigliano agrumi, frutti di bosco, kiwi, peperoni, pomodori, broccoli. Un altro accorgimento significativo è quello di condire le pietanze con il limone: è infatti un antibatterico naturale e facilita l’assorbimento del ferro, elemento utile al potenziamento delle naturali difese dell’organismo”. IL RUOLO DELLA PASTA. Ma nella dieta per l’influenza è presente ogni giorno anche la pasta. “Fa parte della tradizione gastronomica italiana e la sua presenza sulle nostre tavole ci permette di seguire un’alimentazione sana, corretta ed equilibrata” spiega Migliaccio. Oltre ai carboidrati (79,1%) fornisce anche proteine vegetali, (11-13% a seconda del “tipo”) e una piccola quantità di lipidi (1,4%). Inoltre, è ricca di vitamine del gruppo B, contiene poco sodio e non apporta colesterolo. “E’ un alimento che rappresenta una delle principali fonti di energia della dieta mediterranea che è il modello alimentare considerato ottimale per mantenere un buono stato di salute e per prevenire e curare molti stati patologici. Per queste ragioni nei giorni in cui si è particolarmente debilitati dall’influenza e si ha poco appetito consiglio di mangiare la pasta, a pranzo o a cena, sotto forma di minestrina in quanto facilmente digeribile, deglutibile e riesce anche a calmare la tosse”. LA DIETA DELLA CONVALESCENZA. Dopo l’influenza il nostro organismo ha bisogno di rimettersi in sesto e recuperare le forze. “Si può introdurre della pastasciutta per recuperare le forze perse durante la malattia”, continua Migliaccio. I carboidrati complessi della pasta, infatti, costituiscono la principale fonte di energia per il cervello, per i muscoli, per i globuli rossi e per l’organismo e rappresentano dunque il carburante indispensabile per svolgere le attività quotidiane. “E’ preferibile condirla con olio extravergine di oliva e pomodoro pelato fresco, ottime fonti di vitamine (A, C, E) e di antiossidanti, in particolare di licopene, presente in quantità maggiore nel pomodoro cotto. Con l’aggiunta nel condimento di proteine di origine animale (tonno o carne trita o pesce sminuzzato) si rende il pasto equilibrato da un punto di vista nutrizionale e si permette di recuperare le masse muscolari perse con la scarsa attività fisica svolta”. N&P 51 ELABORATA DAL PROFESSOR MIGLIACCIO Dieta per l’influenza e la convalescenza (PER I PRIMI TRE GIORNI) Colazione: Latte, caffè a piacere, zucchero o miele, due fette biscottate. Metà mattina: una spremuta d’arancia o di pompelmo oppure una arancia o un mandarancio o due mandarini. Pranzo: pesce fresco o surgelato lesso; verdure preferibilmente cotte; condire con olio extravergine di oliva e succo di limone; pane tostato; frutta, preferibilmente cotta. Pomeriggio: latte caldo con zucchero o miele oppure una spremuta d’arancia o di pompelmo. Cena: brodo vegetale con pasta o riso, due/tre cucchiaini di formaggio grattugiato; carne bianca cucinata semplicemente; verdure preferibilmente cotte; condire con olio extravergine di oliva e succo di limone; pane tostato; una porzione di frutta, preferibilmente cotta. Colazione: thè con zucchero o miele, due fette biscottate o pane tostato. Metà mattina: una mela grattugiata con succo di limone. Pranzo: pesce fresco o surgelato lesso; patate lesse; condire con olio extravergine di oliva e succo di limone; pane tostato; una porzione di frutta preferibilmente cotta. Pomeriggio: un thè con due fette biscottate. Cena: riso con due/tre cucchiaini di formaggio grattugiato. carne bianca cucinata semplicemente; patate lesse; condire con olio extravergine di oliva e succo di limone; pane tostato. Una porzione di frutta, preferibilmente cotta. 52 N&P In fase di guarigione: ü Passare dalla minestrina alla pastasciutta. ü Aumentare le quantità delle porzioni. ü Inserire gradualmente tutti gli alimenti, tra i quali i formaggi. ü Reintrodurre il vino durante i pasti. ü Le vitamine che aiutano a prevenire l’influenza MARAZE/SHUTTERSTOCK.COM; ANNA KUCHEROVA/SHUTTERSTOCK.COM; HOMG VO/SHUTTERSTOCK.COM In caso di disturbi gastrointestinali L’influenza, come il raffreddore e le altre malattie, si trasmette con estrema rapidità soprattutto nei luoghi chiusi e affollati: dopo lo starnuto di una persona infetta, in un metro cubo di aria si possono ritrovare fino a 16mila particelle di virus disseminate in un raggio di 1,8 metri Il vaccino è una strategia di primaria importanza e va consigliato in particolare ai portatori di malattie croniche (asmatici, diabetici, cardiopatici). È bene, però, ricordare che la protezione vaccinale è limitata ai soli virus inclusi nella composizione annuale: restano inevitabilmente “scoperte” tutte le malattie causate dagli altri patogeni, stagionali e non, quali rhinovirus, adenovirus, virus parainfluenzali e così via, che spesso favoriscono l’insediamento secondario di batteri (quando non sono questi ultimi a prendere il sopravvento). Ma allora come fare prevenzione? Innanzitutto seguendo basilari norme igieniche quali il lavaggio delle mani e l’abitudine di starnutire e tossire nel fazzoletto, difficili da insegnare ai bambini piccoli. Ma il sistema immunitario, per operare in piena efficienza e reagire prontamente alle aggressioni microbiche, ha bisogno di alcuni componenti che devono essere introdotti con l’alimentazione. Tra questi spiccano le vitamine del gruppo B: un apporto adeguato di acido folico, riboflavina (B2) e altre vitamine del gruppo, quali la B6 e la B12, è indispensabile per mantenere un perfetto equilibrio funzionale necessario alla risposta immunitaria, sia anticorpale (inclusa la risposta allo stesso vaccino influenzale) che cellulare. La “preparazione” alla nuova stagione epidemica comincia con un’alimentazione sana ed equilibrata. La supplementazione con vitamine del gruppo B, spesso suggerita nei periodi di convalescenza o in caso di inappetenza, può essere d’aiuto anche nella prevenzione dell’influenza. Il ricorso a un integratore che le contenga nella giusta misura è utile sia a compensare la perdita di queste vitamine, dovuta alla conservazione e alla cottura dei cibi, sia a soddisfare i giusti fabbisogni in quei bam- Il fattore “V” Vaccino e Vitamine Il vaccino è un presidio fondamentale per prevenire l’influenza. Ma non basta. L’igiene e un’adeguata alimentazione devono sostenerne l’azione. In convalescenza può essere utile un supplemento di vitamine del gruppo B bini e adulti costretti a pasti rapidi o per lo più legati a una dieta monotona, selettiva o ripetitiva. Ma anche lo zinco ha un ruolo strategico nella lotta contro i virus influenzali. Di recente la Cochrane Reviews ha condotto una revisione su studi che hanno coinvolto 1360 persone, stabilendo che lo zinco ha un’azione di prevenzione e di riduzione dell’intensità della sintomatologia delle malattie tipiche della stagione invernale. Lo zinco praticamente agisce bloccando la replicazione virale e parallelamente ha anche un’attività immunostimolante. Altro ruolo primario è quello dei probiotici. Tra i sintomi più fastidiosi dell’influenza, infatti, ci sono quelli gastrointestinali che si manifestano con scariche diarroiche e crampi, colpendo spesso in modo violento e improvviso, e che si protraggono per 2-3 giorni. Un valido aiuto per una ripresa efficiente dell’organismo è rappresentato dai probiotici che non agiscono solo nel ripristino dell’equilibro della microflora intestinale, ma possono determinare, tra i meccanismi principali d’azione, un effetto di tipo protettivo - soprattutto nei confronti delle infezioni sulla mucosa intestinale - di modulazione positiva sul sistema immunitario e di inibizione sia dell’adesione che della crescita dei batteri causa di infezioni. Per ripristinare la naturale flora batterica, combattendo così i disturbi intestinali, può essere davvero utile integrare la dieta con un prodotto che contenga 300 miliardi di fermenti lattici di 9 ceppi diversi, tra cui Lactobacilli, Bifidobatteri e Streptococchi. Una recente revisione di studi che hanno coinvolto oltre 1000 persone, ha individuato nello zinco la capacità di prevenire e di ridurre l’intensità dei sintomi influenzali N&P 53 54 N&P SHUTTERSTOCK N I N A B U D AY/ S H U T T E R S T O C K .C O M Oltre all’apparato respiratorio, l’influenza può colpire quello gastrointestinale, con crampi e violente, improvvise scariche di diarrea, che si protraggono per due-tre giorni Il vero e falso sull’influenza L’arancia aiuta davvero a prevenire il raffreddore? È vero che dopo tre giorni non si è più contagiosi? E dormire ci fa guarire prima? Sono alcuni dei dubbi e luoghi comuni più diffusi sull’influenza. Per capire come stanno davvero le cose, gli esperti di Assosalute (Associazione Nazionale Farmaci di Automedicazione) ci svelano il VERO e il FALSO sull’influenza Influenza. Tra verità e falsi “miti” Lana, letto e latte. Così, nel Medioevo, si curava l’influenza. Da allora, alcune convinzioni sono state “smontate” dalle evidenze scientifiche, ma altre hanno retto benissimo all’urto del tempo “PULIRE E DISINFETTARE CASA AIUTA A LIBERARSI DEI VIRUS IN CIRCOLAZIONE” Vero La durata della sopravvivenza dei virus varia da tipo a tipo. Il virus dell’influenza ad esempio può vivere per 8-12 ore su superfici dure come i top dei mobili o della cucina e nei lavelli in acciaio inox. Su superfici morbide, invece, come ad esempio un panno, non vivrà a lungo. Quindi se qualcuno in casa si ammala è sicuramente utile usare prodotti a base di candeggina e sostanze disinfettanti per limitare la diffusione dei virus. “BERE UNA SPREMUTA D’ARANCIA AL GIORNO AIUTA A PREVENIRE RAFFREDDORE E INFLUENZA” “DORMIRE AIUTA A DIFENDERSI DAL VIRUS” Vero Vero Alcune persone pensano che assumere vitamina C possa aiutarli ad affrontare meglio la stagione invernale. È vero che l’assunzione di giuste dosi di vitamina C contribuisce a rafforzare il sistema immunitario. Quindi via libera agli alimenti che la contengono. Bisogna fare solo attenzione alle quantità: assumerne in eccesso, magari non solo dalla dieta, ma anche attraverso gli integratori, potrebbe dar luogo a disturbi gastrointestinali. Sonno e riposo sono estremamente importanti per aiutare il corpo a combattere un virus. Questo vale ancora di più per i bambini: lasciamoli dormire anche più del solito e teniamo monitorate le vie respiratorie quando infiammate, aiutandoli a liberarle in caso di necessità. “DOPO TRE GIORNI IL MALATO NON È PIÙ CONTAGIOSO” Recenti ricerche hanno evidenziato l’opportunità di assumere proteine per facilitare la ricostruzione delle cellule danneggiate dall’infezione. Il brodo è in genere il modo migliore per nutrirsi in un momento in cui, a causa dell’infezione, si è inappetenti. Falso Ogni virus è diverso e colpisce ogni persona in modo differente. Sebbene un virus non sopravviva in eterno, non esiste tuttavia un tempo prestabilito in cui si smette di essere contagiosi. Per prevenire il contagio, quindi, piuttosto che guardare il calendario è meglio seguire delle semplici regole come lavarsi frequentemente le mani e fare attenzione al contatto con starnuti e fazzoletti altrui. “BERE IL BRODO DI GALLINA, AIUTA A CONTRASTARE L’INFIAMMAZIONE” Vero “OGNI TIPO DI TOSSE HA IL SUO RIMEDIO” Vero È importante farsi consigliare dal farmacista sul giusto sciroppo a seconda del tipo di tosse. Se la tosse è grassa infatti, lo N&P 55 “SE SI È VACCINATI NON CI SI AMMALERÀ PER TUTTO L’INVERNO” Falso Il vaccino protegge dai virus prevalenti in un anno specifico, ma non copre l’organismo da tutti i virus influenzali. In generale, si può dire però che chi si è vaccinato ha una bassa probabilità di ammalarsi o, se si ammala, la forma influenzale sarà più lieve. Soprattutto per le categorie a rischio il vaccino rimane 56 Gli antibiotici non combattono l’influenza, perché la loro azione è diretta contro le infezioni batteriche e non contro i virus. Meglio, dunque, non abusarne N& P comunque una delle armi di prevenzione più importanti. Dopo le V di vaccini e vitamine, la “R” di riposo Il riposo è senz’altro una buona medicina per l’influenza. Anche per i bambini. Dormire più del solito aiuta il corpo a contrastare l’attività del virus “GLI ANTIBIOTICI COMBATTONO L’INFLUENZA” Falso Gli antibiotici combattono soltanto le infezioni batteriche e l’influenza stagionale non è causata da un batterio, ma da un virus. Tuttavia però, in alcuni casi e per particolari soggetti (ad es. anziani e malati cronici), dopo aver consultato il medico, può essere utile assumere una terapia antibiotica per contrastare alcune infezioni batteriche come bronchiti, sinusiti e polmoniti, che possono sopraggiungere a causa dell’influenza e che tendono a colpire il corpo già debilitato dal virus. “PEZZETTE BAGNATE E ALCOL ETILICO DENATURATO AIUTANO A FAR SCENDERE LA FEBBRE” Vero Oltre ad assumere un antipiretico quando la febbre supera i 38°, pezzette inumidite e alcol possono aiutare a trovare velocemente un po’ di sollievo quando la temperatura corporea è troppo alta. S U B B OT I N A A N N A/S H U T T E R S TO C K.CO M sciroppo dovrà avere un’azione espettorante per aiutare i bronchi a liberarsi dalle secrezioni; mentre se si tratta di tosse secca può essere utile uno sciroppo ad azione calmante o un cucchiaino di miele, per dare un po’ di sollievo e riposare meglio. Succo di Noni e bacche di Acai VA L E N T I N A R A Z U M O VA / S H U T T E R S T O C K .C O M ; B U T T E R F LY H U N T E R / S H U T T E R S T O C K .C O M ; J E N I F O T O / S H U T T E R S T O C K .C O M Ecco i nuovi alimenti-scudo Gli agrumi, insieme al kiwi, restano ancora al top dei cibi ricchi di vitamina C che possono aiutarci a combattere i virus influenzali e potenziare le difese immunitarie. Ma la natura ci mette a disposizione anche altri frutti e piante che tra l’altro aiutano anche a rallentare l’invecchiamento. Come il succo di Noni. Si tratta di un albero tahitiano (Morinda citrifolia) di cui la medicina tradizionale utilizza il succo conosciuto come “noni juice” o anche “pianta che uccide il dolore”. Ricco di sali minerali e vitamine, può essere utile per prevenire le infezioni delle prime vie respiratorie. Lo si può consumare sotto forma di succo o in capsule. Da scoprire anche le bacche di Acai, Euterpe oleracea, una palma che cresce nella foresta amazzonica. Le sue bacche sono ricchissime di antocianine, potenti agenti antiossidanti. Inoltre, contengono vitamine del gruppo B, vitamina C ed E che completano l’azione anti-radicali liberi. Questo mix di nutrienti rende l’estratto di Acai un eccellente ricostituente generale. È facilmente reperibile in tutte le erboristerie e nelle farmacie con reparto naturale. Ci sono alcuni alimenti naturali in grado di offrirci un mix di nutrienti che accelerano la nostra convalescenza dopo l’influenza. È il caso del succo di Noni e delle bacche di Acai IL FRAPPÈ ANTI-INFLUENZA Gli esperti concordano su quanto sia importante fare il pieno di vitamine e sali minerali portando ogni giorno in tavola frutta e verdura. Ma per chi ha poco tempo a disposizione non è facile preparare tutti i giorni verdure fresche. Ecco perché una buona soluzione può essere quella di assumere ortaggi e frutta a colazione sotto forma di frappè o centrifugati in modo da assorbire tutti i nutrienti. “L’ideale per rinforzare il sistema immunitario è un frappé protettivo agli agrumi”, suggerisce Stefano Polato, chef che ha supportato l’ideazione e la produzione di cibo per Samantha Cristoforetti in vista della missione spaziale Futura e che ha scritto di recente il libro “Il potere rigenerante dei succhi” (Sperling & Kupfer). Per prepararlo servono: un’arancia, ½ pompelmo, ½ banana, un cucchiaino di zenzero fresco grattugiato, tre cucchiai di yogurt di soia e tre cubetti di ghiaccio tritati. Dopo aver spremuto l’arancia e il pompelmo, si mettono tutti gli ingredienti nel frullatore fino a ottenere un composto omogeneo. “Il pompelmo è antiossidante e antinfiammatorio grazie alla vitamina C, antibatterico grazie all’acido citrico e antitumorale per il limonoide, inoltre contiene pectine che regolarizzano il transito intestinale” spiega Polato. “Le arance contengono vitamina C e altre sostanze fitochimiche che migliorano la salute dei vasi sanguigni, abbassano l’incidenza di diversi tumori e potenziano il sistema immunitario. La banana è ricca di vitamina A e di vitamina C, che potenzia le difese immunitarie, nonché di minerali e per questo aiuta a combatterne alcune carenze, come quelle da potassio o da ferro. Lo zenzero, infine, contrasta la nausea, la diarrea e le infiammazioni, ma anche il comune raffreddore, ed è antiossidante e antitumorale”. N&P 57 58 N&P R.I EG O S Y N/S H U T T E R S TO C K.CO M Le tisane ci danno una mano a riprendere la forma migliore. Per dolcificarle e potenziarne l’effetto, usiamo il miele al posto dello zucchero 7 Le tisane che combattono i sintomi influenzali Per combattere raffreddori e influenza si può ricorrere anche ai rimedi naturali alla portata di tutti, come tisane e decotti che, oltretutto, sono l’ideale d’inverno visto che si tratta di bevande calde e di gusto gradevole. E per potenziare il loro effetto, al posto dello zucchero meglio usare il miele: secondo numerosi studi, ha proprietà sedative della tosse, antibiotiche e antinfiammatorie. REGOLE DELLA PREVENZIONE 1. Detergere le mani, spesso e accuratamente, con acqua e sapone. 2. Riparare la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce. Subito dopo lavarsi le mani. 3. Non toccare occhi, naso e bocca: sono facili vie di accesso per i virus. 4. Evitare il fumo, sia attivo che passivo (soprattutto in presenza di bambini). 5. C H A M I L L E WH I T E/S H U T T E R S TO C K.CO M Seguire sempre uno stile alimentare sano che preveda cibi ricchi di vitamina C, come kiwi, ananas, broccoli e, naturalmente, arance. E’ importante bere molto e spesso. Per la prevenzione dell’influenza, l’ideale sono le bacche di rosa canina e il karkadè. Sono piante ricche di antocianine, carotenoidi, flavonoidi e polifenoli che svolgono una buona attività anti-infiammatoria. Inoltre consentono di fare il pieno di vitamina C fondamentale per la prevenzione dei sintomi influenzali. Quando si ha il raffreddore, invece, serve una tisana che agisca sui sintomi. L’ideale è lo zenzero che contiene gingerolo e altre sostanze con una forte azione anti-infiammatoria. Lo zenzero si può usare sia fresco che secco ed oltretutto, come infuso, risulta anche gradevole e non pungente come quando lo si consuma fresco. Infine, se l’influenza è già arrivata con febbre, dolori muscolari e spossatezza, è meglio ricorrere a un decotto con chiodi di garofano e un frammento di corteccia di cannella. Sono due erbe che contengono polifenoli ed oli essenziali con azione tonificante ed energetica su tutto l’organismo. Si fanno bollire per un paio di minuti due cucchiaini di chiodi di garofano e uno di corteccia di cannella. Poi si lascia in infusione per 20-30 minuti, si filtra e si aggiunge il succo di mezzo limone e un cucchiaio da minestra di miele. Si beve due volte al giorno. 6. Rimanere a casa quando si manifestano i primi sintomi dell’influenza ed evitare i luoghi affollati quando i casi di malattia sono molto numerosi. 7. Vaccinarsi. Il medico di base - e il pediatra per i propri figli - è la persona più indicata a cui rivolgersi. N&P 59 Il virus può essere anche informatico Quanto tempo trascorri davanti al computer? S e sei tra gli internet addicted allora il tuo sistema immunitario potrebbe essere meno forte. Lo dimostra una ricerca condotta dall’Università di Milano, in collaborazione con alcuni ricercatori americani, che è stata pubblicata sulla rivista Plos one. Lo studio ha valutato 500 persone maggiorenni e ha evidenziato che coloro che avevano problemi di uso eccessivo di internet hanno anche manifestato sintomi di raffreddore e influenza più frequenti rispetto a coloro che non presentavano dipendenza da Internet. In circa il 40% del campione si sono riscontrati livelli moderati o alti di dipendenza da internet - una cifra che non differiva tra maschi e femmine. Le persone con livelli più elevati di dipendenza da internet avevano circa il 30% in più di sintomi di raffreddore e influenza rispetto a coloro che utilizzavano internet in modo meno frequente. Precedenti ricerche hanno dimostrato che le persone che trascorrono più tempo su internet sono più soggette a privazione di sonno, hanno abitudini alimentari peggiori, si impegnano di meno nell’esercizio fisico e tendono a bere e fumare di più. Questi comportamenti, indipendentemente dall’età, possono danneggiare il sistema immunitario e aumentare la vulnerabilità alle malattie. Lo studio suggerisce che coloro che sono dipendenti da Internet possono soffrire di stress importante quando sono disconnessi dalla Rete; di conseguenza questo ciclo di stress e sollievo, associato alla dipendenza da Internet, può portare a un aumento Chi sta troppe ore al computer ha un sistema immunitario meno forte. Magari resiste al virus informatico, ma non a quello influenzale dei livelli di corticosteroidi, ormoni che possono ridurre la funzione immunitaria. I ricercatori suggeriscono un’ipotesi: “È possibile che coloro che trascorrono molto tempo da soli su Internet presentino una ridotta funzione immunitaria semplicemente perché non hanno un adeguato contatto con gli altri e i loro germi”. Lo studio ha anche evidenziato che le persone usavano internet in media 6 ore al giorno, ma una minoranza considerevole del campione lo usava per oltre 10 ore. Si sono evidenziate differenze nel modo in cui uomini e donne utilizzavano Internet: le donne che usavano maggiormente Internet per i social media e lo shopping, gli uomini maggiormente per il gioco e la pornografia. I VIRUS DI QUEST’ANNO Sono tre i virus attesi. Si tratta ancora del virus H1n1, che dal 2009 sta completando la sua opera, un virus H3n2 di origine svizzera, un virus B thailandese, ma c’è un possibile ulteriore virus B Brisbane, di origine australiana, che potrebbe essere una variante che insieme 60 N&P al tempo può determinare un possibile incremento dei casi. “Non è facile dire quando ci sarà il picco” spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università di Milano “però alcuni studi relativi alla combinazione di fenomeni meteorologici indicano che l’influenza scatta quando la temperatura si abbassa e rimane per alcuni giorni bassa e tipicamente questo accade dopo Natale, complici anche i viaggi, baci e abbracci delle Feste”. Il fatto che i virus di quest’anno non siano del tutto nuovi “permetterà probabilmente ad una parte di italiani di scamparla” dice Pregliasco. “Però potrebbe anche succedere ciò che è avvenuto lo scorso anno, quando un inverno molto freddo ha aumentato fino a 6 milioni e mezzo il numero di casi che abbiamo registrato a fine stagione”. N&P 61 IL DOSSIER DI Nutri&Previeni febbraio 2016 Carnevale dolce festa di Patrizia Maria Gatti 62 N&P STUDIOGI/SHUTTERSTOCK.COM una N&P 63 ELENA SCHWEITZER/SHUTTERSTOCK.COM Non solo coriandoli, maschere, sfilate e carri. Non solo divertimento. Il Carnevale per gli antichi era la festa dell’inverno in cui si poteva gozzovigliare prima della Quaresima. Oggi ha perso quel significato, ma resistono nella tradizione i dolci tipici, che mettono a dura prova la linea degli adulti e i denti dei più piccini 64 N&P Che bella festa è il Carnevale, soprattutto per i bambini. Coriandoli e stelle filanti dai mille colori, costumi e mascherine, trombette e sorrisi, ma anche scherzetti, per non parlare dei gustosi e tipici dolcetti. Nella tradizione carnevalesca italiana anche i dolci hanno, infatti, un posto importante e ce ne sono per tutti i gusti. Le mamme e le nonne sfoderano ciotole e padelle per preparare impasti e creme, perché i più noti dolci di carnevale sono quasi tutti da friggere. Ogni regione del nostro Paese li chiama con nomi diversi. In Lombardia ci sono le chiacchiere e i tortelli, nel Lazio le frappe e le castagnole, in Toscana le prime diventano bugie e le seconde frittelle, in Veneto crostoli e frittole, in Campania chiacchiere e struffoli e in Puglia frappe e ravioli ripieni di marmellata o di cioccolato. Tutti buoni davvero, vanno a ruba nelle festicciole mascherate all’asilo, a scuola e in casa con gli amichetti. Ma attenzione a non esagerare, perché ogni dolcetto in più del dovuto può far male specialmente ai denti dei piccoli. Primo colpevole: lo zucchero. Zucchero e dentini Conosciamoli insieme I denti si trovano all’interno del cavo orale; vengono considerati veri e propri organi in quanto sono composti da tessuto vivo, vasi e terminazioni nervose. La loro funzione principale è quella di afferrare, trinciare e masticare il cibo; secondariamente, svolgono anche il ruolo di modulatori fonetici, ovvero regolano i suoni della voce. Di solito i denti da latte sono 20, molto più piccoli dei 32 permanenti degli adulti. Il gruppo dei denti da latte, chiamati anche “denti primari”, è costituito da quattro incisivi, due canini e quattro molari per ogni mandibola. I denti da latte iniziano a formarsi nell’utero della mamma e possono spuntare nei piccolini tra i cinque e gli otto mesi, sebbene la loro comparsa possa variare e nei maschietti si presentino generalmente più tardi che nelle bambine. L’ultimo di questi denti primari spunta di solito quando il bambino ha tra i due e i tre anni. Iniziano invece a cadere intorno ai sei anni e in media fino ai 12 anni. In ciascuna mandibola, i quattro incisivi primari sono sostituiti dai quattro incisivi permanenti, i due canini primari da due canini permanenti, e i quattro molari primari da quattro premolari permanenti. Intorno ai sei anni spuntano i primi quattro molari permanenti in fondo alla bocca che non hanno un loro equivalente nei denti da latte. Intorno ai 13 anni, un ragazzino, normalmente, non ha più denti da latte e presenta 28 dei 32 denti permanenti in bocca. Gli ultimi 4 denti permanenti a spuntare sono di solito i terzi molari o “denti del giudizio” che possono comparire in qualsiasi momento durante gli ultimi anni dell’adolescenza o anche a metà dei vent’anni, o addirittura non comparire affatto. Come è organizzata la struttura di un dente? La porzione che emerge dalla gengiva si chiama corona, mentre quella nascosta dalla stessa e che si insedia nell’osso viene definita radice. Esternamente, solo sulla corona, è posizionato lo smalto (tessuto duro); sotto di esso, il dente è formato da uno strato di dentina, a sua volta ricoperto da un sottile velo di cemento. Nella loggia più interna si distingue la polpa, nella quale circolano i vasi e i nervi per la sensibilità. Il rapporto tra i denti e la salute dell’uomo è piuttosto stretto ed articolato. Anzitutto, i denti sono fondamentali per iniziare il processo digestivo; senza di essi, il cibo non potrebbe essere masticato e imbevuto di saliva, che contiene i primissimi enzimi digestivi. La masticazione corretta I BAMBINI E LA CARIE Fino alla fine dell’adolescenza si è maggiormente esposti al rischio di carie sia per fattori costituzionali (minore mineralizzazione dentale), sia alimentari (maggior propensione al consumo di zuccheri). In giovane età è infatti più spiccata la sensibilità verso il sapore dolce, spinta ed amplificata dall’industria alimentare che propone cibi molto appetitosi e molto zuccherati. Si calcola che entro i 6 anni di età quasi i due terzi dei bambini sviluppino almeno una carie. Il genitore può cercare di educare il palato del figlio diminuendo il contenuto di zucchero negli alimenti fatti in casa. In ogni caso, senza costringere il bambino a troppe provazioni, è fondamentale insegnargli l’importanza di una corretta igiene orale. N&P 65 consente di ridurre il carico di lavoro dello stomaco e i denti possono rappresentare una fonte di accesso diretto per i batteri verso il circolo sanguigno. “Se i denti rappresentano un fattore determinante per la nutrizione dell’essere umano, anche la dieta può agevolare o compromettere l’integrità di questi organi. La complicazione più frequente è di certo la carie dentaria”, afferma la professoressa Antonella Polimeni, Professore Ordinario dell’Università di Roma Sapienza, Direttore della Clinica Odontoiatrica del Policlinico Umberto I a Roma. “La carie è dovuta all’insieme di più fattori e viene definita come l’erosione dello smalto dentario che, se non curata, sfocia nella contaminazione batterica prima della dentina e poi della polpa dentaria. In quest’ultimo caso è frequente che l’infezione comporti la formazione di un ascesso, ovvero una sacca di pus. L’erosione dello smalto deriva principalmente da tre fattori: spessore (geneticamente determinato), pH della saliva (deve essere alcalino per compensare l’acidità della bocca), acidi residui”. Se per i primi due non è possibile intervenire, per il terzo esiste una serie di accorgimenti atti a favorire una maggior conservazione dei denti. Questi acidi, capaci di intaccare lo smalto dentario, derivano sia dalla naturale composizione degli alimenti, sia dalla fermentazione batterica fisiologica del cavo orale. I batteri predominanti in bocca sono: streptococchi, lattobacilli, corinebatteri, actinomiceti, stafilococchi e alcuni batteri anaerobi. Tra tutti, pare che quelli maggiormente responsabili della produzione acida siano i lattobacilli. Il substrato prediletto da questi microorganismi è di certo quello dei carboidrati, in particolare semplici o poco complessi, come gli zuccheri. Per quel che concerne gli acidi degli alimenti, invece, sono presenti soprattutto nei prodotti aciduli. È il caso dell’acido malico (presente in particolare nelle mele), dell’acido ascorbico (vitamina C), dell’acido citrico (negli agrumi), dell’acido tartarico (uva, vino ecc.), dell’acido fosforico (bevande a base di cola), dell’acido acetico (aceto), dell’acido lattico (yogurt). Avendo un’azione corrosiva sullo smalto, alcuni di questi acidi presenti nella dieta hanno anche un effetto sbiancante. Ovviamente, il loro utilizzo per lo sbiancamento (succo di limone, aceto di mele ecc.) deve prevedere una corretta diluizione e la 66 N&P LO ZUCCHERO RAFFINATO Biscotti, caramelle e alcuni tipi di pane e pasta possono contenere zucchero raffinato. Lo zucchero raffinato è il prodotto dei trattamenti a cui lo zucchero grezzo viene sottoposto per ottenere grandi quantità di un dolcificante poco costoso. Lo zucchero grezzo, invece, viene estratto mediante macinazione della canna e viene sbiancato per ottenere zucchero raffinato, con un contenuto di saccarosio pari al 99%. Questa trasformazione industriale uccide e sottrae tutte le sostanze vitali e le vitamine presenti nella canna da zucchero. Secondo il Center For Disease Control and Prevention e la American Dental Association, i bambini che consumano regolarmente zuccheri raffinati corrono un rischio maggiore di contrarre diverse malattie. A proposito di dolciumi: durante il Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti Universitari di Odontoiatria di Roma, nel 2014, si è fatto il punto su nuove scoperte e alimenti che favoriscono o peggiorano la salute dei denti. La prima buona notizia è che il cacao, soprattutto quello amaro, contiene sostanze antibatteriche che riescono ad avere la meglio anche sullo zucchero presente nei dolci al cioccolato. Anche alimenti come caffè, vino e formaggio aiutano i denti di grandi e piccini a tenere lontano il batterio responsabile della carie, e cioè lo Streptococcus mutans. “Consumando cioccolato fondente all’80% -spiega la professoressa Polimeni- si può ridurre il rischio di carie, soprattutto se si ha l’accortezza di non mangiarlo assieme a dessert troppo ricchi di zuccheri e carboidrati, proprio come i dolcetti di Carnevale, che ne vanificherebbero gli effetti positivi. Sono molto utili nel contrastare la placca batterica anche alimenti come i mirtilli, che contengono sostanze antibatteriche in grado di ridurre il rischio di carie del 45%, e lo yogurt ai fermenti lattici, che lo abbassa di oltre il 20%”. Sono amici dei denti dei bambini anche alimenti come funghi, cicoria e verdure crude, in quanto lavorano come ‘spazzolini naturali’ in grado di assorbire ed eliminare i residui di cibo dai denti. Promosso infine, dopo molte controversie sull’argomento, il chewing-gum allo xilitolo: le ricerche hanno dimostrato come questo particolare tipo di zucchero sia in grado di ridurre la proliferazione dei batteri. La carie è la complicazione più frequente dell’integrità dei denti. È dovuta a molti fattori e, se non curata, può sfociare in infezioni con la formazione di ascessi giusta modalità di applicazione. Facendone un uso smodato, aumenterebbe molto la probabilità di erosione grave dello smalto. Va ricordato che la composizione chimica dello smalto dentario è quasi totalmente a base di calcio, in maniera simile alle ossa, e che il fluoro svolge un ruolo fondamentale nel suo processo di fissazione. È dunque chiaro che una dieta carente di questi minerali, oltre a compromettere la densità scheletrica, possa incidere negativamente sul mantenimento dello smalto. Per l’integrità delle gengive, invece, è consigliabile accertarsi che la dieta non sia carente di magnesio, zinco, ferro, manganese, selenio, vitamina C e vitamina E. Le gengive rivestono la porzione inferiore del dente, non provvista di smalto; se arretrate, favoriscono l’insediamento dei residui di cibo ed espongono i punti più delicati del dente ai batteri e agli acidi degli alimenti. “A questo proposito - sottolinea Polimeni - una ricerca ALENA OZEROVA/SHUTTERSTOCK.COM sulla salute delle gengive ha evidenziato come i consumatori di buone porzioni di yogurt, ovvero latticini contenenti lattobacilli, siano meno colpiti dai disturbi delle gengive. In pratica, nonostante l’acido lattico possa risultare erosivo per lo smalto, la presenza dei batteri residenti in bocca tende a preservare i tessuti dall’azione nociva dei microrganismi patogeni, analogamente a quanto accade nelle mucose intestinali e degli organi riproduttori”. Infine, ricordiamo che, per motivi “fisici” o di consistenza, certi alimenti favoriscono più di altri l’insorgenza di carie dentaria. È il caso dei prodotti semi-liquidi e/o collosi (ad esempio gli sciroppi, le caramelle, il miele pastorizzato, la crema di nocciole, ecc.) e di quelli che diventano poltiglia subito dopo la masticazione, come marmellate, cracker, biscotti, fette biscottate. Questi alimenti, aderendo e lasciando più residui sui denti, favoriscono la proliferazione dei batteri e la formazione degli acidi. Al contrario, i cibi più duri (nocciole, mandorle, noci, carote, finocchi, sedano) favoriscono l’utilizzo della dentatura e lasciano meno residui fermentabili dai batteri del cavo orale. “La carie, dunque, non è altro che un’infezione provocata da alcuni microrganismi che popolano il cavo orale. - aggiunge Polimeni - Dal momento che lo sviluppo e la proliferazione di questi batteri sono favoriti dai residui di cibo che rimangono negli interstizi tra i denti, è importante associare un’alimentazione adeguata ad una corretta igiene orale. “Per capire quali siano gli alimenti consentiti e quelli da consumare con moderazione occorre innanzitutto aver ben presente il meccanismo di formazione della carie. I batteri vivono in colonie situate sulla parete esterna dei denti, formando la cosiddetta placca batterica”, precisa la professoressa. “Come tutti gli organismi viventi anche i batteri hanno bisogno di cibo per sopravvivere. Per questo motivo trovano terreno fertile nei residui alimentari che rimangono tra i denti. In particolare, le sostanze nutritive preferite dai batteri sono gli zuccheri che vengono utilizzati e trasformati in acido lattico, un prodotto di rifiuto in grado di intaccare lo smalto dentale e causare la carie. Gli alimenti zuccherini hanno pertanto un ruolo determinante nella formazione della carie. Maggiore sarà la permanenza di questi cibi nel cavo orale, più alto sarà il rischio di sviluppare questa patologia”. N&P 67 SHUTTERSTOCK E VG E N Y ATA M A N E N KO/S H U T T E R S TO C K.CO M I batteri responsabili della carie vivono in colonie situate sulla parte esterna dei denti. Si tratta della cosiddetta “placca batterica” e trova terreno fertile nei residui alimentari che rimangono tra i denti, in particolare tra gli zuccheri 68 N&P Come evitare la carie nei denti da latte Fondamentale la cura dell’igiene Da evitare assolutamente il ciuccio dolcificato con zucchero o miele N ei primi mesi di vita del bimbo, la cosa più importante che la mamma può fare è curare attentamente l’igiene dei suoi denti. Ci sono infatti notevoli possibilità che la mamma possa infettare il piccolo con lo Streptococcus Mutans. “Un’elevata presenza di carie nella mamma potrà influenzare in maniera significativa lo sviluppo di carie nel bambino già nella dentatura da latte. - aggiunge Polimeni - Uno studio pubblicato di recente ha dimostrato che per avere denti sani l’alimentazione va curata sin da neonati. Ad esempio, per i bambini non allattati al seno, i latti artificiali arricchiti di probiotici si sono rivelati efficaci nel ridurre il rischio di carie. Inoltre, bisogna assolutamente evitare di dare al bimbo il ciuccio dolcificato con zucchero o miele o il biberon con camomilla o altra bevanda zuccherata. Attenzione anche alla combinazione di alimenti pieni di zuccheri semplici con i carboidrati: l’unione di impasti a base di uova e farina, insieme allo zucchero, crea per il batterio della carie un richiamo irresistibile. Perciò bisogna assicurarsi che il bimbo lavi subito i denti, specie dopo questo tipo di pasti. Non si rischia solo di sviluppare la carie, ma anche di compromettere lo sviluppo corretto della dentatura permanente”. ECCO UN PRATICO DECALOGO DELLE PRECAUZIONI IMPORTANTI PER DIFENDERE LA DENTATURA DEI BIMBI: 1. Limitare il consumo di zuccheri semplici Gli zuccheri più cariogeni sono quelli semplici: saccarosio, glucosio e derivati industriali. Tuttavia non è sufficiente limitare l’assunzione diretta di zucchero per prevenire la carie. Oggi, infatti, il saccarosio è diventato l’ingrediente fondamentale di molti alimenti. Si trova nelle bibite, nei dolciumi, nelle pastine e persino nei cereali per la prima colazione. La limitazione del consumo di dolcificanti è quindi un fattore poco controllabile. 2. Lavare i denti, la migliore prevenzione della carie Anche quando sono “da latte”, quindi destinati a cadere, è importante non permettere alla carie di intaccare i denti. Come? Facendo attenzione a non introdurre troppi zuccheri nella dieta del bambino Limitare il tempo di permanenza degli zuccheri nella bocca Se è vero che gli zuccheri semplici vengono rapidamente utilizzati dalla flora batterica, è altrettanto vero che gli alimenti contenenti carboidrati complessi possono essere ugualmente pericolosi. Secondo le ultime ricerche sembra infatti che sia più importante il tempo di permanenza del cibo all’interno della bocca rispetto alla quantità di zucchero in esso contenuta. Inoltre è molto importante che l’alimentazione sia bilanciata e che apporti tutte le vitamine e i minerali necessari a garantire la salute dei tessuti dentari, calcio, magnesio fluoro e fosforo in primis. 3. Evitare gli alimenti “appiccicosi” Gli alimenti zuccherini che tendono ad attaccarsi ai denti, come il caramello, sono molto pericolosi perché permangono più a lungo all’interno del cavo orale, esponendo così i denti all’attacco degli acidi. Saccarosio, glucosio e derivati industriali. Sono in principali nemici dei denti da latte. Il saccarosio, purtroppo, si trova in molti alimenti, nelle bibite e nei dolciumi N&P 69 4. Caramelle e cioccolatini, no fra un pasto e l’altro Succhiare caramelle o mangiare cioccolatini tra un pasto e l’altro è uno dei maggiori fattori di rischio, sia perché in questo modo aumentano i tempi di permanenza degli zuccheri nella bocca, sia perché di solito questa abitudine non è seguita da un’adeguata igiene orale. 5. Preferire zuccheri poco cariogeni In natura esistono degli zuccheri con potere cariogeno molto basso o addirittura assente, altri vengono invece riprodotti in laboratorio come il fruttosio e i polialcoli. Questi ultimi hanno, tra l’altro, un potere calorico inferiore allo zucchero, non sono tossici, ma se consumati in eccesso hanno un effetto lassativo. Curiosamente alcuni di questi dolcificanti svolgono un’azione positiva sull’igiene orale. Pensiamo, ad esempio, allo xilitolo che con la sua forte attività antibatterica sarebbe in grado di previene la carie. 6. E VG E N Y ATA M A N E N KO/S H U T T E R S TO C K.CO M Abituare il palato a un gusto meno dolce I piccoli hanno una preferenza innata per il gusto dolce e, benché questa tendenza possa essere educata, lo “svezzamento” dallo zucchero avviene generalmente in maniera spontanea con l’avanzare dell’età. Non a caso, dati alla mano, dopo i quarant’anni la probabilità di sviluppare carie diminuisce. 7. Bere acqua ricca di fluoro In alcuni comuni italiani si è pensato di aggiungere fluoro all’acqua potabile. Questo minerale ha un’azione protettiva sulla dentatura poiché insieme al calcio forma una sostanza molto resistente, che si deposita come una patina sulla superficie del dente difendendolo dagli attacchi esterni. Il tè, i cereali e gli alimenti di origine marina sono ottime fonti di fluoro. Bisogna tuttavia fare attenzione a non abusarne, poiché l’eccesso può essere dannoso quanto, o forse più, del difetto. Per questo motivo l’opportunità di aggiungere fluoro all’acqua è ancora controversa. 70 N&P Esistono zuccheri “innocui” per i denti. Due su tutti: il fruttosio e lo xilitolo, che ha notevoli proprietà antibatteriche 8. “Muovere le mascelle” Forse non tutti sanno che la mineralizzazione dei denti è stimolata dalle sollecitazioni meccaniche della masticazione. Oggi, per il maggior consumo di succhi, tisane, minestre e frullati lo stimolo della masticazione sui denti è inferiore rispetto al passato. Nel periodo della crescita è quindi importante allenare la masticazione, sia per rafforzare i denti, sia per migliorare la funzionalità masticatoria. 10. Lavare i denti Per ultimo, ma non ultimo, al termine di ogni pasto è consigliabile eseguire una buona pulizia dei denti, allo scopo di aumentare il livello di igiene orale. A PROPOSITO D’IGIENE ORALE, QUANDO E COME SI DOVREBBE COMINCIARE AD EDUCARE I BIMBI ALLO SPAZZOLINO E AL DENTIFRICIO? ECCO I CONSIGLI DELLA PROFESSORESSA POLIMENI. Il palato è meno attratto dal dolce con l’avanzare dell’età. Per questo, dopo i 40 anni, diminuiscono le possibilità di avere una carie 9. Masticare chewingum Anche se le gomme da masticare non possono e non devono sostituire la pulizia dei denti, hanno comunque una certa utilità nella prevenzione della carie, specie se contengono fluoro o xilitolo; meglio evitare tutte quelle contenenti zucchero. La masticazione del chewingum, tra l’altro, stimola la salivazione che contiene sostanze antibatteriche e favorisce il riequilibrio del pH orale riducendone l’acidità. ü L’igiene orale deve iniziare sin dall’eruzione del primo dente da latte. La mamma può detergere la superficie del dente con garze sterili; ü Fino ai 6-7 anni l’igiene orale nel bambino deve essere effettuata dai genitori o da questi supervisionata fino all’acquisizione, da parte del bambino, di una manualità adeguata. Si consigliano generalmente spazzolini a setole di durezza media; ü La tecnica di spazzolamento prevede solitamente movimenti rotatori con allontanamento della placca iniziando dalle zone della superficie dentale vicine alla gengiva e spostandosi poi verso i margini interni dei denti anteriori e quelli esterni dei denti posteriori; ü Vanno deterse tutte le superfici dei denti: quelle esterne, quelle interne e quelle masticanti; ü L’uso del filo interdentale è sconsigliato nella dentatura destinata a cadere, perché tra i denti da latte vi sono superfici e non punti di contatto. Se ne consiglia l’utilizzo nel bambino solo quando sono presenti punti di contatto tra i denti adiacenti, quindi in una fase avanzata della dentatura mista (permanente e destinata a cadere), sempre dopo aver ricevuto adeguate istruzioni sull’uso, in modo da essere in grado di utilizzare correttamente il filo interdentale. L’igiene orale deve iniziare quando comincia a spuntare il primo dentino. Mamma e papà possono detergerlo con una garza sterile N&P 71 SHUTTERSTOCK SHUTTERSTOCK La tecnica di spazzolamento deve prevedere movimenti rotatori. Vanno pulite tutte le superfici del dente: esterne, interne e masticanti. Si inizia dalla parte vicina alla gengive per passare ai margini interni dei denti anteriori e a quelli esterni dei denti posteriori 72 N&P ZUCCHERO E BAMBINI Abbiamo detto, e molto, di questo straordinario feeling tra zucchero e bambini. Ma quando scatta l’allarme? “G Zuccheri e carboidrati, praticamente la stessa cosa Carboidrati come l’amido sono zuccheri complessi. Il saccarosio è uno zucchero semplice. Fruttosio, saccarosio e lattosio si trovano nella frutta, nella barbabietola e nel latte li zuccheri possono senz’altro far parte dell’alimentazione dei bambini che non presentano particolari problemi metabolici. – dice afferma la dottoressa Patrizia Bollo, Dietista e professore a contratto di Scienze Tecniche Dietetiche all’Università degli Studi di Milano, autrice di saggi e ricettari dietetici (ultimo uscito “L’oro in bocca” editore Vallardi, dedicato alla prima colazione) esperta nell’alimentazione dei bambini -L’importante è limitarne la quantità giornaliera, ma ancora più determinante per la salute è la fonte degli zuccheri che il bambino consuma. Ovvero, è decisamente preferibile che gli zuccheri provengano da cibi come torte e biscotti fatti in casa o, meglio ancora, da confettura spalmata sul pane piuttosto che da caramelle, bibite dolcificate e succhi di frutta. Infatti, gli zuccheri di questi tre prodotti forniscono solo ‘calorie vuote’, cioè senza apporti di altre sostanze nutritive, e parallelamente hanno un elevato potere cariogeno”. Diversi prodotti industriali contengono molti zuccheri aggiunti sia sotto forma di saccarosio, nonché come sciroppo di glucosio e fruttosio, sciroppo di mais o melassa. Quanto zucchero raffinato, merendine e pasti pronti consumano i nostri bambini? “Gli zuccheri vengono purtroppo utilizzati in modo eccessivo dall’industria alimentare – continua Bollo -per rendere sempre più appaganti i suoi prodotti, di conseguenza i bambini che consumano molti cibi industriali abituano il loro palato a concentrazioni zuccherine molto elevate. Così facendo aumenta la loro soglia di sensibilità per il sapore dolce e ciò li induce a ricercare cibi sempre più dolci e a snobbare quelli che non lo sono abbastanza. Si tratta di un circolo vizioso pericoloso per la salute, presente e futura, dei piccoli. Infatti l’eccesso di zuccheri nella loro alimentazione, oltre a provocare danni a breve e lungo termine alla salute orale, è un fattore di rischio in senso molto ampio, in quanto altera la naturale capacità del palato di discernere e apprezzare altri sapori legati a cibi più sani e nutrienti, creando così i presupposti per uno stile dietetico sbilanciato e poco adatto a una crescita armoniosa”. Va anche ricordato che con il termine “zuccheri” si indicano i carboidrati, o glucidi, che si dividono in zuccheri semplici (ad esempio il saccarosio) e in zuccheri complessi, come l’amido. Gli zuccheri si trovano principalmente nella frutta, nel miele, nella canna da zucchero e nella barbabietola. I più importanti sono glucosio, fruttosio, saccarosio e lattosio. I carboidrati complessi sono rappresentati principalmente dall’amido, contenuto nei cereali (riso, frumento, orzo, mais, avena) e nelle farine e semole, nonché nei prodotti da queste derivati (pane, grissini, pasta). È dunque preferibile consumarli sotto forma di carboidrati complessi. I carboidrati presenti negli amidi dei cereali, nella frutta e nel latte sono da preferire in quanto sono associati a vitamine, minerali e fibra alimentare. Lo zucchero bianco, raffinato per essere assimilato e digerito, sottrae al nostro organismo vitamine e sali minerali come calcio e cromo, con conseguente perdita di Riso, frumento, orzo, mais, avena, pane, grissini e pasta: ecco le principali fonti di carboidrati complessi. Amici dei denti, se non consumati con gli altri zuccheri N&P 73 Tornando al Carnevale con i suoi deliziosi dolcetti, è meglio, quindi, far saltare qualche pasto ai bimbi, così possiamo concedere loro di mangiare più dolcetti? Per esempio, il giorno della festa tanto attesa si può evitare che facciano la colazione e alleggerire il loro pranzo? “Sarebbe un grave errore, per tutti e specialmente per i piccoli, saltare i pasti per compensare le calorie in eccesso introdotte durante le feste” afferma la dottoressa Bollo, “semmai è meglio praticare più esercizio fisico, una camminata, qualche vasca in piscina o un bel giro in bicicletta, attività che aiutano a smaltire le calorie extra dei dolcetti delle feste e giovano alla salute in generale. Per dirla sotto forma di slogan: non saltare i pasti, ma salta la corda”! 74 N&P ECCO, DUNQUE, COSA SI PUÒ FARE PER CONCEDERE UN PO’ DI DOLCEZZA IN PIÙ AI BIMBI: Zucchero fonte di energia, ma con moderazione È una buona regola assumere gli zuccheri necessari al funzionamento del nostro organismo da fonti naturali come cereali, frutta e latte ü Evitare i prodotti preparati industrialmente: merendine, yogurt aromatizzati, succhi, budini, biscotti, snack e bibite, che alterano il gusto e tolgono nutrienti. ü Preparare quanto più possibile i dolcetti in casa con materie prime di elevata qualità. ü Abituare i bambini ai cibi semplici non troppo elaborati e mai troppo salati o troppo zuccherati. ü Preparare dolci lievitati naturalmente, con frutta fresca o secca. ü Coinvolgere i bambini nella preparazione dei dolcetti. ü Non aggiungere zucchero al latte della prima colazione. ü Nel giorno della festa non tenere caramelle e merendine in casa, oltre ai dolcetti di Carnevale. ü Pianificare le ore di gioco e il momento dei dolcetti, senza lasciarli a portata di mano incustoditi e senza utilizzarli come premio; in questo modo tutti ne avranno una stessa quantità e la mamma potrà tenere tutto sotto controllo, senza troppi divieti o raccomandazioni che, spesso, invitano a trasgredire. S T U D I O G I/S H U T T E R S TO C K.CO M calcio nei denti e nelle ossa. Lo zucchero bianco raffinato è comunque il dolcificante più utilizzato. È il prodotto finale di una lunga trasformazione industriale, che lo rende privo di vitamine e altre sostanze vitali. “Quindi è una buona regola assumere principalmente gli zuccheri necessari al funzionamento del nostro organismo da fonti naturali quali cereali e derivati, frutta, latte”, aggiunge Bollo. N&P 75 Insonnia 76 N&P SHUTTERSTOCK Una movimentata giornata di lavoro, la palestra in pausa pranzo, la spesa, mille incombenze da sbrigare all’uscita dall’ufficio e una stanchezza micidiale che sembra promettere, o addirittura garantire, un sonno immediato non appena si toccherà il materasso. Con buona pace del cane e della sua passeggiatina serale o di chi contava di vedere con voi l’ultimo, attesissimo episodio della serie del momento. Invece niente, è sempre la solita storia: una volta posata la testa sul cuscino, svegli come grilli! Col cane, potreste attraversare un campo da golf a diciotto buche, e riuscireste a vedere un’intera stagione del Trono di spade in una volta sola, che tanto di addormentarsi non se ne parla. Non siete soli, a soffrire di disturbi del sonno. In Italia è circa il 35% della popolazione adulta, con maggior incidenza tra le donne fra i 45 e i 54 anni di Christian Toscano PICCOLI ACCORGIMENTI QUOTIDIANI N&P 77 IL SONNO DEI PERSONAGGI FAMOSI 78 N&P Problemi + pensieri = Notte in bianco Ci sono diverse tipologie di insonnia e possono dipendere da svariate cause è il latte di mandorla: un’eccellente fonte di calcio che aiuta il cervello a produrre la melatonina. Siamo esseri suggestionabili e anche l’imprinting è importante, quindi non trascurate il potere evocativo di un gesto così semplice come bere il latte caldo prima di dormire: qualcosa che vi riporterà all’infanzia e a un ritmo “latte e poi a letto!”, che il cervello ha un tempo conosciuto e naturalmente rispettato. A giocare un ruolo fondamentale nella regolazione del sonno è il magnesio. Diversi studi hanno dimostrato come anche una minima carenza sia in grado di impedire al cervello di predisporsi al riposo notturno. È quindi bene che i livelli di questo elemento Se dormite poco o niente, probabilmente vi consolerà sapere che anche i grandi della storia e della cultura dedicavano ben poche ore al riposo. Alessandro Magno il SHUTTERSTOCK (2) Q uando avete contato l’ultima pecora senza risultato, è il momento di capire quale sia il problema. La psicologa psicoterapeuta e psicosomatista Laura D’Onofrio, esperta in disturbi del sonno e ipnosi, sottolinea l’importanza di evitare auto-prescrizioni di sonniferi. Non tutte le tipologie di insonnia sono uguali o dipendono dalle stesse cause e spesso risulta necessaria una combinazione di farmaci differenti. «Prima di iniziare un trattamento, bisogna conoscere in maniera globale la situazione del paziente, per indicargli il percorso più adatto e per determinare se le cause dei disturbi siano psicologiche, cioè di carattere prettamente emotivo, piuttosto che strettamente fisiche, quindi legate a condizioni di salute. Alcune cause possono essere attribuite a un errato stile di vita, ma anche diverse patologie possono alterare il sonno e l’insonnia può essere l’effetto collaterale di certi farmaci», ricorda la dottoressa. Il ciclo sonno/veglia è regolato dalla melatonina; si tratta di un ormone che contribuisce a mettere il nostro corpo in “modalità riposo”, determinando la durata e la qualità del sonno. Ricorrere agli integratori può aiutare. Ma non tutti siamo uguali e in molti casi l’effetto risulta particolarmente blando. Tuttavia se ne riscontra una particolare efficacia su chi risente di problemi come jet lag (insonnia da lungo viaggio per cambiamento del fuso orario) o scompensi di sonno dovuti a cambi di turno sul lavoro. Se è fondamentale la strettissima supervisione del medico durante il periodo di assunzione di integratori a base di melatonina, a casa si può sempre ricorrere al classico metodo della mamma e della nonna, bevendo una tazza di latte caldo prima di andare a (si spera) dormire. In caso di intolleranze al lattosio, un valido sostituto siano sempre nella norma. Consultate il medico prima di assumere integratori a base di questo sale minerale: può infatti interferire con svariati medicinali e un abuso può portare a seri problemi di salute. Potete assorbire comunque una certa quantità di magnesio dal cibo; tra le fonti migliori ci sono senz’altro le verdure a foglia verde, il germe di grano, i semi di zucca e le mandorle. Spesso per l’insonnia non esiste una causa apparente e questo rende il consulto col medico assolutamente necessario; altre volte tra le ragioni ci sono lo stress, l’ansia e gli stati depressivi. «La componente ansiosa in chi soffre di insonnia è sempre presente. – spiega D’Onofrio – Esiste una forma di conquistatore non passava più di quattro ore a letto, così come Napoleone Bonaparte e come lo scrittore francese Marcel Proust, a dispetto dell’incipit della Melatonina, l’ormone che regola il sonno La melatonina mette il corpo in “modalità riposo” e ne determina durata e qualità sua opera principale “Alla ricerca del tempo perduto” che iniziava dicendo: “Per molto tempo, sono andato a letto presto la sera…”. Quattro ore di sonno anche ansia “anticipatoria” nella fase precedente dell’addormentamento: siamo già convinti che la notte successiva non riusciremo a dormire e il pensiero ci innervosisce già durante il giorno, ben prima dell’ora di andare a letto. Inoltre, a volte, le persone che tendono ad agitarsi nel quotidiano sono portate ai disturbi del sonno perché non riescono a staccare i pensieri prima dell’addormentamento». Un circolo vizioso, insomma, quello di cui parla la dottoressa D’Onofrio. «Importante è riuscire a confinare i pensieri nel diurno e a non portare le preoccupazioni che si accumulano nella giornata fino alla notte.» Non tutti i disturbi del sonno rappresenta- per l’ex premier inglese, Margaret Thatcher. Il fisico e premio Nobel Albert Einstein riposava in media undici ore per notte e altrettanto era in grado di fare lo scrittore Franz Kafka. Che sia la stessa ispirazione quella che consente alla cantante americana Mariah Carey di dormire anche per quindici ore consecutive? N&P 79 I disturbi del sonno non sono tutti uguali, ed è possibile classificare la nostra forma di insonnia in base alla durata e alla frequenza degli episodi che la riguardano. INSONNIA TRANSITORIA Ha una durata che va da pochi giorni a una settimana. Spesso è il prodotto di eventi stressanti, ha carattere occasionale e passa col risolversi delle questioni che ci preoccupano durante il giorno. Può essere ricorrente quando è invece legate a episodi a loro volta ricorrenti nel periodo di veglia, come gli attacchi di cefalea oppure il forte caldo estivo. INSONNIA A BREVE TERMINE Ha una durata che supera la settimana fino a una durata di tre. Anche in questo caso le cause hanno a che fare col quotidiano: un cambio di fuso orario a seguito di un trasferimento a lungo termine, l’organizzazione del lavoro su turni o preoccupazioni legate a eventi di non rapida soluzione. INSONNIA CRONICA Può affliggere per anni e si manifesta in concomitanza di condizioni psichiche importanti, come la depressione e le nevrosi di varia natura. 80 N&P no condizioni croniche e molto spesso è possibile contrastarli modificando il nostro stile di vita e, attraverso piccoli accorgimenti, l’ambiente che ci circonda. Sono cose cui spesso non si fa caso ma che possono contribuire massivamente a creare le circostanze ideali per favorire un buon sonno. Andare a letto con la pancia troppo piena non è mai un bene, ma uno snack leggero, che bilanci proteine e carboidrati, consumato almeno una mezz’ora prima di ritirarvi per la notte, è certamente accettabile... sarà bene rimandare quella spaghettata di mezzanotte cui stavate pensando a un’altra volta. Lasciamo le pecore ai loro prati, ma possiamo comunque rivolgerci alla natura per avere un validissimo aiuto utilizzando valeriana e olio di lavanda che hanno consolidate proprietà calmanti. Provate a fare un bagno con qualche goccia di olio di lavanda prima di andare a letto; in questo modo favorirete il rilassamento di corpo e mente. La radice di valeriana ha proprietà sedative e può risultare davvero utile per aiutarvi a dormire. Dovrete tuttavia essere molto pazienti: possono infatti essere necessarie alcune settimane perché sortisca qualche effetto. Non sono pozioni magiche... Un’importante stoccata ai problemi di insonnia può arrivare in conseguenza di alcune modifiche al nostro stile di vita. Non è un segreto che l’esercizio fisico sia un modo di migliorare e mantenere la salute. Ma uno studio pubblicato sulla rivista statunitense Sleep mostra come il momento del giorno in cui si sceglie di allenarsi faccia la differenza ai fini di un giusto riposo. Riscontra meno disturbi del sonno chi si allena al mattino per almeno mezz’ora rispetto a chi lo fa per meno tempo o in una fascia oraria diversa della giornata. Tra le ragioni di questa interdipendenza tra l’esercizio fisico e il sonno c’è l’escursione termica corporea causata dall’allenamento. La temperatura del nostro corpo si alza durante l’esercizio e impiega almeno sei ore per tornare nella norma. E poiché SHUTTERSTOCK (2) DI CHE TIPO D’INSONNIA SEI? le temperature corporee più basse sono associate a un miglior riposo, è importante dare all’organismo il tempo di raffreddarsi prima di andare a dormire. Sempre a proposito di imprinting, non è soltanto la stanchezza a ricordare al cervello che sarebbe ora di andare a dormire, ma contribuisce a “convincerlo” anche una serie di segnali esterni che devono essere molto chiari e riconoscibili. In alcune persone le luci accese di notte possono “confondere” il cervello dando vita a una sorta di jet lag domestico. Circondatevi dal maggior buio possibile e pure i rumori andrebbero ridotti al minimo, il cervello, infatti, continua a sentire mentre riposiamo. L’insonnia è anche una buona occasione per mettere in ordine. Infatti, i vestiti lanciati sulle sedie, i libri sparsi ovunque e le scarpe come in un percorso minato sul pavimento, per non dire di documenti e bollette importanti che vi fissano dal comodino, saranno un ostacolo alla vostra serenità e a nulla sarà valso il sacrificio del televisore se non renderete la Indossare il pigiama prima di infilarsi nel letto, tenere la temperatura della camera sotto i 22 gradi, coricarsi su un buon materasso. Sono rituali e abitudini che segnalano al cervello di attivare la “modalità riposo” vostra camera da letto uno spazio calmo e organizzato. È ancora una questione di imprinting quella che farà della vostra preparazione pre-nanna un vero e proprio segnale per il cervello. Indossate sempre il pigiama quando andate a dormire: la vostra mente riconoscerà quello come uno dei segnali che è il momento di lasciarsi andare al sonno. Assicuratevi che la temperatura della vostra camera da letto stia tra i 12° e i 22°. Scegliete un buon materasso e un buon cuscino: trascorriamo un terzo della nostra vita a letto, quindi vale davvero l’investimento. Scegliete biancheria da letto traspirante in fibre naturali che ridurranno il sudore, gli odori corporei e le irritazioni della pelle, tutti fattori che interferiscono con il buon sonno. «Se non ci sono ragioni mediche, allora l’insonnia deriva da componenti emotive. Una buona norma è apprendere tecniche di rilassamento, attività naturali in cui si raggiunge uno stato di benessere del corpo. I benefici – spiega la specialista – sono molti perché vanno a ridurre la parte di attività ansiosa liberando dai pensieri». Sono tecniche che la persona fa da sé per rilassarsi in maniera profonda, una sorta di addestramento che richiede tempo e pratica. «Lo scopo degli esercizi – chiarisce la psicoterapeuta – non è far dormire ma far rilassare profondamente, creando condizioni che favoriscano il sonno». Nessuna soluzione è efficace al cento per cento, ed è sempre fondamentale confrontarsi con uno specialista quando le condizioni di insonnia perdurano oltre le poche settimane, ma nella nostra società, attiva ventiquattro ore su ventiquattro per sette giorni alla settimana, molti di noi vivono il sonno come un lusso più che come una necessità. Ormai nessuno si fa più problemi, è anzi quasi normale, trascorrere moltissime ore al lavoro, cui si sommano tante altre attività. A qualcosa bisogna rinunciare, così ritardiamo la nostra naturale ricarica fisica e mentale riducendo le ore di sonno. Quando finalmente ci stendiamo, le nostre menti così impegnate non sempre sono pronte al riposo. È quindi fondamentale che siamo noi i primi a non lasciare nulla di intentato per cambiare le cose, specialmente quando basta così poco. N&P 81 82 N&P SHUTTERSTOCK di Irma D’Aria Carne 7 buoni motivi per non farne a meno (ALMENO DA BAMBINI) N&P 83 P quello che c’è bisogno che il bambino mangi tanta carne, tutti giorni perché altrimenti non cresce bene’’, afferma il professor Andrea Vania, Dirigente di I livello e Responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica del Dipartimento di Pediatria dell’Università La Sapienza di Roma. “Tutto questo è soltanto un mito”, spiega Vania sottolineando che la carne “possiede proprietà nutrizionali che la rendono davvero preziosa per i bambini ed è importante che ci sia, ma come qualunque altro alimento, sia presente in quantità piccole, in un numero di volte contenuto nella settimana”. Secondo Vania ci deve essere spazio “per tutte le proteine, per tutti i cibi animali contenenti proteine nobili e, come nel caso della carne, minerali di alto valore come sono il ferro, lo zinco, il rame, vitamine come la B12 la B6 che sono particolarmente utili per la crescita del bambino e sono fonte di aminoacidi essenziali che l’organismo non è in grado di produrre autonomamente. Quindi un po’ di tutto, e di tutto un po’”. Rassicurazioni arrivano anche sotto il profilo della sicurezza alimentare: in Italia la carne è garantita da una rigorosa normativa e da un sistema sanitario tra i più strutturati a livello internazionale: ‘’In tutta Europa, e in particolare in Italia, c’è un sistema di controllo che verifica tutte le fasi di passaggio dell’alimento, dalla produzione alla trasformazione, alla distribuzione fino all’arrivo sulla nostra tavola’’, ha sottolineato la dottoressa Maria Caramelli, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. ‘’Anche il consumatore gioca un ruolo importante: è fondamentale la formazione e l’informazione per la sua sicurezza. Tutto quello che è il prodotto carne subisce verifiche che rispondono a criteri dell’intera Europa’’, aggiunge Caramelli. ‘’Al di fuori dell’Europa -prosegue Caramelli - ci sono delle sentinelle, come dei grandi occhi di allerta verso gli alimenti che potrebbero non essere conformi ai nostri criteri. Per questo motivo ormai i nostri controlli ci dicono di un’assenza pressoché totale per quanto riguarda i prodotti di carne italiani dal punto di vista dei residui, quindi dei farmaci, delle sostanze contaminanti e delle contaminazioni da microorganismi. Le carni italiane SHUTTERSTOCK roprio quando il numero di vegetariani e vegani continua ad aumentare, i nutrizionisti ribadiscono l’importanza di assumere anche la carne soprattutto in alcune fasi cruciali della vita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) raccomanda, infatti, l’assunzione di alimenti di origine animale nella fase di svezzamento per sopperire alle carenze di ferro, zinco, vitamina B12, importanti nella crescita del bambino. Proprio di recente gli esperti in Nutrizione, Sicurezza e Ambiente, hanno tracciato un quadro rassicurante sulla qualità alimentare della carne italiana e sugli impatti ambientali delle filiere zootecniche in occasione del IX Congresso Nazionale Fimp (Federazione italiana medici pediatri), all’interno dell’incontro ‘’Il ruolo delle proteine della carne nella crescita dei bambini’’. Un’occasione per sfatare quei miti che alimentano false credenze, e che spesso impediscono alle famiglie di consumare serenamente questo alimento. ‘’Quando si parla della presenza delle carni nell’alimentazione del bambino, il mito più grosso che sentiamo ripetere è 84 N&P sono tra le più controllate e sicure”. La normativa italiana, rassicura Caramelli, “non solo vieta l’uso di ormoni negli allevamenti, ma pone delle restrizioni considerevoli anche all’utilizzo di antibiotici per la cura degli animali, la cui somministrazione è consentita solo in casi specifici e seguendo dei protocolli che impediscono la presenza di eventuali residui nella carne destinata al consumatore finale’’. Un consumo moderato di carne non solo apporta benefici all’organismo, ma è anche sostenibile per l’ambiente, come ha dichiarato Massimo Marino, Ingegnere Ambientale, dottore di ricerca in Life Cycle Assesment al Politecnico di Torino, tra i fondatori di Life Cycle Engineering ed esponente del progetto ‘Carni Sostenibili’ promosso dalle tre associazioni che rappresentano tutte le filiere delle carni in Italia (bovina, suina e avicola). “La clessidra - spiega Marino - che è il logo del progetto, è un simbolo che rappresenta l’impatto ambientale del consumo di cibo per una settimana, e che vuol dirci che mangiare in modo equilibrato, e quindi seguire le indicazioni dei nutrizionisti relativamente alla dieta mediterranea, comporta impatti equilibrati anche per l’ambiente. Quindi anche le carni, che sono l’alimento che per chilogrammo impatta di più, all’interno di una dieta equilibrata trovano il loro posto eco-sostenibile’’. Ecco i 7 buoni motivi per non farne a meno Carne, alimento prezioso in una dieta equilibrata Il consumo di carne fornisce un apporto essenziale alla dieta del bambino sin dalla fase dello svezzamento. Le sue proteine sono molto digeribili ed è un alimento ricco anche di ferro e di zinco 1. 2. La carne è parte di una dieta equilibrata: la carne consumata nelle giuste quantità è utile per garantire un buon equilibrio di energia, proteine, vitamine e minerali nella dieta. La carne è una fonte primaria di proteine di ottima qualità: le proteine della carne sono di grande pregio, perché vengono utilizzate per garantire e regolare la crescita del corpo umano e forniscono tutti gli aminoacidi essenziali che l’organismo non è in grado di produrre autonomamente. 3. 4. Le proteine della carne sono molto digeribili: la carne è uno dei primi alimenti che si può introdurre nello svezzamento, perché è fonte di nutrienti essenziali alla crescita del bambino ed è anche facilmente digeribile. L’assunzione di alimenti di origine animale è raccomandata nella fase di svezzamento: l’Oms raccomanda l’assunzione di alimenti di origine animale per soddisfare pienamente i fabbisogni nutrizionali del bambino dai 6 - 23 mesi di età, perché le diete a base di soli vegetali non apportano a sufficienza Ferro e Zinco, a meno che non si ricorra all’impiego di integratori o prodotti fortificati (World Health Organization, 2009). 5. 6. 7. La carne è fonte di vitamine: è un alimento molto importante anche per il suo contenuto di vitamine del gruppo B, che rivestono un ruolo essenziale nel funzionamento del sistema nervoso e della mucosa intestinale. La carne è ricca di ferro: la carne è un’ottima fonte di ferro, facilmente assorbibile ed utilizzabile dal nostro organismo che è fondamentale per il corretto funzionamento di tutti gli organi, cervello compreso. La carne è ricca di zinco: lo zinco contenuto nella carne, più facilmente assorbibile rispetto a quello contenuto nei vegetali, è necessario per la crescita, la cicatrizzazione delle ferite, la sensibilità del gusto e dell’olfatto e per combattere le infezioni. N&P 85 86 N&P SHUTTERSTOCK Il vero e il falso sul caffè di Francesca Morelli N&P 87 ••• Il caffè ritarda il momento dell’addormentamento ü Vero Falso Un gruppo di ricercatori americani della University of Colorado e inglesi del Mrc Laboratory of Molecular Biology di Cambridge, avrebbero scoperto che la caffeina è in grado di rallentare il ritmo circadiano di circa 40 minuti. Vale a dire che il caffè influenzerebbe la facoltà di addormentamento, estendendo la sua azione sia sulla vigilanza della persona, sia sulle stesse cellule dell’organismo. In pratica il caffè, assunto in giuste dosi, potrebbe in taluni casi aiutare a gestire alcuni disturbi del sonno e in altri a prevenire o combattere il jet lag, derivante da lunghi viaggi inter- 88 N&P Gli antiossidanti stanno anche nei fondi I fondi del caffè non servono solo per leggere il destino; potrebbero infatti contribuire efficacemente alla salute e non solo. Secondo uno studio dell’Università di Navarra di Pamplona (Spagna) e della Technische Universität di Berlino (Germania), pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, sarebbero una preziosa fonte alternativa di antiossidanti, ovvero di molecole dall’attività anti-invecchiamento. A fare la differenza sul contenuto di antiossidanti sono però sia le modalità di preparazione che la tipologia del caffè; pare infatti che ne siano ricchi di fondi di caffè lasciati dalle capsule, filtri e dall’espresso da bar mentre molto meno sarebbero quelli derivanti dalla Moka. «Ci sarebbero almeno tre buoni motivi per sfruttare gli “scarti” del caffè – commentano i ricercatori - il primo è ambientale, poiché, dopo avere estratto gli antiossidanti, i fondi possono essere ancora utilizzati come fertilizzanti; il secondo è legato all’azione benefica sulla salute, il terzo motivo è economico, perché riutilizziamo un prodotto destinato alla discarica che non costa quasi nulla». nazionali, specie in direzione di paesi da est verso ovest. «Questo accade – spiega La Vecchia – perché il caffè ha un effetto di “arousal” o aumento dell’attenzione, che varia da persona a persona in base al metabolismo individuale della caffeina. In genere, esso dura un’ora/un’ora e mezza, e raramente supera le quattro ore». Il caffè aiuta il cervello a restare in forma ü Vero ü Falso Uno studio dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, dell’Irccs “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo (FG) e dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, condotto su oltre 1.400 persone tra i 65 e gli 84 anni, avrebbe attestato che un consumo regolare e moderato di caffè, pari a una/due tazzine al giorno, può avere effetti neuroprotettivi, prevenendo o rallentando il declino cognitivo lieve, SHUTTERSTOCK (3) È il caffè, la bevanda nazionale degli italiani. Non ci sono più dubbi: una recente indagine condotta da Astra Ricerche, attesta infatti che è amato da oltre il 96% della popolazione, di età compresa fra 18 e i 65 anni, che lo consuma abitualmente a casa propria o al bar, subito dopo il risveglio, nel break mattutino o pomeridiano, come dopo pasto e pure alla sera. I bevitori della ‘tazzulella e cafè’ sono soprattutto di sesso maschile e in generale possono essere raggruppati in tre grosse categorie: i ‘caffettari deboli’, che ne gustano cioè una o due tazzine al giorno (36%), i ‘medi’ che assaporano invece due-tre tazzine (36%) e i consumatori ‘forti’ che oltrepassano la misura di tre tazzine quotidiane. Sul caffè le dicerie o le credenze sono molteplici: con l’aiuto di un esperto, Carlo La Vecchia, professore di Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano, abbiamo cercato di capire quanto ci sia di vero o di falso fra quelle che più di altre potrebbero influire sulle abitudini, lo stile di vita o lo stato di salute. tipico dell’età avanzata. Mentre il non consumo di caffè o l’aumento dell’assunzione quotidiana nel corso del tempo, avrebbero effetti contrari, ovvero indurrebbero un rischio maggiore di sviluppo di disturbi intellettivi. «Una possibile spiegazione – dichiara lo specialista - starebbe nel fatto che la caffeina entra in circolo nel sangue e agisce quale antagonista di particolari recettori cerebrali (adenosina A2a), stimolando l’attività di particolari neuroni (colinergici) che proteggono contro la neurotossicità indotta da beta-amiloidi, ovvero i precursori del declino cognitivo. Inoltre il consumo di caffè aumenta le proprietà antiossidanti nel plasma, le quali forniscono un effetto protettivo contro i radicali liberi che causano danni ossidativi ai neuroni. Tuttavia va anche detto che i soggetti con disturbi cognitivi lievi – pre-demenza, che può durare anni o fino alla morte – tendono a smettere di bere alcool, caffè, di fumare. Quindi, molte di queste apparenti associazioni sono dovute o sono una conseguenza dell’inizio della patologia». Un piccolo, grande piacere quotidiano Da sempre il consumo di caffè è accompagnato da verità e leggende. Gli studi scientifici promuovono a pieni voti questa bevanda per le molte proprietà benefiche In gravidanza, non più di 2 caffè al giorno ü Vero Falso Uno studio condotto a livello europeo dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha stimato “sicuro”, per un adulto, l’introito di 400 milligrammi di caffeina, equivalenti a un massimo di 4 tazzine al giorno, in cui il quantitativo medio di caffeina è di circa 7 -100 milligrammi. Quantità che si riduce a 2 tazzine quotidiane in donne in dolce attesa, perché la caffeina in dosi eccessive potrebbe nuocere allo sviluppo del feto. Una particolare raccomandazione va fatta a giovani e adolescenti in cui l’introito di caffeina potrebbe superare facilmente le soglie adeguate – calcolate in 3 milligrammi per ogni chilogrammo di peso corporeo - a causa del consumo abbinato di bevande quali energy e sport drink, tutte contenenti elevati quantitativi di caffeina, e anche te e coca cola, con quantità più limitate. «Tuttavia in genere, – commenta l’epide- N&P 89 Aiuta la disfunzione erettile ü Vero ü Falso Secondo quanto emerso da ricerche dell’Health Science Center dell’Università del Texas, pubblicate su PLos One, un consumo giornaliero di caffeina da caffè e/o a altre bevande, tra 85 e 170 milligrammi, si assocerebbe a una riduzione anche del 42% di alcuni problemi della sfera sessuale. La caffeina provocherebbe, nell’organo, un rilassamento di alcune arterie e della muscolatura liscia che circonda i corpi cavernosi, favorendo l’aumento del flusso del sangue, positivo in termini di erezione. Effetti di cui potrebbero beneficiare maschi in età, in sovrappeso e/o obesi, con ipertensione, ma non i diabetici nei quali il rischio di disfunzione erettile è molto maggiore ed è un fattore correlato. «L’effetto, comunque, è modesto e da confermare – precisa La Vecchia – quindi l’impatto sul singolo soggetto non è definito». Protegge la salute delle coronarie ü Vero Falso Esisterebbe una correlazione tra un moderato consumo di caffè di circa 3-5 tazze al giorno e una minore incidenza di aterosclerosi alle arterie coronariche, ovvero un minor rischio di incorrere in angina pectoris, infarto del miocardio, attacchi ischemici transitori o ictus, grazie a un controllo sulla formazione di C’È ANCHE IL CAFFÈ VERDE E CRUDO 90 N&P Cuore, fegato, pancreas… Il caffè fa bene alla nostra salute e aiuta cuore, pancreas e fegato a lavorare al meglio. Protegge la salute delle coronarie. La soglia di tolleranza al caffè è individuale. Sarebbe scritta in 8 geni del DNA. Tuttavia, la comunità scientifica è concorde nell’indicare in 3/5 tazzine la dose ottimale da consumare quotidianamente placche aterosclerotiche. Lo attesterebbe uno studio del Kangbuk Samsung Hospital di Seul in Corea del Sud, condotto su 25 mila individui sani di entrambi i sessi residenti nel Paese asiatico, pubblicato sulla rivista Heart. «Un ulteriore meccanismo – dice La Vecchia - può essere il ridotto rischio di diabete». È un buon alleato contro il diabete ü Vero Falso Recenti studi, di cui alcuni raccolti nel rapporto annuale dell’Institute for Scientific information on Coffee, indicherebbero che il consumo di tre-quattro tazze di caffè al giorno, comparato con il consumo nullo o inferiore a due tazze al giorno, può associarsi a una riduzione anche del 25% dello sviluppo del diabete di tipo 2. Questo perché gli antiossidanti presenti nel caffè contribuirebbero a un miglior controllo di possibili danni cellulari e a una riduzione delle concentrazioni di glucosio nel sangue. «In alternativa - aggiunge l’epidemiologo – un impatto del caffè sul metabolismo può essere rilevante». Geni e DNA regolano la tolleranza al caffè ü Vero Falso Ricercatori di Harvard avrebbero scoperto, secondo uno studio pubblicato su Molecular Psychiatry, che la sopportazione individuale dei livelli di caffeina sarebbe scritta nel DNA e in particolare Il caffè verde è una miscela di classiche varietà tra le più diffuse, come la arabica, ad esempio, ma che non viene torrefatta; resta quindi crudo, conservando il colore naturale dei chicchi (il bruno deriva infatti dalla tostatura). SHUTTERSTOCK (3) miologo – la maggioranza delle donne in attesa riduce drasticamente o smette spontaneamente di bere caffè, per ragioni dovute ad alterazioni del gusto in gravidanza». in 8 geni. Questo spiegherebbe perché alcune persone possono bere molti caffè quotidiani senza effetti collaterali ed altre, anche con moderate quantità, ne risentono fisicamente. «Ciò fornisce – commenta La Vecchia una base biologica e genetica alle osservazioni cliniche sulle variazioni individuali sul metabolismo del caffè». La prima tazzina meglio se dopo le 9:30 ü Vero ü Falso Altro che bere caffè al risveglio. Per godere appieno dei benefici della caffeina, secondo uno studio dell’University of the Health Sciences di Bethesda, negli Stati Uniti l’ora migliore per il primo caffè della giornata sarebbe tra le 9:30 e le 11:30 del mattino. Infatti tra le 8 e le 9 mattutine l’organismo produce e accumula quantità elevate di cortisolo, una sostanza che dà vigilanza e lucidità mentale. Ovvero gli effetti che vengono ricercati di norma bevendo il caffè. Dunque non avrebbe senso berlo prima o durante quest’arco di tempo, generando una diatriba tra cortisolo e caffeina o maggiorando la richiesta di caffeina da parte dell’organismo per ottenere gli effetti desiderati. Meglio non bere caffè neppure nelle fasce orarie tra le 12 e le 13 e tra le 17:30 e le 18.30, in cui i livelli di cortisolo sono altrettanto elevati. «Tuttavia – afferma il Professore – un caffè appena alzati può essere piacevole e fornire comunque un aiuto al risveglio e all’attenzione, né presenta alcuna controindicazione». Rispetto al caffè classico, quello verde contiene meno caffeina, la quale è legata all’acido clorogenico, un potente antiossidante, che rallenta molto l’assorbimento da parte delle mucose e ne allunga la permanenza nel flusso Dimezza il rischio cancro al fegato ü Vero Falso Tre tazze di caffè al giorno possono contribuire a ridurre il rischio di tumore al fegato anche del 50%, secondo le analisi dei dati di 16 ricerche condotte tra il 1996 e il 2012, per un totale di 3153 soggetti, effettuate dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e del Dipartimento di Scienze cliniche dell’Università degli Studi di Milano, sotto la guida dello stesso La Vecchia e pubblicati sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology. «La nostra ricerca confermerebbe quanto emerso da ricerche precedenti – dichiara il professor La Vecchia – ovvero che l’effetto positivo del caffè sul cancro al fegato potrebbe dipendere dall’azione preventiva della caffeina verso il diabete, noto fattore di rischio per i tumori epatici, o dagli effetti sugli enzimi epatici e sulla cirrosi». Bevuto con i colleghi aiuta a lavorare con meno stress ü Vero Falso Al bar o al distributore automatico, il caffè bevuto con i colleghi è un toccasana per ridurre lo stress correlato al lavoro. Lo dice una ricerca danese dell’Università di Copenhagen, pubblicata sulla rivista Symbolic Interaction. Infatti il coffee break è una sorta di ‘gruppo di sostegno psicologico’ durante il quale confrontarsi, condividere opinioni professionali e/o frustrazioni correlate al lavoro, con un sensibile beneficio su tensioni e stress. «Quindi il caffè – conclude l’epidemiologo – può avere non solo effetti biologici, ma anche socio-psicologici». ematico. Ancora, rispetto al caffè tradizionale, quello verde è più ricco di polifenoli, acido tannico e acido ferulico, ma anche di vitamine del gruppo B e sali minerali. Si dice che l’assunzione del caffè verde crudo abbia altrettanti svariati benefici per la salute di cui i principali sono cinque: sarebbe un potente antiossidante per l’elevato contenuto di omega 3 e 6; ridurrebbe colesterolo e trigliceridi, regolando anche la pressione; limiterebbe l’assorbimento dei grassi con un migliore controllo del peso; svolgerebbe una azione benefica contro stress e disturbi psichici; rinforzerebbe infine i tessuti connettivi, con effetti positivi anche su pelle e capelli. N&P 91 Tutta l’efficacia dei probiotici di Francesca Morelli SHUTTERSTOCK Non tutti i batteri sono nocivi. È il caso dei probiotici, ovvero dei microrganismi presenti nel tratto gastrointestinale, specie nel colon, dove si localizzano per formare la ‘microflora intestinale’, contribuendo anche a rafforzare il sistema immunitario intestinale e a proteggere la salute dell’intero organismo 92 N&P N&P 93 E Da sapere PREBIOTICI E SIMBIOTICI 94 N&P SHUTTERSTOCK (2) sistono infinite varietà di probiotici, ma i più importanti per il nostro benessere sono i Lattobacilli, o batteri lattici, tra cui i Lactobacillus casei shirota, Bifidobatteri, Streptococchi, ed altri di diversa natura come i Saccharomyces. Se sono carenti, o in caso di necessità, la presenza di questi batteri nell’intestino può essere ‘integrata’ con la somministrazione orale di appositi preparati che potranno svolgere azioni e offrire diversi vantaggi, a seconda del ceppo probiotico specifico e delle modalità d’impiego. Non vi è controindicazione ai probiotici: sono utili ad ogni età, soprattutto per ristabilire l’equilibrio intestinale quando è compromesso dall’uso di antibiotici, da una malattia, da interventi chirurgici o da diete estreme. Sono poi efficaci anche nella prevenzione della diarrea del viaggiatore, che si contrae soprattutto nei paesi tropicali o a rischio igienico, della stitichezza, della predisposizione allergica, delle malattie infiammatorie dell’intestino, tra cui il morbo di Crohn o la colite ulcerosa, delle infezioni della cute e delle vie urinarie. Questo è ciò che sappiamo dei probiotici, che oggi sembrano però arricchirsi anche di una potenzialità in più: aiutare a combattere, nei neonati o nei bambini molto piccoli, l’allergia al latte vaccino. Almeno secondo quanto attesta uno studio, pubblicato su The Isme Journal, condotto da ricercatori italiani dell’Università Federico II di Napoli e americani della University of Chicago e dell’Argonne National Laboratory. Dalla ricerca emergerebbe infatti che la somministrazione attraverso la dieta di specifici probiotici in bambini allergici ad alcuni componenti del latte vaccino stimolerebbe la formazione di nuovi batteri, inizialmente inesistenti, e capaci di accelerare il processo di acquisizione di I prebiotici sono degli zuccheri, ovvero dei carboidrati non digeribili, di cui i più conosciuti sono i polisaccaridi non amidacei (cellulosa), le gomme e le pectine. Essi sono preziosi per l’organismo poiché contribuiscono Un mix di probiotici contenenti caseina e di Lactobacillus rhamnosus può aiutare i bimbi a sviluppare tolleranza al latte di mucca alla crescita di alcuni microrganismi benefici, quali i bifidobatteri e i lattobacill, e ne potenziano numero e attività. Per essere efficaci, i prebiotici devono però essere anche selettivi; devono cioè riuscire a insediarsi nell’intestino e a svolgervi la loro positiva funzione. Come fanno, per esempio, i frutto-oligosaccaridi (FOS) che hanno un “effetto bifidogeno”, promuovono cioè la crescita di bifido batteri. Ma non solo: oltre al basso potere dolcificante, tolleranza verso il latte di mucca. «Dal nostro studio - spiega il dottor Roberto Berni Canani dell’Università di Napoli – si dimostra che bambini, alimentati con probiotici contenenti un mix di caseina, una proteina del latte, e di Lactobacillus rhamnosus GG(LGG), sviluppano la tolleranza al latte vaccino in misura maggiore rispetto ai bambini che avevano assunto una formula senza probiotici». Per arrivare a questa conclusione e comprendere le potenzialità dell’LGG nel modificare la composizione dell’insieme dei batteri presenti nell’intestino, ovvero il microbiota (flora) intestinale, i ricercatori hanno analizzato dei campioni fecali di un gruppo di 39 bambini da 1 a 12 mesi, di cui 12 bambini con allergia al latte vaccino e alimentati con la formula arricchita da probiotici, 7 allergici trattati con una integrazione senza probiotici e 20 non allergici al latte vaccino. «E’ stato così possibile osservare – continua Berni Canani – che il microbiota intestinale dei bambini con allergia al latte vaccino non solo era diverso da quello dei bambini del gruppo di controllo senza allergia, ma anche che i neonati che avevano sviluppato la tolleranza dopo l’assunzione della formula con il probiotico LGG - rispetto a quelli alimentati con un integratore senza probiotici e rimasti allergici al latte vaccino - avevano una componente più elevata di batteri che producono butirrato, una sostanza di scarto generata dai batteri». Sebbene i dati siano ancora preliminari per trarre conclusioni definitive, sembra comunque possibile fare due ipotesi: la prima è che le differenze nella composizione batterica potrebbero influenzare lo sviluppo di allergia al latte vaccino, e la seconda è che la tolleranza acquisita al latte vaccino possa essere legata alla presenza di ceppi di batteri che producono butirrato, inclusi Blautia e Coprococcus. i FOS favoriscono anche la riduzione dell’assorbimento del colesterolo e l’aumento dell’assorbimento di calcio e magnesio. I simbiotici, invece, sono un mix di prebiotici e probiotici. Sono dunque dei preparati, disponibili sotto forma di integratori o alimenti, che associano una specie probiotica con il suo “nutrimento” specifico. Un esempio è rappresentato dall’associazione di bifido batteri con frutto-oligosaccaridi. N&P 95 Il primo pesce probiotico è italiano. È stato realizzato da un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche (Ispa-Cnr) di Bari e Torino che hanno pubblicato i risultati, preliminari, delle proprietà benefiche di questo innovativo alimento sul Journal of Functional Foods. Il pesce parrebbe in grado di migliorare l’effetto barriera della mucosa intestinale, grazie anche alla modulazione dei componenti del sistema immunitario intestinale e a una stimolazione efficace della risposta immunitaria umorale. «Il trial nutrizionale che abbiamo condotto su 8 soggetti sani - spiega Paola Lavermicocca, autrice del lavoro e coordinatrice della ricerca - a cui sono stati somministrati a giorni alterni 100 gr di filetto di pesce probiotico per un totale di 20 giorni, attesterebbe che 5 sole porzioni di pesce probiotico sono sufficienti per aumentare la colonizzazione di microorganismi nell’intestino ottenendo gli stessi benefici di una assunzione quotidiana di probiotici». Se i dati di future ricerche dovessero confermare le premesse, il filetto di pesce probiotico potrebbe candidarsi come una valida soluzione alimentare anche in diete a basso contenuto di colesterolo e/o senza lattosio. 96 N&P La scoperta, se confermata, potrebbe aiutare a contenere il tasso crescente di allergia al latte vaccino che, stando alle ultime stime, colpirebbe a livello globale circa 3 bambini su 10, marcando un incremento generale delle allergie alimentari che hanno raggiunto, nell’arco degli ultimi 10 anni, punte anche del 20%. Ma non ci sono solo l’immunizzazione intestinale e la difesa alimentare: i probiotici svolgerebbero effetti preventivi e protettivi verso altre condizioni di cronicità, largamente diffuse tra la popolazione, e/o di specifiche problematiche. controllare la salute cardiovascolare, ma gli effetti sull’uomo devono essere ancora testati. Difendono dalle allergie. Secondo i più re- centi dati Istat, è allergico 1 italiano su 10 tanto che questa condizione rappresenta la terza malattia cronica dopo ipertensione e problemi articolari. La ragione risiede spesso in una modificazione del microbiota intestinale che, a sua volta, indurrebbe una risposta immunitaria anomala. Un comportamento che, secondo le affermazioni della World Allergology Organization, potrebbe essere controllato o ridotto I probiotici farebbero bene al cuore, contridall’uso costante di probiotici specifici in buirebbero cioè a ridurre il rischio di even- grado di influire positivamente sul microti cardiovascolari, in particolare di attacchi biota e, di conseguenza, sulla tolleranza di cuore, e delle associate condizioni di immunitaria e sulla modulazione degli diabete, sovrappeso e obesità. Per protegstati infiammatori, la “miccia” dei processi gere il muscolo cardiaco, la prima indicaallergici. Con risultati positivi soprattutto zione è naturalmente seguire su alcune patologie, quali una dieta sana e povera di eczemi e dermatiti pediatriIn alcuni studi grassi, perché questi possono che come attesta uno studio portare a uno stato di infiamclinici i probiotici condotto da ricercatori del mazione cronica, spesso alla Taipei Veterans General hanno mostrato base della sindrome metaboHospital di Taiwan su 60 di essere efficaci bambini di età compresa fra i lica. Sarebbe cioè fondamentale incrementare nell’alimennel mantenimento 2 e i 14 anni affetti da forme tazione il consumo di frutta e di eczema più o meno grave. della salute del verdura, che sono una fonte Suddivisi in due gruppi, il preziosa di molecole ancuore e capaci di primo ha ricevuto un trattatiossidanti e i cui benefici con 950 mg al giorno rafforzare il sistema mento potrebbero essere potenziati di frutto-oligosaccaride preimmunitario dall’assunzione di probiotici, biotica e il secondo la stessa con azione mirata sul cuore. sostanza, incrementata però Lo dimostrerebbe uno studio sperimenda un’alta concentrazione di probiotico tale, condotto cioè solo in laboratorio e Lactobacillus salivarius per otto settimane. su modelli animali, dal Medical College Alla fine del trattamento è emerso che of Wisconsin, negli stati Uniti, in cui topi meno del 10% dei bambini aveva eczema alimentati con un integratore probiotico grave, contro il 40% di forma moderata contenente Lactobacillus plantarum - un e il 50% lieve. Con una differenza: che i batterio che tiene a bada la produzione bambini trattati con la combinazione predi leptina, l’ormone che stimola appetito biotica-probiotica aveva ottenuto risultati e metabolismo - avrebbero registrato una sensibilmente migliori, con una riduzione diminuzione nel sangue del 41% di lectina, anche del 52% della sintomatologia (in che significa il 29% in meno di probabilità caso di manifestazioni lievi e/o moderate), di sviluppare un evento cardiovascolare. rispetto al 30% dei bambini che avevano Di contro i topi nutriti con una dieta con avuto solo prebiotici. antibiotico (vancomicina) avevano ridotto Agirebbero sul virus HIV. L’assunto è che la leptina del 38% e il rischio di gravi pazienti affetti dal virus hanno di norma attacchi di cuore del 28%. Esisterebbero dunque potenziali premesse per ipotizzare un disequilibrio del microbiota intestinale. Uno studio dell’Università degli Studi ‘G. che l’uso di probiotici possa contribuire a SHUTTERSTOCK IL PESCE ‘PROBIOTICO’ N&P 97 D’Annunzio’ Chieti-Pescara dimostrerebbe che la somministrazione di specifici probiotici può contribuire a migliorare i marker immunologici di progressione della malattia. «I risultati ad oggi conseguiti – dichiara la ricercatrice Marcella Reale – sebbene ancora preliminari, invitano ad approfondire se un trattamento combinato con probiotici e antivirali possa migliorare la funzione immunitaria di pazienti HIV in terapia farmacologica». Favorirebbero la gestione di ansia e stress. Avrebbero cioè la capacità di influenzare anche il sistema nervoso. Anche questo studio è, al momento, solo sperimentale, condotto in laboratorio su topi affetti da stati depressivi o ansiosi da un gruppo di ricercatori del Centro Alimentare Pharmabiotic dell’University College Cork, in Irlanda. I risultati della ricerca, pubblicata sulla rivista Proceeding della National Academy of Science, dimostrerebbero che a fare la differenza sul miglioramento di questi stati umorali sono proprio i probiotici. I topini sono stati infatti suddivisi in due gruppi di cui i primi curati con probiotici ed i secondi con il medesimo trattamento ma addizionato con Lactobacillus rhamnosus Jb1, fisiologicmente presente nell’intestino umano. Proprio questi ultimi avrebbero mostrato un numero significativamente inferiore di comportamenti da stress, ansia e depressione e una riduzione dei livelli di corticosterone, un ormone tipico dello stress. Insomma, le conclusioni dello studio indurrebbero a pensare a una stretta interazione e corrispondenza fra cervello e intestino: «L’intestino – ha dichiarato John Cryan, docente di Neuroscienze e fra gli autori dello studio - è ‘un secondo cervello’ tanto che lo stato mentale dipenderebbe anche da quello intestinale. Questo perché il microbiota produce dei neurotrasmettitori che agiscono a livello cerebrale attraverso il nervo vago, influenzando il benessere psichico». In funzione di questa possibile interdipendenza, i ricercatori stanno valutando la possibilità d’azione di probiotici specifici nella gestione di stress e ansia, secondo quella che definiscono un strategia “psicobiotica”. Ma sui tempi di realizzazione terapeutica non vi è ancora certezza. 98 N&P N&P 99 100 N&P