REAZIONI DA IPERSENSIBILITÀ: PATOLOGIA AUTOIMMUNE AUTOIMMUNITA’ ►definizione: risposta immune adattiva (non innata) che si sviluppa in risposta a un antigene del self erroneamente riconosciuto come non-self ■ e’ patologica proprio perche’ si sviluppa verso un antigene del self, non perche’ segue vie diverse dalla risposta immunitaria fisiologica ■ ne deriva che ciò che noi definiamo una risposta “utile” o “dannosa” dipende non dalla risposta immune in sé, ma dalla natura dell’Ag IMMUNITA’ CELLULO-MEDIATA E UMORALE AVVIO DELLA RISPOSTA AUTOIMMUNE Antigene del self Fattori ambientali Predisposizione genetica Assetto ormonale Riconoscimento e presentazione ai linfociti Th reazione cellulo-mediata: - Tc - Th1 macrofagi reazione anticorpo-mediata: -linfociti B plasmacellule CARATTERISTICHE CLINICHE DELL’ AUTOIMMUNITA’ -Le malattie autoimmuni costituiscono un gruppo di patologie che colpiscono l’1-2% della popolazione USA -Tre condizioni necessarie per fare diagnosi di m. autoimmune: 1)Reazione immunitaria specifica per un dato antigene self 2)Reazione non secondaria a lesioni tissutali, ma causa prima del danno 3)Assenza di altre cause note di malattia Concetto di tolleranza immunologica: processo atraverso cui il SI impone dei limiti al grado di reattivita’ dei linfociti verso il self (apoptosi di cloni autoreattivi, soppressione da parte di Linfociti T regolatori) L’ AUTOIMMUNITA’ Meccanismi di evasione della tolleranza immunologica: -Mimetismo antigenico: un epitopo invasore puo’ essere identico ad uno proprio e quindi stimolare cloni autoreattivi -Desegregazione di antigeni normalmente protetti da barriere -Aumento di molecole co-stimolatorie -Attivazione policlonale dei Linfociti T Patogenesi dell’autoimmunita’ Patogenesi dell’autoimmunita’ MANIFESTAZIONI CLINICHE DELL’ AUTOIMMUNITA’ ■ la presenza di linfociti autoreattivi NON è sinonimo di malattia autoimmune es: - produzione di auto-Ab secondaria a infezioni micoplasma anemia emolitica virus epatite C anticorpi aspecifici - anziani: produzione di Ab verso costituenti intracellulari ■ perché la reazione autoimmune dia luogo a malattia l’Ag deve essere accessibile al sistema immunitario es: sindrome di Goodpasture: Ag = collagene membrana basale del rene Ag sempre accessibile agli auto-Ab polmone Ag accessibile se danno alla mucosa orecchio Ag mai accessibile ■ flogosi cronica Ag del self non è eliminabile ■ danno tissutale fino a insufficienza d’organo ■ a seconda della sede dell’Ag: espressione clinica - sistemica - localizzata REAZIONI DI IPERSENSIBILITA’: reazioni inappropriate TIPO I = ipersensibilità immediata IgE- mediate allergia TIPO II = interazione Ab con Ag legato a strutture complesse TIPO III = malattie da immunocomplessi TIPO IV = ipersensibilità ritardata cellulo-mediata Rappresentano la controparte patologica della fisiologica risposta immune a agenti infettivi REAZIONI DI IPERSENSIBILITA’ Patogenesi delle lesioni mediate da anticorpi Ab-MEDIATE ► TIPO II Ag legato a una struttura complessa - membrana cellulare - membrana basale Es: - anemia emolitica - piastrinopenia - incompatibilità ABO - glomerulonefrite - pemfigo - reazioni a farmaci Es: - miastenia Ab-MEDIATE ► TIPO II Ag legato a una struttura complessa Es: incompatibilità Rh materno-fetale Sistema Rh 3 geni: Ag D Ag C c Ag E e Madre RhFeto Rh+ Terapia: somministrazione di Ig anti D alla madre entro 6 ore dal parto in modo da rimuovere tutte le emazie Rh+ prima che la madre si sensibilizzi e produca Ab che possono compromettere una successiva gravidanza Patogenesi delle lesioni mediate da anticorpi REAZIONI DI IPERSENSIBILITA’ TIPO III: MALATTIE DA IMMUNOCOMPLESSI ► Ag è “solubile” - formazione di immunocomplessi circolanti Ag + auto-Ab ■ La formazione di IC è fisiologica efficace modalità di rimozione dell’Ag che viene fagocitato ed eliminato nel SRE ■ In alcuni casi la risposta fisiologica è “sregolata” patologie ■ reazione - sistemica = malattia da siero Ag circolante - localizzata Ag depositato in una specifica sede es: glomerulonefrite ■ reazione - acuta Ag esogeno es proteina eterologa, farmaco - cronica Ag endogeno = self TIPO III Auto-Ab Ag solubile Formazione di immunocomplessi Fagocitosi nel SRE - attivazione del complemento - richiamo neutrofili Flogosi acuta Malattie da immunocomplessi TIPO III: GLOMERULONEFRITE POST-INFETTIVA Microrganismo - streptococchi - stafilococchi - meningococchi - HBV,HCV - HSV, EBV risposta Ab formazione di immunocomplessi deposizione immunocomplessi nel glomerulo renale eliminazione del microrganismo blocco produzione Ab Flogosi acuta eliminazione progressiva I.C. risoluzione alterazione della membrana di filtrazione - ematuria - proteinuria INFEZIONE DA STREPTOCOCCO β-EMOLITICO DI TIPO A ►ceppi nefropatici faringite/impetigine ↓ formazione di I.C. ↓ nefrite : 95% guarigione ►malattia reumatica: 3% dei soggetti faringite ↓ reattività crociata fra proteina M dello streptococco e glicoproteine di diversi tessuti ↓ - artralgie/atrite - pancardite: pericardite, miocardite, endocardite - noduli sottocutanei, eritema marginato - corea di Sydenham REAZIONI DI IPERSENSIBILITA’ TIPO IV: IPERSENSIBILITA’ RITARDATA ►risposta cellulo-mediata ■ dovuta a linfociti T precedentemente sensibilizzati verso un Ag ■ sono la controparte patologica della risposta immune a Ag intracellulari ■ 2 tipi: mediate da Th1 formazione di granulomi es: granulomatosi di Wegener mediate da Tc citotossicità es: diabete mellito di tipo I Patogenesi dell’ipersensibilita’ cellulo-mediata REAZIONI DI IPERSENSIBILITA’ TIPO IV: IPERSENSIBILITA’ RITARDATA Il ritardo (= qualche giorno) è dovuto al tempo necessario per la presentazione dell’antigene A- reazioni mediate da Th1 APC presentazione Ag ↓ attivazione Th1 citochine (IL-2, TNF, IFN-gamma) ↓ richiamo monociti granuloma Malattie da ipersensibilita’ cellulo-mediata Classificazione delle malattie autoimmuni IL DIABETE MELLITO Regolazione della glicemia Glicemia = concentrazione plasmatica di glucosio Variazioni fisiologiche della glicemia - Aumento post-prandiale - Diminuzione con lo sforzo fisico e il digiuno 1 solo ormone ipoglicemizzante: l’INSULINA - Secreta dalle cellule beta-pancreatiche - Una secrezione basale continua consente l’utilizzo periferico del glucosio - Picchi di secrezione post-prandiali Numerosi ormoni iperglicemizzanti - Consentono di evitare o compensare l’ipoglicemia - Esempi: glucagone, catecolamine, GH, cortisolo - Il glucagone favorisce in particolare il rilascio epatico di glucosio durante il digiuno L’ insulina Ormone peptidico prodotto dalle cellule beta delle isole pancreatiche di Langherans (90 %) Proinsulina = pro-ormone insulina (catene A+B) + peptide C (Connecting peptide) Regolazione della secrezione di insulina Secrezione stimolata dall’aumento della glicemia e dagli amino-acidi Secrezione inibita dall’ipoglicemia e da alcuni ormoni L’ insulina Meccanismo d’azione Attivazione del recettore insulinico situato sulla membrana delle cellule bersaglio cascata di risposte intracellulari, in particolare ingresso di glucosio nella cellula e attivazione di numerose vie metaboliche (essenzialmente a livello di fegato, muscolo e tessuto adiposo) Una volta entrato nella cellula il glucosio può essere: Direttamente utilizzato dalla cellula se richiede energia (glicolisi) Immagazzinato sotto forma di glicogene (glicogenogenesi epatica) o grassi (lipogenesi nel tessuto adiposo) Effetti metabolici dell’insulina L’insulina è un’ ormone ipoglicemizzante e anabolizzante Metabolismo glicidico: • favorisce ingresso cellulare del glucosio (non nel sistema nervoso) • favorisce glicogenogenesi epatica e trasformazione di glucosio in acidi grassi • inibisce glicogenolisi Metabolismo lipidico: • favorisce sintesi epatica di trigliceridi • a livello del tessuto adiposo sintesi e accumulo di acidi grassi, effetto anti-chetogeno e anti-lipolitico Metabolismo proteico: • favorisce ingresso cellulare di aminoacidi e sintesi proteica • inibisce il catabolismo proteico I markers del metabolismo glicidico • Glicemia – Variazioni fisologiche (a digiuno 70-110 mg/dl; aumento post-prandiale, generalmente < 140 mg/dl; diminuzione con l’esercizio fisico) • Glicosuria – Definizione: presenza di glucosio nelle urine – Generalmente patologica, si verifica quando viene superata la soglia di riassorbimento renale del glucosio (circa 180 mg/dl) – Se abbondante determina aumento del volume urinario poliuria (diuresi > 2500 cc/24h circa ) • Emoglobina glicosilata (HbA1c) – Frazione dell’emoglobina capace di legare il glucosio, utilizzata come marker dei valori medi di glicemia nelle ultime settimane I corpi chetonici • Gli acidi grassi rappresentano una forma di energia alternativa al glucosio; il glucagone favorisce la betaossidazione degli acidi grassi a livello epatico produzione di corpi chetonici (aceto-acetato acetone, acido b-idrossibutirico) che vengono liberati nella circolazione sanguigna (chetosi) e eliminati nelle urine (chetonuria) • La formazione di corpi chetonici si può verificare in 2 tipi di situazioni, totalmente diverse – Digiuno prolungato o ipoglicemia nelle urine presenza di chetonuria isolata – Carenza insulinica profonda nelle urine presenza di glicosuria abbondante + chetonuria Definizione del diabete mellito • Il diabete mellito viene definito dalla presenza di una iperglicemia cronica, secondaria a un difetto di produzione e/o di azione dell’insulina. • L’iperglicemia cronica induce una serie di complicanze sistemiche che interessano in particolare occhi, reni, sistema cardiovascolare e sistema nervoso. • I criteri diagnostici sono stati rivalutati nel 1997 (ADA: American Diabetes Association) Criteri diagnostici (ADA, 2010) • Il diabete mellito (DM) può essere definito da uno dei seguenti criteri: • In base all’Emoglobina glicata -- Hb A1c > o = a 6.5% • In base alla glicemia – Glicemia a digiuno > 126 mg/dl – Oppure: in presenza di sintomatologia tipica qualsiasi valore di glicemia > 200 mg/dl • In base al test di carico orale con glucosio 75 g (= OGTT o “curva glicemica” con misurazione della glicemia ogni 30’ per 2 ore) – Glicemia 2 ore dopo carico orale > 200 mg/dl Altre definizioni (ADA, 2010) Glicemia a digiuno • Normale tolleranza ai carboidrati (NT) – Glicemia a digiuno < 100 mg/dl – OGTT: glicemia 2 ore dopo carico orale < 140 mg/dl Glicemia 2 ore postcarico orale DM DM • Intolleranza ai carboidrati (IGT) – OGTT: glicemia 2 ore dopo carico orale > 140 mg/dl e < 200 mg/dl 126 100 200 IGT 140 IFG N (mg/dl) • Alterata glicemia a digiuno (IFG) NT – Glicemia a digiuno >100 mg/dl e < 126 mg/dl (mg/dl) Classificazione del diabete mellito Diabete di tipo 1 - una malattia tipicamente AUTO-IMMUNE, anche se esistono forme “idiopatiche” - il meccanismo principale è la profonda carenza insulinica - interessa essenzialmente bambini e adolescenti Diabete di tipo 2 - iperglicemia legata a insulino-resistenza (= difetto di azione dell’insulina) + carenza insulinica relativa e progressiva -interessa essenzialmente l’adulto e rappresenta la forma di diabete PIU’ FREQUENTE - comune associazione con obesità e altre malattie metaboliche La prevalenza del Diabete Mellito in Italia varia dal 5 al 10% a seconda della fonte di provenienza dei dati (ISTAT, Registro Malattie Cardiovascolari), aumenta con l’eta’, aumenta dal Nord al Sud In Europa e’ anche superiore, intorno al 10-14%. Mortalità - Il diabete rappresenta nei paesi industrializzati la 7°causa di morte - La mortalità in generale è 2-3 volte più elevata che nella popolazione non diabetica - La mortalità per cardiopatia ischemica è 2-3 volte maggiore rispetto ai non diabetici, mentre per ictus cerebrale lo è di 3-5 volte. - La cardiopatia ischemica è responsabile del 75% dei decessi dei soggetti diabetici. Morbosità - Seconda causa di uremia terminale - Seconda causa di cecità nei paesi industrializzati - Frequenza di ricovero ospedaliero doppia (tutte le età) Il diabete mellito di tipo 1 • Malattia auto-immune caratterizzata da infiltrazione linfocitaria (linfociti T) delle isole di Langherans pancreatiche, seguita da progressiva distruzione delle cellule beta-pancreatiche e profonda carenza di produzione insulinica • Fattori di rischio – Aplotipo HLA (tipo II, in particolare DR3/4) – Familiarità: 5-15 % – Possibile associazione con altre malattie autoimmuni (ipotiroidismo, morbo celiaco…) – Possibili fattori scatenanti (infezioni virali quali parotite, rosolia, influenza, entro-virus, agenti tossici..) Diabete Tipo I Patogenesi Predisposizione Genetica (HLA-DR3; HLA-DR4) Fattori ambientali (infezioni virali?) Risposta autoimmune verso le cellule beta Distruzione Beta cellule Carenza di INSULINA IPERGLICEMIA Manifestazioni Cliniche I markers biologici del diabete di tipo 1 • L’auto-immunità nel diabete di tipo 1 induce la produzione di anticorpi specifici, che precedono l’insorgenza della malattia (valore predittivo) e ne confermano la patogenesi . • Trattasi essenzialmente di – Anticorpi anti-isole pancreatiche (ICA) – Anticorpi anti-insulina (IAA) – Altri (anti-GAD, anti-proinsulina, …) Presentazione clinica del diabete di tipo 1 • Rappresenta < 10 % dei casi di diabete • Una patologia dell’ età evolutiva essenzialmente bambini e adolescenti, più raramente adulti giovani (90 % < 20 anni) – Tipicamente magri – Con l’aumento dell’obesità infantile fino a 20-25 % dei nuovi casi sono obesi • Esordio tipicamente subacuto/acuto – Subacuto: poliurodipsia, dimagrimento – Acuto: cheto-acidosi Fisiopatologia del diabete di tipo 1 • • La carenza insulinica determina l’incapacità delle cellule (in particolare adipose e muscolari) ad utilizzare il glucosio, con 2 conseguenze immediate: 1. Accumulo di glucosio nel plasma iperglicemia marcata superamento della soglia renale di riassorbimento glicosuria poliuria poliurodipsia 2. Utilizzo di fonti alternative di energia • Riserve lipidiche perdità di massa grassa • Riserve proteiche perdità di massa magradimagrimento (muscolare) Nella cheto-acidosi diabetica si associano carenza insulinica e iperproduzione di glucagone La cheto-acidosi diabetica Se la situazione precedente continua ad evolvere perché non diagnosticata in tempo si verificano: 1. Disidratazione severa per poliuria ipotensione, tachicardia, torpore… 2. Produzione massiccia di corpi chetonici acidosi metabolica (cheto-acidosi) con iperventilazione secondaria e turbe digestive (vomito..) che peggiorano la disidratazione La cheto-acidosi è una complicanza spontaneamente fatale del diabete di tipo 1 Quadro metabolico della cheto-acidosi diabetica Iperglicemia severa (da 3 a 6-7 volte la norma) con aumento degli acidi grassi liberi, ipertrigliceridemia e iperosmolarità plasmatica Acidosi metabolica con diminuzione del pH e dei bicarbonati Diminuzione della pCO2 per iperventilazione di compenso Glicosuria e chetonuria abbondanti Diabete Tipo I Patogenesi di sintomi e segni Iperglicemia Perdita di calorie Fame Polifagia Perdita di peso N bilancio negativo Glicosuria Mobilizzazione di grassi e proteine Poliuria Polidipsia ACIDOSI Fisiopatologia del diabete di tipo 2 • Caratterizzato da 2 elementi essenziali – Insulino-resistenza: inadeguata utilizazione del glucosio da parte delle cellule, che non rispondono normalmente alla stimolazione insulinica; il difetto può essere di tipo pre-recettoriale, recettoriale o post-recettoriale. – Difetto della beta-cellula: anche se inizialmente relativo (la secrezione insulinica è a lungo conservata), è ormai ammesso che l’insorgenza del diabete di tipo 2 è legata a una produzione di insulina insufficiente a compensare la resistenza insulinica Fattori di rischio per il diabete di tipo 2 • Il diabete di tipo 2 è il più frequente (> 90 % dei casi di diabete) • Tipicamente caratteristico dell’ età matura (> 40 anni), interessa pazienti sempre più giovani • Fattori di rischio – Familiarità ++ (ereditarietà multigenica) – Età – Obesità – Stile di vita: alimentazione e sedentarietà • Patologie associate (frequenti) – Dislipidemia, sindrome metabolica Alterazioni biochimiche dei tessuti secondarie all’iperglicemia cronica • Glicosilazione di numerosi proteine cellulari e extracellulari – Emoglobina glicosilata e fruttosamina circolanti (markers di equilibrio glicemico) – Glicosilazione di collagene e proteine a lunga vita che alterano la matrice vascolare contribuiscono a microangiopatia /glomerulopatia. • Stress ossidativo . – Aumentata produzione di ione superossido (0 ) a livello della catena respiratoria mitocondriale, di radicali liberi, con diminuzione di NO disfuzione endoteliale che favorisce l’ateroma e le sue complicanze. • Aumentata produzione di sorbitolo (via dei polioli) – Glucosio sorbitolo poco diffusibile rigonfiamento cellulare osmotico es: cataratta Le complicanze del diabete • La microangiopatia diabetica – Alterazioni specifiche del microcircolo retinopatia, nefropatia e neuropatia diabetiche • La macroangiopatia diabetica – Ateromatosi precoce e diffusa complicanze cardiovascolari • Altre complicanze – Aumentata sensibilità alle infezioni – Cataratta – Piede diabetico TIROIDITE DI HASHIMOTO Tiroidite autoimmune IPOTIROIDISMO Progressiva distruzione della tiroide a causa della risposta AUTOIMMUNE Hashimoto (1912) tiroide con notevole infiltrato linfocitario Tra 45-65 anni può colpire anche i bambini donne 10 : 1 uomo 20 : 1 Alcuni casi sono associati ad HLA-DR5, HLADR3 AUTOANTICORPI CONTRO ORMONI O MOLECOLE DELLA TIROIDE NELLA TIROIDITE DI HASHIMOTO AUTOANTICORPI CONTRO: - TIREOGLOBULINA (Ab non specifici) - PEROSSIDASI TIROIDEA (Ab non specifici) - RECETTORE DEL TSH (è recett. di membrana assoc. a prot. G) Ab specifici T. HASHIMOTO MORBO DI GRAVES - TRASPORTATORI DELLO IODIO SINTOMI SEGNI CLINICI -FATICA -DEBOLEZZA MUSCOLARE -PRESENZA DI GOZZO -CRAMPI -PALLORE FACCIALE -DEPRESSIONE -BRADICARDIA -SENSIBILITA’ AL FREDDO -IPERTENSIONE -AUMENTO PONDERALE -EDEMA MANI, PIEDI E PALPEBRE -INSPESSIMENTO DELLA PELLE -SECCHEZZA E FRAGILITA’ DEL CAPELLO -STITICHEZZA -AUMENTO DEL FLUSSO MESTRUALE -AUMENTO DEL RISCHIO D’ABORTO Meccanismo patogenetico dell’ipotiroidismo: MODELLO PROPOSTO APC presenta auto-antigeni tiroidei al linfocita T Attivazione linfocita T citochine Auto-anticorpi CITOTOSSICITA’ dipend. da Ab (es. fissazione complemento) CD8+ KILLING diretto MORTE delle cellule folllicolari della tiroide MORBO DI GRAVES o Morbo di Flajani-Basedow-Graves (ipertiroidismo, tireotossicosi) Reazioni immunopatogene di V tipo (ipersensibilità stimolatoria) MALATTIA DI GRAVES 1935 malattia caratterizzata da “palpitazioni violente e di lunga durata nelle donne” Associata ad un aumento della dimensione della tiroide Clinicamente triade sintomatologica: - IPERTIROIDISMO ingrossamento diffuso e iperfunzionale della tiroide - OFTALMOPATIA INFILTRATIVA esoftalmo - DERMOPATIA LOCALIZZATA ( mixedema pretibale), in piccola parte dei pazienti MORBO DI GRAVES (ipertiroidismo, tireotossicosi) - Iperattività, tremori, insonnia - CD4+ autoreattivi, Ig G contro recettori TSH - 20-40 anni - donne 7 : 1 uomini - Condizione patologica autoimmune prod. AUTOANTICORPI contro il rec. per il TSH - Anticorpo tiroido-stimolante (ITS) - Malattia di Graves (50 anni fa) - Linfociti T (CD4+ o CD8+) nell’infiltrato infiammatorio reagiscono con la muscolatura estrinseca oculare (espr. rec. per il TSH?)