comunicazione
Comunicare con il
paziente
(dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino
communico = mettere in comune, far partecipe)
P.A. BONATI
nella sua prima definizione è l'insieme dei fenomeni che
comportano il trasferimento di informazioni.
………. interattivo osservabile fra due o più
partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca
e di un certo livello di consapevolezza, in
grado di far condividere un determinato
significato sulla base di sistemi simbolici e
convenzionali di significazione e di
segnalazione secondo la cultura di riferimento.
Anolli mod. (2002)
Competenze per comunicare
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Linguistica (produrre e interpretare segnali verbali)
Paralinguistica (usare enfasi, cadenze, esclamazioni)
Cinesica (comunicare attraverso segni gestuali)
Prossemica (usare ed interpretare distanze
interpersonali e orientamenti spaziali)
• Performativa (utilizzare atti linguistici e non
linguistici per realizzare l’intenzione comunicativa)
• Socio-culturale (riconoscere le situazioni sociali e le
relazioni di ruolo)
Funzioni centrate della comunicazione
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Strumentale (ottenere qualcosa)
Di controllo (influenzare gli altri)
Informativa (trasferire conoscenze)
Espressiva (manifestare sentimenti)
Di contatto sociale (socializzare)
Di alleviamento (alleviare preoccupazione)
Di stimolazione (attivare l’organismo)
Legata al ruolo (finalità professionali)
Elementi della comunicazione
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Chi?
Comunica a chi?
Cosa?
Come?
Con quale canale?
Con quale effetto?
In quale contesto?
In quali circostanze?
Con quale scopo?
Sulla base di quali elementi?
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Trasmittente
Ricevente
Contenuto
Modo
Mezzo
Risultato
Ambiente
Occasione
Finalità
Fondatezza
LINGUAGGIO
Si compone di aspetti verbali e non verbali ed è la modalità attraverso cui
le persone possono interagire.
LINGUAGGIO
E’ una funzione cognitiva complessa
organizzata, gerarchicamente, dal livello
più semplice al più complesso, in diverse
parti
MA CHI è IL PAZIENTE ?
I disordini della comunicazione verbale,
orale e scritta 1^ fase
I disordini della comunicazione verbale,
orale e scritta 2^ fase
la comunicazione diventa più essenziale , si fanno
sempre più frequenti
a) la difficoltà/incapacità a “trovare” la parola
che la persona vuole dire
b) i fenomeni tipo “ sulla punta della lingua”
la stessa è in grado di scrivere, leggere e di
comprendere quanto le viene detto,
soprattutto se l’argomento è collegato alla
situazione contestuale
• Compaiono errori nell’attribuire il nome all’oggetto
od alla persona che il malato intende nominare
• Talvolta ripete in modo coercitivo qualche
elemento linguistico (si, no etc), comunica in modo
“disordinato”, usa un “linguaggio vuoto”, parole
“inventate” o automatismi verbali incongrui, può
avere molta difficoltà a comprendere ciò che gli
viene detto
• Generalmente riesce a ripetere ciò che sente ed a
leggere
Luzzati C. 1996
I disordini della comunicazione verbale,
orale e scritta 3^ fase
• Iniziano a disintegrarsi i suoni che compongono la parola
e questa diventa a poco a poco un lungo “bisbiglio” in
cui è sempre più difficile ritrovare un contenuto
significativo
• La comprensione linguistica va gradatamente
deteriorandosi, possono persistere automatismi verbali
progressivamente sostituiti dalla comparsa e
consolidamento di un definitivo mutacismo
• Lettura, scrittura, ripetizione sono ugualmente
deteriorate
Luzzati C. 1996
Luzzati C. 1996
In letteratura è riportato che questa
progressione del disturbo della
comunicazione verbale, è attualmente
considerata paradigmatica della
AD…………….
ma assume le stesse caratteristiche
pur presentando variabilità specifiche
anche nella VD, FT, LB
Luzzati C. 1996
Solo nella demenza avanzata (stadio 7)
viene segnalato:
“….perdita di tutte le capacità verbali,
per lo più si esprime solo con brontoli”
DISTURBI DEL LINGUAGGIO
Solo nella demenza molto grave (CDR 4)
“…presenta severo deficit del
linguaggio o della comprensione”
o nella demenza terminale (CDR 5):
“…perché completamente incapace di
comunicare”
Inizialmente può esserci una difficoltà nella fase di produzione: l’eloquio si inceppa e il
soggetto non ricorda il termine esatto da usare.
ANOMIA
In tali casi il soggetto cerca di descrivere un concetto semplice attraverso un macchinoso
giro di parole.
CIRCONLOCUZIONE
Emergono quindi errori nell’identificazione di oggetti di uso comune e il soggetto può
denominare un oggetto con il nome di uno affine, appartenente alla stessa categoria
(es. dice pecora invece di capra) oppure dice coltello invece che martello
PARAFASIA SEMANTICA/FONOLOGICA
Con l’evoluzione della malattia prevarrà l’utilizzo di parole uniche per definire qualcosa
o qualcuno.
PAROLE PASSEPARTOUT
DISTURBI DEL LINGUAGGIO
La capacità di comprensione del linguaggio non verbale è invece intaccata solo nelle
fasi più avanzate.
Gli aspetti non verbali del linguaggio mantengono più a lungo il loro potere
comunicativo.
Tale potere comunicativo si affievolisce fino a scomparire nella fase terminale della
malattia
Dalla parola alla carezza:
è necessario che il famigliare si renda conto
che il proprio caro affetto da demenza non è più in grado di recepire e
decodificare correttamente quanto gli viene detto.
E' importante dunque adattare continuamente, con elasticità e
sensibilità, le proprie modalità comunicative in rapporto alle capacità
di comprensione del malato.
Si deve soprattutto tener presente che per il malato è molto frustrante
e addirittura controproducente pretendere da lui prestazioni che non è
più in grado di dare…………………
Sottolineare ciò che la persona era in grado di fare ma che ora non
riesce più a portare a termine, oppure imputare il fallimento a
mancanza di volontà o di impegno provoca inutile sofferenza e acuisce
la depressione e il disorientamento
COMUNICARE DIVERSAMENTE CHE CON PAROLE
COMUNICARE DIVERSAMENTE CHE CON PAROLE
TATTO
Riscoprire il ruolo della mano, questo meraviglioso organo
sensoriale d’espressione e di comunicazione, di cui le persone
con demenza si servono ancora in fondo alla loro regressione.
Parlare alla persona, chiamarla e poi toccarla; un gesto
affettuoso
tranquillizza,
smorza
l’aggressività.
SGUARDO
Entrare in relazione con una persona è prima di tutto scambiare
uno sguardo, captare il suo sguardo; accettare l’altro è accettare
il suo sguardo.
Lo sguardo è un tipo di comunicazione molto intenso; ma
attenzione, esso può contraddire la parola.
(C. Pichaud, I. Thareau, 2000)
(C. Pichaud, I. Thareau, 2000)
COMUNICARE DIVERSAMENTE CHE CON PAROLE
MIMICA ED ESPRESSIONE DEL CORPO
I comportamenti considerati abitualmente imbarazzanti
(deambulazione, grida ripetitive, cleptomania …) hanno
significati particolari per la persona con demenza; bisogna
capirli e considerarli quali mezzi di comunicazione.
Permettere alla persona con demenza di esprimersi così le
apporterà una diminuzione dell’angoscia, delle tensioni e ridurrà
la sua aggressività.
(C. Pichaud, I. Thareau, 2000)
Dalle parole………. ai fatti!