Imparare a usare la memoria è fondamentale af

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[SAPER VIVERE]
DI NELLA GRIFONI
IL TEMPO GIUSTO
PER RICORDARE
Imparare a usare la memoria è fondamentale affinché i ricordi, anche se belli, non ci schiaccino
impedendoci di vivere il presente in modo sereno
L
a memoria: enfatizzata, benedetta, vituperata. Fatta di ricordi. Di
rimpianti. Di rimorsi. Inalienabile
prerogativa dell’essere umano, e quindi di
ognuno di noi. Occorre saperla usare perché
ci diventi amica e ci aiuti ad affrontare la quotidianità nel migliore dei modi. Impresa molto più difficile di quanto non si pensi. Sono
solo positivi gli aspetti di questa importante
funzione del nostro cervello o esistono anche dei risvolti negativi? Non abbiamo spesso l’impressione
che la memoria subdolamente ci tradisca? È giuLa mente,
sto, ad esempio, preoccuspesso a nostra
parsi se non riusciamo a
insaputa, seleziona
trattenere immagini ed
emozioni come vorremle cose che contano
mo
e, di conseguenza, inda quelle che
testardirci con esercizi o
non contano
farmaci per rinforzarla menaffatto
tre lei invece segue semplicemente le leggi della natura? No.
Non lo è. La vita di ognuno di noi si
rinnova ogni giorno: dalle cellule ai pensieri
alle esperienze. Ci sono ricordi importanti e
altri meno rilevanti, alcuni che contano e altri che non contano affatto ma che la memoria, spesso a nostra insaputa, seleziona e conserva. «Attenzione: il fatto di dimenticare
ciò che è meno rilevante è fondamentale
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per effettuare nuovi apprendimenti», afferma Manila Vannucci, psicologa. E quindi,
invece di angosciarci perché non ricordiamo un certo indirizzo potremmo saggiamente prendere atto che evidentemente non ci importava più di tanto. E
che al contrario, nel momento in
cui il ricordo di una certa persona
non ci abbandona, renderci conto che probabilmente ci interessa più di quanto non vorremmo ammetterlo.
La memoria e l’oblio.
Tesi e antitesi. Dove il secondo ha una funzione spesso altrettanto importante della prima. «Per ogni agire ci
vuole oblio». Scrive il filosofo
Friedrich Nietzsche in Considerazioni inattuali: «La serenità, la
buona coscienza, la fiducia nel futuro dipendono… dal fatto che si
sappia tanto bene dimenticare al
tempo giusto, quanto ricordare al
tempo giusto». In tempi più recenti
lo psicoanalista Sigmund Freud distingue addirittura un oblio buono (le
cose che è bene dimenticare) da un
oblio cattivo (quello che cancella ciò
che sarebbe opportuno ricordare). In ogni caso, la memoria
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LE EMOZIONI...
쎲 «In questi anni abbiamo scoperto il forte ruolo
dell’emozione e capito che la cognizione senza
emozione è come se non esistesse. Le emozioni
vengono memorizzate più facilmente in quanto
su questo genere di ricordi non interviene solo
l’ippocampo, che è quella parte del cervello
che registra i fatti in modo neutro, ma anche
l’amigdala, che è quella parte del cervello
che fissa eventi particolarmente negativi o
positivi, e che è in grado di recepirne l’intensità».
Maria D’Alessio, psicologa,
è autrice con Antonino Raffone,
specialista della memoria,
di La memoria nello sviluppo, Ed. Laterza
... E LA RIMOZIONE
쎲 «Quando un evento negativo, soprattutto se subito
durante l’infanzia, assume dimensioni traumatiche,
come ad esempio uno stupro, la nostra mente lo
“rimuove”, per evitarci sofferenze che non siamo
in grado di affrontare e di gestire. Attenzione però:
il cervello non cancella e di conseguenza queste
persone spesso soffrono di disagi e angosce alle
quali non sanno dare spiegazioni e che sono invece
riconducibili all’evento rimosso».
Manila Vannucci, psicologa,
è autrice di Quando la memoria
ci inganna, Ed. Carrocci
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resta uno dei nostri più preziosi alleati.
È grazie a lei se impariamo ampliando
così il nostro sapere o riteniamo concetti e
nozioni che ci arricchiscono sia a livello
collettivo sia individuale. Senza di lei, senza la possibilità di immagazzinare le esperienze delle generazioni che ci hanno preceduto, saremmo ancora all’età della pietra e quindi il suo apporto è stato indispensabile per la nostra evoluzione. Ma anche per i
singoli il contributo della memoria è spesso
di importanza vitale. Se un bimbo si è fatto del male correndo a rompicollo in bici il ricordo del dolore per la brutta caduta lo terrà lontano dal pericolo. Dove
ne un costante punto di riferimento, impediamo che se ne vadano con il passare del
tempo? Con il risultato di diventare disincantati. Ansiosi. Pessimisti. «In realtà spesso è il
nostro sistema-mente che in modo automatico funziona così creando un circolo vizioso
che si autoalimenta», precisa Vannucci. «Esistono tuttavia alcune strategie per fronteggiare queste situazioni, come ad esempio la distrazione (che ha però un’efficacia limitata e
di breve durata) e il supporto e il confronto
sociale: parlare e condividere i propri ricordi con gli altri aiuta ad acquisire una visione più realistica dell’evento, a ridefinirlo e
a prenderne le giuste (e sane) distanze».
Il nostro passato, bello o brutto che sia, è la valigia con
l’aspetto negativo è la possibilità che
quello stesso bambino ne rimanga
“marchiato” e, conseguentemente,
Il contributo
condizionato a vita diventando, una
della memoria
volta adulto, insicuro e pauroso.
La tendenza ad ampliare i ricorè stato
di
negativi è infatti quello che per
indispensabile
lo più facciamo. Chi non ha sofferper la nostra
to per una delusione d’amore? O
evoluzione
per un insuccesso sul lavoro? O per un
lutto che lo ha dolorosamente colpito?
Siamo noi, con la deliberata volontà a non
volercene distaccare attraverso un rimuginio
costante, che non permettiamo che le tracce
di queste esperienze sbiadiscano e, facendo-
La nostalgia
o il rimpianto
non sono
mai dei buoni
compagni
di viaggio
per rievocare brevemente episodi particolari o divertenti per poi ripartire
con rinnovato slancio. Impariamo ad accettare che il tempo passa e a capire che non servono né i rimorsi né il processo postumo alle intenzioni: se avessi detto, se avessi fatto... Sono tutti esempi di un cattivo uso della memoria. E dei ricordi. Il nostro passato, bello o
brutto che sia, è la valigia con la quale ci presentiamo ad ogni nuovo appuntamento. Se
sapremo servircene in modo adeguato, evitando di colpevolizzarci o di sentirci perennemente vittime della cattiva sorte, ci trove-
remo dentro preziosi suggerimenti e consigli. I ricordi giungono da molto lontano, quando
eravamo immersi nel liquido amniotico e ancora non erano memoria. Essendo alle radici della nostra esistenza ne costituiscono l’essenza. E a questo
devono servire: dare un senso alla nostra vita
aiutandoci ad affrontare con maggior consapevolezza le incognite del presente.
Di certo la memoria cambia con il passare degli anni e a seconda dell’intensità di
un evento. Le emozioni (vedi box) vengono
ricordate più facilmente e più a lungo. Ma
anche l’età influisce in modo determinante.
씮
la quale ci presentiamo a ogni nuovo appuntamento
Analogamente anche il contrario può rivelarsi controproducente: quando cioè ritagliamo una fetta della nostra vita e tendiamo a
mitizzarla. Un esempio fra tutti: i “mitici” anni ’60 diventati un vero e proprio tormentone esistenziale per quelli che allora di anni
ne avevano venti. O per quelli venuti subito
dopo e che ne hanno sentito parlare in termini entusiastici: formidabili quegli anni. Dove, alla luce dei fatti, l’effimero ha avuto la
meglio e alle tante luci si contrapponevano,
come è ovvio, altrettante ombre. Enfatizzare
solo i bei ricordi non serve. La nostalgia o il
rimpianto non sono mai dei buoni compagni di viaggio. Al massimo possono servirci
I TRE MAGAZZINI DEL CERVELLO
쎲 La memoria è una
funzione della mente in
grado di immagazzinare,
sotto forma di ricordi, le
esperienze e i singoli
vissuti. Secondo gli studi
più recenti sulle basi
neurali della memoria,
le informazioni vengono
depositate in tre
differenti magazzini:
- la memoria sensoriale
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è il primo magazzino
che trattiene per pochi
secondi (o addirittura
millesimi di secondo)
gran parte delle
informazioni
provenienti
dall’ambiente;
- la memoria
a breve
termine
(Mbt)
trattiene nel secondo
magazzino per 30-60
secondi una quantità molto
limitata di informazioni per
poterle rapidamente
utilizzare
(ad esempio,
ricordarci
di un
numero
telefonico);
- la memoria
a lungo termine
(Mlt) trattiene
nel terzo magazzino
una quantità illimitata
di informazioni per un
tempo teoricamente
illimitato e contiene
sia ricordi recenti, che
risalgono a pochi giorni
prima, sia quelli remoti.
Manila Vannucci,
psicologa
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Con l’età aumentano le cellule
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«I bambini hanno capacità di apprendimento e di memorizzazione molto superiori a
quelle degli adulti. Nello sviluppo cognitivo
la memoria è l’abilità che cresce più velocemente per cui i bambini a otto anni
hanno una memoria estesissima», afferma Maria D’Alessio, psicologa dell’età evoRitornare
lutiva. La memoria ragal passato significa
giunge la sua massima poriannodare le fila
tenzialità intorno ai
vent’anni per poi decredel cammino
scere
progressivamente
percorso dando un
nella terza età, quando insenso al nostro
comincia a far cilecca, covissuto
me si usa dire.
«E arriviamo alla quarta età , in
cui si intensifica un fenomeno generalmente sottovalutato che è quello delle false memorie». Conclude Vannucci : «Agli an-
iorgio Albertazzi,
85 anni, è un attore
instancabile. Nella prossima
stagione, da ottobre a
maggio, lo vedremo in ben 5
spettacoli diversi. Fra questi
la ripresa di Moby Dick di
Latella, al Piccolo di Milano;
la ripresa delle Lezioni
americane di Calvino;
L’elogio dell’imperfezione al
Parenti, ancora a Milano.
Un’impresa titanica, tutta
giocata su una memoria di
ferro, come ci confessa più
sotto. «Memoria e ricordo.
C’è una differenza molto
forte. Il ricordo è un coagulo
di nozioni, di visioni, di cose
che si sono vissute e si
riallaccia spesso a un
episodio mentre la memoria
è un serbatoio, un vasto
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ziani capita di confondere qualcosa che hanno immaginato di fare con qualcosa che hanno fatto o non fatto veramente. Possono, ad
esempio, ricordare di aver preso una medicina che invece non hanno preso. Di fronte alle false memorie l’approccio migliore è di
averne consapevolezza mettendo in atto
degli accorgimenti pratici, come, ad esempio, segnare su un taccuino le cose effettivamente fatte. «Un consiglio semplice ma
prezioso che può evitare spiacevoli, se non
gravi, conseguenze. Infine vi è un altro fenomeno apparentemente inspiegabile:
avanti con gli anni ci si dimentica di spegnere il gas o di dove sono state messe le chiavi (memoria a breve termine), mentre si ri-
GIORGIO ALBERTAZZI: UNA MENTE SEMPRE GIOVANE
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corticali ma non i neuroni
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dominio in cui ci sono una
serie di derive e abbraccia
più spazio e maggior tempo.
È la corteccia su cui si
incidono gli episodi che
dobbiamo ricordare. E quindi
c’è la memoria storica, che è
quella che riguarda tutti noi,
che porta il passato
nel presente e che è
fondamentale perché se si
toglie la memoria
cancelliamo il nostro vissuto.
Mi piace citare a questo
proposito un testo che si
chiama Il silenzio delle
sirene in cui si racconta della
“fonte mnemosine” dove
il protagonista invita a non
dimenticare. Ricordare
significa conoscere il proprio
patrimonio genetico, la
propria origine, la
propria storia
facendo di
questo un
presente
connettivo.
Quanto alla memoria degli
attori è una dote che non
sempre corrisponde al
talento. Ho un ricordo
personale che riguarda
Laurence Olivier
il quale diceva di avere
pochissima memoria: per
imparare un testo ci metteva
anche due mesi! Io ho una
memoria fortissima.
Se faccio un calcolo
cordano con esattezza particolari che si perdono nella notte dei tempi (memoria a lungo
termine). Che risalgono alla prima infanzia.
«Esiste in proposito una spiegazione scientifica ben precisa», sottolinea D’Alessio, «se è
vero che con l’avanzare degli anni si verifica
una notevole perdita di neuroni, parallelamente aumentano alcune cellule corticali e
con esse la capacità di effettuare collegamenti anche remoti. Una capacità che per fortuna non finisce mai perché altrimenti non
avremmo più la funzionalità».
Di fatto ritornare al passato significa, in
quest’epoca della vita, riannodare le fila del
cammino percorso dando un senso ad avvenimenti che allora ci erano parsi privi di significato. La memoria non si isterilisce ma
cambia: non è più la quantità ma la qualità
dei ricordi a prendere il sopravvento. Con왎
ducendoci alla saggezza.
approssimativo, lasciando da
parte il teatro e parlando solo
di poesie o di racconti,
compresi 14 canti della Divina
Commedia, credo di avere
quattro/cinque ore
di memoria. Ma a fare la
differenza è più che altro la
rapidità di apprendimento:
generalmente imparo durante
le prove. Ancora oggi
raramente studio. Certamente
è più facile ricordare il verso
perché sintetizza e ha una
ritmica sonora. Ma imparo a
memoria con facilità anche le
novelle, cosa che ho
sperimentato anni fa quando
feci un programma televisivo
che si chiamava
Appuntamento con la novella.
In questi casi
si tratta di una memoria
fotografica e quindi dimentico
anche facilmente. La
memoria è un grande
patrimonio che si tramuta
poi in sapere, in coscienza
e in autocoscienza. Ho
quindi provato molto dolore
quando mia madre negli
ultimi tempi, essendosi
ammalata, aveva perso la
memoria. Forse lei
nemmeno soffriva ma a me
dava l’impressione che si
dibattesse, navigasse in un
universo nebuloso in cui si
delineavano solo dei
contorni e dei profili… In
questi casi sì ci vorrebbe
un’invocazione alla “fonte
mnemosine” perché ci
aiutasse a non dimenticare.
Perché non dimenticare vuol
dire sapere di essere vivi
secondo certi allacciamenti
di se stessi con il tempo e
con lo spazio e con la storia.
La memoria è vita».
N.G.
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