Nel primo capitolo del libro VI della sua Metafisica, Aristotele traccia la sua celeberrima classificazione delle scienze, distinguendole in “teoretiche”, “pratiche” e “poietiche”, e sentenziando la superiorità delle prime e, fra esse, della metafisica. Tale concezione, collima perfettamente con le indicazioni etiche ed antropologiche di Aristotele. Se l'ideale umano consiste nella vita tesa al conoscere, è comprensibile che la forma suprema di conoscenza sia proprio quella teoretica (“theorein” significa appunto “contemplare”). La superiorità della metafisica rispetto a tutte le altre scienze è affermata da Aristotele in virtù del fatto che, mentre la metafisica studia l'essere in quanto essere, cioè considerato in senso assoluto, le altre scienze esaminano determinati settori (o meglio “generi”) dell'essere. La metafisica costituisce dunque il punto di vista píù universale da cui guardare la realtà. In questo senso, la riflessione aristotelica è perfettamente conseguente a quella socratica e platonica: vera scienza si dà solo dell'universale. “Oggetto della nostra ricerca sono i principi e le cause degli esseri, intesi appunto in quanto esseri. Infatti, c'è una causa della salute e del benessere; ci sono cause, principi ed elementi anche degli oggetti matematici e, in generale, ogni scienza che si fonda sul ragionamento e che in qualche misura fa uso del ragionamento tratta di cause e principi più o meno esatti. Tuttavia, tutte queste scienze sono limitate ad un determinato settore o genere dell'essere e svolgono la loro indagine intorno a questo, ma non intorno all'essere considerato in senso assoluto ed in quanto essere. Inoltre, esse non si occupano dell'essenza, ma partono da essa – le une, desumendola dall'esperienza, le altre, invece, assumendola per via di ipotesi – e dimostrano con più o meno rigore le proprietà che di per sé competono al gene-re che esse hanno per oggetto. È evidente, perciò, che da tale procedimento induttivo non può derivare una conoscenza dimostrativa della sostanza né delI'essenza, ma (che di queste dovrà esserci) un altro tipo di conoscenza. Parimenti, queste scienze non dicono se il genere di essere del quale trattano esista realmente o no, perché il procedimento razionale che porta alla conoscenza dell'essenza di una cosa è lo stesso che porta anche alla conoscenza della esi-stenza di una cosa. Ora, anche la scienza fisica tratta di un genere particolare dell'essere: tratta, precisamente, di quel genere di sostanza che contiene in sé medesima il principio del movimento e della quiete. Ebbene, è evidente che la fisica non è scienza pratica né scienza poietica: infatti il principio delle produzioni è in colui che produce, ed è o l'intelletto o l'arte o altra facoltà; ed il principio delle azioni pratiche è nell'agente ed è la volizione, in quanto l'oggetto dell'azione pratica e della volizione coincidono. Pertanto, se ogni conoscenza razionale è o pratica o poietica o teoretica, la fisica dovrà essere conoscenza teoretica, ma conoscenza teoretica di quel genere di essere che ha potenza di muoversi e della sostanza intesa secondo la forma, ma prevalentemente considerata come non separabile dalla materia. È necessario, poi, che risulti chiaro anche il modo di essere dell'essenza e della forma, perché, se non è chiaro questo, la ricerca è assolutamente vana. Ora, le cose che sono oggetto di definizione, ossia le essenze, sono alcune, come il camuso, altre, invece, come la concavità. Queste differiscono tra loro per il fatto che il camuso è sempre unito alla materia (il camuso, infatti, è un naso concavo), mentre la concavità è scevra di materia sensibile. Pertanto, se tutti gli oggetti della fisica si intendono in modo simile al camuso, come, per esempio, naso, occhio, viso, carne, orecchio, animale in genere, foglia, radice, corteccia, pianta in generale (infatti, non è possibile dare definizione di nessuna di queste cose senza il movimento, ma esse hanno sempre materia), allora è chiaro che si debba ricercare e definire l'essenza in sede di ricerca fisica, ed è chiaro altresì perché sia compito del fisico speculare anche su una parte dell'anima, e precisa-mente su quella parte dell'anima che non esiste senza la materia. Da tutto que-sto risulta evidente, dunque, che la fisica è una scienza teoretica. D'altra parte, anche la matematica è scienza teoretica. Se, però, essa sia scienza di esseri immobili e separati, per ora ci resta oscuro. Per altro, è chiaro che alcune branche della matematica considerano i loro oggetti come immobili e non separati. Ma, se esiste qualcosa di eterno, immobile e separato, è evidente che la cono-scenza di esso spetterà certamente ad una scienza teoretica, ma non alla fisica, perché la fisica si occupa di esseri in movimento, e neppure alla matematica, bensì ad una scienza anteriore all'una ed all'altra. Infàtti, la fisica riguarda realtà separate ma non immobili; alcune delle scienze matematiche riguardano realtà che sono immobili ma non separate, bensì immanenti alla materia; invece la filo-sofìa prima riguarda realtà che sono separate ed immobili. Ora, è necessario che tutte le cause siano eterne, ma queste in modo particolare: infatti, queste sono le cause di quegli esseri divini che a noi sono manifesti. Tre sono, di conseguenza, le branche della filosofia teoretica: la matematica, la fisica e la teologia. Non è dubbio, infatti, che se mai il divino esiste, esiste in una realtà di quel tipo. E non è dubbio, anche, che la scienza più alta deve avere come oggetto il genere più alto di realtà. E mentre le scienze teoretiche sono di gran lunga preferibili alle altre scienze, questa è, a sua volta, di gran lunga preferibile alle altre due scienze teoretiche. Si potrebbe, ora, porre il problema se la filosofia prima sia universale oppure se riguardi un genere determinato ed una realtà particolare. Infatti, a questo riguardo, nello stesso ambito delle matematiche c'è diversità: la geometria e la astronomia riguardano una determinata realtà, mentre la matematica generale è comune a tutte. Orbene, se non esistesse un'altra sostanza oltre quelle che costitu-iscono la natura, la fisica sarebbe la scienza prima; se, invece, esiste una sostanza immobile, la scienza di questa sarà anteriore (alle altre scienze) e sarà filosofìa prima, e, in questo modo, cioè in quanto è prima, essa sarà universale, e ad essa spetterà il compito di studiare l'essere in quanto essere, cioè che cosa l'essere sia e quali gli attributi che, in quanto essere, gli appartengono”. (Aristotele, Metafisica, VI, 1, traduzione di G. Reale) CLASSIFICAZIONE DELLE SCIENZE Tutte le scienze vertono su cose che ESISTONO, quindi riguardano l’Essere, in ambiti diversi: empirico, contingente, necessario. Questa è una pluralità di scienze autonome, non finalizzate ad essere unificate nella geometria o nella filosofia di Platone. SCIENZE TEORETICHE essere necessario PRATICHE essere contingente POIETICHE SCIENZE TEORETICHE Sono formate dalla FILOSOFIA PRIMA, o METAFISICA e FILOSOFIA SECONDA, o FISICA (psicologia e matematica). E’ la ricerca del sapere fine a se stesso, non condizionato da un criterio di utilità o di ricchezza. SCIENZE PRATICHE Riguardano l’uomo come singolo e come polis, e il modo di raggiungere la sua perfezione morale (etica e politica). SCIENZE POIETICHE Da poiei = fare riguardano il fare, cioè le attività artigianali. Variano costantemente. Aristotele non le analizza a fondo. Gerarchia delle scienze Le scienze teoretiche sono superiori perché sono un sapere fine a se stesso. Siccome non è condizionato dalla realtà, è libero e disinteressato. Nelle scienze pratiche o poietiche, invece, il fine è esterno ad esse, quindi non sono libere perché condizionate. Anche l’oggetto è superiore, perché ha più valore l’Essere necessario. Solo chi è libero può praticare le scienze teoretiche. LA METAFISICA E’ la filosofia più importante, ma non è fondamentale in assoluto. Il termine metafisica viene usato in seguito, a sostituzione di filosofia prima. Definizioni di metafisica: studia le CAUSE e i PRINCIPI PRIMI, ciò che determina la realtà materiale e non studia l’ESSERE studia la SOSTANZA studia DIO come principio primo Aristotele identifica la metafisica con la TEOLOGIA, perché le prime tre definizioni rinviano all’ultima: Dio è la causa, l’essere e la sostanza di tutto. Mentre i filosofi moderni (dal ‘600) ritengono che quelli precedenti abbiano sbagliato, Aristotele parte dal presupposto che l’uomo sia un ANIMALE RAZIONALE, quindi la ragione è presente in tutti gli uomini, e anche i filosofi precedenti hanno avuto un po’ di ragione. Oltretutto, le definizioni della metafisica provengono da filosofi precedenti: la CAUSA è l’ARCHÈ come materia o forma; l’ESSERE proviene da Parmenide e da Platone; la SOSTANZA è ciò che è una cosa; DIO può essere identificato con l’intelligenza di Anassagora o il Demiurgo platonico. Secondo Aristotele, la metafisica è INUTILE perché non produce effetti concreti, ed è libera perché il sapere fine a se stesso non è legato a necessità materiali o politiche. Quali e quante sono le cause? Devono necessariamente essere finite perché altrimenti non ci sarebbe alcuna spiegazione. Sono i PRINCIPI che fondano la realtà: CAUSA MATERIALE (fisici): la materia concreta di cui una cosa CAUSA FORMALE (Democrito, Platone): è la FORMA o ESSENZA, è fatta ciò che fa sì che una cosa sia quella e non un’altra (Anassagora): ciò che determina il divenire (Platone perché tutto tende al bene): ciò per cui una cosa esiste e diviene CAUSA EFFICIENTE CAUSA FINALE Tutto ciò non ha nulla di originale. Aristotele, però, è il primo a considerare tutte queste cause contemporaneamente. Che cos’è l’ESSERE? Essere e suoi significati ONTOLOGIA La metafisica di Aristotele considera l’essere in quanto tale, a prescindere dalle determinazioni, e ciò che gli compete. Non si identifica con le altre scienze perché questa studia l’essere tutto intero, mentre le altre ne considerano degli specifici ambiti. Per Parmenide l’essere solo è, ed è unico ed univoco. Per Platone l’essere è la molteplicità delle determinazioni. Implica il non essere inteso come diverso. Per Aristotele è essere ogni ente, tutto ciò che esiste. Ciò che non rientra nella sfera del nulla rientra in quella dell’essere. L’essere è ENTE, principio unificatore della realtà che non ammette caratterizzazioni, perché è sintesi delle determinazioni e del loro esistere nella loro concretezza. La filosofia, quindi, è la SCIENZA DELLA TOTALITÀ DELL’ENTE. ANALOGIA DELL’ESSERE Aristotele afferma che l’essere non è univoco (Parmenide), non è equivoco, non è genere, ma è ANALOGO. L’essere non è univoco per la sua molteplicità di significati. Es.: Socrate è Socrate è filosofo Socrate è morto L’essere non è equivoco: non ha una molteplicità di significati diversi non relazionati fra loro (come il Leone costellazione non c’entra con il leone animale). L’essere non è genere (Platone: primo dei 5 generi sommi), ma è TRANSGENERICO, ancor più esteso dei generi sommi. Esso non è genere perché il genere non si attribuisce mai alla specie. Es.: l’animale uomo è razionale ANIMALE = genere; RAZIONALE = specie che il razionale è animale perché Dio è razionale ma non animale. NON si può dire L’essere, invece, si predica di TUTTO perché tutto è essere, quindi non è genere perché non è limitato. L’essere è analogo, perché ha una molteplicità di significati tutti relazionati ad un principio primo. L’unità deriva dalla relazione con l’identico principio o realtà, detto SOSTANZA. L’essere è sostanza e tutto ciò a cui la sostanza si riferisce, anche in modi diversi. Es.: SANO organismo, colorito, nutrimento. organismo in salute colorito segno di salute tre significati diversi, tutti riferiti alla salute nutrimento dà salute L’essere ha quattro significati fondamentali, tutti riferiti alla sostanza: ESSERE PER SÉ ESSERE come ACCIDENTE ESSERE come VERO ESSERE come POTENZA e ATTO ESSERE PER SÉ: è formato da categorie, caratteri, generi sommi e fondamentali che non possono essere trascesi: sostanza o essenza, qualità, quantità, relazione, azione, patire, spazio, tempo, [avere, giacere]. Tutti questi caratteri sono in relazione con la sostanza. Es.: Socrate sostanza è un alto filosofo ateniese quantità qualità luogo La sostanza è il punto di riferimento per gli altri caratteri, che esistono solo in sua presenza. ESSERE COME ACCIDENTE: essere che non è sempre e nemmeno per lo più, ma solo talvolta Es.: uomo musico può darsi che un uomo sia un musico, ma di solito non lo è Si riferisce alla sostanza, ma non è una categoria: qualunque essere ha necessariamente una qualità, ma il tipo di qualità varia perché è accidentale. ESSERE COME VERO: è un fatto puramente mentale. E’ studiato dalla LOGICA. ESSERE COME ATTO E POTENZA: sono sempre in relazione l’uno con l’altro. La POTENZA è ciò che non è in atto ma lo può diventare; l’atto è ciò che realizza una potenza. Se non c’è la potenza, non si può compiere l’atto. Es.: VEGGENTE in potenza = uomo che ha la vista ma tiene gli occhi chiusi in atto = uomo che tiene gli occhi aperti e vede Hanno significati diversi, quasi opposti, ma sono entrambi essere. Si definiscono per reciproca negazione contro i Megarici: sostenevano che non esistesse il divenire. Esempio: FOGLIO: atto bianco potenza grigio, perché posso sporcarlo QUALITÀ: atto e potenza si riferiscono ad una categoria, quindi alla sostanza. L’essere è analogo perché i 4 caratteri fondamentali, che diventano 9, si riferiscono alla SOSTANZA. TEORIA DELLA SOSTANZA: la sostanza è prima su tutto perché è prima per tempo, per conoscenza e per nozione. 2 problemi: 1. Quali sostanze esistono? 2. Cos’è la sostanza? Siccome tutti i filosofi ammettono l’esistenza delle sostanze sensibili, Aristotele parte da ciò che è evidente per tutti. Cos’è la sostanza? 1. 2. 3. fisici FORMA Platone. Sostanza = quod quid erat esse; to ti en einai SINOLO SIN = con, OLOS = tutto unione di materia (determinata) e forma (determinante). Proviene dal SENSO COMUNE. Es.: UOMO = CORPO + ANIMA MATERIA sinolo materia forma La sostanza NON INERISCE (inerire = essere unito) a niente, ma tutto inerisce ad essa. E’ sempre soggetto. SUSSISTE PER SÉ: Socrate esiste sia se è filosofo, sia se non lo è. E’ INDIVIDUALE, qualcosa di determinato l’universale non è sostanza. E’ UNITARIA: un mucchio di sassi non è sostanza perché lo si può scomporre. L’uomo è sostanza perché senza testa non è più uomo. E’ ATTO. Le tre forme soddisfano queste caratteristiche? 1. La MATERIA soddisfa solo la prima, perché non sussiste per sé in quanto determinata dalla forma, non è determinata in quanto cambia, non è unitaria, non è atto ma sempre e solo potenza. 2. La FORMA sì, perché non inerisce, esiste in rapporto alla materia ma la determina, quindi è superiore; esiste per sé, in quanto a livello di pensiero si può separare la forma dalla materia ed esistono forme che sono sostanze (es.: Dio = sostanza senza materia); è determinata, unitaria, atto. 3. il SINOLO le soddisfa tutte quante, perché è materia e forma. Sia il sinolo che la forma soddisfano tutte le condizioni. Qual è più sostanza? Il sinolo è primo dal punto di vista empirico, ma dal punto di vista dell’essere e della causa è prima la FORMA, perché è causa determinante del sinolo. Es.: Socrate è Socrate grazie alla sua anima, quindi alla forma. Siccome la forma è più importante, essa è IMMANENTE, cioè sta dentro e non è universale. PRINCIPIO DI STRUTTURA Es.: la sostanza non è l’Uomo, ma Tizio, Socrate, Platone, … della materia. La struttura è La forma è la STRUTTURA ONTOLOGICA che fa sì che una cosa sia quella. Conseguenze: Mentre per Platone le forme sono universali e per sé, per Aristotele esistono solo in concretezza, e ad essere conoscibile è la forma perché la materia ha caratteri di non conoscibilità. Per lo stesso motivo, le cose concrete non sono mai totalmente conoscibili perché formate di materia. La materia causa la MOLTEPLICITÀ. Il principio di individuazione è la MATERIA SIGNATA (Es.: Socrate è diverso da Platone). La MATERIA è sempre POTENZA, la FORMA è sempre ATTO. Il sinolo è unione di materia e forma: è prevalentemente atto, ma ha sempre un aspetto di potenzialità. La sostanza priva di materia è solo atto, ma quella che ha la materia CAMBIA, perché la potenza cambia. La forma è una PERFEZIONE che si va attuando per raggiungere un fine. La forma è orientamento intrinseco di ogni realtà. Ogni cosa racchiude ciò che deve essere. ENÈRGHEIA = energia, forza ATTO ENTELEKÌA o ENTELÈKEIA EN = in; TELE da TELOS = fine; KEIA da EKEI = avere fine in se stessa. Es.: forma dell’uomo = razionale l’uomo ha la ragione, ma deve usarla per diventare sempre più razionale L’atto ha priorità logica perché si capisce la potenza solo in relazione all’atto. L’atto ha priorità ontologica. Es.: TRONCO se non c’è il falegname non diventa sedia. Se il falegname non ha l’idea di sedia il tronco non diventa sedia. L’ipotesi dell’atto: 1. spiega l’unione di anima e corpo: l’anima è ciò che rende vivo il corpo 2. supera le aporie eleatiche e megariche sul divenire: il divenire è il passaggio da atto a potenza 3. spiega perché la forma è unita alla materia.