Le Chiese romaniche dell` astigiano

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Le Chiese romaniche dell’ astigiano
17 maggio 2009
Percorso: Villanova d’ Asti – Montafia –
Cortazzone – Scandeluzza – Piovà Massaia –
Gallareto – Montafia – Villanova
Capogita Piero Povero tel 347
25 24 131
Pieve Romanica di S. Giorgiofraz. Bagnasco di Montafia XI sec, - Sorge nel cimitero di Bagnasco, frazione di Montafia,
compare come pieve dipendente dalla Chiesa di Asti in tre bolle papali: la prima, del 1153.
di Eugenio III; la seconda, del 1154, di Anastasio IV; la terza, del 1156, di Adriano IV
San Secondo di Cortazzone - È nell'Alto Astigiano che troviamo le massime espressioni
di questa religiosità medievale: in questa zona, facilmente raggiungibile da Asti e da
Torino, imperano, in un perfetto connubio paesaggistico e cromatico, i filari delle viti che
producono vini di buon pregio e una serie di chiese, più o meno grandi, più o meno
isolate, tutte accomunate dal rosso del cotto alternato al giallo del tufo, caldi materiali
con i quali vennero edificate.
San Nazario a Montechiaro d'Asti - Il territorio che va da sud del Po fino al Tanaro è
costellatodi chiese romaniche. Ora appaiono solitarie su colline o nascoste nella fitta vegetazione
dei boschi o ancora nei cimiteri. Nel Medioevo, però, erano le chiese dei villaggi, il cuore della
vita quotidiana. La loro storia volle che da quella funzione fossero trasformate in cappelle
cimiteriali o chiese campestri e nonostante il loro significato iniziale si sia perso, il fascino che
esse producono è rimasto immutato.
S.S. Sebastiano e Fabiano di Scandeluzza.- Nel 1298, nel registro delle chiese della diocesi di
Vercelli veniva citata come la chiesa di Santo Stefano di Caxio, la quale era sottoposta alla
chiesa di Scandalucia. La pianta dell'edificio è rettangolare, con abside circolare; misura circa 10
metri di lunghezza per 5 di larghezza. La facciata è a capanna, con un rosone sopra il portale ad
arco a tutto sesto; due coppie di colonnine con capitelli sono ai lati della porta d'ingresso.
S.S Vittore e Corona di Colcavagno - La chiesa dei S.S. Vittore e Corona risale molto
probabilmente al XI° secolo, ma del periodo romanico conserva solo parte del materiale da
costruzione; purtroppo non vi sono documenti storici che ci narrino le sue vicende o ce ne
tramandino descrizioni. Dalle varie decorazioni inserite nell'edificio si denota che la chiesa
doveva esserne ricca. San Corona e San Vittore detto il moro furono martirizzati insieme nel
304. La pianta dell'edificio è rettangolare, senza abside circolare; misura circa 13 metri di
lunghezza per 6 di larghezza; il campanile è assente, notevole è l'altezza della chiesa. Questa
fu ricostruita, forse nel XVIII° secolo, usando il materiale della originaria costruzione romanica, costituito da blocchi di
pietra ben squadrati e molti elementi di decorazione che furono incastonati qua e la nelle varie facciate esterne e nelle
pareti interne durante la riedificazione. La chiesa pare un grande puzzle di blocchi di roccia e matto
Il Romanico Astigiano
La fioritura. - Nel medioevo il Monferrato fu interessato, come tutte le campagne d'Europa, dal
grande sviluppo agricolo e demografico che iniziò nel X-XI secolo e proseguì per circa tre secoli,
fino alla battuta d'arresto della prima metà del '300. Figli di quest'epoca sono i numerosi centri
abitati, che spesso proprio intorno all'anno 1000 appaiono documentati per la prima volta. Il
centro della vita sociale erano le chiese, attorno a cui si radunava la popolazione contadina nelle
diverse occasioni, civili e religiose. La destinazione originaria di queste chiese si riflette nel nome col quale vengono
solitamente indicate, cioè pieve, dalla parola latina plebs, termine collettivo che designava appunto una comunità rurale.
La decadenza.- L'immagine originaria di quell'età è stata quasi completamente cancellata dalla
storia successiva. Lo sviluppo dei centri abitati portava nuove esigenze, e anche nuovi gusti e
nuove mode estetiche. Gli edifici civili e religiosi venivano volta per volta adattati alle nuove
esigenze, ingranditi, abbelliti o interamente ricostruiti secondo nuovi stili. Sfuggirono a questo
destino alcune piccole chiese che si trovavano al di fuori dell'abitato. Erano chiese nate al
centro di villaggi contadini, che poi si erano spopolati per la forza di attrazione di nuovi nuclei
urbani: i liberi comuni, oppure i borghi che si sviluppavano attorno al castello di qualche
signore feudale. Le vecchie chiese, con la scomparsa dei vecchi villaggi, si trovarono quindi in aperta campagna.
Alcune, più vicine al nuovo abitato, furono adibite a chiese cimiteriali; altre furono poco per volta quasi dimenticate. Ed
è proprio per questo stato di abbandono che molte hanno conservato almeno una traccia della loro struttura originaria,
diventando straordinari documenti di un'età artistica vecchia di quasi un millennio.
Rovina e rinascita.- Certo il tempo non è passato senza conseguenze. Molte di queste chiese apparivano già in
condizione di abbandono alla fine del '500, ed hanno subito nei secoli gravi danni, dovuti all'incuria, a manomissioni o ciò che a volte è persin peggio - a maldestri tentativi di restauro; alcune sono sono arrivate fino a noi come dei ruderi
pericolanti. Fortunatamente negli ultimi decenni se ne è riscoperto il grande valore, e opere di recupero e conservazione
condotte con criteri scientifici e con il rispetto delle strutture originarie permettono ora di ammirarne tutta la semplice
armonia.
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