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Il Rettore dell’Abbazia, nel porgere il suo saluto, ha intrattenuto i delegati delle
Chiese con le seguenti riflessioni:
TERZO INCONTRO ECUMENICO
CON LE CHIESE ORTODOSSE D’ORIENTE
a Rosazzo il 22 ottobre 2004
don Dino Pezzetta
“Non si deve dimenticare che le Chiese d’Oriente hanno fin dall’origine un
tesoro dal quale la chiesa d’Occidente molte cose ha preso nel campo della
liturgia, della tradizione spirituale e dell’ordine giuridico. Né si deve
sottovalutare il fatto che i dogmi fondamentali della fede cristiana: della Trinità
e del Verbo di Dio incarnato da Maria Vergine sono stati definiti in concili
ecumenici celebrati in Oriente. E per conservare questa fede quelle chiese
hanno sofferto e soffrono” (concilio Ecumenico Vaticano II, decreto
sull’Ecumenismo UR 14).
Nel 950° anniversario del lancio delle reciproche scomuniche (1054) tra le
chiese d’Oriente e d’Occidente, si sono incontrati in Abbazia i delegati di una
decina di chiese ortodosse, della chiesa evangelica e della chiesa cattolica
romana per sviluppare il tema “Spiritualità cristiana e unità d’Europa. Il
contributo della spiritualità cristiana al processo di unità dell’Europa”.
In questo terzo incontro ecumenico abbiamo colto alcuni tratti che vogliamo
segnalare agli amici che condividono le stesse passioni di Rosazzo.
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La gran parte delegati aveva già partecipato ai due incontri precedenti ed
alcune chiese hanno rafforzato il gruppo di rappresentanza (il patriarcato
di Mosca con 3 membri, la chiesa romena con 4).
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Unanime l’apprezzamento per l’Associazione Culturale “Mitteleuropa”,
che ha saputo organizzare un evento così complesso ed impegnativo, e per
l’Abbazia di Rosazzo, che ha messo con generosità a disposizione il suo
centro millenario di fede e di dialogo tra le differenti culture.
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Speranza diffusa che questi incontri non si esauriscano al termine di un
ciclo triennale, ma proseguano in forma istituzionalizzata.
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Constatazione che all’Europa che si sta aggregando manchi un’ “anima”,
quella delle fede e della cultura cristiane, ma anche del forte ritardo delle
chiese divise nella loro testimonianza evangelica. Si assiste al paradosso
che mentre le popolazioni dell’Europa si stanno prepotentemente
aggregando, la chiese cristiane vivono ancora nella situazione di stallo
ecumenico e di reciproche diffidenze nei loro rapporti.
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Un appello perché Aquileia, che a differenza di tante altre città-simbolo
non è morta dopo tante distruzioni ma continua ad essere viva ed a
generare figli nella fede, ridiventi punto d’incontro fra i cristiani che
aspirano all’unità.
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L’esito positivo di questo triennio di comuni riflessioni, oltre che la
partecipazione e entusiasta di un numero considerevole di chiese cristiane,
va attribuito principalmente al fatto che l’iniziativa ecumenica dev’essere
letta come una risposta dei laici a domande che salgono dall’intero
popolo di Dio.
Se questi dialoghi ecumenici avranno un futuro – come noi speriamo –
dovranno entrarvi a far parte anche i cristiani protestanti. Preziose a questo
riguardo le osservazioni che Dieter Kampen, in rappresentanza della chiesa
evangelico-luterana di Trieste: non basta mettere a nudo le deficienze che
accompagnano il processo di unificazione europea (secolarismo, laicismo,
ateismo pratico, ecc,) né sottolineare la necessità di una nuova anima
all’Europa e riconoscere il primato della spiritualità. Altrettanto necessaria è la
nostra capacità di scrutare i segni dei tempi nuovi e di dialogare con l’uomo
dei nostri tempi, in una società che sta cambiando la visione del mondo.